I Bronzi di Riace non devono diventareRace commessi ...rassegna.be.unipi.it/20140827/SIO3027.pdfi...
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I Bronzi di Riace
commessi viaggiatoridella cultura
non devono diventareRace , ma io mi sono sempreopposto: a prescindere daogni problema di trasporto, inquella mostra non c'entrava-no proprio».
La cultura non è un'im-presa di traslochi, ma sequesti capolavori fosserotrasportabili senza alcun ri-schio?
«Le mostre servono percomparare oggetti di diversi
«Deportare i Guerrieri come fossero soprammobilinon è un progetto ma un trucco mediatico...»
Antonio Siracusano«Nel mio intervento su Re-
pubblica ho seguito un altrodea di deportare a Milano ibronzi di Riace, come fosserosoprammobili da salotto buo-no, non può essere definita unprogetto culturale ma solo untrucco mediatico, e dunquenon risponde alla seconda diqueste due condizioni. Secon-do la Soprintendenza Archeo-logica della Calabria, inoltre,il rischio del trasporto è trop-po alto, e dunque nemmenola prima condizione sarebbesoddisfatta».
Sgarbi dice (e ripete) chelei aveva chiesto i Bronziper una mostra sulla MagnaGrecia a Mantova...
«Sgarbi ricorda male, siasul tema della mostra che sul-la richiesta dei Bronzi. L'unicamostra che ho mai fatto aMantova (a Palazzo Te) nonera sulla Magna Grecia. Si in-titolava "La forza del bello.L'arte greca conquista l'Ita-lia", e si divideva in tre sezio-ni: un'Italia greca (sulla pre-senza greca in Sicilia, MagnaGrecia, Etruria); la Greciaconquista Roma (sulle opered'arte greca portate a Romadai Romani); nostalgia dellaGrecia (sulla riscoperta del-l'arte greca, sostanzialmentefino a Winckelmann). In que-sto percorso, i bronzi di Riacenon c'entrano: si tratta di ope-re di artisti greci, fatte in Gre-cia e conservate in Grecia, chein Italia non arrivarono mai, eper puro caso finirono in ma-re in acque territoriali italia-ne: perciò non li ho chiesti.Anche allora non tutti hannocapito questa scelta, ma perfortuna l'allora sindaco diMantova, Fiorenza Brioni, ca-pì benissimo il mio punto e miappoggiò in pieno nella deci-sione, appunto, di non chie-dere i Bronzi. Invece (peresempio) un commercialistache allora amministrava Pa-lazzo Te insisteva moltissimoperché chiedessi i Bronzi di
ragionamento: e cioè che spo-Fortuna che hanno due facceda Bronzi e possono assisteredall'alto della loro secolareimperturbabilità al ciclico di-battito "del qua qua" che litrascina in un'arena "caciare-sca". E fortuna che non ama-no viaggiare, altrimenti liavrebbero costretti a indossa-re panama, colbacco, bom-betta e coppola. Sgarbi e Ma-roni hanno riacceso micce acombustione rapida, chieden-do i Guerrieri per l'Expo di Mi-lano. Il ministro Franceschininon ha risposto, cioè ha isti-tuito la consueta commissio-ne di esperti. Le truppe si sonoschierate nelle rispettive trin-cee a microfono indiscrimina-to. E il "qua qua" dilaga.
Fortuna poi che esistonoanche argomenti lievitati daprofonde conoscenze, fili lo-gici e idee per una seria poli-tica culturale. In questo solcoil prof. Salvatore Settis, chenella sua Rosarno ha fatto ri-fiorire le radici di Medina, hamanifestato con grande chia-rezza il suo dissenso all'ipote-si del trasloco in vista dell'E-xpo.
Professore , Bronzi immo-bili ma che girano il mondocon tanga leopardato e veloda sposa (nelle foto , ogget-to di polemiche , realizzatedi recente da Gerald Brune-au)?
«Quelle foto a me paionobrutte, e se ho capito bene so-no state fatte senza i debitipermessi. Ma non hanno mes-so a rischio i Bronzi quantopotrebbe farlo qualsiasi spo-stamento».
Campanilismo, tesi di re-troguardia, eccessi di con-servatorismo : usano questiargomenti per confutare ilfronte del no alla trasfertamilanese dei Guerrieri...
stare qualsiasi oggetto d'arteper una mostra va preso inconsiderazione solo quandoricorrano due condizioni im-prescindibili, e cioè: anzituttoil rischio del trasporto siamolto basso (nullo non èmai); in secondo luogo, che lamostra abbia un progetto,un'idea-base, proponga unconfronto fra opere d'arteconservate in luoghi diversi,comporti un acquisto di cono-scenze sia per il grande pub-blico che per gli specialisti: intali casi, qualche volta (nonsempre) vale la pena di corre-re il rischio del trasporto. L'i-
Salvatore Settis, ar-cheologo e storico del-l'arte, è originario diRosarno. Professoreemerito di Archeologiaclassica alla Normale diPisa (di cui è stato di-rettore dal 1999 al2010), accademico deiLincei, è autore cli nu-merosi saggi, tra cui"Paesaggio Costituzio-ne cemento" (Einaudi,2010) e "Azione popo-lare. Cittadini per il be-ne comune" (Einaudi2012).
musei, in modo da consentireun nuovo confronto e un nuo-vo ragionamento. All'Expoche io sappia non si è minima-mente pensato in questa dire-zione, la sola che (secondome) è culturalmente legitti-ma. Se i Bronzi venissero dativia in questa circostanza, nonci sarà alcuna ragione per ne-garli a ogni richiesta, anche lepiù sgangherate. E divente-ranno commessi viaggiatori,rendendo noto al mondo chel'Italia non sa pensare al pro-prio patrimonio culturale inmodo sensato».
In tutti questi anni si do-veva creare una rete turisti-ca per valorizzare i Bronzi ele bellezze di Reggio e della
Calabria. Obiettivo fallitocon pervicacia autolesioni-sta. Continuiamo a spera-re?
«Proprio questo è il punto:grazie alla tenacia dell'alloraministro Massimo Bray alcu-ne stanze del Museo di Reg-gio, e in particolare quella coni Bronzi di Riace, sono stateriaperte da pochi mesi. La co-sa da fare è trovare risorse einnescare progetti per portarepiù visitatori a Reggio, non ri-chiudere precipitosamenteun museo appena riaperto pertraslocare i Bronzi altrove. Eun ragionamento tanto ele-mentare che c'è da sperareche qualcuno lo capirà».
Speriamo.
Icone di bellezza . I Bronzi di Riace nella loro ultima collocazione al Museo di Reggio