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Istituto Istruzione Superiore “F.Filelfo” Numero 1 a.s. 2017-18 N OTTE DEL LICEO CLASSICO Applausi a scena aperta al Teatro Spirito Santo per la Notte del Liceo Clas- sico organizzata da studenti e docenti dell’indirizzo classico del nostro Istituto. Lo scorso 12 gennaio un pubblico numeroso – oltre 400 spetta- tori - ed entusiasta ha assistito a uno spettacolo vario, intenso, capace di commuovere, divertire e suscitare riflessioni non banali, e soprattutto di esaltare i multiformi talenti dei nostri ragazzi che per una notte – una notte davvero “magica” – si sono trasformati in attori, musicisti, cantan- ti, disegnatori, artisti: tutti insieme impegnati a celebrare la Luna, tema scelto per l’edizione 2018, protagonista da tempo immemorabile delle credenze popolari e religiose, dei miti e della poesia di tutti i popoli, sim- bolo del sogno, dell’utopia, del desiderio sconfinato e che ben si presta, in questo senso, a rappresentare lo spirito del liceo classico: perché sce- gliere il classico significa scegliere di non porsi limiti, di rinunciare all’im- mediatezza pratica dei saperi tecnici per prendersi tempo, e spazio, per diventare “uomini”. Significa scegliere di alzare lo sguardo dalla terra, dalla materia, da una “utile” concretezza che rischia di inaridirci e di per- derci in una folle corsa senza scopo e volgerlo in alto, verso il cielo, ver- so la Luna, sogno, utopia, vanità ma, anche, luogo dove ritrovare arioste- scamente il senno perduto. E un’utopia è anche quella messa in scena da Aristofane nelle Ecclesiazuse – Le donne al parlamento, commedia del 393 a.C. in cui le donne ateniesi con un colpo di Stato insediano un nuovo governo dal quale gli uomini sono totalmente estromessi. La rappresentazione de Le donne al Parlamen- to. Make Athens Great Again!, riadattamento in chiave attualizzata della commedia di Aristofane è stata uno dei momenti centrali della Notte: lo spettacolo, già proposto con grande successo la scorsa estate all’anfitea- tro romano di Urbisaglia, ha letteralmente fatto esplodere il teatro: risate a crepapelle per quanti tra gli spettatori non conoscevano la commedia e i suoi significati riposti ma hanno potuto comunque apprezzare la comi- cità del testo ri – sceneggiato per l’occasione e magistralmente interpre- tato dai ragazzi; divertimento e riflessione su temi di sconcertante attua- lità per quanti conoscono Aristofane e la portata rivoluzionaria del suo teatro, che qui anticipa le teorie del comunismo e del femminismo che tanta parte hanno avuto nel nostro Novecento, svelando la portata rivo- luzionaria contenuta nelle utopie di stampo collettivistico e u- IL NOSTRO INCHIOSTR Notte del Liceo Classico presso Teatro Santo Spirito”, 12- /01/2018

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Ist i tuto Ist ruzione Super iore “F.Fi le l fo” Numero 1 a . s. 2017-18

NOTTE DEL LICEO CLASSICO Applausi a scena aperta al Teatro Spirito Santo per la Notte del Liceo Clas-sico organizzata da studenti e docenti dell’indirizzo classico del nostro Istituto. Lo scorso 12 gennaio un pubblico numeroso – oltre 400 spetta-tori - ed entusiasta ha assistito a uno spettacolo vario, intenso, capace di commuovere, divertire e suscitare riflessioni non banali, e soprattutto di esaltare i multiformi talenti dei nostri ragazzi che per una notte – una notte davvero “magica” – si sono trasformati in attori, musicisti, cantan-ti, disegnatori, artisti: tutti insieme impegnati a celebrare la Luna, tema scelto per l’edizione 2018, protagonista da tempo immemorabile delle credenze popolari e religiose, dei miti e della poesia di tutti i popoli, sim-bolo del sogno, dell’utopia, del desiderio sconfinato e che ben si presta, in questo senso, a rappresentare lo spirito del liceo classico: perché sce-gliere il classico significa scegliere di non porsi limiti, di rinunciare all’im-mediatezza pratica dei saperi tecnici per prendersi tempo, e spazio, per diventare “uomini”. Significa scegliere di alzare lo sguardo dalla terra, dalla materia, da una “utile” concretezza che rischia di inaridirci e di per-derci in una folle corsa senza scopo e volgerlo in alto, verso il cielo, ver-so la Luna, sogno, utopia, vanità ma, anche, luogo dove ritrovare arioste-scamente il senno perduto.

E un’utopia è anche quella messa in scena da Aristofane nelle Ecclesiazuse – Le donne al parlamento, commedia del 393 a.C. in cui le donne ateniesi con un colpo di Stato insediano un nuovo governo dal quale gli uomini sono totalmente estromessi. La rappresentazione de Le donne al Parlamen-to. Make Athens Great Again!, riadattamento in chiave attualizzata della commedia di Aristofane è stata uno dei momenti centrali della Notte: lo spettacolo, già proposto con grande successo la scorsa estate all’anfitea-tro romano di Urbisaglia, ha letteralmente fatto esplodere il teatro: risate a crepapelle per quanti tra gli spettatori non conoscevano la commedia e i suoi significati riposti ma hanno potuto comunque apprezzare la comi-cità del testo ri – sceneggiato per l’occasione e magistralmente interpre-tato dai ragazzi; divertimento e riflessione su temi di sconcertante attua-lità per quanti conoscono Aristofane e la portata rivoluzionaria del suo teatro, che qui anticipa le teorie del comunismo e del femminismo che tanta parte hanno avuto nel nostro Novecento, svelando la portata rivo-luzionaria contenuta nelle utopie di stampo collettivistico e

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collettivistico e ugualitario ma mostrando al tempo stesso il vero volto degli estremismi (il “comunismo integrale” realizzato da Prassagora e dalle sue compagne produce effetti che - almeno dal punto di vista sessuale - assumo-no i contorni dell'incubo: ad un giovane si prospetta l'obbligo di concedersi per interi giorni a tre laide vecchie prima di poter giacere con una bella ragaz-za!).

A ricordarci invece che la comunicazione tra gli esseri umani è un’utopia pos-sibile ci ha pensato il giornalista Luca Pagliari, ospite d’eccezione della serata. Il suo intervento sul “peso delle parole” ci ha fornito numerosi spunti di ri-flessione sulle potenzialità e sui rischi della comunicazione nell’era digitale: in un’epoca come la nostra in cui tutto si consuma in fretta anche alle parole si tende a dare scarso valore, e i giovani spesso le gettano come sassolini nello stagno mediatico dei social network senza rendersi conto che quei sassolini potrebbero trasformarsi in macigni pesantissimi capaci di schiacciare e strito-lare vite. Vite vere di persone reali, come quella di Alice, per tre anni vittima di cyberbullismo, che però ha avuto il coraggio di non cedere al silenzio, di non farsi annientare dal macigno, e ha trovato le parole per denunciare e per-fino per raccontare la sua storia – la sua vittoria – nell’aula di Montecitorio.

Il giornalista, con la disponibilità e l’affabilità che lo contraddistinguono, si è fermato poi a rispondere alle domande dei nostri studenti, cronisti d’eccezio-ne: Buonasera, sig. Pagliari. Con quale spirito sta vivendo questa sera-ta? Le sta piacendo? Risponderei in modo affermativo anche se non fosse vero. Però dico la verità: è veramente una bella serata perché ci sono delle idee, c’è freschezza, i ragazzi hanno delle risorse fantastiche e c’è una potenzialità enorme. Siete bravissimi, non bravi e questo ci tengo a dirlo: per come è strutturata la serata, per come è organizzata…ci avete messo anche l’ironia. Veramente bravi, ragazzi. Sicuramente siete molto più veri ed efficaci di tante Agenzie di comunicazione importanti che spendono e chiedono centinaia di migliaia di euro per partorire idee vecchie. Voi, invece, ne avete già di nuove e di questo vi ringrazio. Continuate su questa strada.

Utopia possibile, dicevamo. E sempre più possibile e meno utopica è apparsa la realizzazione del Campus destinato ad ospitare tutte le scuole superiori del comune nelle parole del sindaco Pezzanesi, che ha presenziato alla serata ed è stato anche lui intervistato dai nostri studenti: Si sta divertendo, signor sin-daco? Moltissimo, è una serata piena di soprese, poi voi siete talmente bravi e simpatici che fate sparire anche la stanchezza. Io sono arrivato veramente stanco, ma voi mi avete ravvivato, come sempre riuscite fare dei miracoli.

Miracoli, appunto. Miracoli, nonostante tutto, ancora possibili in una scuola piccola e duramente provata dal sisma ma molto, molto viva, per citare le parole della dirigente Santa Zenobi.

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Notte del Liceo Classico, Tolentino,Teatro Santo

Spirito, 12/01/2018

Mezza America di oggi è passata di qui: Ellis Island,baia di New York. Più di 12 milioni di persone sono infatti entrate nel Paese attraverso l’isola dal 1892 fino alla chiu-sura nel novembre del 1954. Si parla di numeri enormi, quasi un milione di persone arrivarono a Ellis Island nel primo anno e i numeri non fecero che aumentare nel tem-po. Non è stato l'unico centro di controllo dell'immigra-zione negli Stati Uniti, infatti precedentemente, sempre a New York altri 8 milioni transitarono per il Castle Garden Immigration Depot di Manhattan. Ma la fama di questo centro è assolutamente inferiore rispetto all'iconica Ellis Island. Infatti questo isolotto artificiale, creato dai resti di terreno degli scavi della linea metropolitana ne-wyorkese, è parte della storia non solo degli Stati Uniti ma anche di tutti i paesi che hanno un visto un grande flusso migratorio verso il nuovo mondo. È stato il principale punto d’ingresso per i migranti che sbarcavano negli Stati Uniti. Donne, uomini e bambini provenienti dal Vecchio Mondo arrivavano a Ellis Island per cercare di ottenere il visto per diventare cittadini statunitensi. Cercavano la fortuna, un futuro migliore. Scappavano dalle guerre e dalle persecuzioni religiose. Ma i loro sogni di libertà si scontrarono subito con le rigide regole statunitensi imposte contemporaneamente all'apertura di questo centro. Gli immigrati venivano fotografati, registrati e sottoposti a diversi controlli medi-ci. I medici del Servizio Immigrazione controllavano rapidamente ciascun migrante, contrassegnando sulla schiena con un gesso quelli che dovevano essere sottoposti ad un ulteriore esame per accertarne le condizioni di salute (ad esempio: PG per donna incinta, K per ernia e X per problemi mentali). Chi superava questo primo esame veniva poi accompagnato nella sala dei Registri, dove era atteso da ispettori che registravano nome, luogo di nascita, luogo di destinazione, disponibilità di denaro, riferimenti a conoscenti già presenti nel paese, professione e precedenti penali. Riceveva alla fine il permesso di sbarcare e veniva accompagnato al molo del traghetto per Manhattan. I "marchiati" venivano inviati in un'altra stanza per con-trolli più approfonditi. Secondo il vademecum destinato ai nuovi venuti, "i vecchi, i deformi, i ciechi, i sordo-muti e tutti coloro che soffrono di malattie contagiose,

aberrazioni mentali e qualsiasi altra infermità, sono

inesorabilmente esclusi dal suolo americano". Tuttavia risulta che solo il 2% degli immigrati sia stato respinto in questo primo periodo di apertura. Per i ritenuti non idonei c'era l'immediato reimbarco sulla stessa nave che li aveva portati negli Stati Uniti, la quale, in base alla legislazione americana, aveva l'obbligo di riportarli al porto di provenienza. Purtroppo, però, queste regole si irrigidirono ulteriormente verso la fine del primo conflit-to mondiale. Venne richiesta l'alfabetizzazione e venne-ro imposte delle quote di ingresso per limitare l'afflusso di migranti provenienti da determinati paesi. Ad esem-pio:17.000 dall'Irlanda, 7.500 dal Regno Unito, 7.400 dall'Italia e 2.700 dalla Russia. Ma non solo il conflitto mondiale comportò delle modifiche nelle modalità di accettazione; infatti, dopo la "depressione" del 1929, nel giro di 3 anni gli immigrati accettati erano meno del 4% rispetto a quelli accolti 10 anni prima. Contemporane-amente Ellis Island diventò anche un centro di detenzione per i rimpatri forzati: dissidenti politici, anarchici, senza denaro e senza lavoro vennero obbligati a tornare al loro paese d'origine. Gli espulsi a forza dagli Stati Uniti furono 62.000 nel 1931, 103.000 l'anno successivo e 127.000 nel 1933. Questo significa, prendendo in esame i dati del 1932, che gli Stati Uniti rispediro

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ELLIS ISLAND

no nel proprio paese di origine un numero tre volte più grande rispetto a quanti ne accettarono. Successivamente alla chiusura

nel 1954 di Ellis Island, le leggi per l'immigrazione cambiarono un po' in tutto il mondo occidentale, garantendo sempre più diritti ai migranti decennio dopo decennio. Eppure, quando vediamo le immagini dei “marchiati” di Ellis Island, non possiamo che pensare ad altre immagini, molto più recenti, di centinaia e centinaia di persone che lascia-no tutto per un sogno. Controllare i flussi migratori è necessario per tutelare la sicurezza di un paese, soprattutto quando diventano consistenti, ma la chiusura dei confini, la totale negazione di un futuro felice per un qualsiasi mi-grante che scenda sul suolo di un altro paese a fin di bene, è un omicidio. Ellis Island era un esempio o un pretesto per aprire questo dibattito, se vogliamo, ma, come sempre, non c'è cosa me-glio del passato che possa indicarci la via di un futuro migliore. Ed è a questo passato che tutti noi dovremmo guar-dare prima di chiamare “invasori” coloro che, sfidando il Mediterraneo, arrivano sulle nostre coste, ricordandoci che se ora sono “loro” a chiedere aiuto, non molti anni fa eravamo “noi”. Lorenzo Sabbatucci

Un settempedano sul tetto del mondo nella danza Un settempedano sul tetto del mondo nella danza! Stiamo parlando di Emanuel Ciccarelli, uno dei talenti più fulgidi a livello nazionale e non solo. A conferma delle enormi qualità di Emanuel ci sono i risultati conseguiti in questi anni di carriera, gli ultimi dei quali degni di nota. A metà dicembre, infatti, Ciccarelli ha preso parte ad Atene al campionato del mondo dove ha ottenuto uno splendido secondo posto che gli è valso il titolo di vice campione del mondo. Il prestigioso risultato è stato ottenuto nella specialità Latin Show Solo Categoria Adult e segue l’altrettanto splendido piazzamento colto, stessa gara e con identico programma, ai campionati italiani di Rimini dove ha concluso alla piazza d’onore cosa che è valsa il pass per prendere poi parte alla rassegna iridata. In Grecia Emanuel ha portato sulla scena uno show da lui stesso ideato(coreografie, musiche, ecc.) dal titolo “Lotta, raggiungi e conquista”, chiaro riferimento a se stesso, alla sua vita e alla sua storia di ballerino. Il talento e la crescita di Emanuel è evidente da tempo, anche per i risultati raggiunti e la sua carriera è stata fin da subito tutta un crescendo. Il giovane settempedano ha un feeling particolare con la danza che è diventata prestissimo sua ragione di vita oltre che grande passione coltivata fin dall’età di cinque anni quando iniziò a co-noscere i primi passi di danza a San Severino. Con il passare del tempo la sua attività l’ha portato fuori provincia e in giro per l’Italia e per l’Europa, ma gli inizi vissuti nella sua città, dove vive con mamma Michela, papà Dino e la sorella Cateri-na, restano indelebili e vivi più che mai. Emanuel oggi è ancora studente(ultimo anno) al liceo Coreutico “F. Filelfo” di Tolentino dove si dedica alla danza classica e contemporanea, anche se la sua specialità sono i balli latino americani. Oltre ai successi più recenti, Ciccarelli ne ha ottenuti già molti altri: primo posto nel ranking Youth classe A, innumerevoli titoli regionali(ben sette), diversi podi nelle gare di Coppa Italia e diverse finali in competizioni internazionali. Nel 2018 per Emanuel ci saranno tanti impegni e nuove sfide. Molti obiettivi sono delineati e ci sono progetti importanti, anche perso-nali come quello di continuare gli studi all’università. Tanti i sogni. Quelli per il futuro, ben custoditi nel cassetto, sono diventare coreografo e insegnante di danza e siamo certi, vista la bravura e i successi che stanno arrivando come ballerino, che Emanuel riuscirà a realizzarli. Roberto Pellegrino

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Quando l’alternanza incontra

la solidarietà Dal 9 al 23 settembre, noi alunni delle classi quarte dell’Istituto Tecnico Economico abbiamo avuto l’opportunità di svol-gere l’alternanza scuola-lavoro in collaborazione con l’Istituto Tecnico “Serafino Riva” di Sarnico, una bella cittadina si-tuata sulle sponde del lago d’Iseo, Sin da subito abbiamo accolto con molto entusiasmo questo progetto dal nome “Ripartiamo Insieme”, nato in seguito ad una proposta dell’Istituto di Sarnico, che ha voluto ospitare un gruppo di studenti della nostra Scuola, dando una risposta concreta alle tante difficoltà incontrate da tutti noi durante il periodo del sisma. Al nostro arrivo le famiglie ci hanno fatto sentire come a casa nostra e ci hanno aiutato a dimenticare subito la lontanan-za. Abbiamo avuto l’opportunità di entrare in un nuovo mondo del lavoro, svolgendo tirocini organizzati dall’Istituto presso imprese private ed enti pubblici del territorio. Siamo stati invitati a dare una testimonianza agli alunni e alla cittadi-nanza di Sarnico, raccontando con emozione gli eventi tragici accaduti nel nostro territorio. Inoltre, gli storici Cantieri Riva, produttori di prestigiose imbarcazioni di lusso, ci hanno accolto presso la loro azienda, solitamente chiusa al pubbli-co, dimostrando la loro vicinanza a noi ragazzi provenienti dalle zone colpite dal sisma. Abbiamo vissuto un’esperienza unica e professionalmente molto valida, trovando nei Cittadini di Sarnico e, soprattutto, nei nostri coetanei, un grande spirito di solidarietà nei nostri confronti. Ringraziamo, quindi, con tutto il cuore l’Istituto “Serafino Riva”, il comune di Sarnico e tutte le famiglie che ci hanno ospitato, con le quali ancora oggi rimaniamo in con-tatto. Francesco Serboni e Alessio Salvucci

ALCUNE TESTIMONIANZE Mi sono trovata benissimo sia con la famiglia sia all’interno dell’azienda, sentendomi come a casa, anche se a 520 km di distanza! Ho trovato delle persone squisite, gentilissime e con un grande cuore! Ho conosciuto, inoltre, una nuova com-pagna, amica e sorella, Giorgia, con cui ho trascorso due settimane bellissime, prima di tornare alla nostra triste, ma reale quotidianità. Tamara De Angelis Era un giorno qualunque, quando a scuola ci hanno proposto di partecipare a questo progetto…impossibile rifiutare l’oc-casione di confrontarsi con ragazzi di un’altra realtà! Questa è stata, come mi aspettavo, una delle esperienze più belle della mia vita. Ho trovato una seconda famiglia, un posto bellissimo e dei ragazzi fantastici. Omar Battellini Fin dall’inizio ho pensato che questo progetto fosse una grande occasione da prendere al volo, sia per fare un’esperienza irripetibile sia per mettere alla prova me stessa. Confesso, però, che il pensiero di incontrare una famiglia che non cono-scevo e un ambiente di lavoro lontano dalle mie abitudini non mi convinceva al 100%. Tutti i miei dubbi sono svaniti nel momento esatto in cui ho conosciuto le persone che mi avrebbero ospitato, le stesse che oggi considero la mia seconda famiglia. Per non parlare dei legami che si sono creati e che sicuramente non dimenticherò mai. Posso dire che quest’e-sperienza mi ha segnato il cuore e, perché no, anche la vita. Giulia Farroni Per un ragazzo timido e un po’ insicuro come me, la partenza per Sarnico è stata come un’avventura di chi vuole mettersi alla prova per iniziare a crescere. Dopo un po’ di scetticismo e iniziale paura, non potevo desiderare un’accoglienza mi-gliore. Ho trovato una seconda famiglia sulle sponde del lago d’Iseo. Ora posso dire che è stata una bellissima esperienza che porterò sempre nel mio cuore. Francesco Serboni Inizialmente ero scettica nell’affrontare quest’esperienza perché non sapevo cosa avrei trovato, però, appena arrivata, ho incontrato una famiglia stupenda, che mi ha subito trattata come una figlia. Anche l’ambiente di lavoro è stato molto ac-cogliente. I giorni trascorsi a Sarnico mi hanno permesso di fare nuove amicizie e di instaurare dei legami che, spero, non si interromperanno mai. E’ stata un’esperienza indimenticabile…grazie di cuore a tutti! Chiara Camilletti Quando ho deciso di partecipare a questo progetto ero molto emozionata, ma, allo stesso tempo, molto preoccupata. Appena arrivata, ho incontrato delle persone bellissime che mi hanno accolto con tanto affetto e che considero oggi la

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mia seconda famiglia. Grazie a questa iniziativa, ho avuto l’opportunità di conoscere nuovi posti e fare esperienze che mi hanno fatto crescere e maturare. Sara Francesconi Ammetto che partire per due settimane e andare in un posto che non conoscevo inizialmente ha suscitato in me una certa ansia, poi, devo confessare che è stato triste il ritorno a casa! Sono stata accolta dalla famiglia, dalla scuola e dai colleghi di lavoro a braccia aperte. E’ stata un’esperienza talmente significativa che mi ha mostrato una nuova visione della vita. Tutti insieme siamo riusciti a creare una grande famiglia, sulla quale potrò contare sempre! Sara Staffolani Questa esperienza è stata molto formativa in quanto ho potuto misurarmi con realtà diverse dalla mia. Ho conosciuto delle persone splendide, ad iniziare dalla famiglia che mi ha ospitato, i colleghi di lavoro ed i ragazzi che ho frequentato in queste due settimane. Dopo questo viaggio sono maturato sotto molti punti di vista e per questo non smetterò mai di ringraziare chi ha permesso tutto ciò. Roberto Piantoni

-L’idea di partire due settimane per andare lontano da casa, inizialmente, mi ha un po’ preoccupato, ma una volta arrivato, ho incontrato delle persone gentili e molto affettuose. Mi sono trovato molto bene sia a casa che al lavoro e, grazie a que-sto progetto, ho avuto l’opportunità di confrontarmi con una realtà molto diversa dalla nostra. Alessio Salvucci -Che al Nord non sono ospitali è solo una leggenda metropolitana, era più che sentirsi a casa. Gabriele Lucaroni

I primi mesi di una matricola Quando ad un adolescente cambia la quotidianità è tutta colpa delle superiori.

I primi mesi da liceale non sono certo semplici.

Imparare a destreggiarsi tra i corridoi affollati , dopo il suono della campana, apprendere l’arte della mimetizzazione e contemporaneamente abituarsi alla confusione di tutte queste novità è un’impresa.

Dopo aver affrontato il duro processo di adattamento alla giungla, si iniziano a conoscere persone nuove; quelli che poco prima erano sconosciuti, iniziano a diventare volti familiari, che puoi identificare con un nome.

La gestione dell’equilibrio tra impegno scolastico e il tempo libero diventa a mano a mano più agevole .

La scuola inizia ad intrufolarsi fra i luoghi che frequenti di più, quasi una seconda casa, dove trascorri il tempo insieme a ragazzi e ragazze della tua stessa età , con i quali affronti tutti giorni un’esperienza comune.

Così quelle che prima erano novità incominciano ad essere abitudini della quotidianità.

Arianna Cardarelli

1°A scientifico

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Persi nella tormenta La grotta era piccola,fredda e buia. Non si vedeva nulla oltre i primi due metri dall'ingresso: per quanto li riguardava pote-va anche trattarsi di una caverna immensa. I fratelli Frei si sedettero l'uno accanto all'altro, stringendosi nei mantelli.

Riuscirono ad accendere un timido fuocherello, bruciando i bastoni che avevano utilizzato per camminare nella neve, ma conservando gelosamente l'arco e le frecce. Ne approfittarono per cuocere i due piccoli scoiattoli, unici frutti della sven-turata caccia. Era proprio per questa che i Frei si trovavano in quella situazione: la loro comunità aveva infatti terminato le scorte di carne per l'inverno e i territori vicini al villaggio erano completamente privi di selvaggina. Perciò erano stati costretti a spingersi più lontano, anche con quel cielo coperto da nuvoloni grigi e neri. Ora stavano

pagando il prezzo del loro poco buon senso: una violenta bufera di neve infuriava fuori dalla grotta, dove erano intrappo-lati senza altra via d'uscita che l'entrata principale, la quale,però, li avrebbe dati direttamente in pasto alla tempesta.

Mangiarono in silenzio e, una volta finito, il fratello più piccolo affrontò l'argomento dolente:

-Cosa faremo quando il fuoco si sarà spento? La legna è appena sufficiente per un'altra mezz'ora.-

Non ottenne risposta, così continuò:-Sappiamo entrambi che questa bufera non finirà prima di tre giorni e non abbiamo né cibo né possibilità di sopravvivenza a queste temperature. Dobbiamo assolutamente provare a percorrere i pochi chi-lometri che ci separano da casa.-

Il fratello ribatté con un sussurro:-Non sopravviveremmo mai là fuori. Rimaniamo qui.-

Cameron si alzò ed urlò furioso:- Vuoi stare qui, ad aspettare di morire assiderato? Io non ne ho intenzione! Partirò con te o senza di te!

Detto questo si incamminò verso l'uscita e nel vedere suo fratello impassibile ebbe un momento di esitazione, ma poi si riprese e continuò per la sua strada. Presto sparì alla vista, inghiottito dalla tormenta.

Il giovane arrancò a lungo nella neve,sperando di avanzare nella direzione giusta. L'urlo del vento copriva ogni suono, eppure gli sembrò di udire uno strano rumore in lontananza. Ciò nonostante lo ignorò, credendo che fosse solo la sua mente stanca ed annebbiata ad immaginarsi tutto.

Dopo pochi minuti di cammino sentì distintamente un ringhio spaventoso alle sue spalle, vicino, troppo vicino. Si girò, col cuore che batteva all'impazzata, gli occhi sgranati e la gola riarsa: dietro di lui un grande orso bianco lo scrutava con gli occhi iniettati di sangue e la bava alla bocca. Cameron era completamente paralizzato dalla paura. Iniziò a tremare co-me un fragile ramo in balia del vento. Poteva solamente osservare impotente le immense fauci spalancate che avanzavano veloci verso di lui.

Fu un attimo eterno per il ragazzo e, proprio quando l'orso stava per azzannarlo, un dardo fendette con un sibilo l'aria ed andò a conficcarsi nel cranio dell'animale.

Non aveva ancora realizzato cosa fosse successo in quella frazione di secondo e sarebbe rimasto in quel luogo ostile, se una mano dalla morsa d'acciaio non l'avesse afferrato per il braccio, trascinandolo nella neve, di corsa, senza voltarsi, no-nostante tutti gli elementi della natura fossero loro avversi. Dovevano fuggire assolutamente, non sapevano se il maestoso re dei ghiacci fosse morto o meno.

Dopo un'ora di spossante corsa arrivarono al villaggio e stramazzarono al suolo, quasi congelati. Mentre venivano soccor-si dagli abitanti del paese, Cameron riconobbe nel suo salvatore, prima celato dalla nebbia, il fratello, e non poté far altro che provare un profondo senso di gratitudine e amore nei suoi confronti.

Claudia Mochi

1°A Scientifico

Il primo quadrimestre è terminato!

Mi sembra ieri quando sono entrato

In un edificio riadattato

Che un complesso scolastico è diventato.

È il liceo scientifico

Cui con ansia mi sono avvicinato

Come chi in un mondo nuovo vien catapultato.

Subito con nuovi compagni ho familiarizzato

E con piacere ho incontrato. Come pure nuovi docenti

Pronti ad aprire le nostre menti.

Nuove materie di studio abbiamo iniziato

Che pensavamo ci avrebbero spaventato

E per le quali, invece,

grande interesse abbiamo provato.

Dunque, al momento, nulla da dire

Se non fosse …per i compiti da eseguire

Che sono sempre troppi da gestire.

Ma continuiamo a lavorare

Perché all’estate vogliamo arrivare!

Sebastiano Grillo

1° A scientifico

Una nuova esperienza