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mici di Gesù Crocifisso A Novembre - Dicembre 2008 - Anno IX n.6 Rivista del Movimento Laicale Passionista “Amici di Gesù Crocifisso” SOMMARIO † Necessità del Battesimo † I doni del Battesimo † Dal Crocifisso il dono dello Spirito † Anno paolino e Paolo della Croce † Gioia di morire con l’abito passionista † La famiglia nella Bibbia † Lettere al Direttore † Amici News † Consacrazioni † Testimonianze † Auguri Madonna della Stella, PG

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mici di Gesù CrocifissoANovembre - Dicembre 2008 - Anno IX n.6

Rivista del Movimento Laicale Passionista “Amici di Gesù Crocifisso”

SOMMARIO

† Necessità del Battesimo

† I doni del Battesimo

† Dal Crocifisso il dono dello Spirito

† Anno paolino e Paolo della Croce

† Gioia di morire con l’abito passionista

† La famiglia nella Bibbia

† Lettere al Direttore

† Amici News

† Consacrazioni

† Testimonianze

† Auguri Madonna della Stella, PG

di P. Alberto Pierangioli

NECESSITÀ DEL BATTESIMONovembre (CCC 1246 – 1261)

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Battesimo degli adulti e il catecu-menato

L’iniziazione cristiana si compie per mezzo di tre sacramenti: il Battesimo, che è l’inizio della vita nuova; la Con-fermazione, che ne è il rafforzamento; e l’Eucaristia, che nutre il discepolo di Cristo.

Da sempre, il Battesimo degli adulti è stato il primo impegno della Chiesa nell’annunciare il vangelo a nuovi po-poli. La preparazione al Battesimo è curata con il catecumenato, come ini-ziazione alla fede e alla vita cristiana, e disposizione ad accogliere il dono della fede e della vita della grazia. Il catecu-menato ha lo scopo di permettere ai ne-ofiti di maturare la loro conversione e la loro fede. Essi devono approfondire i misteri della fede e la pratica della vita cristiana. Un catecumeno che si prepa-ra al Battesimo fa già parte della Chiesa e appartiene alla famiglia del Cristo. La Chiesa, come madre amorevole, lo con-sidera già suo figlio e lo ricopre del suo amore e delle sue cure.

Il Battesimo dei bambini

Poiché i bambini nascono con una natura umana contaminata dal peccato originale, anche i bambini hanno biso-gno della nuova nascita nel Battesimo per essere liberati dal potere delle tene-bre e trasferiti nel regno dei figli di Dio, al quale tutti gli uomini sono chiamati. Per questo la Chiesa si è sempre presa cura anche dei bambini, figli di genitori cristiani. Negli Atti e nelle Lettere degli Apostoli si parla spesso del Battesimo di intere famiglie, genitori e figli (At 16,15;

6,33; 18,8; 1Cor 1,16).

Proprio nel Battesimo dei bambini si manifesta la gratuità della grazia della salvezza. I genitori cristiani, dopo aver donato liberamente la vita ai figli, han-no l’obbligo di donare loro anche la vita divina e li priverebbero di un dono ine-stimabile, se non si preoccupassero di fare ricevere loro il Battesimo..

Fede e Battesimo

Al catecumeno o al suo padrino viene domandato: “Che cosa chiedi alla Chiesa di Dio?”. Ed egli risponde: “La fede!”. Il Battesimo è il sacramento della fede. La fede però ha bisogno di essere alimen-

tate e sostenuta della comunità dei cre-denti, che è la Chiesa. La fede richiesta per il Battesimo non è una fede perfetta e matura, ma un inizio, che deve poi svilupparsi. In tutti i battezzati, bambi-ni o adulti, la fede deve crescere dopo il Battesimo. Per questo ogni anno, nella notte di Pasqua, la Chiesa celebra la rin-novazione delle promesse battesimali. La preparazione al Battesimo conduce soltanto alla soglia della vita nuova. Il Battesimo ne è la sorgente, dalla quale fluisce l’intera vita cristiana.

Perché la grazia battesimale possa svi-lupparsi è importante l’aiuto dei genito-ri. Questo è pure il ruolo del padrino o della madrina, che devono essere dei credenti e praticanti, pronti a sostenere nel cammino della vita cristiana il neo-battezzato, bambino o adulto. Il loro compito è una vera funzione ecclesiale.

I ministri del Battesimo sono il ve-scovo, il sacerdote e il diacono. In caso di necessità, chiunque può battezzare, purché abbia l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa.

La necessità del Battesimo

Il Signore stesso afferma che il Batte-simo è necessario per la salvezza: “Se

uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio” (Gv

3,5). Per questo ha comandato ai suoi discepoli di annunziare il Vangelo e di battezzare tutte le nazioni (Mt 28,19-20); Il Battesimo è necessario alla salvezza per coloro ai quali è stato annunziato il Van-gelo e che hanno avuto la possibilità di chiedere questo sacramento: “Chi cre-derà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato” (Mc 16,16). La Chiesa non conosce altro mezzo fuori del Battesimo per salvarsi; perciò non trascura la missione ricevuta dal Signore di far rinascere “dall’acqua e dallo Spirito” tutte le creature.

Dio ha legato la salvezza al sacramen-to del Battesimo, tuttavia egli non è le-gato ai suoi sacramenti. Cristo è morto per tutti e vuole tutti salvi. Quanti muo-iono per la fede, senza aver ricevuto il Battesimo, vengono battezzati mediante il loro sangue e il desiderio del Battesi-mo. Dobbiamo credere che Dio dona la possibilità di salvarsi anche a coloro che non conoscono Cristo, ma desiderano fare ciò che Dio vuole da loro e si com-portano secondo la legge naturale,

Quanto ai bambini morti senza Batte-simo, la Chiesa li affida alla misericor-dia di Dio, che vuole tutti salvi.

I DONI DEL BATTESIMODicembre (CCC 1262 – 1274)

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“Una nuova creatura”

Il Battesimo è la sorgente di tutti i doni di Dio, in particolare dei due doni principali: il perdono dei peccati e la nuova vita di figli di Dio. Per mezzo del Battesimo sono rimessi tutti i peccati, il peccato originale e tutti i peccati perso-nali, come pure tutte le pene del pec-cato. In coloro che sono stati rigenerati non rimane nulla che impedisca loro di entrare nel Regno di Dio, né il peccato di Adamo, né il peccato personale, né le conseguenze del peccato, di cui la più grave è la separazione da Dio.

Rimangono tuttavia nel battezzato al-cune conseguenze temporali del pec-cato: la sofferenza, la malattia, la morte, l’inclinazione al peccato, che non nuoce a chi la combatte e la vince con l’aiuto della grazia, anzi riceve da Dio la coro-na della vittoria.

Il Battesimo non soltanto purifica da tutti i peccati, ma fa pure del neofita una “nuova creatura” ( 2Cor 5,17), un fi-glio adottivo di Dio (Gal 4,5-7) che è di-venuto partecipe della natura divina, (2Pt 1,4) membro del corpo mistico di Cristo, che è la Chiesa (1Cor 6,15), tem-pio dello Spirito Santo (1Cor 6,19).

Questo cumulo di doni è racchiuso nella grazia santificante, che rende il nuovo cristiano capace di credere in Dio, di sperare in lui e di amarlo per mezzo delle virtù teologali; gli dà la ca-pacità di vivere e agire sotto la mozione dello Spirito Santo per mezzo dei suoi doni, gli permette di crescere nel bene per mezzo delle virtù morali, fino alle vette della santità. Tutta la vita spiri-tuale del cristiano ha la sua radice nel Battesimo. “Io ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito San-to”: queste parole significano che fra il battezzato e ciascuna delle Persone divi-ne è stabilita per sempre una relazione profonda. Nel battesimo tutta la Trinità agisce con potenza suscitando nel nuo-vo figlio di Dio la fede, la speranza e la carità, che sono le virtù basilari di tutta la vita cristiana.

Incorporati alla Chiesa, Corpo di Cristo

Il Battesimo ci fa membra del Cor-po mistico di Cristo, che è la Chiesa. “Siamo membra gli uni degli altri” (Ef

4,25). “Noi tutti siamo stati battezzati

in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o libe-ri” (1Cor.12,13). Il cristiano entra così a far parte della famiglia dei figli di Dio, ra-dunata nel nome della Trinità. Nella co-munione della Chiesa, con doni diversi, siamo aiutati a vivere al servizio degli altri(1Cor 12,4-7). In particolare, siamo chiamati a trasmettere agli altri il dono della fede e dell’amore, aprendo sempre più il cuore a Dio e aiutando gli altri ad aprirlo, nella salute come nella malattia, nel dolore come nella gioia, per essere tutti avvolti dall’amore dell’unico Pa-dre.

Dal Battesimo nasce l’unico popolo della Nuova Alleanza che supera tutti i limiti naturali o umani delle nazioni, delle culture, delle razze e dei sessi: “In realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo” (1Cor 12,13).

Per mezzo del Battesimo siamo par-tecipi del sacerdozio di Cristo, della sua missione profetica e regale, e riceviamo il sacerdozio comune dei fedeli, siamo “la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le ope-re meravigliose di lui”. Sono doni da vertigini!

Il Battesimo è la base della comunio-ne tra tutti i cristiani, anche con quanti non sono nella piena comunione con la Chiesa cattolica: riconosciamo come fratelli tutti i battezzati e credenti in

Cristo, anche se non sono in piena co-munione con noi.

Un sigillo spirituale indelebile

Incorporato a Cristo per mezzo del Battesimo, il battezzato viene confor-mato a Cristo (Rm 8,29), e segnato con un sigillo spirituale indelebile, il “ca-rattere”, segno della sua appartenenza a Cristo, sigillo che non viene cancella-to da alcun peccato, sebbene il peccato impedisca al battezzato di portare frutti di salvezza.

Il sigillo battesimale abilita e impegna i cristiani a servire Dio mediante una viva partecipazione alla Liturgia della Chiesa e a esercitare il loro “sacerdozio battesimale” con una vita santa e ope-rosa carità.

Il fedele che avrà “custodito il sigil-lo” sino alla fine, rimanendo fedele alle esigenze del Battesimo, potrà morire nel “segno della fede” del proprio Bat-tesimo, nell’attesa della beata visione di Dio e nella speranza della risurrezione. La vita secondo lo Spirito si esprimerà poi negli umili sì di ogni giorno, nel-le tante scelte fatte alla luce della fede, della speranza e dell’amore, che sarai chiamato continuamente a vivere. Que-sto miracolo di fede e d’amore è legato al Battesimo che ti è stato dato da bambi-no o chiesto da adulto e che con l’aiuto della grazia ha portato frutti di santità e di vita eterna.

di P. Alberto Pierangioli

Amici di P. S. Elpidio e S. Tommaso si consacrano a G. C., per vivere pienamente la consacrazione battesimale.

Francesca e Franco si consacrano a G. C. a San Nicolò a Tordino.

di Gabriele Cingolani cp

DAL CROCIFISSO IL DONO DELLO SPIRITOPensiero Passionista - Novembre/Dicembre 2008

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Spirito rende il Crocifisso-Risorto ca-pace di effondere lo Spirito sui creden-ti. La sua condizione di essere umano risorto pone il Signore in un rapporto speciale con lo Spirito, all’interno della stessa relazione trinitaria. Il Risorto e lo Spirito continuano la loro “missione congiunta”, CCC 689, a cui sono inviati dal Padre per la salvezza del mondo.

LO SPIRITO DI GESÙ IN NOI

Effusione dello Spirito significa comu-nicazione della vita divina. Paolo apo-stolo ne descrive gli effetti soprattutto nella Lettera ai Romani, dove presenta l’azione del Signore e dello Spirito come derivante dalla morte e risurrezione. Egli non parla dell’opera dello Spirito in altri momenti del mistero di Cristo, come incarnazione, battesimo, tentazio-ni, ministero della vita pubblica.

Nella morte di croce Gesù vince il peccato per la potenza dello Spirito. Solo la forza dello Spirito vivificante può abbattere la forza del peccato che conduce alla morte.

“La legge dello Spirito che dà vita in Cristo Gesù ti ha liberato dal peccato e dalla morte”, Rm 8,2. Non è la carne di Gesù morente che sconfigge il pecca-to, perché la carne è impotente. “È lo Spirito che dà vita, la carne non giova a nulla”, Gv 6,63.

Nella risurrezione Gesù “è costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spi-rito di santificazione”, Rm 1,4, perché in quanto uomo riceve la pienezza della condizione divina di Figlio e il potere di comunicare ai suoi la condizione di figli che egli possiede a titolo di appartenen-za trinitaria. Il Padre ha un solo Figlio, ma questi dispone dello Spirito che può trasformare i credenti a sua immagine. In Rm 8,9 Paolo chiama lo Spirito Santo Spirito di Dio e Spirito di Cristo. In Gal 4,6 lo chiama Spirito del Figlio. Qualun-que siano le espressioni, esse indicano sempre che il Figlio possiede, nello Spi-rito, il potere di rendere “figlio” ogni es-sere umano e l’intera l’umanità.

Qual è dunque il rapporto tra il Ri-sorto e lo Spirito nello svolgimento della loro “missione congiunta” che è la no-stra santificazione? Possiamo dire che lo Spirito è la via o il modo in cui Cristo interviene per la nostra salvezza.

Il Risorto agisce in noi riproducen-do nella nostra vita il dinamismo del mistero pasquale, nel quale siamo inse-riti tramite il battesimo. Come la carne simile a quella del peccato assunta da Gesù è stata crocifissa e distrutta nel-la morte, così noi viviamo crocifissi al peccato, morti ad esso e quindi non più schiavi del suo potere. Ma siccome Cri-sto è ora vivo nella sfera divina, e nel battesimo ha comunicato a noi la sua stessa vita tramite lo Spirito, anche noi possiamo vivere nella sfera divina in santità di pensieri e di opere. È la nostra vita spirituale.

Lo Spirito agisce in noi come prin-cipio dinamico della vita nuova in cui siamo immessi nel battesimo. Poiché lo Spirito è il principio dinamico della risurrezione di Gesù – è la sua nuova vita – una volta comunicato a noi ri-produce nella nostra esistenza gli effetti realizzati in Gesù, fino alla risurrezione finale a cui siamo destinati. Pur trovan-doci ancora nella vita terrena e nel cor-po mortale, lo Spirito ci fa comunicare alla vita del Risorto. Considerando che nel Nuovo Testamento lo Spirito Santo è spesso definito come “potenza di Dio” o del Padre o dell’Altissimo, possiamo an-

che dire che è il Padre che si serve dello Spirito per riprodurre in noi l’immagine del Figlio.

Abitando in noi nella fede e nei sacra-menti, lo Spirito ci rende figli in quanto estende l’unico Figlio nel nostro essere e agire. Questo è il senso di essere in grazia di Dio.

Così si può dire che siamo figli nel Fi-glio, oppure che siamo figli perché vis-suti dallo Spirito del Figlio. Ambedue le espressioni descrivono la stato di vita mistica realizzato dal battesimo. Paolo arriva a descriverlo lapidariamente con la nota sintesi: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”, Gal 2,20 Con una sintesi un po’ più descrittiva possiamo dire: Il Risorto vive nello Spirito, che è il dinamismo permanente della sua vita. Dal Risorto, lo Spirito si effonde sul mondo e si comunica a quanti sono uniti a lui nella fede del battesimo e nell’unione vitale della Parola e dell’Eu-caristia. È la realtà del Corpo Mistico di Cristo.

Vivendo in Cristo siamo anche nello Spirito, e viceversa. Per questo Gesù è chiamato anche Spirito o Spirito vivifi-cante.

LA CROCE POLITICA DI DIOPensiero Passionista - Gennaio/Febbraio 2008

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Il dono dello Spiri-to Santo scaturisce dall’esaltazione del

Crocifisso-Risorto, ma il nostro linguaggio non rie-sce a esprimere tutto il sen-so e il contenuto di questa o di altre realtà rivelate.

Insegnando il catechismo possiamo spiegare che lo Spirito è il dono del Cristo risorto, come appare dal racconto della Pentecoste che si trova negli Atti degli Apostoli, 2,1-12. Nello stes-so tempo possiamo soste-nere senza contraddizione che lo Spirito Santo scende sull’umanità nel momen-to in cui Gesù muore sulla croce, ed è poi da lui effuso sugli apostoli il giorno della risurrezione.

GESÙ MUORE DO-NANDO LO SPIRITO

Il biblista gesuita Ignazio De la Potterie ha dimostra-to che c’è una connessione essenziale tra la parola ho sete pronunciata da Gesù in croce e la descrizione della sua morte: Chinato il capo diede lo spirito. (Cf. La Passione di Gesù secondo il vangelo di Giovanni, ed. Paoline).

Il senso del gemito di Gesù – ho sete! – non è capito dai presenti, tant’è vero che ne danno una grossolana interpre-tazione offrendogli da bere aceto. Non è stato facile comprenderne il senso nep-pure alla riflessione della chiesa lungo i secoli. Nei primi tempi si insistette sulla sete fisica, che Gesù dovette soffrire in maniera straziante sulla croce. Si dove-va far fronte alle eresie che negavano la vera umanità di Cristo sulla croce, per-ciò conveniva accentuare questo aspet-to.

Ma già nel secolo IX e per tutto il resto del Medioevo si fanno strada interpreta-zioni anche spirituali di quella sete. San Bernardo e sant’Alberto Magno parla-no del “desiderio di Gesù per la nostra salvezza”, per la quale stava soffrendo e morendo. Da subito si è percepito che la sete di Gesù sulla croce, specialmente nello stile di Giovanni, non poteva indi-

care solo l’arsura della sua gola.

Ristudiando il testo con gli strumenti dell’esegesi odierna, De La Potterie di-mostra che la sete di Gesù esprime il desiderio di consentire allo Spirito di librarsi sul mondo, il che può avvenire solo dopo che la sua morte avrà abbat-tuto la barriera del peccato.

Alla samaritana aveva chiesto da bere, ma non si dice che abbia bevuto acqua, perché la sua sete era il desiderio del-la salvezza di lei. E le aveva promesso: “Chi beve dell’acqua che io gli darò non avrà più sete”, Gv 4,14. Nel colmo di una polemica con i giudei, Gesù aveva affer-mato: “Se qualcuno ha sete venga a me, e beva chi crede in me. Dal suo seno sgor-gheranno fiumi d’acqua viva”. L’evange-lista spiega: “Diceva questo riferendosi allo Spirito Santo che avrebbero ricevuto coloro che avevano creduto in lui. Infatti non c’era ancora lo Spirito Santo perché Gesù non era stato ancora glorificato”, Gv 7,37-39 . Durante l’ultima cena Gesù aveva ribadito: “È bene per voi che io me ne vada. Se non me ne vado, il Paraclito non verrà a voi”, Gv 16,7.

Da questi collegamenti e dalla struttura della frase nell’originale greco si può desumere che la sete di Gesù esprima il desiderio di donare lo Spirito Santo. Il Catechismo commenta: “Gesù ha sete. La sua domanda sale dalle pro-fondità di Dio che ci deside-ra”, CCC 2560. Il ritmo della frase in esame suona così: “Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta dis-se: Ho sete. E dopo avere rice-vuto l’aceto disse: Tutto è com-piuto. E chinato il capo diede lo Spirito”, Gv 19, 28.30.

Il significato sarebbe: Gesù esprime il desiderio di porta-re a compimento il mandato ricevuto dal Padre, sigillan-do l’opera della salvezza con l’invio delle Spirito Santo. Nessuno lo capisce, anzi non gli offrono neppure un sor-so d’acqua ma l’aceto. Gesù allora dichiara che tutto è compiuto, e realizza il com-pimento consegnando il suo spirito al Padre nella morte, e lo Spirito Suo e del Padre al mondo. La parola conclusiva

non è morì o spirò, ma diede o consegnò lo Spirito.

“Spirito” dovrebbe essere scritto con la maiuscola e la minuscola nello stesso tempo. Il concetto è reso con la parola pneuma, che significa aria, alito, vento o spirito, appunto.

“Consegnare lo spirito” per dire che uno muore è un’espressione mai usata da nessun autore in nessun altro caso. Usando questa espressione insolita, l’evangelista la carica anche di signifi-cato insolito, cioè esprime ambedue le cose: che Gesù muore perché consegna il suo spirito al Padre; che morendo ef-fonde lo Spirito Santo sul mondo reden-to.

Questo modo di morire di Gesù coin-cide con la sua glorificazione. La risur-rezione ne sarà la logica manifestazione. Il Padre e lo Spirito glorificano il Figlio con l’affermazione esterna della sua vittoria, a fondazione della fede degli apostoli e dei credenti di tutti i tempi. Il morire nello Spirito e risorgere per lo

di Gabriele Cingolani cp

Virginia di Roccaraso si consacra a Gesù Crocifisso.

Gesù Crocifisso muore donando lo Spirito

di P. Adolfo Lippi CP

II - ANNO PAOLINO E PAOLO DELLA CROCE6

Il rapporto di Paolo con i suoi di-scepoli è caratterizzato da una travolgente paternità e mater-

nità nello Spirito. Scrive: “Anche se avete diecimila pedagoghi, solo io sono padre per voi (cf

1Cor 4,15), figlioli miei che io di nuovo partorisco nel do-lore” (cf Gal 4,19), Ma questa è la paternità e la maternità di cui fa esperienza ogni au-tentico genitore oggi, ogni genitore in senso pieno, fino ad arrivare, per dirla con Lévinas, a una passivi-tà più passiva di ogni pas-sività e a una responsabilità di ostaggio. Altri pensatori, come Darrida e Marion, hanno portato avanti que-ste riflessioni fino ad appli-carle a Dio stesso e diversi testimoni, come Charles de Foucauld, Etty Hillesum, Edith Stein, Marthe Robin, e, più vicina a noi, Gemma Galgani, le hanno vissute. C’è una forte consonanza in tutto questo.

In un’epoca in cui si pro-cede verso una società sen-za padri, ma nella quale sale dalle viscere delle persone specialmente giovani un grido di invocazione verso la paternità, la maternità, la figliolanza, l’appartenenza, Paolo non è semplicemente un pensatore geniale, il teorico di una nuova fede, e nemme-no soltanto l’annunciatore del kerigma della Croce, ma un modello, un esem-plare. Questo ci ricorda che per l’altro Paolo, il Fondatore, la Passione non era soltanto da ricordare (fare memoria), da predicare, ma da vivere e da testimonia-re. Il criterio centrale di discernimento dell’essere passionista – colui che si sen-te chiamato a questa congregazione con-sideri se è disposto a patir molto, a essere burlato, disprezzato e soffrire volentieri travagli e tribolazioni (Regola 1775 c. IV) – non ha proprio da dire nulla al nostro tempo ed è meglio ignorarlo del tutto? Mentre noi lo accantoniamo, altri lo ri-scoprono e ne fanno la Parola che apre al futuro dell’umanità: gratuità che non attende reciprocità, disseppellire una Divinità che si scopre come Eucaristia,

Dio che si fa mangiare, metafisica del dono. Paolo della Croce scoprì il cari-sma della Passione e vi si consacrò con voto nel momento forse più buio del suo cammino spirituale. Nella tenebra più oscura gli apparve la più grande luce.

Un altro possibile approfondimento potrebbe farsi su 2Cor 12, 9-10. Ci pos-siamo domandare che cosa significa esi-stenzialmente e cosa significa per il no-stro tempo quanto dice Paolo in questo passo: “La mia potenza si manifesta pienamente nella debolezza. Mi van-terò quindi delle mie debolezze, per-ché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie infer-mità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sof-ferte per Cristo: quando sono debole è allora che sono forte” (Cor 2, 9-10). Sono criteri esistenziali con i quali leggere la nostra vita e sono criteri da suggerire ai fratelli per leggere la loro. Con quali cri-

teri leggo, ad esempio, un’esperienza di fallimento di un mio progetto di bene?

La considero semplicemente un’espe-rienza di frustrazione? Sono capace di scoprire là dove non mi resta al-tro che una passività più passiva

di ogni altra passività, un ger-me di vita? Sono capace di vedere la gloria di Dio nella Croce?

Sono accenni di possibili percorsi, dove si scopre che i due Paolo – l’apostolo e il Fondatore – hanno parole per il nostro presente e il nostro futuro, parole che ge-nerano stupore, parole che si scoprono già percepite, forse partendo dall’esperienza del vuoto e della sete, da nostri contemporanei ai quali lo Spirito è arrivato come un vento che non sai da dove viene e dove va. Non c’è niente più attuale della Pas-sione: essa ricostruisce la famiglia, fonda rapporti di non violenza, abbatte i muri (ricordiamo il concreto muro tra ebrei e gentili abbattuto dalla Croce secondo Ef 2,14), distrugge l’inimicizia.

L’inno della carità di 1Cor 13 e il suo rapporto con la Croce potrebbe essere un

altro argomento da prendere seriamente in considerazione nel nostro tempo, per una metafisica del dono.

Ma anche rispetto alla natura e al co-smo, Paolo ha una sensibilità partico-larmente attuale: “La creazione soffre e geme come nelle doglie del parto, aspettando la nascita dei figli di Dio” (Rm 8,19ss). Quello che tu raccogli non è lo stesso che hai seminato” (1Cor 15, 37). C’è un’evoluzione in atto, una crescita che culminerà quando Cristo consegne-rà il Regno al Padre e Dio sarà tutto in tutti (1Cor 15, 24-28). La Croce unifica le cose della terra con quelle del cielo e ri-concilia l’universo col Padre (Col.1,20).

Sono appena alcuni spunti di una dottrina della quale si deve ancora ca-pire tutta la profondità, particolarmente sentita da Paolo della Croce come ispi-razione del nostro carisma.

Precursore di S. Gabriele: Emidio Menicucci Persi

GIOIA DI MORIRE CON L’ABITO PASSIONISTA7

Seguendone il veloce sgranar-si dei giorni, ci si accorge che tutta la vita del giovane

Emidio fu un avanzare costante nell’amore di Dio e nel disprezzo di sé. Il beato Domenico Barberi pas-sionista (1792-1849) si sentì in do-vere di scriverne un delizioso pro-filo biografico. Parlandone bene si ha il dubbio di esagerare. Ma arriva rassicurante la testimonianza di chi visse con lui: “Ciò che si dirà, sarà sempre meno della realtà”. Co-minciò da piccolo e mai si spense il suo entusiasmo, né mai si affievolì il suo fervore. Riuscì talmente a do-minarsi che lo si sarebbe detto di temperamento freddo ed invece era estremamente sanguigno.

Dalla nobile famiglia Menicucci-Persi nasce a Roma il 10 giugno 1805. Nella cappella di famiglia la sua vivacità si stempera in raccolta preghiera. La sua camera è una suc-cursale della cappella: vi ha infatti allineato le 14 stazioni della Via Crucis che spesso percorre pensando al Crocifisso. Ed è ancora un ragazzo. A otto anni è già così buono e diligente che il parroco lo incarica di insegnare catechismo ai coetanei. Dai 13 ai 15 anni studia nel seminario di Bagnoregio (Viterbo) e poi ad Orvieto (Terni) nel collegio dei Gesuiti. Non ha una gran-de intelligenza; ma l’impegno supplisce egregiamente. Il rettore lo ricorda così: “Edificava chiunque lo rimirasse. Nei giorni festivi passava due o tre ore, na-scosto in un angolo della sacrestia, per preparasi alla comunione e per fare il ringraziamento. Aveva grande traspor-to per la mortificazione. Era affabile e gioviale. In tutto ha dato saggio tale di virtù che ho dovuto chiamarlo il model-lo della comunità”.

Tutti pensano che il giovane da un momento all’altro chiederà di diventare gesuita. Invece Emidio a 21 anni entra tra i Passionisti, conosciuti quando, stu-dente nel seminario di Bagnoregio, uno di loro vi ha predicato gli esercizi spiri-tuali. Da quel momento Emidio non ha mai dimenticato quell’abito nero e quel segno bianco sul petto che gli ricorda-va la Passione di Gesù. I genitori sono entusiasti della vocazione del figlio; i Passionisti volentieri lo accolgono tra loro. Nel dicembre del 1826 Emidio è

sull’Argentario per il noviziato: il gior-no 10 veste l’abito passionista e dopo dodici mesi emette i voti religiosi. Du-rante l’anno ha affinato la sua sensibilità spirituale. Il maestro lo ha provato con gli interventi educativi tipici del tempo: bando alle lodi di cui Emidio sarebbe più che degno; rimproveri del tutto im-meritati che piovono ad ogni occasione. Il novizio ne gode, amante com’è delle umiliazioni.

A Morrovalle (Macerata) riprende il contatto diretto con i libri. Ma li accosta con un impegno che profuma di devo-zione, con il cuore sempre ancorato al Crocifisso. Benché gracile di costitu-zione gode una salute invidiabile. Lui ha fame e sete di penitenze: una carat-teristica che lo ha accompagnato dagli anni più teneri. Il direttore ricorderà: “Dovevo sorvegliarlo e impedirgli quel-le mortificazioni che gli potevano pre-giudicare la salute; ma egli mi pregava che lo lasciassi fare”. “Purché non offen-da Dio, dice Emidio, patisco volentieri ogni cosa”. Guardandolo esteriormente nessuno sospetta i suoi tormenti inte-riori. Chi lo conosce bene, scrive: “Non vidi mai persona tanto allegra e conten-ta nella prosperità, quanto Emidio lo fu nelle umiliazioni. Ripeteva sempre che meritava disprezzo e non attenzione”.

Nel febbraio del 1829 compaiono

inaspettati i sintomi della tisi che gli lascerà pochi mesi di vita. Lui stesso ne comunica la notizia ai fa-migliari con ammirevole candore. “Mi rincresce di non poter dare buone notizie della mia salu-te. Cosa fare? Uniformarsi alla santissima volontà di Dio. La mamma stia di buon animo per-ché sono contento di morire con l’abito passionista”. I famigliari ri-spondono comunicando di essere dispiaciuti ma rassegnati a quello che il Signore vuole. Emidio scri-ve ancora: “La mia vera gioia è di morire religioso; la mia malattia si aggrava sempre più, ma a me non dà alcuna pena. Se il Signore mi vorrà a Sé, sarò contento; confido nel Sangue suo preziosissimo e nei meriti di Maria Santissima, di essere ricevuto nelle braccia della sua misericordia infinita, ed allo-ra quanto sarò contento, e quanto volentieri mi ricorderò dei miei genitori”.

Prima di ricevere il viatico rinnova la sua volontà di morire come figlio fedele della chiesa e della congregazione. Ri-pete: “Il sangue di Gesù, i dolori di Ma-ria e l’obbedienza sono il mio conforto”. Prega poi il direttore di ringraziare il su-periore generale e provinciale del bene che gli hanno fatto e voluto. Ricorderà tutti in Paradiso. I presenti non sanno se piangere di commozione o di dolore mentre sul mezzogiorno del 15 ottobre 1829 Emidio li lascia orfani della sua presenza e si tuffa per sempre in Dio. Ha compiuto da poco 24 anni. Viene sepolto nella chiesa del convento di Morrovalle. Ventisette anni dopo verrà a Morrovalle San Gabriele. Nei due anni che vi rimase, avrà sentito parlare di lui dai confratelli e avrà pregato davanti alla sua tomba per chiedere la grazia di poterne imitare gli esempi. Lo imiterà perfettamente e anche lui volerà al cielo a 24 anni.

Anche un altro compagno di novizia-to di s. Gabriele, il B. Bernardo Silve-strelli, rimane colpito dai ricordi delle virtù di Emidio e le tramanderà a noi nel libro “Biografie edificanti di alcuni Chierici Passionisti”, in cui c’è posto per C. Emidio e C. Gabriele, tutti e due con il cognome religioso “dell’Addolo-rata”.

di Pierluigi Di Eugenio

Sintesi da A. Bergamini

I - LA FAMIGLIA NELLA BIBBIA8

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“Dio creò l’uomo a sua imma-gine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina

li creò. Dio li benedisse e disse loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riem-pite la terra” (Gen 1,27-28a). Con questi versetti della Genesi nasce la prima fa-miglia umana, voluta da Dio Creatore e da Lui stesso benedetta anche nella sua discendenza. Se andiamo un po’ più avanti, sempre nello stesso libro bibli-co, troviamo scritto ancora: “Per que-sto l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne” (Gen 2,

24). Dall’inizio del Libro Sacro per i cri-stiani, troviamo la creazione della pri-ma famiglia umana, l’uomo, il maschio, da solo non poteva vivere sulla terra ed allora il Padre Celeste gli mette accanto una creatura che sia degna di stargli di fronte, la donna, con la quale condivi-dere tutti i giorni della sua vita, e con la quale divenire un “carne sola”.

1. La famiglia nei primi libri della Bibbia

La Bibbia, riguardo al matrimonio, ed alla famiglia, ci offre un quadro, a livello teologico, molto profondo. Dal matrimonio deriva e nasce la famiglia umana. Però non sempre troviamo che questo tipo di ideale, nel libro biblico, si sia realizzato in modo giusto. Difat-ti, se si legge con attenzione la storia di alcune famiglie, nell’Antico Testamento, notiamo come la realtà sia diversa dal progetto “ideale” di famiglia, originario e voluto da Dio.

Per quanto riguarda, dunque, l’Anti-co Testamento, dopo aver letto quello che si può considerare l’ideale del ma-trimonio e della famiglia, riscontriamo subito un caso di morte: un assassinio fratricida. Ed in seguito, possiamo no-tare come non venga sempre rispettata la monogamia nelle famiglie.

Bisogna arrivare a Noè per avere di nuovo una famiglia fondata su un ma-trimonio monogamico. Dio, poi rinnova proprio a lui la stessa benedizione che aveva dato alla prima coppia umana. Osservando più attentamente il libro della Genesi, ci rendiamo conto che, ad essere messe in risalto, sono comunque delle famiglie. Le famiglie di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, fanno come da

“veicolo” per raccontarci il cammino di un popolo non solo verso la terra pro-messa, ma anche nel rapporto col Cre-atore.

In effetti, tutta la storia biblica passa attraverso la storia di famiglie, delle loro vicissitudini, dei loro rapporti interni e dei loro rapporti con Dio. Anche se, a volte, il comportamento non è dei mi-gliori. Abramo vive una specie di po-ligamia, avendo un figlio dalla schiava Agar, come pure il comportamento co-niugale di Giacobbe non è certo esem-plare, visto che ha figli da due mogli di primo grado, e poi da due di secondo. E, se guardiamo poi la situazione di Da-vide, certamente non è migliore delle precedenti.

Insieme ad esperienze poco “adegua-te” di vita matrimoniale e familiare, non mancano famiglie che, invece, vivono la loro vita coniugale in maniera esempla-re. Possiamo ricordare senz’altro l’esem-pio datoci da Rut, o quello di Tobia.

Un esempio molto particolare è quel-lo di una madre che si rivolge ai suoi figli davanti al martirio. E’ ciò che pos-siamo leggere in 2 Mac 7,22-23. 27-29. Vi ritroviamo la consapevolezza femmi-nile che la vita umana è un dono inesti-mabile ma, nello stesso tempo, la dram-maticità della situazione le conferisce un rilievo molto particolare. Questa madre eroica deve decidere tra aposta-sia e martirio, tra le offerte allettanti del

re Antioco IV Epifane, e il consegnare alla morte la propria vita per la fedeltà al Dio dei padri, al Signore di Israele. Una madre che, con i suoi sette figli, si trova di fronte al momento della verità. E’ un esempio di famiglia che è unita nella fede fino all’ultimo momento della vita terrena e che, non esita a sacrificare tutti i suoi componenti proprio in vir-tù di questa fede. La madre, in questa situazione descrittaci nell’Antico Te-stamento, non esita, davanti alla morte imminente, momento limite nel quale è difficile mentire, a fare leva su tutta la sua fede e a dare forza ai suoi figli e ad opporsi all’arbitrio del re.

Possiamo, quindi, asserire che, nell’Antico Testamento, nonostante si-tuazioni di vita familiare, certamente non esemplari, anche perché legate ad una cultura particolare di quel tempo e di quell’ambiente, comunque la fami-glia ideale è quella fondata sul matrimo-nio monogamico, un matrimonio basa-to sull’amore e vissuto con amore. Una famiglia dove ci sia la gioia dei figli, è l’ideale di famiglia che emerge dall’am-bito biblico e che, di solito era anche l’ideale ebraico di vita familiare.

2. La famiglia nei Profeti e nella letteratura Sapienziale

Nell’Antico Testamento, presso i Pro-feti, viene spesso adoperata l’immagine nuziale, per parlare dei rapporti fra Dio

di Adele Caramico

ed il Suo popolo. Anzi, possiamo notare come vengano adoperati anche simboli, che provengono dall’ambito della fami-glia, per poter esprimere meglio il rap-porto fra Dio ed Israele.

Dio viene chiamato lo sposo, oppure anche il fidanzato, colui che è sempre fedele alla sua sposa. Israele invece è la sposa, o la fidanzata, ma frequentemen-te non è fedele al suo sposo e lo tradisce. Il ricorrere all’immagine sponsale, per parlare del rapporto fra Dio ed Israele, mette in luce l’importanza data al ma-trimonio ed alla famiglia, nell’ambito biblico. E’ il profeta Osea che adopera molto questa immagine, partendo dalla sua situazione matrimoniale non certa-mente positiva: infatti la moglie Gode-mer lo tradisce.

Come la fedeltà coniugale è il simbolo dell’alleanza fra Dio e gli uomini, così il tradimento nelle vita matrimoniale di-venta simbolo dell’infedeltà del popolo verso il Suo Signore.

Il tema di Jhwh come sposo, viene ripreso poi da Geremia, nel quale tro-viamo il richiamo al periodo del fidan-zamento, quindi dell’amore più tenero e dolce. Proprio per questo, in seguito, diventa più forte e pesante il rimprovero che viene fatto al popolo quando si mo-stra infedele. Sempre l’immagine nuzia-le viene ripresa ancora da Ezechiele e, soprattutto, ricorre maggiormente nel Secondo e nel Terzo Isaia: “Chi ti fece ti prende come sposa: il suo nome è

Signore degli eserciti. tuo redentore è il Santo d’Israele, si chiama Dio di tutta la terra” (Is 54, 5).

Abbiamo, in queste parole, tutto il trasporto dello sposo verso la sua sposa. Uno sposo che mostra apertamente le sue intenzioni e dichiara il suo nome. Egli è il Signore degli eserciti, è “colui” che creò la sposa ed ora la prende con sé. L’immagine dell’amore sponsale, an-cora una volta, diventa immagine del rapporto d’amore fra Dio ed il suo po-polo.

Se il matrimonio, presso il popolo d’Israele, non avesse avuto una grande importanza, Dio non avrebbe potuto prenderlo come simbolo del suo rappor-to con il popolo. Troviamo un continuo intrecciarsi della vita familiare, sia con fedeltà che con tradimenti, con la vita religiosa: un intreccio che in fondo ha anche un altro significato.

Non è solo il matrimonio che fa da simbolo per l’alleanza fra il Creatore e la creatura prediletta, ma abbiamo an-che un voler presentare all’uomo, da parte di Dio, un progetto sulla famiglia. Dio insegna, indica, all’uomo cosa Lui intende per fedeltà coniugale, quan-ta importanza abbia la famiglia per il Signore. E, per Jhwh, il matrimonio è talmente importante da essere conside-rato come alleanza. Ritroviamo questo in Malachia, il quale ci presenta questo compenetrarsi fra l’alleanza di Dio col popolo e quella fra gli sposi.

L’ Alleanza, che può essere conside-rata come il pilastro portante del modo di rapportarsi fra Dio ed Israele, diventa anche il punto principale sul quale si impernia la vita di una famiglia.

Passando poi dall’ambito profetico a quello sapienziale, troviamo sempre che la famiglia ed il matrimonio, con tutto il loro insieme di valori, sono presi in considerazione e messi in risalto. Qui si aggiunge anche un altro elemento di importanza fondamentale: il figlio come dono di Dio.

La coppia di sposi si considera bene-detta da Dio quando riesce a concepire e dare alla luce un figlio. Si allarga anco-ra di più il cerchio dei valori familiari, aggiungendo ora il rapporto genitori-fi-gli e viceversa. Per i genitori c’è l’obbligo dell’educazione della prole, mentre per il figlio quello di onorare il padre.

Nell’ambito della letteratura sapien-ziale emerge però un libro che, per il suo contenuto, possiamo senz’altro dire che sia tutto rivolto a mettere in risalto l’amore fra un uomo ed una donna. Par-liamo del Cantico dei Cantici. In esso è contenuto un messaggio prettamente nuziale nel dialogo fra due innamorati.

Può essere visto da due angolature. Da una parte l’amore che lega queste due persone, l’una all’altro, il loro cer-carsi reciproco, il loro dichiararsi i pro-pri sentimenti, rivelano un forte legame fra i due.

Dall’altra questo rapporto non è solo un rapporto d’amore “umano” ma può essere visto anche, nell’ambito dell’Al-leanza, quale rapporto d’amore fra Dio ed Israele.

E’ un dialogo continuo, un intersecar-si di sentimenti molto forti che legano i due “protagonisti” del Cantico, un cer-carsi e ricercarsi a vicenda. Come è pure un dialogo d’amore continuo il rappor-to fra Jhwh ed il suo popolo. Un amore che, da parte di Dio, è sempre forte e costante verso il suo popolo.

Tale amore che si esprime con que-sto dialogo diventa anche il prototipo dell’amore fra due sposi: un amore che deve rispecchiare quello divino, privo di infedeltà e rancori, e pieno di quella forza che solo in Lui si può trovare.

www.bioeticaefamiglia.it

Mauro e Fiorella con le figlie agli esercizi spirituali

Giovani Amici alla Messa del rinnovo delle promesse matrimoniali dei genitori

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AMICI NEWS

LETTERE AL DIRETTORE

Noviziato Passionista a S. Zenone degli Ezzelini

Essere a s. Zenone (TV) in questi giorni è respirare Pasqua, farla passare attraverso le proprie narici e lasciarsi inebriare dal grido dell’assurdo: “Cri-sto è davvero risorto”. Un grido che coinvolge, che arriva allo stomaco e commuove come l’amore innocente che spezza la banalità del vivere.

La Congregazione della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo si è arric-chita di otto novizi, i quali, a partire dal 7 settembre c.a., saranno aiutati a cono-scere meglio il significato della vocazio-ne passionista, a sperimentare lo stile di vita della Congregazione, ad assimilarne lo spirito e la dedizione apostolica (Co-stituzioni della Congr., n. 89). Insieme al padre maestro Max Anselmi e a tutta la comunità dei religiosi attualmente re-sidente presso il convento “s. Gabriele”, gli otto giovani sono chiamati a vivere un’esperienza di Dio, imparando a co-noscere il carisma e la spiritualità della Congregazione.

Essi sono: Marco Ermano, della pro-vincia del Cuore Immacolato di Maria, Salvatore Frascina, Piero Berti e Marco Staffolani, della provincia della Pietà, Anthony Maria Chidi Iyiegbu, della provincia della Presentazione, Daniele Curci, Vincenzo Serpe e Massimo Pari-

si, della provincia dell’Addolorata.

Un rito particolare, presieduto da pa-dre Danilo Mazzoni, primo consultore della provincia del Cuore Immacola-to di Maria, ha dato inizio all’anno di noviziato: dopo un’invocazione allo Spirito Santo, c’è stata la presentazione dei novizi, i quali hanno nuovamen-te espresso la volontà di intraprendere questo cammino di sequela e di santità davanti alla comunità, che li accompa-gnerà per tutto l’anno di noviziato e dei fedeli convenuti. C’è stata poi la conse-gna delle regole e delle costituzioni ed infine la dichiarazione firmata dell’Atto di inizio del noviziato.

Prima della benedizione finale, padre Danilo ha ringraziato Dio per la sua mi-sericordia e il suo amore di Padre verso la Congregazione e per l’offerta di tutti coloro che, continuando a fare memoria della passione di Cristo, permettono, ancora oggi, che si generino nuovi com-pagni che vivano insieme per annun-ziare agli uomini il Vangelo di Cristo, secondo l’eredità del fondatore, san Pa-olo della Croce.

Massimo Parisi

Festa alla Madonna della Stella

La sera del 1 settembre u.s. la nostra Fraternità ha animato una veglia ma-

riana presso il santuario della Madon-na della Stella PG, in preparazione alla festa che celebreremo l’otto settembre. Con la guida del rettore, p. F. Taccone, abbiamo ripercorso il cammino maria-no di san Paolo della Croce, guidato dalla Vergine Santa nella sua scelta vo-cazionale di innamorato e apostolo del Crocifisso e fondatore della Famiglia Passionista. Nello stesso tempo abbia-mo ricordato la nascita del nostro MLP “Amici di Gesù Crocifisso” proprio qui davanti alla Madonna della Stella nel 1989. Rievocare la nascita della nostra Fraternità in tale contesto di preghiera, ci ha spinto a riconsiderare la grazia ri-cevuta e a ringraziare il Signore e la Ver-gine santa per il dono del cammino di santità nella spiritualità passionista.

Margherita

Gratitudine per le Passioniste e i Passionisti.

Il 12 settembre abbiamo partecipato con alcuni Amici di G. C. a Loreto alla veglia davanti al Santissimo, guidata da P. Aurelio e il 14 alla messa solenne pre-sieduta da P. Fernando, in occasione del 70° di fondazione del monastero delle suore passioniste. Abbiamo vissuto mo-menti di preghiera e di silenzio avvolti dalla pace trasmessa dalle suore passio-niste. Siamo stati colpiti dalla loro gran-de testimonianza di una vita donata al servizio di Dio e dei fratelli nel silenzio, nel raccoglimento e nella lode perenne.

Il giorno seguente ritornando dal ritiro di Morrovalle dopo aver parteci-pato alla catechesi di P.Alberto, abbia-mo riflettuto sul grande dono che il Signore ci ha dato nel chiamarci a far parte della famiglia passionista. Abbia-mo constatato la presenza continua nel nostro cammino dei Passionisti, che ci stanno dando una formazione teologica e un sostegno spirituale di grande valo-re; non meno importanti per il Gruppo delle Famiglie sono poi la presenza di Vito e di Piera. Forse non siamo del tut-to coscienti di questa grande grazia; per questo chiediamo preghiere a tutti gli amici di Gesù Crocifisso e l’intercessio-ne di Maria perché possiamo perseve-rare nel nostro cammino a volte ancora zoppicante.

Paolo e Mariella

di P. Alberto Pierangioli

1. Caro padre, sono una ragazza di 28 anni e lavoro per un giornale. Sto attraversando un periodo complicato della mia vita. Aprendo la mia casel-la di posta elettronica ho trovato una sua mail con una bellissima spiegazio-ne sul tema della Preghiera. Ne sono rimasta affascinata anche perchè ne condivido i contenuti. E così ho pen-sato di scriverle, per cercare un po’ di conforto... Come sempre capita nella mia vita, mi perdo. Mi faccio prende-re dallo sconforto, dalla disperazio-ne. L’ultima vicenda riguarda il mio lavoro, per il quale ho investito tempo ed energie, passione e sentimenti. E’ la mia prima esperienza nel giorna-lismo, vissuta gomito a gomito con il mio capo che sin dal primo giorno mi ha tenuto sotto la sua ala protettri-ce, con situazioni ambigue Chiedo: è giusto lasciarsi schiacciare dal senso di abbandono, delusione e paura? La

paura di non essere amata, perchè io vorrei tanto amare, avere una fami-glia, dei figli. Cerco Gesù. Gli parlo, lo guardo negli occhi e tra le lacrime gli chiedo di avere pietà di me. Chiedo se è possibile chiedere a Gesù un uomo da amare. Gesù mi è stato vicino tante volte eppure io non sono mai davve-ro felice. Cerco solo amore, serenità. Un rapporto sano, autentico. Piango disperata, mentre gli altri fanno e di-sfano a loro piacimento. Sto sprecando la vita che Dio mi ha dato?

N.N.

Carissima, ho letto con commozione il tuo messaggio, anche perché non so come ti sia arrivata la mia e-mail, cer-

to non l’ho mandata io personalmen-te. Compendio il tuo lungo messaggio. Non è facile darti consigli e risposte esaurienti. La vita umana è un miste-ro. A volte facciamo cose sbagliate che non vorremmo fare. A volte non faccia-mo scelte buone che il Signore ci sug-gerisce. E’ un ginepraio nel quale non è facile districarsi. Dobbiamo partire sempre da alcune convinzioni, che re-puto fondamentali: Dio è un Padre che ci ama e vuole il nostro bene, la nostra realizzazione, anche quando permette cose che non capiamo, o non ci concede cose tanto ovvie, tanto belle e tanto de-siderate. Continuare a chiedere, a bus-sare, come Lui ci ha detto, ma sempre pronti a dire: “Non si faccia la mia, ma la tua volontà”. E’ giusto per una ragaz-za, come te, desiderare di realizzarti, anche professionalmente, di avere un amore umano, di formarti una famiglia, di avere dei figli. Questo però senza al-

lontanarti dalla vita cristiana, dalla fede e fiducia in Dio. Cosa dirti della tua situa-zione? Sei caduta in una situazione molto difficile... Il tuo dato-re di lavoro non può essere certamente il tuo ideale di cristia-na… Su questo pun-to occorre un taglio netto. I compromessi non farebbero che au-mentare la tua ango-scia e la tua delusio-ne. Prega e partecipa

spesso ai sacramenti. Porta Gesù con te anche nel tuo lavoro. Ti sarò vicino con la preghiera. Coraggio! Aggrappati alla fede che grazie a Dio hai ancora. Chiedi a Gesù che ti aiuti a realizzarti nel modo giusto, come è bene per te. Per ora porta con coraggio e con amore la tua croce.

2. “Caro padre, prego molto, ma la meditazione non riesco proprio a farla: ogni volta che comincio, nella mia men-te si affollano milioni di pensieri ed io mi rendo conto, con mia vergogna, che nonostante cerchi di scacciare le distra-zioni, invece di pensare a Gesù penso a tutt’altro, così sono arrivata alla conclu-sione che non riesco a meditare perché ho paura di quello che il Signore potreb-

be dirmi. In compenso durante il giorno penso spesso a Gesù, me lo vedo davanti con il volto sofferente, il corpo straziato; ci sono delle volte che guardo Lui e vedo ciò che ha fatto per me e poi guardo la mia anima, e la vedo piena di peccati che Lo hanno ridotto così. Allora mi assale il terrore di meritare solo l’inferno, vorrei nascondermi da Dio, sto male, piango e chiedo a Gesù di avere misericordia di me... Voglio dire un’ultima cosa: ho letto il libro su San Paolo della Croce, scritto dal Padre G. Cingolani e alla fine mi sono scoperta “pazza di lui”; così sono andata alla Chiesa dei SS Giovanni e Paolo al Celio e mi sono fermata a lungo davanti a S. Paolo della Croce”.

Amica di Roma.

Carissima, mi parli delle difficoltà che incontri nella meditazione, soprat-tutto per le distrazioni continue che ti disturbano. La tentazione di lasciar per-dere è la cosa peggiore. La meditazione è il termometro di un serio cammino spirituale. Nella forma tradizionale, comporta quattro passaggi: Lettura, Ri-flessione, Colloquio, Proposito. Leggi e rileggi molte volte con calma il brano biblico scelto. Rifletti su quanto il Signo-re vuole dire a te con questa parola, con-frontandoci la tua vita. Poi parla a cuore aperto con il Signore, lasciando libero il cuore di sfogarsi con Lui. Progressi-vamente deve diminuire il tempo dato alla riflessione e crescere quello dato al colloquio. Puoi trasformare la stessa riflessione in colloquio. Da questo poi scaturisce un proposito concreto per la giornata. Tieni sempre a portata di mano la bibbia o il libro di meditazione, per farti aiutare quando non riesci a concen-trarti. La meditazione non ci deve por-tare all’estasi ma all’amore e unione con Dio e al cambiamento della nostra vita. La meditazione fatta bene ti aiuterà poi a fare meglio le preghiere vocali e a vivere la preghiera del cuore durante il giorno. Il fatto che durante la giornata senti for-temente la presenza del Signore, ricordi la Passione di Gesù, provi forte dolore dei tuoi peccati, significa che la medita-zione sta portando i suoi frutti. Per cari-tà, cerca di non lasciarla mai. Ringrazio il Signore che ti sei “innamorata” di S. Paolo della Croce. Ti sarà padre, amico e guida incomparabile.

Festa di Consacrazione a San Nicolo’ a T. TE

Nuovo gruppo di Novizi Passionisti a San Zenone TV, con il maestro P. Max Anselmi.

di Francesco Valori

XVIII CONSIGLIO NAZIONALE Mons. Martino Elorza

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Il 18 ottobre si è svolto a Morrovalle il XVIII Consiglio Nazionale de-gli Amici di Gesù Crocifisso, con

la partecipazione del padre Provinciale, Piergiorgio Bartoli, gli assistenti spiri-tuali, i responsabili dei vari gruppi degli Amici: in tutto 50 partecipanti.

La giornata è iniziata con la preghiera delle lodi, nella quale il P. Provinciale ha rivolto una esortazione all’assem-blea. Prendendo lo spunto dalla festa di S. Luca, discepolo di S. Paolo, ha con-

frontato S. Paolo della Croce con l’apo-stolo san Paolo, perché il nostro fonda-tore ha basato la spiritualità passionista sugli insegnamenti del grande apostolo delle genti, del quale celebriamo l’anno paolino.

L’Assistente Nazionale, p. Alberto Pie-rangioli, ha fatto il punto della situazio-ne degli AGC, sottolineando gli aspetti positivi e problemi. Nel 2008 abbiamo avuto finora 65 nuove adesioni; 79 Ami-ci hanno fatto i vari gradi della consa-

crazione solenne a Gesù Crocifisso. Dodici assistenti spirituali, tra cui due diaconi permanenti e una suora passio-nista, si prendono cura spirituale delle 16 Fraternità. I Gruppi di preghiera sono alcune decine e sono in via di rior-ganizzazione.

Il libro di meditazione “Voi siete miei Amici” ha avuto una buona diffusione; è stato adottato anche da diversi grup-pi del MLP, dal Piemonte alla Sicilia. É esaurita anche la seconda edizione del

libro ed è in via di ristampa una terza edizione. Per fare cono-scere sempre più gli Amici di Gesù Crocifisso a una cerchia più vasta di fe-deli, soprattut-to alle giovani coppie, stiamo d i f f o n d e n d o g ra tu i t amen-te l’opuscolo: “Amici di Gesù Crocifisso: Chi

siamo?”. La nostra rivista ha compiuto i nove anni di vita; viene spedita regolar-mente a tutti gli iscritti che conservano un contatto con il movimento.

Nel 2009 il nostro movimento compi-rà 20 anni di vita. Celebreremo degna-mente la ricorrenza il 26 aprile con una grande giornata di spiritualità presso il santuario di S. Gabriele. L’assistente ha chiesto un maggiore impegno per fare conoscere il nostro movimento passio-nista, approfittando anche delle gior-

nate di consacrazioni e di un annuncio nelle messe festive con il permesso dei parroci e rettori delle chiese.

La presidente Piera Iucci ha presen-tato l’ordine del giorno e ha guidato il dialogo sui vari punti in discussione.

Per un migliore e più celere funzio-namento del Consiglio esecutivo, che è l’organo di governo del movimento, è stato approvato la riduzione dei suoi membri da nove a cinque: 4 laici e l’as-sistente generale. Il Consiglio Esecutivo sceglierà un gruppo di Amici dispo-nibili ai quali affiderà alcuni compiti importanti nella vita del movimento, come stretti collaboratori del Consiglio Esecutivo. Entro la fine dell’anno, tutte le Fraternità dovranno rinnovare i Con-sigli di Fraternità.

Il nuovo consiglio esecutivo è com-posto da: P. Alberto Pierangioli, assi-stente generale, Piera Iucci, presidente, Bara Capozucca Pina, vice presidente, Garbuglia Tarquini M. Letizia, consi-gliere, Coltorti Maria Grazia, segreta-ria.

É stato approvato il programma di formazione per il 2009, che si baserà sull’approfondimento dei sacramenti della Confermazione, Eucaristia e Pe-nitenza. Sarà pubblicato sulla rivista di gennaio.

Durante il pranzo fraterno in comu-ne, c’è stata la presentazione scambie-vole dei membri del C. N. e i membri della comunità passionista, composta da 12 religiosi e 5 postulanti. L’incon-tro è terminato con la messa prefestiva di S. Paolo della Croce, celebrata dal P. Alberto.

CONSACRAZIONI 13

Dott.ssa Adele Caramico Stenta

Consacrazioni al Lido San Tom-maso di Fermo

Il 20 settembre si sono svolte le con-sacrazioni delle Fraternità di Porto S. Elpidio e S. Tommaso nella chiesa di S. Tommaso di Canterbury AP. Ci sono state 2 prime consacrazioni, 5 rinnovi e 5 perpetue. E’ stata una esperienza molto bella, soprattutto per la parte-cipazione e l’accoglienza del giovane parroco, Don Raul Stortoni. Ci siamo preparati con l’adorazione davanti al Santissimo esposto, le confessioni e una catechesi sulla consacrazione. Il par-roco ha voluto che le consacrazioni si facessero nella messa parrocchiale di orario. C’erano molti fedeli. Un giovane ha accompagnato i canti con la chitar-ra. Il parroco ha concelebrato con il P. Alberto. All’inizio della messa ha pre-sentato ai parrocchiani il gruppo degli Amici di G. C. e ha detto che fa parte della parrocchia a pieno titolo e si è det-to molto contento della sua presenza in parrocchia. Al termine della messa ha voluto che P. Alberto consegnasse uffi-cialmente alla parrocchia l’attestato di accoglienza nella Famiglia Passionista dato dal P. Provinciale alla Fraternità di S. Tommaso, attestato incorniciato in una bella cornice. Poi ha dato il manda-to di visitare i malati della parrocchia alle nuove cinque sorelle consacrate perpetue. Anche se la messa è stata un po’ lunga, dato il numero dei consacrati, nessuno ha mostrato fastidio. E’ seguita un’agape fraterna con tutti i fedeli pre-senti alla messa. É stata una giornata indimenticabile.

Pia

Consacrazioni a Roccaraso AQ

Desidero ringraziare il Signore per i tre giorni di grazia che le nostre fra-ternità di Pescocostanzo, Rivisondoli e Roccaraso hanno vissuto con la visita pastorale del nostro assistente P. Alber-to Pierangioli. Rimane ancora l’atmosfe-ra di grazia non solo per noi e per le so-relle consacrate, ma anche e soprattutto per chi non conosceva il nostro movi-mento. É stato bello per tutti ascoltare le catechesi sulla spiritualità passionista, sulla preghiera liturgica, sui sacramenti in genere e in particolare sul Battesimo, che è il primo dei sacramenti e la porta per entrare nel Regno di Dio. Interes-sante la catechesi sulla consacrazione a Gesù Crocifisso, come impegno per approfondire e vivere pienamente la consacrazione ricevuta nel Battesimo, seguendo la spiritualità passionista. Nelle messe vespertine sono state cele-brate le messe in onore del Beato Isidoro de Loor, passionista belga e di S. Paolo della Croce. Alle ore 21,00 del 6 ottobre si è tenuto un incontro con il Consiglio di Fraternità e con le sorelle consacrande. Nelle mattine dell’otto e nove otto-bre molti amici malati e soffe-renti hanno ricevuto la visita del padre, con il conforto dei sacramenti della confessione e comunione. Notevolissimo l’afflusso delle nostre sorelle di Rivisondoli, Pescocostan-zo e Roccaraso nell’incontro presso il Santuario della Ma-donna della Portella. Rimarrà impresso nei cuori di tutti la

messa di consacrazione dell’otto otto-bre, vissuta con gioia e commozione da Virginia che ha fatto la prima consacra-zione, da Bice, Concetta, Maria Teresa e Nicolina che hanno fatto il rinnovo. Tutta la comunità ha seguito commos-sa questo evento perchè per la prima volta la cerimonia si svolgeva nell’ora della Messa di parrocchia. Un forte ringraziamento va ai parroci delle no-stre comunità che con amore seguono il nostro movimento; in particolare a Don Renato parroco di Roccaraso per la grande disponibilità, partecipazione e incoraggiamento che ci ha dato. L’agape fraterna presso la Casa del Giovane ha concluso l’evento indimenticabile.

Riccardo Rucci

Consacrazioni a Trasacco AQ

Finalmente, dopo qualche titubanza, anche la Fraternità di Trasacco AQ ha avuto le sue prime consacrazioni. Dal 9 all’11 ottobre l’assistente spirituale, P. Alberto Pierangioli è stato in visita pa-storale alla fraternità, ospite delle con-sorelle passioniste. Al mattino ci sono state confessioni e visite ai malati della parrocchia dei Santi Cesidio e Rufino; nel pomeriggio, catechesi varie, ancora confessioni e santa Messa. Nella messa prefestiva dell’11 ottobre, ci sono state le consacrazioni di 9 sorelle, preparate da Sr. Emanuela Passionista e dalla co-ordinatrice Sonia.Il parroco,Don Duilio Testa,ha preparato personalmente la chiesa ed è stato disponibile in tutto. La liturgia, semplice e profonda, è stata se-guita con commozione da tutti i fedeli. É seguito un momento di festa che ha consolidato la comunione fraterna.

Pia

Il Consiglio Nazionale ha studiato la situazione degli Amici Aggregati: sono iscritti che vivono lontano dalle zone dove sono Fraternità e Gruppi di Preghiera degli Amici di Gesù Crocifisso. Diversi di loro, non potendo partecipare agli incontri spirituali e formativi degli Amici, hanno espresso il desiderio di essere aggregati con una delle Fraternità esistenti, per vive-re con loro un rapporto spirituale e sentirsi inseriti maggiormente nel movimento. Ogni Fraternità ha un delegato che col-laborerà con l’assistente P. Alberto per tenere i rapporti con i propri aggregati e tenerli informati del cammino di formazione che facciamo. Per organizzare meglio questo servizio, chiedo a tutti coloro che sono o voglino essere Aggregati:

1. Notificare o confermare a quale Fraternità vogliono essere aggregati.

2. Manifestare che cosa maggiormente si aspettano da questa aggregazione.

Inviare la risposta per lettera o per e-mail al P. Alberto Pierangioli - P. S. Gabriele 2 – 62010 Morrovalle Mc. Cel. 349.8057073- E-mail [email protected]

INVITO AGLI AMICI AGGREGATI

Consiglio Nazionale: 18-10-2008

Consacrate a Trasacco AQ: 11-10-2008

Cinque Amiche consacrate a Roccaraso: 8 ottobre 2008-10-17

di P. Alberto Pierangioli

TESTIMONIANZE14 Testimonianza e martirio nella famigliaNovembre

15

di P. Alberto Pierangioli

Rinnovare la mia consacrazione significa...

Mi avvicino alla mia terza consacra-zione con sentimento di umiltà e devo-zione. Chiedo al Signore e alla Mamma Celeste di darmi sempre tanta forza e un bel sorriso per donare gioia e amore alla mia famiglia, nel lavoro, nel gruppo, in tutte le situazioni che la vita mi pone davanti. Vorrei dire a tutti che questo cammino mi sta formando e fortifican-do. Le difficoltà fanno parte della vita e anche se io non sono forte come vorrei, sono consapevole di una grande certez-za: l’amore di Dio è un’ancora di salvez-za, una luce di speranza! Con il passare del tempo, mi accorgo sempre più che gli incontri sono delle risposte alle mie tante domande e sono sempre più pre-ziosi e indispensabili! Rinnovare la mia consacrazione significa un ulteriore im-pegno con il Padre e con i fratelli. Nel-la nostra bellissima preghiera diciamo: “Fa che la mia vita sia un continuo atto d’amore, fammi vivere e fammi morire ripetendo atti di amore”… Quando analizzo a fondo questa frase penso che dovrei morire ogni momento per qualcosa o per qualcuno ma non ne sono capace, purtroppo: fare della mia vita un continuo atto di amore è ancora più difficile. A volte mi sento veramente insignificante, poi però mi ricordo che agli occhi del Signore ognuno ha un va-lore e allora chiedo a Lui di avere ancora più pazienza con me, perché senza il suo amore sarei persa. Rinnovare la mia consacrazione vuol dire affidarmi a Lui, con maggiore consapevolezza perché in ogni momento triste o gioioso è il rife-rimento unico! Rinnovare la mia con-sacrazione vuol dire “gioire” di questo cammino con gli Amici di Gesù Croci-fisso! Vuol dire gioire di avere una guida spirituale che mi infonde coraggio ogni volta che gli apro il mio cuore. Desidero ringraziare tutti gli Amici di Gesù Cro-cifisso per le preghiere scambievoli per i bisogni e le difficoltà quotidiane.

Olga Erasmi

Non potrei vivere una vita più bel-la di questa

Ringrazio il Signore per il dono di fare parte della Famiglia Passionista. Ringra-zio gli assistenti spirituali, per il lavoro che svolgono per noi e per l’amore che

ci mettono. Per me è un grande stimolo e aiuto per vivere la mia quotidianità. Le catechesi che ascoltiamo sono un tesoro ricchissimo dove attingere luce e forza per andare avanti, per affrontare le mie giornate come donna, moglie, madre, amica di G.C. e per tutti quei legami che rendono la mia vita bellissima ma an-che molto faticosa. Spesso mi sento stre-mata, allora mi fermo, mi metto davanti a Gesù Crocifisso e senza parlare, mi abbandono a Lui. Mi accorgo allora di essere un nulla che ha bisogno di tutto, ma so dove trovarlo. La spiritualità pas-sionista è veramente santificante e opera nella mia vita trasformazioni profonde che io stessa non comprendo. Spesso mi scoraggio davanti alle mie cadute e alla mia poca fede ma il Signore, nella sua misericordia, mi prende per mano e mi rialza dalle cadute ed io mi lascio guida-re da Lui come una bambina e riprendo il cammino. Non potrei vivere una vita più bella di questa.

Letizia

Abbiamo fatto la prima consacra-zione

La ringrazio per l’opuscolo del vostro MLP, ho visto che è un cammino inten-so e impegnativo, ma i temi che trattate sono molto belli e utili, perchè per poter far conoscere a chi ci circonda l’amore di Gesù, noi per primi dobbiamo impa-rare a conoscerlo e ad amarlo intensa-mente. Abbiamo copiato la Promessa di Amore a G. C. dal suo libro “Voi siete miei Amici” e io Luigi l’abbiamo fatta nostra e la ripetiamo ogni giorno, e an-che quando ci troviamo col nostro pic-colo gruppo di preghiera ogni settima-na. Il 30/ 12/ 2007 a Caravate mentre

Maria Rosa e Augusto rinnovavano la loro io e Luigi abbiamo fatto la nostra prima consacrazione. Ci farebbe piacere rimanere in contatto con lei, e per noi sarebbe anche utile, perchè, anche se a distanza ci potrebbe aiutare a crescere nel nostro cammino. Riceveremmo vo-lentieri la rivista.

Pinuccia e Luigi di Como

Ringrazio dei bei giorni passati a S. Gabriele

Ringrazio dei bei giorni passati a S. Gabriele in risposta alla chiamata che il Signore ci fa ogni anno. Vivere quei giorni alla Sua presenza costante sono per me un continuo riflettere sulla mia strada percorsa, e quella da percorrere. Ringrazio il Signore che mi ha affidato Manuela che è per me stimolo e una forte spalla a cui appoggiarmi sem-pre, soprattutto ora che sto vivendo un momento buio. Comunque con la pre-ghiera mi affido continuamente a Lui chiedendo di fare solo la sua volontà e offrendo ogni giorno tutte le mie soffe-renze e fatiche.

Fabio

Questa malattia è forse la mia vo-cazione

Ho iniziato la novena in preparazione alla festa dell’ Esaltazione della Croce. Provo a chiedere al Signore la guari-gione della mia malattia, ma sia fatta la sua volontà. Molte persone intorno a me mi dicono di chiedere la guarigio-ne. Non nascondo però che a volte mi “vergogno” davanti a Dio di domandar-la, perché credo che in fondo la croce è un dono, una partecipazione alla Sua

Passione per la salvezza dei fratelli. Se il Signore mi fa partecipe della sua ope-ra di redenzione, mi sembra un torto chiedere che mi venga tolta. Si, a volte la croce è pesantissima, ma forse questa è la mia vocazione. Faccio la novena: se lui vuole mi guarirà, altrimenti accetto la sua volontà, sapendo che la lode più grande che posso offrirgli è volere e fare la sua santa volontà. A lui consacro la mia malattia, in unione alla sua Passio-ne, per la salvezza delle anime e il trion-

fo del Cuore Immacolato di Maria.

Giovane Amica

Natale è amore ricevuto e donato

Ringrazio per le catechesi inviate. L’amore che hai per noi è l’amore di un padre per i suoi figli e tutti noi, in Gesù Crocifisso e risorto, ci sentiamo figli suoi. Grazie, padre! Il Natale ci fa essere più buoni e più consapevoli del nostro essere fragili e ci rende consapevoli che,

malgrado il nostro nulla, siamo infini-tamente amati da DIO che è il TUTTO, come dice il nostro amato fondatore san Paolo della Croce. Il Natale ci ricorda che Gesù è sempre con noi e non ci la-scia mai soli: lo possiamo adorare pre-sente nel Sacramento dell’Amore dove si fa pane di vita per alimentare la nostra anima e nel profondo del nostro cuore dove è sempre presente per mezzo del Suo Santo Spirito. Il Natale ci ricorda che la Speranza è entrata nel mondo e lo alimenta nell’Amore Trinitario. Ogni uomo, rigenerato in Cristo, vive una doppia dimensione di questo Amore: una verticale che ci unisce in Cristo Capo al Padre e una orizzontale che ci mette in comunione con tutti i fratelli, e così in Cristo siamo realmente un solo corpo, la Chiesa. Il Natale per noi di-venta Amore ricevuto e donato: Dio in Cristo Gesù si dona a noi come “Pane di Vita”, noi in Cristo Gesù ci doniamo ai fratelli, per amore dell’Amore.

Vincenza Buscio

Fraternità di Rivisondoli e Pescocostanzo AQ, presso il santuario della Portella

Prima consacrazione di nove sorelle a Trasacco: 11-10-2008

Quando nel 1998 ho scoperto e iniziato a pregare lo Spirito Santo non pensavo che mi potesse con-durre fino a questo punto. Da allora sono passati 10 anni; in questo tem-po non ho mai smesso di invocare l’azione trasformatrice e santificatri-ce del dono di Dio per eccellenza. L’ho scelto come cognome religioso proprio per suggellare la mia devo-zione e il mio profondo ringrazia-mento a questa Persona della San-tissima Trinità che ha cambiato e spero continuerà a rinnovare ogni giorno la mia vita, perché sia sem-pre più plasmata e resa conforme a quella di Cristo.

Il 27 settembre, ancora una volta, ho invocato il Divino Consolatore durante l’Eucaristica nel-la quale sono stato consacrato presbitero a Chiaravalle AN. Il mio cuore è stato invaso da una profonda pace e gioia. Le parole riducono molto l’intensità dell’esperienza vissuta, perché le opere di Dio vanno contemplate e non spiegate. Il dono ricevuto è certamente grande e questo mi pone innan-zi una grande responsabilità e un grande compito: essere sa-cerdote è stare tra il cielo e la terra, cioè tra Dio e gli uomini, come strumento di intercessione per ogni anelito del cuo-

re dell’uomo, dei dolori e delle gioie, delle suppliche e dei ringraziamenti, affinché su tutti si possa compiere la santa volontà di Dio. Tutto questo richiede però una grande coerenza e fedeltà che la mia vocazione passio-nista condensa nel meditare, vivere e annunciare la Passione di nostro Si-gnore Gesù Cristo che San Paolo della Croce vedeva come unico rimedio a tutti i mali dell’uomo e via privilegia-ta per raggiungere la santità.

Ora è iniziata per me una nuova fase della mia vita, molto più bella perché consapevole di stare in cam-mino verso il Signore, ma più impe-gnativa perché “a chi sarà dato molto sarà richiesto molto di più”.

Infine dal 13 ottobre, ho iniziato presso la Pontificia Uni-versità Gregoriana la licenza in storia della Chiesa e mi sono trasferito presso la comunità dei santi Giovanni e Paolo a Roma.

Ricordiamoci vicendevolmente nel Signore e preghiamolo che continui a mandare i numerosi e santi operai nella sua messe. In Cristo

P. Alessandro Ciciliani dello Spirito Santo cp

P. Alessandro sacerdote per sempre

Novembre/Dicembre 2008 – Anno IX n. 6Autor. Trib. di MC n. 438\99 del 17-12-1999Sped. Ab. Post. D.353/2003 (L. 27/02/2004 n. 46)Art. 1, Comma 2, DCB MacerataEditoriale ECO srl - C. c. p. 11558624Dir. Tonino Taccone – Redazione: P. A. Giuseppe PierangioliPiazzale S. Gabriele 2 – 62010 Morrovalle McTel. 0733.221243 - Fax 0733.222394 - C. 349.8057073http://www.amicidigesucrocifisso.org

Un grazie sincero a coloro che hanno inviato la loro offerta per le spese di stampa

Ricordiamo al Signore i nostri defunti deceduti nel 2008

VISITATE IL NOSTRO SITO WEB: vi trovate la rivista, le catechesi, notizie varie. Inviate notizie, giudizi, com-menti e desiderata: aiutateci a renderlo vivo. www.amicidigesucrocifisso.org

CALENDARIO AMICI09 novembre Ritiro Mensile a Morrovalle16 novembre Ritiro e consacrazioni a Giulianova Lido14 dicembre Ritiro Mensile a Morrovalle31 dicembre Ore 22,00: Adorazione, messa di ringraziamento, momento di festa.06 gennaio 09 Ore 15,00: Messa e festa dell’Epifania alla Casa di Riposo di Montecosaro11 gennaio 09 Ritiro Mensile a Morrovalle

Carissimi, ci stiamo preparando al Natale. Questo è l’ultimo numero della rivista 2008. Desidero inviare a ciascuno di voi, vicini e lontani gli auguri più sinceri di BUON NATALE e FELICE ANNO NUOVO. Gli augu-ri ve li rinnoverò ogni giorno del tempo sacro di Avvento e Natale, soprattutto quando stringo tra le mani il Verbo di Dio fatto carne. Per comunicarla a voi, vorrei la fede di S. Paolo della Croce, grande innamorato e apostolo del Crocifisso, ma non meno innamorato di Gesù Bam-bino. La notte di Natale, con una solenne processione, Egli portava il Bambino Gesù per i corridoi del convento, perché passasse a bene-dire tutte le camere di religiosi. Al termine della processione, la sacra immagine era tutta bagnata dalle lacrime del santo.

Siamo alla fine dell’anno ed è tempo di bilanci. Desi-dero ringraziare il Signore per quanto ci ha dato in que-sto anno, per l’adesione di 70 nuovi Amici, per 22 Amici che hanno fatto la prima consacrazione solenne, per 35 rinnovi, per 23 consacrati perpetui. Lo ringrazio per il cammino delle Fraternità e dei Gruppi di preghiera e di intercessione; per il lavoro e l’impegno degli assistenti spirituali, dei coordinatori delle Fraternità e gruppi di preghiera, per l’accoglienza generosa dei parroci. Il libro di meditazione “Voi siete miei Amici” ha avuto una buo-na diffusione; è stato adottato anche da diversi gruppi

del MLP, dal Piemonte alla Sicilia. É esaurita la seconda edizione del libro ed è in via di ristampa una terza edi-zione.

Per fare conoscere sempre più gli Amici di Gesù Cro-cifisso a una cerchia più vasta di fedeli, soprattutto alle giovani coppie, stiamo diffondendo l’opuscolo: “Amici di Gesù Crocifisso: Chi siamo?”. Vogliamo organizzare meglio il rapporto con gli “Amici Aggregati”, che vivono lontani dai nostri gruppi. La nostra rivista ha compiuto

i nove anni di vita; viene spedita regolarmente a tutti gli iscritti che conservano un contatto con il mo-vimento. Ringrazio tutti i collabo-ratori che la rendono viva e attuale.

Nel 2009 il nostro movimento celebrerà i 20 anni di vita con una grande giornata di spiritualità pres-

so il santuario di S. Gabriele il 26 aprile. Invio gli auguri più sinceri di Buon Natale e Buon Anno Nuovo, ai Su-periori e Confratelli Passionisti, ai responsabili del MLP, agli Assistenti spirituali, ai Parroci, ai coordinatori e ani-matori delle Fraternità e Gruppi, a tutti i collaboratori, ai benefattori che sostengono le nostre attività, a tutti gli Amici e alle loro famiglie. Chiedo un ricordo nella vostra preghiera per me e per tutto il nostro movimento. Un abbraccio nel Signore e tante benedizioni a tutti.

P. Alberto Pierangioli

AUGURI