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mici di Gesù Crocifisso A Marzo - Aprile 2009 - Anno X n.2 Rivista del Movimento Laicale Passionista “Amici di Gesù Crocifisso” SOMMARIO † Eucaristia: Fate questo in memoria di me. † Eucaristia: sacrificio di Cristo e della Chiesa. † Il Crocifisso è “il Signore” † Maria Maddalena Marcucci † Testimonianza sulla speranza † Promozione e difesa del bambino † Cristo doveva morire † Testimonianze † Saluto ai Coordinatori delle Fraternità † Consiglio Nazionale del M.L.P. S. Vincenzo Maria Strambi

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mici di Gesù CrocifissoAMarzo - Aprile 2009 - Anno X n.2

Rivista del Movimento Laicale Passionista “Amici di Gesù Crocifisso”

SOMMARIO

† Eucaristia: Fate questo in memoria di me.

† Eucaristia: sacrificio di Cristo e della Chiesa.

† Il Crocifisso è “il Signore”

† Maria Maddalena Marcucci

† Testimonianza sulla speranza

† Promozione e difesa del bambino

† Cristo doveva morire

† Testimonianze

† Saluto ai Coordinatori delle Fraternità

† Consiglio Nazionale del M.L.P.S. Vincenzo Maria Strambi

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di P. Alberto Pierangioli

Eucaristia: memoriale della Pasqua di CristoMarzo (CCC 1322-1344)

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Fonte e culmine della vita cristia-na

Così il Concilio Vaticano II ha defi-nito l’Eucaristia (LG

11),; si può definire anche «fonte e cul-mine dell’amore». É quanto dice san Giovanni: «Gesù, dopo avere amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine” (Gv 13,7). Il Battesimo ci ha do-nato la vita nuova di figli di Dio, l’Eucari-stia la nutre e com-pleta l’iniziazione cristiana. La grande ricchezza di questo sacramento si espri-me anche con la varietà dei nomi che la fede le dà: Frazione del pane, Cena del Signore, Memoriale della Passione, Santissimo Sacramento, Comunione, Santo Sacrificio, Santa Messa, Euca-ristia, che significa “ringraziamento”. Infatti, Gesù, nell’istituire l’Eucaristia, “prese il pane e rese grazie” (Lc 22,19) (eucharistein): Gesù ringrazia il Padre che accetta il suo sacrificio per la sal-vezza del mondo.

Il racconto più antico dell’istituzione dell’Eucaristia lo troviamo nella prima lettera di san Paolo ai Corinzi e poi nei primi tre vangeli detti sinottici.

Al centro della celebrazione dell’Eu-caristia si trovano il pane e il vino, che diventano il Corpo e il Sangue di Cristo. L’Eucaristia era stata prefigurata nel-la moltiplicazione dei pani, operata da Gesù per sfamare la folla; fu annunziata e descritta nel discorso alla sinagoga di Cafarnao (Cf Gv 6); fu istituita poi nella notte del tradimento, anticipando e per-petuando il sacrificio della croce.

Gesù, sapendo che era giunta la sua “ora” di passare da questo mondo al Padre, nell’ultima cena lavò i piedi dei discepoli e diede loro il comandamento dell’amore [Gv 13,1-17]. Poi, per lascia-re ad essi un pegno della sua continua presenza tra loro, istituì l’Eucaristia e comandò ad essi di celebrarla fino al suo ritorno: “Ho desiderato ardente-

mente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione... Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: “Questo è il mio Corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me”. Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il cali-ce dicendo: “Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio Sangue, che viene versato per voi” ( Lc 22,15-20 ).

“Fate questo in memoria di me”.

Dando questo comando, Gesù costi-tuisce sacerdoti gli Apostoli e i loro suc-cessori e dà loro il potere di perpetuare il suo sacrificio. Subito dopo la Penteco-ste, la Chiesa mette in pratica il coman-do del Signore: infatti gli Apostoli «era-no assidui nella frazione del pane…» (At 2,42), cioè nel celebrare l’Eucaristia.

La cena pasquale ebraica era un me-moriale della salvezza del popolo ebreo dalla schiavitù dell’Egitto. Il “memo-riale”, per il popolo ebreo, non era un semplice “ricordo” di un fatto passato, era una ripresentazione di un fatto grandioso compiuto da Dio in favo-re del popolo, che obbligava il popolo a rivivere continuamente quel fatto, a parteciparvi di nuovo e a legarsi con una nuova e più profonda fedeltà a Dio. Il memoriale diventava un’alleanza, un testamento, un patto di amore tra Dio e il suo popolo.

Gesù ci fa il dono dell’Euca-ristia nell’ultima cena pasquale ebraica, poche ore prima della sua Passione. L’Euca-ristia diventa così il memoriale del sacrificio di Gesù sulla croce, che dona la salvezza, lo rende pre-sente e attuale, lo anticipa e lo perpetua, come segno della Nuo-va Alleanza.

San Paolo am-monisce: “Ogni volta che man-giate di questo pane e bevete di

questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga” (1Cor 11, 26).

Non ci sarebbe stato il pane spezzato e il sangue versato dell’Eucaristia, senza la Passione; ma la Passione sarebbe un epi-sodio lontano e isolato senza l’Eucaristia: essa svela il vero significato della Pasqua del Signore e questa a sua volta ci fa capi-re il vero significato dell’Eucaristia.

Per capire l’Eucaristia dobbiamo me-ditarla alla luce della Passione; ma an-che la Passione si capisce meglio alla luce dell’Eucaristia. La Chiesa definisce l’Eucaristia “memoriale mortis Domi-ni”, memoriale della morte del Signore, secondo il comando di Gesù: “Fate que-sto in memoria di me” (1Cor 11,24).

Questo comando di Gesù lega salda-mente la nostra vita all’Eucaristia. In memoria di Gesù significa improntare la vita su Gesù Crocifisso con la forza dell’Eucaristia. Inoltre, con l’Eucaristia, il cristiano invoca per sé i frutti della morte e risurrezione di Gesù. Per vivere pienamente il messaggio della Nuova Alleanza, s’impegna nella carità: lo spezzare il pane diventa il simbolo dello spezzarsi per amore di Dio e dei fratelli. Partecipare all’unico pane e all’unico ca-lice richiede a tutti l’impegno di essere un cuor solo e un’anima sola in Cristo. (At 4,32) (Cf Gabriele Cingolani: “La sua Tenda una

dichiarazione di amore”. Ed. Tendopoli).

Eucaristia: sacrificio di Cristo e della Chiesa.Aprile (CCC 1345-1372)

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La celebrazione Eucari-stica

Dal secondo secolo, come attesta il martire san Giu-stino, le linee fondamentali della celebrazione eucari-stica sono rimaste invariate fino ai nostri giorni. Esse si compongono di due grandi momenti:

- La Liturgia della paro-la, con le preghiere intro-duttive, le letture, l’omelia e la preghiera dei fedeli.

- La Liturgia eucaristi-ca, con la presentazione del pane e del vino, la consacra-zione e la comunione.

Il primo protagonista del-la celebrazione eucaristica è il Cristo, come vittima e sommo sacerdote della Nuo-va Alleanza; poi il sacerdote che lo rappresenta; quindi i fedeli che si riuniscono in uno stesso luogo per parte-cipare al sacrificio. Tutte e due queste parti sono fondamentali: Cristo prima ci illumina e ci nutre con la sua paro-la e poi ci nutre e ci fortifica con il suo Corpo e il suo Sangue. Ci si augura che siano finiti i tempi in cui molti fedeli en-travano in chiesa quando era terminata la liturgia della parola, perché per essi solo allora iniziava la vera Messa!

La parte centrale della liturgia euca-ristica è l’Anafora, che è lode, ringra-ziamento, consacrazione e supplica e va dal Prefatio alla Comunione. Compren-de l’Epiclesi, invocazione dello Spirito Santo, perché trasformi il pane e il vino nel Corpo e Sangue di Cristo e unisca i fedeli per formare l’unico corpo mistico di Cristo; l’Anamnesi che fa memoria della Passione, Risurrezione e ritorno glorioso di Cristo; la Comunione in cui i fedeli ricevono il Corpo e Sangue di Cristo.

La Messa è il sacrificio del Cal-vario

La Chiesa definisce l’Eucaristia “me-moriale della morte del Signore”. La croce è l’altare sul quale Gesù ha cele-brato il suo sacrificio, la sua prima ed unica Messa, offrendosi al Padre per noi

come sacrificio di amore. Egli che si era offerto in sacrificio al Padre fin dalla nascita, completa il suo sacrificio sulla croce e lo perpetua nell’Eucaristia. Il sacrificio della Croce è unico e non si ripete, ma sugli altari esso è reso pre-sente, è come se accadesse ora.

L’Eucaristia è anche il sacrificio della Chiesa.

La Chiesa, Corpo mistico di Cristo, partecipa all’offerta del suo Capo e con lui, essa offre anche tutta se stessa. Il sacrificio della Chiesa, cioè il nostro sa-crificio, è reso perfetto perché è unito al sacrificio di Cristo. Vi partecipiamo come se fossimo nel Cenacolo e sul Cal-vario, uniti all’offerta di Cristo, insieme a Maria, agli Apostoli, ai Santi che sono in cielo.

Il sacrificio eucaristico è offerto an-che per i fedeli defunti che sono morti in pace con Cristo e non sono ancora pienamente purificati. Non conosciamo la loro sorte e per questo preghiamo per tutti i defunti.

L’Eucaristia è il vero sacrificio della Nuova Alleanza

Nell’Ultima Cena, con l’Eucaristia, Gesù anticipa al Padre il sacrificio del

suo corpo e del suo sangue, offerto sulla croce per con-cludere con l’umanità una Nuova Alleanza. L’Euca-ristia diventa così l’unico sacrificio di Gesù che si rinnova sino alla fine dei secoli.

Gesù, come sacerdote e vittima, sulla croce offrì al Padre se stesso; sull’altare offre al Padre se stesso e il suo corpo mistico, che siamo noi. Ma Gesù vuole da noi la ratifica di questa offerta. Quando partecipia-mo alla Messa, anche noi siamo sacerdoti e vittime: dobbiamo offrire al Padre Gesù e noi stessi. Noi non siamo chiamati ad ascol-tare la messa, ma a par-tecipare alla Messa, come concelebranti del ministro ordinato. Il sacerdote ordi-nato, grazie al sacramento dell’Ordine, agisce in nome

di Cristo e di tutta la comunità. Ma, come battezzati, partecipiamo anche noi del sacerdozio di Cristo e possiamo offrire con Cristo al Padre tutta la nostra vita, come sacrificio a lui gradito.

La Messa continua

Il sacrificio eucaristico di Gesù è ri-petuto ogni giorno centinaia di miglia-ia di volte; non c’è minuto del giorno e della notte in cui non venga celebrato. Ogni messa è ben riuscita se vi unia-mo l’offerta della nostra vita, come una messa continua. Mentre trascorriamo le nostre giornate piene di impegni, sugli altari del mondo Gesù sta rinnovando al Padre l’offerta del suo sacrificio e quello che noi stiamo facendo in quel momento. Come saranno più belle, più fruttuose e serene le nostre giornate se anche noi, mentre lavoriamo, corria-mo, parliamo, pensiamo, ci uniamo ogni tanto con la mente e con il cuore a questa offerta. Offriamo al Padre Gesù immolato e noi stessi, quello che stiamo facendo in quel momento: i nostri impe-gni, i nostri sacrifici, le nostre gioie e le nostre difficoltà. Allora anche la nostra vita diventerà una continua messa, un continuo sacrificio di amore.

di P. Alberto Pierangioli

Il Corpo di Cristo: Pane spezzato per noi.

Celebrazione della famiglia Passionista: S. Gabriele: 2-6-2008.

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di Gabriele Cingolani cp

IL CROCIFISSO E’ “IL SIGNORE”Pensiero Passionista - Marzo/Aprile 2009

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è chiaro che la si-gnoria di Gesù si manifesta nella risurrezione, la quale ne rivela anche il perché: a motivo della sua morte per amore.

Per risorgere era necessario che morisse, ma non di una morte qua-lunque. Ci voleva una morte da in-nocente, per scel-ta d’amore, cioè nella potenza del-lo Spirito Santo, come vittoria sul peccato e su tutte le forze del male che opprimono l’umanità. Anche dal semplice pun-to di vista uma-no, questo tipo di morte sarebbe colmo di vita, de-stinato in qualche modo a sopravvi-vere e perdurare.

Realizzata nel-la persona divina del Verbo incar-nato, in unione con lo Spirito Santo, è una mor-te signora della vita, che non può non sfociare nella risurrezione. La mor-te non può fare più niente contro il Ri-sorto. Egli non solo sfugge al suo potere, ma le ha strappato di mano il potere che le consentiva di atterrare tutti gli esseri umani. Il Risorto condividerà il suo de-stino con quanti crederanno in lui, ade-rendo a lui nella fede e nei sacramenti.

L’esperienza della “Signoria” del Crocifisso Risorto

Uno dei momenti più gioiosi dell’espe-rienza cristiana è sentire il Crocifisso Risorto come Signore e possessore to-tale della propria vita. Siccome l’espe-rienza umana più realizzante è quella di amare e sentirsi amati, nel rapporto con Dio tale esperienza accade quando egli

concede di verificare che il suo amore ha preso possesso totale della vita fino a colmare tutte le attese. Tale verifica in-vade tutti i livelli della percezione uma-na: la convinzione razionale, la certezza di fede, il coinvolgimento dei sentimenti e delle emozioni.

Sapere che il Crocifisso Risorto dona senso di pienezza in tutto quello che avviene o che si compie. Sentire che la propria vita è basata su di lui con tale solidità che nulla la potrà scardinare. Essere certi che solo lui potrebbe chie-dere qualunque cosa e solo a lui non la si negherebbe mai. E per lui essere di-sposti a tutto, compreso il morire.

In una parola, potere affermare con tutta la sincerità del proprio cuore: tu solo sei il Signore, padrone unico del-

la mia vita, è uno dei segni più forti di maturità cristia-na. Questo era lo stato di maturità spirituale di Paolo apostolo quando scriveva: “Ormai io reputo tutto una perdita di fronte alla su-blimità della conoscenza di Gesù Cristo, mio Signo-re, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazza-tura al fine di guadagnare Cristo. Perché io possa co-noscere lui, la potenza della sua risurrezione, la parteci-pazione alle sue sofferenze, diventandogli conforme nel-la morte, con la speranza di giungere alla risurrezione dai morti”, Fil 3,8.10-11.

La conoscenza di Gesù Cristo come Signore non è quella secondo la carne, 2Cor 5,16, né solo quella intellettuale e informativa, ma è la comunione di vita, l’unificazione nello stesso destino che è morire e ri-sorgere, l’adesione di fede che produce la conforma-zione di tutta l’esistenza.

È un dono, perché nep-pure si può dire “Gesù è il Signore senza lo Spirito Santo”, 1Cor 12,3.

Paolo sperimenta que-sta signoria specialmen-te quando, in mezzo alle

tribolazioni, nella fase più dolorosa della sua sequela del Crocifisso, lancia la sfida: “Chi ci separerà dall’amore di Cristo?”. Sono persuaso che nulla “po-trà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù nostro Signore”, Rm 8,35a. 39b.

O quando osa presentarsi così alla tribolata comunità dei suoi Galati: “Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me”, 2,20.

“D’ora innanzi nessuno mi dia più fa-stidio: io porto le stimmate di Gesù nel mio corpo”, 6,17

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Diciamo e sentiamo dire spes-so che il Risorto è il Signore. La formula è corretta ma po-

trebbe essere intesa in modo incorretto. Il suo significato è che Gesù Cristo è “manifestato” Signore nella risurrezio-ne, ma “è” Signore in virtù della sua morte di croce. La risurrezione non è il contrapposto della crocifissione, ma la rivelazione del senso della crocifis-sione: il senso di un amore che voleva esprimersi nel dono di sé fino alla totale consumazione.

In Gesù crocifisso, umiliazione e esaltazione non sono due movimenti contrapposti, ma l’unico movimento progressivo. La risurrezione afferma che l’umiliazione della croce non era fine a se stessa – questa sì che sarebbe stata una sconfitta – ma aveva come fine realizzare un amore senza limiti. L’umi-liazione della croce dà alla gloria della risurrezione il marchio della vittoria definitiva dell’amore. Insomma l’umi-liazione è già esaltazione. Il crocifisso è già “Il Signore”.

“Per questo” Dio lo ha esaltato

L’inno cristologico del capitolo secon-do della lettera ai Filippesi spiega che, come non è separabile il Crocifisso dal Risorto, così non è separabile il titolo Crocifisso-Signore. L’apostolo Paolo tro-va questo testo già in uso nella comuni-tà. Forse lo cantavano nelle assemblee liturgiche. Lo riporta per basare le sue esortazioni alla carità fraterna, met-tendoci qualche adattamento per farlo combaciare con la sua teologia.

L’ABBASSAMENTO

“Pur essendo di natura divina”, Fil 2,6, Gesù Cristo non ha tenuto conto della sua condizione ma se n’è spogliato o svuotato (kenosi). La sua storia co-mincia dall’eternità. È signore da sem-pre, per natura, ma s’è fatto uomo come noi.

L’inno è la testimonianza della fede della chiesa fin dai primi anni della sua esistenza. La divinità di Cristo, quin-di la sua preesistenza, è creduta molto prima che Giovanni scriva il suo prolo-go. La dottrina non ha ancora spiegato come sia possibile restare Dio pur dive-nendo vero uomo. I concili ecumenici

sono ancora secoli lontani per parlare di unione ipostatica e di due nature nell’unica persona. Eppure la fede ha già afferrato la realtà e la proclama in un inno antichissimo che ancora oggi riverbera stupore.

L’abbassamento non si limita al di-ventare uomo, ma è come un precipizio a diversi rimbalzi. Da uomo a schiavo, a condannato a morte, a crocifisso. “As-sumendo la condizione di servo umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce, Fil 2,7.8.

L’affermazione è molto complessa. Servo nel senso di schiavo è la condi-zione infima dell’essere umano. Non sembra riferirsi al “servo di Yawè” del vecchio testamento, del quale non s’era mai ipotizzata la condizione divina. Afferma non solo l’incarnazione ma un’immolazione radicale. Anche se, sot-to l’influenza ellenistica, alludesse alla teoria che la condizione umana è un schiavitù, in ogni caso afferma che Dio s’è fatto solidale con noi fino all’estre-mo. Anzi, ci supera arrivando all’ultimo livello dell’azzeramento umano: la mor-te di croce.

“Facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” potrebbe essere un’aggiunta di Paolo all’inno preesi-stente per esplicitare la portata salvifica della morte di Cristo, dottrina che egli sostiene di continuo nel suo ministero. È una morte scelta liberamente e vissuta come atto d’amore. Il Cristo non rinnega la sua condizione divina, ma ne depone la gloria e le conseguenze per assumere le conseguenze del peccato nella natura umana.

Da Dio Signore in eterno per natura, appare uomo servo nel tempo per scelta libera d’amore. Come frutto di questo amore conquista – e il Padre la procla-ma – una signoria sull’umanità e sul-la creazione, che gli compete non solo come Dio, ma anche come uomo.

È come uomo che Gesù diventa Si-gnore in virtù della sua morte di croce. Come Dio LO è fin dall’inizio.

L’ESALTAZIONE

Mentre l’inno volge al termine, un al-tro personaggio entra in azione. Finora era in campo il Figlio Gesù servo. Ora interviene il Padre, che presiede alla

procedura dell’incoronazione secondo le tre fasi del rituale orientale:

- Esaltazione: Per questo Dio l’ha su-per-esaltato, secondo il significato origi-nale del verbo, Fil 2,9;

- Attribuzione del nome: “Gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome”, ib. Secondo la Bibbia, il nome esprime l’identità e la missione. Subito dirà che il nome è, appunto, Signore;

- Acclamazione: “Nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sottoterra, e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio padre”, Fil 2,10-11.

Così Gesù è rivestito delle qualità di-vine di cui s’era spogliato, con una glo-ria che ora investe anche la sua umanità e che si estende su tutto ciò che esiste. Tale glorificazione proietta nuova luce anche sul Padre, perché egli è a sua vol-ta glorificato dall’obbedienza d’amore che il Figlio gli ha dimostrato.

Il nome al di sopra di ogni altro è quello stesso di Dio stesso, tanto al di sopra che in passato non si poteva nep-pure nominare. È l’essenziale della pro-fessione di fede cristiana, che Paolo ri-porterà diverse volte. “Se tu confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha ri-suscitato dai morti sarai salvo”, Rm 10,9. “Per noi esiste un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi siamo per lui; e un solo Signore Gesù Cristo, in virtù del quale esistono tutte le cose e noi esi-stiamo per lui”, 1Cor 8,6.

Il Crocifisso Risorto nella predi-cazione apostolica

La predicazione apostolica proclama sin dall’inizio l’inscindibilità del Croci-fisso Risorto. Pietro, capo degli apostoli, termina così il suo discorso di penteco-ste: “Questo Gesù, Dio l’ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. Sappia dun-que con certezza tutta la casa di Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso”, At 2,32.36.

La stessa affermazione ripete a Ce-sarea Marittima in casa del centurione Cornelio, con adattamento per ascolta-tori pagani: “Essi lo uccisero appenden-dolo a una croce, ma Dio lo ha risusci-tato al terzo giorno”, At 10,40. Per tutti

Gesù esaltato sulla croce

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di Max Anselmi Passionista

MARIA MADDALENA MARCUCCIApostola dell’Amore e della santità

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Nel ventennale della nascita degli Amici di Gesù Crocifisso, pubblichiamo questo articolo in-troduttivo del P. Max Anselmi, editore e grande studioso de-gli scritti della serva di Dio M. Maddalena Marcucci, che fu la prima fonte di ispirazione nella nascita degli AGC nel 1989. Se-guiranno altri articoli tratti dagli scritti della Serva di Dio.

P. Alberto

La santità è amore

La Serva di Dio Maria Mad-dalena Marcucci Passionista ha dato un contribuito signi-ficativo perché la tesi della chiamata di tutti alla santità fosse accolta nel Concilio Va-ticano II e stabilita come dot-trina comune, pacifica e nor-mativa (Cost. Lumen Gentium, V, nn. 39-42). Basterebbe que-sto dato per apprezzarla. Essa merita un’attenzione partico-lare anche da parte di coloro che si sentono mossi dallo Spirito Santo a promuovere il carisma passionista, perché su questo ha una parola molto importante da dire.

Maria Giuseppina Teresa Marcucci, figlia di Casimiro e Sara Simi, nacque il 24 aprile 1888 a S. Gemignano a Mo-riano (LU) e fu battezzata il 26 aprile. Fu la terza di 4 sorelle, la “più amata e preferita di tutte”, dopo che il padre si decise di darle il primo bacio, come lei stessa racconta nella sua autobiografia. Alla lettura dei suoi scritti e in propor-zione che la si conosce probabilmente succederà anche a noi quello che è suc-cesso al padre: di amarla molto.

Innamorata dell’Eucaristia e di Gesù Crocifisso, fin da piccola, il 10 giungo 1906, a 18 anni entrò, con la sorella Elisa, nel monastero, ancora in fase di fondazione, delle Passioniste a Lucca. Il 27 giugno 1907 vestì l’abito religioso e volle prendere il nome di Maria Mad-dalena di Gesù Sacramentato. Alla fine del noviziato, il 5 luglio 1908, emi-se con particolare gioia la professione religiosa.

Fu decisivo per M. Maddalena esse-re guidata, all’inizio della vita religiosa,

dal Ven. P. Germano, un santo passio-nista, direttore di S. Gemma Galga-ni, con vinto che la santità consiste nell’amore di Dio, attinto dal la memo-ria della Passione di Gesù. Questo aiutò M. Maddalena a mettere le basi di quella santità e di quella esperienza re ligiosa che comunicherà a tanti con la sua vita e con i suoi scritti.

Nel 1913 fu inviata nel Messico, per fondarvi un monastero; ma nel 1916 la persecuzione religiosa la costrinse a lasciare il Messico. Si fermò nella Spa-gna, per costruire a Deusto il primo monastero delle passioniste. Fu maestra delle novizie e superiora. Nel 1935 fu richiamata al monastero di Lucca come superiora. Durante il suo superiorato a Lucca, dal 1935 al 1940, lei lucchese, ebbe la gioia e l’onore di far costruire, fuori Porta Elisa, il monastero delle Pas-sioniste come pure il santuario della sua concittadina, santa Gemma Galgani, completato e abbellito in seguito. Ripar-tì per la Spagna il 19 agosto 1941, dove fondò un nuovo monastero a Madrid.

Il voto di Amore

Dal 1922 al 1928 fu di-retta dal servo di Dio P. Juan Arintero, domenicano, fondatore e direttore della rivista “Vida Sobrenatural”. Il P. Arintero, dopo aver co-nosciuto la profonda vita interiore di M. Maddalena, le chiese con insistenza di collaborare alla sua rivista, scrivendo quanto sentiva nel cuore, per incoraggiare le anime a camminare nella via dell’amore. M. Madda-lena iniziò a scrivere con spirito di fede e di obbe-dienza, firmandosi “J. Pa-stor”. Questi articoli furono poi raccolti in un volume: “La Santidad es Amor”, stampato e ristampato mol-te volte, tradotto in italiano e in altre lingue, permet-tendo così a M. Maddalena di continuare, in più vasto raggio, la missione di apo-stola dell’amore di Dio.

Il suo cuore diventa ogni giorno più una fornace di amore: fa prima il voto del più perfetto, come atto di amore per il Signore, poi il

voto di amore a Gesù e quindi il voto di amare e fare amare Maria SS.

Aveva spinto a fare il voto di amore anche il P. Arintero, al quale scriveva:: “Questo voto di amore consiste nel vivere una vita di amore e non voler vivere se non per amore; avere come fine unico del nostro operare l’amore di Dio, doman-dargli che la nostra vita si consumi come un olocausto d’amore, cioè, vivere e mo-rire d’amore”.

Madre M. Maddalena amò e promos-se con impegno il carisma passionista. Scrisse moltissimo per diffondere l’amo-re e l’ideale alla santità: di lei finora sono stati stampati 6 grossi volumi di scritti, tra i quali figura la sua autobiografia, dal bel titolo “Apostola dell’amore”, defini-ta dai teologi domenicani di Salaman-ca: “l’opera più sublime che conosciamo nell’agiografia cristiana e potremmo ben dire che non solo è la vita di un’anima straordinaria, ma anche la dottrina più bella e profonda che sia stata scritta

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sull’amore di Dio per le creature”.

A Deusto presso Bilbao, il 14 agosto 1920, vigilia dell’Assunta, in segno di assoluta e perpetua appartenenza al Signore volle imprimersi con un filo di ferro rovente il nome di Gesù sul petto.

Dio ha donato alla Chiesa questa donna di altissimo valore morale e spi-rituale per far comprendere a tutti che lo scopo della vita è quello di diventare santi, amando Dio con dedizione asso-luta, convinti che “la santità è l’opera più grande che si può realizzare su que-sta terra”. Scrive: “La mia missione su questa terra e in cielo è dare santi alla Chiesa e far capire quanto sia facile il cammino alla santità”.

M. Maddalena era consapevole che Gesù la voleva apo stola del suo Amore. Scriveva, nel 1935: «Mi pare di udire il Signore che mi dice: «voglio che sia stru-mento del mio amo re per molte anime». Fu vera aposto la dell’Amore, con la sua vita, con i suoi libri, con le lettere. Quanto scri ve lascia ammirati per la profondità della dottrina e per l’efficacia persuasiva dell’esposizione. Se si pensa che aveva frequentato solo la scuola ele-mentare, non si può negare in lei un in-flusso straordinario dello Spirito Santo.

Con la sua vita e i suoi scritti comuni-ca una visione serena delle cose e suscita un atteggiamento positivo verso la vita e lo stesso mistero della morte, aiutata in questo dalla sua fede indomita e dal suo amore incondizionato al Signore. Lo esprime molto bene a conclusione del-

la sua autobiografia: “Non voglio morire perché soffro, perché sono stanca di vive-re, perché mi mancano le forze, perché io non posso far nulla, perché sono soltanto di disturbo… No! A tutto voglio dire ad-dio, per recarmi alle rive eterne, alle iso-le ignorate, con un atto di fede nuda, di speranza e di amore in cerca dell’amore che la fede dà”.

Alcuni testimoni: “Quando penso a Madre Maddalena provo una sensazio-ne di serenità e gioia. Era una donna di grande levatura spirituale, molto dolce, ma nello stesso tempo molto forte, decisa e costante, specialmente per i suoi impe-gni con Dio e suoi rapporti eccezionali con lui”.

Perfetta passionista: amare e fare amare Gesù Crocifisso

Madre Maddalena, come perfetta Pas-sionista, osservava pienamente il voto proprio dei Passionisti, cioè di meditare assiduamente la Passione di Gesù e pro-pagarne la devozione con tutti i mezzi possibili; ha fatto un voto contemplati-vo, che è essenzialmente anche un voto d’amore, quello di far perpetua memo-ria della passione del Signore e della passione che continua nei fratelli e nelle sorelle fino al ritorno glorioso di Cristo. Ella viveva ai piedi della Croce in spirito di adorazione, di amore, di riparazione e di supplica, offrendo preghiere e peni-tenze per cooperare con Gesù alla sal-vezza di tante anime. Pur essendo una claustrale, era molto aperta, con vedute ampie ed era sempre in ascolto dello Spirito.

La contemplazione di Gesù quale Messia unico e singolare, perché figlio di Dio e servo umiliato e sofferente, ha un valore determinante sia per evitare tentativi spirituali sostanzialmente in-concludenti, perché disordinati e di-spersivi, come pure per ridare coerenza, compattezza e solidità al proprio cam-mino cristiano, unificando tutto nella grazia pasquale.

Come la prima Pasqua ha rivoluzio-nato il mondo religioso ebraico e non solo, ma anche ogni altra idea ed ini-ziativa religiosa degli uomini, così la Pasqua di morte e risurrezione, messa al centro della propria contemplazione giornaliera, ha la capacità di rivoluzio-nare tutto: la vita religiosa, la cultura e

la vita concreta, perché ci porta ad acco-gliere la rivelazione dell’amore di Dio.

Maria Maddalena Marcucci morì a Madrid, nel monastero passionista da lei fondato, il 10 febbraio 1960, poco prima di compiere 72 anni. Aveva pre-gato: “Una grazia ti chiedo, caro Dio, lì, dove cado morta, nasca un fiore che dica a tutti: questo fa l’amore!”. “O Gesù, io vorrei che sopra la mia tomba si potesse scrivere: Morta d’amore per Gesù, e che tutti quelli che lo leggeranno si sentano invogliati ad amarti”.

Il 10 marzo 1989 fu iniziato il pro-cesso diocesano di Madrid per la sua beatificazione e fu chiuso il 5 novembre 1991. Le testimonianze raccolte sono confluite nella “Positio”, che è stata fir-mata l’11 marzo 1994 e consegnata alla Santa Sede: si spera che presto M. Mad-dalena sia dichiarata “venerabile”.

Edizione integrale degli scritti di Maria Maddalena Marcucci a cura di P. Max Anselmi:

1. Apostola dell’amore. Autobiogra-fia di Jesús Pastor ovvero di Maria Maddalena Marcucci Passionista pp. 791

2. Un’amica di S. Gemma. Madre Giuseppa del S. Cuore di Gesù, reli-giosa passionista, 1850-1921 pp. 373

3. Una Violetta del Giardino della Passione. Maria del Preziosissimo Sangue religiosa pas. spagnola pp. 235

4. Sulla Cima del Monte Santo. Corrispondenza spirituale fra P. Lo-zano O. P. e J. Pastor pp. 927

5. La sanità è amore pp. 6316. Verso le vette dell’unione con

Dio. Corrispondenza spirituale tra P. Arintero e J. Pastor, pp. 432

Altre opere sono in preparazione.

Tutti i diritti dell’edizione italiana sono riservati alla Congregazione Mis-sionaria Sorelle di Santa Gemma.

Sorelle di S. Gemma - Casa Giannini - Via del Seminario 10 - 55100 Lucca - Telefono e Fax: 0583-48237

Sito Internet: http://madremaddalena.wordpress.com

Sr. M. Maddalena Marcucci

Monastero S. Gemma

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Sintesi da A. Bergamini

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Mi è stato chiesto di testimo-niare – da giornalista – sui segni della speranza che

possiamo cogliere intorno a noi, con riferimento alle tre scuole dello sperare indicate dal Papa nella “Spe Salvi”: la preghiera, l’azione, la sofferenza. Mi sono attenuto a esempi recenti roma-ni. Ho messo insieme esempi piccoli e grandi.

Marilivia Diotallevi

L’incontro nella sofferenza con il Cri-sto sofferente è attestato con efficacia da una studentessa romana, Marilivia Diotallevi, che muore a 26 anni nel 2004 per un tumore del sistema linfati-co, mentre prepara la testi in Ingegneria elettronica a Roma 3. In un’intervista te-levisiva Marilivia racconta d’aver affron-tato la sua prova “con tanta forza, con tanta fede, con tanta fiducia” avvertendo di non essere “sola” nell’impresa perché “Lui – dice confidenzialmente del Cristo sofferente, come fosse un fidanzato – è sempre con me, con mia madre, con mio fratello: Lui ci deve aiutare, Lui ci aiuta io lo so, ci parlo ma non chiedo, perché lo sa quello di cui ho bisogno”. “Ci par-lo ma non chiedo”: si sente spesso, nei malati più maturi, questa discrezione – questo riserbo nella preghiera, que-sto affidamento nell’invocazione. Non ci deve meravigliare che tanta maturità sia in una ragazza di 26 anni perché ci sono persone alle quali lo Spirito fa compiere un lungo cammino in breve tempo

Don Andrea Santoro

Dopo questa piccola so-rella ora parliamo di un grande testimone della speranza, che l’ha attestata nel martirio, don Andrea Santoro (Missionario ita-liano, ucciso in Turchia il 5 febbraio 2006).

Ecco le sue parole, che prendo da una lettera agli amici, che scrive da Tre-bisonda, nell’ottobre del 2005, quattro mesi prima del martirio. Descrive la sua speranza che lievita

nella preghiera in quella “fase” difficile che sta vivendo:

“Tutta avvolta ancora nell’oscurità, in attesa che Dio ci indichi le sue vie. Que-sta attesa è fatta di silenzio, di preghie-ra, di speranza, di intima disponibilità a quello che Dio vorrà, di umiltà nell’ac-cettare la povertà di risorse, di persone, di strumenti, di capacità personali. In questa fase, rileggo il passato della mis-sione, scruto il presente, rivado agli inizi della chiesa a Gerusalemme, ascoltiamo le Scritture, cerchiamo di capire meglio

il mondo da cui veniamo e il mondo dove siamo arrivati (…) Intanto una buona notizia: domenica, cioè tra due giorni, battezzeremo un bambino di 3 anni e mezzo, mamma cristiana-georgiana, papà cristiano-armeno (...) Anche loro riceveranno il battesimo al termine del cammino che hanno iniziato. Il figlio apre loro la strada. Il battesimo del pic-colo Imanuel è un avvenimento per noi. Il primo battesimo per me in questi cin-que anni di permanenza in Turchia”.

Vittorio Bachelet

L’evocazione della fulgida figura di don Andrea mi ri-chiama con forza a un altro splendido martire romano, Vittorio Bachelet, (insigne giurista, esponente democri-stiano, dirigente di Azione cattolica, ucciso dalla Bri-gate Rosse il 12-2-1980) te-stimone egli della speranza che cresce nell’azione. Ecco che cosa ebbe a scrivere su questo tema nella primave-ra del 1968, all’indomani della morte di Martin Lu-ther King:

“Un cristianesimo più ca-pace di essere lievito di ogni valore umano, più capace di offrirsi con amicizia a tutti gli uomini perché tutti sa amare, non è un cristianesi-

di Luigi Accattoli

mo facile, un cristianesimo poco rigoroso, un cristianesimo che rifiuti l’obbedienza al Padre se necessario fino alla morte, e alla morte di croce. Perché è dalla croce che nasce la nostra speranza, la nostra capacità di partecipare alle gioie e alle speranze e insieme alle angosce e alle tri-stezze dell’umanità. Per donare più gioia non vi è che un segreto: partecipare al mistero della salvezza della croce, della risurrezione, della morte che dà la vita (…) Ogni cristiano che, pur fatto segno di ostilità e di odio, dà la vita per i fra-telli nell’amore e nella pace, partecipa in qualche modo al sacrificio redentore di Cristo. Per essere gioia del mondo non dobbiamo chiedere al Signore di scende-re dalla croce ma di salirvi con lui”.

Ancora una donna voglio ricordare: sposa e madre, insegnante e catechista, dirigente di Azione cattolica, che vive tra Roma – dove nasce – e Foli-gno – dove va sposa – dal 1942 al 1993. “Spero nel Signore” scrive quando scopre di avere un tumore e chiede la forza di “spalancare le braccia in piena offerta sulla croce, tutta protesa alla risurrezione, alla vita eter-na: questa è la mia fede, questa la mia speranza, fammi cresce-re in esse fino al mio ultimo re-spiro”.

Luigi Della Torre è il quin-to testimone da me chiamato a parlarvi della speranza, quella dell’attesa serena e mansue-ta dell’incontro con il Signore dopo un serio intervento al cuore. Lom-bardo trapiantato a Roma, parroco in-novatore e maestro di liturgia, così mi parlò una volta che l’intervistai:

“Vivo ora con riconoscenza al Signore che mi mantiene nella speranza di incon-trare lui veniente, e che nella fede e nella carità mi offre l’opportunità di vivere con pace gli ultimi anni di vita, tra affetti che accolgo come doni”.

Paolo Giuntella

Il sesto testimone è Paolo Giuntel-la, il creativo, festoso, cristianissimo collega quirinalista del TG1, che ci ha lasciati il 22 maggio 2008, portato via

a 61 anni da un tumore allo stomaco e poi al polmone. Lo convoco qui come testimone – sulla scia di Bachelet – della speranza che cresce nell’azione. Egli at-tivo fino agli ultimissimi giorni, quando lo vedevamo con trepidazione, smagrito e pallido, che teneva ancora la postazio-ne del Quirinale nelle cronache delle giornate di avvio del terzo governo Ber-lusconi. Se ne è andato un quarto d’ora prima di un appuntamento alla libreria AVE dove avrebbe dovuto presentare il suo ultimo libro, pubblicato dalle Pao-line, L’aratro, l’ipod e le stelle. Diario di viaggio di un laico cristiano. Gli erano morte di tumore due sorelle in un anno ed era arrivata insieme la sua malattia, che chiamava “lieve problema di salu-te”. Ebbene questo suo libro è tutto un canto alla speranza cristiana e vi si ri-trovano pagine e pagine che potrebbero essere lette come un commento alla Spe Salvi, che invece non è citata in quanto

Paolo quelle pagine le scrisse prima del-la pubblicazione dell’enciclica.

Innanzitutto lo stretto legame che il Papa ha inteso porre in evidenza tra fede e speranza: “La fede non è un fidei-smo, una qualsiasi credulonità, dabbe-naggine da creduloni, o consolazione o, peggio, sicurezza. La fede è speranza. E questa è la mia speranza. Io spero que-sta liberazione” (p. 118). Poi l’idea – la grande idea che dovrebbe farci esultare a ogni pianto – che solo la risurrezio-ne dei morti può riscattare le sofferen-ze e le ingiustizie della storia umana. A questa idea sono dedicate le pagine più coinvolgenti – a mio parere – dell’enci-clica Spe Salvi e ad essa Paolo Giuntella,

nel suo libro testamento dedica parole straordinariamente vicine a quelle di Papa Benedetto: “Io credo che il dolo-re, la morte, l’ingiustizia subita dagli innocenti siano un immenso, infinito deposito di speranza, una formidabile pretesa di riscatto (…) Ecco, se te lo do-vessi dire fino in fondo, sono proprio le persone straziate, scavate, stuprate dal dolore; sono proprio le persone morte nell’ingiustizia che pretendono, nella mia testa, una liberazione, un regno, una città futura (…) è più irrazionale, più incredibile, meno ragionevole cre-dere nel nulla che credere in Dio” (pp. 112 e 117).

Esperienza personale

L’intenzione di chi mi ha chiesto que-sta testimonianza era che io accennas-si almeno un poco alla mia esperienza personale di apprendimento della spe-

ranza nelle vie della preghiera, dell’azione e della sofferenza. A motivo del luogo così impegna-tivo e del fatto che venivo chia-mato a parlare dopo il Papa ho preferito convocare altri testi-moni, più credibili. Ma in finale dirò una parola dell’influenza che ebbe su di me la persona che – accanto a me – un giorno si addormentò nella speranza della risurrezione e del ruolo che venne ad avere – nella nostra fa-miglia, restata temporaneamente senza la mamma – la preghiera mariana della Salve Regina “ma-dre di misericordia, vita dolcez-za e speranza nostra”.

Fu importante anche l’impegno – che ci fu suggerito da don Giuseppe Dossetti – a perseverare nelle invocazioni “venga il tuo regno” e “liberaci dal male” conti-nuando a proporle anche a suo nome e insieme a lei, come avveniva quand’era ancora in vita. Infine il potenziamento che da quell’esperienza della sofferen-za e della preghiera ne venne alla mia personale attesa del ritorno del Signore a liberazione dell’umanità da ogni male e dal male dei mali che è la morte: atte-sa operosa – almeno nell’intenzione – e mirata ad affrettare quel giorno, quando l’ira dell’Agnello, promessa dall’Apoca-lisse (6, 16), vendicherà il pianto dei giusti e ristabilirà la giustizia.

TESTIMONIANZA SULLA SPERANZA Sunto della conferenza di Luigi Accattoli, vaticanista del Corriere della Sera (Roma 10/6/08)

Don Andrea Santoro in turchia

Vittorio Bachelet in udienza da Paolo VI, nel 1973.

Paolo Giuntella

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CRISTO “DOVEVA” MORIRE

PROMOZIONE E DIFESA DEL BAMBINOdi Ermanno Costantini

Ho iniziato a seguire le medi-tazioni del 2009, dal libro che mi è stato dato “Voi

siete miei Amici”. Vivendo in una zona delle Marche dove non vi sono Fraterni-tà degli Amici di Gesù Crocifisso, sono stato aggregato alla Fraternità di Mor-rovalle. In vista del prossimo incontro della Fraternità, invio alcune mie rifles-sioni, sulla meditazione n. 9: “Cristo doveva morire”, proposta per tutti gli Amici nel mese di gennaio.

“Non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?” (Gv 18, 11).

E’ difficile pensare e accettare che Tu, Signore della Vita, “dovevi morire”, do-vevi bere fino in fondo il calice amaro. Tu che hai fatto tanti miracoli: hai rida-to la vista ai ciechi, hai guarito l’emor-roissa e tanti lebbrosi, hai resuscitato l’amico Lazzaro. Che ti costava trovare un modo diverso per darci la salvezza?

Più clamoroso, di cui ce ne saremmo potuto fare una ragione e un sofisticato mezzo per “dimostrare” la tua poten-za e grandezza. Eppure no. Hai anco-ra una volta voluto dirci che le Tue vie non sono le nostre vie, i tuoi pensieri non sono i nostri pensieri. Signore, ti sei fatto uomo: uno di noi. Per di più hai voluto nascere in una famiglia normale, gente comune. Che disastro! La nostra mente non riesce a capacitarsi di queste Tue scelte, che non hanno nulla della nostra mentalità. Se Dio può tutto, non

può compromettersi con noi. Eppure Tu Signore lo hai fatto, senza che noi ce ne accorgessimo. E sì, noi siamo pieni dei nostri schemi, del nostro perbenismo: due più due fa quattro e non si discute ! La nostra logica è tanto sottile, piena di abitudini di questa società costruita sul molto avere e sul niente essere. Ma alla fine hai trovato la strada per rove-sciare questo nostro banale modo di es-sere: non hai usato i nostri mezzi, non ti sei adeguato. No, hai usato la strada più semplice: ci hai amato fino alla morte, alla morte di croce! Ma perchè “dovevi” morire? Cos’ è questo amore che porta dolore e morte? E’ illogico, non ha senso. Ma non eri Tu che avevi sempre predicato la Buona Novella, non

eri Tu che con le parabole ci avevi an-nunciato un Regno di Pace, non eri Tu che alla Samaritana avevi dato l’ acqua della Vita? E cosa hai ottenuto? Getse-mani, schernito, flagellato, coronato di spine, tradito, processato, condannato a morte, caricato della croce, crocifisso, dissetato con fiele ed aceto: un bel cre-scendo di umiliazione e morte. Un vero film dell’ orrore, pieno di odio. Anche la natura alla tua morte si è ribellata: il cielo si è oscurato, la terra ha tremato. Anche il Tempio è stato infastidito: il velo si è squarciato! Una vera catastro-fe, una sconfitta su tutti i fronti. Ma qualcuno non era d’accordo con questo giudizio: quando ti ha visto spirare ha detto: “Veramente quest’uomo era il Figlio di Dio!” Sì, questo è successo. Lo ha testimoniato anche l’evangelista che era ai piedi della Croce: “EMISIT SPIRITUM”. Allora quel luogo di mor-te si è trasformato in un luogo di vita. Signore, il tuo morire è stato ed è un atto perenne di amore! Signore, Tu vuoi dirci che il “dovevi morire”, non è al-tro che “dovevi amarci”. Fino alla fine e per sempre. Per fare questo vi è una sola via: ce l’ hai indicata Tu. “Chi vuol venire dietro di me rinneghi se stesso e prenda la sua croce”: non hai messo alternative! Gesù con la tua Passione ci insegnato che per amare, anch’io “devo morire” al peccato, all’ egoismo, per rinascere alla Vita di Consacrato nello Spirito Santo.

di Adele Caramico

«Ricordatevi che l’educazione è cosa del cuore e che Dio solo ne è il padrone e noi non potremo riuscire a cosa alcuna, se Dio non ce ne insegna l’arte e non ce ne mette in mano le chiavi. Studiamo di farci amare, di insinuare il sentimento del dovere del santo timore di Dio e vedremo con mirabile facilità aprirsi le porte di tanti cuori ed unirsi a noi per cantare le lodi e le benedizioni di colui che volle farsi nostro modello, nostra via, nostro esempio in tutto, ma particolarmente nell’educazione della gioventù» (S. Giovanni Bosco)

Carissimi Dante, Pierina, Valeria, Serenella, ringra-zio il Signore per avervi conosciuto 30 anni fa, nel gruppo del RNS a Civitanova, poi nel 1981 come primi aderenti al gruppo del RNS di Morrovalle, di cui Dante fu il primo responsabile. Nel 1989 nacquero gli Amici di Gesù Croci-fisso, i primi iscritti di Morrovalle dal 28-2-1990, furono Dante, Pierina e Valeria, rispettivamente 11°, 12°, e 13° nella lista dei 2771 iscritti, seguiti poco dopo anche da Se-renella. Per molti anni Dante è stato il responsabile attento e fedele della Fraternità di Morrovalle, sempre alla ricerca insistente di qualcuno che prendesse il suo posto. Tutti e quattro poi tra i primi consacrati a G. C. nel 1997 e tra i primi consacrati perpetui il 21 maggio 2000. Ringrazia-mo il Signore per avervi chiamati e ringraziamo voi per la risposta, per la perseveranza, per l’impegno con cui avete partecipato sempre agli incontri e iniziative. Ci dispiace tanto che l’età e le difficoltà di salute non vi permettono più di partecipare regolarmente agli incontri serali della

Fraternità. L’impegno di continuare a partecipare ai nostri ritiri, ci è di grande conforto. Voi rimarrete sempre non solo nei nostri cuori, ma anche nei nostri elenchi; quando noi ci riuniamo per gli incontri della Fraternità, voi sarete uniti spiritualmente a noi per pregare con noi e per noi, mentre noi pregheremo per voi. Vi affidiamo all’amore di Gesù Crocifisso, alla protezione della Vergine Addolorata e dei Santi Passionisti., con un grazie di cuore e un ab-braccio fraterno da tutti noi.

P. Alberto Pierangioli e Amici di G.C.

«Giunsero intanto a Cafarnao. E quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo lungo la via?». Ed essi tacevano. Per la via infatti ave-vano discusso tra loro chi fosse il più grande. Allora, sedutosi, chiamò i Do-dici e disse loro: «Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti».E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro: «Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi acco-glie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato» (Mc 9,33-37).

Nei vangeli troviamo in modo molto evidente l’Amore che Gesù nutre per i bambini. In questi tempi in cui sulla vita del più indifeso fra i “nati da don-na” si sta parlando molto, e si sta dicen-do di tutto, riprendere in mano ciò che il Maestro ha detto e fatto, con e per i bambini, diventa importante per com-prendere come noi “adulti” dobbiamo porci nei confronti dei più piccoli ed indifesi.

Gesù, valorizzando il bambino, ne promuove la crescita ed il rispetto da parte di tutti. Avendo messo l’infante in mezzo ai discepoli, quando questi ultimi avevano appena discusso tra loro su chi fosse il più grande, egli crea un contrasto tra l’ambizione dei Dodici e quello che deve essere invece il loro at-teggiamento: farsi servitori di tutti.

Ma essere “servitori di tutti” non è semplice e non lo è neppure il farlo comprendere agli altri. Ma Gesù adope-ra simboli semplici per trasmettere mes-saggi molto profondi.

Il bambino è il simbolo dell’umiltà e del servizio in quanto non ha molto po-tere per difendersi, non può sopraffare nessuno, non può fungere da leader in nessuna situazione o discussione.

Quando il Maestro afferma che chi accoglie uno di quei bambini nel suo nome, accoglierà lui stesso, sottolinea la condizione per vivere i suoi insegna-

menti. Accogliere un bambino significa ridiventare “piccolo” come lui, “abbas-sarsi” alle sue esigenze per meglio com-prenderlo ed aiutarlo, significa umiliarsi e perdere se stesso per amore di chi è ancora troppo piccolo ed indifeso.

Un semplice “bambino”, potrebbe dire qualcuno, diventa “importante” da essere indicato quale esempio per poter vivere il Vangelo. Potrebbe anche appa-rire assurdo tutto questo, se si pensa al periodo storico ed al contesto in cui è stato detto.

Ma Gesù, a rafforzare il tutto, aggiun-ge che così facendo è lui che si accoglie e, soprattutto, si accoglie colui che lo ha mandato: Dio Padre.

Ancora una volta troviamo sottoline-ato come e quanto bisogna “abbassarsi” per entrare nel Regno dei Cieli.

E’ necessario che l’uomo si umili a servire, scenda in basso, per innalzarsi al Padre.

In effetti è ciò che il Figlio di Dio ha fatto, si è umiliato fino a morire per i nostri peccati, ma mentre era nell’umi-liazione della croce già si stava innal-

zando alla gloria della resurrezione.

Il bambino è difeso anche ora fino al punto di essere proprio lui accanto a Gesù, proprio lui l’esempio ed il model-lo da seguire.

La sua immagine, in questa pericope, è provocatoria. Con Gesù che mette il fanciullo accanto a sé, come ci dice il parallelo lucano (Lc 9, 43-45) abbia-mo una contrapposizione tra lui con l’infante, da un lato, e dall’altro abbia-mo il gruppo degli adulti. Nessuno di quest’ultimi, anche non sottovalutando il valore del bambino stesso, ha il desi-derio di ridiventarlo.

L’adulto è orgoglioso del suo essere tale e rifiuta quindi un’eventuale regres-sione alla condizione infantile. L’adulto si rifiuterebbe persino di seguire Gesù se questi non gli apparisse più adulto di se stesso. Ma Gesù si mette invece dalla parte del fanciullo e chiede a chi vuol seguirlo di fare altrettanto.

Con ciò invita l’uomo ad un tipo di conversione che sia radicale, ed a un’ub-bidienza senza limiti al Padre celeste.

www.bioeticaefamiglia.it

Sofia accoglie con gioia la nuova sorellina Gemma.

Gesù nel Getsemani: “Padre, si faccia la tua volontà”

Grazie ai primi Amici di G.C. di Morrovalle!

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stato quando il Signore mi ha chiama-ta a fare la mia prima consacrazione e desidero continuare il percorso. Spero che Gesù mi dia la forza per aiutare la mia famiglia, le persone care e quelle poco credenti a conoscerlo, soprattutto con il mio esempio. Durante la mia vita molte volte il Signore mi ha dato prova della sua presenza vicino a me e questo è accaduto di nuovo la sera di Pasqua, mentre guardavo alla televisione la “Passione di Cristo”. É stata una sensa-zione stupenda, penso che non ci siano parole adeguate per descrivere quel mo-mento. Ancora oggi sento la presenza del Signore che non mi abbandona mai; ho iniziato a pregare molto e posso dire che se ho un problema basta che chiedo e Gesù dà.

Vagnozzi Annita

Primo piccolo incontro Amici a Sulmona

Carissimo Riccardo, fratello mio in Cristo, volevo dirti che il nostro primo piccolo incontro è stato davvero una be-nedizione ed ho compreso ancor di più che ho proprio bisogno della forza che da esso ne è scaturita. La fraternità, lo dice il nome stesso, è condividere con i fratelli il tuo stesso percorso interio-re, è non sentirsi soli; è sentirsi uniti ed io questa unione l’ho sentita profonda-mente. Di parole se ne dicono sempre troppe ma noi dobbiamo con il nostro comportamento suscitare negli altri la voglia di condividere lo stesso percor-so/carisma diventando Vangelo viven-te. Parlo spesso con persone cattoliche, praticanti, ecc... ma quando poi arrivia-mo al dunque, c’è sempre quel “...e ma... ...sì, però...”: il Vangelo va bene ma fino ad un certo punto. É teoria, non pratica, o lo si mette in pratica solo quando non costa troppo. Se ognuno s’impegnasse a rendere felice chi gli sta accanto e non solo se stesso, avremmo già qui una parte di paradiso. Non è sempre facile, è vero, è molto impegnativo, è altrettan-to vero che ci aspetta la corona di gloria. E allora bisognerà pure guadagnarsela, o no? Scusami se ancora una volta sei stato il destinatario delle mie riflessio-ni ma ho te soltanto in grado di com-prendermi. Con la mia amica ho parlato del mio percorso, della sua interiorità. Spero di esserle d’aiuto, comunque le ho

detto che noi accogliamo sempre tutti a braccia aperte. E se è Amore che cerca lo troverà ai piedi del Crocifisso, con-templando la sua Passione, le si aprirà il cuore ad un Amore umanamente inim-maginabile.

Cinzia Carrà Agnitelli

Quando c’è amore Dio è in mezzo a noi

Signore, grazie per avermi donato la vita e grazie di avermi fatto conoscere il nostro padre assistente, con cui sto im-parando a conoscerti e amarti sempre più. Ti scrivo, caro padre, per dirti che da quando faccio parte degli Amici di Gesù crocifisso la mia vita è cambiata: prendo tutto quello che Dio mi manda senza chiedere il perché. Ho ricevuto una grande gioia il giorno del mio 70° compleanno: mia figlia con la compli-cità di Rita e Pina mi ha fatto trovare la casa piena di persone della fraterni-tà degli Amici di Gesù Crocifisso e del gruppo di preghiera dello Spirito Santo. Vedendo i loro volti sorridenti e felici di essere lì con me, il mio cuore si è riem-pito di gioia e ho provato un’emozione immensa. Ho capito che dove c’è unio-ne e amore Dio è in mezzo a noi!

Mariani Giuseppina in Di Domenico

Con la consacrazione si sono aper-ti orizzonti meravigliosi

Caro padre, è da tanto che sento il desiderio di scrivere qualcosa per esprimere l’emozione che sento nel cuore da quando sono state fatte le consacrazioni a Trasacco. Che Dio sia lodato! Il Signore si è servito di te per darci la consapevolezza del suo amore

infinito, accettandoci così come siamo, aprendoci orizzonti meravigliosi in cui possiamo camminare senza alcun ti-more. In quel giorno tutte le consacra-te avevano la voce tremante, non per il freddo, ma per una sorta di timore e di gioia; la loro emozione si poteva quasi toccare con mano. Io mi sono sforzata di non far trapelare quello che avevo nel cuore; volevo che solo Gesù vedesse dentro di me e quanto era sin-cero, in quel momento, il mio amore per Lui. Proprio per amore suo, e glielo prometto spesso, voglio amare gli altri; insomma voglio amare il prossimo e soprattutto voglio far amare Gesù da tutti. Grazie al Signore ancora e che dia alle altre ed a me la forza di mantenere le promesse fatte in quel giorno indi-menticabile.

Sonia Sgattoni

Giorno fatidico della consacra-zione

Carissimo padre, voglio ringraziare te ed il Signore per il dono della con-sacrazione a Gesù Crocifisso. Solo ora, che il fatidico giorno è passato anche a Trasacco, la pace ha ricolmato il mio cuore, e mi sento serena e fiduciosa, pronta ad accogliere ciò che Dio mi ri-serverà. Infatti quando ho ricevuto la proposta della consacrazione mi sem-brava una cosa impossibile, lontana dalle mie capacità. Ora ho capito che essa è un dono che ho ricevuto e per il quale serberò nel cuore gioia e gra-titudine. Un abbraccio ad ognuno dei fratelli e sorelle del movimento ed un saluto a te, caro padre, che ci segui con tanto impegno ed amore.

Filomena Evangelista

di Francesco Valori

TESTIMONIANZE12

Dal buio e dal freddo al caldo del-la Luce

Quanto dolore nella mia vita! Morte, sofferenze, malattia! Vivere in un incu-bo terribile, non avere via di scampo, quando ad un tratto una luce, una spe-ranza: l’incontro con Te. O Gesù, amico mio. Ti ho incontrato lungo la strada della mia disperazione e mi hai teso le braccia per non permettermi di cadere nel baratro del mio profondo dolore. Ti ho riconosciuto. E in te mi sono rifugia-ta. Non mi hai lasciata mai più. Quante volte per me sei stato l’unico vero ami-co. Ho confidato in te e non mi hai mai tradita; ho avuto bisogno di te e sempre ti ho trovato. Gesù, amico mio, saprò essere degna della disinteressata e sin-cera amicizia che mi offri? Mi dai tan-to e non chiedi mai niente in cambio, eppure nella mia grande ingratitudine e nella mia infinita miseria, mi sento da Te tanto amata. Gesù, ogni giorno mi sembra un dono meraviglioso; se penso a ciò che è stato, tutto mi sembra rega-lato, dall’aria che respiro alla capacità di pensare, dalla luce del giorno all’amore di mio figlio, tutto nella consapevolezza che siamo solo un attimo e niente di più. Sarò capace di amare chi non mi ama, perdonare chi mi fa piangere? Sarà pro-prio un caso che abbia incontrato que-sti Amici di Gesù Crocifisso? O forse è arrivato il momento di rendermi consa-pevole che bisogna anche dare qualcosa a chi ti investe di così infinito amore? Umilmente chino il capo chiedendomi: avrai pietà di me?

Teresa Ettorre

Ricordare e festeggiare la data del Battesimo

Carissimo padre, ti ringraziamo di cuore per essere stato presente nell’ul-timo incontro del 18 novembre a Fos-sacesia. E’ sempre una gioia averti tra noi. Hai illustrato con molta chiarezza la catechesi sulla necessità e significa-to del Battesimo che è il nostro sigillo per essere cristiani. Grazie al Battesimo siamo diventati sposi, sacerdoti, amici di Gesù Crocifisso ecc. É stata lanciata nel gruppo una proposta molta bella, quella di riscoprire le date della nostra iniziazione cristiana: Battesimo, prima comunione e cresima. Un modo sem-plice per ricordare e festeggiare le tap-

pe fondamentali del nostro cammino cristiano. Sarebbe bene trasmettere agli altri questa consapevolezza dei sacra-menti ricevuti.

Paola de Simone

Nuova riflessione sul Battesimo.

Queste catechesi sul Battesimo non finiscono mai di sorprendermi! Non mi ritengo una buona cristiana, ma pensa-vo di aver imparato e fatto mie alcune nozioni! Signore, perdonami! Tu sai quanto mi sbagliavo. Avevo forse capito l’indispensabile, ma non avevo ancora la consapevolezza della profondità e dell’importanza di questo sacramento!

Premesso questo, mi permetto di fare alcune considerazioni su quello che il padre ha scritto nella sua ultima cate-chesi, sul fatto che oggi molti genitori non si impegnano a far battezzare, co-municare o cresimare i loro bambini. Quale potrebbe essere il motivo? Al pri-mo impatto mi viene da pensare che noi cristiani stiamo attraversando una fase di confusione. Di tutto si parla in questa società tranne di religione. Quello che è peggio, è il fatto che i mass media dif-fondono soprattutto i fatti di cronaca più sciagurati e (per fortuna) dei pochi casi di sacerdoti poco coerenti con il Van-gelo. Chi parla dei testimoni veri e coe-renti di Gesù? Sacerdoti che fanno salti mortali per assistere i loro parrocchia-ni, dislocati in 10/15 parrocchie? Tutto il lavoro sul piano umano e sociale di molti gruppi e associazioni cattoliche? Di questo nemmeno l’ombra! Viviamo in una società dove si ricerca a tutti i co-sti lo scoop, ciò che fa audience, ciò che

fa vendere. Tutto ciò che non produce questo è out! Così anche per noi poveri genitori! Si poveri, perché ci troviamo bombardati da mille messaggi in cui non c’è un briciolo di verità cristiana.

Tu mi dirai: “Che c’entra tutto questo con il nostro discorso?”. La conseguenza è che ci ritroviamo non preparati a quel-le cose che sono proprio l’ABC del vivere cristiano, perché fanno di tutto per farci credere che l’io uomo è talmente impor-tante da non avere più bisogno di Dio! Che amarezza! In questo modo non riu-sciamo ad essere testimoni credibili per i nostri figli o per lo meno facciamo una grande difficoltà a trasmettere il modo di essere cristiani.

Che rispondere al genitore che decide di non battezzare il proprio figlio? Io gli direi: “Ma tu ci credi?”. Se NO, abbiamo capito la causa; se SI, dobbiamo fargli capire che privare il figlio del sacramen-to della vita, è privarlo della vera vita. Il resto non dipende da noi, ma dalla grazia di Dio, che illumina le menti e riscalda i cuori. Grazie, Signore, che mi hai portato su questo cammino, mi gui-di e mi aiuti a crescere i miei bambini come tu li vuoi, dei veri cristiani. Gesù, per poter far questo, confido in Te.

Tiziana Di Giuseppe

Offrire tutto a Gesù rende gioiosi

Caro padre, ti ringrazio per avermi fatto capire che bisogna offrire le no-stre sofferenze a Gesù Crocifisso perché questo rende il mio cuore gioioso. Ho seguito il tuo consiglio: tutte le difficoltà che ho incontrato le ho donate a Gesù e alla Madonna. Il giorno più bello è

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Dott.ssa Adele Caramico Stenta

Nuovo Consiglio Esecutivo: Da sinistra: Bara Pina, vice presidente, Garbuglia M. Letizia, consigliere, P.Alberto Pierangioli, assistente,

Iucci Piera, presidente, Coltorti M. Grazia, segretaria.

Epifania: Messa e festa degli Amici alla Casa di Riposo di Montecosaro

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di P. Alberto Pierangioli

TESTIMONIANZE14 15

di Fiorella Torresi

Commovente testimonianza di un Amico Aggregato

Caro padre, con somma gioia mi appresto a scrivere questa lettera, per testimoniare il mio amore e la mia de-vozione alla congregazione passionista, della quale mi glorio di essere aggre-gato, attraverso il M.L.P. degli Amici di Gesù Crocifisso. Mi sono iscritto nel 1992, dietro suggerimento di P. Paolo Moroni, allora in comunità qui a Cesta di Copparo (FE). Poi però mi sono per-so per strada, non essendovi qui altri iscritti. Ultimamente ho riscoperto il grande tesoro offertomi dal Signore, di chiamarmi a far parte come laico ag-gregato, all’Istituto dei Passionisti che tanto amo. Ho ripreso a recitare quo-tidianamente la Promessa di Amore e ne sono contentissimo. Un episodio particolare: qualche giorno fa, alcuni operai che stanno lavorando all’inter-no dell’ex convento di Cesta, che di-venterà una casa di riposo per anziani

gestita probabilmente da suore, hanno trovato un sacchettino contenente del-le spille con il Segno della Passione; ho chiesto al parroco di poterli prendere e lui me li ha donati. Inoltre ho trovato il libro “VOI SIETE MIEI AMICI” che non avevo ancora. Ebbene caro Padre, io vedo in tutto ciò un segno del Signo-re, una sorta di svegliarino; è come se Gesù mi stesse ricordando che sono un laico passionista aggregato e che devo prendere la cosa sul serio! Così ti ho telefonato per riprendere i contatti chiedendoti il permesso di portare il S. Segno con l’emblema JESU XPI PASSIO e sono stato molto felice che me l’ab-bia accordato. Cerco di coltivare il mio essere passionista laico, anche attra-verso le mie devozioni particolari alla Madonna Addolorata, al Padre Fonda-tore, a San Gabriele e a Santa Gemma; soprattutto amo tanto la Serva di Dio Suor M. Addolorata Luciani. Le mona-che di Ripatransone mi hanno manda-

to una sua preziosa reliquia che porto sempre con me. In parrocchia cerco di rendermi utile attraverso l’insegnamen-to del catechismo ai fanciulli e cerco di rendere solenni le sante funzioni con il suono dell’armonium che ho imparato a suonare da P. Giordano Vago. Lavoro in un piccolo ospedale R.S.A. per an-ziani a Tresigallo come operatore socio – assistenziale e quindi sono a contat-to con i fratelli “crocifissi” che vorrei tanto amare come vuole Gesù, ma mi ritrovo sempre pieno di difetti contro la santa carità. Che Gesù crocifisso mi aiuti! Sono felice di essere stato aggre-gato alla fraternità di Morrovalle; il II° e l’ultimo martedì del mese mi unirò spi-ritualmente a voi nella preghiera e co-munque continuerò sempre a recitare la promessa d’amore. Spero un giorno di poter fare la consacrazione solenne a Gesù crocifisso.

Cristiano Capatti

Dal 16 al 18 gennaio si è svolto a Roma, presso la casa generalizia passionista dei Santi Giovanni

e Paolo, il Consiglio Nazionale del Mo-vimento Laicale Passionista italiano, con la partecipazione dei responsabili e delegati delle sei province passioniste italiane e i superiori provinciali P. Le-one Masnata e P. Enzo del Brocco. Per la nostra Provincia della Pietà, hanno partecipato Piera Iucci, come coordina-trice provinciale e come delegati, Fio-rella Torresi, Paolo Benaducci e Isabella Sterlicchi e l’assistente provinciale P. Aurelio D’Intino. Hanno partecipato anche Il Consiglio aveva lo scopo di studiare la situazione del Movimento Laicale Passionista in Italia, program-mare le iniziative del movimento ed

eleggere per 4 anni il nuovo Coordina-mento Nazionale. Ha aperto il Consi-glio l’assistente spirituale nazionale, P. Giovanni Giorgi, che ha esortato a vive-re il C. N. come momento di grazia. Il coordinatore nazionale uscente, Franco Nicolò, nel suo commovente saluto di congedo, ha raccomandato di non per-dere mai di vista lo scopo del M:L.P. che ci chiede di “consacrare la nostra vita a Gesù Crocifisso”.

I coordinatori provinciali hanno pre-sentato le realtà laicali esistenti nelle loro province, con luci e ombre. Un momento molto bello lo abbiamo vis-suto con il P. Jesùs Marìa Aristin, segre-tario per la solidarietà e missione pas-sionista, che ci ha mostrato attraverso un dvd i diversi luoghi dove si svolge la missione passionista, chiedendo anche la collaborazione dei laici.

P. Danilo Mazzoni e Maria Rosa Frac-caro della provincia Corm (Nord Italia)

ci hanno presentato i ‘’Tre giorni di spi-ritualità’’ che si terranno a Caravate VA dal 29/05 al 01/06 2009, al posto del

Convegno Nazionale. Saranno tre giorni for-ti di preghiera e con-divisione per tutti gli aderenti del M.L.P. alla luce della “‘Parola di Dio” contemplando il “Crocifisso”. Siamo sta-ti invitati caldamente a partecipare tutti.

C’è stata poi la visita tanto attesa del Padre generale Ottaviano D’ Egidio, che dopo il suo cordiale saluto, ci

ha esortato a riflettere sull’importanza dell’impegno dei Laici come missiona-ri.

Infine si sono svolte le elezioni del nuovo coordinamento. Come coordi-natrice e stata eletta Maria Rosa Frac-caro della provincia Corm: vice coordi-natore Mario Mignatti della provincia Dol. e tesoriere Paolo Benaducci della nostra provincia Piet. Come segretario è stato designato Franco Nicolò. Faccia-mo tanti auguri di buon lavoro al nuo-vo Coordinamento Nazionale. Il Con-siglio è terminato in un clima di gioia con l’agape fraterna consumata insieme a tutta la comunità della casa generali-zia passionista.

Nel lasciare il compito di coordina-tore della Fraternità della Madonna della Stella, dopo tanti anni, desidero porgere a tutti il mio cordiale ed af-fettuoso saluto, permeato del mio più vivo ringraziamento per quanto ho ricevuto in accoglienza, benevolenza ed affetto. A P. Alberto il mio grazie di cuore per la fiducia che mi ha conces-so in tanti anni e per il suo illumina-to e paterno consiglio nella direzione spirituale e nella guida del gruppo. Il suo costante incoraggiamento, misto di tanta preghiera e comprensione, è stato l’elemento propulsore che mi ha permesso fino ad oggi di continuare il mio compito, nonostante l’età. A Piera la mia riconoscenza per avermi sempre aiutato e considerato la sorel-la maggiore con benevola e fraterna amicizia. Il mio saluto vuole essere anzitutto un augurio per tutti i coordinatori eletti, perché possano adempiere con fiducia, impegno e perseveranza il compito a loro affidato. A tutti gli Amici di G.C. il mio affetto imperituro e la mia preghiera, che chiedo anche per me, affinché il Signore mi aiuti a vivere con sere-nità e con fede il tempo che ancora vorrà concedermi.

Come mio ricordo, vi ripeto le parole di Gesù: “Amatevi come io vi ho amato” (Gv15,12). Solo amando così possia-mo chiamarci veri Amici di Gesù Crocifisso e trasformare le

nostre Fraternità in piccoli cenacoli di amore, un esempio di vera famiglia per la nostra società. In questo anno dedi-cato a San Paolo, ci vengono in aiuto le sue parole: «Al di sopra di tutto poi vi sia la carità, che è il vincolo di perfezione. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa sie-te stati chiamati in un solo corpo. E siate riconoscenti» (Col 3,14-15). Rin-graziamo, dunque, sempre il Signore per averci chiamato a fare parte della Famiglia Passionista, dove imparare la lezione del Crocifisso e riscoprire il senso pieno del suo amore, per amare come ha amato Lui. Con questi senti-menti vi sono vicina e vi abbraccio tut-ti in Cristo con la sua pace.

Margherita Padovani

Ringraziamo Margherita per il suo saluto affettuoso e per quanto ha fatto per gli Amici di G. C. Coordinatrice della Fraternità della Madonna della Stella PG fin dalla sua nascita (1995), ne è stata sempre la guida illumina-ta, creativa e forte, con spirito giovanile, nonostante i suoi anni. Ho sempre detto che avremmo avuto bisogno di una Margherita in ogni fraternità. Preghiamo perché il Signore ce la conservi a lungo. P. Alberto

MARIA STELLA COMETALa stella Cometa brilla nel cieloe addita a ciascuno la via,questa stella, per noi, sei tu, Maria!Io ti vedo o Madre affranta,ma il tuo cuore è colmo di gioiamentre gli Angeli del Cielo cantano il Gloria.Un bimbo per noi è nato,questo bimbo è il figlio di Dio,si è incarnato in te, Immacolata, per amor mio.Or ti vedo Madre, Addolorata,ai piedi di una Croce mentre, piangendo,il Figlio tuo offri al Padre per noi, sua Gente.Ancora oggi o Vergine e Madreti vedo piangente e imploranteper ogni figlio che nella Fede è incostante.Accetta o Madre i nostri cuori,prendici per mano, guidaci Tu,fà che portiamo ovunque l’amore del Tuo Gesù.

Vincenza Buscio

SALUTO AI COORDINATORI DELLE FRATERNITÀ

Margherita anima gli Amici negli Esercizi spirituali a San Gabriele:

agosto 2008

CONSIGLIO NAZIONALE DEL MLP

Consiglio nazionale del MLP: Roma 18-01-2009.

Nuovo coordinamento del MLP con il padre generale, Ottaviano D’Egidio.

PREGHIERA DI UNA MAMMASono una mamma, Signore...Quando lavo i piatti, Signore,non ho l’impressionedi fare molto per te.Quando stiro la biancherianon vedo come questo ti possa servireper fare un mondo migliore...Quando passo lo straccio, Signore,non so più bene se ho un postotra quelli che lavorano per il tuo regno.Ma quando li vedo, i miei piccoli,arrivare in una casa pulita e ordinata...Quando vedo il loro sorrisoe la tenerezza di mio marito....Ti dico grazie, mio Signore...

Mamma di 5 figli

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Marzo/Aprile 2009 – Anno X n. 2Autor. Trib. di MC n. 438\99 del 17-12-1999Sped. Ab. Post. D.353/2003 (L. 27/02/2004 n. 46)Art. 1, Comma 2, DCB MacerataEditoriale ECO srl - C. c. p. 11558624Dir. Tonino Taccone – Redazione: P. A. Giuseppe PierangioliPiazzale S. Gabriele 2 – 62010 Morrovalle McTel. 0733.221273 - Fax 0733.222394 - C. [email protected] www.amicidigesucrocifisso.org

Un grazie sincero a coloro che hanno inviato la loro offerta per le spese di stampa

Ricordiamo al Signore i nostri defunti: De Sanctis Lucia di Moricone: 09-01-2009, Lambertucci Laura di Corridonia: 19-2-2009

CALENDARIO AMICI01 marzo: Ritiro mensile a Morrovalle22 marzo: Ritiro e consacrazioni a Fossacesia05 aprile: Ritiro mensile a Morrovalle26 aprile: Ritiro e consacrazioni a Civitanova10 aprile: Venerdì Santo: il giorno dell’Amore!03 maggio: Ritiro mensile e consacrazioni a Morrovalle15 maggio: S. Gemma Galgani veglia a Loreto, ore 21,00.17 maggio: Celebrazione del 20° di Fondazione degli Amici a S. Gabriele 27 giugno: Festa della Famiglia Passionista presso il santuario di S. Gabriele

Nel 2000 usciva la prima edizio-ne del libro di meditazioni e pre-ghiere per gli Amici di Gesù Cro-cifisso, edito dalla Tecnostampa di Recanati, usato in tutti i nostri gruppi.

Nel 2002 seguiva la prima edizio-ne dell’editrice cattolica ANCILLA di Conegliano TV. La stessa editrice ha proceduto alla seconda edizione nel gennaio 2009.

Tra le tante testimonianze che mi arrivano sul libro, riporto quanto ha scritto il 22 gennaio 2009, Don Ugo Bosoni, sacerdote di San Severino, per più di 30 anni missionario in Sud Africa:

“Carissimo P. Alberto, da quando mi

portasti il tuo prezioso libro “Voi sie-

te miei Amici”, il 22 febbraio 2001, io

vi medito con tanta fede e tanto amo-

re ogni giorno. Anche per questo prego

tanto per te e per il tuo prezioso lavoro

ogni giorno. Che Dio ci benedica, Gesù

ci santifichi e la Madonna di protegga”.

Il libro ristampato può essere trovato

in tutte le librerie cattoliche che hanno

le edizioni ANCILLA. Il prezzo di copertina è di

€ 9,00. Gli Amici possono richiederlo alla nostra

direzione al prezzo di € 6,00, più eventuale spesa

di spedizione (€ 1,30).

ATTENZIONE!!!Alla nostra direzione arrivano spesso offerte per la rivista, ma senza il nome dell’offerente, per cui

non possono essere attribuite a nessuno. Prego perciò di scrivere sempre il proprio nome e indirizzo sul conto corrente postale! P. Alberto Pierangioli

Terza edizione del nostro libro: VOI SIETE MIEI AMICI.