I Cordai Anno 7 Numero 3

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mensile per S. Cristoforo a cura del G.A.P.A. Centro di aggregazione popolare Direttore Responsabile: Riccardo Orioles Anno Settimo n• Tre Marzo 2012 A che serve vivere se non c’è il coraggio di lottare Giuseppe Fava I piccoli Cordai 3 e 4 Il diritto alla democrazia partecipata 2 Pagina autogestita A. Doria 6 Peppe, un librinese come me 5 Diamo voce al silenzio spesso le violenze alle donne avvengono fra le mura domestiche Marcella Giammusso M ai come in questo periodo la vita delle donne è difficile e pesante, mai come in questi ultimi anni siamo venuti a conoscenza di così numerosi atti di vio- lenza fisica, morale e psicologica verso le donne. Violenze ed omicidi spesso com- piuti da uomini molto vicini alle vittime: familiari, mariti e padri, che considerava- no le donne della loro vita oggetto di loro proprietà, seguiti dagli amici, vicini di casa, conoscenti stretti e colleghi di lavoro o di studio. Violenze e soprusi che avven- gono nella maggior parte fra le mura domestiche, quelle stesse mura che dovrebbe- ro in qualche modo proteggere ognuno di noi. Stefania Noce, 24 anni, studentessa universitaria, impegnata socialmente nelle lotte contro le ingiustizie sociali, uccisa assieme al nonno da diverse coltellate inflit- tegli dal suo ex fidanzato. Francesca Alleruzzo, 45 anni, maestra elementare, vittima della furia omicida del- l'ex marito, il quale non ha esitato ad uccidere anche la figlia della donna, il fidan- zato ed il nuovo compagno della donna, pur di completare il suo piano omicida. Gabriella Falzoni, 51 anni, strangolata con un foulard dal marito al culmine di un litigio causato dalla gelosia dell'uomo. Sono donne vittime di una violenza maschile che si fa chiamare amore. Sono alcuni esempi di ferocie avvenute ultimamente, ma l'elenco è molto più ampio ed inverosimile se si pensa a quella che dovrebbe essere la condizione delle donne dopo tutte le battaglie, le campagne e le sensibilizzazioni che sono state fatte fin dagli anni sessanta. L'omicidio è il massimo della violenza che si possa infliggere ad un essere umano, ma le donne molto più spesso vengono sottoposte ad angherie, brutalità e soprusi fisici e psicologici che non vengono né denunciati, né esternati neanche alle persone più vicine. Per una donna è umiliante dovere prima ammettere che il suo uomo le abbia fatto del male e poi è ancora più difficile essere sottoposta ad inter- rogatori e domande che le portano ad essere loro stesse imputate ed a doversi giu- stificare del cattivo comportamento del proprio uomo. Quante volte ci è successo di vedere una nostra amica o una nostra parente con dei lividi in viso o nel corpo che lasciano presumere una violenza ricevuta. Eppure alla domanda "ma cosa ti è successo?" con imbarazzo e difficoltà questa risponde "niente, sono caduta!", oppure "non ho visto un palo e ci sono andata a sbattere con- tro!". E quando si parla della realizzazione degli obiettivi della propria vita, quante donne hanno dichiarato "Mi sarebbe piaciuto lavorare, ma mio marito non vuole!". Ma che diritto hanno gli uomini di decidere sulle aspirazioni delle proprie compa- gne? Amare una persona non vuol dire essere padroni della sua vita ma donarsi reci- procamente. Non tutti gli uomini naturalmente usano violenza alle donne, ma quel- li che la usano lo fanno per mantenere o rafforzare il loro potere nei riguardi delle donne e chiunque sia più debole. Eppure le donne hanno sempre dimostrato e continuano a dimostrare una forza d'animo non comune. Sono le donne a mettersi avanti quando in famiglia c'è un genitore da accudire o un familiare che sta male, sono le donne che si sbracciano le maniche e fanno qualsiasi tipo di lavoro quando il marito o il compagno è disoccu- pato o non bastano i soldi per arrivare alla fine del mese. Sono le donne ad attivarsi con lavori onesti quando il marito è in carcere per paga- re gli avvocati e mantenere i figli. Sono principalmente le donne che si preoccupa- no dell'educazione dei figli, cercando di creare un futuro migliore per essi. Io credo che il problema della violenza sulle donne sia principalmente un pro- blema degli uomini e che bisogna risolverlo con essi. Spesso gli uomini sono schiacciati dalla nostra società dove i valori che contano sono quelli dell'apparire e quelli dell'avere. Una società che spesso calpesta la dignità di ogni uomo e ogni donna ed un mondo del lavoro che opprime gli animi e non dà alcuna gratificazio- ne. In tutto ciò gli uomini esprimono il loro disagio in famiglia, riversando il loro malessere sulle persone più deboli: le loro donne ed i loro bambini. contiene inserto A cura della della III^A del plesso di via Case Sante foto: Ivana Parisi

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I Cordai Anno 7 Numero 3

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mensile per S. Cristoforo a cura del G.A.P.A. Centro di aggregazione popolare

Direttore Responsabile: Riccardo Orioles Anno Settimo n• Tre Marzo 2012

A che serve viverese non c’è il coraggiodi lottare

Giuseppe Fava

I piccoli Cordai 3 e 4Il diritto alla democrazia partecipata 2 Pagina autogestita A. Doria 6Peppe, un librinese come me 5

Diamo voce al silenziospesso le violenze alle donne avvengono frale mura domestiche

Marcella Giammusso

Mai come in questo periodo la vita delle donne è difficile e pesante, mai comein questi ultimi anni siamo venuti a conoscenza di così numerosi atti di vio-

lenza fisica, morale e psicologica verso le donne. Violenze ed omicidi spesso com-piuti da uomini molto vicini alle vittime: familiari, mariti e padri, che considerava-no le donne della loro vita oggetto di loro proprietà, seguiti dagli amici, vicini dicasa, conoscenti stretti e colleghi di lavoro o di studio. Violenze e soprusi che avven-gono nella maggior parte fra le mura domestiche, quelle stesse mura che dovrebbe-ro in qualche modo proteggere ognuno di noi.

Stefania Noce, 24 anni, studentessa universitaria, impegnata socialmente nellelotte contro le ingiustizie sociali, uccisa assieme al nonno da diverse coltellate inflit-tegli dal suo ex fidanzato.

Francesca Alleruzzo, 45 anni, maestra elementare, vittima della furia omicida del-l'ex marito, il quale non ha esitato ad uccidere anche la figlia della donna, il fidan-zato ed il nuovo compagno della donna, pur di completare il suo piano omicida.

Gabriella Falzoni, 51 anni, strangolata con un foulard dal marito al culmine diun litigio causato dalla gelosia dell'uomo.

Sono donne vittime di una violenza maschile che si fa chiamare amore. Sonoalcuni esempi di ferocie avvenute ultimamente, ma l'elenco è molto più ampio edinverosimile se si pensa a quella che dovrebbe essere la condizione delle donnedopo tutte le battaglie, le campagne e le sensibilizzazioni che sono state fatte findagli anni sessanta.

L'omicidio è il massimo della violenza che si possa infliggere ad un essereumano, ma le donne molto più spesso vengono sottoposte ad angherie, brutalità esoprusi fisici e psicologici che non vengono né denunciati, né esternati neanche allepersone più vicine. Per una donna è umiliante dovere prima ammettere che il suouomo le abbia fatto del male e poi è ancora più difficile essere sottoposta ad inter-

rogatori e domande che le portano ad essere loro stesse imputate ed a doversi giu-stificare del cattivo comportamento del proprio uomo.

Quante volte ci è successo di vedere una nostra amica o una nostra parente condei lividi in viso o nel corpo che lasciano presumere una violenza ricevuta. Eppurealla domanda "ma cosa ti è successo?" con imbarazzo e difficoltà questa risponde"niente, sono caduta!", oppure "non ho visto un palo e ci sono andata a sbattere con-tro!".

E quando si parla della realizzazione degli obiettivi della propria vita, quantedonne hanno dichiarato "Mi sarebbe piaciuto lavorare, ma mio marito non vuole!".Ma che diritto hanno gli uomini di decidere sulle aspirazioni delle proprie compa-gne? Amare una persona non vuol dire essere padroni della sua vita ma donarsi reci-procamente. Non tutti gli uomini naturalmente usano violenza alle donne, ma quel-li che la usano lo fanno per mantenere o rafforzare il loro potere nei riguardi delledonne e chiunque sia più debole.

Eppure le donne hanno sempre dimostrato e continuano a dimostrare una forzad'animo non comune. Sono le donne a mettersi avanti quando in famiglia c'è ungenitore da accudire o un familiare che sta male, sono le donne che si sbracciano lemaniche e fanno qualsiasi tipo di lavoro quando il marito o il compagno è disoccu-pato o non bastano i soldi per arrivare alla fine del mese.

Sono le donne ad attivarsi con lavori onesti quando il marito è in carcere per paga-re gli avvocati e mantenere i figli. Sono principalmente le donne che si preoccupa-no dell'educazione dei figli, cercando di creare un futuro migliore per essi.

Io credo che il problema della violenza sulle donne sia principalmente un pro-blema degli uomini e che bisogna risolverlo con essi. Spesso gli uomini sonoschiacciati dalla nostra società dove i valori che contano sono quelli dell'apparire equelli dell'avere. Una società che spesso calpesta la dignità di ogni uomo e ognidonna ed un mondo del lavoro che opprime gli animi e non dà alcuna gratificazio-ne. In tutto ciò gli uomini esprimono il loro disagio in famiglia, riversando il loromalessere sulle persone più deboli: le loro donne ed i loro bambini.

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2 iCordai / Numero Tre

Il dIrItto alla dEMoCraZIa PartECIPata

Dalla Val di susa acatania

Paolo Parisi

Sono circa 20 anni che sentiamoparlare della TAV (Treni Alta

Velocità) e del tunnel che si dovrebberealizzare in Piemonte per collegaredue grandi città, una italiana, Torino euna francese, Lione. Per congiungerequeste due città si dovrà realizzare unagalleria di 57 Km perforando le Alpi,montagne ricche di amianto ed uranio,quindi si può immaginare il danno chegli abitanti della Valle di Susa subiran-no durante la costruzione dell'opera.Questo progetto è stato ideato 22 annifa prevedendo uno scambio in notevo-le crescita di passeggeri e merci fral'Italia e la Francia. Invece passati que-sti 20 anni le linee di collegamento giàesistenti fra i due stati hanno avuto uncalo di oltre il 50% di viaggiatori e discambi commerciali. La popolazionedella vallata protesta da 20 anni perchéritiene tali lavori dannosi per la salutedegli abitanti e una spesa inutile.Queste proteste sono state sempre piùfrequenti e numerose e adesso stannocoinvolgendo altre regioni italianeperché siamo tutti convinti che saràuna cattedrale nel deserto. Siamo stan-chi di vedere continuamente sprechi didanaro pubblico. Per realizzare que-st'opera oggi si prevede una spesa dicirca 20 miliardi di Euro, ma noi tuttisappiamo come in Italia le previsionidei lavori pubblici solitamente sonostate sottostimate, e alla fine delleopere i costi si sono raddoppiati o tri-plicati. In un momento di crisi comeadesso è assurdo sprecare così tantodanaro dei contribuenti. La gente chie-de un referendum in modo tale che si

realizzi la TAV se i cittadini la deside-rano e non costruire un'opera soltantoper gli interessi economici di pochi. Lapopolazione italiana chiede con mag-giore insistenza di partecipare allagestione pubblica invece di vederselacadere dall'alto e subirla sulle proprieteste. In sostanza avere una democra-zia partecipativa.

Così come sta succedendo a Cataniacon il completamento dell'asse viariodi viale Alcide De Gasperi, via paral-lela, ma con una quota più alta, delLungomare (viale Ruggero di Lauria).Tale strada era destinata ad area disicurezza in caso di terremoto, ma conun project financing presentato da ungruppo di imprenditori, la strada èstata trasformata a copertura di unCentro Commerciale che va da piazzaEuropa a via del Rotolo. Questo si rea-lizzerebbe su una lunghezza di 1200metri a 10 metri sul livello del marecon una superficie 56 mila metri qua-dri di area commerciale e 48 mila mqdi parcheggi a pagamento collocati suun'area che doveva essere una via difuga antisismica. La concessione adun gruppo imprenditoriale avrebbe ladurata di 38 anni.

La strada perderebbe quindi le suefinalità a servizio della sicurezza incaso di terremoto per diventare una viadi accesso o di avvicinamento al sotto-stante Centro Commerciale ed ai variparcheggi, alcuni interrati.

In tal modo in quella zona si incre-menterà il traffico veicolare ed il flus-so di persone. Pertanto in caso dieventi sismici si snaturerebbe la desti-nazione del viale Alcide De Gasperi.

Tenendo presente che la nostra terraè ad alto pericolo sismico e ricordan-do il terremoto di Messina del 1908

che è stato seguito da un maremoto,cosa potrebbe succedere in caso delripetersi di tale evento? Ad esempiochi avrebbe mai previsto in Giapponeche costruire una centrale nuclearevicino il mare sarebbe stata cosìrischiosa? Il maremoto ha superatoogni immaginazione.

Inoltre le attività commerciali dellungomare e delle aree limitrofe ver-rebbero danneggiate da questo grandeCentro Commerciale rendendo vanigli investimenti effettuati dai tanticommercianti nelle zone di CorsoItalia o Via Gabriele D'Annunzio,distruggendo una economia consoli-data negli anni. Il gruppo di imprendi-tori che ha elaborato il progetto si staappropriando di spazi pubblici per ipropri interessi privati.

Purtroppo la maggior parte dellapopolazione catanese, presa dai pro-blemi giornalieri di primaria impor-tanza per sbarcare il lunario, è costret-ta a subire decisioni prese dall'alto ead essere esclusa da ogni forma di par-tecipazione. Mentre una democraziapartecipativa renderebbe protagonistala popolazione. In questo modo attire-rebbe l'interesse della gente allagestione della vita pubblica, avvici-nandola alle istituzioni.

Gli abitanti della Val di Susa nonintendono subire i provvedimentipresi dall'alto ed insieme alle proprieistituzioni stanno lottando ad oltranzacontro la realizzazione del tunnel conqualsiasi forma di protesta, senzaarrendersi.

Il project financing "Viabilità di scorrimento Europa-Rotolo" ha ad oggetto ilcompletamento del Viale Alcide De Gasperi per collegare piazza Europa al Rotolo,chiudendo al traffico veicolare il Viale Ruggero di Lauria (il cd. "Lungomare") eportando ad un livello più alto la strada per il transito dei veicoli.

L'intento del progetto è in definitiva quello di spostare il transito veicolare su unastrada ritenuta al riparo dal rischio tsunami, rischio al quale risulterebbe inveceesposto il sottostante "Lungomare".

Negli anni duemila l'opera venne pertanto inserita tra quelle di "emergenzasismica" dall'allora Sindaco Umberto Scapagnini, in qualità dei suoi poteri di com-missario straordinario per l'emergenza traffico e la prevenzione sismica, conferitidal Governo.

Al fine di realizzare l'opera con il meccanismo del project financing, ilSindaco/Commissario Scapagnini associò alla viabilità di scorrimento per motividi protezione civile una vasta area commerciale come dettagliatamente descrittanell'articolo a firma di Antonio Condorelli, pubblicato sul Quotidiano di Siciliadell'8 luglio 2009: "400 mila metri cubi di sbancamento a 10 metri sul livello delmare, 56 mila metri quadri di centro commerciale e 48 mila mq di parcheggi apagamento spalmati tra una strada che doveva essere una via di fuga antisismicae un pezzo di costa lungo 1200 metri, in concessione per 38 anni ad un gruppoimprenditoriale".

Il progetto è attualmente sospeso in attesa dell'esito di un contenzioso ammini-strativo tra i privati aggiudicatari del medesimo ed il Comune di Catania.

Mirko Violafoto

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inserto del mensile per S. Cristoforo a cura del G.A.P.A. Centro di aggregazione popolare

Direttore Responsabile: Riccardo Orioles Anno Due n• tre Marzo 2012

Ma che bella giornata!!!

Era una bella giornata d'estate eFrancesca, una bambina un po' annoiata,che non sapeva cosa dire e cosa fare e perquesto pensò di appollaiarsi su un ramo diun albero, un bell'albero di arancio chec'era nel suo giardino, ma dopo un po' chesi era appollaiata il ramo si spezzò.

Francesca cadde facendosi male e si misea piangere, piangendo si andò a nasconde-re sotto il tavolo di casa. Subito dopoarrivò la mamma che curò la sua ferita.

Raggiunti dal padre, questo sgridò la bambina perché il ramo che cadde aveva danneg-giato la sua auto. Poi il papà si calmò e fecero la pace, perchè aveva capito che non erastata colpa di Francesca. Nel frattempo la bambina veniva consolata anche da Gelsominoil gattino di casa .

Intanto il babbo pensò che quel ramo spezzato poteva servireper costruire un nuovo tavolo.

Per cui andò a prendere la sega e i vari attrezzi e cominciò a lavo-rare sul ramo spezzato.

A cura del Laboratorio di Fumetti del GAPA

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4 iPiccoliCordai / Numero Due

guana tutta contenta scappò nasconden-dosi nel cortile di casa .Mentre accadeva questo, nel cortile di

Francesca arrivarono Ioana e Adrian duesuoi piccoli amici. Chiamarono Francesca ,la videro piangere e la consolarono invitan-dola a giocare con la palla. Ma giocandogiocando si affaticarono e sentirono caldoed ebbero una gran sete.

Ad Adrian venne un'idea: andiamo inpaese! Alla fiera! per comprare una buonae fresca spremuta di arance. Francesca,Ioana e Adrian seguiti dal gatto Gelsominoe dall'iguana ormai diventati amici si dires-

sero verso la fiera dell'est. Qui incontra-rono i compagnetti di scuola Federico,Monica e Asia. Tutti insieme dopo averfatto una gran passeggiata tra le banca-relle della fiera dell'est tornarono e simisero a sorseggiare l'aranciata sedutisotto l'ombra del grande albero di arancio.A Ioana, guardando il grande albero, le

Hanno disegnato:Maestro Ernesto, Pietro Amagdei, Adrian

Apistei, Monica Apistei, Asia Biffi, Joana Burga,Melissa Fassari, Francesca Musumeci, FedericoVillani

Hanno collaborato:Agnese, Andrea e Giovanni

venne un'idea e disse: "anche se in questo albero manca il ramo spezzato ci si potrebbecostruire una casa, una bella casa!"Adrian disse: "e la scaletta per salirci?"E Monica rispose: "la costruiremo noi, che bella idea!Quando la casa sull'albero e la scaletta furono finite ebbero una grande fretta di salir-ci sopra. Si resero subito conto che la casa era ben robusta e si poteva abitare, mentrefacevano questo il sole calava all'orizzonte e sorgeva una magnifica luna tonda tonda,rossa come un'arancia. La guardarono ammirati e Francesca disse: "ma con questa bella luna e una sera cosìcalda verrebbe voglia di dormire nella nostra casa sull'albero.Tutti furono d'accordo, compreso Gelsomino e l'iguana che si appollaiarono ognuno su unramo, anche loro a guardare la luna e i loro piccoli amici e tutti pensarono e esclamaro-no: che gran bella giornata!".

Mentre lavorava al suo ramo si accorseche in questo c'era un'iguana, ma questafu vista dal gatto Gelsomino che ne feceun sol boccone! Gelsomino disse: cheschifo ! non mi piace! E la sputò via e l'i-

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5iCordai / Numero Tre

PEPPE, un lIbrInEsE CoME ME

Le battaglie di catania

Prima: fu occupata dai cartaginesi nel 396 a.C. el'anno dopo fu riconquistata dal tiranno di

Siracusa Dionisio che approfittò della decimazionedei cartaginesi causata dal colera.

Seconda: occupata verso il 900 dagli Arabi che lecambiarono pure il nome, chiamandola Balad-el-filsecondo il geografo Idrisi o Medina-al-fil secondo AlMukkadasi.

Terza: nel 1071 il normanno Roberto il Guiscardodopo appena quattro giorni di assedio conquistò lacittà, dando inizio alla dominazione normanna.

Quarta: nel 1194 Enrico VI distrusse la città volen-dosi vendicare dell'appoggio che Catania aveva offer-to a Tancredi e a Guglielmo III, eletti re dell'isola dalParlamento siciliano.

Quinta: fu una battaglia navale, detta dell'Ognina incui si scontrarono cinque navi aragonesi e cinqueangioine: la vittoria fu degli aragonesi che cacciaronogli angioini dalla Sicilia. Era il 1637.

Sesta: il 6 aprile 1848 le truppe borboniche guidatedal gen. Filangieri misero a ferro e fuoco la città per

ristabilire ordine e ubbidienza ai Borbone contro iquali i siciliani avevano eletto loro re Alberto Amedeodi Savoia, secondogenito di Carlo Alberto.

Settima: 31 maggio 1860. Garibaldi era già sbarca-to in Sicilia e Catania insorse cacciando i borbonici.Rimase famoso il contributo di "Peppa la cannoniera"che, impadronitasi di un cannone, lo puntò contro inemici come si racconta in una "scheggia" a lei dedi-cata.

Ottava: si svolse nella "piana di Catania" tra illuglio e l'agosto 1943 e si concluse con l'entrata incittà, distrutta dai bombardamenti, del marescialloMontgomery il 5 agosto.

Nona: è tuttora in corso ed è una battaglia tra le piùdure; si combatte contro la mafia ed il malaffare, con-tro la corruzione ed il clientelismo, contro il degradoambientale ed edilizio, contro l'ignoranza ed il disin-teresse.

C'è un sacco di gente che resiste e che lotta, che nonsi arrende e che vuole fortemente buttare a mare cor-rotti e collusi, faccendieri e ruffiani, "cosi fitusi" e"quaquaraqua" e ce la farà.

SChegge DI StorIA CAtAneSea cura di Elio Camilleri

come Peppe cunsoloha trovato la mortesulle strade abban-donate di Librino

foto e testo di Luciano Bruno

Avrei voluto partecipare ai tuoifunerali, rivederti per l'ultima

volta anche se da morto, dirti che noi,anche se in momenti diversi, abbiamovissuto lo stesso quartiere.

Era un bambino, con i capelli casta-ni, gli occhi dello stesso colore moltoprofondi e intensi di uno che avevatutta una vita da raccontare, anche semolto giovane. Viveva insieme allafamiglia nella periferia sud-ovest diCatania: "Librino". Il quartiere deldisagio sociale, culturale ed economi-co; è un quartiere dove mancano i ser-vizi più elementari. I tantissimi giova-ni non hanno spazi, dove potersi sva-gare, non ci sono centri sociali, biblio-teche, centri culturali, sportivi, mancail lavoro. Tutto lì è stato abbandonatodalla politica sia di destra che di sini-stra, che si ricorda di Librino solo incampagna elettorale. I ragazzi, nonavendo punti di riferimento, sono ade-scati dalla mafia, li vedi scorrazzaresui motorini a portare pacchetti da unaparte all'altra dei Viali del quartiere. Lamadre è giovane, ha i capelli castani,gli occhi verdi, è una delle tante donnedi Librino che cercano di portare avan-ti la famiglia. A questo punto interven-gono i servizi sociali, anche se a volte,come in questo caso, hanno fatto solodanno perché Peppe lo hanno manda-to in una comunità a Solarino.

La memoria torna indietro, a tantis-simi anni fa, nello stesso quartiere, miricorda Angelo, un ragazzo con la stes-sa storia familiare e il padre lontano. Ilpeso della famiglia ricadeva su suamadre, una donna molto forte, con icapelli castani, gli occhi dello stessocolore, che faceva i lavori più umili,lavava le scale in Viale Librino 52,faceva la domestica nelle case dei bor-ghesi di Catania, la lavapiatti in unristorante della Playa. Poi la madre diAngelo si ammala e lui grazie ai servi-zi sociali diventa un pacco postale daspedire di collegio in collegio, unpacco postale a Catania e provincia.

Si chiamava Peppe Cunsolo, avevatredici anni, e frequentava la quartaelementare, nella comunità di Solarinodove viveva. Una delle maestre cidice: "Era un giovane «sperto», convoglia di vivere. Anche se lontanochiedeva sempre del suo quartiere; atredici anni ancora frequentava laquarta elementare, non stava maifermo, saliva sui banchi, lanciavaaeroplani di carta, faceva di tutto perattirare l'attenzione e i bambini di ottoanni lo vedevano come il loro mae-stro".

Intanto il giorno dell'inaugurazionedella "porta della bellezza" c'è chidiceva: "A Librino non c'è dispersionescolastica, Librino è bella, non ci sonoproblemi sociali." Allora questa gentedovrebbe spiegare: se non c'è disper-sione scolastica, come mai un tredi-cenne frequentava la quarta elementa-re. Cosa ci fanno alcuni ragazzi daidodici anni in su in viale Moncada lamattina?

Dal 2006 a Librino esiste l'associa-zione sportiva A.S.D. BrigantiLibrino, che con il rugby cerca ditogliere i ragazzi dalla strada; Peppeera uno di loro, era stato agganciatonel 2007, e giorno dopo giorno collavoro di tutto il gruppo si era integra-to, a tal punto che insieme alla squadraaveva partecipato ad un torneo Under11 a Treviso.

Poi nel 2009 il Comune di Catania haconsegnato al calcio Catania il campoSan Teodoro, dove i briganti si allenava-no, per farci una scuola calcio mai parti-ta. Dopo questa vicenda Peppe e tantialtri ragazzini hanno lasciato la squadraperché non avevano i mezzi materialiper seguire gli allenamenti in giro per lacittà.

Il 28 gennaio scorso Peppe è stato tro-vato da un'ambulanza in Viale

Castagnola, la strada più trafficata delquartiere, sull'asfalto in gravi condizioni.Dopo tre settimane di coma è morto. Dacittadino, non mi preoccupa l'indifferen-za della politica catanese, verso Librino.È sempre stato così, mi inquieta di piùl'indifferenza della stampa nazionale,che faceva intere pagine sugli incontriprivati di Berlusconi, e fa silenzio su unbambino morto in un incidente strano.Mi lascia senza parole il comportamen-to della CGIL Librino che a maggio del2011 ha fatto un comunicato stampa perlo sgombero del palazzo di cemento elo-giando il Comune per aver ripristinato lalegalità nel quartiere, cosa assolutamen-te non vera e ora fa silenzio su un fattodel genere. Ma la CGIL Librino, la chie-sa, la sinistra, la destra, insomma quellache si fa chiamare società civile, da cheparte stanno?

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A cura della III^A di Via Case SanteIC Andrea Doria

redazione “i Cordai”Direttore responsabile: riccardo oriolesreg. trib. catania 6/10/2006 nº26Via cordai 47, [email protected] - www.associazionegapa.orgtel: 348 1223253

stampato dalla Tipografia Paolo Millauro,

Via Montenero 30, catania

Grafica: Massimo Guglielmino

Foto: Ivana Parisi, Paolo Parisi

Hanno collaborato a questo numero:Giovanni Caruso, Toti Domina, Marcella

Giammusso, Paolo Parisi, Sonia Giardina, Elio

Camilleri, Miriana Squillaci, Luciano Bruno

Martedì 6 marzo il DirigenteScolastico del nostro Istituto, ladott.ssa Angela Santangelo, è venutanel plesso di via Case Sante. Neabbiamo approfittato per rivolgerlealcune domande che avevamo prepa-rato da tempo.

Maria: Innanzitutto, le porgiamo

il nostro benvenuto e poi io, a nome

di tutta la classe, vorrei chiederle

come si trova nella nostra scuola,

l'Andrea Doria.

D.S.: Quando qualcuno, come me,ama il proprio lavoro, vi si dedicacon tutto il cuore e con il massimotrasporto. Quindi, pur avendo lascia-to a malincuore l'istituto che primadirigevo, adesso so che è questa la"mia" scuola e pertanto lavoreròanche qui con grande impegno.

Veronica: Cosa può dirci del

nuovo plesso scolastico?

D.S.: Come probabilmente giàsaprete, il nuovo plesso ci è già statoconsegnato e quindi, appena sarannoultimati i lavori di pulizia, lo inaugu-

reremo con voi studenti e incomince-remo a sfruttarlo adeguatamente.Utilizzeremo un salone come refetto-rio per l'ora di mensa, un'aula comelaboratorio linguistico, un'altra perquello informatico e così via...Naturalmente potremo disporre puredella palestra.

Veronica : A proposito di palestra,

potremo utilizzarla presto? Non ne

abbiamo mai avuta una. E di quali

attrezzi potremo disporre?

D.S.: La palestra potrà essere uti-lizzata immediatamente. Speriamo dipotervi mettere subito due canestriper il gioco del basket e qualcheattrezzo da muro, come la spalliera.

Maria: E cosa può dirci dei riscal-

damenti?

D.S.: Stiamo lavorando per risol-vere anche questo problema, per-ché,come forse sapete, la scuola èdotata di una caldaia, ma purtropponon è ancora stato disposto l'allac-ciamento alla rete di metano.

Per fortuna adesso andiamo incon-

tro alla bella stagione, quindi speria-mo di risolvere il problema prima delprossimo autunno.

Per finire, vorrei rivolgere un invi-to a tutti voi alunni, affinché abbiatecura dei locali e degli arredi scolasti-ci, in quanto la scuola è un benecomune che merita il massimo rispet-to.

Conclusa l'intervista, tutti noiabbiamo fatto una riflessione: speria-mo che tutti i problemi vengano risol-ti, che il nuovo plesso diventi semprepiù bello e comodo da usare,ma ciauguriamo di non doverlo utilizzarel'anno prossimo perché siamo in terzamedia e vogliamo essere promossi!

La 3^ A

LA III A INTERVISTA IL DIRIGENTE SCOLASTICO

Qualche giorno fa sono venute ascuola due rappresentanti della dittaOIKOS, le dott.sse Maria PaolaFisicaro e Marta Sodano, per parlarcidell'importanza della raccolta differen-ziata.

Ci hanno spiegato che la raccoltaindifferenziata è fonte di spreco e diinquinamento perché il materiale cheviene deposto nei sacchi neri non puòpiù essere utilizzato.

In media ogni famiglia produce gior-nalmente una quantità di spazzatura,corrispondente ad un "sacco nero", checontiene il 25% di carta e cartone, il28% di scarti vegetali, il 14% di plasti-ca, l'8% di vetro, l'8 % di legno, il 5%di metalli e il 12 % di materiale vario.

Per questo motivo esistono quattrotipi di cassonetti:

- Bianco per carta e cartone- Giallo per la plastica- Marrone per le sostanze organiche- Verde per il vetroTutti questi materiali possono essere

riciclati e riutilizzati consentendo ungrandissimo risparmio di materieprime: ad esempio usare carta riciclatapermette di non abbattere moltissimialberi.

Ci hanno spiegato inoltre come rac-cogliere e dove depositare le pile usatee i medicinali scaduti e quale numerochiamare per disfarci di vecchi elettro-domestici.

Infine le dottoresse hanno citato la

regola delle quattro R: 1. raccogliere2. riciclare3. riutilizzare4. risparmiare.Adesso cercheremo di sensibilizzare

le nostre famiglie sull'importanza dellaraccolta differenziata, ma nel frattem-po vorremmo porre una domandaall'Amministrazione Comunale e alladitta OIKOS: "Perché non mettete ivari cassonetti all'interno delle scuoleper consentire a noi studenti, cheabbiamo compreso il problema, di farela raccolta differenziata ed evitare diusare un unico cestino per tutti i rifiu-ti?

La 3^ A

La raccolta differenziata