I NUOVI CRITICI 12 - Aracne editrice · Trittico di sonetti per Trilussa 1. La scenata de Trilussa...

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I NUOVI CRITICI

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I NUOVI CRITICI

La collana intende ospitare le opere di critici esordienti, non accade-mici, che si esercitano quotidianamente nella lettura di opere letterarie epoetiche sia italiane che straniere, nell’analisi cinematografica di film noti emeno noti, nell’interpretazione delle opere d’arte del presente e del passato,nell’attenta fruizione di opere teatrali sia sperimentali che classiche. Unacritica di chi legge, interpreta e decifra giorno dopo giorno, con gli occhiben aperti sul mondo.

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RingraziamentiEsprimo gratitudine a tutti i familiari di Rosa Tomei, specialmente a RomualdoTuderti.Rivolgo un sentito ringraziamento per aver benevolmente accolto il mio scrittoal Chiarissimo professor Marcello Teodonio, titolare della cattedra di LetteraturaItaliana presso la Fondazione Besso e della cattedra di Letteratura Romanesca pressol’Università di Roma “Tor Vergata”, presidente del Centro Studi Giuseppe GioacchinoBelli.Ringrazio la dott.ssa Paola Puglisi, responsabile della Sala Romana presso la BibliotecaNazionale Centrale di Roma e vicepresidente del Centro Studi Romani per la satira enella storia e nell’arte, per la disponibilità, il sincero interessamento al mio lavoro eper aver reso possibile l’accesso ai documenti dell’Archivio del Fondo Ceccarius.Un caloroso ringraziamento anche alla signora Olivia Vaselli, collaboratrice delladott.ssa Puglisi.Il mio pensiero si rivolge a quanti mi hanno incoraggiato durante il cammino:Angelo, Ugo, Emanuela, Claudio e Teresa.Sono grata al Comune di Cori, nelle persone del sindaco, avv. Tommaso Conti, edell’assessore alla cultura, avv. Roberto De Cave, alla Regione Lazio e al CentroStudi per la Satira nella Storia e nell’Arte che hanno voluto riconoscere il valorestorico–culturale di quanto è stato qui scritto, conferendo lustro con l’effige del lorologo.Per ultimo, ma non per importanza, desidero ringraziare le edizioni Aracne per avercreduto in quest’opera e per averla diffusa.

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Secondina Marafini

Rosa Tomei

La storia vera e le poesie della donna di Trilussa

prefazioni diMarcello Teodonio e Paola Puglisi

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I edizione: maggio

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Ai miei adorati figlicon immenso amore,

alla mia dolce e forte mammacon profonda gratitudine,

al mio caro papà,di cui conservo indelebile ricordo.

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Indice

Rosa Tomei, Najade, serva, nontiscordadime di TrilussaMarcello Teodonio

Alla ricerca di RosaPaola Puglisi

Introduzione

Capitolo IServa d’amore

.. La commiserazione, – .. Interpretazione metaforica, –.. Lessico d’Amore, .

Capitolo IIRosaria, o mejo Rosa

.. Le origini a Cori, – .. Verso Roma, – .. Trilussa e lavita in via Maria Adelaide, – .. La commedia della serva edel padrone, – .. Trilussa alla sua Rosa, .

Capitolo IIISopravvivere oltre

.. La povertà di Casa Trilussa e l’eredità di Rosa, – .. Lamorte di Trilussa, – .. : ascesa e declino di una poe-tessa, – .. La lotta per la Casa–Studio e per le poesie, –.. Una lettera pubblica prima del silenzio, – .. La “vitamaledetta” di Rosa, – .. La malattia e gli antichi contatti, – .. Rosa Tomei: l’ultima scena, .

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Indice

Capitolo IVCome una Cenerentola

.. Protagonista di una fiaba, – .. In ricordo di Rosa To-mei. . . , – .. Il Fondo Trilussa, – .. La deformazione, .

Capitolo VLe tessere del mosaico

.. Ricerca dei frammenti di un profilo occultato, – .. Ladescrizione delle fonti., – .. Il rapporto tra le fonti, –.. Evidenze, – .. La derivazione dei testi in base alle attualiconoscenze, .

Capitolo VIRosa: la poetica

.. Un legame eterno con Trilussa, – .. Italiano, dialettoe. . . traduzioni, – .. Simbolismo, sperimentazione e mitinuovi, .

Capitolo VIILe poesie di Rosa Tomei. Il canto di una Musa sempreinnamorata

Semente, – Maternità Rustica∗, – : Necessità di un luc-chetto in casa Trilussa∗, – Suicida, – Invito di Maggio∗, – L’Appuntamento∗, – Er garofano, – Er crisantemo∗, – La mimosa∗, – La margherita∗, – Er gijo∗, – Non-tiscordardime, – L’arbero∗, – Tutto per la Tera∗, –La najade∗, – La canizza , – Campo Parioli∗, – Erfico∗, – Modi de vede’∗, – Panorama corese∗, – Pri-mavera a Trilussa∗, – Io, povera Crista∗, – Onore armerito∗, – La fattura∗, – Dichiarazione∗, – Passi∗, – Aspettativa∗, – Saffo ∗, – Narcisi∗, – Compensazio-ne, – Come Dio creò er fiore de Sambuco∗, – Grano aMaggio∗, – Ercole er magnone∗, – Marte pe’ davero∗, – Ricerca∗, – Revoca de Sfratto∗, – La mia Musa∗, – Lasperanza∗, .

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Indice

Capitolo VIIIL’Apollo di Rosa

.. Lo stile personale di Rosa, – .. La verità del FondoTrilussa, – .. Apollo de pietra, .

Capitolo IXTrittico di sonetti per Trilussa

. La scenata de Trilussa co’ la serva, – . Dopo una lite, –. Soliloquio molto filosofico fatto da padron Trilussa a riguardodella sua serva Rosa, .

Capitolo XLa nuova pagina di Rosa

La Rosa, .

Scheda biografica

Cronologia delle poesie rinvenute

Bibliografia

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Rosa Tomei, Najade, serva,nontiscordadime di Trilussa

Finalmente, è il caso di dire, una donna dalla vita per più versisfortunata ha trovato il suo riscatto. E questo riscatto lo devea un suo angelo custode, Secondina Marafini, che, folgoratada qualche benefico astro, a un certo punto del suo percorsosi è dedicata con meraviglioso impegno a cercare di restituireil volto a una donna che il suo volto lo aveva perso, investitada eventi più grandi di lei e di tutti: Rosa Tomei, la donna cheintorno al , quando ha anni, si trasferisce dalla natia Cori aRoma, a casa di un uomo che è molto più di un poeta, giacché èanche la sintesi e l’emblema d’un’epoca, Carlo Alberto Salustri:Trilussa. Con il quale, accanto e insieme, vivrà i successivi ventianni. Fino alla fine della vita di lui, avvenuta il dicembre del.

Il lavoro compiuto da Marafini è esemplare dal punto divista documentario, nel senso che la studiosa ha raccolto, conrigoroso scrupolo, tutto quello che, allo stato attuale, si sa esi possiede di Rosa Tomei. Poi lo ha sistemato in un ordinelineare, logico e cronologico. Giacché, come sempre accadenella vita, in fondo basta mettere in fila le cose perché le cose,appunto, parlino da sole. Ma in realtà una condizione c’è perchéle cose si possano sistemare da sole, ed è quella di non avere enon diffondere pregiudizi: che è quello che esattamente ha fattoMarafini. La quale poi, alla fine, ovviamente i giudizi ce l’ha,e chiari, e altrettanto chiaramente li espone, sulla personalitàdi Rosa, sul valore della sua testimonianza, sul senso della suadavvero breve vita (morirà infatti appena cinquantenne), giudiziche correttamente vengono presentati con sincera franchezza, eche riguardano anche le persone che furono coinvolte in alcuni

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Rosa Tomei, Najade, serva, nontiscordadime di Trilussa

aspetti di questa vicenda complessa, sulla quale il libro forniscetante indicazioni che appunto consentono al lettore di poterformulare a sua volta i propri giudizi.

Il libro ci conduce dentro un’epoca tanto vicina (da allorasono passati pochi decenni) quanto lontana per mentalità, abitu-dini, prospettive di vita. E ci porta dentro le contraddizioni d’unuomo, quel poeta che ha rappresentato in maniera completatutte le articolate potenzialità del nostro Novecento: Trilussa,appunto. Nel quale operava in maniera eccezionale l’idea e ilprincipio della libertà (libertà di vita, libertà di ispirazione, li-bertà di movimenti, libertà di atteggiamenti, libertà di giudizi),che però doveva fare i conti con i tempi, con le circostanze, conle maledizioni del presente, in particolare con il manifestarsiin maniera acuta di una delle questioni di fondo della societàmoderna, e cioè la formazione invasiva dei miti popolari, dellefigure di riferimento dell’immaginario collettivo, tipica dellasocietà di massa: D’Annunzio, i divi del cinema, e Trilussa, ap-punto. Miti popolari che vivono lo spazio d’un mattino e chetalvolta, al contrario, sopravvivono all’inevitabile succedersi del-le mode a condizione che ne siano interpreti lucidi, disincantati,autorevoli. E questo a Trilussa riuscì bene.

Viverci accanto e insieme dunque non doveva essere perniente facile. Ma a leggere i documenti, e a seguire l’affettuosainterpretazione che ne dà Marafini, Rosa svolge il suo compitodi musa silenziosa e custode severa del poeta con la semplicitàdi chi arriva a scoprire e accettare il proprio ruolo quasi imme-diatamente (aveva anni Rosa quando entra nello studio di viaAdelaide. . . ), con la schiettezza e, appunto, la chiarezza di chiha deciso quale deve essere il suo ruolo nella vita. Che non è,né può essere, si badi, un ruolo subalterno, giacché oltretuttomolto banalmente: ma possiamo pensare che Trilussa avrebbesopportato una stupidella accanto a lui? E al tempo stesso, alcontrario: possiamo pensare che una persona di poca qualitàavrebbe retto la fatica, l’impegno, l’onore e l’onere di vivereaccanto a Trilussa?

Così la storia pezzo a pezzo si ricostruisce a partire dai do-

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Rosa Tomei, Najade, serva, nontiscordadime di Trilussa

cumenti autentici, restituendo a Rosa quello che era di Rosa:la sua personalità, la sua qualità umana, la sua spiccata propen-sione al dialogo e al confronto, il suo coraggio, che in vita delpoeta era grande, ma che poi davvero diventò ancor più fortedopo la sua morte, quando Rosa dovette combattere, obietti-vamente da sola (o quasi) una battaglia che, a valutarla oggi, inuovi tempi rendevano persa in partenza: la salvaguardia delpatrimonio e dell’eredità di Trilussa. Un’eredità che è fatta diatmosfere e di oggetti improbabili di scarso valore venale. Unasalvaguardia che Rosa, e questo davvero le fa onore, non pensamai come qualcosa che le possa garantire benessere, ma cheavrebbe dovuto condurre a istituire uno spazio dove poter man-tenere la memoria d’un uomo: quel famoso “studio” che perònon avrebbe mai visto la luce.

In questa ricostruzione, che ripercorre la vicenda nella sua ar-ticolata complessità, ecco il dato per noi forse più sorprendente:quella donna, da tanti ritenuta una serva, una “semianalfabeta”,o comunque una persona modesta, scriveva poesie: non tante,davvero, non tutte eccelse, non tutte perfettamente riuscite, matutte nate da una “necessità” di riflessione, tutte portatrici diun profondo motivo esistenziale che si manifesta in parola co-struita a rievocare fatti complessi, sentimenti laceranti, dubbi enodi sostanziali. Ci si trova insomma di fronte a un poeta, Rosa,che intanto sa il fatto suo in fatto di metrica e stilistica (il cheovviamente non si spiega soltanto con il banale fatto di aver leivissuto accanto a un grandissimo artefice della parola, giacchénon basta certo vivere accanto a una persona per impararnel’arte: se così fosse, dovremmo avere frotte di artisti che hannovissuto la loro esistenza accanto ai grandissimi di ogni tempo);che utilizza con la medesima disinvoltura l’italiano e il dialetto;e infine che al tempo stesso riesce a identificare e a evidenziarealcuni momenti dell’esistenza per costruire immagini e cerca-re di ritrovare, o di restituire, attraverso la parola, il senso delvivere. E queste poesie si muovono con bella facilità e sicuracompetenza lungo le strade più impervie della poesia del No-vecento: il verso libero; il rischio controllato e modulato della

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Rosa Tomei, Najade, serva, nontiscordadime di Trilussa

ricerca della parola ineffabile; la necessità di oltrepassare i confi-ni del dato soggettivo (le vicende, i sentimenti, la cronaca, chepure ci sono, e tutti, e riconoscibili, e autentici) per farsi caricodel ruolo d’una poesia che rifletta sul senso del limite. Quelladi Rosa insomma, come ben risulta anche grazie all’accortoapparato ermeneutico che ne fornisce Marafini, è una poesiache ruota intorno alle questioni del vissuto per farsi, o almenocercare di farsi, immagine, epifania, rivelazione. Rivelazione,si badi, del tutto laica e terrestre, giacché il mondo di Rosaruota intorno a temi semplici, evidenti, immediati: la casa, Ro-ma, la maternità rimpianta. Rivelazione però anche del misterodell’esistere, delle simmetrie e delle aporie del vivere, dellascoperta d’un dramma autentico e doloroso, rappresentato ma-gari dalla forza inesauribile della pianta del fico, o del giglio, odel nontiscordardime. Rivelazione infine che ovviamente nonsi nega anche le eventuali soluzioni paradossali: come sonola “necessità” di un lucchetto, la trasformazione di Rosa nel“cuppolone”, ecco i “modi de vede’” che riportano dentro alcuore della vicenda.

Che alla fine, a ben guardare, nonostante i dubbi e le per-plessità che non possono non mancare in casi così delicati comesono quelli dei rapporti fra le persone, è una storia d’amore.Un amore che sembrerebbe a senso unico, data la costituzio-nale e comprovata incapacità di Trilussa a sostenere rapportiduraturi, ma che in qualche modo non poteva, ovviamente!,non coinvolgere anche il poeta, pur con tutti i limiti soggetti-vi della sua personalità, e, non dimentichiamo, oggettivi dellagrande differenza d’età ( anni) che intercorreva fra loro due.Un amore che dunque appare la cifra intensa e misteriosa (mi-steriosa come tutte le storie d’amore. . . ) di una storia umana eletteraria finalmente restituita alla conoscenza di tutti grazie alprezioso e appassionato impegno di Secondina Marafini.

Marcello Teodonio

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Alla ricerca di Rosa

Sono i più vari gli atteggiamenti e le aspettative di chi vienea fare ricerche in una grande biblioteca. C’è chi vuole docu-mentarsi su un certo soggetto, al fine di utilizzare a sua volta leconoscenze acquisite nella produzione di ulteriore conoscenza,oppure di ripresentarle sotto una nuova angolazione critica: egeneralmente riesce nel suo intento. C’è chi cerca qualcosa,ad esempio la conferma di un’ipotesi di ricerca: e non sa sela troverà davvero, mentre la sua ipotesi andrà precisata, arric-chita, o rivista, a seconda degli esiti. C’è chi cerca qualcosa, einvece trova qualcos’altro, pervenendo talvolta a risultati tantoconsiderevoli quanto inaspettati: la biblioteca è un luogo pereccellenza della serendipità.

Secondina Marafini ha sperimentato nel suo percorso di ri-cerca le due ultime condizioni, ma il suo incontro con le poesiedi Rosa Tomei, laddove può considerarsi una manifestazionedi serendipità, è però di una serendipità che definirei inevitabile,scaturita dalla tenacia e dal rigore di una ricerca appassiona-ta. Nell’ipotesi dell’Autrice, il Fondo Ceccarius della BibliotecaNazionale Centrale di Roma le avrebbe dovuto offrire l’oppor-tunità di recuperare qualche «tessera del mosaico» — citandol’appropriata intitolazione del capitolo in cui, con un rigorefilologico oggi sempre più raro, elenca e discute le sue fonti— e non ha cessato di indagare finché non l’ha trovata. Di più,una volta che il mosaico nel suo complesso è risultato leggibilee ci ha restituito un corpus significativo (pur se non esaustivo)di opere della Tomei, Secondina Marafini non si è limitata aleggerle e porgerle a noi perché a nostra volta le leggessimo,ma le ha fatte dialogare con le tessere di un altro mosaico in-completo, quello delle notizie parziali e contraddittorie sulla

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Alla ricerca di Rosa

vita di Rosa, restituendoci così insieme alle opere la sua figurastessa, davvero e finalmente a tutto tondo.

Stando così le cose, occorre dar conto al lettore (che mi piaceimmaginare anche, e forse soprattutto, un non–addetto ai lavori)di come e perché le poesie di Rosa Tomei fossero conservatein Biblioteca Nazionale, ma ancora in qualche modo nascoste,in attesa di incontrarsi con un’ipotesi di ricerca che consentisseloro di affiorare alla superficie. Per questo è indispensabiletratteggiare, sia pure a grandi linee, la figura di Ceccarius.

«Non si muove una foglia in Roma e su Roma, senza cheCeccarius non lo sappia o non lo registri. E intorno e dentroRoma si agita un’intera foresta» (Enrico Falqui, Il Tempo, febbra-io ). Così Ceccarius (Giuseppe Ceccarelli, –) nonpuò semplicemente essere definito come giornalista, studioso,collezionista, tanto meno romanista — figura cui peraltro eglicontribuì a dare un senso nuovo; fu tutto questo e molto di più,e meglio forse lo si rappresenterebbe partendo dall’estensionedelle sue opere, prima fra tutte l’impareggiabile BibliografiaRomana, e delle sue raccolte. Il fondo a lui intitolato, che il fi-glio Luigi volle destinare alla Sezione Romana della BibliotecaNazionale, comprende oltre quattromila tra volumi e periodici,circa millecinquecento fotografie che documentano un secolodi immagine di Roma dal , una consistente collezione distampe antiche, una raccolta miscellanea di opuscoli ed una diritagli di stampa, queste ultime tanto difficilmente quantificabiliquanto puntualmente registrate dallo stesso Ceccarius, in unsuo sistema di schede e schedine di rinvio autografe. Infine idocumenti d’archivio, dalla corrispondenza del Generale Kanz-ler, comandante delle truppe papaline a Porta Pia, a quella diGiuseppe Gioachino Belli, dagli inviti e i menu alle locandineteatrali, a raccolte di editti e bandi papali, passando attraverso leinnumerevoli testimonianze dell’infaticabile attività del Cecca-relli giornalista, accademico o consulente presso le istituzioniromane, dal Governatorato per il riassetto urbanistico di Romaall’Istituto di Studi Romani che egli stesso contribuì ad istituire,al Museo di Roma che egli volle a Palazzo Braschi.

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Alla ricerca di Rosa

Non stupisce pertanto che si debba a Ceccarius, nell’ambitodi tale capillare raccolta, anche la conservazione delle poesiemanoscritte di Rosa Tomei; d’altra parte, se come pare questegli pervennero anche tramite lettere di terze persone, a lorovolta conservate nell’insieme della documentazione di naturaarchivistica, difficilmente il nome dell’autrice sarebbe potutoemergere fino a figurare espressamente nel relativo inventario,meno che mai in una segnalazione di tipo catalografico. Diversala situazione delle poesie dattiloscritte, non a caso individuateper prime dalla Marafini, poiché lo stesso Ceccarius le avevaclassificate, insieme a quelle di altri autori, come Letteraturapopolare dattiloscritta — per inciso, non credo che si debba leg-gere necessariamente in questa definizione un giudizio criticoriduttivo: la Tomei è in compagnia di nomi molto distanti traloro per notorietà e statura (Greggi, Moscucci, Ghergo, maanche Belloni, Micheli, Rossetti, e Dell’Arco). Certamente peròl’attenzione di Ceccarius alla poesia in romanesco di secondagenerazione non fu maggiore di quella prestata in generale adogni altro tipo di documentazione, che esprimesse l’essenzadella tradizione romana e ne perpetuasse la memoria.

Tornando al lavoro di Secondina Marafini, voglio infinesottolineare che l’incontro con il lascito poetico della sua con-terranea Rosa Tomei è stato particolarmente felice: dalla comu-ne origine corese sembra essere scaturita un’empatia, riflessadalla facilità e felicità dell’approccio, dalla prontezza, nell’inter-pretazione, a trascorrere dalla superficie letterale al significatosottostante; a cogliere il senso dell’allusione o del riferimentocriptato (si veda ad esempio quello alla Madonna del Soccorsodi Cori, in Compensazione). Fino quasi a una sorta di identifica-zione con il personaggio, processo cui certo contribuisce unaforma di solidarietà al femminile, da donna a donna, ma checi interessa soprattutto in quanto possiamo registrarlo sempresul piano della scrittura, ricca di metafore quella della Marafininon meno di quella della Tomei, entrambe appassionate edentrambe portatrici di una missione: quale fosse quella di Rosa,ce lo svela Secondina Marafini pagina dopo pagina; quale sia

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Alla ricerca di Rosa

quella di cui si è fatta carico l’Autrice, ce lo rivela involontaria-mente lei stessa all’inizio del commento a Nontiscordardime: «Èla prima poesia che ho reperito, quasi un segno, visto il titolo».

Paola Puglisi

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Introduzione

Il presente contributo nasce per vivo interesse verso RosariaTomei, o Rosa, il nome d’arte scelto per lei.

Venuta fortuitamente a conoscenza dell’originale figura eattratta istintivamente dalla sua aura di mistero, ho cercato didocumentarmi e di raccogliere il frutto delle mie ricerche.

Grazie alla scoperta di materiale consistente, ho potuto inter-pretare Rosa in maniera diversa rispetto alle sporadiche notizieconosciute.

Se fosse passato qualche altro anno, forse avremmo persodefinitivamente l’opportunità di far parlare una voce nascostadel passato e di poter ascoltare la testimonianza del suo vissutotravagliato.

La vita di questa donna è stata davvero breve quanto intensa:immaginando l’esistenza come una rappresentazione teatrale,il personaggio non sfigurerebbe accanto a quello dei grandieroi tragici, perché ne porta la grandezza, il pathos, l’orgoglioferito e la drammatica sorte.

Moderna, attualissima ma figlia della società del suo tempoe da essa vincolata, Rosa Tomei ha saputo restare fedele alleproprie convinzioni nelle scelte compiute, anche nel mutaredegli eventi, con vigore ed umiltà.

È giunto il momento di valorizzare la sua esperienza umanae artistica, realizzando soltanto adesso il suo sogno: pubblicarele sue poesie.

Le liriche presentate, cioè quelle finora reperite, costituisco-no soltanto una parte del corpus di versi realizzato dalla poetes-sa, che si profila come un’autrice importante per la letteraturapopolare e italiana.

Ci si augura di dare inizio alla raccolta di quante più poe-

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Rosa Tomei. La storia vera e le poesie della donna di Trilussa

sie possibili, nella speranza che, se qualcuno conserva auto-grafi, voglia farne conoscere il contenuto agli studiosi ed agliestimatori.

Il tentativo di ripristinare la verità su vicende destinate all’o-scurità, è passato attraverso l’interpretazione e la lettura anali-tica dei testi che costituiscono la memoria di Rosa e sono unatraccia importante sulla sua personalità.

I nipoti di Rosa Tomei hanno autorizzato e approvato laricostruzione storica emersa da queste pagine, fornendo infor-mazioni e documenti in merito∗.

Ogni parola “altrui” e ogni mia ipotesi è stata confrontata eriscontrata con la critica, con la ricerca bibliografica e anchecon la lettura integrale di Tutte le poesie di Trilussa.

Con gli autografi reperiti il aprile e integrati nel testo,Rosa stessa ha confermato e sorriso a questo studio.

∗ Si tratta dei figli e dei nipoti della sorella, Marcella Tomei, a lei molto vicinanel corso della vita: Romualdo e Silvana Tuderti, nipoti diretti di Rosa; MarcellaPepe, figlia della defunta Luciana Tuderti; Adriano Tuderti, figlio dello scomparsoTommaso Tuderti, che vive nella casa materna, quella di Marcella Tomei, dove sonostati conservati preziosi ricordi.