Il Massimo: 2/2012

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Indice Cultura 4 Come se fosse morto un nonno. Padre Carlo Maria Martini SJ, mio vescovo, mio padre nella fede, di Eraldo Cacchione SJ 7 Nelle esequie di P. Pietro Millefiorini, di Agostino Card. Vallini 8 In ricordo di P. Millefiorini di Edoardo Iervolino 10 “Ricordando... riportando al cuore”, di Livia de’ Dominicis 12 “Qualche cosa in più di un semplice ricordo”, di Bianca Tum- mariello Vita del Massimo SCUOLA DELL'INFANZIA 14 Esperienza tra natura e tecnologia, M. Montessori 15 La merenda dei 5 sensi 16 Emozione unica 18 Roma caput mundi 20 I Koala hanno messo le ali 21 Piccoli Elefantini crescono 22 Tutti a scuola SCUOLA PRIMARIA 26 I Promessi Sospetti - Laboratorio teatrale di III IV e V 28 Una giornata speciale 29 Il dolce ritorno 31 Classe I A 32 Classe I B 33 Classe I C 34 Classe II C SCUOLA SECONDARIA DI 1° GRADO 36 Sole e divertimento a Bardonecchia, di Francesco Rossi 38 Bardonecchia 2012: raccontata dalle mamme in “panchina”! 39 Invidia 41 Se fossi... 43 Visita al MAXXI SCUOLA SECONDARIA DI 2° GRADO 46 “Equilibristi” senza rete 48 Il diario scolastico. Uno, nessuno, centomila 50 Progetto “Letteratura e Cinema” 52 Chiamatemi Staffan 53 Visita al Planetario e al Museo Astronomico 55 Un passato che è molto presente 57 L’anno della maturità Ex alunni 60 Gli Ex Alunni per P. Pietro Millefiorini S.I. 70 “Medical Practice with a Human Face” 73 Londra 2012 74 56. Ma non li dimostra In copertina: Festa dei diplomi! Finalmente! II copertina: saggio di pianoforte dei primi anni sessanta III copertina: un'immagine degli scout dall'archivio di P. Piccirillo IV copertina: volantino della Lega Missionaria Studenti del mag- gio del 1957 1 1 Periodico quadrimestrale dell’Istituto Massimo Direttore responsabile: Michele Simone Coordinatore editoriale: Edoardo Iervolino Hanno collaborato a questo numero: Antonella Armeni Giulio Viola Patrizia Guidi Anna Perugini Francesca Santinelli P. Francesco Tata S.I. • • • Fotocomposizione impaginazione e stampa: Tipografia Città Nuova della P .A.M.O.M. Via S. Romano in Garfagnana, 23 00148 Roma - tel. 066530467 e-mail: [email protected] Finito di stampare nel mese di ottobre 2012 Direzione e amministrazione: Via Massimiliano Massimo, 7 00144 Roma (EUR) Tel. 06/54.39.61 • • • Autorizzazione del Tribunale di Roma 20.3.1950 n. registro 1469. Sped. in abb. post. comma 20 art. 2/C L. 662/96. Filiale di Roma.

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IndiceCultura4 Come se fosse morto un nonno. Padre Carlo Maria Martini

SJ, mio vescovo, mio padre nella fede, di Eraldo CacchioneSJ

7 Nelle esequie di P. Pietro Millefiorini, di Agostino Card. Vallini8 In ricordo di P. Millefiorini di Edoardo Iervolino10 “Ricordando... riportando al cuore”, di Livia de’ Dominicis12 “Qualche cosa in più di un semplice ricordo”, di Bianca Tum-

mariello

Vita del Massimo

SCUOLA DELL'INFANZIA14 Esperienza tra natura e tecnologia, M. Montessori15 La merenda dei 5 sensi16 Emozione unica18 Roma caput mundi20 I Koala hanno messo le ali21 Piccoli Elefantini crescono22 Tutti a scuola

SCUOLA PRIMARIA26 I Promessi Sospetti - Laboratorio teatrale di III IV e V28 Una giornata speciale29 Il dolce ritorno31 Classe I A32 Classe I B33 Classe I C34 Classe II C

SCUOLA SECONDARIA DI 1° GRADO36 Sole e divertimento a Bardonecchia, di Francesco Rossi38 Bardonecchia 2012: raccontata dalle mamme in “panchina”!39 Invidia41 Se fossi...43 Visita al MAXXI

SCUOLA SECONDARIA DI 2° GRADO46 “Equilibristi” senza rete48 Il diario scolastico. Uno, nessuno, centomila50 Progetto “Letteratura e Cinema”52 Chiamatemi Staffan53 Visita al Planetario e al Museo Astronomico55 Un passato che è molto presente57 L’anno della maturità

Ex alunni60 Gli Ex Alunni per P. Pietro Millefiorini S.I.70 “Medical Practice with a Human Face”73 Londra 201274 56. Ma non li dimostra

In copertina: Festa dei diplomi! Finalmente!II copertina: saggio di pianoforte dei primi anni sessantaIII copertina: un'immagine degli scout dall'archivio di P. PiccirilloIV copertina: volantino della Lega Missionaria Studenti del mag-gio del 1957

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Periodico quadrimestrale dell’Istituto Massimo

Direttore responsabile:Michele Simone

Coordinatore editoriale:Edoardo Iervolino

Hanno collaboratoa questo numero:Antonella ArmeniGiulio ViolaPatrizia GuidiAnna Perugini

Francesca SantinelliP. Francesco Tata S.I.

• • •

Fotocomposizioneimpaginazione e stampa:Tipografia Città Nuova della

P.A.M.O.M.Via S. Romano in Garfagnana, 2300148 Roma - tel. 066530467

e-mail: [email protected]

Finito di stampare nel mese di ottobre 2012

Direzionee amministrazione:

Via Massimiliano Massimo, 700144 Roma (EUR)Tel. 06/54.39.61

• • •

Autorizzazione del Tribunaledi Roma 20.3.1950n. registro 1469.Sped. in abb. post.

comma 20 art. 2/C L. 662/96.Filiale di Roma.

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Carissimi,

un nuovo anno scolastico è appena iniziato e le vacanze estive ormai so-no un ricordo, spero felice, per tutti voi. Le esperienze positive, le conquiste,ma anche le crisi e le difficoltà, che abbiamo vissuto nell’anno scolastico giàtrascorso, ci hanno reso più consapevoli di quanto sia importante oggi rinno-vare l’impegno educativo a tutti i livelli.

Come il popolo biblico dell’esodo esce da una situazione, in quel caso dischiavitù, per avviarsi verso la terra promessa sotto la guida di Dio e del suorappresentante Mosè, così anche noi siamo attratti dalla promessa di formare,attraverso l’attività dell’Istituto, persone competenti, buone, coscienziose e te-stimoni della propria fede vissuta nella giustizia, nel servizio e nel rispetto delcreato, capaci di vivere per e con gli altri con spirito di condivisione e solida-rietà. Desideriamo che tutta la “famiglia” del nostro Istituto sia coinvolta nellarealizzazione di questa ambiziosa meta: i Padri Gesuiti, i docenti, il personalenon docente, le famiglie e gli studenti stessi perché anche loro sono respon-sabili della propria formazione.

Il popolo ebreo ha sperimentato il passaggio cruciale del Mar Rosso cheha significato una svolta verso il futuro, lasciandosi alle spalle l’accanimentodella schiavitù e anche le sua piccole comodità e vantaggi.

Mi auguro che possiamo tutti sperimentare e realizzare dei passi significa-tivi e incisivi verso la configurazione di una persona cristiana e umana matu-ra, aperta al mondo di oggi .

A tutti voi un caro saluto e un augurio di buon anno scolastico

PP.. FFrraanncceessccoo TTaattaa SSJJ

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CulturaCultura

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Quando ho saputo della morte delCardinal Martini ho sofferto come sefosse morto un mio nonno. E’ difficilespiegare il tipo di desolazione in cui so-no caduto, ma di fatto ho sentito comemancare una figura chiave, uno chemettesse in fila il mio passato, il mio pre-sente e il mio futuro. Il Cardinal Martini innanzitutto è stato

il mio vescovo: ricordo benissimo alcu-ne sue visite a scuola, al Leone XIII diMilano, ai tempi in cui andavo alle scuo-le medie, ma soprattutto ricordo ancoracon vera commozione i giorni della “cat-tedra dei non credenti“, una serie di

sessioni, aperte alla città, in cui il Cardi-nale ci tenne a “mettere in cattedra”persone non credenti o fedeli di altre re-ligioni affinché presentassero la loro vi-sione del mondo, ascoltati con rispetto“religioso” da numerosi credenti e nondella città. Non potrò mai dimenticarequella sera in cui l’invitato alla “catte-dra” fu un maestro zen giapponese ilquale parlò per più di mezz’ora sedutoimmobile in posizione del fior di loto so-pra il tavolo della conferenza, raccon-tando di come egli stesso, cresciuto nel-l’alveo del monachesimo zen, avessedovuto lasciare la sua fede per risco-

CCoommee ssee ffoossssee mmoorrttoo uunn nnoonnnnoo

Padre Carlo Maria Martini S.I., mio vescovo, mio padre nella fede

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prirla: andare in occidente, e fare ritor-no. Che ricchezza, che apertura di mon-do, e soprattutto che testimonianzaquella presenza davvero sacra di spiritoin un corpo tenuto coscientemente im-mobile per tanto tempo attraverso il rac-conto di una storia così affascinante eprofonda. E così fu in numerose altrememorabili serate.Ricordo anche - pur essendo io trop-

po giovane per andarci - le storiche ses-sioni della “scuola della parola” in cui ilDuomo di Milano si gremì di migliaia digiovani al punto che non vi era più spa-zio per sedersi e l’uditorio dovette occu-pare il pavimento del Duomo financo igradini del presbiterio, davvero comepecore radunate intorno al pastore. Ed ilpastore raccontava e spiegava la Parola.Mai credenti e non credenti furono

così vicini, uniti da un senso di rispettoper il proprio Vescovo. In pratica, ri-guardando oggi quello che successe aMilano sotto l’egida di Martini, posso di-re che fu qualcosa di simile a quantoaccadde quando Sant’Ambrogio fu ac-clamato vescovo a furor di popolo, pervia della sua indiscussa capacità di te-nere insieme cultura e spiritualità. Ma il Cardinal Marini era anche “pa-

dre” Carlo Maria: confratello gesuitache viveva come ogni altro gesuita inuna casa religiosa, in una comunità, fa-cile da raggiungere, disponibile nel ri-spondere. Ed una volta la sua rispostaha segnato per sempre la mia vita. L’hasegnata perché il padre-cardinale arci-vescovo Martini ha imposto le mani sulmio capo e unto i miei palmi con l’oliodell’Ordine sacro, a Roma, nella Chiesadi Sant’Ignazio, il 26 maggio del 2007.Quell’anno non avrei dovuto essere or-dinato, perché il mio turno di ordinazio-ne avrebbe dovuto cadere l’anno suc-cessivo. Fu proprio padre Tata, il rettoredell’Istituto Massimo, allora Provinciale,che “accelerò” i miei passi sulla stradaverso l’ordinazione immettendomi nelgruppo degli ordinandi di quell’anno,già composto di altri sette confratellidiaconi. E, sempre in quel giro di ordi-

nazioni, il vescovo ordinante originaria-mente avrebbe dovuto essere un altro,che però improvvisamente ebbe un im-pegno più importante e fu costretto adeclinare l’invito. Dopo una serie di in-successi per trovare un vescovo al suoposto, ricorremmo al Cardinal Martini, ilquale accettò subito e di buon grado.Era già colpito dal morbo di Parkinson instato avanzato, eppure ci accolse a ca-sa sua, qualche giorno prima di ordinar-ci presbiteri, per conoscerci. In un pri-mo momento la sua parola - lui maestrodella Parola - faticava ad uscire, ma poifu un vero crescendo e il colloquio fuper tutti noi un momento di vera com-mozione filiale: eravamo certi di essereamati, capiti, e ispirati come se il Cardi-nale fosse nostro nonno e ci aprisse lastrada verso il futuro.Inoltre, per una di quelle circostanze

strane della Provvidenza, la nostra ordi-nazione fu anche l’ultima che il CardinalMartini fece, e così nella mia vita la pre-senza del mio Vescovo si è cristallizzatanel momento unico, topico e ormai irri-petibile per altri, che mi fa essere quel-lo che oggi sono.La figura di Martini ritorna nella mia

vita come padre nella fede anche suc-cessivamente, durante i miei studi diteologia a Berkeley, e di nuovo in modosorprendente. Mi ero recato in Californiaper approfondire i rapporti tra neuro-scienza e teologia, e questo avrebbedovuto essere il mio percorso di studispecialistici. Invece, dopo un anno diapprofondimento di tematiche relative alrapporto scienza-fede, mi trovo a dareuna improvvisa sterzata ai miei studipreparando una tesi in “teologia dell’e-ducazione”. E mi ritrovo a scoprire cheuno dei più grandi teologi contempora-nei in questa materia è proprio Martini,mio vescovo, mio fratello, mio padrenella fede. A Berkeley passai diversimesi ad approfondire la figura di Martinieducatore, sviscerando la magnifica edentusiasmante profondità della primadelle sue tre lettere pastorali alla Dioce-si di Milano sull’educazione: “Dio educa

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il suo popolo”. Voglio concludere questatestimonianza sull‘ultimo grande arcive-scovo milanese con alcune sue frasitratte proprio da questo documento del1987, che non finisce mai di stupirmiper quanto sia attuale.Il Signore lo benedica e tramite la

sua intercessione ci porti grazia su gra-zia. Sono sicuro che, in cielo, è già San-to. E il profumo della sua santità sta ar-rivando fino a noi, l’ho percepito chiara-mente durante il suo funerale.Spero che le frasi che seguono, ri-

portate a mo’ di aforismi, possano aiuta-re la vita della comunità di studenti, fa-miglie ed insegnanti e costituire una lu-minosa guida per il nostro futuro educa-tivo.

EErraallddoo CCaacccchhiioonnee SS..II..

Sei Tu, o mio Dio, il grande educato-re, mio e di tutto questo popolo.Dio educatore conduce alla libertà

vera.Il “fine ultimo” dell’educazione non

può essere descritto come una figurageometrica, perché è una realtà vivente:è la maturità del singolo e dell’intero po-polo di Dio.Il cammino educativo che Dio fa per-

correre all’uomo tende a fargli gustare lalibertà autentica.L’educazione di Dio è, dunque, insie-

me un’educazione di parole e di fatti, didetti e di azioni, di promesse e di adem-pimenti, di comandamenti e di correzio-ni. E’ un’educazione nella storia.Anche oggi si educa nella vita, con

eventi e parole, nel vissuto quotidiano.E’ dunque Dio l’attore principale del

processo educativo. Ma ciò non esclu-de, anzi esige il lavoro dei costruttori edegli agricoltori.La Chiesa è la prima e la fondamen-

tale educatrice del cristiano.Dio è il grande educatore. Perciò

nessun altro è protagonista. Anche laChiesa deve leggere se stessa comerealtà a servizio di Dio

Prenderemo coscienza che lo stru-mento storico essenziale di cui Dio si ser-ve per educare i suoi figli non potrà esse-re che quel fiume ininterrotto della tradi-zione vivente, che si chiama Chiesa.Educare è difficile; educare è possi-

bile; educare è prendere coscienza del-la complessità; educare è cosa del cuo-re; educare è bello. Per questi e altri mo-tivi l’educatore non dovrà mai dire, nem-meno di fronte al caso difficile o umana-mente impossibile: “non c’è più nulla dafare!”, “è irrecuperabile!”.L’educazione, come ogni vera arte,

non tollera ricette, formule, cliché. Esigenell’educatore originalità e individualità:chiede che si educhi con gioia. Insiemeesige un grande rispetto dell’individuali-tà e originalità della persona da educa-re in un’atmosfera di autenticità e di se-renità. Esige nell’educatore originalità eindividualità: chiede che si educhi congioia. Insieme esige un grande rispettodell’individualità e originalità della per-sona da educare in un’atmosfera di au-tenticità e di serenità.La speranza dell’educatore deve poi

contagiare l’educando: senza questasperanza egli troverebbe inutile o assur-

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do impegnarsi e collaborare conl’educatore. Il ragazzo deve avere fidu-cia che l’esperienza del suo educatorelo aiuterà a imparare modi migliori dicomportamento, a trovare risposte sod-disfacenti alle sue domande, soluzioni-adeguate ai suoi problemi. L’educatoreresponsabile, amorevole, ottimista, di-venta così modello e ideale di vita. Bam-bini, ragazzi e giovani imparano a vive-

re da chi sa vivere, tramite un rapportoaffettuoso.Si vuole, anzitutto, riaffermare la for-

za educativa dell’esperienza: gli attieducano; le parole, che pure occorrono,non bastano e spesso illudono; il paga-re di persona - in termini di tempo, di fa-tica, di disponibilità e di ricerca - fa as-similare i valori ed è un grande aiuto acapire le cose in profondità.

NNeellllee eesseeqquuiiee ddeell PP.. PPiieettrroo MMiilllleeffiioorriinnii SS..II..

Mi unisco al cordoglio che coinvolgeoggi la Compagnia di Gesù per la mor-te del P. Pietro Millefiorini.Uomo di grande valore, sacerdote

esemplare, ha svolto il suo ministero dieducatore nelle scuole dei gesuiti primaa Roma e poi a Genova. Come Vicarioper Chiesa di Roma gli sono particolar-mente grato per aver contribuito, nellasua lunga attività all’Istituto Massimo, al-la formazione di tantissimi giovani a di-venire “testimoni credibili del Vangeloed operatori professionalmente compe-tenti”, autentici modelli di laicato cristia-no impegnati a trasformare la realtà se-condo il cuore di Cristo.P. Pietro entra oggi nella pienezza di

Comunione con il Signore Gesù che haservito fino all’ultimo nella sua Compa-gnia con tutto se stesso, restituendogli amani aperte, centuplicati, i grandi talen-ti che aveva ricevuto in dote. Dal Cielo interceda per tutti noi, spe-

cialmente per il ministero educativo del-la Compagnia, tanto necessario allaChiesa e alla Società del nostro tempo.

++ AAggoossttiinnoo CCaarrdd.. VVaalllliinniiVicariato di Roma, 4 maggio 2012

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In ricordo di P. Millefiorini

P. Millefiorini ci ha lasciato ed è an-dato al cospetto del Padre Misericordio-so. Moltissimi gli ex alunni, docenti, exdocenti, Padri Gesuiti e amici, che lohanno salutato con silenziosa e affettuo-sa commozione, riuniti tutti assieme,nella Chiesa dell’Istituto Massimo. Du-rante la celebrazione molte sono state letestimonianze e i ricordi del suo passa-to di educatore e padre spirituale.P.Millefiorini è stato ricordato come unuomo generoso, ricco di passione per lapropria missione pedagogica e di unacultura trascinante da riuscire a far affe-zionare i propri studenti alle materie dalui insegnate. Una personalità severama fortemente ironica, in piena coeren-za con il messaggio spirituale che hasempre cercato di trasmettere ai suoistudenti e a tutti gli alunni dei vari Istitu-ti in cui ha insegnato. Il suo profondosenso di giustizia, la sua fermezza dispirito in anni complessi come quelli delsessantotto, sono stati considerati unvero e proprio faro educativo da partedei suoi studenti. Molti lo hanno ricorda-to citando la Parabola dei Talenti, a luitanto cara: forte era infatti la sua ricercadella bontà in ogni essere umano e al-trettanto densa la sua ricerca dei trattipeculiari di ogni personalità con cuiaveva a che fare, prescindendo dall’etàdel suo interlocutore. Millefiorini è statoconsiderato uno degli esempi migliorinell’applicazione della pedagogia igna-ziana ed è per questo che molti suoi exallievi ne hanno un ricordo così vivo. Il«Preside che non accetta raccomanda-zioni», come era stato definito da qual-che funzionario pubblico negli anni set-tanta, ha insegnato a generazioni dialunni il profondo rispetto per la cultura,per le persone e per il messaggio bibli-

co. Fermezza e rettitudine, elaborazionedi un pensiero proprio e personale: que-sti i valori tramandati da Millefiorini aisuoi studenti e ai suoi amici che l’hannoaccompagnato lungo tutto il suo percor-so terreno. E ora che non può più assi-stere fisicamente al cammino dei suoistudenti, i suoi alunni sono convinti che«la nostra crescita personale continueràanche in futuro, sulle orme e sulle basiche il nostro P.Millefiorini ci ha fornito ingiovinezza. Con la convinzione che ilsuo messaggio, vero e giusto, siad’esempio non solo per noi ma ancheper i nostri figli».

Rilevante la testimonianza che ci haconcesso PP.. SSaallvviinnii, ex Direttore de «LaCiviltà Cattolica», rivista per la quale P.Millefiorini ha collaborato, tra le altre,nella sezione letteraria:

«P.Millefiorini era un ottimo giornali-sta ed una persona retta. I suoi articolisono stati senza dubbio di grande valo-re, puntuali, ottimamente scritti. Fuoridal comune il suo metodo scrupolosodella ricerca delle fonti e, in caso di ini-ziale errore, di modifica delle citazionida lui utilizzate. La sua impronta cultu-rale è stato un sentiero davvero efficaceper chi lo ha poi sostituito, negli anni, al-l’interno della nostra rivista. In campoletterario dobbiamo a lui la valorizzazio-ne di autori come Machiavelli e Petrarcache amava e per cui aveva una verapredilezione. Importantissimi furono an-che i contributi culturali che diede alleopere di Quasimodo e Montale, autoriche all’epoca considerava sottovalutatie trattati ingiustamente dalla cosiddettacritica».

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PP.. IInnnnoocceennzzii ci ha aggiunto importantidettagli all’opera educativa e culturaledi P. Millefiorini:

«P. Millefiorini era una vera e propriatestimonianza di austerità. Era rigorosocon sé stesso e tale sano rigore lo ave-va anche con gli altri. Pretendeva chia-rezza e sincerità dai suoi alunni, cosìcome lui lo era con loro. Il suo rigore eraavvertibile soprattutto da un punto di vi-sta culturale. La sua intellettualità era scientifica:

ogni questione storica o letteraria venivada lui approfondita con metodo ferreo,senza mai lasciare nulla di non esamina-

to. La sua scientificità era particolarmen-te viva nei suoi scritti di matrice storica:aveva la capacità di estraniarsi dal giudi-zio personale, ponendosi al di fuori deglischieramenti, così da poterli osservarenel modo più oggettivo possibile. Valuta-va poi le ragioni di tutti gli schieramentiche il fatto storico poneva al suo attentoesame di studioso. Solo alla fine della suaavvincente analisi dei fatti poneva il suopensiero personale che però non andavaassolutamente ad intaccare il valore dellasua paziente analisi del fatto.Ha condotto una vita semplice, priva

di ogni inutile formalità. Non accettavadifferenze sociali in istituto e non tollera-va i discorsi che ruotavano intorno aldenaro o al censo. Millefiorini era ugua-le con tutti. E il suo rigore e la sua fer-mezza sono stati di immenso aiuto nellosviluppo del progetto educativo che hacaratterizza il nostro Istituto negli ultimiquarant’anni».In questo numero abbiamo raccolto

molte altre testimonianze. Le trovate inquesta sezione de “Il Massimo” e nellaparte dedicata al mondo degli Ex Alunni.

EEddooaarrddoo IIeerrvvoolliinnoo

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“Carissimi, gli anni passati insieme innome di valori comuni rappresentanoqualche cosa di più di un semplice ricor-do”. Queste, le parole iniziali dell’ultimobiglietto scritto da P. Pietro Millefiorini “atutti i gesuiti che lavorano con i giovani”.E noi alunni e “figli” di P. Millefiorini,

innamorati della sfida educativa dellaCompagnia di Gesù, con forza e dol-cezza desideriamo un piccolo posto nelgrande abbraccio del nostro maestro.“Chi sa quante cose belle avete fatto

nel frattempo per bambini e grandi”,scrive P. Millefiorini dalla ResidenzaSan Pietro Canisio, suo ultimo porto ter-reno.Chi sa quante cose belle… Per “fare”

cose belle è importante “vivere” cosebelle.Ricordo con amore un episodio, em-

blema di ciò che ha rappresentato P.Millefiorini, per me a diciotto anni. PietroMillefiorini nel gennaio del ’79 mi chiesedi scrivere una recensione per “Doce-te”, la rivista della FIDAE.La recensione riguardava un saggio

di Giuseppe Berto appena pubblicato:La gloria. Nel libro di G. Berto il Vangelo è letto

attraverso gli occhi di Giuda, il cui tradi-mento avviene per amore, per sconfina-ta e arcana obbedienza al Redentore.Un tradimento voluto dall’eterno, neces-sario per la Gloria di Cristo. Un libro cheparla di contraddizione, discontinuità,solitudine sia in relazione a Giuda che alFiglio di Dio.Avevo concluso la recensione in mo-

do cupo, profondamente malinconico.Come il romanzo. Come forse ero io.

Angoscioso interrogare, ansia dicompimento, amore, martirio, ma anchepaura della dannazione eterna – “Salve-rai anche me, Rabbi? Salvami, se puoi”– e poi sottomissione umile a quella cheGiuda crede essere la volontà divina: “OEterno, io grido a te da luoghi troppoprofondi: Signore non ascoltare a miavoce”. Pietro Millefiorini mi invitò a ri-pensa-

re più profondamente a quanto avevoletto e a concludere la mia recensione inmodo meno plumbeo, come nell’attesadi un prodigio dopo la piena del dolore.E questa fu la nuova chiusa della

“nostra” recensione. Alla fine del romanzo nasce in noi la

domanda che i discepoli di Giovanni ri-volgono al Cristo:”Sei tu colui che devevenire o dobbiamo aspettare un altro?”E sembra di sentirne la risposta che la-scia all’uomo la libertà e la responsabili-tà della propria adesione: “I ciechi riac-quistano la vista, gli storpi camminano, ilebbrosi sono guariti, i sordi recuperanol’udito, ai poveri è predicata la buonanovella. E beato è chiunque non siscandalizzerà di me” (Lc 7,20 24; Mt11,3 6).Pietro Millefiorini ha sempre promos-

so in noi alunni un atteggiamento criticoe non dogmatico. Ci ha instancabil-mente invitato alla ricerca, attuata conun metodo attivo di indagine, attraversoun atteggiamento di esplorazione liberada preconcetti..E questo invito all’esplorazione, frut-

to del metodo ignaziano che spinge asperimentare, discernere e agire, si in-carna nel suo ultimo saggio “PROVAN-

Ricordando… riportando al cuore

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DO E RIPROVANDO” (Jaka Book, Ro-ma, marzo 2009), che, insieme al Prof.Guido Baldassarri, ho avuto il privilegiodi presentare il 26 maggio del 2009 al-l’Auditorium del Massimo, grazie al Pre-sidente degli Ex-alunni, Ing. Prof. PaoloGaudenzi.Pietro Millefiorini conosceva bene il

potere della scrittura e il titolo scelto perquesto volume di critica letteraria èestremamente significativo.L’espressione “provando e riprovan-

do”, come afferma il nostro autore, si leg-ge in Dante, nel III Canto del Paradiso:

Quel sol che pria d’amor mi scaldò ‘l pettodi bella verità m’avea scoverto,provando e riprovando, il dolce aspetto.

Beatrice (quel sol) che prima accesel’amore nel mio cuoremi aveva rivelato il dolce aspetto dellabella verità (le macchie lunari)dimostrando e confutando.

PPrroovvaannddoo ee rriipprroovvaannddoo sono i duemomenti, in ordine inverso, del ragiona-mento condotto da Beatrice nel canto II. Prima Beatrice aveva ccoonnffuuttaattoo (ri-

provando) l’erronea opinione di Dante,poi aveva eessppoossttoo ee ddiimmoossttrraattoo (provan-do) la realtà del fenomeno lunare.Questo è il CRITERIO seguito nel

saggio di P. Millefiorini: INTERROGAREle tesi sclerotizzate, relative ai grandiautori della letteratura, e INTERROGAR-SI sulla loro veridicità.Il sottotitolo del saggio è IMPEGNO,

POLITICA ED ETICA NELLA GRANDELETTERATURA ITALIANA.

Nel “ripensare” la critica, infatti, P. Mil-lefiorini ha posto estrema attenzione inmerito a tre ambiti: la Storia (per com-prendere la molteplicità e complessitàdegli elementi che costituiscono “il vero”);la Chiesa (spesso presente nel pensierodei nostri moderni classici) e la Letteratu-ra, che – come afferma P. Millefiorini –“non costituisce un campo riservato a éli-te culturali”, ma è un terreno in cui “con-fluiscono costumi e azioni, aspirazioni efrustrazioni, mentalità e gusti degli uominidi tutti i tempi e di tutti i livelli sociali: in unaparola, tutta la realtà della vita umana”.Il libro è un suggestivo viaggio a ri-

troso nella vita e nel pensiero di grandiPadri della nostra letteratura: Dante, Pe-trarca, Machiavelli,Tasso, Paolo Sarpi,Manzoni, Montale.Destinatarie di questo volume sono,

dice P. Millefiorini, tutte le persone dota-te di spirito critico, capaci di discernerein modo autonomo.Quante cose belle ha pensato e fatto

P. Millefiorini per noi tutti con il suo vigo-roso umanesimo cristiano (mi piaceusare un’espressione che P. Millefioriniriferisce al “suo” Dante)…“Vi abbraccio tutti nel Signore”, scri-

ve nel suo ultimo biglietto, “grandi, me-no grandi, vicini a vedere il Signore”.Sarà arrivato finalmente l’inquietum

cor a requiescere in Te, come confessa-va Agostino? E’ un segreto, sepolto nelmistero del cuore umano e nel misterodi Dio, che è mistero di grazia. (P. Mille-fiorini, “Provando e riprovando”, a pro-posito di Montale, p. 236)

LLiivviiaa ddee’’DDoommiinniicciiss,, IIIIII ccll.. BB,, 11997799

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Erano lisce o ricce le zazzere cortedei ragazzi, nella cappella del Massimo,durante gli anni ‘70; comunque lucide,invece, le chiome, in genere sciolte, del-le non numerose ragazze che sedevanocomposte tra i banchi.In una delle S.Messe mensili il Van-

gelo propose la parabola del buon Sa-maritano e, nel corso dell’omelia, P. Mil-lefiorini osservò che non lo preoccupa-vano soltanto la miope, rigida attenzionea ruoli e convenzioni sociali del Levita edel Sacerdote, ma anche, soprattutto,chi su quella strada non sarebbe maipassato perchè incapace di ogni formadi aiuto generoso e gratuito.Erano i terribili “anni di piombo”,

quelli delle Brigate Rosse e del seque-stro Moro, del “sonno della Ragione chegenera mostri” (il titolo del mio tema del-l’Esame di maturità).

Sono stati i decenni successivi a chia-rirmi del tutto quanto sia dura, in effetti, lastrada da Gerusalemme a Gerico, quan-to più comoda e tentatrice la voglia di‘non vedere’ di contro alla fatica improbadi percorrere, a volte, solo pochi metri enon riuscire neanche ad essere stati trop-po utili al viandante ferito.Venerdì 4 maggio, però, le teste, va-

riamente sfumate di grigio, che riempi-vano la chiesa del nostro Istituto, aveva-no tutte lo stesso sguardo, lucido di gra-titudine nel salutare per l’ultima voltachi, con l’esemplarità della propria esi-stenza unita ad un carisma ineguaglia-bile, ci aveva insegnato a camminarecomunque affinchè l’homo faber el’homo sapiens sapessero realizzarsinell’homo serviens.

BBiiaannccaa MMaarriiaa TTuummmmaarreelllloo

Qualche cosa di più di unsemplice ricordo

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InfanziaInfanzia

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Ci sono alcuni concetti educativi fon-damentali che devono essere sempretenuti presenti. Uno di questi riguarda ladistinzione tra “esperienze primarie” e“esperienze secondarie” fatta dal filoso-fo e pedagogo americano John Dewey(1859-1952). In un mondo che stava di-ventando sempre più tecnologico (seb-bene ancora molto lontano dai livelli at-tuali), Dewey segnalava il rischio che le“esperienze primarie” (vedere, sentire,assaggiare, odorare, ascoltare, toccare)venissero sostituite in clovvo dalle“esperienze secondarie”: esperienzecioè di seconda mano mediate da altri,elaborare in altri contesti, non fruite inprima persona, attivamente, secondo leindicazioni di Jean-Jacques Rousseau,Friedrich Frobel e Maria Montessori.

Il pericolo della spersonalizzazione

“Secondarie” sono, per esempio, leesperienze indirette, parziali (vista eudito) e a senso unico che i bambinifanno di fronte allo schermo televisivo.Fanno indubbiamente parte del nostromondo e prima o poi impariamo a de-codificare e a differenziare da quelle pri-marie.

E’ sconsigliabile però che questeesperienze prendano il sopravvento neiprimi anni di vita, quando i bambini in-cominciano a farsi un’idea del mondoche li circonda e, grazie alla percezionedei propri sentimenti e stati d’animo, adifferenziare la sfera esteriore da quellainteriore, soggettiva o intima. Una sosti-tuzione sistematica e sconsiderata delleesperienze primarie con quelle secon-darie nei primi anni rischia, secondo

Dewey, di “spersonalizzare la vita uma-na”.

L’importanza delle esperienze sensoriali

“I bambini vivono attraverso i sensi.Le esperienze sensoriali collegano ilmondo esterno a quello interiore, na-scosto e affettivo. L’ambiente naturale èla fonte principale della stimolazionesensoriale e, quindi, la libertà di esplo-rare e di giocare con esso attraverso isensi è essenziale per lo sviluppo dellavita interiore”, scrive Robin Moore, un al-lievo di Dewey. E a sostegno dell’impor-tanza delle esperienze primarie per unosviluppo equilibrato e armonico, vannotutta una serie di ricerche che eviden-ziano come l’infanzia presenti dei perio-di durante i quali giocare ed essere atti-vi è assolutamente centrale per lo svi-luppo sul piano della creatività, dell’e-motività, dell’intelligenza e della risolu-zione dei problemi.Ciò non significa che le nuove tecnolo-gie nuocciano di per sé: è evidente cje ibambini del XXI seconlo devono prati-care le nuove tecnologie e imparareman mano a usarle; significa soltantoche il loro uso non deve essere così pre-coce, massiccio o invadente da sop-piantare le esperienze di prima mano.Significa anche non svalutare il mondonaturale nel confronto con quello tecno-logico: il primo offre infatti una gammatalmente ricca di possibilità di esperien-ze che estrometterlo dalla vita dei bam-bini o ridurne drasticamente la portatacomporta un impoverimento esperien-ziale. La formazione del legame di at-taccamento madre-bimbo è a questoproposito, un esempio paradigmatico.

Esperienza tra naturae tecnologie

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LLaa mmeerreennddaa ddeeii 55 sseennssiinneellllaa sseezziioonnee ddeeii 33 aannnnii ((DDeellffiinnii ee LLeeoonncciinnii))

Anna Oliveiro Ferraris,Psicologia dello sviluppo Università “LaSapienza” di Romada «Scuola dell’Infanzia» - n.8 - 2011

Il metodo Montessori

“Aiutatemi a fare da solo” è una frasefamosa di Maria Montessori che sintetiz-za uno dei concetti fondanti del suo si-

stema educativo. “I bambini sono pro-fondamente contenti di agire, di cono-scere, di esplorare. Essi sono in un’etàin cui i movimenti hanno un interessefondamentale, passano attraversol’epoca in cui è necessario diventarepadroni dei propri atti”.

MM.. MMoonntteessssoorrii,, La scoperta del bambino, Garzanti, Milano, 2000

Ad occhi chiusi per riconoscere gli odori... Non guardare mamma!

Un giorno entrando in classe con mam-ma o papà ho trovato tante cose da as-saggiare e tanti odori da scoprire…

Il cacao amaro:E’ un po’ amaro, si può aggiungere unpo’ di zucchero? FlavioNon è buono!! Benedetta

La granella di zucchero:Assomiglia a mangiare quelli che mam-ma mette nel biberon di Andrea. Ales-sandroE’ come i fiori! MatildaSa di limone… Emma

Il sale:E’ come il mare di Gaeta!! LudovicaSa di fango… Federico

Lo zucchero semolato:Mi sembra zucchero come le bustineche papà ruba al bar… Isabella

Il cioccolato amaro e fondente:E’ un po’ più zuccherino e questo è unpo’ più amaro! Francesco

Il brioschi:Ma è citrosodina! Mi piace… VirginiaHa un sapore molto frizzante. NicolòÉ l’uovo di dinosauro. Tiziano

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E’ una emozione unica quella che lanascita di un figlio genera in noi genito-ri, quella che si prova la prima volta chelo si vede, lo si tiene in braccio, si senteil suo calore, si sente il suo odore. Que-sta emozione fortunatamente non siesaurisce in quel primo momento, siperpetua, ogni minuto, ogni ora, ognigiorno: la prima parola, il primo passo,la prima volta di tutto.

Ma essere guidati dai nostri figli nelpercorso delle loro scoperte è altrettan-to emozionante. Sono loro che ci inse-gnano il gioco delle luci e delle ombre,che ci insegnano a sentire con le mani

la consistenza del mondo che ci circon-da, che ci insegnano ad ascoltare i ru-mori che diventano musica nelle loroorecchie, che ci insegnano a distingue-re i profumi che non riconosciamo più eche ci insegnano ad assaporare il gustodi ciò che mangiamo.

Ebbene siamo stati per un giornoportati per mano nel loro universo, sonostati loro le nostre guide alla riscopertadi un mondo dove niente è scontato edove tutto ciò che ci passa veloce da-vanti merita di essere afferrato nella pro-pria sostanza: profumi, forme, suoni, co-lori, sapori.

EEmmoozziioonnee uunniiccaa

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Hanno lo stesso colore, ma il sapore e diverso!

Ma non e zucchero, e sale!

Una e morbidsa e l'altra e dura... E con questi ingredienti cosa possiamo cucinare?

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Grazie dunque a chi ha sconfitto ladelusione e lo scetticismo di noi genito-ri, me in primis, per la mancata messa inscena del saggio di fine anno.

Non so, però, se sarete perdonati dainonni che non hanno potuto partecipare!

MMaarrccoo MMoorrii ppaappàà ddii FFllaammiinniiaa ((sseezz.. AAnnaattrrooccccoollii))

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Faustolo e Laurenzia con Romolo e Remo

RROOMMAA CCAAPPUUTT MMUUNNDDII EEvveennttoo ddeellllee sseezziioonnii ddeeii 55 aannnnii -- EElleeffaannttiinnii ee KKooaallaa

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Il buon re Numitore.

Marte nel tempio delle vestali.

Quanti corvi...? ...e quante colombe...?

R...O...M...A!

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Avete letto bene. In questo Istitutoaccade di tutto.

Il giorno 7 giugno 2012 si e’ svolta laconsegna dei diplomi alla sezione Koa-la. Prima si sono esibite le bambine che,sulle note del brano “Maestro” di Rena-to Zero, hanno ballato e danzato agitan-do dei foulard colorati. Poi è stata la vol-ta dei maschietti che invece hanno bal-lato, danzato e… girovagato (si sa, noiuomini non siamo molto coordinati…)sulla canzone “Scuola Rap”, indossan-do cappellini e bandane colorate.

Alla fine del momento musicale, ladirettrice ha presenziato la consegnadei diplomi e il lancio dei cappellini.

É stato emozionante per tutti noi, geni-tori, parenti e corpo docente, vedere cre-scere in questi tre anni questi bimbi edessere stati testimoni della costruzione diun “gruppo” basato su solide fondamen-ta, come le fondamenta di un edificio.

Un edificio con tre pilastri: amicizia,senso di appartenenza e identità, valoredel tempo.

Il prossimo anno i Koala si separe-

ranno ed entreranno nella scuola prima-ria: la scuola è vita, una vita che per-corre tante strade, talvolta convergenti,talvolta parallele, ma che vanno tuttesempre nella stessa direzione. In ognikoalino “alato”, rimarrà la dolcezza egrande sensibilità della maestra Cristi-na, la creatività e la spontaneità dellamaestra Ondine, la musicalità del mae-stro Emiliano e la pazienza di Txusti, masoprattutto il cemento della maestra Pa-trizia che è servito a edificare…i tre pila-stri. Il migliore augurio che noi genitoripossiamo fare a questi “ragazzi” è benespresso dal testo di Renato Zero:

......il mondo è questo, prima l’arte, la passione e dopo il resto. Premiami se puoi, un bel saggio e poi un applauso a tutti noi...

Al Koala che impara, aggrappato al-l’albero della vita che cresce.

MMaarrccoo PPaadduullaa,, ppaappàà ddii MMaatttteeoo

FFEESSTTAA DDEEII DDIIPPLLOOMMIIII KKooaallaa hhaannnnoo mmeessssoo llee aallii

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Tre anni sono molti? No, volano via ve-loci se densi di eventi, carichi di emozio-ni e coronati da tanti incredibili successi.

Inizia quasi a sbiadire il ricordo delprimo giorno da Elefantini alla Scuoladell’Infanzia, l’inizio della “scalata”.

Giallini, timidi e disperati, lasciati,quasi a fatica da ansiosi genitori, tra leesperte e consolatorie braccia dellemaestre. Quante novità, quante scoper-te, quanta voglia di indipendenza. Cosìpiccoli ma già così determinati!

E, in un attimo, eccoli l’anno succes-sivo, a quattro anni, consapevolmente“Rossi”, avanzare imperterriti e corag-giosi, a loro agio tra texture, alla scoper-ta della terra e dei suoi frutti, impegnatiin allettanti esperimenti .

Altrettanto velocemente con il nuovoanno gli Elefantini fanno il loro ingressotrionfale a scuola da “Blu”, da gran-di….cinque anni!

Via il bavaglino, sicuri e spavaldi,partono alla scoperta di “Roma caputmundi”, guidati in un viaggio, non solovirtuale, alla ricerca delle origini: CastelS. Angelo, il Vaticano, i Fori Imperiali, ilCampidoglio, Ostia Antica, che meravi-glie a un passo da scuola, che fortunavivere in questa splendida città!

Ma non finisce qui: divertiti e concen-

trati allestiscono una semiseria rappre-sentazione delle origini di Roma, con sce-nografia e costumi degni di un palcosce-nico teatrale, regalando a noi genitori lagioia di condividere la loro spensieratez-za.

Arriva poi la tanto attesa cerimoniadel diploma: eccoli, bellissimi nelle lorosplendenti toghe blu, incedere con pas-so deciso al seguito di una emozionatis-sima maestra Simona che a stento trat-tiene le lacrime.

Felici, spontanei, senza esitazionelanciano il cappello al grido “siete pron-ti a mettere la ali?”

Quante istantanee, quanti momentiunici!

E’ il 10 settembre 2012 e, un po’ gof-fi nelle nuove divise, varcano la sogliadella scuola dei “grandi”…le elementa-ri! Suona la campanella, tutti in classe,tutti seduti.

E i giochi dove sono?Di nuovo piccoli….ricomincia la sca-

lata, forza ragazzi! Grazie, per tutto questo e per molto

altro, alla direttrice, alle maestre, aimaestri, alle assistenti.

MMaarriioonn PPiinnii,, mmaammmmaa ddii LLaavviinniiaa eeLLaauurraa PPoommppeeii,, mmaammmmaa ddii BBeeaattrriiccee

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PPiiccccoollii EElleeffaannttiinnii ccrreessccoonnoo....

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Chi si ritrova con gli amici per un pic-nic...

...chi si ritrova a giocare in giardino ...

Tutti a scuola!In

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...chi si unisce alla compagnia... ... e chi inizia ad andare a scuola...

...per la prima volta...

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NNuuoovvii aarrrriivvii!!!!

Giordana Di Massimopresenta la sorellina Ginevra

Leonardo Segatoripresenta il fratellino Edoardo

Maria Chiara e Francesco Colantuoni presentano il loro fratellino Raffaele

Ludovica Canceddapresenta il fratellino Tommaso

Nicolò Russo presenta la sorellina BenedettaInfa

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Scuola primariaScuola primaria

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I Promessi Sposetti - Laboratorio tetrale di III IV

e V elementare

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Una giornata speciale!Sc

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Quando abbiamo incontrato Maxsiamo state molto felici e gli siamo cor-se incontro. Sprizzavamo di gioia el’abbiamo portato con noi, in ogni mo-mento della giornata. Abbiamo passatotutto l’anno scorso insieme, però quan-do è finito l'anno scolastico se ne è an-dato via.

Grazie di essere stato con noi Max!!!

EElleeoonnoorraa PPeerrffeettttoo,, SSiillvviiaa IIaannnnaarroonnee,,SSaarraa FFiilliippppiinnii,, AAssiiaa CCrruuddoo,, FFrraanncceessccaa

PPoossttoonncciinnii,, LLuuddoovviiccaa GGrriiffaannttiinnii,, IIII AA

Noi quando stavamo con Max ci di-vertivamo un mondo e giocavamo sem-pre insieme, per noi è un grande ami-co. Purtroppo è andato in un'altra terratutta nuova, dove gli alberi ed i prati � sirivestono del colore rossastro delle sab-bie, dove c'è il più grande deserto disabbia, ma lui resterà sempre nei no-stri cuori.

CCaarrlloo,, FFiilliippppoo,, EEddooaarrddoo,, LLoorrccaann,, IIII AA

Caro Max spero che tu stia bene inArabia e spero anche che lì ti diverti tan-tissimo. Ciao tutti noi ti vogliamo tantoma tanto bene soprattutto io, Filippo,Sofia, Carlo, Josephine, Alice... A pre-sto Max sono stato felice di averti visto,sorridendo ti saluto.

VVaalleerriioo GGaalleeoonnii,, IIII AA

Ebbene sì...Sono in quinta! E sto pervivere un anno pieno di sorprese e

di energia insieme ai miei amici.Questo fantastico nuovo anno scola-

stico è appena iniziato ma io già pensoa che cosa imparerò. So per certo che

La Pasqua quest'anno ci ha portatouna meravigliosa sorpresa...

Una mattina io stavo a scuola ed...èarrivato Max tutti non credevamo chefosse lui, ci ha fatto vedere un sacco dicose, i suoi libri, ci ha fatto assaggiare idolcetti Arabi….

Dopo ha letto il problema che stava-mo facendo,ha letto benissimo in italia-no! Dopo ancora è venuta l’insegnantedi conversazione e ci siamo divertiti, aseguito della pausa lo abbiamo tempe-stato di domande, e dopo ancora ab-biamo svolto insieme informatica, reli-gione e infine è suonata la campana.

È stata una giornata fantastica!

CCaarrlloottttaa BBootttteeggaall,, IIII AA

Il mio amico Max è molto generoso,lui alla fine della classe prima se ne èandato in Arabia Esaudita con i suoi ge-nitori. Max è un nostro compagno fran-cese che ha trascorso tutto un anno in-sieme a noi. A Pasqua ci ha fatto unasorpresa è ritornato per una settimanain Italia, perché voleva vederci ed è ve-nuto proprio in classe, nella secondadei suoi compagni. Io in prima ti volevobene tantissimo e pure adesso.

Tommaso Budini II A Caro Max ti vogliamo tanto bene

spero tanto che un giorno tu ritorni, tivorremmo abbracciare forte forte, vor-remmo stare sempre con te.

I compagni ti salutano, ti diamo unbacio forte ti vogliamo tanto tanto, matanto tanto bene e siamo stati contenti diaverti visto.

LLoorreennzzoo SSppiinnoossaa,, LLuuddoovviiccoo PPiinnii,,AAlleessssaannddrroo PPaaoolleettttii,, SSeebbaassttiiaann PPaarrssii,,

LLoorreennzzoo CCaannèè,, IIII AA

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studierò gli antichi Romani e la cosa miemoziona perché si tratta dei nostri an-tenati e perchè le loro imprese sono tut-t'altro che noiose: hanno conquistatotante terre, hanno inventato tanti miti eleggende emozionanti e hanno vissutovicende intricate e avvincenti! So chestudierò anche il corpo umano di cui ioso già qualcosa. Ma sono certo che cisono molte altre cose interessanti dascoprire: le cellule, le cellule staminali,gli ormoni della crescita, quelli dell'amo-re, i globuli rossi e quelli bianchi, il fun-zionamento del cuore, dei polmoni... Lamaestra dice che saremo dei veri scien-ziati!

Una cosa di cui, quest'anno, vadomolto fiero è che finalmente sono unodei più grandi della scuola primaria. Miricordo come se fosse ieri di quando eropiccolo, un giorno stavo camminandoper un corridoio, vidi un ragazzo diquinta e pensai: - Questo è un gigante!

Forse adesso anch'io sembro un gi-gante agli occhi di un bambino di pri-ma!

Ma ritorniamo in quinta. L'altro ieri hoconosciuto i miei due nuovi compagni diclasse: Vincenzo e Greta. Vincenzo haun carattere dalle caratteristiche moltopositive: è gioviale, chiacchierone ed èpure bravo a scuola. Andiamo già moltod'accordo e forse diventerà il mio mi-gliore amico.

Greta invece è un po' più timida, maanche lei è simpatica, scherzosa e bra-va a scuola.

Quest'anno per tutti noi è molto impor-tante perché stiamo per passare "alle me-die" e ci dobbiamo preparare bene.

Io spero che sia un anno ricco di bel-le esperienze, un anno in cui impararetante nuove cose e, nel contempo, unanno in cui divertirsi insieme!

MMaarrccoo MMaannaassiiaa,, VV AA

Il dolce ritorno

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Classe I BSc

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Classe II C

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Secondaria I gradoSecondaria I grado

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Sole e divertimento a Bardonecchia

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che il preside prof. Ricci, il prof. Olati ela prof.ssa Tasin: una bella squadra alcompleto!

Le giornate hanno avuto ritmi serratie ben organizzata. Per due ore la matti-na e altrettante di pomeriggio abbiamoseguito le lezioni di sci con il maestro. Aseconda del livello, siamo stati divisi intre gruppi: quello dei principianti e dueclassi di avanzati. A pranzo poi ci si in-contrava alla base degli impianti permangiare tutti insieme il pranzo al sac-co, che ci portava Paolo, l’organizzatoredi Scipiù che ci ha programmato la va-canza.

Queste ore sono state il nostro mo-mento di svago e di relax, dopo unamattinata di lavoro e di impegno: ci sia-mo divertiti a tirarci le palle di neve, al

Anche quest’anno, come ogni inver-no, il Massimo ha chiuso le porte per an-dare in vacanza.

Il nostro Istituto ha organizzato la set-timana bianca a Bardonecchia, una lo-calità al confine tra il Piemonte e la Fran-cia, vicino al traforo del Frejus. Avevogià sentito questo nome prima di arriva-re sul posto, dal momento che da tem-po tutti i telegiornali parlano della prote-sta degli abitanti di quella valle contro laTAV (il treno ad alta velocità) ma non sa-pevo che fosse anche una simpatica lo-calità turistica e sciistica.

Domenica 19 febbraio, dopo circa 9ore di viaggio, siamo arrivati, alcuni inmacchina con la famiglia, altri in pull-man accompagnati dalle professoresseMonaco e Novelli. Con loro c’erano an-

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gioco della bottiglia con le penitenze, aridere e scherzare delle cadute fatte inpista.

Io partecipo alla settimana biancadel Massimo da quando avevo 3 anni,quando ancora non sciavo, ma que-st’anno si è rivelata un’esperienza piùcoinvolgente e più piacevole perchécondivisa con molti compagni e amiciche frequentano le medie come me. Al-l’inizio eravamo incuriositi e incerti sucome ci dovevamo comportare e quindile professoresse ci chiamavano “a rac-colta” la sera per ricordarci quali eranole regole e gli impegni del giorno suc-cessivo. Poi però, presa dimestichezzacon l’organizzazione, ci siamo rilassati etutto è andato bene. Il pomeriggio, al ri-entro dalle piste, facevamo un po’ dicompiti, poi c’era il tempo per fare qual-che torneo di biliardino, ping pong,playstation e altri giochi. La sera affa-mati cenavamo presto, poi andavamo ateatro a vedere spettacoli e cabaret, in-fine stanchissimi andavamo a dormire.

Le professoresse passavano nelle stan-ze dei ragazzi non accompagnati dallefamiglie per dare la buonanotte e con-trollare che tutti fossero in “posizioneorizzontale”.

Il tempo è stato bellissimo: il sole ciha scaldato (a volte anche troppo) du-rante tutta la settimana. Purtroppo c’èstata anche qualche esperienza pocopiacevole per due nostri compagni: Lo-renzo che ha avuto una piccola fratturaa un polso e Cristian che ha provatol’“ebbrezza” di scendere dalle piste intoboga (la barella guidata dai Carabi-nieri) per una brutta caduta. Fortunata-mente niente di grave!

Abbiamo fatto anche una gara di sla-lom con la premiazione dei primi arriva-ti. Insomma, il divertimento non è man-cato in questa vacanza; ha avuto soloun difetto…è stata troppo corta e lunedìsiamo tornati tutti nuovamente sui ban-chi di scuola!

FFrraanncceessccoo RRoossssii,, IIIICC

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Ore 8.15 … si parte! La giornata ènuvolosa con un raggio di sole chesquarcia il cielo grigio, sulle strade i cu-muli di neve ormai ingrigiti dal fango so-no i testimoni degli ultimi due week-endche Roma ha vissuto sommersa dai dis-agi di una nevicata assolutamente atipi-ca.

Anche noi romani ci siamo abituatial freddo tanto che scarpe e giacchepesanti sono già in uso dai nostri guar-daroba da parecchi giorni. I ragazzisono euforici, i professori attentissiminei particolari che tutto debba iniziarebene e l’accoglienza di noi genitori èassolutamente calorosissima. La piog-gia accompagnerà il nostro lungo viag-

gio fino a Bardonecchia ma gli animisono solari.

Poco prima di salire in pullman ci co-nosciamo ed è subito amicizia.

I ragazzi hanno bisogno di una guidaper gestire il loro entusiasmo euforico ele prof.sse con il rigore e il calore di unamamma sono perfette. La squadra degliorganizzatori è molto affiatata e l’intesaè immediata, i ruoli ben definiti e cono-sciuti da ognuno e sono vissuti con mol-to entusiasmo. Da subito ci sentiamococcolate e rassicurate. Tutto fin dall’ini-zio ci sembra curato nei minimi partico-lari, frutto anche di una lunga esperien-za migliorata e perfezionata negli anni.

L’arrivo al Centro Olimpico e la siste-

BBaarrddoonneecccchhiiaa 22001122:: rraaccccoonnttaattaa ddaallllee mmaammmmee

iinn ““ppaanncchhiinnaa””!!

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Invidia

mazione nelle stanze sono condotti conprecisione e con affetto tanto che a nes-suno sembra mancare il calore della fa-miglia.

E’ lunedì mattina! L’avventura iniziacon un sole spettacolare che ci accom-pagnerà tutta la settimana. La squadradei nostri cuccioli è seguita “a terra” e“sui campi” da dei “tutto fare” organiz-zatissimi sempre pronti a “correre” làdove c’è una difficoltà.

Cosa può succedere in una settima-na bianca con 35 “figli”? Di tutto!

“Prof. ho mal di pancia…prof. ho lafebbre…prof. mi fa male tutto…prof. hovomitato…prof. gli scarponi mi fanno ma-le...”

E sulle piste… “gli sci si sgancianotroppo facilmente…ho perso gli sci… “

Non sono mancati due piccoli inci-denti che ci hanno tenuto con il fiato so-speso trasformando i due piccoli infor-tunati negli eroi della settimana bianca!

La sera poi, quando le ragazze tor-navano in camera, entusiaste e caracol-

lanti, come piccoli pony felici, fino ai lo-ro letti, si ficcavano sotto le lenzuolac’era l’attesa finale…la visita delle pro-fessoresse con il bacio della buonanot-te!

Con quanta ansia aspettavano il toc-toc alla porta e con quanta allegra gioiale facevano entrare!

Il bacio era accompagnato da unacarezza e da un sorriso nel chiedere setutto andava bene, se erano serene.

Piccoli gesti, apparentemente norma-li, ma che per loro avevano un significatodi grande rassicurazione e tenerezza.

Cosa dire di più? Ci piacerebbe tor-nare ragazze per poter godere di tuttol’affetto, l’entusiasmo, la dedizione e lagioia con cui abbiamo visto trattare i no-stri figli…

Grazie di cuore!

AAlleessssiiaa MMeessttuurriinnoo mmaammmmaa ddii MM.. CCaa--mmiillllaa CCaappuuaannoo IIMMBB ee MMaarrttaa MMaasscchhiioo

mmaammmmaa ddii AAnnnnaalliinnddaa GGiiuuddiicceeaannddrreeaa II AA

Lo invidio, non so perché, ma lo invidio. Lo invidio per il suo modo di essere. Lo invidio per il suo modo di fare.

Lo invidio per il suo grande umorismo, provo a imitarlo, ma non ci riesco. No è nel mio stile.

Ma a me, non piace il mio stile.

Lo invidio per il suo coraggio, per il modo

in cui si fa rispettare, ma io non so perché, anzi,non riesco a capire, perché non so farmi rispettare.

Ora, devo smettere di invidiare, e aspettare la possibilità di essere come il ragazzo ideale di cui ho tanta invidia.

FFrraanncceessccoo PPaassssaarreellllii,, IIII BB

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C’è una ragazza più brava e più fortedi me.

C’è una ragazza che raggiungerà risul-tati migliori.

C’è una ragazza da qualche parte chenon riesco a non pensare.

Ci riesce sempre.Mi supera.Mi batte.Mi butta giù!Così penso: “é la fine, non ci riuscirò

mai!”ma poi lei torna e mi rialza; allora con-

tinuo a pensare... e mi dico:“Perché? Perché non farlo prima?” è inutile questa è la mia vita,non mi rimane che giocarmela al

meglio,pensando, però, che ci sarà una

ragazza che raggiungerà risultatimigliori.

SSaarraa SSttrriiaanneessee,, IIII BB

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Bodo Martina, III B

Dioguardi Ludovica-Mannicci Sofia, II A

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Se fossi fuoco scalderei i cuori dellagente

così che possano vivere felicemente.Se fossi vento sussurrerei al mondoche tutti hanno un animo giocondo.Se fossi acqua scorrerei come un fiume

nel mio lettoper far capire che il mondo è perfetto. Se fossi Dio aiuterei le persone in diffi-

coltàe farei tornare in loro la forza di volontà.Se fossi papa pregherei per tutte le per-

soneche hanno la testa un po’ in confusione.Se fossi imperatore subito mi dimettereiperché il potere in odio avrei.Se fossi morte mi sotterrerei così nessuno uccider potrei.Se fossi vita andrei in giro per la terraper eliminare finalmente la guerra.Se fossi Giulia come sono e sarò

in ogni tempo il prossimo amerò.

GGiiuulliiaa BBiissccaarrii,, IIII CC

Se fossi...

Pagliari Edoardo, III B

Niccolo Toti, II C

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Orlando Andrea-Sperotti Thomas, II A

Ferranti Andrea Maurizio, III B

Antonio Nicolai, II A

De Lisi Margherita, II A

Viola Venturini, II A

Todini AlviseMaria-Giraldi Federico, II C

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Con la nostra classe siamo andati avisitare il MAXXI, il “Museo delle arti delXX secolo”. Il museo è costruito sulla ba-se della vecchia caserma militare Mon-tello, caduta in disuso negli anni ’70, do-nata dal Ministero della Difesa al Ministe-ro dei Beni Culturali, che decise di farneun museo. Si istituì un concorso di pro-getti per la costruzione del MAXXI, parte-ciparono circa 300 candidati, ma vinse ilprogetto di Zaha Hadid (architetto irania-no, uno dei più importanti a livello mon-diale). Per mancanza di fondi, però, nonfu costruito un piccolo palazzo satellite difronte all’edificio principale: adesso da-vanti al museo c’è una grande e bellapiazza che collega via Masaccio a viaGuido Reni. Per costruire il MAXXI, Zaha

Hadid riprese i suoi studi matematici: nel-la costruzione del museo mise in eviden-za i vettori delle forze che passano nellospazio, dando un’idea della velocità perindicare quella delle telecomunicazioni.L’intera costruzione si basa sul rapportotra l’ambiente esterno e interno. ZahaHadid non ha voluto fissare un percorsopreciso per la visita del museo, ognunopuò scegliere il suo itinerario. Per farequesto l’architetto, si è ispirato a Internet,dove si può navigare liberamente, comesi preferisce, andando dove si vuole. IlMAXXI ha forme sempre diverse tra loro,le casseforme in cui è stato gettato il ce-mento erano tutte diverse, quindi si sonopotute utilizzare solo una volta, questo hacomportato costi altissimi per la costru-

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Visita al MAXXI

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zione. Il museo è diviso in cinque galle-rie, tutte visibili dal patio al primo piano. Imateriali sono stati ben studiati. Adesempio, una parete all’ingresso dell’edi-ficio, è realizzata in calcestruzzo molto li-scio ed è ricoperta di resina fenolica perdare lucidità, così da far avere al calce-struzzo le sembianze di una pietra. Il pa-vimento è di cemento spatolato, quindianch’esso molto liscio. Le scale sono diacciaio e sono volutamente non moltoferme e salde, ciò per dare al visitatoreun senso di instabilità, l’esterno è invecedi metallo. Il tetto è in multistrato ed è for-mato da travi, da un doppio vetro, da unagriglia (per consentire di camminarvi so-pra qualora fossero necessarie opere dimanutenzione) e da brise-soleil, che ser-vono a far passare più o meno la luce, fi-no ad oscurare completamente l’interno,allo scopo di proteggere le opere dallaluce diretta, che può essere maggiore di200 lux.

Al MAXXI vengono allestite numero-se mostre temporanee. In questo perio-do si può visitare “Re-cycle”, una mo-stra sul riciclo di cose che non venivanopiù usate e che sono state riportate anuova vita. Nel percorso espositivo ab-biamo visto circa ottanta opere tra dise-gni, modelli, progetti di architettura, ur-banistica e paesaggio, ma anche pro-duzioni musicali e televisive. La mostraci è sembrata una specie di viaggio in-terdisciplinare attraverso opere di natu-ra e provenienza diverse, ma tutte ispi-rate ad uno stesso tema: il riutilizzocreativo dello scarto. La mostra siespande all’esterno del museo con dueinstallazioni site specific: il progetto Ma-loca dei designer brasiliani Fernando eHumberto Campana e il padiglione offi-cina roma in materiale riciclato prove-niente dalla Germania.

FFeeddeerriiccoo GGiirraallddii,, NNiiccccoollòò TToottii IIII CC

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del bambino, e così, spese che prima diaffrontavano tranquillamente in due conuno stipendio da dipendente comunalee uno da segretaria, si trasformano in unincubo. A poco o nulla servirà il secon-do lavoro e il risparmio disperato di unpadre che cerca di accontentare i figlipur facendo la fila alla mensa di Sant’E-gidio.

Si arriva alla completa degenerazio-ne che a poco a poco lo trasformerà inun uomo passivo, vittima e ormai tristespettatore della sua condanna. Conti-nua a simulare una vita normale agli oc-chi della moglie e della figlia, e sarà pro-prio quest’ultima ad accorgersi del nuo-vo destino del padre.

Due giorni dopo la proiezione, insie-me alla professoressa Lizzio, abbiamointavolato un dibattito sul film, analiz-zando non solo il tema di fondo, ma altriaspetti che erano rimasti in secondopiano. Ad esempio l’apparente scarsa

Roma, 11 Settembre 2012

E’ stato inusuale compilare la strisciaper le autorizzazioni solo il primo giornodi scuola, lo è stato ancora di più inseri-re come destinazione un cinema. Noncapita spesso di indossare la divisa for-male per andare a vedere un’anteprima:il film “Gli Equilibristi”, direttamente dalFestival di Venezia appena sbarcato aRoma.

Il film – prodotto dalla Rodeo Drive -è diretto da Ivano De Matteo, già inter-prete, regista di cortometraggi e vincito-re di vari premi italiani, e non parla deltriste destino di una compagnia di cir-censi e del loro difficile cammino versola popolarità, come già una buona par-te della classe immaginava. Tra i tantitemi trattati emerge il problema trascu-rato e preso in considerazione solo inrare occasioni, celebrato e poi ripostonuovamente nel cassetto, dei padri di-vorziati, costretti a un netto cambiamen-to della loro vita dopo la separazione, inuna società in piena crisi economica.

Lui, Valerio Mastandrea, lei, BarboraBobulova, padre e madre di una figliaormai vicina ai diciott’anni e di un bam-bino che frequenta le elementari. Un tra-dimento consumato nella primissimascena del film, sottovalutato e ormai ac-cantonato da lui ma insostenibile per lei,è la causa della divisione dei due. Il di-vorzio mette così fine alle loro discus-sioni per dare inizio all’irrefrenabile ca-duta della vita di Giulio (Mastandrea).

L’alloggio per primo diventa un pro-blema, dalla sosta a casa di un collega,alla disperata ricerca di un appartamen-to fino al sedile di una macchina, pas-sando per l’infima pensione romana vi-cino alla stazione Termini.

Si sovrappongono drasticamente ilmutuo, le rate della macchina, il dentista

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e per la moglie, la disperazione lo portaa una sorta di follia che lo fa allontanaredagli affetti più cari. Questi, all’oscurodella sua nuova vita, non si capacitanodella sterilità del suo atteggiamento.

Anche il contesto attorno a Giulio èfreddo e cieco: l’aiuto proviene solo dachi ha provato e dunque conosce beneil suo dolore. La disponibilità di tutti glialtri ha sempre un limite, così comel’aiuto dei servizi sociali.

Nel film appare con un ruolo noncerto marginale, la comunità di Sant’E-gidio: l’efficienza della struttura religiosasupera quella delle strutture statali. Lavicenda si sviluppa durante il periodonatalizio, ma la presenza dell’organizza-zione religiosa non ha sul protagonistaun effetto di consapevolezza di fede: ilrifugio in essa è dovuto alla carità cheoffre e che è ormai impossibile trovarealtrove. Anche il Natale perde la sua im-portanza universale, e con esso la pos-sibile domanda “Dov’è Dio?” perde disignificato davanti a un’esperienza il cuimotore è l’istinto di sopravvivenza.

Gli avvenimenti che si susseguonosono le tappe di un viaggio, un percor-so che sembra finire all’apice della di-sperazione e che invece offre una pos-sibilità di rinascita, un ritorno alla nor-malità che un errore aveva destabilizza-to fino alle estreme conseguenze.L’eventualità di salvezza proposta è sta-ta commentata in diversi modi, da alcu-ni ritenuta persino poco verosimile, mala speranza che si apra finalmente unospiraglio per un uomo che non sa piùsalvarsi da solo è determinante.

La semplicità delle scene e la quoti-dianità curata sia nello spazio che neltempo rendono “Gli Equilibristi” un filmche, senza limitarsi a documentarel’incisione della crisi sul divorzio, toccain modo profondo la consapevolezza diognuno.

Un film forte, una storia che si svolgein una Roma dove si stenta anche soload addormentarsi.

DDoommiittiillllaa AAttllaannttee,, IIII ccllaassssiiccoo AA

importanza data alle delineazioni psico-logiche degli altri personaggi, quali il fi-glio minore e il nucleo familiare privo delpadre. Ma la scelta sarà poi giustificatadal vero intento di De Matteo: sensibiliz-zare la coscienza civile sull’attuale crisi,vissuta in prima persona dai padri coin-volti in una separazione. Di fatto la frasecardine del film è “Il divorzio è per i ric-chi. Quelli come noi [ovvero del cetomedio, ndr] non se lo possono permet-tere!”.

Quali sono le conseguenze che unafamiglia deve sopportare oltre all’aspet-to emotivo? Può il divorzio essere diven-tato effettivamente “elitario”? E’ vera-mente per i ricchi una decisione che ri-schia di compromettere la dignità di unpadre, fino al suo annullamento?

Se all’inizio, per il tradimento com-messo, Giulio era una figura da biasi-mare, diviene in itinere un eroe da sal-vare. Pur di mantenere la famiglia e altempo stesso la dignità, si ritrova privodi tutto ciò che prima era certezza.

Aspetto altrettanto importante è statal’analisi del suo mutamento interiore: dauna dedizione amorevole per i suoi figli

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oIl diario scolastico.

Uno, nessuno, centomila

La copertina del Leone.

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due, non una per tutti i plessi come daconcorso e non riportano nemmeno lecreazioni originali degli studenti. O me-glio: l’idea c’è, la forma no. La copertinadei licei risulta essere la seconda piùvotata, mentre la prima classificata vie-ne assegnata ad elementari e medie. Lasorpresa però non sta solo nella sceltadi adottare due copertine piuttosto chesolo una, quanto nel fatto che entrambenon sembrano affatto quelle votate nelleclassi.

All’interno dei diari, nella prima di co-pertina, in basso al centro, appare unascritta: “ideazione F. Gessi (per i licei), F.Corbo (per elementari e medie); realiz-zazione Studio Su marte”. Dunque ilbando del concorso chiedeva solo un’i-

1, 2, 3, 4, ... 22: adesso votate! Ele-zioni anticipate? Rappresentanti deglialunni? Mr. o Mrs. Massimo? No.Scorrono invece sulla LIM le diapositivecon le 22 creazioni degli studenti per lacopertina del diario del A.S. 2012-2013.Saranno le tre più votate ad essere sot-toposte alla giuria composta dal P. Ret-tore, due rappresentanti degli alunni edalcuni professori.

A giugno la premiazione della coper-tina vincitrice. L’anno scolastico 2012-2013 sarà rappresentato dalla copertinadi F. Corbo del I cl. A. Annuncia e pre-mia il P. Rettore. Ma i primi di settembrealcuni assonnati sguardi degli alunni deiLicei rivelano una certa perplessità al ri-tiro dei diari scolastici: le copertine sono

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scolastiche? Probabilmente è lecito di-menticare sia ciò che chiedeva il bando– non un’idea da realizzare, ma una rea-lizzazione di un prodotto finito pronto perla stampa –, sia l’impegno e l’entusia-smo dei ventidue alunni che hanno par-tecipato al concorso sperando di vederela loro creazione sul diario dell’anno suc-cessivo, sia la mancanza di qualsiasi ti-po di informazione su eventuali modifi-che agli alunni e ai professori. Probabil-mente è lecito...eppure preferivo la co-pertina del diario scolastico dell’annoscorso, quella con la foto della Madonni-na del Massimo. Perchè, in fondo, anco-ra non ci si poteva lamentare di incoe-renza.

IIssaabbeellllaa ddee JJuuddiicciibbuuss,, IIII ccllaassssiiccoo AA

dea e non una concreta realizzazione.Però le misure del diario riportate in es-so sembrano suggerire il contrario (chevolete dire?). Forse le modifiche appor-tate dallo studio grafico rientrano in pro-blematiche di risoluzione per la stampa?Può darsi. I colori della II classificata as-segnata ai licei sono differenti, il fontdella scritta “Istituto Massimo” anche, lafrase sul retro pare scomparsa. Vicever-sa nella I classificata nei licei ed asse-gnata invece agli altri plessi i colori nonsono cambiati. L’intero disegno è stra-volto. E’ semplicemente un altro. Sì. Si-curamente c’è stato un problema di ri-soluzione per entrambe.

Non una copertina, ma due. Non ori-ginali, ma modificate. Cosa sarà maisuccesso nei meandri delle burocrazie

Quella dei licei.

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due sono più gravi e precedenti alla re-cente offesa. L’interesse di Achille perBriseide è lasciato supporre, ma senzainsisterci troppo: la schiava non è cheuna parte di preda per lui, ma rappre-senta soprattutto la considerazione delsuo onore. Quando gli araldi del re van-no a prendere, esitanti, l’ancella, il gio-vane guerriero li tratta con cortesia e facapire di non essere in preda a un’iramomentanea; della sua prigioniera eglinon dice più nulla e nient’altro aggiungeOmero, che non si ferma mai a descri-vere le passioni individuali, ma si limitaa osservare i momenti in cui i pensieripassano all’azione. Più tardi Agamenno-ne ripara all’offesa e restituisce Briseidead Achille, ma il Poeta lascia passarequasi inosservato il ritorno di lei.

Ovidio, nella terza lettera delle Heroi-des, riprendendo e sviluppando il rac-conto omerico, immagina che Briseidescriva una lunghissima missiva adAchille, in cui, dopo aver lamentato diessere stata da lui ceduta ai messi diAgamennone, senza opporre resisten-za, dichiara che, dopo la morte dei suoicari, egli è diventato per lei signore, ma-rito e fratello e che, senza di lui, la vita

Nella mitologia antica Briseide éprincipessa di Lirnesso, figlia di Briseo,sacerdote di Zeus, e sposa di Minete,re di Cilicia. Durante la guerra diTroia, Achille la catturò e la prese comeschiava e amante, dopo aver ucciso ilmarito. A sua volta, il re Agamenno-ne catturò la cugina Criseide, figliadi Crise, sacerdote di Apollo, ma quan-do il dio scatenò una pestilenza sulcampo degli Achei, i capi greci lo co-strinsero a rendere Criseide. Il re ac-cettò, ma volle in cambio Briseide e loscambio provocò l’ira furibonda del va-loroso guerriero, che abbandonò gliscontri. Agamennone tentò di restituirela schiava, aggiungendo denaro, maAchille non volle sentire ragioni; la ra-gazza diede al re un figlio, che fu chia-mato Aleso.

Omero, nell’Iliade, riprende in partequesto mito narrando di Agamennoneche esigendo Briseide, determinò il riti-ro di Achille dalla guerra e scatenò l’irafunesta che è uno degli argomenti delpoema. Il risentimento del guerriero, pe-rò, da Omero non è motivato espressa-mente dal particolare affetto per la ra-gazza; le ragioni vere del contrasto tra i

Progetto “Letteratura e Cinema” indotto e organizzato da Agiscuola, DSEAI, ciid, MIUR

Briseide, dal mito al filmCome cambia il ruolo della donna col passare dei secoli

Oriella Gnarra - V L. Sc.Doc. Ref. B.M. TummarelloIst. M. Massimo - ROMA

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per lei non ha più alcun significato: glichiede, perciò, di riprenderla con sé,non importa se come moglie o come an-cella.

Fu proprio Wolfgang Petersen in Troy,stravolgendo notevolmente la trama delpoema omerico, a rendere giustizia alpersonaggio di Briseide interpretato daRose Byrne. La ragazza, sacerdotessadi Apollo e cugina dei principi Ettore eParide, viene fatta prigioniera dai Greci eportata come premio ad Achille. Costeisi ribella al guerriero, senza farsi pren-dere dalla paura; dal canto suo egli sicomporta in maniera molto gentile neisuoi riguardi e tra i due comincia a na-scere una reciproca considerazione. Ve-nutone a conoscenza, Agamennone re-clama Briseide per sé ed è solo grazieall’intervento della stessa schiava cheAchille non uccide il re: furioso, il guer-riero si rifiuta di combattere finché leinon gli verrà restituita, ma Agamennonenon cede. Nel frattempo, Achille viene asapere che il capo degli Achei ha con-segnato la sacerdotessa ai soldati dellatruppa, perché si riprendano dalla gior-nata fallimentare. Il giovane arriva pro-prio mentre uno di loro sta per marchiar-la con un tizzone rovente: glielo strappadi mano e glielo conficca nel collo. Poiconduce la giovane troiana all’internodel suo accampamento, tra i due scop-pia la passione. Quando gli Achei entra-no a Troia, grazie allo stratagemma diUlisse, inizia la strage; Achille corre perla città, alla ricerca di Briseide, tornatacon Priamo quando questi aveva recu-perato il corpo del figlio Ettore ma la ra-gazza viene trovata da Agamennone,che vuole portarla con lui in Grecia erenderla sua schiava; con grande auda-cia però, la ragazza lo trafigge sul collocon un pugnale. Il piè di Achille questavolta non si dimostra cosi veloce perché,quando raggiunge l’amata, lei si è giàsalvata da sola. Mentre i due amanti so-no di nuovo insieme, arriva Paride cheafferrata una freccia, la tende nell’arco ela scaglia contro il greco, colpendo il tal-lone sinistro e ferendolo a morte. È così

che lo trovano i soldati, accorsi sul luogoper le grida, mentre Briseide scappa inlacrime con il cugino attraverso un pas-saggio segreto.

Assistiamo dunque ad un’ evoluzio-ne tra la Briseide antica e quella moder-na: nel poema omerico la ragazza nonha un ruolo autonomo, ma è sempresubordinata al personaggio maschileper esaltarne i ritratti, l’onore. L’affetto diAchille è lasciato solamente supporre.La caratteristica sulla quale si soffermacostantemente il Poeta, quando presen-ta un personaggio femminile, è la bel-lezza, che la rende simile a una dea; ladonna, egli scrive, deve curare il suoaspetto fisico e preoccuparsi del suoabbigliamento: sono queste le qualitàcon cui si conquista la fama gloriosa.Deve, inoltre, essere eccellente nei la-vori domestici e, soprattutto, deve ob-bedire. La donna greca, al contrario diquella spartana ,ad esempio, era sotto ilcontrollo ferreo prima del padre o delfratello e poi del marito; non potevauscire di casa se non in occasioni parti-colari.

La Briseide della lettera di Ovidionon appare poi così diversa da quellagreca. Infatti dichiara pateticamente ilsuo amore, ma anche la dipendenzapsicologica da Achille dimostrandosi,come le donne romane, che sebbenepiù libere di quelle greche, erano co-munque soggette alle volontà degli uo-mini.

La Briseide di Wolfgang Petersen, alcontrario del resto degli uomini, non sisottomette ai potentissimi Achille edAgamenone. Del primo lei è l’unica aconquistarne il cuore, è l’unica che puònon temerlo. Dalle grinfie del secondo silibera con le sue sole forze, riuscendoad ucciderlo. È una ragazza che, comedice Achille, in una delle più grandiguerre antiche gli portò la pace. Deter-minata, forte e coraggiosa è un esempioper tutte le donne di oggi, invita a com-battere contro le ingiustizie e le violen-ze, non con la forza fisica, ma con quel-la intellettuale e morale.

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te circostanze può sembrare poco, madi certo senza l’ONU persino quel pocosarebbe impossibile.”

Non si tira indietro nemmeno quandochiediamo ragguagli o opinioni su argo-menti come l’Iran, Israele o la Corea delNord, dandoci dimostrazione pratica diuna perfetta risposta diplomatica, moltochiara anche se politicamente comples-sa.

Quando l’incontro sta per finire, il sa-luto che ci rivolge è il migliore possibile.

“Spero di tornare presto, è stato unpiacere. Viva il Massimo!”

LLiivviiaa SSiiccllaarriiDDiipplloommaattaa 22001122,, IIIIII ccllaassssiiccoo BB

Negli ultimi quattro anni il progettoMUN (Model United Nations), gestitodagli studenti del liceo, ha accresciutomoltissimo l’interesse per le attività delleorganizzazioni internazionali, prima fratutte le Nazioni Unite, e per la diploma-zia in generale.

A tutti i partecipanti agli ultimi MUN ead alcune classi dei licei nella mattinatadel lunedì 21 maggio scorso ha fatto vi-sita l’ex alunno Staffan De Mistura (di-plomatico italiano) fermandosi per un in-contro di due ore.

“Mi trovo ad essere Sottosegretarioagli Esteri in questo momento, ma io so-no Staffan, terza A.” Ci ha detto, avvian-do uno scambio di domande e risposteamichevoli su temi, anche scottanti, del-l’attualità internazionale; ma anche sulperché ha intrapreso una carriera tantocomplessa e affascinante.

L’istruzione gesuita e la “Paraboladei Talenti” hanno messo un seme cheha fatto germinare un desiderio di aiuta-re gli altri che non sapeva bene comerealizzare.

Appena diplomato, andato a Cipro alseguito di un diplomatico amico del pa-dre, ha ricevuto la sua “chiamata” assi-stendo all’uccisione di un ragazzo daparte di un cecchino.

“Volevo fare qualcosa che avrebbereso, se non impossibile, davvero diffici-le questo genere di atrocità.”

Non essendo un amante della buro-crazia, il nostro “compagno” si è sem-pre offerto volontario per incarichi in ter-ritori difficili (Ex Iugoslavia, Laos e Af-ghanistan), e quando gli viene postauna domanda sull’efficacia dell’azionedelle Nazioni Unite la risposta è sempli-ce: “Quello che può essere fatto in cer-

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Visita al Planetario e al Museo Astronomico

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Subito, ci imbattiamo in uno straordi-nario sciame di corpi celesti rocciosi divarie forme e dimensioni. Si tratta di unafascia di asteroidi, la cosiddetta Fasciadi Kuiper, che racchiude in sé i misteridel nostro Sistema.

Ma addentrandoci nell’oscurità, al dilà degli asteroidi, possiamo scorgere unasfera di colore azzurro-blu. Si tratta del-l’ottavo ed ultimo pianeta del Sistema So-lare, Nettuno, signore dei mari. Tuttavia,non bisogna farsi ingannare dal suo no-me; Nettuno non presenta alcuna tracciadi acqua, bensì un’atmosfera di idrogenoe metano, che dona al pianeta la caratte-ristica colorazione. Sulla superficie di Net-tuno si stagliano, inoltre, delle sottili vena-ture, spesso aggregate a formare dellevere e proprie “macchie”; si tratta di ven-ti e di uragani che colpiscono il pianeta allivello dell’atmosfera, offrendo ad esso unaspetto singolare.

Come Nettuno anche Urano, settimopianeta del nostro Sistema, è avvolto daun’atmosfera composta in parte da me-tano e perciò presenta una colorazioneverde-azzurra; ma la caratteristica piùpeculiare di questo pianeta èl’inclinazione del suo asse di rotazione,praticamente parallelo al piano dell’orbi-

Un meraviglioso cielo stellato, in alto.Tra le miriadi di stelle si celano immagi-ni antiche, l’illusione di un mondo primi-tivo, impossibile, indimenticabile. Scor-rono le ore, i giorni, gli anni; scivola iltempo, a cavallo di una profonda infinitàdove leggi sconosciute dirigono il movi-mento degli astri, le relazioni tra le stel-le, fluttuanti su nuvole invisibili, in un’ in-solcabile oscurità.

E’ questa la magia del Planetario,che ci proietta in un universo intermina-bile, fatto di polveri argentee, di un vuo-to enigmatico, materia ed antimateria,l’ignoto che ci sfiora l’anima, trasportan-doci oltre ogni confine; in un tempo oltreil nostro tempo, un mondo oltre il nostromondo, la vita, oltre la nostra vita. Sischiuderanno nuovi orizzonti, che cipermetteranno di andare oltre il “finito”,di accettare ciò che è nuovo e ciò che èdiverso; ciò che (a parere nostro) è im-possibile.

Ma dopo questo sogno, è ora di tor-nare alla realtà, alla grandiosa, ma an-cora limitata, verità della scienza.

Inizia così un memorabile viaggioverso la nostra stella madre.

Eccoci. Piccoli, infinitamente piccoli,in una zona fredda e buia della nostra ga-lassia, la Via Lattea, una spirale di stelle incui ogni singola stella è posizionata se-condo una geometrica perfezione rispet-to ad un brillante nucleo centrale, una fu-sione di astri splendenti in lenta rotazione,a migliaia di anni luce da noi. Sì, il nostroSistema Solare non occupa che un “pun-tino” di uno dei bracci più esterni dellagalassia, il Braccio di Orione.

Ma non soffermiamoci sui dettagli;immergiamoci nel cosmo, finalmente,alla scoperta del Sistema Solare (spes-so chiudere gli occhi aiuta).

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do dei giganti gassosi, i pianeti gioviani,così distanti, per addentrarci in un mon-do più simile al nostro, che ci è proba-bilmente anche più semplice compren-dere, quello dei pianeti terrestri.

Attraversata una seconda fascia diasteroidi suddivisi in Greci e Troiani, in-contriamo Marte, dio della guerra, ed isuoi due “figli”, Deimos (terrore) e Pho-bos (paura). A causa del particolare co-lore rossastro della sua superficie, Mar-te è anche detto “Pianeta Rosso”. Maosservando meglio le sue rocce si puònotare che una parte di queste sono ne-re. Esse, infatti, contenendo una buonapercentuale di ferro, si sarebbero ossi-date nel tempo a contatto con l’acqua el’ossigeno in principio presenti sul pia-neta. Oggi sulla superficie di Marte nonsono rimaste tracce di ossigeno o di ac-qua per la sua debolissima forza di gra-vità, incapace di “trattenerle”.

Oltre Marte, dio guerriero, si trova unpianeta a noi molto familiare...

La Terra, terzo pianeta del SistemaSolare, che, a differenza di tutti gli altripianeti, ha una forza di gravità sufficien-te a “trattenere” dell’acqua (di cui ècomposta per i 2/3) e in cui, soprattuttosi sono verificate le condizioni necessa-rie per lo sviluppo della vita.

Osservando il cielo notturno dallaTerra, comunque, potremmo scorgereun oggetto particolarmente luminoso, lastella più brillante. Ma non si tratta affat-to di una stella. Questo corpo celeste èVenere, dea dell’amore e della bellezza.In principio, questo pianeta veniva con-

ta. Ciò significa che Urano non ruoterà“verticalmente”, come il resto dei piane-ti, piuttosto compirà una rotazione “inorizzontale” volgendo al Sole alternati-vamente i due poli.

Ma lasciandoci alle spalle questi duegiganti azzurri, proseguiremo nel nostromeraviglioso viaggio, e raggiungeremoforse il pianeta più suggestivo per chiosserva il cielo, il secondo gigante gas-soso, Saturno. Esso è caratterizzato daeleganti anelli concentrici che lo circon-dano, composti di polvere e frammentighiacciati di dimensioni variabili. Com-plessivamente il sistema di anelli supe-ra i 200 000 km di larghezza, donandoal pianeta un tocco di inimitabile unicità.

Avvicinandoci sempre più alla nostrastella madre, incontreremo, finalmente, ilpiù imponente dei pianeti, sovrano dellasfera celeste, Giove. Come il suo nomelascia presagire, si tratta del pianeta piùgrande del Sistema Solare, con un volu-me circa 1000 volte maggiore di quelloterrestre (nonostante la sua densità siamolto inferiore). Molto evidenti sono lestriature colorate presenti sulla superficiedel pianeta parallele all’equatore. Essesono probabilmente dovute al movimentodei gas prodotto dalla rapidissima rota-zione del pianeta (circa nove ore). Mal’elemento caratterizzante del pianeta è la“Grande Macchia Rossa”, un enormeuragano (con raggio pari a quello terre-stre) formatosi negli strati più superficialidell’atmosfera, con il risultato di rendereGiove splendente, degno di essere chia-mato re del Sistema Solare.

Ma è tempo di abbandonare il mon-

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Ciò avviene per un semplice motivo:Mercurio (come anche la Luna) non haun’atmosfera in grado di bloccare i me-teoriti; la Terra, infatti, è continuamentecolpita da meteoriti, ma la sua atmosfe-ra ci protegge, impedendo che essi ri-escano a superarla (i meteoriti, infattivengono disintegrati durante l’impattocon l’atmosfera terrestre).

Ed è qui che il nostro viaggio si con-clude, giungendo alla nostra stella, la no-stra stella madre, il Sole. La nostra è unastella gialla di medie dimensioni nata cir-ca 5 miliardi di anni fa. Essa è suddivisainternamente in vari gusci concentrici. Lasua superficie è particolarmente variega-ta; non appare affatto liscia ma presentadei brillantementi (violente esplosioni dienergia), delle protuberanze (colonne digas che possono addirittura raggiungerei 40000 chilometri), dei granuli, e le co-siddette “macchie solari”, aree della foto-sfera (superficie solare) che appaiono piùscure in quanto più fredde.

Ma prima o poi, anche la nostra stellasi “spegnerà”, non rimarrà più nulla di noi,solo il nostro passato, non una memoria,non un ricordo; solo una scia, che prestosi spegnerà, seguendoci, svanirà. Intan-to, comunque, apriamo gli occhi...

Godiamoci questo magnifico spetta-colo celeste.

FFrraanncceessccaa PPaaggaannoo,, II sscciieennttiiffiiccoo AA

siderato gemello della Terra, in quantofortemente simile ad essa in dimensionie composizione. Ma la vicinanza di Ve-nere rispetto al Sole ha fatto sì che mol-to presto tutta l’acqua su di esso conte-nuta evaporasse, rimanendo sospesanell‘atmosfera, un’atmosfera “pesante”e carica di CO2 . Ed è proprio per que-sto che oggi Venere è affetto da un for-tissimo effetto serra, che lo rende unpianeta estremamente caldo (circa500°C durante il dì e la notte).

Primo pianeta del Sistema Solare(ma praticamente l’ultima delle nostretappe) è Mercurio, messaggero deglidei. La superficie di Mercurio è partico-larmente affascinante, in quanto moltosimile ad un altro corpo celeste a noi fa-miliare, la Luna. Esso infatti, analoga-mente al nostro satellite, presente nu-merosi crateri da impatto di meteoriti(piccoli corpi celesti rocciosi erranti).

Le rive del Tevere, almeno passatoponte Marconi e fino ad Ostia antica,appaiono ancora verdi e lussureggiantie fanno da contrasto all’acqua torbidadel fiume che scorre veloce.

La gita in battello che il 20 Aprile si èdiretta ad Ostia Antica ha consentito ai

partecipanti (è il caso di dirlo!) di im-mergersi in un’atmosfera lontana: forseil panorama non era molto dissimile daquello che si offriva, nell’antica Roma,alle navi che, lasciato il porto di Ostia, ri-salivano il fiume verso Testaccio o Ri-petta per scaricare le merci!

Un passato che è molto presente

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merosi abitanti. Una insula conservatasiquasi miracolosamente intatta, evocanuovamente la suggestione di una civiltàche, con i mezzi del tempo, aveva fattogià tantissima strada confermando che lavera novità per l’umanità, fu solo molti se-coli dopo la scoperta del petrolio.

Il segno di questa civiltà avanzata siriscopre, ancora una volta, nei luoghisimbolici della vita romana e cioè il ca-pitolium, le terme, il teatro bellissimo,dall’acustica perfetta, utilizzato ancoraoggi per gli spettacoli estivi (esempiostraordinario di opera pubblica utile atutte le generazioni).

Questo “bagno” nel tempo si è con-cluso poco prima dell’imbrunire e gli stu-denti, dopo aver salutato le professoresseSantinelli e Mercinelli ed il professor Stan-cato, hanno fatto ritorno a casa ridendo escherzando, ma meditando anche, o an-cora una volta, sulla straordinaria moder-nità delle proprie antiche radici.

FFeeddeerriiccaa CCoorrbboo,, II ccllaassssiiccoo AA

Il comandate dell’imbarcazione, unvero “romano de Roma” ha suscitato lacuriosità generale, ed anche la simpa-tia, raccontando, con aneddoti e storiel-le, le vicende del fiume, dei suoi attrac-chi, dei tanti che in epoche remote vihanno vissuto navigandovi e trasfor-mandolo nella più importante via di co-municazione e commercio dell’Urbe.

Ma Ostia, nei tempi che furono, nonera un semplice molo con qualche ma-gazzino, bensì una vera e proprio città:d’altra parte, come ha narrato la guida,si trattò della prima colonia di Roma, lacui edificazione ebbe inizio al tempo diAnco Marzio.

Vi vivevano molte persone il cui lavo-ro era necessario per la Città più a mon-te. Oggi le strade sono percorse dai tu-risti, ma l’abile guida è in grado di su-scitare rapidamente la suggestione diuna vita brulicante.

A parte i forni cha lavoravano alacre-mente, producendo il pane destinato allemense locali (e non solo), ciò che soprat-tutto incuriosisce è la visita agli ampi lo-cali destinati alla popina, e cioè al “fast-food” dell’antichità! Lunghi banconi inmarmo dove appoggiarsi per consumerele pietanze scelte da un menù dipinto sul-le pareti: meglio di un Mc Donald… vistoche la dieta era mediterranea.

Per consumare, però, è necessarioavere le debite risorse: ecco allora il forodella cittadina dove si scambiavano nonsolo le opinioni ma anche le merci e, in-torno, i caseggiati che ospitavano i nu-

Navigazione del Tevere.

Sbarco ad Ostia Antica.

Scalinata del Capitolium di Ostia Antica.

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Ogni studente ha una storia persona-le, un cammino interiore, oggi vogliamoprendere in considerazione tre ragazziche frequentano l’ultimo anno del liceoclassico. Il famoso anno della maturità! Ilpiù facile per molti studenti, quello più dif-ficile per altri. Scopriamo cosa ne pensa-no al riguardo e quali sono le loro aspet-tative per questo nuovo ultimo anno!

Sono Maria Chiara Garasto e fre-quento l’Istituto Massimo dalle medie.

Gli anni delle medie sono stati parti-colarmente tranquilli e spensierati. Unavolta finiti, ricordo che la scelta del liceoclassico è stata immediata.

Il liceo era la realizzazione della miaindipendenza, ero eccitata all’idea diconoscere nuove persone e nuovi pro-fessori, di cambiare totalmente il miomodo di studiare, di potermi gestire dasola.

Ora eccomi qua, non mi sembra ve-ro che siano passati quattro anni, pienidi compiti in classe, interrogazioni, diffi-coltà ma anche pieni di divertimento,gioie e tante risate.

La mia classe è cambiata, alcuni sene sono andati, altri invece sono arriva-ti, si è evoluta e ancora è in evoluzione.Ognuno di noi in questi quattro anni ècresciuto, sia mentalmente che fisica-mente e per me è stato bellissimo farparte di questa crescita. Finalmente sia-mo giunti alla fine del nostro percorso,siamo all’ultimo anno del liceo!

Un anno particolare perché si senteil desiderio di diventare grandi, di entra-re nel mondo degli adulti ma sotto certiaspetti non si vuole lasciare il luogo incui si è stati protetti per anni. Un annoche sarà diverso dagli altri, sarà quellopiù significativo, quello in cui ognuno dinoi dovrà decidere cosa vuole fare nellavita. Infine ammettiamolo è l’anno dell’e-same di stato!

Non nego di avere una paura nerasolo al pensiero di sostenere un esame!Quello che mi auguro per quest’anno èdi passare momenti unici con la miaclasse, di arrivare tutti insieme all’esamee di godermi ogni istante di quest’ultimoanno! Ora al quinto anno ci stiamo spin-gendo oltre e una volta passato l’esamespiccheremo il volo e ognuno di noiprenderà una direzione per la proprio vi-ta!

MMaarriiaa CChhiiaarraa GGaarraassttoo,, IIIIII ccllaassssiiccoo AA

Tutti questi nostri ragionamenti si an-nullano o si sospendono se pensiamoche il nostro anno di maturità coincidecon la fine del mondo profetizzata daimisteriosi Maya! Superato l’ostacolo del21 Dicembre, la proiezione al grandetest sembra essere addirittura meno in-fausta e apocalittica di come le leggen-de studentesche ci hanno tramandatosino ad ora.

Il vantaggio in questa situazione èche la nostra squadra é ben preparata emotivata, forgiata dagli slalom umani,emotivi e didattici che in questi ultimianni ci hanno aiutato a crescere.

In questo percorso io, Camilla Riga-no, ho sicuramente sviluppato la con-sapevolezza delle mie capacità. Hoacquisito nel tempo un’abilità nella“mimica facciale” che mi ha aiutato atrasmettere agli insegnanti quel tuonodi emozioni che quotidianamente vivonella mia vita di classe. Il ruolo di rap-presentante poi mi ha offertol’opportunità di mettere alla prova lemie attitudini di leader, scoprendo allafine dell’anno di aver saputo gestire emediare i rapporti all’interno della miaclasse, formata da forti individualitàpositive e in evoluzione.

L’anno della maturità

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ta”, dato che i panini col wrustel restanoancora un privilegio per i centometristidella mensa, di fonte al bancone già alle2:45. Non è certo una novità.. Sempre dicorsa fra le classi, pubblicizzando qual-che attività o cercando di ritrovare il regi-stro rimasto inevitabilmente al piano disotto, di sopra o, in casi estremi, giù in pa-lestra. Su e giù e ancora su e poi di nuo-vo giù per i corridoi e le aule di questascuola. Ecco dunque che gli ambientidell’edificio scolastico, cinque anni fa ste-rili e sconosciuti, diventano significativiperché al loro interno vi si trovano ora fac-ce conosciute, memorie di scherzi e con-versazioni, ma soprattutto minuti, ore egiornate del nostro tempo che lì sono tra-scorsi. Ma ecco che vengo già meno alproposito di non annoiarvi con banalità: ecosa c’è di più banale del futuro –con tut-ta calma, mancano ancora ben nove me-si!- maturando parla dei 5 anni che am-morba la gioventù con i suoi ricordi dapresunto veterano della scuola? Ma forsesarebbe ancora più giusto chiedersi co-me potrebbe non fermarsi a tirare i contidella sua esperienza, di non ringraziaretutti i compagni di classe che lo hannoaccompagnato, tutti i professori che lohanno fatto crescere e le mura di questascuola che lo hanno accolto/detenuto pertutto questo tempo? E in questo caso nonsi tratta di un ringraziamento formale, unpo’ dovuto all’educazione, un po’ alla in-cipiente nostalgia, ma di un ringrazia-mento sincero a tutte queste personeche mi hanno accompagnato, e che sonocostretto ad ammettere, sono state real-mente fantastiche...lo so che non è moltooriginale come aggettivo ma rende l’idea.

GGuugglliieellmmoo RReezzzzaa,, IIIIII ccllaassssiiccoo AA

L’esperienza interpersonale con ogniinsegnante che ho conosciuto é diven-tata poi la scoperta di una relazione chenon é solo quella gerarchica tra alunnoe docente, ma con un adulto che ti dà fi-ducia e prova a sollecitarti e a spronarticon i suoi strumenti al ben fare.

Le preoccupazioni in previsione dell’e-same di Stato sono soprattutto di tipoemotivo e spero che il mio inconscio midia un grande aiuto nel supportare quellavoro che so di aver svolto durante que-sti anni. Non é una favola, é una realtà fat-ta anche di pianti, nottatacce, paure, perritrovarmi però serena e appagata dallapreziosa esperienza vissuta al liceo. Giàda tempo sto cercando di immaginarequale potrebbe essere la mia strada nel-l’Università; al momento però i tantissimistimoli, i laboratori, gli open day, mi hannodato l’opportunità di venire a conoscenzadi tante proposte, che sto ancora valutan-do. Aspetto ispirazioni dal fantastico viag-gio in Cina che intraprenderemo presto!

In ogni caso, sento dentro di me laforte sensazione che sia io che i mieicompagni arriveremo a questa sfidapronti e capaci di mettere a frutto il no-stro percorso scolastico al meglio dellenostre possibilità!

CCaammiillllaa RRiiggaannoo,, IIIIII ccllaassssiiccoo AA

È il primo vero, scioccante lunedì del-l’anno scolastico 2012-2013 e a 40 minu-ti dal termine massimo per la consegna diquesto articolo sto cercando di mettereassieme un po’ di considerazioni che aun lettore medio non sembrino troppo ba-nali e scontate. Tempi stretti, sala di infor-matica, lattina di Fanta e pizza “cartona-

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Ex alunniEx alunni

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1. La comunicazione dell’AssociazioneEx Alunni

Cari amici,con profonda tristezza vorrei infor-

marvi che Il Padre Pietro Millefiorini SI ètornato oggi alla casa del Padre.

In questo giorno vogliamo ricordarlocon infinito affetto e profonda gratitudi-ne, tornando con la memoria, tra i tantiricordi, alla serata del Premio Massimodel 2006, rileggendo le parole della mo-tivazione del Premio.

I funerali si svolgeranno domani 4maggio alle ore 15 presso la cappelladell’Istituto Massimo.

PPaaoolloo GGaauuddeennzziiPresidente Associazione Ex Alunni

del Massimo

“Né morte né vita, né angeli né prin-cipati, né presente né avvenire, né po-tenze, né altezza, né profondità, né al-cuna altra creatura potrà mai separarcidall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostroSignore.” Romani 8, 38-39.

Motivazione del Premio Massimo 2006 apadre Pietro Millefiorini S.I.

Pietro Millefiorini nasce a Roma nel1925, figlio di un ex alunno del Massi-mo, frequenta il liceo Visconti (nei localidel vecchio Collegio Romano) e fre-quenta l’Università di Roma, laureando-si in lettere con i professori Ghisalberghie Chabod. Entrato nella Compagnia diGesù, studia alla Università Gregorianadove consegue le lauree in filosofia eteologia. Lavora per 50 anni negli Istitu-ti della Compagnia di Cesena, Livorno e

quindi al Massimo dove si ferma per 24anni, tre al Massimo alle Terme e 21 alMassimo all’Eur, con incarichi di profes-sore, preside e Rettore. Trasferito a Ge-nova insegna presso l’Istituto Areccoper 19 anni e per 21 anni è docente diStoria della Chiesa nella Facoltà teologi-ca dell’Italia Settentrionale. Attualmenteè superiore della residenza del Gesù diGenova.

Professore impareggiabile di italiano estoria, Pietro Millefiorini assume il ruolo diRettore nel 1968, negli anni difficili segna-ti dalla contestazione giovanile, che toccaanche il ruolo e le funzioni della scuolacattolica e del Massimo. Attento osserva-tore dei segni dei tempi, li sa interpretaresviluppando nella scuola intelligenti inno-vazioni e mantenendo d’altra parte un ri-gore attento alla qualità degli studi. Favo-risce una propensione al dialogo, ancheattraverso la rivista dell’Istituto, ma rimaneancorato ad una forte identità. Un ap-proccio questo che costituisce un inse-gnamento anche per i tempi altrettantodifficili di oggi, dove identità ed aperturaal dialogo possono costituire un impor-tante elemento di sintesi per le coscienzecristiane. Come docente e come presidesi mostra sempre assai esigente con glistudenti, testimoniando così non solo lanecessità di un rigore metodologico tipi-co di tutte le più rilevanti istituzioni educa-tive, e tra esse in particolare quelle dellatradizione gesuitica, ma anche la grandestima che nutre per i giovani e la fiducianelle loro future potenzialità. Sotto la gui-da di Pietro Millefiorini, per molti anni pre-side delle scuole medie e dei due licei, ilMassimo mantiene un ruolo di prestigio edi testimonianza di presenza cristiananella città e nelle sue scuole ed diventapunto di riferimento di tutte le scuole ita-

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Gli Ex Alunni per P. PietroMillefiorini S.I.

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scuole non statali alle prime elezioni deidistretti scolastici nel dicembre 1977. Ericordo con immensa emozione quandofosti chiamato tu a parlare, per tutti noidavanti a Paolo Sesto, mi pare un 25 difebbraio del 1977, con un discorso tuoal quale detti anche un mio minimo con-tributo. Lì ci aveva accompagnato pa-dre Pietro Millefiorini, che, pure se nonpoteva dircelo, ci voleva un mare di be-ne. Io, per entrare al Massimo da Torva-janica, fui raccomandato dalla presidedella scuola Pestalozzi. Lei mi apprez-zava e mi voleva bene, lui mi ha volutoaltrettanto bene e ti dico pure che conlui ebbi pure due scontri molto duri neiquali, comunque, il rapporto fu semprealla pari. Porca miseria, quando capita,oggi? e con chi?

lluuiiggii

ANDREA IARDELLA

Domani, 5 Maggio, presso l’istitutoMassimo di Roma, sarà celebrato il fu-nerale di padre Pietro Millefiorini S.J.(classe1925). Un sacerdote che fu, perpiù generazioni, maestro qualificato,colto e saggio. Io lo conobbi, quandoliceale, frequentavo l’IstitutoS.Francesco Saverio di Livorno. Mentrelui insegnava alla scuola Media, duran-te il suo “scolasticato” nella Compa-gnia di Gesù. Poi lo rividi quando fu ret-tore del’Istituto Massimo di Roma, neglianni che mio figlio frequentava in quel-la scuola. Poi ebbi occasione di incon-trarlo, a Genova, quando benedì lenozze di mio figlio, che si era fidanzatoin quella città. Quindi lo incontrai altrevolte, condividendo la sua sofferenzanel dover chiudere, come Padre Retto-re, lo storico istituto Arecco, passato, inpochi anni, da 1800 a 600 alunni. Libe-ro dall’impegno scolastico fu assisten-te della Congregazione Mariana, pres-so la chiesa del Gesù di Piazza de Fer-rari, celebrandovi la Messa domenica-le. Infine passò i suoi ultimi anni, a Ro-ma, presso l’istituto Massimo al’Eur, de-

liane di ispirazione cristiana. Poi PietroMillefiorini affronta al Massimo ancorapassaggi difficili, gli anni delle brigaterosse e del sequestro dell’onorevole Mo-ro, nei quali come educatore e come sa-cerdote gesuita assolve sempre con co-raggio e personalità al suo ruolo, coglien-do le sfide poste alla sua coscienza di cri-stiano e di religioso. A questa ultima di-mensione vuole oggi particolarmente rife-rirsi l’Associazione Ex Alunni del Massimonel conferimento del suo Premio. InfattiPietro Millefiorini è una grande figura direligioso gesuita e come tale, simile inquesto a tanti altri suoi compagni, non ciha mai fatto mancare, in tanti momenti dif-ficili ed in occasioni felici della vita, la ric-chezza della presenza viva del Signoredel quale è stato per noi un testimone au-tentico.

2. Alcune delle email giunte all’associa-zione ex alunni

LUIGI TORRETI

Grazie paolo, una grande perditache non esiste perché un pezzetto di lui,dentro ciascuno di noi, continuerà a vi-vere quando saremo severi con amore equando riusciremo a dare un piccolo in-segnamento non a parole ma conl’esempio.

E’ grazie a padre Pietro che ci ha la-sciato infinitamente più ricchi, anche sea scuola scherzavamo sul suo cognomeabbreviandolo, cosa di cui ci rendiamoconto oggi che abbiamo l’età che avevalui quando noi facevamo il liceo.

un abbraccio

lluuiiggii

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scusa paolo,ma mi sovviene un pensiero su

quando padre Millefiorini mi fece nomi-nare (unico minorenne del distretto!!!)rappresentante degli studenti delle

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dicandosi alla associazione Ex Alunni(composta, fra gi altri, da Draghi,Ciampi, Montezemolo, De Gennaro, DeRit, Abete,ecc..) e all’aggiornamentodelle scuole dei Padri Gesuiti secondoil “Piano educativo” da lui elaborato.

MARCO MINGOLI

Dio solo sa se avrei voluto esserepresente all’ultimo saluto a Milly!

Questo soprannome non ha mai lesonè la sua immagine nè il rispetto che tut-ti gli portavamo ma testimonia la neces-sità di tutti noi di voler esprimere il biso-gno da parte nostra di quella confiden-za e familiarità impossibile in quel mo-mento proprio per il suo ruolo.

Mio mito, al quale sono legato, nono-stante anni di lontananza e di assenzadi contatti, da profondo affetto, quelloche nasce dalla condivisione di mo-menti importanti della crescita di un uo-mo.

Il suo pensiero,il suo atteggiamentonei confronti della vita, della sua profes-sione e della sua fede hannno segnatoanni importanti della mia vita, spesso inmaniera conflittuale per la diversità dietà e ruolo, ma la sua figura ed i suoi va-lori sono stati e sono presenti in modoindelebile non solo nella mia mente maanche nel mio cuore.

Da quando, poco prima della maturi-tà del ‘72, nel corso di una feroce arrab-biatura mise in dubbio la mia maturitàall’Istituto Massimo a causa di miei com-portamenti, diciamo da 0 in condotta,alle sue parole di complimento per ilraggiungimento della laurea e a quelledi conforto in occasione della perditadel mio papà, la sua vicinanza non mi èmai venuta meno negli anni e, nel mo-mento in cui ebbi la fortuna di incontrar-lo ancora dopo gli anni del liceo, misembrò che il nostro rapporto non fossemai stato più personale, familiare e pro-fondo.

Spero che possiate in mia assenzaleggere queste parole per ricordarlo per

me durante l’arrivederci con il quale tut-ti insieme lo saluteremo, per salutare an-che una parte della nostra vita che è piùvuota senza di lui: lui queste parole leha lette mentre le scrivevo e !

Egli anche da lassù non ci abbando-nerà mai così come non lo abbandone-ranno le mie preghiere almeno finchenon potrò incontralo nuovamente nellacasa del Signore.

MMaarrccoo MMiinnggoollii55°° lliicc.. sscciieennttiiffiiccoo ““BB””

MMaattuurriittàà 11997722

3. Alcuni commenti sulla pagina face-book Exalmassimo

STEFANO IARDELLA

E’ ancora vivo in me il ricordo deglianni che ha trascorso qui a Genova. Milega a lui, tra l’altro, il fatto che avesseconcelebrato il mio matrimonio nel feb-braio del 1996 alla presenza di tantiamici della maturità dell’83 e della cvxche si unirono a mia moglie ed a me inquella lieta giornata.

LUCILLA POMPILI

Un grande uomo con un grande cuo-re,e lo sguardo volto sempre al futu-ro!!!!!!

ANTONELLA FAGIOLO

Quanti ricordi...quanto timore incon-trarlo nei corridoi o quando ci veniva aconsegnare le pagelle in classe com-mentando i voti e gli eventuali fiorelli-ni...quanta tristezza!!! Ho un bellissimoricordo di lui, sono stata fortunata ad in-contrarlo lungo la mia strada , mi ha ac-compagnato per 5 anni duri ma bellissi-mi.....

ANGELO NOVELLINO

Una personalità davvero notevole..Milly.. come usavamo chiamarlo scher-zosamente. Riposi in pace !

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GIACOMO MENNUNI

Per la nuova generazione, alla qualeappartengo, Padre Millefiorini deve si-curamente rappresentare fonte di ispira-zione! Un caro saluto a tutti

CINZIA MOLLINARI

Ciao, Padre Milly

SILVIO GIORDANI

Un grande professore di Italiano chemi ha fatto amare Dante e mi ha dato glistrumenti per conoscere la grandezzadei poeti....

PAOLO CANTARUTTI �....un grande esempio per tutti .....

MARIO ROSATI

Mi ha insegnato a pretendere da mestesso, e a guardare le cose da tutte leangolazioni. Credo che niente possa va-lere altrettanto.

FEDERICO RICCI

Lo ricordo con “nostalgia” sia a Ce-sena che al Massimo. Un “premio” vera-mente meritato. Congratulazioni.

LEONARDO ARGENTIERI

...“mai accontentarsi” era il suo mot-to quando ci consegnava le pagel-le...non ce lo dimenticheremo.

ETTORE FRANCO

Lo ricorderò sempre con grande af-fetto e gratitudine

PAOLA VIGNOLI

Caro Massimo, se hai occasionepuoi inviarmi il suo pensiero della scor-sa settimana? Vorrei rileggerlo

GIORGIO CAPUANI

Una persona importante nella mia vi-ta, che ha lasciato un segno.

SEBASTIANO CILIO

Mi dispiace da morire....conservoancora la lettera che mi scrisse per con-gratularsi della mia maturità citando laparabola dei talenti (1973)

MARIO DOTTO

Avevo parlato con il p. Millefiorini qual-che giorno prima dello scatenarsi dell’in-verno di febbraio eppoi , avendo presoaccordo di andarlo a visitare a via dei Pe-nitenzieri con degli amici, sia per il temposia per acciacchi e impegni vari, la cosae’ passata cosi’. Aveva una voce flebile aun morale piuttosto depresso..

PATRIZIA BARUCCO

Cari Ex Alunni del Massimo, forse sa-prete che Padre Millefiorini ci ha lascia-ti. Domani venerdì 4 maggio, alle 15:00presso la cappella dell’Istituto Massimoall’EUR si svolgeranno i funerali. GrazieSissi, per averci dato questa triste noti-zia e per permettere a chi può di fare unultimo saluto al caro Professore e Presi-de.

NICOLA ADRAGNA

Muta, percossa, attonita la terra alnunzio sta... Oggi non è ancora il 5 Mag-gio, ma Pietro Millefiorini se ne è andato esono certo che chiunque lo abbia cono-sciuto, al sentire la notizia, si è fermato. Apensare, a ricordare. Una figura esile cheracchiudeva un gigante, un uomo severoe rigoroso ma aperto, di enorme cultura,modernamente tradizionale, tagliente co-me gli spigoli del suo viso, ma giusto ecorretto, uno che non guardava mai solol’immagine, andava sempre ben al di là.Insomma un uomo intelligente. E per tuttinoi “Massimini”, volenti o nolenti, un pun-to di riferimento incancellabile. Buon rien-tro...

MARCO LUCCHETTI

Una delle poche persone giuste e in-tellettualmente oneste che abbia mai in-contrato nella mia vita.

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CARLO MANNI

Se ne è andato “Il Gesuita” per anto-nomasia, ma anche una grande perso-na a livello umano. Possa riposare in pa-ce.

GIORGIO ROSA

Te ne sei andato caro Pietro “nemi-co” di mille battaglie negli anni 70..em-blema della disciplina da abbattere pernoi studenti ribelli di quegli anni..ma inrealta’ uomo grandissimo di una culturaenorme che riuscivi a far sgorgare nelletue mitiche lezioni di storia..ti abbiamocombattuto perché rappresentavi unsimbolo..ma oggi, dopo tanto tempo de-vo dirti..che e’ stato un onore ed un pia-cere avere un “nemico” come te..faibuon viaggio..

MICHELANGELO GUZZARDI

� ...uno dei tanti doni ricevuti nellaprima fase della mia vita. Un Maestro,un Testimone, un punto di riferimentofondamentale nella formazione dellamia personalità e della mia visione cri-stiana e sociale della vita. Che il Signo-re lo accolga con la riconoscenza perquanto bene ha seminato in questomondo !

CARLO MOAURO

Millefiorini entra in classe per conse-gnare le pagelle, pre la prima ed unicavolta ho 10 in condotta, mi chiama vadogongolante mi consegna la pagella miguarda e mi dice PUOI FARE MEGLIO!!!

Custodisco con gelosia la lettera chemi inviò per il mio matrimonio piena digioia e di elogi per la nuova famiglia chesi andava a formare. Ti sia lieve la vitagrande Milli!

STEFANO TONELLI

Strana la vita: eravamo terrorizzatiquando ci dicevano “attento che ti spedi-sco da Millefiorini”... e pensare che da og-gi in poi ci mancherà tantissimo!!BRUNO BRANCATI

Ancora ricordo la volta che mi riman-dò in classe invitandomi a non dimetter-mi da rappresentante di classe. Cosìcome in 3° scientifico quando in consi-glio di istituto mi salvò dall’ essere ri-mandato in latino come avrebbe volutoTersilio Del Frate. Grandissimo maestrodi vita. Tra i pochissimi degni di esserericordato ed onorato nella mia vita. Perfinire 3 anni fa durante la presentazionedel suo libro all’ auditorium ci invitava amettere in discussione critica anche i“magistri”. Quanto lontano dall’attualeappiattimento delle coscienze il suo in-segnamento! Solo il Signore sa quantomi dispiaccia oggi non essere a Roma.

ELISABETTA BELLOMI

Quante volte, per quanti anni, abbia-mo sentito la sua voce tramitel’altoparlante in classe, lo abbiamo incon-trato, non senza un sussulto, nei corridoidel Massimo, camminava a passo svelto,le braccia dietro la schiena, il viso affilato,l’espressione seria, abbiamo ricevuto pa-gellini e pagelle con il commento che va-leva più dei voti e ti segnava per tutto il tri-mestre

Mi chiedo quante responsabilità hadovuto sostenere, quante decisioni diffici-li ha dovuto prendere (compresol’annullamento della nostra gita scolasticain terza liceo, no Massimo?), a quanti suc-cessi e a quante sconfitte ha assistito .....E’ stato il Preside di quasi tutta la mia vi-ta scolastica e tutto sommato ancoraaspetto che l’altoparlante lo introducagracchiando “...parla il Padre Preside...”.

ALESSANDRA GRAMICCIA

Io lo ho avuto solo per pochi anni,ma ricordo tutte le stesse cose e sensa-zioni. Eppure era rigido, ma anche mol-to sensibile e lo ricordo con affetto.

MASSIMO FRANCESCO DOTTO

l’annullamento della nostra gita sco-lastica in terza liceo ...

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GIORGIO ALESSANDRINI

Dal suo comportamento abbiamoimparato tanto: ad essere esigenti e po-co indulgenti con noi stessi, il senso deldovere, la soddisfazione del lavoro fattobene, l’appartenenza ad una comunitàche condivide valori e principi.

SERGIO RUBICHI

...e dietro quel ‘viso affilato’ – a volteanche burbero – la benevolenza (chemagari si faceva fatica a leggere) e lacura attenta per i suoi studenti.

NICOLA GENNAIOLI

Io venivo dalle medie pubbliche, edin primo andavo un disastro; stavo li liper essere “segato”. ... Mi manda achiamare, assieme a mio padre. Li, nelsuo famoso ufficio da tremare i polsi, in-vece comincia a farmi un pò di doman-de tranquillo, e finisce che si chiacchie-ra di cose che con la scuola neanchec’entravano niente. Alla fine sembra cheio gli rimanga simpatico o che abbia vi-sto in me qualcosa, e mi fa: “facciamocosì gennaioli, quest’estate ti porti lati-no, intanto concentrati sul resto”. E cosìè andata ( era febbraio)... Grande Presi-de!

GIANNI MENNUNI

Grande mente e uomo intelligentissi-mo. non ho un buon ricordo dell’uomo-uomo, ma grande rispetto, sì.

ANDREA MOSCETTI

La vera introduzione vera da parte diRodolfo o Gizzi era: ”Silenzio...parla ilPadre Preside”

STEFANO IARDELLA

Questa sera alla messa conclusivaDell anno di catechismo di mio figlio Lu-ca che riceverà il sacramento dellaConfermazione la prossima domenica ,mi sono idealmente unito a voi nella pre-ghiera in memoria del caro padre Mille-fiorini. Di lui al di là del ricor-

do”istituzionale “ degli anni del Massimoè per me in questo momento struggen-te il ricordo di alcuni nostri incontri qui aGenova ove vivo e ho avuto il “ dono” diessere da lui unito in matrimonio

PAOLA MANFRONI

Ecco dov’è la grandezza di que-st’uomo: cara Marinella, durante i fune-rali, ieri, nella cappella del Massimo, haidetto la cosa essenziale: il rispetto delladifferenza. L’insegnamento più grande,quello implicito perchè mai verbalizzato.

Sembrava un uomo “d’ordine”, maera il deus ex machina di quel meltingpot di culture che fu il Massimo negli an-ni 70. Dai pre-conciliari ai post-concilia-ri ai teologi della liberazione ai barrica-deri ai missionari. Da quelli che ti face-vano fare 10 temi all’anno sull’antico te-stamento, a quelli che sceglievano ErichFromm come libro di testo di religione.La storia studiata sul Villari, sottolineatocriticamente a ogni interpretazione mar-xista, ma rispettato. E una professores-sa che chiama a raccolta le alunne diterza media per un incontro sulla ses-sualità e la contraccezione.

Poi, la più grande delle provocazioniliberali: il rispetto per gli studenti. Ci sia-mo sentiti rispettati, abbiamo sperimen-tato la giustizia e il primato dell’eccel-lenza su ogni altro criterio nella carrierascolastica. Ci ha ritenuti competenti an-che a 15 anni, mandandoci a fare assi-stenza negli ospedali, tra i terremotatidell’Irpinia, tra i ragazzi dei quartieri dif-ficili di Roma, tra gli immigrati degliAstalli, tra i ragazzi difficili del ForteOstiense.

Padre Millefiorini ci ha segnato, ren-dendoci la vita un po’ più difficile, atti-vando una voce interiore che ci richia-ma a non “viver come bruti, ma a seguirvirtute e canoscenza.”

GIANNI CORRADO

Anche prima era così. Parlo degli an-ni 60. Gli anni della contestazione gio-vanile. Anni complicati. Al Massimo, se

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ne discuteva senza pregiudizi. El’impegno verso il sociale, era costante:alluvione di Firenze, i ragazzi “difficili” diborgata (ci andavamo con Padre Maf-feo). Padre Millefiorini ha segnato unastagione che ci ha fatto capire come vaguardato il mondo.

MARIO DOTTO

Brava Paola e bravo Gianni, i vostrigiudizi sono appropriati e riportano deifatti concreti!

PAOLA MANFRONI

grazie prof, bisogna aspettare qual-che anno, ma alla fine gli studenti capi-scono.

OLIVIERO ARMEZZANI

Io ricordo le lezioni pomeridiane dieducazione sessuale con il prof Mo-scardin in sala Ciccolini ed era il1970!!!!!!

GIANNI CORRADO

Grazie prof Mario Dotto. Era un Mas-simo straordinario, aperto a tutto, incre-dibilmente anni luce in anticipo nei tem-pi...in un’Italia molto chiusa e bacchet-tona negli anni 60, non è un caso che sisiano formate nel nostro Istituto (che noivivevamo come una seconda casa) per-sone non comuni di idee anche moltodiverse (Mario Draghi, Giorgio BarberioCorsetti, Gianni Di Gennaro....). Era unMassimo, dove c’era il prof. Caffè che ciinvitava a casa sua, ci offriva pizzette ecoca cola e poi approfondiva argomen-ti non svolti in classe.......Mi piace pen-sare che padre Millefiorini ora sia insie-me a padre Rozzi e a padre Taggi,e checi diano tutti e tre tanto, tanto corag-gio......

MARIO DOTTO

si perche’ dopo avere affrontato lascuola, bisogna affrontare la vita e i vsinsegnanti, me incluso, modestamente,ci hanno pensato a questo.

GIANNI CORRADO

ci avete insegnato a pretendere ilmassimo da noi stessi per un ideale,l’onestà intellettuale e una straordinariaapertura mentale: avessi trovato questecaratteristiche nei miei colleghi universi-tari (nel so called academic world)l’Università sarebbe diversa, molto di-versa........

Hai proprio ragione Paola Manfroni,“bisogna aspettare qualche anno”. Bi-sogna lasciare sedimentare nel tempo.Solo col tempo capisci da dove vienequel tuo modo di affrontare la vita, di sa-per ascoltare gli altri, di lottare per il tuoideale.....

ALBERTO DI SEGNI

Quanti ricordi su padre Millefiorini: dal-la terza elementare all’ultimo anno di Li-ceo, veniva sempre a leggerci le pagelleogni 3 mesi, e il trimestre successivo do-veva essere sempre e comunque “il tri-mestre del progresso”; al triennio ci inse-gnava storia, ma ci citava a memoria ipoeti minori del trecento; delle guerre nonci raccontava le battaglie, ma ci facevasedere con i governanti al tavolo della pa-ce, per discutere sulle decisioni lì prese,sulla mancanza di attenzione ai diritti deipopoli; la cacciata dei Gesuiti implicavacomunque il rispetto del voto di obbe-dienza al Papa, anche se si era alla vigi-lia della conversione dell’imperatore dellaCina; la controriforma che c’era stata an-che prima della riforma; etc. etc..

Ma uno dei ricordi più cari è del 2°scientifico, quando avevo 15 anni e luiera “solo” il nostro preside: il nostro prof.di matematica faceva tanti errori durantele spiegazioni, noi facevamo a gara a chigliene trovava di più, ad un certo puntoio ed altri due compagni gli chiedemmoudienza per ottenere la sostituzione delprof. di matematica perché incompeten-te: avevo parlato io, e lui mi disse “Al-berto, da te questo non me lo sarei maiaspettato” (erano 8 anni che mi cono-sceva), d’altra parte non riuscii a pensa-re di avere fatto una cosa sbagliata; ci

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congedò, dicendo che ci avrebbe pen-sato, e sarebbe potuta finire così, noieravamo già contenti di avere esternatoquesto sentimento “ufficialmente”; qual-che giorno dopo ci richiamò, ci disseche il prof. era stato esaminato da un al-tro prof. (insegnante universitario) e chenon erano state rilevate carenze, pertan-to di stare buoni, tenerci il prof. e pensa-re a studiare; e poteva finire anche qui;ma l’anno dopo il prof. di matematicanon insegnava più al Massimo (non èdetto che noi abbiamo influito, ma chis-sà). Ora mi preme rilevare quanto que-sta sequenza sia gratificante per stu-denti di quella età, i quali di fronte a unarichiesta di giustizia la possano esprime-re, la vedano discussa, si vedano con-vocati quasi fossero interlocutori parigrado, si sentano dopo la discussione ri-chiamati all’obbedienza, ed infine inqualche modo addirittura approvati. Edavendo avuto il Padre Millefiorini a queltempo circa l’età che io ho ora, mi piacepoter immaginare, non credendo di es-sere molto lontano dal vero, che quellafrase che mi rivolse abbia nascosto sot-to una forma di blando rimprovero unasostanza di ammirazione per ragazziche mostravano capacità di critica epretendevano “giustizia” sulla base deiprincipi instillati in tanti anni di scuola: lostudio come valore, l’equità del voto, latensione verso il miglioramento continuo.

Grazie Padre, rimarrà per sempre neinostri cuori !

VITTORIO CORONATI

un uomo colto, moderno e umano

BRUNO BRANCATI

Alberto quanto é lontano da quantooggi é diventata la scuola quanto ripor-ti!

ALBERTO DI SEGNI

Uomini come il grande Padre Milly(come affettuosamente veniva chiamatodai suoi studenti) se ne trovano davveropochi. L’episodio che riporti fa il paro con

quello che riportavo io l’altro ieri. Quandoti parlava avevi davvero la sensazioneche la sua non era strategia comunicativaal fine di “intortarti”; al contrario c’era unareale capacità e predisposizione all’a-scolto, anche dello studentello sbarbatel-lo che non veniva affatto consideratol’ultima ruota del carro, bensì una “perso-na”, con tutto quanto ciò devecomportare sempre ed ovunque. ��

Bruno, la scuola di oggi, salvo le po-che eccezioni, non ha più niente checorrisponda all’idea o alla definizione: imaestri non lo fanno per vocazione, noncomprendono nemmeno la differenzatra istruzione ed educazione, gli alunninon hanno punti di riferimento, nessunocomunica valori, si pensa solo a critica-re e nessuno propone soluzioni; non cipuò quindi meravigliare che questo in-sieme di cose venga trasmesso nel la-voro e nella vita; unica possibilità: con-tagiare con il nostro esempio nel nostrointorno, per dirla in fisica, essere isole dientropia negativa, per dirla evangelica-mente, lievito nella pasta.

PAOLO GAUDENZI

Cari amici grazie! Le testimonianzedi Alberto, di Paola, di Emanuela di Ni-cola e di tantissimi altri sulla nostra pa-gina di fb mi hanno profondamentecommosso. Cercheremo di raccoglierlitutti così come le tante email. Ieri sonostate fortissime le emozioni nella Chiesadel Massimo alle parole di Massimo Ne-vola, di Staffan, di Elisabetta, di Donato,di Marinella e io non so come sia riusci-to a trattenermi dalle lacrime mentre te-stimoniavo il nostro affetto, rispetto, gra-titudine a Pietro Millefiorini a nome di tu-ti gli ex alunni. Ma l’emozione più forte èstata nel sentire le parole del suo ultimomessaggio ai suoi confratelli dove PietroMillefiorini si rivolgeva soprattutto ai ge-suiti impegnati nell’educazione e si defi-niva, a pochi giorni dalla sua morte co-me uno di quelli “vicini a vedere il Si-gnore”. Vi abbraccio tutti uno ad unoPaolo.

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SUSANNA DI THIENE

é vero Paolo tante testimonianze etanto affetto attorno a P. Millefiorini. nonlo ho fatto in Chiesa, ma ho voglia di far-lo ora: di lui non ricordo soltanto l’acutalucidità del pensiero ed il rigore: ricordol’umanità ed il dolore sincero con cui siè seduto al capezzale di mio padre, ladolcezza di una carezza il giorno in cuimi ha vista piangere, la presenza deli-cata in alcuni momenti della vita dellamia famiglia ed infine la sollecitudine neiconfronti di mia madre a cui lo hannosempre unito stima ed amicizia. E sorridendo penso che pazientementeha sopportato che lo chiamassimo “Mil-lì”. Con affetto, Susanna di Thiene

NATALIA ENCOLPIO

caro paolo,anche io sento il bisogno di lasciare

un ricordo anche se è difficile trovare leparole. Millefiorini è stato il riferimento ditante, tantissime cose. L’esempio, la fi-gura importante che ha segnato sia glianni delle medie e del liceo che di tuttala vita.

se penso al Massimo il Massimo perme era Millefiorini. Tremavamo per lesue pagelle ma soprattutto per i suoisguardi penetranti. Ma avevamo la cer-tezza di sapere cosa fosse la giustizia.Quello forse mi è mancato dopo. perchèMillefiorini sapeva essere anche impla-cabile ma sempre giusto. E poi era unuomo capace di grandissimo amore neinostri confronti, un amore dimostrato insilenzio e in riservatezza come lo sono isentimenti veri. Mi ricordo che tanti annidopo la fine del liceo quanto ho iniziatoa scrivere sul Corriere della Sera da Sie-na, dopo la pubblicazione di un’apeturaa tutta pagina, mi è arrivato un bigliettoin redazione. Era padre Millefiorini chemi scriveva per congratularsi. Sono ri-masta commossa perchè era a Genovae da solo tramite la segreteria di reda-zione ha rintracciato l’indirizzo e mi hascritto delle parole bellissime con tuttol’amore che aveva nel seguirci anche a

distanza di anni nelle nostre strade delmondo...Ci mancherà moltissimo...

BRUNO BRANCATI �Natalia, concordo in pieno con te. Mi

sembra proprio che il senso della giusti-zia del suo comportamento fosse unodei tratti caratteristici del suo agire. Si-curamente uno dei principali che porte-rò con me fino a quando spero di poter-lo rivedere un giorno davanti al Signore(lui sicuramente sarà li, io lo spero)

SEBASTIANO CILIO

Scusate l’intromissione ma voglio di-re a Susanna che sicuramente non si ri-corderà di me (lei era in quarta ginnasioe io in seconda liceo) che padre Mille-fiorini venne nella nostra classe 1B a di-re che il prof. Di Thiene era ammalato el’avrebbe indegnamente sostituito. Vo-glio ricordare la grandezza di due uomi-ni che erano accomunati da una passio-ne per la cultura quella vera e che nonavevano nessuna preclusione versoidee nuove moderne ancora adesso; misia concesso ricordare in questo tristemomento anche il padre di Susannaprof. DI THIENE che riusciva a rendereinteressante per una classe di scape-strati come la 1B anche il tema di italia-no e anche la Divina commedia di Dan-te.

4. Il Corriere della Sera

Addio a Millefiorini padre del «Massimo»a cura di Paolo Conti

Un altro importante pezzo del vec-chio istituto «Massimiliano Massimo»dei padri Gesuiti se ne va per sempre. Èscomparso ieri mattina, dopo una lungamalattia, il padre Pietro Millefiorini s.j.che fu figura di riferimento dell’Istitutoper generazioni di studenti per un quar-to di secolo. Era nato a Roma nel 1925,figlio di un ex alunno dell’Istituto: studiòperò al laicissimo liceo Visconti, si lau-

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reò in Lettere con Chabod e Ghisalber-ghi. Poi, in Teologia, infine in Filosofia.Millefiorini ebbe la ventura di ritrovarsirettore dell’Istituto proprio nel 1968,mentre l’Italia era attraversata dalla con-testazione studentesca esattamente co-me stava avvenendo in Europa. I Gesui-ti, abituati alle missioni più difficili neiPaesi di tutto il mondo, sanne bene qua-le sia la portata del fenomeno. Non sioppongono ma lo analizzano, con i se-colari strumenti a loro disposizione. Co-me ricorda il presidente dell’associazio-ne ex Alunni, Paolo Gaudenzi, basta ri-leggere le motivazione del Premio Mas-simo che gli venne consegnato nel 2006per capitre come Millefiorini agì in que-gli anni: «Il 1968 tocca anche il ruolo ele funzioni della scuola cattolica in Italia,quindi anche del Massimo. Attento os-servatore dei segni dei tempi, Millefiori-ni li sa interpretare sviluppando nellascuola intelligenti innovazioni e mante-nendo d’altra parte un rigore attento al-la qualità degli studi. Favorisce il dialo-go, anche attraverso la rivista dell’Istitu-

to, ma rimane ancorato a una forte iden-tità».

Gli anni di Millefiorini a capo dell’Isti-tuto (prima ancora del 1968 come pro-fessore e preside) coincidono nel perio-do in cui studiano Mario Draghi, LucaCordero di Montezemolo, Gianni DeGennaro, Luigi Abete, Paolo Cuccia, Al-berto Beretta Anguissola, FrancescoRutelli, Antonio Padellaro. Millefiorini ap-parteneva alla stessa «squadra» di unaltro grande padre gesuita, quel FrancoRozzi scomparso nel febbraio 2010 chelegò il proprio nome a un «metodo» diinsegnamento (il «metodo Rozzi») fattodi severità, rigore intellettuale, ironia col-tissima. Millefiorini ne fu co-autore, in unruolo di protagonista pari grado, ma conun carattere più riservato. Non per que-sto meno influente e incisivo su tanti exalunni.

Funerali oggi alle 15, al Massimo al-l’Eur.

da Corriere della Sera, ed. Romap. 12 del 4 Maggio 2012

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Per una ragazza come me, che si staaffacciando adesso al mondo lavorativoed è parte attiva nelle realtà complessee multiformi dell’assistenza ospedalierada relativamente poco tempo, un incon-tro con professionisti della stessa area,che hanno ricevuto la medesima forma-zione e che hanno ormai diversi anni diesperienza alle spalle, non poteva cheessere un appuntamento a cui non man-care.

Si è svolto a Parigi, dal 29 Giugno al1°Luglio, il primo incontro di formazionedegli Ex Alunni dei Gesuiti appartenentia specifiche aree professionali. Nellafattispecie, l’area medica. All’incontrohanno preso parte una trentina di ExAlunni provenienti da tutta Europa, prin-cipalmente medici.

Il tema del convegno è stato “Medi-cal Practice with a Human Face”.

L’idea di questo meeting è stata con-cepita dalla Confederazione Europeadegli Ex Alunni dei Gesuiti a seguito del-l’invito del Padre Generale Adolfo Nico-las SJ, in occasione dell’ultimo incontromondiale degli Ex Alunni, ad essere uo-mini e donne di profondità, con gli altri eper gli altri.

Per la maggior parte degli Ex Alunnila vita quotidiana ruota principalmenteattorno alla vita familiare e professiona-le, ed è quindi in questi due contesti chel’invito deve concretizzarsi.

A Parigi, il meeting è stato strutturato

in modo che cinque docenti introduces-sero un argomento e che alla loro pre-sentazione facesse seguito un dibattitoche coinvolgesse tutto il gruppo. Il pic-colo numero di partecipanti ammessi hainfatti avuto la finalità di consentire unconfronto attivo durante i momenti di for-mazione e la possibilità di conoscercitutti ed interagire personalmente duran-te i momenti conviviali.

Il primo professore ad intervenire èstato P. Andrea Vicini SJ, pediatra e do-cente di Teologia Morale al Boston Col-lege. P. Vicini ha parlato principalmentedelle virtù della medicina, dell’importan-za delle checklists per ridurre gli erroridei medici e della promozione della giu-stizia a livello globale, suscitando un vi-vace dibattito.

Ha quindi preso la parola il Prof.Jean-Luis Misset, oncologo, che ha sol-levato l’interessante problema della

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“Medical Practice with aHuman Face”: primo

incontro di formazione perEx Alunni professionisti

dell’Area Medica

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possibilità di curare i pazienti anchequando l’Evidence Based Medicine,considerata ad oggi il modello miglioredi cura, non lo prevedesse. Il relatore ri-tiene infatti che tale approccio larga-mente condiviso possa ostacolare ilprogresso scientifico e negare al pa-ziente il diritto alla speranza di essereparte di quella piccola percentuale dicasi per cui il farmaco è realmente effi-cace. Tutto questo, però, solleva la di-battuta questione dell’accanimento te-rapeutico e degli ingenti costi connessi.

Delle problematiche economiche si èoccupato il Prof. Carlo Fronticelli, chirur-go, che ha affrontato lo spinoso e quan-to mai attuale tema dell’allocazione del-le risorse nel settore della sanità, ac-cendendo l’interesse di tutti. In partico-lare, ha fatto riferimento all’importanzadi ottimizzare le spese secondo i criteridi equità, efficacia, efficienza (e quindirapporti costi-efficacia, costi-benefici ecosti-utilità) e appropriatezza.

P.Patrick Langue SJ, direttore delCentre Laennec, ci ha illustrato le finali-tà e le attività del prestigioso centro dicui siamo stati ospiti, dedicato esclusi-vamente a studenti di Medicina. Gli stu-denti, ammessi in piccolo numero ri-spetto alle richieste che pervengono,sono guidati sia nel loro percorso scien-tifico che nella loro formazione umana espirituale. P. Langue ci ha infatti spie-gato come ritenga fondamentale affian-care allo studio delle materie scientifi-che, che durante il corso di laurea inMedicina corre facilmente il rischio diessere totalizzante, ad altre attività di ti-po umanistico, come il teatro, la pitturaed il volontariato, e al confronto perso-nale con lui nel momento in cui lo stu-dente entra in contatto diretto con larealtà dell’ospedale. Personalmente,sono rimasta colpita dall’attenzione allaricerca della preparazione scientificamigliore possibile, ovviamente fonda-mentale, combinata con l’attenzione allaformazione umana e alla crescita dei ra-gazzi, che nelle nostre università troppospesso viene lasciata ai margini. Sareb-

be auspicabile, oserei dire entusia-smante, riproporre un tale approccio co-sì completo anche in altre realtà univer-sitarie.

Il Prof. Stephan Claes, psichiatra, ciha invece parlato delle nuove frontierenell’affascinante campo del libero arbi-trio alla luce delle recenti teorie neuro-biologiche secondo cui ogni scelta è inrealtà dettata da particolari pattern neu-rotrasmettitoriali. Penso di non esserestata l’unica ad apprezzare particolar-mente quest’appassionante relazionesu temi frequentemente affrontati consuperficialità dai giornali di divulgazionescientifica.

Gli interventi hanno affrontato svaria-ti temi, di grande interesse, suscitandola partecipazione attiva di tutti.

Il programma ha previsto anche unmomento di raccoglimento nella cap-pella del Centre Laennec, con la cele-brazione Eucaristica officiata da P. Lan-gue.

Sono stati molto piacevoli anche imomenti conviviali. Ogni dettaglio è sta-to organizzato con cura e, particolarenon trascurabile, specialmente per noiItaliani, i nostri pasti sono stati sempreottimi.

Un ringraziamento speciale va adEric de Langsdorff, Ex Alunno del S. Lui-gi Gonzaga di Parigi, che ha attivamen-te partecipato alla realizzazione dell’in-contro e che ci ha invitato a cena nellasua bellissima casa di famiglia.

Sin dal nostro primo incontro, il Ve-nerdì sera, si è creata una piacevolissi-

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punto di forza di questo progetto, ren-dendo possibile un confronto vero eonesto con professionisti del propriocampo, che affrontano ogni giorno pro-blematiche simili e che riscontranospesso le stesse difficoltà. Penso siastata veramente una grande idea perdare l’occasione di capire come mette-re in pratica, ogni giorno, ciascuno nelproprio contesto, l’invito ad essere uo-mini e donne di profondità, con gli altri eper gli altri.

Siamo ormai tutti abituati – e costret-ti- a fare della nostra vita quotidiana unacorsa contro il tempo: prendersi tre gior-ni per risvegliare il nostro spirito critico,la nostra capacità di riflettere più in pro-fondità su argomenti che appartengonoalla nostra quotidianità, con altri profes-sionisti, in un clima di apertura ed ami-cizia, è stato un dono.

L’esperimento è perfettamente riu-scito: appuntamento al prossimo anno!

ddii EElleennaa GGaannggiittaannoo

ma atmosfera di collaborazione e di vo-glia di conoscerci reciprocamente. Cisiamo sentiti quasi in famiglia, in confi-denza, grazie ad un sentire comune cheperò non ci ha impedito di prendere po-sizioni diverse durante le discussioni edi dissentire sulla base di opinioni diver-genti, sempre con grande rispetto.

E’ stato inoltre molto gradevole con-statare come la differenza di età non siastata un fattore limitante i rapporti ma, alcontrario, un’occasione in più di con-fronto, di scambio e di arricchimento,soprattutto per noi giovani componentidel gruppo.

Mi ha piacevolmente meravigliataquesta realtà di sentirsi uniti a personemai viste prima, sin dai primi minuti do-po esserci presentati. Questo accade dirado nella vita di tutti i giorni, ed in mo-do particolare nel mondo lavorativo,molto spesso inquinato da invidie edeccessiva competizione. Credo quindiche il rivolgersi specificamente ad un’a-rea professionale sia stato un grande

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Hanno ripreso quota gli sport disquadra come la pallanuoto e la palla-volo, mentre eravamo assenti nella pal-lacanestro, e si sono distinti discipline“minori” come taekwondo, la boxe, lo ju-do, la ginnastica.

Con le sue 28 medaglie l’Italia è dun-que nel G8 dello sport in una edizionedei Giochi che ha visto la Gran Breta-gna salire al terzo posto nel medagliere(65) dopo Stati Uniti (104) e Cina (87).

Ma come avevo osservato anche do-po Pechino 2008, sommando le meda-glie vinte dai Paesi dell’ex URSS (Russia82, Ucraina 20, Kazakistan 13, Bielorus-sia 13, Azerbaijan 10, Georgia 2, Mol-davia 2, Tagikistan 1), al primo posto sicollocherebbe l’Unione Sovietica contotale di 164 medaglie.

Bisogna ammettere che la Gran Bre-tagna ha stravinto questa Olimpiade,non solo per il bilancio record delle me-daglie (come abitualmente avviene peril Paese ospitante, vedi l’Italia a Roma1960), ma per l’esempio di integrazionesport-società, capacità organizzativa espirito di accoglienza che ha dato almondo.

Noi invece abbiamo perso prima an-cora di scendere in campo. Abbiamo ri-nunciato alla candidatura di Roma 2020e avevamo grandi possibilità di vincere.Dopo Londra 2012 sembra ancor piùuna grande occasione persa, rinuncian-do al sogno che gli inglesi, anch’essi inun momento di difficoltà economiche,hanno saputo trasformare in progetto,strategia, programmazione. Questoacuisce il rimpianto per l’occasione per-duta di Roma 2020.

GGiiuulliioo VViioollaa

Cinque medaglie il primo giorno ecinque medaglie l’ultimo giorno (ma nondella stessa caratura) racchiudono il bi-lancio italiano di un’Olimpiade che aconti fatti supera perfino il traguardo mi-nimo di 25 medaglie che alla vigilia ave-va azzardato il presidente del CONI Pe-trucci.

E’ finita com’era cominciata, ma conla constatazione che nessuna di queste10 medaglie su un totale delle 28 com-plessive, proviene dall’atletica, dal nuo-to, dal ciclismo, cioè dalle discipline piùpopolari che dopo il calcio rappresenta-no il valore sportivo di una nazione.

Sull’atletica avevo già avanzato il miocommento nell’articolo pubblicato suquesta stessa rivista (2/2008) all’indoma-ni di Pechino 2008. Purtroppo da alloranulla è cambiato, anzi il bilancio è peg-giorato avendo portato a casa soltanto ilbronzo di Donato nel salto triplo, e nonvale la scusa delle assenze per infortuniodella Di Martino e di Howe e purtroppo diSchwazer squalificato per doping.

Il problema è che l’atletica, schiac-ciata da una concorrenza planetaria, vacompletamente ristrutturata. Se nonvengono presi seri provvedimenti dicambiamento sia a livello dirigenzialeche nel settore tecnico corriamo il ri-schio di continuare la brutta figura an-che tra quattro anni a Rio 2016.

Il nuoto in vasca senza medaglie haacceso l’ira dei dirigenti e degli allena-tori, con inopportune polemiche chehanno coinvolti anche gli atleti: aprire ildopo Pellegrini non sarà facile anche sei giovani rampanti non mancano.

Ma veniamo alle note liete. Perl’ennesima volta sugli scudi la schermache ha determinato un quarto del botti-no italiano con 7 medaglie, seguita aruota dal tiro (a segno, a volo, conl’arco) con 6 medaglie.

Londra 2012

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56. Ma non li dimostraCome da tradizione da decenni con-

solidata, la maturità 1956 si è riunita perl’incontro annuale nella villa a Sutri diMario Sanino.

Il Padre Rettore Francesco Tata hacelebrato sul luogo all’aperto la SantaMessa, durante la quale sono stati ri-cordati i padri gesuiti, i professori e icompagni di classe che non sono piùtra noi.

Al termine non poteva mancare ilcanto del “Salve Regina”. Erano presen-ti all’incontro: Paolo Acquaroni, GiulioApollonj Ghetti, Luigi Arcarese, DucciaBallati, Antonio Cocuzzi, Marco Della

Chiesa, Francesco De Sanctis, Giovan-ni Dominedò, Sandro Figà Talamanca,Luigi Gioffré, Giorgio Grisolia, RiccardoGusmano, Guido Martini, FrancescoMauro, Paolo Micarelli, Stefano Nato-nek, Rudi Peroni, Mario Piovano, Mauri-zio Pozi, Mario Sanino, Alberto serafini,Claudio Soccorsi Francesco Tardini,Giulio Viola, Fabrizio Vitali.

Atri “massimini” presenti: GianfrancoCaligiuri, Fausto Di Girolamo, Andrea Fi-ni, Luigi Fontana, Carlo Grisolia, Gio-vanni Merla.

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Anno della FedeLa “porta della fede” (cfr At 14,27) che intro-

duce alla vita di comunione con Dio e permettel’ingresso nella sua Chiesa è sempre aperta pernoi. E’ possibile oltrepassare quella soglia quan-do la Parola di Dio viene annunciata e il cuore silascia plasmare dalla grazia che trasforma. Attra-versare quella porta comporta immettersi in uncammino che dura tutta la vita.

(Bendetto XVI, Porta Fidei n.1)

CCaalleennddaarriioo iinnccoonnttrrii

1100 oottttoobbrree: “Preambula Fidei”: la ragionevolezza del credere ((PP.. SSccoonnddoo BBoonnggiioovvaannnnii))

2211 nnoovveemmbbrree:: “Abramo nostro padre nella Fede” ((PP.. PPiinnoo SSttaannccaarrii))

1122 ddiicceemmbbrree:: “Aspetti psicologici del credere” ((PP.. FFrraannccoo IImmooddaa))

99 ggeennnnaaiioo:: “Giobbe: la Fede nell’ora della prova” ((PP.. FFrraanncceessccoo RRoossssii DDee GGaassppeerriiss))

66 ffeebbbbrraaiioo:: “Fede e giustizia” ((PP.. GGiiaammppaaoolloo SSaallvviinnii))

66 mmaarrzzoo:: “La Fede di Gesù” ((PP.. VViinncceennzzoo SSiibbiilliioo))

1100 aapprriillee:: “Paolo e il primo annuncio della Fede” ((PP.. UUggoo VVaannnnii))

1155 mmaaggggiioo:: “La trasmissione della Fede” ((PP.. JJeeaann--PPiieerrrree SSoonnnneett))

Gli incontri si terranno tutti alle ore 2211..0000 (puntuali) nella sala Crostarosadell’Ist. Massimo

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