IL BIMBETTO - gruppohera.it · l'estate, anche ad agosto, il call center non chiude. Il nido invece...

4
Attualità WELFARE / VIVERE SENZA v' ti IL BIMBETTO DOVE LO METTO Sempre meno servizi pubblici d'estate per i ragazzi , centri privati cari e senza garanzie . E le aziende riscoprono le colonie DI ROBERTA CARLINI F erie? Che ferie? Io lavoro tutta l'estate, anche ad agosto, il call center non chiude. Il nido invece sì, quindi ho dovuto chiedere il part time a sei ore per un mese. Mi alterno col mio compagno, che invece prende un po' di congedo di paternità, a stipendio ridotto». L'estate di Ambra non è un tuffo nel mare ma uno slalom tra con- tratti, servizi che non ci sono e sacrifici economici. E dire che Ambra ha una sola figlia, piccolina. Invece Jessica, che di figli ne ha due, ormai di tagli è un'esperta: «Io non mi vergogno a dirlo: per qualche anno non sono andata in vacanza per pagare i centri estivi». Siamo a Roma, zona Castel- verde. Un quartiere che qualche anno fa ha attratto, con la sua ondata di cemento fre- sco appena fuori del Raccordo anulare, molte giovani coppie; e che quindi adesso si presenta fitto di case e bambini. Ma ha pochi servizi per accoglierli, dalla nascita in poi. E il problema, che c'è tutto l'anno, esplode d'estate con la fine delle lezioni. Qui a Roma Est, come in tutt'Italia: i tempi di lavoro dei genitori si allungano, cambiano, diventano a singhiozzo o flessibili, in ogni caso non sono più modellati sugli standard che invece ancora inchiodano i ritmi delle scuole, che chiudono per ferie come ai 68 1 1t spre~ 119 giugno 2014

Transcript of IL BIMBETTO - gruppohera.it · l'estate, anche ad agosto, il call center non chiude. Il nido invece...

Attualità WELFARE / VIVERE SENZA

v' ti

IL BIMBETTODOVE LO METTO

Sempre meno servizi pubblici d'estate per i ragazzi , centriprivati cari e senza garanzie . E le aziende riscoprono le colonieDI ROBERTA CARLINI

F erie? Che ferie? Io lavoro tuttal'estate, anche ad agosto, il callcenter non chiude. Il nido invecesì, quindi ho dovuto chiedere ilpart time a sei ore per un mese.

Mi alterno col mio compagno, che inveceprende un po' di congedo di paternità, astipendio ridotto». L'estate di Ambra nonè un tuffo nel mare ma uno slalom tra con-tratti, servizi che non ci sono e sacrifici

economici. E dire che Ambra ha una solafiglia, piccolina. Invece Jessica, che di figline ha due, ormai di tagli è un'esperta: «Ionon mi vergogno a dirlo: per qualche annonon sono andata in vacanza per pagare icentri estivi». Siamo a Roma, zona Castel-verde. Un quartiere che qualche anno fa haattratto, con la sua ondata di cemento fre-sco appena fuori del Raccordo anulare,molte giovani coppie; e che quindi adesso

si presenta fitto di case e bambini. Ma hapochi servizi per accoglierli, dalla nascita inpoi. E il problema, che c'è tutto l'anno,esplode d'estate con la fine delle lezioni. Quia Roma Est, come in tutt'Italia: i tempi dilavoro dei genitori si allungano, cambiano,diventano a singhiozzo o flessibili, in ognicaso non sono più modellati sugli standardche invece ancora inchiodano i ritmi dellescuole, che chiudono per ferie come ai

68 1 1t spre~ 119 giugno 2014

BAMBINI IN UN CAMPO ESTIVO. A SINISTRA:DISEGNI IN UNA SCUOLA MATERNA

tempi andati in cui a casa c'erano mammee nonne a volontà, ad accogliere, accudire,nutrire, portare in gita. E così i bambini dametà giugno diventano un'emergenza; eanche un ricco e caotico mercato, florido diofferte per i circa nove milioni e mezzo dipotenziali "clienti" zero-sedici anni.

ROMA, LA GUERRA DEI NIDIQuando le incontriamo, le mamme di

Castelverde sono sul piede di guerra.Quest'anno a Roma lo slalom estivo tra imoduli ha un paletto in più. Per tenereaperti gli asili nido a luglio, il Comune hadeciso di usare in via prioritaria gli asiliconvenzionati. Vale a dire: si contano le ri-chieste, si riempiono di bambini le struttureprivate in convenzione, e per quel che restasi tengono aperti i nidi pubblici. Tradotto:un po' di bimbi dovranno spostarsi, da unasede all'altra. «Come se fossero pacchetti»,chiosa Marilisa, preoccupatissima. Gira undocumento, una petizione, che chiede asindaco e assessore di mantenere apertitutti i nidi pubblici a luglio, per non farcambiare di corsa a bambini così piccolitutti i punti di riferimento. Ma a indagareun po' si scopre che negli anni scorsi non

andava molto meglio, per la serenità deipiccoli: restavano nel loro nido, ma cam-biavano le maestre. Infatti il personale diruolo a luglio non è tenuto alla presenza neinidi: come si dice in sindacalese, è "messo adisposizione". Dunque, negli anni scorsi ilmese era coperto dalle insegnanti precarie.Maestre balneari, insomma. Il Comune di

Roma pagava le supplenze nel pubblico,mentre continuava a rimborsare come sefossero piene tutte le strutture del privatoconvenzionato. Una doppia spesa. Di quila nuova soluzione, che ha fatto infuriaremaestre e famiglie. «Cercheremo di evitareil più possibile gli spostamenti, di far anda-re i bambini a gruppetti, e di fare un inseri-mento graduale. Alla fine, resteranno aper-ti ben 55 nidi pubblici su 70», dice l'asses-sore ai servizi sociali Alessandra Cattoi. Cheaggiunge: «Altro non potevamo fare, congli accordi sindacali che abbiamo». Quelliper cui una maestra in un nido convenzio-nato ha uno stipendio più basso (sui 300euro al mese meno della collega assunta dalComune) e lavora di più (undici mesi sudodici, e orario in classe più lungo). Unnodo che viene al pettine con il dimagriredelle casse pubbliche, e l'aumento dellapressione per l'estate: nei soli nidi comuna-li le richieste per luglio sono balzate in unanno da 3.972 a 5.148. Contando anche iconvenzionati, quest'anno prevedono direstare in aula a luglio più di 9.000 bambi-ni. Un record, che la dice lunga su una do-manda che cresce, in parallelo alla riduzio-ne delle vacanze delle famiglie.

DA NORD A SUDNon che il caso romano sia isolato. A

Napoli, per esempio, l'apertura estiva deinidi comunali è ancora una chimera. Finoall'ultimo quest'anno si è provato a tenerliaperti, senza risultati: problemi burocratici.A Bari invece l'epica impresa di aprire gli ►

Che business l'infanziaI più "fortunati" spendono fino a 150 euro al mese in servizi per l'infanzia: baby sitter,nidi, lodoteche, prescuola e doposcuola, attività sportive, ricreativoculturali, centriestivi. Ma una buona parte delle famiglie con figli spende anche di più. Da poco l'Istatha sfornato i numeri sulla spesa delle famiglie per i propri figli: in media, il 33,2 percento spende fino a 150 euro al mese, il 13 per cento dai 151 ai 250 euro, 1'8,5 percento da 251 a 400 euro, e un 6,1 per cento supera i 400 euro.Parliamo di servizi, non dei giochi o dei capricci. Secondo la stessa indagine, 1'11,9 percento delle famiglie prevede di rinunciare ai servizi di cui usufruiva in passato perchétroppo costosi, mentre il 24,4 conta di utilizzare di più i servizi pubblici. A trovarli... Lostesso Istat avverte nel Rapporto annuale che la spesa sociale dei Comuni ha preso ascendere dal 2011, dopo otto anni di espansione. Mentre cresce l'offerta privata,come risulta dai dati sulle imprese attive nell'archivio statistico dell'Istat. Il numero diimprese nel settore dei nidi, assistenza ai minori disabili e servizi di baby sitting (quellinon in nero) è nel 2012 a quota 2382 (un centinaio in più rispetto al 2010); mentre èun vero e proprio boom per le scuole dell'infanzia imprenditoriali: dalle 997 dei 2007alle 2.356 dei 2012, con un numero di addetti più che raddoppiato.

Attualità

asili a luglio è riuscita, contando in quattroanni un raddoppio dei bambini interessati:ma anche qui solo al prezzo di chiamareinsegnanti stagionali, assunte a termine peril solo mese estivo. Al Nord, dove il proble-ma si è posto da prima e i nidi sono ben piùnumerosi, le soluzioni sono ormai rodate:l'accorpamento tra vari asili, pubblici eprivati, c'è un po' ovunque, ma i bambinisono accompagnati dalle loro maestre.«Con un po' di collaborazione, si possonotrovare soluzioni, l'importante è garantireuna continuità educativa, anche con meto-di flessibili», dice Antonia Labonia, delGruppo nazionale nidi d'infanzia. Succedecosì a Milano, Torino, Bologna, e ovvia-mente Reggio Emilia (capostipite del "mo-dello" italiano dei nidi). Genova apre i nidia luglio con le maestre "titolari" al mattinoe il ricorso a coop esterne al pomeriggio;mentre riesce a far funzionare anche lematerne, ma affidandole completamente acooperative. Anche a Milano le sezioniestive si allargano ai bambini un po' piùgrandi, quelli della materna, ma resta lagestione diretta del Comune.

Eh già, perché il problema dei nidi è pocacosa, rispetto al baratro che si apre per lefamiglie man mano che i figli crescono. Lescuole materne chiudono dal primo luglio,le elementari e medie all'inizio di giugno.Anche qui, il baratro si riduce in città piùorganizzate, dove i Comuni offrono centriestivi con un minimo di garanzia su stan-dard e prezzi calmierati. A Mantova, addi-rittura, le famiglie possono andare su uncatalogo comunale ori line, e scegliersi uncentro estivo per una cifra che va da 13 a25 euro a settimana, a seconda del redditofamiliare. Mentre in metropoli come Romae Napoli, se si toglie qualche servizio deimunicipi più sensibili, le famiglie devonoarrangiarsi,e sborsare nel privato fino a 100euro a settimana senza alcuna garanzia sustandard minimi, qualità del centro e deisuoi educatori.

IL PRIVATO LOW COST"Asili nido - centri sportivi. Cercasi

educatori senza esperienza", si legge suuna locandina di annunci di lavoro checampeggia nelle edicole della capitale allavigilia dell'estate. "Senza esperienza".l'annuncio la dice lunga sui reclutamenti,quelli che società, associazioni, cooperati-ve, centri sportivi di ogni tipo e livello siaffrettano a mettere in piedi per soddisfa-re una domanda crescente. Titoli di studio,

DA HERA A TELECOM,DA LUBIAM A

UNICREDIT,LE SOLUZIONI PER

I FIGLI MIGLIORANO ILLAVORO DEI GENITORI

qualifiche e competenze spesso non sonorichiesti; eppure, con la fame di lavoro chec'è, arrivano molti giovani qualificati.Come Maria Laura, diplomata in unascuola teatrale, che ha lavorato parecchieestati con i bambini romani con modalitàda caporalato: ogni fine settimana, 200euro in contanti e una firma liberatoria. Ocome Valeria, laureata in lingue, che da sei

anni accompagna adolescenti nei viaggistudio in Inghilterra, intascando 400 europer quindici giorni, contratto di collabo-razione occasionale. «Mi hanno presadopo un colloquio, la laurea non era ri-chiesta e non mi hanno fatto nessuna do-manda in inglese». La sistemazione estivadi bambini e ragazzi è spesso assai cara perle famiglie, ma si nutre di lavoro low cost.«Ci sarebbe un contratto in teoria, quellodel commercio e del turismo, ma pochis-simo applicato per questi casi», dice MariaGrazia Orfei, che per la Cgil Lazio seguela parte "privata" del settore scuola.

CI PENSA L'AZIENDAUna volta c'erano le colonie estive, con

le quali le grandi aziende provvedevanoalle vacanze dei figli dei loro operai. Mezzosecolo dopo, la formula è sparita ma tornanei fatti, con mezzi nuovi. «Non si tratta più

BAMBINI GIOCANO IN UN CAMPO ESTIVO. A DESTRA: DUE IMMAGINI DI UN ASILO NIDO AZIENDALE DI ROMA

70 1 10rneesen 119 2iu2no 2014

di portare al mare bambini che senza questapossibilità non ci sarebbero andati, ma diconsentire a madri e padri di conciliare fa-miglia e lavoro», dice Arianna Visentini; chedirige una società diconsulenza,Variazioni,dedicata proprio a questo "work life balan-ce" e cerca di mettere in rete aziende edenti pubblici. Com'è successo alla Lubiam,storica azienda tessile di Mantova, 350 di-pendenti per il 90 per cento donne. Qui ilnido aziendale, con parco interno, chiudesolo per quindici giorni in agosto, e pertutta l'estate accoglie anche iscrizioni dialtri bambini fino ai 4 anni; per i più grandi,c'è un pulmino che li porta a un centroestivo del comune, con contributo dell'a-zienda e della regione a scontare i prezzi.Anche la Hera, colosso regionale dell'ener-gia e utilities, ha una sua rete di nidi azien-dali, aperti per 11 mesi nelle città dove sonosparsi i suoi 8000 dipendenti; e con lestesse cooperative che gestiscono i nidi or-

ganizza campi estivi in cittàper i figli, e "summer camp"al maree sugliAppenniniperi più grandi. Come mai ci sidà tanto da fare per serviziprivati, in un posto che co-munque ha servizi pubbliciper l'infanzia che fanno invi-dia al resto d'Italia? «C'èsempre maggiore richiesta, icentri dei comuni sono tuttipieni», spiega Susanna Zuc-chelli, diversity manager di Hera: «Inte-grando le offerte possiamo abbassare i co-sti, metterli alla portata di tutti gli operai eimpiegati». Ovunque i grandi gruppi inve-stono nell'organizzazione delle pause esti-ve: alla Telecom - dove già prevedono 36soggiorni estivi di quindici giorni per i piùgrandi,campi settimanali in città o fuori peri bambini delle elementari - contano dimettere su una rete con altre grandi aziende,da Nestlé a Unicredit, per condividere que-sti servizi città per città, sotto la benedizio-ne delle donne manager di Valore D. Unmodello destinato a crescere, dice una ricer-ca McKinsey che fa i conti della produttivi-tà di queste scelte, sostenendo che ognieuro speso in welfare aziendale ne rendedue. I dipendenti delle grandi e medie azien-de illuminate, forse, in futuro avrannosempre meno problemi per i figli in estate;tutti gli altri - sempre più numerosi - resta-no fuori. Al caldo. n

«il tempo senza scuola non può essere così lungo. Non solo se tutti e due i genitorilavorano, ma anche quando non lavorano. Qui a Napoli in alcuni quartieri, il tempo lungosenza scuola diventa tempo della strada ». Angelica Viola, della cooperativa OrsaMaggiore , si occupa di minori a rischio nel quartiere Soccavo di Napoli : « Non si trattadi cercare un parcheggio , ma garantire una continuità educativa ». Anche senza risorse,fanno quel che possono per chiudere il meno possibile, certo « non è concepibile untempo vuoto dal 6 giugno al 19 settembre ». Con i bilanci in dissesto , non è facile. Ilprogetto Scuola estate del Comune , affidato dai municipi a cooperative esterne , "copre"per mezza giornata circa 2 mila bambini . Ogni municipio ha a disposizione 14mila europer finanziare i centri. Una goccia nel mare . Poco più in là , nella zona di Poggioreale,un'idea l'hanno avuta : l'Europa. Che permette di usare i suoi fondi strutturali anche perl'accoglienza dei bambini , per aiutare le madri che lavorano . «Siamo in una periferia diperiferie , qui premono domande da vari quartieri , e non possiamo più contare suifinanziamenti del Comune », dice Pasquale Calemme, animatore della cooperativa socialeI Millepiedi . Così, è nato un progetto che mette insieme una fila di istituzioni (daimunicipi alla Regione ), la parrocchia e le suore (che danno l'edificio), educatori eoperatori del quartiere . Non è più solo sulla carta : da lunedì il nuovo centro è aperto, 50bambini ci entrano dentro dalle 9 alle 16, gratis. La domanda era molto maggiore, hannodovuto fare una graduatoria in base ai bisogni familiari. Per ora è un rifugio per l'estate,destinato - se tutto va bene - a trasformarsi in una struttura stabile con l'autunno.

19 giugno 2014 1 1ESpreßSO 171