iCordai - Anno 5 Numero 10 novembre 2010

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mensile per S. Cristoforo a cura del G.A.P.A. Centro di aggregazione popolare Direttore Responsabile: Riccardo Orioles Anno Quinto n• dieci Novembre 2010 U populu diventa poviru e servu quannu ci arrub- banu a lingua Ignazio Buttitta Vivere alla giornata 8 L’altra metà della scuola 6 Inchiesta “Stato Sociale” 4-5 Piazza Don Puglisi 2 RESPINTI di Sonia Giardina K arima, detta Ruby-rubacuori, 17enne di origine marocchina, accusata di furto, viene portata in questura, ma qualche ora dopo è già libera per le stra- de di Milano. È bastata una telefonata da Palazzo Chigi. Così finiscono gli accer- tamenti, fioccano sorrisi e sorrisoni e tante scuse alla ragazza. È saltata la legge. Era un'amica di Silvio, e questo la rende immune e immaco- lata. A Catania gli immigrati sbarcati lo scorso 26 ottobre non hanno avuto il tratta- mento di Ruby, nessuna telefonata, nessun sorrisone. Sono stati rinchiusi al Palanitta, qui approssimativamente identificati e rispediti con un charter al Cairo il giorno dopo. Sono due storie diverse, agli antipodi, e la seconda estremamente drammatica e violenta, ma entrambe raccontano di una Legge che in Italia viene sistematica- mente negata. Nel caso di Ruby viene violata perché vincono favoritismi e inchini al potere che schiacciano l'interesse della collettività e svuotano la democrazia della propria essenza, marcando la divisione della società tra chi bacia il cielo, chi sta a galla e chi sprofonda. Nella vicenda dell'espulsione lampo a Catania, la legge è stata pure violata, facendo annegare chi avrebbe dovuto ricevere aiuto. Ma per un altro motivo. Ormai è routine, ad ogni sbarco, si cerca di capire in fretta e furia l'età e la pro- venienza, non si offre assistenza medica se non in casi gravi, neanche si guarda se ci sono richiedenti asilo e in tempi record tutti di nuovo a casa. Il "contrasto all'im- migrazione illegale" si traduce così in deportazioni barbare e inumane in pieno contrasto con i diritti umani e civili sanciti dalla Costituzione e da tutte le con- venzioni internazionali cui l'Italia ha aderito. Questo è quanto accaduto a Catania alla fine dello scorso ottobre. A nulla sono valse le proteste delle organizzazioni umanitarie (IOM, ACNUR, Save de chil- dren) e dei gruppi antirazzisti (Arci, Experia, Rete antirazzista, Rifondazione comunista) che chiedevano di garantire ai migranti assistenza e informazioni sulle procedure per l'ottenimento dello status di rifugiato, mediante un incontro con un mediatore culturale e un legale. Si esigeva unicamente il rispetto dei diritti umani e civili, e proprio questo è stato rifiutato dalla Prefettura e dalla Questura, cioè da chi dovrebbe assicurare la tutela di tutti e la pubblica sicurezza. Nonostante i tentativi di resistenza delle organizzazioni antirazziste (dal blocco dei pullman carichi di migranti all'occupazione dei varchi di accesso per la sala imbarchi in aeroporto), e nonostante la promessa giunta in extremis dalla Prefettura di una accurata identificazione dei migranti in presenza di un legale dell'ARCI e di un mediatore culturale, sono stati tutti rimandati come pacchi al Cairo. L'identificazione promessa dalla Prefettura non c'è mai stata! Tutto un enorme imbroglio, concertato dagli organi preposti, perché il decollo avvenisse, secondo le direttive del Viminale, nei tempi stabiliti e con tutti gli immigrati a bordo, non uno di meno. E cosa hanno trovato in Egitto? Sono stati rinchiusi per diversi giorni in carce- re tra abusi e violenze. Solo adesso si sa che erano tutti copti, cioè di religione cri- stiana e che provenivano dalla provincia di Assiut, roccaforte degli integralisti isla- mici e regno di cruente persecuzioni anticristiane. Speravano di poter ricevere da noi la protezione internazionale, speravano di poter avere diritto a vivere. Invece sono stati dati in pasto a non si sa quale futuro. foto: Claudio Pagano "Se voi avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privile- giati e oppressori dall'altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri." Don Lorenzo Milani (da "L'Obbedienza non è più una virtù")

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mensile per S. Cristoforo a cura del G.A.P.A. Centro di aggregazione popolareDirettore Responsabile: Riccardo Orioles Anno Quinto n• dieci Novembre 2010

U populu diventapoviru e servuquannu ci arrub-banu a lingua

Ignazio Buttitta

Vivere alla giornata 8L’altra metà della scuola 6Inchiesta “Stato Sociale” 4-5Piazza Don Puglisi 2

RESPINTIdi Sonia Giardina

Karima, detta Ruby-rubacuori, 17enne di origine marocchina, accusata difurto, viene portata in questura, ma qualche ora dopo è già libera per le stra-

de di Milano. È bastata una telefonata da Palazzo Chigi. Così finiscono gli accer-tamenti, fioccano sorrisi e sorrisoni e tante scuse alla ragazza.

È saltata la legge. Era un'amica di Silvio, e questo la rende immune e immaco-lata.

A Catania gli immigrati sbarcati lo scorso 26 ottobre non hanno avuto il tratta-mento di Ruby, nessuna telefonata, nessun sorrisone. Sono stati rinchiusi alPalanitta, qui approssimativamente identificati e rispediti con un charter al Cairoil giorno dopo.

Sono due storie diverse, agli antipodi, e la seconda estremamente drammatica eviolenta, ma entrambe raccontano di una Legge che in Italia viene sistematica-mente negata.

Nel caso di Ruby viene violata perché vincono favoritismi e inchini al potereche schiacciano l'interesse della collettività e svuotano la democrazia della propriaessenza, marcando la divisione della società tra chi bacia il cielo, chi sta a galla echi sprofonda.

Nella vicenda dell'espulsione lampo a Catania, la legge è stata pure violata,facendo annegare chi avrebbe dovuto ricevere aiuto. Ma per un altro motivo.

Ormai è routine, ad ogni sbarco, si cerca di capire in fretta e furia l'età e la pro-venienza, non si offre assistenza medica se non in casi gravi, neanche si guarda seci sono richiedenti asilo e in tempi record tutti di nuovo a casa. Il "contrasto all'im-migrazione illegale" si traduce così in deportazioni barbare e inumane in pienocontrasto con i diritti umani e civili sanciti dalla Costituzione e da tutte le con-venzioni internazionali cui l'Italia ha aderito.

Questo è quanto accaduto a Catania alla fine dello scorso ottobre. A nulla sonovalse le proteste delle organizzazioni umanitarie (IOM, ACNUR, Save de chil-dren) e dei gruppi antirazzisti (Arci, Experia, Rete antirazzista, Rifondazionecomunista) che chiedevano di garantire ai migranti assistenza e informazioni sulleprocedure per l'ottenimento dello status di rifugiato, mediante un incontro con unmediatore culturale e un legale. Si esigeva unicamente il rispetto dei diritti umanie civili, e proprio questo è stato rifiutato dalla Prefettura e dalla Questura, cioè dachi dovrebbe assicurare la tutela di tutti e la pubblica sicurezza.

Nonostante i tentativi di resistenza delle organizzazioni antirazziste (dal bloccodei pullman carichi di migranti all'occupazione dei varchi di accesso per la salaimbarchi in aeroporto), e nonostante la promessa giunta in extremis dallaPrefettura di una accurata identificazione dei migranti in presenza di un legaledell'ARCI e di un mediatore culturale, sono stati tutti rimandati come pacchi alCairo.

L'identificazione promessa dalla Prefettura non c'è mai stata! Tutto un enormeimbroglio, concertato dagli organi preposti, perché il decollo avvenisse, secondole direttive del Viminale, nei tempi stabiliti e con tutti gli immigrati a bordo, nonuno di meno.

E cosa hanno trovato in Egitto? Sono stati rinchiusi per diversi giorni in carce-re tra abusi e violenze. Solo adesso si sa che erano tutti copti, cioè di religione cri-stiana e che provenivano dalla provincia di Assiut, roccaforte degli integralisti isla-mici e regno di cruente persecuzioni anticristiane.

Speravano di poter ricevere da noi la protezione internazionale, speravano dipoter avere diritto a vivere. Invece sono stati dati in pasto a non si sa quale futuro.

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Don Lorenzo Milani (da "L'Obbedienza non è più una virtù")

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PIAZZA DON PUGLISI... E LA STORIA CONTINUAUn'opera inadattaai bisogni degli abi-tanti, vandalismo emancanza di manu-tenzione rendonola piazza infre-quentabile

di Marcella Giammusso

"Qui prima era un campetto di cal-cio e l'hanno tolto, e i bambini

dove giocano adesso? Hanno fatto que-sta bella piazza, si è bella, bellissima,ma quando resisterà?" Queste erano leparole dette da una signora che abitavain via Barcellona nel maggio del 2009,quando la nostra redazione era andata avisitare piazza Don Puglisi appenaconsegnata agli abitanti del quartiere.

Mai tali parole furono così profeti-che!

Dopo un anno e mezzo siamo ritor-nati in quel luogo perché ci sono per-venute lamentele da varie persone delquartiere riguardo allo stato in cui sitrova.

Arriviamo in via Barcellona dove ciaccoglie la signora Rosy Ligotta, cheabita in via Delle Salette, e ci dà notiziesulle pessime condizioni di viaBarcellona, via Delle Salette e di piaz-za Don Puglisi.

"Abito qui da circa due anni, ed hovisto giorno dopo giorno l'abbandono eil vandalismo che è stato compiuto inquesta zona."

Per prima cosa ci fa osservare chevia Delle Salette nel tratto che va da viaDella Concordia a via Barcellona ècompletamente al buio. Alcuni lampio-ni della strada hanno le lampadine ful-minate, mentre altri sono stati comple-tamente staccati dal muro.

"Ma voi avete fatto reclamo?" chie-do alla signora.

"Abbiamo fatto reclamo all'Enel dueo tre volte nel giro di due mesi senzaavere nessuna risposta. Pensi che c'èuna signora invalida sulla sedia a rotel-le che abita di fronte casa mia e con

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quel buio non può uscire di casa.Avere la strada al buio crea tanti pro-blemi a tutti. Rubano tranquillamenteauto e motorini e poi succedono tantealtre cose. L'altra sera uno scippatore èentrato a casa di una signora dopo avercompiuto uno scippo. Questa signoraera malata di cuore ed è finita all'ospe-dale.

Io ho molta paura per tutto quelloche succede. Una notte c'è stato unoscontro a fuoco sulla strada, io e miomarito ci siamo spaventati molto epensavamo che poteva entrare qualcheproiettile dentro casa. Per fortuna poi èarrivata la polizia."

La signora Rosy ci accompagna poiin piazza Don Puglisi e mentre supe-riamo via Barcellona esclama: "Perattraversare via Barcellona ci volunudeci occhi picchì tutti currunu comu ipazzi!"

La piazza si presenta ai nostri occhinon certo come luogo dove possanoandare a giocare i bambini e ci apparein tutto il suo abbandono deturpatadagli atti di vandalismo. Inoltre è risa-puto che è diventato luogo di spaccio.Non si può certo dire che sia un postodove trascorrere alcune ore in mezzoal verde o sotto gli alberi. No davvero!

Non è altro che una grande colata dicemento dove sono stati inseriti conmolta accortezza dei gradini, terrazze

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in cemento, sedili di marmo, aiuolerecintate con cemento e per finire mat-toni che ricoprono tutta la piazza inmodo che non possa più crescere erba.In alcune aiuole sono stati piantati

degli alberi di cui tre sono stati abbat-tuti e due spezzati. Su una grande aiuo-la invece di esserci fiori o piante cisono sacchetti con la spazzatura abban-donati da qualcuno. In fondo alla piaz-zetta hanno costruito una cabina rico-perta di vetri che si suppone debbacontenere la centralina ed il pozzo perirrigare le aiuole. I vetri della cabinasono stati tutti rotti e quando ci avvici-niamo sentiamo cattivo odore. Lasignora Rosy ci conferma che in quel-la cabina la gente va a fare i propribisogni. Chiedo se viene fatta la manu-tenzione nella piazza oppure vengonoregolarmente i vigili urbani, ma lasignora ribatte che non esiste manuten-zione e che i vigili urbani non si vedo-no mai, come d'altronde in tutto il quar-tiere di San Cristoforo.

L'accesso delle auto nella piazza èimpedito solo su via Barcellona, men-tre è completamente libero su via DeLorenzo, tanto che nella piazzetta sonoparcheggiate diverse auto, mentre duebambini scorazzano con i loro motori-ni a grande velocità. Chiedo loro sevengono spesso in quella piazza. Midicono di sì, con i loro motorini, ma

preferivano la piazza come era primacon il campetto di calcio, così potevanogiocare al pallone.

Sulla piazza c'è un altro bambino,Santo, che preferisce rimanere al di làdella recinzione che c'è in viaBarcellona. Mi dice: "Se potessi entra-re nella piazza ti farei vedere io quelloche c'è nella cabina!" Lo invito a veni-re oltre la recinzione, ma Santo mirisponde: "Mio papà non vuole chevengo nella piazza perché pensa chesono stato io a rompere un albero, manon sono stato io! Così non entro nellapiazza e quando romperanno un altroalbero lui capirà finalmente che nonsono stato io!"

Di fronte ala piazza, su viaBarcellona c'è un grande edificio peri-colante. "Vede questo edificio?" midice la signora Rosy "alcuni giorni fasono intervenuti i Vigili del Fuoco per-ché é crollato parte del tetto, ma non c'ènessuna transenna."

Per finire la signora Rosy dà sfogoalla sua rabbia: "Come possono venirea giocare qui i miei bambini quando cisono tutti i tipi di animali? Cani e gattirandagi, zecche, zanzare, topi anzicunigghi addivati!"

Ci allontaniamo dalla piazza con unsenso di rabbia e con la consapevolez-za che nella città di Catania sono pochicoloro che usufruiscono dei diritti basi-lari del buon vivere.

Che senso ha costruire una piazza,spendere più del dovuto in cemento emurature, curando più il lievitare deiprezzi dei lavori piuttosto che la prati-cità del luogo e poi abbandonarla, tra-scurando la manutenzione e la sorve-glianza dell'area?

Ricordiamoci e soprattutto ricordia-mo al Sindaco che Catania non è solovia Etnea, corso Italia e piazza Duomo,ma Catania è San Cristoforo, Librino,Monte Pò, Santa Maria Goretti,Villaggio Sant'Agata, Fossa Creta, SanGiorgio e tanti altri quartieri che hannobisogno di molta più attenzione perchéhanno un grosso arretrato da recupera-re.

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la redazione de “i Cordai”

Il Programma Integrato San Cristoforo Sud prende avvio nel 2000 con un finan-ziamento (fondi CIPE) di circa 16 milioni di euro per le finalità sancite dalla leggen. 179/92 sull'edilizia residenziale pubblica.

Il programma riguarda un'area di 38 ettari compresa tra Piazza Don Bonomo evia Barcellona, cioè in una delle zone più degradate di Catania.

L'obiettivo è la riqualificazione della zona attraverso varie tipologie di inter-venti: recupero e trasformazione di vecchi edifici, realizzazione di nuovi spazipubblici (piazze, aree verdi, scuole), sistemazione del sistema fognario, scuole diformazione professionale e azioni di sostegno all'artigianato.

DAL 2000 A OGGI… CHE COSA È STATO FATTO?

Le opere sinora realizzate sono:1. Area a Verde in via De Lorenzo 2. "Piazza Don Puglisi" su Via Barcellona3. Piazza antistante l'oratorio delle "Salette" 4. Sistemi di fognatura Via della Concordia - Zona Cordai - Via Mulino a vento5. Pedonalizzazione via S.M. delle Salette

Tra il 2011 e il 2012 dovrebbero essere realizzati:- Un centro socio-culturale in via Barcellona attraverso il recupero di un'ex

conceria (importo totale dell'opera 3.000.000 €): in attesa del progetto esecutivo.- Una scuola materna ed un asilo nido in via Belfiore (importo totale dell'ope-

ra 3.500.000 €): in attesa del progetto esecutivo.- Un'area a verde in via delle Ondine (importo totale dell'opera 1.156.000 €):

il progetto esecutivo è già stato completato e i lavori dovrebbero andare in gara tranon molti mesi.

SCHEDA INFORMATIVAProgramma Integrato San Cristoforo Sud

IN QUALE STATO SONO OGGI LE OPERE REALIZZATE?Area verde in via De Lorenzo

Doveva essere "un polmone verde all'interno di un tessuto urbano degradato"con una organizzazione tri-funzionale delle aree: per l'infanzia, per la terza età eper la conversazione ed il relax. Doveva avere una impianto illuministico foto-voltaico, una fontana e una bambinopoli.

Oggi è solo uno spazio lasciato al degrado, sporco e pieno di rifiuti. Le altale-ne, gli scivoli, e gli altri giochi 6 mesi fa sono addirittura scomparsi, molte pan-chine sono completamente distrutte, la fila centrale dei pannelli solari non esistepiù.

Piazza Don Puglisi (via Barcellona)

Nel 1989, quando il GAPA scoprì l'esistenza di questa area, essa era ridotta adiscarica abusiva dove anche la Nettezza Urbana catanese scaricava i rifiuti.

Nello stesso anno una mostra fotografica ed una raccolta di firme servirono adenunciare la sconcertante realtà che impressionò la cittadinanza catanese. IlGAPA iniziò una lotta, organizzando iniziative e manifestazioni che culminaronol'8 agosto del '92 in piazza Duomo dove una ruspa guidata da un cittadino di SanCristoforo scaricò dei rifiuti sotto il Comune, allora commissariato. In quella occa-sione si ottenne la promessa dello sgombero dei rifiuti e l'inizio dei lavori per tra-sformare la discarica in una piazza, cosa che avvenne nel settembre del 93.

In questi anni la piazza ha subito diverse trasformazioni, ma mai in modo par-tecipato con gli abitanti della zona.

Ogni intervento è stato seguito da un regolare abbandono e ciò ha consentito latrasformazione della piazza in un luogo privilegiato per lo spaccio controllato dagruppi criminali e mafiosi.

L'ultimo "fantastico" cambiamento è avvenuto nel 2009, con il progetto dell'at-tuale piazza: colate di cemento, blocchi di pietra lavica, pochissimo verde. Oggiversa in uno stato di totale abbandono (vedi articolo nella pagina accanto).

Piazza "Don Bonomo" antistante l'oratorio delle "Salette"

Inaugurata almeno 4volte da Scapagnini edassessori vari, è nata treanni fa ed è già lasciata allospaccio e al controllomafioso. Per la sua realiz-zazione si sono abbattutediverse case storiche, abita-te da anziani nati nel quar-tiere, poi espulsi a Librino.Inoltre sono state sgombra-te due attività artigianali, inun quartiere dove l'attivitàlavorativa è precaria. Parecchie case espropriate erano di proprietà dell'ordineSalesiano. La piazza che è venuta fuori, non è altro che un spazio, quasi privo diverde, parcheggio di auto e motorini, circondato da mura alte. È l'antitesi dell'a-gorà. La mancanza della presenza istituzionale ha contribuito a lasciare la piazzain mano agli spacciatori, al posteggio abusivo e alla mafia. La stessa prima muni-cipalità sa ben poco della piazza, e persino la polizia urbana ha paura di far rispet-tare questi spazi.

Sistema fognario

Incompleto

Pedonalizzazione delle Salette

Via S.M. delle Salette presenta un traffico veicolare a tutte le ore. Non essen-doci marciapiedi diventa una strada fortemente insicura soprattutto per i bambini.

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“fONDAZIONE PER IL SUD”A SAN CRISTOfORO

L’ennesima occasione persa per il quartiere?

In un contesto dominato dallo smantellamento dei servizi sociali nella cittàdi Catania, che colpisce specialmente i quartieri a maggior rischio di mar-

ginalità ed esclusione sociale come San Cristoforo, la “Fondazione per il Sud”all'inizio del 2010 lanciò un bando rivolto alle organizzazioni di terzo settoreper esprimere idee e proposte di intervento volte allo sviluppo del territorio suitemi dell'educazione e dell'integrazione in alcune aree circoscritte del Sud, tracui il quartiere di San Cristoforo.

Il bando prevedeva due fasi di selezione, una prima fase di selezione di un'i-dea progettuale per ciascuna area territoriale individuata dal bando e unaseconda fase di selezione dei progetti veri e propri, con l'attribuzione di uncontributo economico laddove il progetto sullo sviluppo locale di una deter-minata area fosse stato selezionato. La recente notizia che leggerete anche sualtri giornali è che il quartiere di San Cristoforo ha avuto la fortuna di esseretra le 5 aree i cui progetti saranno sostenuti dalla “Fondazione per il Sud” perun progetto denominato "San Cristoforo: un quartiere da vivere: viviamoloinsieme!" di importo pari a 950.000 €.

Il progetto verrà gestito da una rete di 34 soggetti tra enti pubblici, scuole,associazioni, cooperative sociali, fondazioni.

Fin qui tutto bene, apparentemente una buona notizia per il quartiere: quel-lo che invece non leggerete su altri giornali, è cosa si nasconde dietro questaapparente buona notizia, che probabilmente rischia di essere l'ennesima occa-sione persa per il quartiere di San Cristoforo.

Il progetto selezionato infatti è frutto di una coalizione di enti di terzo set-tore assolutamente rigida e blindata dal punto vista culturale, in quanto total-mente composta da enti di matrice cattolica. Tra gli enti che fanno parte diquesta coalizione vi sono parecchi tra i giganti del sociale catanese, che piùhanno beneficiato in questi anni del supporto degli enti locali, della Regionee dello Stato nella città di Catania. Tra gli enti si segnala inoltre la presenzadell'Oratorio Salesiano di via delle Salette (San Cristoforo) e il MovimentoCristiano Lavoratori, l'associazione il cui leader Giuseppe Liga fu arrestatoalcuni mesi fa per associazione mafiosa.

Inchiesta “Stato Sociale” - III parte

Eppure questi enti ricevono già tanto attraverso il canale dell'8 per mille, deifondi della Conferenza Episcopale Italiana e dei fondi della Diocesi diCatania. In un paese normale e laico forse questo sarebbe abbastanza, ma nonin Italia. Nella nostra città, la “Fondazione per il Sud”, che gestisce fondi delSud di natura privata provenienti dalle Fondazioni Bancarie, ma vincolate perlegge a finalità pubbliche quali l'infrastrutturazione sociale delle RegioniMeridionali, decide ancora una volta di finanziare i soliti noti anziché sce-gliere coraggiosamente chi aveva tentato di unire l'associazionismo laico ecattolico su un ipotesi di sviluppo per il quartiere di San Cristoforo.

Ci riferiamo qui alla coalizione di enti che si era riunita attorno all'espe-rienza ventennale del GAPA nel quartiere di San Cristoforo per proporre un'i-dea progettuale diversa denominata "I carusi di San Cristoforo: il riscatto diun quartiere tra memoria e futuro", che non è stata ritenuta meritevole di sup-porto dalla Fondazione. Una scelta di per sé inspiegabile considerando chealla base del bando vi era l'idea di riunire un ampia fetta di terzo settore e asso-ciazionismo attorno ad un'idea forte di sviluppo locale superando barriere cul-turali e di appartenenza. Un'idea progettuale sviluppata da un blocco ostinata-mente solo cattolico non avrebbe dovuto trovare il supporto della Fondazione.Eppure è successo e non è la prima volta neanche per la “Fondazione per ilSud”, che lo scorso anno ha avvallato una simile operazione in un analogobando che riguardava il quartiere di Librino.

Dinanzi a tutto questo ci chiediamo perché nessuno degli enti che hannosviluppato il progetto supportato dalla Fondazione ha sentito il bisogno inquesti mesi di coinvolgere realtà come il Gapa, fortemente radicato nel quar-tiere, insieme ad Arci, Mentoring, Penelope, Musae, Interculture, UISP, impe-gnate sui temi del bando. Forse non è possibile portare avanti un impegnocivile in questo quartiere in modo laico?

Ci chiediamo anche come verranno utilizzate queste risorse: si lavoreràveramente per sperimentare, coltivare una speranza per lo sviluppo del quar-tiere o per l'ennesima volta questo progetto servirà a sostenere la macchinaorganizzativa delle parrocchie, delle istituzioni religiose delle associazionicattoliche?

Si tratterebbe di sviluppo locale o dell'ennesima occasione persa?

di Giovanni Caruso

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L’assessore regionaleLeanza finanzia 14milioni di euro cheverranno distribuitealle organizzazioni“in grazia di Dio”

Nello scorso mese di settembre l'o-norevole Leanza, assessore regio-

nale della famiglia, delle Politichesociali e del Lavoro, ha reso noto chesono stati stanziati oltre 14 milioni dieuro per interventi contro le "gravipovertà". Inoltre ha dichiarato: "È laprima volta che nella nostra regioneviene avviata un'operazione di questogenere che eroga gli aiuti direttamentea chi ne ha bisogno".

Questi soldi saranno assegnati alleorganizzazioni di terzo settore con uncontributo del 90% del costo comples-sivo mentre il restante 10% dovrà esse-re finanziato dall'ente richiedente.

È vero che la Sicilia è seconda nelleclassifiche sulla povertà, oggi la sogliadella povertà si è abbassata e le vittimedel disagio appartengono a diverseclassi sociali.

Se tutto questo è vero a SanCristoforo lo è di più, dal nostro osser-vatorio il disagio e il degrado si è moltoallargato ma crediamo pure che gliinterventi diretti, quali vitto, alloggio efornitura di vestiti e tutto ciò che serveal fabbisogno immediato, risolverannoil problema dell'emergenza, ma quandofiniranno i fondi scopriremo che hannofatto più comodo alle organizzazionidel terzo settore e non alle persone.

Lo diciamo consapevoli di alcuneconsiderazioni: 14 milioni sarebberopotuti servire a finanziare le piccoleimprese artigiane in crisi, esercizi com-merciali in crisi, l'imprenditoria femmi-nile e quella giovanile, con il valoreaggiunto di dare dignità ai soldi pubbli-ci e alle persone che non vogliono lacarità ma vogliono guadagnare attra-verso il proprio lavoro con dignità.

Ma sappiamo benissimo che nellanostra terra il potere politico ha semprespeculato sulle povertà e disagi, forseper creare dipendenza e obbedienza? Oper favori elettorali?

Sappiamo benissimo che il terzo set-tore sociale "in grazia di dio", vicino aigoverni siciliani degli ultimi anni èstato sempre nei quartieri la "lungamano" che ha controllato per conto deipolitici di turno.

É alquanto strano che quei governiregionali, comunali e provinciali, pro-motori di leggi, regole e tasse chehanno impoverito le città e ancor di piùi quartieri popolari poi si lavino lacoscienza facendo la "carità" a quellastessa gente che hanno messo in condi-zioni di povertà.

Noi crediamo che invece di distribui-re soldi "a pioggia" alle organizzazionidel terzo settore privato e sociale sisarebbero potuti dare tali finanziamen-ti ad enti pubblici e comuni che fannoacqua da tutte le parti e che gestisconouno "stato sociale" pubblico in alcunicasi davvero carente, così come ci haraccontato nella puntata precedente diquesta inchiesta un'assistente sociale diCatania.

Ma a questo punto come stanno lecose ci appelliamo alla popolazione diSan Cristoforo e le diciamo di verifica-re che gli enti che hanno avuto talifinanziamenti li utilizzino realmenteper lo scopo cui sono stati destinati.

Chiediamo alle organizzazioni delterzo settore, che hanno ricevuto talifinanziamenti che sicuramente gesti-ranno in piena onestà, di comunicarepubblicamente come spenderanno que-sti soldi voce per voce, visto che stan-no utilizzando soldi pubblici per cuianche nostri.

Inoltre, facendo un ulteriore conside-razione, vorremmo dire alle organizza-zioni del terzo settore e all'onorevoleLeanza che proprio sul vangelo c'èriportato qualcosa di simile: "Non rega-lare i pesci a chi ne ha bisogno ma piut-tosto regala reti e insegna a pescare."

Questi sono gli enti e le organizzazioni catanesi che gestirannoi fondi stanziati dall'assessore Leanza contro "disagio e gravepovertà"

Banco Alimentare Sicilia Onlus: €419.000,00Arcidiocesi di Catania, Confraternita M.SS. del Soccorso: €419.000,00Acli: €49.927,50Parrocchia Risurrezione del Signore: €45.000,00Solco: €377.100,00Cooperativa Sociale Delfino: €45.000,00Cooperativa Sociale Marianela Garcia: €150.000,00Associazione Cospes-Ciofs Laura Vicuna: €45.000,00

LA REGIONE DIA LAvORO E DIGNITà, NON LA CARITà!

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Nel quartiere "Cappuccini"la scuola G. Paolo II è in serie difficoltà.

di Giovanni Caruso

In via Case Sante da tempo c'è una scuola mai finita del tutto, che a vederla èproprio una scuola a metà.Infatti, dopo tanti anni, solo adesso si sta completando la metà che fino ad un

anno fa non era altro che un rudere.Ma quella metà che passava per buona, non è mai stata buona!Da un paio di anni il comitato dei genitori denuncia tutte le difficoltà che alun-

ni e alunne vivono quotidianamente.In effetti la scuola, di pertinenza dell'istituto comprensivo A. Doria, a vederla

dal di fuori è proprio nei guai!L'amministrazione comunale che potrebbe risolvere i problemi, fatti notare

dai genitori, con la manutenzione ordinaria, fa orecchie da mercante provocan-do la reazione del comitato, che ha scritto all'assessore Cinquegrana una letteradi denuncia che di seguito riportiamo.

L'ALTRA METà DELLA SCUOLA Documento dei genitori della G. Paolo IIL'assemblea dei genitori e dei bambini che frequentano la scuola Giovanni Paolo

II di via Case Sante, riunitisi in assemblea venerdì 29 ottobre alle ore 8,30, denun-ciano ancora una volta l'assenza di iniziativa dell'amministrazione comunale, checontinua a lasciare al buio e senza riscaldamento oltre 200 alunni della scuola.

I genitori e gli abitanti, riuniti nel Comitato per il diritto alla scuola del quartiereCappuccini, da oltre due anni sollecitano il comune di Catania a realizzare alcuneelementari opere, indispensabili alla messa a norma dell'edificio, soprattutto pergarantire l'incolumità e la sicurezza di alunni ed operatori.

Di quanto richiesto, ben poco sinora è stato fatto.Il comitato ha deciso di inviare all'assessore alle politiche scolastiche una lette-

ra, nella quale si elencano le gravi lacune dell'edificio scolastico, richiedendo pre-cise risposte in merito ed un incontro, perché il comune assuma puntuali impegnie dia concrete risposte alle esigenze di alunni ed operatori scolastici.

Nella lettera all'assessore, il comitato in particolare denuncia le seguenti gravicarenze:

1) Impianto elettrico del tutto insufficiente, che allo stato non permette l'accen-sione di stufe per il periodo invernale e costringe i bambini a studiare con tempe-rature polari.

2) Almeno un centinaio di neon non sono funzionanti e rendono precaria e insuf-ficiente l'illuminazione nelle aule della scuola.

3) Non esiste un divisorio per isolare il plesso dal vicino cantiere, dove si svol-gono attività di edilizia, con emissioni anche nocive per la salute dei bambini.

4) Le entrate della scuola non sono illuminate e sono sprovviste dei faretti che igenitori da due anni hanno richiesto al comune.

5) Il giardino esterno non è dotato di rubinetti di acqua e di relativo impianto diirrigazione.

6) Gli spazi a verde non esistono e periodicamente le erbe infestano gli ingressidella scuola, mentre i tombini non sono mai stati puliti.

7) Gli ingressi al plesso sono sprovvisti di cancelli e sui portoni esistenti non sieffettua la necessaria manutenzione.

8) Nella terrazza si registrano numerose infiltrazioni che rendono umido l'interoedificio. Da tempo è stata richiesta il rifacimento della impermeabilizzazione dellaterrazza e manutenzione delle finestre, onde evitare infiltrazioni di acqua piovana.

9) Gli ingressi alla scuola sono scoperti, mentre da due anni è stata richiesta l'in-stallazione di n. 4 tettoie.

10) Non è stata effettuata nessuna verifica della staticità delle parti dell'edificioammalorate dall'umidità causata dall'infiltrazione di acqua piovana.

11) Non esiste alcun collegamento telefonico dell'antifurto al sistema di sorve-glianza.

12) Nella scuola non sono state rimosse le barriere architettoniche, in particola-re non esiste un parcheggio riservato all'ingresso della scuola, non sono adeguatiascensore e scivole.

13) Le tende nelle aule sono inutilizzabili, tanto che spesso il sole disturba lelezioni.

Catania 29 ottobre 2010Comitato per il diritto alla scuola del quartiere Cappuccini

Rosario Castro

Riassumiamo le comunicazioni fatte dalla dottoressa Grassia, dirigentescolastico dell'Istituto Comprensivo Andrea Doria, di cui fa parte il plesso divia Case Sante

I neon sono stati sostituiti o riparati. Per garantire il riscaldamento del ples-so, si pensa di chiedere all'impresa che svolge i lavori nella nuova ala del ples-so scolastico di poter usufruire temporaneamente della loro rete elettrica al finedi sopperire alle mancanze della nostra. Malgrado le diverse segnalazioni fatteal Comune, non abbiamo avuto risposte, e credo che si debba aspettare la finedei lavori della nuova ala. Per quanto riguarda l'area antistante la scuola, inva-sa dall'erba alta, partirà un progetto scolastico sul giardinaggio, dove cerche-remo di rendere lo spazio più ordinato e gradevole. Inoltre abbiamo fattorichiesta di nuovi arredi, sia per via Case Sante, sia per via Cordai, ma ancoranon abbiamo ricevuto nulla. Stiamo inoltre verificando le altre problematichesegnalate dal comitato dei genitori, per poi renderle note ai tecnici delComune, nella speranza che provvedano al più presto.

Infine mi spiace di aver saputo troppo tardi dell'assemblea dei genitori, misarebbe piaciuto parteciparvi, spero che non manchi una nuova occasione.

Chiesa barocca situata nella piazzettaMaravigna

di Deina Garigale

La chiesa di San Giuseppe al Transito è una chiesa barocca situata nella piaz-zetta Maravigna (a due passi del Castello Ursino) costruita dopo il terremo-

to del 1693, ultimamente restaurata dalla Sopraintendenza ai Beni Culturali. Dopo un anno e mezzo dall'ultimazione dei lavori, il rivestimento della fac-

ciata principale del lato destro si è sbriciolato ed anche parte della facciata su viaNaumachia è danneggiata a causa delle piogge autunnali. Non è necessarioavere una competenza particolarmente specializzata per rendersi conto che l'in-tonaco abbia avuto vita breve e che il lavoro di restauro sarebbe dovuto, invece,durare nel tempo.

Purtroppo siamo abituati a vedere che non sempre i lavori pubblici vengonoeseguiti a regola d'arte, nonostante ciò, crediamo possibile, e anzi doverosoavere una risposta da parte delle istituzioni responsabili. Si dovrebbe prendereatto dello stato attuale della facciata, assumersene la responsabilità e risolvere ilproblema, se necessario anche richiamando l'impresa a cui sono stati affidati ilavori di restauro. Senza dimenticarci che le spese cui si fa carico il comunedovrebbero essere fatte con lo scopo di valorizzare i beni artistici e architettoni-ci che caratterizzano la nostra città e in questo caso specifico uno dei suoi quar-tieri più antichi e preziosi.

Staremo a vedere se ci sarà un intervento di rifacimento della facciata oppurese verrà lasciata in questo stato, dando la colpa alle intemperie e non alla catti-va esecuzione dei lavori.

LA ChIESA DI SAN GIUSEPPE ALTRANSITO

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7iCordai / Numero Dieci

di Giuseppe Scatà

Si sono chiamati su Facebook "Icarusazzi da Barrera", giocano a

calcio nel quartiere di Barriera, uno deiquartieri a maggiore rischio diCatania, tra piazza Vicerè e il vicinooratorio dei Salesiani, e hanno tra gliundici e i quattordici anni. Uno di loro,Gabriele Russo, mentre saltava su ungonfiabile montato in piazza è caduto,si è rotto due vertebre cervicali e hauna lesione al midollo, tanto che èattualmente paralizzato dal collo ingiù.

"I giornali hanno scritto che lui ècaduto per terra, ma invece si è gettatosul gonfiabile che però era incustodito,visto che erano le dieci e mezza disera, e siccome ha fatto una capriola suuna parte sgonfia ha sbattuto su deiferri che c'erano sotto e si è fatto malis-simo. Ora non si muove più", mi diceCarlo, un ragazzino fin troppo altro peri suoi undici anni, occhiali spessi, nonriesce a stare fermo e saltella da un

piede a un l’altro. Ci troviamo su unangolo della piazza. Carlo mi indica ilgonfiabile in lontananza. Gli chiedo sequi, nel quartiere Barriera, c'è delin-quenza: "Ce n'è un sacco. Io ad esem-pio giocavo con dei ragazzi della miaetà, ma mi sono allontanato perchéfacevano i malandrini. Facevano ivandali e tante altre cose", "Cosa?","Altre cose", dice e sorride, "Ora vadoall'oratorio. Lì c'è un ambiente piùprotetto, gioco a calcio e sto più tran-quillo. Ma anche lì entrano adulti, siprendono la questione e i preti diconosolo - se dovete litigare fuori da qui -".Gli chiedo perché ci sono così tantiragazzi che prendono la mala strada epoi magari diventano pure mafiosi:"La strada, quello che li rovina è lastrada. Se fossi sindaco, con la fasciatricolore al petto, io costruirei dellegiostre o tanti oratori dove potere gio-care, perché sulla strada i ragazzivedono quello che fanno gli adulti e licopiano, e sono senza controllo. Ma iol'ho lasciata la strada, me l'ha detto

mio padre che dovevo allontanarmi,ma se non ci fosse stato mio padresarei ancora lì e non so come mi sareb-be finita". Non ride più Carlo. È seris-simo. Ha soli undici anni ma ne sa piùdel sindaco della sua città. "Secondome sono i film che rovinano i ragazzi,perché gli danno il cattivo esempio",mi dice Francesco, dodici anni, mauri-ziano nato a Catania e con accentodialettale, "Prendi 'Il capo dei capi' o'Romanzo criminale', loro vedono 'stecose e poi quando escono di casa pro-vano ad imitarlo". Sono le stesse paro-le che due anni prima m'aveva dettoun macellaio di San Cristoforo, ilquartiere di Nitto Santapaola: "Questecose non dovrebbero farle vedere.Danno un esempio sbagliato", dissementre tagliava a fette dei polletti suun bancone del mercato di viaBelfiore. Carlo ricomincia a saltare daun piede a un altro e urla: "Non è vero,non sono i film, perché se non sei cre-tino lo capisci che quelle cose non ledevi fare", "Cosa?", "Quelle cose...

ammazzare la gente, rubare. Bruttecose". Giorgio tiene un pallone sotto-braccio "Qui la polizia si vede ognitanto. Fanno alcuni giri e un posto diblocco più in giù, sempre", e Carlo,stavolta immobile, quasi sussurrando,mi guarda attraverso i suoi occhialispessi, è più alto di me, "In piazza iomi gioco tutto, pure il mio cuore, chela sera spacciano droga e la consuma-no. Ma mai una volta che abbiano fattoun posto di blocco qui, in piazza!","Oh parla piano", gli fa un altro ragaz-zo che si avvicina in bici, "Sì lo so, diquesto non dobbiamo parlare". Ilragazzo che sta in sella a una bici sichiama Cristian, anche lui è maurizia-no ma è catanese d'adozione. Ha giàcapito tutti i meccanismi, "Sotto casamia passano sempre con alcol e droga.Sempre". Gli chiedo se hanno fatto icompiti per l'indomani e loro ricomin-ciano a ridere. Carlo riprende a saltel-lare da un piede a un altro e dice:"Certo, io sempre li faccio i compiti!",e va via.

I CARUSAZZI DA bARRERA

La palazzina diViale Nitta 2

testo e foto di Luciano Bruno

Catania, 2 ottobre 2010. Siamo aiconfini fra Villaggio Sant'Agata e

Zia Lisa, in una giornata di sole chesembra primavera. Continua il nostrogiro fra il degrado e l'abbandono.Decidiamo di andare a fare un sopral-luogo in Viale Nitta 2. Appena arrivia-mo sul posto, ci troviamo davanti unapalazzina incompleta e fatiscente, cir-condata da una vera discarica di mate-riale di ogni genere, spazzatura, fili elet-trici ovviamente svuotati della parte inrame.

L'interno è completamente devastato;una volta entrati nello stabile, notiamosubito delle vecchie coperte buttate inun angolo, questo ci fa supporre che lastruttura sia stata abitata da gente dispe-rata che non aveva dove andare a dor-mire. Il primo piano è distrutto, le pare-ti sono state abbatutte, nei balconi man-cano i parapetti di sicurezza. Saliamo lescale per andare al secondo piano, eanche sui gradini troviamo pezzi di mat-toni.

Al secondo piano la situazione è lastessa degli altri due, cioè pareti demo-lite, fili sparsi, balconi precari e insicuri(se dei bambini per caso venissero qui agiocare potrebbero farsi molto male).Dal terzo piano c'è una vista stupenda,si vedono i tetti di Villaggio Sant'Agata,i palazzoni di Librino, l'Etna ed ilPalanitta, al numero civico tre.

Il Palanitta è una struttura dove c'èuna associazione del quartiere, laCatania Ring.

Qui il Signor Ridolfo, pagando ditasca propria le spese della struttura,organizza allenamenti e tornei di boxper i ragazzi del quartiere. Ragazzi chesenza questa associazione sportivasarebbero in mezzo alla strada.

Una domanda mi sorge spontanea:"Perché tutte le case delle cooperativedel mio quartiere vengono completate,mentre per l'edilizia pubblica vincesempre l'incompiuto?" Io una rispostace l'ho: purtroppo il privato deve recu-perare i soldi investiti e guadagnarci; ilpubblico nel bene collettivo non trova,invece, alcun guadagno. Ancora unavolta l'edilizia pubblica lascia i beni col-lettivi al degrado e all'abbandono.

PUbbLICO AbbANDONO E INTERESSI PRIvATI

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Page 8: iCordai - Anno 5 Numero 10 novembre 2010

8 iCordai / Numero Dieci

Redazione “i Cordai”Direttore Responsabile: Riccardo OriolesReg. Trib. Catania 6/10/2006 nº26Via Cordai 47, [email protected] - www.associazionegapa.orgtel: 348 1223253

Stampato dalla Tipografia Paolo Millauro,

Via Montenero 30, CataniaGrafica: Massimo Guglielmino

Foto: Luciano Bruno, Mara Trovato, Paolo

Parisi, Sonia Giardina, Claudio Pagano, Luigi

Marino, Archivio Giovanni Caruso

Hanno collaborato a questo numero:Giovanni Caruso, Toti Domina, Marcella

Giammusso, Paolo Parisi, Sonia Giardina,

Luciano Bruno, Denia Garigale, Giuseppe Scatà,

Elio Camilleri

OGNI MESE TROVERETE IL NOSTRO MENSILE PRESSO:

Palazzo degliElefanti a fuoco

ACatania da qualche giorno i postiniconsegnavano le "cartoline rosa"

del richiamo alle armi per tutti i ragazzinati nel 1922, 1923 e nei primi mesi del1924. La protesta, la rabbia ed il rifiuto dipartire scoppiarono come a Catania,anche a Ragusa, Comiso, Giarratana,Messina ed in tante altre città.

La rivolta del "non si parte" si alimentòa causa del blocco totale delle attivitàproduttive, commerciali, dei servizi; ladisperazione portava la gente affamata amanifestare ogni giorno per le strade.

La mattina del 14 dicembre 1944 ilgiovane artigiano Antonino Spampinatorimase a terra, colpito a morte da unordigno esplosivo, che, fuori di metafo-ra, provocò una terribile esplosione intutta la città: l'ufficio leva fu incendiato,distrutta la sede del Banco di Sicilia esaccheggiato e distrutto il Palazzo degliElefanti.

L'attacco al Palazzo iniziò intorno alle15,30 e il Sindaco Carlo Ardizzone,informato dal Segretario Generale che lecose si stavano mettendo male, se lasquagliò dall'uscita posteriore seguitodal Comandante dei Vigili Urbani,colonnello Pietro Musumeci, dai vigili

urbani in servizio, da consiglieri edassessori.

La forza pubblica intervenne soltantonel tardo pomeriggio, i vigili del fuocodomarono l'incendio a tarda sera sui restidi un Palazzo devastato.

Il Prefetto Florindo Giammichele fuesonerato in tronco con un telegramma ene morì di crepacuore. Anche il questo-re Giuffrè fu esonerato, ma lui se ne feceuna ragione.

Palazzo degli Elefanti tornò ad esserela Casa municipale il 14 dicembre 1952,esattamente otto anni dopo quel 14dicembre 1944, un giorno tra i più tristidella storia di Catania.

SChEggE DI SToRIa CaTaNESE a cura di Elio Camilleri

Ogni giorno aspettoche qualcuno mi diaun lavoro

di Paolo Parisi

Turiddu, il diminutivo con cui tuttichiamano il signor Grasso

Francesco, è un uomo molto conosciu-to nel quartiere di San Cristoforo, ha 51anni, fisicamente agile, basso di statura,con le mani molto grandi, tipiche dellepersone che fanno lavori manuali. Halo sguardo molto dolce, di una personache non farebbe male ad una mosca.Vive da solo, i sui genitori sono mortied ha solo un fratello che vive a Como.Non ha un vero e proprio mestiere evive aspettando che le persone lo chia-mino per piccoli lavori di facchinaggiodandogli una paga miserevole. Turidduè noto per la sua dolcezza e la sua tene-rezza però qualche volte la gente neapprofitta e quando lui lo intuisce fafinta di niente.

A che età ha iniziato a lavorare?"Ho iniziato all'età di 19 anni, mio

padre aveva una "putia" (osteria) inuna traversa di via Garibaldi, e ogni

tanto lo aiutavo, però questo lavoronon mi piaceva. Finché ho deciso dilavorare altrove, il mio primo lavoro èstato quello di fare il meccanico e suc-cessivamente ho cambiato, facendoaltri mestieri. Ultimamente ho lavoratodal maniscalco di via Madonnadell'Aiuto"

Ma è da un po' di tempo che non lavedo lavorare dal signor Nicolosi ilmaniscalco, come mai?

"Sono andato via da quel posto, dopotanti anni, perché ormai c'era pocolavoro, quindi ho preferito cercarealtrove come guadagnare qualcosa,così adesso faccio tantissimi lavori,vado dove mi chiamano, ma non sem-pre riesco a lavorare tutti i giorni."

Attualmente che lavoro sta facen-do?

"Il mio lavoro consiste nell'aiutarequalche operatore ecologico, mi alzo lamattina alle quattro e mezza, mi prepa-ro e poi vado sul posto, aspetto chequalcuno mi dia un incarico e poi ini-zio a svolgere il mio compito e comple-to intorno alle dieci."

Quando guadagna per ogni giornodi lavoro?

"Dieci Euro" poi continua: "peròfinito questo primo impegno attualmen-te collaboro con un imbianchino. Lasera, prima mangio qualcosa per stra-da poi rientro stanco a casa e vado aletto verso le ventuno."

Come, va subito a letto così presto?Non ha una televisione?

"E unni attaccu?Anche se l'avessinon la potrei accendere perché a casamia non ho la corrente elettrica e nean-che l'acqua, infatti vado alla fontana emi faccio la riserva con i recipienti".

Quanto paga di affitto? "Non pago niente, la casa è di una

persona che conosco, mi fa stare lì enon vuole soldi per la locazione."

Ma come fa a vivere in queste con-dizioni, ha provato a sentire gli assi-stenti sociali?

"Io non vado dagli assistenti socialiperché mi direbbero che il Comune nonha soldi, quindi è inutile perdere questotempo".

Cosa ne pensa del quartiere?"Io nel quartiere mi sono sempre tro-

vato bene, però adesso è cambiato, nonè più come prima, è molto peggiorato,c'è più sporcizia, più povertà. Prima la

gente era più educata!" Chi conosce Turiddu dice che quan-

do era giovane non era così poco cura-to come adesso, ma poi le difficoltàdella vita e la solitudine lo hanno porta-to a condurre una vita semplice edumile.

Chissà quante persone come Turidduci sono nella nostra città, vittime di unasocietà che trascura chi è solo mentrecura e sostiene chi sta bene economica-mente e chi è circondato da personeinfluenti.

vIvERE ALLA GIORNATA

C'è un cane che

chiede di essere

adottato da una

persona che lo

voglia bene. Ha

due mesi ed è

molto simpatico.

Se qualcuno è inte-

ressato telefoni a

questo numero:

3450731982

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Via Plebiscito, 527 - [email protected]

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Via Mulini a Vento, 5 - CT

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Via V. Emanuele, 333 - [email protected]

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