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Anno scolastico 2017-2018
Classe III sezione F Scientifico InsegnanteRosalba Cacciatore
I MOSAICI nelle chiese Italiane da
Venezia a Otranto
Mosaici
Mosaici parietali
RAVENNA • Mausoleo di Galla Placidia prima metà del V secolo• Sant’Apollinare nuovo 505 d.C.• Sant’Apollinare in Classe IV secolo• Basilica di San Vitale 532 d.C. – 547 d.C.
A Ravenna i mosaici parietali risalgono al V-VI secolo, e coincidono con il
dominio Ostrogoto in Italia.
Le strutture delle volte a botte, invisibili all’esterno a causa della copertura,
contengono una molteplicità di mosaici. Spesso commissionati dai nobili
dell’epoca, in tali mosaici vengono utilizzati colori vivaci, e il Cristo è
rappresentato come buon pastore.
Inoltre compaiono le croci gemmate e la figura dell’agnello mistico, seguito
dagli apostoli, con esempi di gerarchizzazione.
Il mausoleo di Galla Placidia venne edificato nella prima metà del V secolo a
Ravenna per volontà di Teodosio in onore di sua figlia Galla Placidia.
Originariamente era collegato alla chiesa di Santa Croce, oggi distrutta, tramite un
porticato.
L’edificio ha una pianta riconducibile ad una croce latina.
L’esterno è semplice, rivestito con mattoni in laterizio, mostra la superficie esterna
caratterizzata da archi ciechi.
Sui quatto bracci si imposta un tiburio quadrato che nasconde, proteggendola, una
cupola realizzata con tubi fittili.
Quest’ultima, semplice all’esterno, all’interno è finemente decorata con mosaici.
Esplicitazione della metafora in cui l’edificio rappresenta il corpo umano
all’esterno, rudimentale e semplice, mentre lo spirito all’interno, che risulta
splendore puro.
L’interno è decorato con mosaici di influenza romano-occidentale, benché Galla
Placidia fosse un’imperatrice bizantina. Il primo soggetto posto nella lunetta sopra
l’ingresso, rappresenta il buon pastore, Cristo, attorniato da pecore simboli dei
discepoli. Il buon pastore veste una tunica regale, simbolo dell’imperatore.
Nella lunetta opposta troviamo il mosaico che mostra San Lorenzo, mentre si dirige
verso il luogo del martirio, una graticola, recando con sé una croce ed un libro in
ebraico. Il mosaico della cupola è costituito da un cielo stellato blu in cui compare
una croce gemmata, iconografia di Cristo.
Sui quattro spigoli compare il Tetramorfo, costituito dai simboli dei quattro
evangelisti.
La basilica di Sant'Apollinare Nuovo si trova a Ravenna.
Dedicata inizialmente al culto ariano, nel VI secolo fu consacrata a San Martino in
Tours.
Dal IX secolo la basilica porta l'appellativo di Nuovo che gli è stato dato per
distinguerla da un’altra chiesa cittadina più antica, chiamata Sant’Apollinare in
Veclo.
La basilica conserva il più grande ciclo musivo finora conosciuto e rientra nella
lista dei monumenti dichiarati dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.
L’edificio è costituito da tre navate, con un esonartece.
La facciata a salienti è realizzata in laterizio. Sullo spazio porticato è posta una
grande bifora in marmo, sormontata da altre due piccolissime aperture.
Lateralmente a sinistra della facciata si erge un campanile in mattoni a pianta
circolare.
La navata centrale, larga il doppio di quelle laterali, termina con un’abside
semicircolare, delimitata da colonne che sorreggono archi a tutto sesto.
I mosaici della Basilica di Sant’Apollinare Nuovo sono molto importanti, oltre
che per l’altissima qualità, anche perché mostrano l’evoluzione dello stile
bizantino, in quanto appartengono a periodi diversi. Ricoprono interamente le
pareti della navata centrale.
La decorazione si sviluppa su tre fasce sovrapposte, la prima fascia in alto è la
più antica, e risale alla fine del V sec., età di Teodorico, è divisa in riquadri
rettangolari in cui compaiono le Storie di Cristo.
Nella seconda fascia figurano Santi e Profeti affiancati alle grandi finestre ad arco.
La terza fascia è più recente e risale alla prima metà del VI sec., età di Giustiniano,
forma una decorazione continua senza interruzioni.
In particolare a sinistra il corteo di Vergini parte dalla Città di Classe in cui è
rappresentato il porto, precedono le donne i re magi, con abbigliamenti orientali,
che giungono a omaggiare la Madonna Odegitria in trono.
A destra, i martiri partono dal Palazzo di Teodorico, per giungere dal Cristo in
trono.
Tra i primi mosaici e gli ultimi trascorsero cinquant’anni, quindi è possibile notare
differenze stilistiche.
I mosaici giustinianei, con i due cortei, dei santi e delle sante, sono di gusto più
orientaleggiante e più astratto, cioè più bizantini.
I paesaggi non esistono più, rimangono solo pochi elementi simbolici.
Le figure bidimensionali, sembrano sospese, con contorni evidenti.
Tutte le forme sono geometrizzate, i gesti sono convenzionali. Non si cerca più la
somiglianza con la natura, ma un’immagine irreale, spirituale. Si mira a creare un
effetto ritmico, tramite colori vivaci e le ricche decorazioni.
Non si rappresenta la realtà, ma un mondo superiore: quello del Paradiso, dove non
esiste la materia, ma solo lo spirito. E tutto è permeato dalla presenza divina.
La basilica di Sant’Apollinare in Classe venne costruita contemporaneamente a
quella di San Vitale nel IV secolo, si trova fuori Ravenna, in quanto Classe era il
porto di Augusto.
Nella forma recupera modelli della basilica romana a tre navate. Una volta gli
ingressi erano nove e ciò ci fa capire la grandezza della comunità cristiana della
zona. Notevole è la grandezza della navata centrale e la luminosità dei mosaici.
Conserva delle reliquie di Sant’Apollinare che si trovano sotto l’altare.
Le colonne che dividono lo spazio in tre navate sono in marmo con venature
rossastre, il basamento è quello originale.
Il soffitto è stato rifatto.
I capitelli delle colonne sono ad “ali di farfalla” o a foglia d’acanto, mossa dal
vento.
I mosaici si trovano sull’arco trionfale e nell’abside. Una volta c’erano alcuni
mosaici anche lungo le navate che sono andati perduti e successivamente sono stati
sostituiti da affreschi.
Il mosaico dell’arco di trionfo è organizzato in fasce.
La prima più in alto raffigura delle nubi apocalittiche e il Tetramorfo: ogni
simbolo di evangelista reca il proprio vangelo.
Nel centro compare il Cristo barbato e benedicente.
Nella seconda fascia si trovano dodici pecore che rappresentano gli apostoli che
escono dalle mura delle città di Betlemme, luogo di nascita di Cristo e
Gerusalemme, luogo di morte.
Nella terza fascia alcune palme alludono ai giardini del paradiso.
Sotto le palme i due arcangeli Michele e Gabriele su un fondo oro reggono
rispettivamente uno stendardo con su scritto, tre volte, la parola “santo” in Greco.
Al centro del catino absidale si trova Sant’Apollinare in atteggiamento di orante
con accanto dodici pecore che probabilmente rappresentano dei fedeli che
ascoltano. La veste del Santo è marrone con api, simbolo di eloquenza.
Sant’Apollinare è posto in un prato di tante tonalità di verde, tra piccoli animaletti.
Nel rappresentare tale prato l’autore si è probabilmente ispirato alla pineta che una
volta si trovava dietro la basilica. Sopra la testa del Santo è rappresentata una
grande croce gemmata che simboleggia la Trasfigurazione di Cristo ai cui lati si
trovano Elia e Mosè. In basso vi sono raffigurati gli apostoli Pietro, Giacomo e
Giovanni, simboleggiati da pecore. Ai lati della croce si trovano i due profeti Elia e
Mosè. Dietro la rappresentazione della croce si trova un “messaggio segreto”: sopra
la croce si trova la parola “pesce” in greco, accanto i simboli “alfa” e “omega”.
Sotto la croce ti trova la scritta “salus mundi”: il messaggio completo afferma
“Cristo figlio di Dio, salvatore, inizio e fine, salvezza del mondo”.
Sotto il catino absidale si trovano quattro finestre. Tra le finestre compaiono
quattro vescovi importanti della città fra cui Ecclesio e Orso.
Anche la decorazione nell’intradosso delle finestre è musiva. Ai lati dell’abside si
hanno altre decorazioni in mosaico. Su un lato sono rappresentati Abele con un
agnello e Abramo col figlio Isacco che offrono i loro doni al re Melchisedec.
Sopra Abele si vede la mano di Dio, rappresentata solo da una parte poiché il
sacrificio dell’agnello da parte di Abele è l’unico che è stato accettato. Sull’altro
lato è rappresentato l’imperatore Costantino IV, con i rappresentati della chiesa di
Ravenna. Il mosaico ha subito numerosi restauri.
Lungo una navata laterale si trovano dei sarcofagi del VI secolo in marmo.
Sulla superficie di questi sarcofagi si trovano numerosi simboli cristiani come il
monogramma di Cristo, il pavone, l’uva, alfa e omega.
Lo spessore di questi sarcofagi è notevole e alcuni potevano contenere anche due
corpi. Sempre lungo una navata laterale si trova una parte dell’antico pavimento in
marmo, decorato con figure semplici come motivi geometrici o iscrizioni dei nobili
che finanziavano la costruzione delle chiese.
Una volta anche le pareti erano rivestite in marmo, che è stato saccheggiato.
Nei mosaici pavimentali sono presenti più tecniche, tra cui quella della tarsia
marmorea, in cui specialisti erano gli artisti comacini; compaiono rappresentazioni
della genesi ad Otranto o semplici rappresentazioni di vita come i Giocatori di
Scacchi, a Piacenza.
I mosaici pavimentali talvolta hanno una funzione didattica. I più antichi con
funzione laica si possono ammirare nella Villa del Casale, che trattano scene
mitologiche e di caccia.
Mosaici
Mosaici parietaliRAVENNA• Mausoleo di Galla Placidia prima metà del
V secolo• Sant’Apollinare nuovo 505 d.C.• Sant’Apollinare in Classe IV secolo• Basilica di San Vitale 532 d.C. – 547 d.C.FIRENZE
• Battistero di San Giovanni• Italia meridionale
Mosaici pavimentali• Mosaico della Cattedrale di Otranto
La Basilica di San Vitale è uno dei più famosi ed importanti luoghi di culto cattolici
di Ravenna, esemplare capolavoro dell’arte paleocristiana e bizantina.
Fondata nel 532 e consacrata dal vescovo Massimiano nel 547.
L’edificio è a pianta ottagonale. Esso è formato da un corpo interno che contiene
la cupola, e da un corpo esterno che si conclude con due ambienti scircolari,
l’ambulacro e il matroneo. La cupola è costituita da tanti filari di tubi fittili
incastrati l’uno nell’altro in modo da realizzare una struttura robusta ma leggera.
La muratura è in mattoni a vista.
Le pareti sono rafforzate da lesene che salgono fino al tetto e da robusti pilastri
angolari che terminano con un piccolo timpano triangolare.
Si accede all’interno attraverso due ingressi: uno in asse con il presbiterio, seguito
dall’abside e l’altro, posto sul lato contiguo al primo.
Chi entra attraverso l’ingresso di fronte all’abside percepisce l’edificio come
pianta longitudinale, chi entra dall’altro percepisce l’edificio come pianta
centripeta.
Sull’estradosso dell’arco absidale due angeli in volo reggono un clipeo
cristologico solare ed ai lati compaiono Gerusalemme e Betlemme celesti. Sul
catino è presente il Cristo Pantocrator. Nell’intradosso dell’arco alcune
cornucopie intrecciate culminano in un altro clipeo cristologico. Sulla volta a
crociera del presbiterio quattro angeli sostengono un clipeo con l’Agnello
Divino. Nell’intradosso dell’arco trionfale si trovano clipei con Cristo e gli
Apostoli.
Ai lati del presbiterio si aprono due coppie di trifore, su ciascuna delle quali vi è
una lunetta che ospita mosaici con i sacrifici di Abele e Melchisedec a destra e
una scena in due tempi che rappresenta l’Ospitalità di Abramo ai tre angeli e il
Sacrificio di Isacco, a sinistra.
Le lunette sono sormontate ciascuna da una rappresentazione di due angeli in
volo che reggono un clipeo con il Monogramma cristologico e nei pennacchi
esterni alle lunette sono le immagini di Geremia e Mosè, a destra, Mosè che
custodisce il gregge di Ietro e Mosè che si appresta a togliersi i calzari prima di
entrare nel Roveto Ardente; Isaia e Mosè, a destra, e Mosè che sale sul Monte
Sinai per ricevere le Tavole della Legge.
Nell’ordine superiore si apre da ciascun lato una nuova trifora più stretta, con i
simboli degli Evangelisti.
La decorazione musiva della volta del presbiterio è divisa in quattro settori o vele
da festoni di foglie e frutti che confluiscono al centro dove spicca, bianco,
l’Agnello Divino su un fondo stellato. Le quattro vele sono occupate da tralci di
acanto che partono da un cespo al centro della base e, con volute sempre più strette,
giungono fino alle braccia alzate dell’angelo situato al vertice di ogni vela.
Nel semicatino dell’abside è raffigurata la scena della Teofania in forma sensibile.
Al centro campeggia un giovane imberbe redentore vestito di porpora, siede su un
globo azzurro tra due arcangeli. Cristo regge nella mano sinistra il rotolo dei
sette sigilli e con la destra porge una corona all’avanzante Vitale che indossa una
clamide militare molto ornata.
A destra è raffigurato il vescovo Ecclesio, fondatore della Basilica, che presenta il
modello della costruzione.
Sulla parete sinistra è rappresentato l’episodio biblico che ricorda la storia di
Abramo e del figlio Isacco. A sinistra la capanna dalla cui porta si affaccia la
moglie Sara. Abramo offre un vassoio di cibo ai messaggeri divini venuti ad
annunciare al Patriarca la nascita di un figlio.
A destra, Abramo porta il figlio Isacco sulla montagna pronto a sacrificarlo
con la spada. E Dio, che voleva solo mettere alla prova l’obbedienza di Abramo,
impedisce che il sacrificio si compia: la sua mano esce dalle nuvole del fondo per
trattenere quella del Patriarca.
Nella parete sinistra dell’abside si staglia un pannello raffigurante l’imperatore
Giustiniano con il seguito. A destra vi sono i nobili suoi consiglieri e soldati,
mentre a sinistra si trova il vescovo Massimiano, l’unico personaggio il cui nome è
sullo sfondo, e i rappresentanti del clero.
L’imperatore spicca per la ricchezza della veste di porpora e porta del pane. La
scena è vivacizzata dai colori delle vesti dei soldati a sinistra. Alla sinistra di
Giustiniano si nota la figura di Massimiano che tiene una croce gemmata con la
mano destra. La rappresentazione è bidimensionale e l’imperatore è
rappresentato fedelmente, al contrario del seguito che perde di individualità.
Sulla parete destra nella lunetta si ripropone un altro episodio biblico in due scene
sacre che riprendono il tema dell’offerta. A sinistra Abele vestito da pastore con
manto rosso, esce da una capanna e offre un agnellino di fronte ad un altare
coperto da un drappo bianco con bordo ricamato, sul quale sono due pani e un
calice ansato, contenente vino.
A destra, Melchisedec offre un pane. La mano di Dio esce dalle nuvole come per
accettare le offerte.
Nella parete destra dell’abside è rappresentata l’imperatrice Teodora e la sua
corte. Essa reca un calice d’oro tempestato di gemme con il vino per la
celebrazione della Messa. A sinistra c’è una colonnetta sormontata da una
coppa che emana un getto d’acqua, simbolo del battesimo e quindi della
purificazione.
Il corteo è preceduto da due dignitari ed è formato da dame che seguono Teodora.
L’imperatrice è ricoperta da un manto di porpora che nella parte inferiore reca
un ricamo d’oro raffigurante i Re Magi che portano doni.
Come per il mosaico di Giustiniano, anche questo è bidimensionale e Teodora è
rappresentata fedelmente, mentre la sua corte perde di individualità.
Sui capitelli della chiesa compaiono i pulvini, forme costituite da piramidi tronche
capovolte che si interpongono rispetto all’imposta dell’arco, di derivazione orientale
che slanciano l’arco.
Le quattro facce sono decorate da un nastro di foglie, ramoscelli e fiori che,
attorcigliandosi in regolari volute, finiscono per chiudere cinque circonferenze
disposte in modo da formare una croce.
I capitelli hanno il gradevole aspetto di merletti di pietra : opere nelle quali un
paziente lavoro di scalpello e di trapano ha saputo sottrarre alla materia la sua
naturale pesantezza.