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I ragazzi della classe 2° E I.C. Don

G. Dossetti di Cavriago (RE) presentano

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STORIA DI UN VOLTO

a cura dell’ Insegnante di Religione Patrizia Acquatici

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Il volto di Cristo nell’arte

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Il volto di Cristo Per molti secoli i Cristiani rappresentano il volto di Cristo

nell’arte attraverso Simboli, condizionati sia dall’Ebraismo che vietava l’uso delle immagini, sia dal timore delle persecuzioni.

Le prime rappresentazioni di Gesù come uomo, le troviamo nei

dipinti del Buon Pastore. Con l’affermarsi del culto cristiano si diffondono immagini di Gesù giovane e imberbe, ma contemporaneamente compare

anche un Gesù barbuto, con i capelli lunghi. Le due raffigurazioni coesisteranno fino al VI secolo.

In seguito, nelle immagini del Cristo Pantocratore, e del Cristo in

Maestà noteremo una predominanza del Cristo con la barba più vicino al volto sindonico.

Il Cristo Crocifisso compare verso il XII sec. e intorno alla fine

del Duecento, si diffondo i grandi cicli di affreschi che ritraggono episodi della vita pubblica di Gesù.

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La figura di Gesù, inizialmente viene rappresentata sempre attraverso immagini simboliche, che diventano portatrici di significati che vanno oltre ciò che rappresentano.

I Simboli

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E’ la prima rappresentazione di Cristo come uomo e si ispira alle divinità pagane. Gesù viene raffigurato con i capelli corti senza la barba, con un agnello sulle spalle e l’abbigliamento tipico dei romani.

Catacombe di San Callisto, III Sec. Roma

Il Buon Pastore

Catacombe di Santa Priscilla, III Sec. Roma

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Il Buon Pastore, V sec. Mausoleo di Galla Placidia, Ravenna.

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Il Cristo imberbe

Nel Cristo docente, imberbe del Sarcofago di Stilicone del IV sec. in Sant’Ambrogio a Milano, permane ancora una somiglianza con le divinità pagane.

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Il Cristo barbuto

Nelle Catacombe di Commodilla a Roma, verso il tardo IV secolo, compare un’immagine del Cristo con la barba.

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Il Mandylion di Edessa

Il Mandylion era un telo che raffigurava il volto di Gesù.L’immagine era detta acheropita, cioè "non fatta da mano d’uomo“.Ritenuta miracolosa, era venerata dalle Comunità cristiane Orientali. Conservata inizialmente a Edessa, nel 1204 a Costantinopoli se ne persero le tracce in seguito alla quarta crociata. Alcuni studiosi ritengono che essa sia il telo che noi oggi chiamiamo Sindone.

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Immagini ispirate al Mandylion di Edessa

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Il Mandylion tra storia e leggenda Si racconta che a Edessa il re

Abgar, gravemente ammalato di lebbra

mandò il suo servo Anania da Gesù perchè disegnasse il suo volto e lo

riportasse a Edessa, non riuscendo, Gesù prese il telo lo passò sul suo

viso e l’immagine del volto di Cristo vi rimase impressa.

Il telo fu portato al re Abgar che guarì dalla lebbra.

Proprio a Edessa, l’odierna città di

Urfa, venne ritrovato nascosto dentro le mura, in occasione della

loro ricostruzione, un antico telo che

portava i segni della passione di Cristo, la Sindone, esposta in certe ricorrenze, a tutto il popolo.

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Il Mandylion di Genova XIV sec.

Il Mandylion di RomaXVII sec. Il Mandylion di Manoppello

di incerta datazione

Oltre al Mandylion di Edessa …

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Il Cristo di S. Caterina sul Sinai

Nella prima metà del VI secolo, si afferma un nuovo modello del volto di Gesù. Nel Cristo Pantocratore del Sinai, non notiamo più la stretta sudditanza con l’arte pagana, ma è piuttosto evidente una somiglianza con l'uomo della Sindone.

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Il volto della Sindone

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Il percorso della Sindone nei secoli

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Il Cristo Pantocratore

La principale raffigurazione bizantina di Gesù, è quella del Cristo Pantocratore, che significa: “Colui che ha potere su tutto l’universo”.

Gesù viene rappresentato come creatore e giudice del mondo, in abiti regali e atteggiamento maestoso e severo.

Con la mano sinistra regge il libro della Vita. Con la mano destra impartisce la benedizione. Le tre dita indicano la trinità, le altre due indicano l’umanità e la divinità di Gesù.

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Il Cristo Pantocratore XII sec. Duomo di Cefalù, Palermo.

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Il Cristo Pantocratore XII-XIII Sec. Duomo di Monreale, Palermo.

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Il Cristo Pantocratore, XI sec. di Sant’Angelo in Formis Capua.

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Il Cristo in Maestà, XII Sec. Abbazia di Novalesa, Torino.

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Il Cristo in Maestà, XII sec. Chiesa di San Clemente di Taül, Catalogna

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Il graffito del PalatinoPer anni il Cristo è stato raffigurato seduto in trono, risorto, mai crocifisso. I cristiani venivano derisi dai pagani perché adoravano un Dio morto in croce. Lo attesta infatti questo graffito ritrovato sul colle Palatino, risalente al II secolo, in cui é raffigurato un uomo crocifisso, con la testa di asino e sotto la croce si legge “Alexamenos adora il suo Dio”. Solo verso l’XI sec. abbiamo i primi dipinti del Crocifisso.

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Il Cristo sulla croce

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IL CROCIFISSO DI ASSISI

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Col passare del tempo notiamo una maggiore umanizzazione della figura del Cristo, che viene sottolineata in particolare nell’anonimo Crocifisso della chiesetta di S. Damiano ad Assisi del XII secolo; con gli occhi aperti, come a guardare quel mondo che in virtù del suo sacrificio, è riuscito a salvare.

IL CROCIFISSO DI ASSISI

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Nonostante la morte in croce, Cimabue, rappresenta un Cristo ancora molto solenne, inarcato sinuosamente a sinistra, che pare nascondere le sofferenze della passione.

Cimabue “Il Crocifisso” 1270, Chiesa di San Domenico ad Arezzo

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Nel Crocifisso di Giotto invece emerge tutto il dolore. Il corpo sembra quasi piegarsi per la sofferenza e staccarsi dalla croce. Quello del Cristo è un volto sereno, che però non nasconde il dolore.

Giotto, “Il Crocifisso“1290 Santa Maria Novella, Firenze.

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EPISODI DELLA VITA PUBBLICA DI GESU’

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Masaccio nell’affresco “Il pagamento del tributo” 1425, Cappella Brancacci a Firenze, propone immagini del Cristo estremamente suggestive, sottolineando non solo il risvolto umano ma anche quello storico.

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Piero della Francesca “Resurrezione”1465, Museo Civico di Sansepolcro Arezzo.

Un Cristo solenne e ieratico, che divide in due parti il paesaggio: a sinistra, invernale e morente, a destra, estivo e rigoglioso. L’autore dormiente si ritrae ai piedi del sarcofago. In contrasto il tema del sonno e della veglia, tra la parte inferiore e terrena dei soldati e quella superiore della divinità, che sempre vigila sull’uomo.

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Michelangelo Merisi detto il Caravaggio la “Vocazione di Matteo” 1599 San Luigi dei Francesi, Roma.

Per il Caravaggio è la luce, simbolo della Grazia divina che investe ogni uomo, la grande protagonista, che non proviene dalla finestra, ma dal Cristo stesso.

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Caravaggio “La vocazione di Matteo” Il volto di Cristo (particolare).

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L’autore si ispira al crocifisso ligneo della cappella di Trémalo, vicino a Pont-Aven, ma il volto di Cristo è il suo autoritratto, Gauguin si identifica spesso con il Cristo, ritenendosi fuori della società a causa della “verità” delle sue opere.

Paul Gauguin “Il Cristo giallo” 1889, Albright-Knox Art Gallery, Buffalo

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Il terrore e la mancanza di umanità sono resi ancora più evidenti dal freddo prevalere del colore bianco. Cristo domina la scena, simbolo dell’ ebreo perseguitato e di ogni vittima innocente, è cinto dal tallit e ha davanti a se la menorah, attorno a Lui tutto si agita, il fuoco divampa ovunque, anche la Sinagoga è in fiamme e i Rabbini in alto sono disperati e piangono.

Marc Chagall ”La crocifissione bianca” 1938, Art Istitute di Chicago.

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Pablo Picasso “Crocifissione” 1930 – Musée Picasso , Parigi.

Senza intento religioso, l’autore vuole rappresentare la morte di un uomo qualunque e il dolore dei suoi congiunti.

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Georges Rouault. “La Sainte Face” 1946, Musei Vaticani. Roma

Nel tema della passione, il volto di Cristo è il simbolo della presenza del dolore nel mondo, illuminato però dalla fede nella Resurrezione.

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I ragazzi della classe 2° E Borriello GiuseppeBotta AsiaCantagalli LuigiCostoli NicoleIemmi AriannaLazzarini MariannaMagnani GabrieleMagnani LauraMoschin AlexNocera AlessandroNozzolino JosephOgnibene GloriaOrlandini MichelePascali ManuelSidoli AlessiaSzinte TamasTiricola FabioTrigiante LucaTrocchia Federica