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mici di Gesù Crocifisso A Luglio - Agosto 2008 - Anno IX n.4 Rivista del Movimento Laicale Passionista “Amici di Gesù Crocifisso” SOMMARIO † La liturgia e le liturgie † Missionario a 15 anni † Crocifisso perché solidale con noi † P. Fabiano Giorgini † Nennolina † Famiglia ed Eucaristia † Festa della Famiglia Passionista † Amici News † Testimonianze

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mici di Gesù CrocifissoALuglio - Agosto 2008 - Anno IX n.4

Rivista del Movimento Laicale Passionista “Amici di Gesù Crocifisso”

SOMMARIO

† La liturgia e le liturgie

† Missionario a 15 anni

† Crocifisso perché solidale con noi

† P. Fabiano Giorgini

† Nennolina

† Famiglia ed Eucaristia

† Festa della Famiglia Passionista

† Amici News

† Testimonianze

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di P. Alberto Pierangioli

LA LITURGIA E LE LITURGIE: UNITÀ E DIVERSITÀLuglio - Agosto (CCC 1200 - 1209)

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Tradizioni liturgiche e cattolicità della Chiesa

Dalla sua nascita fino ad oggi, la Chiesa ha sempre celebrato la sua li-turgia, la sua lode a Dio e continuerà a farlo sino alla fine dei tempi, seguendo la tradizione apostolica. Cristo e dopo di Lui gli apostoli pregavano secondo l’uso del tempio di Gerusalemme e delle sinagoghe locali. Ma presto gli apostoli sentirono il bisogno di una preghiera tutta propria, ispirata agli esempi e in-segnamenti di Gesù e alla realtà della fede cristiana. Negli Atti e nelle Lettere degli Apostoli troviamo suggerimenti ed esempi concreti sugli atteggiamenti da tenere nella preghiera (in ginocchio, con la mani alzate, con imposizione delle mani) e sulle preghiere da dire: “Intrattenendovi a vicenda con sal-mi, inni, cantici spirituali, cantando e inneggiando al Signore con tutto il vostro cuore” (Ef. 5,19; 6,18).

Man mano che la fede si diffuse nei vari paesi, la Chiesa sentì il bisogno di adattare preghiera e liturgia alla menta-lità e cultura dei vari popoli. All’inizio si pregava nella lingua ebraica, che era la lingua degli apostoli, poi prevalse la lin-gua greca, quindi si aggiunse la lingua latina, che era la lingua dell’impero ro-mano e poi altre lingue, specialmente in oriente. In ogni luogo e con ogni lingua si celebrava lo stesso Mistero pasquale di Cristo, ma le forme e la lingua con le quali si celebrava erano diverse.

Scrive il Catechismo della Chiesa Cattolica; “E’ opportuno che la celebra-zione della Liturgia tenda ad esprimersi nella cultura del popolo in cui la Chie-sa è inserita. la Liturgia stessa genera e plasma le culture”. La Liturgia cristiana è stata la base per lo sviluppo di molte culture ancora primitive.

Usando la lingua viva del popolo, ne-cessariamente variava il modo di espri-mere e manifestare lo stesso mistero di Cristo. Da qui la nascita di diverse tra-dizioni liturgiche, o riti, legittimamen-te riconosciuti, in quanto significano e comunicano lo stesso Mistero di Cristo, manifestano la cattolicità della Chiesa.

Il Mistero di Cristo è tanto grande che nessuna tradizione liturgica può esau-rirlo. Quando le chiese hanno vissuto queste tradizioni liturgiche in comunio-ne tra loro nella fede e nei sacramenti, si

sono arricchite reciprocamene, crescen-do nella fedeltà alla Tradizione e alla missione comune a tutta la Chiesa.

Le chiese di una stessa area geografi-ca e culturale sono giunte a celebrare il Mistero di Cristo con espressioni e ma-nifestazioni particolari. In questo modo Cristo, luce e salvezza di tutti i popoli, si manifesta per mezzo della Liturgia a un nuovo popolo e alla sua cultura. La Chiesa è cattolica, cioè universale: può quindi accogliere tutte le vere ric-chezze delle culture, purificandole dalle scorie.

Le tradizioni liturgiche, o riti, attual-mente in uso nella Chiesa sono il rito la-tino (principalmente il rito romano, ma anche i riti di certe chiese locali, come il rito ambrosiano o di alcuni ordini re-ligiosi) e i riti bizantino, alessandrino o copto, siriaco, armeno, maronita e cal-deo.

Il Concilio Vaticano II ha dichiarato che la Chiesa accoglie con uguale diritto e onore tutti i riti legittimamente rico-nosciuti, e vuole che siano conservati e incrementati [SC, 4]. La Liturgia deve corrispondere al genio e alla cultura dei diversi popoli, per portare tutti a Cri-sto.

Il Concilio nota che nella preghiera liturgica, e in particolare nei sacramen-ti, c’è una parte immutabile, perché di istituzione divina, di cui la Chiesa è custode, e ci sono parti suscettibili di cambiamento, che essa ha il potere, e

talvolta anche il dovere, di adattare alle culture dei popoli” [SC, 21].

Per questo motivo il Concilio ha vo-luto fare un’accurata riforma generale della liturgia. Nota anche che “la diver-sità liturgica può essere fonte di arric-chimento, ma può anche provocare ten-sioni, incomprensioni e persino scismi. La diversità non deve nuocere all’unità. Essa si deve basare nella fedeltà alla fede comune e alla comunione gerar-chica. L’adattamento alle culture esige anche una conversione del cuore e, se è necessario, anche rotture con abitudini ancestrali incompatibili con la fede cat-tolica” [SC, 21]. Il criterio che assicura l’unità nella pluriformità delle tradizio-ni liturgiche è la fedeltà alla Tradi-zione apostolica, ossia la comunione nella fede e nei sacramenti ricevuti dagli Apostoli, comunione che è significata e garantita dalla successione apostolica.

Regolare la sacra liturgia compete unicamente all’autorità della Chiesa, la quale risiede nella Sede apostolica e, a norma del diritto, nel vescovo. Nes-sun altro, anche se sacerdote, può, di sua iniziativa, aggiungere, togliere o mutare alcunché in materia liturgica. I fedeli devono accettare volentieri quei cambiamenti legittimi, che li aiutano a partecipare meglio ai riti sacri e devono tenersi lontani da cambiamenti arbitra-ri, introdotti da chi non ne ha l’autorità, introdotti per motivi umani, per segui-re mentalità in contrasto con la genuina fede cristiana.

MISSIONARIO A 15 ANNICarmine Di Bernardo

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Svegliarsi in paradiso

Non aveva ancora sedici anni quan-do Carmine Di Bernardo morì in un triste pomeriggio di agosto del 1966, lasciando sgomenti famigliari e parenti, superiori e compagni di seminario. Vo-leva diventare missionario, ma un male crudele gli rubava il sogno accarezzato con amore. La vocazione gli era sboc-ciata quando forse la malattia aveva già iniziato il suo cammino distruttivo. Po-vero Carmine!

Nato a Celano (L’Aquila) il 10 gennaio 1951 da Angelo e Anna Maria Piperni, Carmine frequenta la scuola materna e le elementari presso l’istituto Beato Tommaso da Celano tenuto dalle suore francescane di Gesù Bambino. E’ buo-no, vivace e docile. Il giudizio formu-lato al termine del ciclo elementare lo definisce “bambino dotato di discreta intelligenza e buona volontà”. Iscritto alla scuola media statale di Celano deve ripetere la prima media. Carmine non manca di impegno ma spesso ha mal di testa, è soggetto a frequenti nausee, sen-te lo studio pesante. Negli ultimi tempi è diventato anche meno allegro e non è difficile cogliere sul suo volto un velo di indefinita malinconia. In modo forse non colpevole ma senz’altro superficiale viene giudicato negativamente: è poco attento, dicono, e quasi incapace di con-centrarsi a lungo. Tutti sono preoccupa-ti. Qualcuno suggerisce di ritirarlo dal-la scuola, ma i genitori si oppongono. Visite mediche non riescono a dissipare timori e apprensioni.

Il giorno della prima comunione Car-mine promette al Signore di preferire la morte al peccato. Vedendolo così buono qualcuno giura che sarà sacerdote; la zia materna suor Maria Luisa se lo augura di cuore. Ma alla nonna che gli prospetta il sacerdozio il ragazzo risponde subito di no. Poi un cambiamento improvviso. La prima messa di un giovane passioni-sta in parrocchia e l’entusiasmo di un maturo animatore vocazionale toccano il cuore di Carmine che il 19 settembre 1964 raggiunge il seminario passionista di Cesta (Ferrara).

Qui, amato da tutti, trascorre poco meno di due anni. Testimonianza del-la sua bontà restano gli appunti spiri-tuali e i suoi propositi. Pagine preziose che raccontano il lavoro di Dio in quel

cuore incontaminato; pagine edificanti che rivelano l’amore di Carmine per il Signore e il suo costante sogno di anda-re missionario in terre lontane. “Questa mattina, scrive, ho fatto il proposito di pregare molto per le anime che ancora non conoscono il vangelo e perché io possa diventare un santo missionario passionista”. Le difficoltà a scuola non mancano. La malattia, ancora latente ma già in atto, non gli permette una fruttuosa applicazione. Lui ne soffre: teme che i superiori lo dimettano dal seminario. Si rasserena solo quando il direttore lo assicura che non sarà così.

In famiglia per le vacanze, quasi non lo riconoscono: se prima era buono, ora Carmine è ottimo. Puntuale in chiesa, cordiale con tutti, entusiasta della voca-zione, fermissimo nel respingere compa-gni poco buoni. Prima di partire da Ce-sta ha scritto: “Tutti si devono accorgere che sono stato un anno sotto lo sguardo del Signore e della Madonna”. Torna in seminario contento. Invitato a svolgere il tema: “Un momento del giorno parti-colarmente caro al mio cuore”, confessa candidamente: “Il momento del giorno più caro al mio cuore è la celebrazione eucaristica. E’ questo per me il momen-to più bello perché ricevo Gesù”.

La sua salute però non lascia tran-quilli. Le vacanze estive del 1966 gli

vengono prolungate perché possa sotto-porsi ad accurate visite mediche. Quan-do vede ripartire i compagni per Cesta, Carmine non riesce a nascondere invi-dia e dolore. “Vi raggiungerò presto”, dice piangendo. Il male intanto procede velocissimo. Carmine è abitualmente stanco, ha lo sguardo a volte spento, ac-cusa problemi alla vista, stenta perfino a sorridere. Ricoverato al San Camillo di Roma gli viene diagnosticato un tumore al cervello in fase avanzatissima. Gli do-mandano se griderà nel caso dovessero fargli un prelievo alla testa. “No, rispon-de. Sopporterò il dolore con pazien-za e lo offrirò a Gesù perché mi faccia guarire e tornare presto in seminario”. Il male lo consuma con insospettata rapidità. Lui trova conforto nella comu-nione quotidiana e nella preghiera. “E’ proprio un angelo”, sospira commosso il cappellano. Il ragazzo affronta sereno l’intervento chirurgico. Anzi è contento. “Così, dice, potrò tornare in seminario”. Il 17 agosto entra in sala operatoria e vi resta sei ore. Gli asportano un quarto di materia cerebrale. Il tumore è maligno e molto diffuso. Carmine non riprende più conoscenza. Si sveglierà verso 15,30 del giorno successivo. Ma si sveglierà in Paradiso. (Da “Carmine di Bernardo, missionario a 15 anni” di P. Alberto Pierangioli Ed. Eco)

di P. Pierluigi Di Eugenio

Luigina si consacra a Gesù Crocifisso: Morrovalle 11/5/2008

Carmine in seminario, con direttore e vice direttore: 1964-1965

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di Gabriele Cingolani cp

CROCIFISSO PERCHE’ SOLIDALE CON NOIPensiero Passionista - Luglio/Agosto 2008

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a Dio che è vita, ha fatto entrare il pec-cato che è morte.

Più difficile è capire di che peccato si tratti. La morte è entrata nel mondo solo per il peccato di Adamo? Si dice infat-ti “a causa di un solo uomo”. Oppure è entrata per i peccati di tutti, dato che si dice “la morte ha raggiunto tutti perché tutti hanno peccato”?

Tra le varie traduzioni e spiegazioni che sono state tentate, la più attendibile è che il peccato della prima coppia ha prodotto un’atmosfera di morte su tutta l’umanità. Accecati e indeboliti, gli es-sere umani non vivono più secondo il piano di Dio e commettono peccati di responsabilità personale. Il peccato di Adamo ha messo tutti nella condizione di fare peccati.

Una certa confusione derivò dalla prima traduzione dei testi originali, che parlando di Adamo disse “nel quale” tutti peccarono, come se la responsabi-lità fosse solo sua e noi dovessimo por-tarne le conseguenze da innocenti. Il senso è invece “perché” tutti peccarono, in conseguenza di quel primo peccato. Adamo ha una responsabilità unica. Il suo peccato è solo suo, ma ha anche sprigionato un immenso potenziale negativo. Essendo immagine di Dio, ha usato tale caratteristica per rifiutare Dio, e così ha inquinato la natura di cui era il capostipite.

Il lugubre stato di morte universale è infranto da spiragli di vita quando Dio

si sceglie un popolo e inizia a tessere nella storia umana la sua storia di sal-vezza. La legge, l’alleanza, la promessa di un redentore immettono nel mondo la possibilità di riallacciare il rapporto con Dio tramite la fede. Chi crede nel-la speranza alla trama che Dio sta co-struendo, si colloca già nell’ambito della salvezza.

“Fino alla legge non c’era peccato nel mondo. La morte regnò da Adamo a Mosè”, 5,13.14. Non vi era il peccato con-tro la legge, ma c’era lo stato di peccato introdotto da Adamo, che conduceva a peccati personali. All’arrivo della legge, il popolo eletto è raggiunto da una nuo-va sfida alla libertà: c’era sia la possibili-tà di essere fedeli all’alleanza tramite la fede e di condurre una vita secondo le indicazioni divine, sia la possibilità di trasgredire l’alleanza, cadendo in nuovi peccati di idolatria.

Il regno della vita e della grazia

Il dono della grazia non è solo la contrapposizione al danno della ca-duta. Esso si riversa su tutti gli esseri umani con tale abbondanza che non è dato neppure di immaginare. “Se per la caduta di un solo uomo la morte ha re-gnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo”, 5,15.17.

I termini e i rapporti antagonistici Adamo e Cristo, morte e vita, peccato e grazia sono unificati nel concetto di so-lidarietà. La solidarietà con Adamo ha prodotto conseguenze disastrose. Ma la solidarietà con Cristo è più potente per tre motivi.

Primo, per la condizione: Adamo è un essere umano che, pur trascinando nel-la morte, non può distruggere l’umani-tà. Cristo è uomo-Dio che ha il potere di legare a sé l’umanità in una solidarietà divina.

Secondo, per l’azione solidale: Ada-mo spalanca la porta al peccato. Cristo vince il peccato e blocca il suo potere assoluto sull’umanità.

Terzo, per il risultato: il regno della morte in cui Adamo ha fatto precipitare l’umanità è transitorio, mentre il Regno in cui Cristo ci immette è eterno.

Il senso di solidarietà è espresso con un realismo per noi difficile da imma-ginare, mentre era più facile da capire nella cultura semitica. Se applicato ad Adamo ha il potenziale distruttivo di una bomba atomica, applicato a Cristo esprime la potenza della conflagrazione universale con cui qualche scienziato immagina la creazione e qualche teo-logo descrive il mistero pasquale come inizio della nuova creazione.

La nostra solidarietà in Cristo inizia nell’incarnazione e si compie nel miste-ro pasquale.

“Doveva rendersi in tutto simile ai fra-telli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e fedele nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo. Infatti proprio per es-sere stato messo alla prova ed avere sof-ferto personalmente è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova”, Eb 2,17-18.

Il Verbo non sarebbe stato vero uomo se non avesse sperimentato la morte che è il compimento della vicenda umana. La morte, che per noi è conseguenza del peccato, per Cristo è stata scelta solidale di libertà e amore. In tal modo egli ha espropriato la morte della sua aggressi-vità punitiva e distruttiva e l’ha trasfor-mata nell’ultima possibilità di libertà e amore. Solidale con noi nella morte, ci fa solidali con sé nel senso della morte e nel modo di morire.

LA CROCE POLITICA DI DIOPensiero Passionista - Gennaio/Febbraio 2008

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“A quanti sono in Roma amati da Dio”. Così Pa-olo apostolo apre la sua

Lettera ai Romani, 1,7. L’intesta-zione non fa alcuna impressione a noi di oggi, ma per la cultura del tempo era un annuncio scioc-cante. Nessuno avrebbe pensato che Dio potesse abbassarsi fino ad amare gli esseri umani uno per uno. Si squalificherebbe sen-za rimedio.

I filosofi greci erano arrivati a parlare della cura che gli dei ave-vano per la creazione, ma nes-suno immaginava che potesse esserci un rapporto d’amore tra Dio e i singoli individui umani. Per il cristianesimo invece questo annuncio è il cuore della rivela-zione.

Nel Crocifisso da nemici a figli

La salvezza umana avviene secondo un piano d’amore del Padre, realizzato per mezzo del Figlio nello Spirito Santo. Il ke-rigma o primo annuncio suona così: “Cristo è stato messo a morte per i nostri peccati ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione”, Rm 4,25.

Tale evento non può avere altra spie-gazione che l’amore. “Infatti mentre noi eravamo ancora peccatori Cristo morì per gli empi. Dio dimostra il suo amo-re verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. Giustificati per il suo sangue, sa-remo salvati dall’ira per mezzo di lui”, 5,6.8-9.

Quando si parla di Dio, le parole non sempre hanno lo stesso significato del nostro linguaggio. L’ira di Dio non è la rabbia di uno che perde il controllo e esige vendetta o riparo. Qui si tratta del-lo stato oggettivo di rottura o inimicizia derivante dal peccato. Eravamo nemi-ci di Dio per una situazione globale di peccato di cui tutti portiamo le conse-guenze. L’umanità è come un terreno inquinato. Ogni pianta che vi nasce resta infetta.

Ma tra questa situazione umana e Dio si è messo in mezzo Gesù Crocifisso. Con la sua morte per amore, operata nella potenza dello Spirito Santo, ci ha

legati a sé. Presentandosi al Padre così unito a tutti noi, ci ha riconciliati con lui da nemici che eravamo.

Ira o inimicizia sono termini del no-stro linguaggio per indicare che era im-possibile comunicare con Dio, perché l’uomo l’aveva considerato come un ne-mico geloso della libertà che invece egli stesso gli aveva donato.

Da questa impostazione Paolo trae alcune tra le più potenti affermazioni sul senso della salvezza cristiana: Nella fede siamo giustificati per il sangue di Cristo. Siamo riconciliati con Dio per la morte di Cristo. Dalla morte di Cri-sto scaturisce la nostra vita. Non siamo destinati per sempre alla separazione da Dio (ira), ma all’amicizia con lui.

Immerso in queste considerazioni, non riesce a nascondere l’impatto emo-tivo che la realtà suscita nella sua perso-nalità. Due volte di fila ripete che Cristo morì per noi “mentre eravamo ancora peccatori”, quando a malapena si trova chi sia disposto a soffrire qualcosa per una persona dabbene. Provate a misu-rare quanto dev’essere grande l’amore

del Crocifisso per noi.

Questo amore non si è mani-festato come uno spettacolo da osservare, ma “è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”. Lo stesso amore che sale dal Fi-glio e il Padre fluisce e attraversa i nostri cuori perché anche noi possiamo rapportarci come figli al Padre. Per questo “la speranza non delude”, 5,5, cioè genera la certezza incrollabile che siamo diventati amici di Dio.

Poiché nel linguaggio della ri-velazione “cuore” è l’ambito più intimo dell’essere umano e lo permea tutto intero, vuol dire che questo amore non è solo una comunicazione spirituale ma coinvolge tutto l’essere: pensieri, sensi, emozioni, parole, rappor-ti. L’amore di Dio può penetrare e trasformare l’essere umano in tutte le facoltà e potenzialità. Più avanti Paolo spiegherà che questo processo inizia col battesimo, ma per il momento gli piace scavare più a fondo sul senso di questo capovolgimento da nemici a figli.

Da solidali in Adamo a solidali in Cristo

Lo fa contrapponendo la solidarietà che ci lega con Adamo alla solidarietà che ci lega a Cristo crocifisso e risor-to. La storia umana è dipinta in due quadri: prima e dopo Cristo. Prima di Cristo vige il regno della morte. Con l’inizio della rivelazione arriva una pos-sibilità di vita tramite il dono della legge e dell’alleanza. Con la venuta di Cristo è introdotto il regno della grazia.

Il regno della morte

“A causa di un solo uomo il pecca-to è entrato nel mondo e con il peccato la morte. La morte ha raggiunto tutti gli uomini perché tutti hanno peccato”, 5,12. Su queste parole il concilio di Trento ha fondato la dottrina del pec-cato originale, ma esse sono difficili da interpretare.

La cosa chiara è che l’uomo ha libera-mente introdotto nel mondo una forza che lo trascina alla morte. Ribellandosi

di Gabriele Cingolani cp

Elsa si consacra a Gesù Crocifisso: 11/5/2008

Giulia e Giovanni si consacrano a Gesù Crocifisso: Fossacesia, 25/4/2008

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di P. Alberto Pierangioli

Un grande e santo passionista

P. FABIANO GIORGINI6

Il 28 aprile 2008 il Signore ha chia-mato a sé il P. Fabiano Giorgini, un grande e santo passionista,

un grande amico fin dalla nostra infan-zia, un vero amico degli “Amici di Gesù Crocifisso”.

Era nato a Castellalto (Te) il 2 febbra-io del 1929 e per questo aveva avuto il nome di “Candeloro”. Era entrato nel se-minario passionista di S. Marcello AN il 1 ottobre 1940. Professò i voti religiosi a Morrovalle il 15 settembre 1945; fu ordinato sacerdote nel santuario di S. Gabriele Te il 27 aprile 1952.

Laureato in storia ecclesiastica, tra-scorse la maggior parte della sua vita a Roma, presso la casa generalizia dei Santi Giovanni e Paolo e in giro per il mondo a portare a tutti la spiritualità di san Paolo della Croce. Ha occupato uffici importanti nella congregazione, fino all’ufficio di vicario generale, più volte provinciale; prefetto generale degli studi, preside della commissione storica passionista, più volte rinominato dalla S. Sede consultore per le cause dei san-ti. Da fonte sicura si sa che nel 1985 fu sul punto di essere nominato vescovo e sembra che abbia rinunciato.

L’attività del P. Fabiano è stata incre-dibile: scrittore di decine di libri di ca-rattere storico, agiografico e spirituale, conferenziere e predicatore di corsi di spiritualità e di esercizi spirituali per religiosi, suore e monache passioniste e di molti altri istituti in tutti i continenti. Non sapeva dire mai di no.

Il 19 febbraio 2008 ricevevo questo suo ultimo messaggio: “Carissimo Al-berto, leggo solo ora che sono tornato dalla Spagna il tuo messaggio e quindi non mi sono trovato in grado di offrir-ti il mio piccolo contributo per la rivi-sta di marzo. Sono stato nella Spagna, a Corella, dal 9 febbraio ad oggi per sei giorni di conferenze sulla storia e spiritualità della congregazione ad un gruppo di religiosi passionisti che sono impegnati nella promozione vocazio-nale e nella formazione. Ringrazio Dio perché vedo che sono persone di tanta buona volontà e con il Provinciale molto impegnati nel conoscere ed esortarsi a vivere i valori passionisti. Ti saluto con affetto e che il Signore ti doni forze suf-ficienti, perché vedo che alla nostra età tante cose diventano pesanti e faticose. In unione di preghiera”.

Le parole “pesanti e faticose” rive-lano la sua situazione fisica e il suo do-narsi fino alla fine. Ai primi di marzo fu ricoverato in ospedale. Gli fu diagnosti-cato un tumore non operabile. Accettò tutto con serenità e fede. Appena uscì dall’ospedale, gli telefonai per avere no-tizie più precise. Mi disse: “Sai il male che ho; mi dicono che non mi possono operare. Siccome sono anziano, spero che il male progredisca lentamente e mi dia la possibilità di terminare il mio ultimo lavoro sulla storia della congre-gazione”. Si rimise al lavoro, ma dovet-te arrendersi subito: il male era troppo avanzato e lo portò in breve alla fine. Visse le ultime settimane nella fede, come una immolazione, con continue invocazioni al Signore.

Il P. Fabiano è stato un grande ami-co e collaboratore degli Amici di Gesù Crocifisso fin dai primi passi, quando non mi fece mancare i suoi suggerimen-ti nello stendere lo statuto e definire la spiritualità del movimento laicale pas-sionista. Ha sempre dato generosamente la sua collaborazione, animando diversi incontri degli Amici, tra cui la giornata dei primi 80 consacrati perpetui a Mor-rovalle, il 21 maggio 2000.

Nel 2005, trovandomi in difficoltà per la rivista, mi feci coraggio e gli in-viai un SOS:

“Tu conosci i nostri laici: gente sem-plice, ma che desidera conoscere la no-stra spiritualità, per viverla da laici. So i tuoi impegni; ma forse hai già del mate-

riale che puoi riciclare per i nostri laici, senza dover fare una nuovo lavoro. Ti sarei davvero tanto grato se puoi darmi una mano, iniziando dal 2006”.

Rispose subito: “Ti mando questo po-vero lavoro; ritocca come credi, sentiti libero di accorciare, aggiungere, miglio-rare come credi bene. Che Dio ci doni speranza ferma nella sua bontà. Dio ti sostenga per il molto da fare che hai e che Lui accolga per i meriti della pas-sione di Gesù ogni sacrificio per lo sviluppo spirituale dei giovani che fa avvicinare alla comunità e per tutte le persone che ti fa avvicinare nell’associa-zione “Amici di G. C.”.

Dal gennaio 2006 al gennaio del 2008 ha inviato puntualmente la sua pagina di spiritualità passionista secondo san Paolo della Croce, scegliendo sempre argomenti originali e attuali. Scriveva ancora: “Grazie per la rivista che ricevo con gioia perché mi porta la notizia che il Signore Gesù si fa conoscere e benedi-ce le tue fatiche. Grazie per la mia pagi-na su S Paolo della Croce, spero che aiu-ti a conoscere meglio il cammino bello e faticoso di questo nostro santo e mae-stro con l’esempio e con la parola. Ti au-guro dal Signore tanta sapienza e salute per sostenere le tue fatiche che costano, sia l’animazione dell’associazione, sia della comunità. Spero che qualche altro si animi a dare man forte non tanto a te quanto a Gesù che fa ben vedere che vuole questa opera. Vi è tanto da fare, se si volesse e si potesse rispondere a tutte

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le richieste! Ma devo e voglio limitarmi perché altrimenti arriva il momento della partenza per l’eternità e il volume della storia passionista rimane nei de-sideri! Che i Santi ci aiutino insieme a tutti i fratelli e sorelle defunti che sono amati e santi in Dio”.

Anelito di santità

Non è possibile in questo breve ricor-do compendiare gli insegnamenti del P. Fabiano e il suo cammino spirituale. Aveva un carattere molto forte e volitivo; ma con gli anni la sua spiritualità era diventata sempre più interiore, delicata e profonda. Anche il suo carattere, sem-pre affettuoso e caritatevole, si è addol-cito sempre più. Nella omelia per il suo funerale, al santuario di S. Gabriele, il padre provinciale, Piergiorgio Bartoli, lo definiva decisamente un “santo reli-gioso”, sempre credibile, perché “quel-lo che insegnava agli altri, lo vive-va per primo lui stesso”. Nelle brevi lettere che non mi faceva mai mancare, scritte nei ritagli di tempo, alle volte dalla saletta di un aeroporto, non face-va mai mancare il richiamo alla santità. Ecco alcuni appunti fraterni.

“Roma 21-1-1988 “Gesù nostra pace e TUTTO”. La lontananza e le occupazioni immediate non ci permet-tono di avere molto contatto tra noi. Ma conserviamo quella unione che il Signore ci ha dato di avere dagli anni del nostro studentato; ci conceda di re-alizzare quei desideri di santità che

ci mise nel cuore e ci possono aiutare a conseguire questa meta. Più si cam-mina e più si vede quanto questa grazia sia veramente la più eccelsa che corona il mistero di amore della nostra chiama-ta. Il Signore ci conceda anche di poter influire in qualche modo, da dove ci troviamo, nella nostra Congregazione, perché essa sia come Dio l’ha volu ta e come la vuole”.

“Roma 7-12-1989. Ti scrivo dall’aero-porto di Fiumicino, mentre attendo dal-le otto di questa mattina, di partire per Medellin (Colombia) per gli esercizi alle novizie e postulanti delle Suore passio-niste di S.Paolo della Croce e anche per un cursillo di storia e spiritualità alle altre religiose. Chiedo a Dio che ti con-ceda coraggio e capacità di vivere tutto in unione profonda con Gesù nella sua passione. In unione dì preghiera aiutia-moci a santificarci nella via concreta del nostro quotidiano”.

“21/01/1998 “Gesù sia nel nostro cuore”. Carissimo, ho visto con gioia il buon numero dì persone che si sono impegnate a vivere da “Amici di Gesù Crocifisso”; possano essere fermento evangelico nel loro ambiente. Ho letto il “Rito per le consacrazioni” che mi sem-bra buono. Volentieri animerò un ritiro degli Amici. Non mi meraviglia che ti prenda la stanchezza e tutto diventi più pesante. Ma facciamoci coraggio e soste-niamoci con la mutua preghiera ringra-ziando Gesù che ci concede di poter la-

vorare per Lui e per il bene degli altri”.

“Sono stato in Spagna, tenendo due cursillos di storia e spiritua lità alle no-stre suore passioniste. E’ uscito il volu-me del p. Naselli che riguarda la sop-pressione napoleonica (1981). Mi ha richiesto non poco lavoro. Siamo uniti nella preghiera e nell’impegno di santità. Che Dio ci conceda questo ab-bandono alla sua Volontà e che doni alla congregazione un rinnovato, autentico spirito di orazione, di fede nel mistero della passione-risurrezione di Gesù e l’impegno alla santità. Ti saluto con gratitudine per quello che hai cercato di fare e rimaniamo uniti nella preghiera e nell’impegno di santificarci”.

Additava la meta della santità ai laici che dirigeva. “Sig.ra Girolama, scri-ve ad una mamma di famiglia, Dio la vuole far santa: mi crede sì o no? Mi ubbidisca”. Il primo articolo scritto nel gennaio 2006 per la nostra rivista parla della vocazione alla santità.

Nella conferenza tenuta a Morrovalle, il 21 maggio 2000, in occasione dei pri-mi 80 Amici consacrati perpetui a Gesù Crocifisso, tratta della santità alla quale sono chiamati i laici, come battezzati, come Amici di G. C. e come consacrati. Riassumo alcuni passaggi.

“Gli Amici di Gesù Crocifisso han-no una meta spirituale ben chiara: ten-dere alla santità, secondo il carisma ispirato da Dio a san Paolo della Croce: conoscere, amare e fare amare Gesù che per nostro amore ha dato la sua vita; riconoscerlo e servirlo in colo-ro che partecipano alla sua passione (Stat.2).Osservare per amore la legge di Dio e i consigli evangelici, secondo le proprie forze e secondo il proprio sta-to, per giungere alla santità ed aiu-tare gli altri a fare lo stesso è la meta a cui dobbiamo tendere tutti. Voi fate la consacrazione perpetua dopo anni di preparazione e di esperienza; volete consacrarvi stabilmente a vivere questo impegno cristiano, con un’attenzione più viva all’amore di Dio rivelato dalla vita, passione e risurrezione di Gesù. La meta è la santità; la via è la spiritualità passionista. Il Signore ci chiama ad essere santi e santi passionisti”.

Questo è stato il continuo e unico anelito del P. Fabiano. Possiamo dire che lo ha raggiunto pienamente.

P. Fabiano presiede la messa solenne per i primi 80 consacrati perpetui: Morrovalle, 21/5/2000

P. Fabiano partecipa al Consiglio Nazionale degli Amici di G.C. Morrovalle: 14/10/2001

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Sintesi da A. Bergamini

II - SACRIFICIO E REDENZIONEEsperienza della croce di Antonietta Meo (Nennolina)

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Il volo verso la patria

All’inizio del nuovo anno 1937 Nennolina si preparò al Sacramento della cresima, che le venne conferito il 19 mag-gio 1937 nella stessa cappella dove aveva ricevuto la pri-ma comunione. Pochi giorni dopo si aggravarono i segni della malattia che la portò alla morte. L’affanno e la tos-se non le davano tregua, tanto che non riusciva più neanche a stare seduta e fu costretta a letto. Soffriva molto, ma a chi le chiedeva come stesse, rispondeva sorridendo che stava bene. Chiese di potersi comunicare tutti i giorni, e appena poteva, scriveva le sue letterine. L’ultima è del 2 giu-gno 1937 ed è rivolta a Gesù Crocifisso, come la prima che aveva scritto di suo pugno.

Dopo una visita, il medico decise che era il caso di ripor-tarla in clinica, per una nuova operazione. Il 12 giugno aveva ricevuto l’unzione degli infer-mi e poi venne ricoverata nella clinica di Santo Stefano Ro-tondo al Celio, dove le venne estratto liquido dai polmoni.

Il 23 giugno le vengono re-secate tre costole in anestesia locale, poiché per le sue con-dizioni non avrebbe resistito ad un’anestesia totale. In que-sto giorno Nennolina predice la data della sua morte. Alla madre che cercava di rassicurarla che presto sarebbe stata meglio, la piccola rispose che sarebbe rimasta in clinica “dieci giorni meno qualcosa”. Nei giorni seguenti Antoniet-ta sorprendeva tutti per la forza d’animo con cui riusciva a sopportare il dolore, tanto che ad un certo punto la madre stessa inizia a dubitare se la sua figliola soffrisse davvero. Racconta infatti nei suoi Ricordi:

“Andai dal dottore, gli dissi: “Dot-tore, io non credo... mi dica la verità, mi dica veramente... Antonietta non soffre molto, vero?. “Ma signora, cosa chiede! Cosa dice! Stia zitta!... I dolori sono atroci”.

Antonietta era decisa a rimanere sul

Calvario con il suo caro Gesù e nessuno poteva dissuaderla.

Si era ormai agli ultimi tremendi giorni di Nennolina, come scrive il P. Vanzan, e in lei si manifestò in modo straordinario il dono della fortezza. L’amputazione della gamba, purtroppo, non aveva fermato il tumore che, a metà giugno 1937, si ri velò con metastasi al capo, a una mano e al piede, cistite, mu-ghetto alla bocca e alla gola. Lancinante il dolore anche per le varie terapie: pun-tura esplorativa ed estrazione di liquido dal polmone sinistro, resezione di tre costole effettuata con semplice ane stesia locale, data l’insufficienza cardiaca.

Ma il dolore principale era localizza-to nel polmone, come narra la mamma: “Il sar coma le impediva di respirare e le dava continua irritazione alla gola: era

uno strazio ve derla! Il mattino del 3 luglio 1937 Antonietta guardava fisso davanti a sé, i suoi oc chi erano sereni, nel suo viso non vi era la minima con-trazione; respirava a lunghi in-tervalli. Mio marito la riappog-giò dolcemente sui cuscini». Una suora disse l’invocazio ne: «Gesù, Giuseppe e Maria vi dono il cuore... spiri in pace con voi l’anima mia». All’ul-tima invocazione Nennolina respirò lungamente: era passata al cielo per incontrare il Signo-re e la Madonna che aveva tan-to amato e ai quali aveva scritto le sue letterine. Aveva ricevuto l’ultima comunione il gior no prima e stava arrivando il sa-cerdote per dargliela ancora.

Il giorno dopo la piccola bara bianca fu trasportata in mezzo ad una folla commossa nella Basilica di Santa Croce in Ge-rusalemme, la stessa che con-serva le reliquie della Passione di Gesù e nella quale appena sei anni prima era stata battez-zata.

Appena un anno dopo la sua morte, Armida Barelli, a nome della Gioventù Femminile di Azione Cattolica, chiese alla si-gnora Meo di poter far avviare il processo di canonizzazione per la piccola Nennolina. La fase diocesana di tale processo

si concluse nel 1972; nel 1997 fu dato il permesso di trasferire le spoglie del-la piccola serva di Dio dalla tomba di famiglia al Verano alla basilica di S. Croce in Gerusalemme, in una picco-la cappella adia cente a quella che conserva le reli quie della passione di Gesù. Lì dove, il 28 di cembre 1930, giorno della festa dei Santi Innocenti, era stata battezzata. Il 17 dicembre 2007 è stato pubblicato il decreto che dichiara Nennolina “vene-rabile”. La Chiesa ha così riconosciuto che Antonietta, benché così piccola, ha praticato, in maniera proporzionata alla sua età, l’eroismo delle virtù. É in fase avanzata lo studio di un miracolo attri-buito alla intercessione di Nennolina, che potrebbe essere presto la più giova-ne santa della Chiesa.

di Maurizio Buioni CP

Immersa per amore nel dolore di Gesù

Quando Antonietta iniziò la prepa-razione per la prima comunione, prese l’abitudine, tutte le sere, prima di an-dare a dormire, di dettare alla madre, prima, o di scrivere dì suo pugno, poi, delle lettere, che lei chiamava “poesie”, indirizzate ai familiari e ai suoi interlo-cutori celesti: a Dio Padre, a Gesù Euca-ristia, a Gesù Bambino, a Gesù Risorto, a Gesù Crocifisso, allo Spirito Santo, alla SS. Trinità, a Maria. Queste lette-re sono un tesoro per noi, perché sono uno strumento importante per capire l’azione della grazia del Signore su questa pic-cola creatura e come lei sia stata capace di ac-coglierla senza riserve, anzi con slancio sem-pre più generoso, solo per amore di quel Gesù che lei amava tanto. Ce lo comunica lei stessa, quando, qualche mese dopo l’amputazione della gamba, scrive in una letterina indirizza-ta a suo padre :

“Caro papà io sono molto contenta che Gesù mi ha mandato questo guaio sai!... Al-meno sono la più predi-letta di Gesù”.

Caro Gesù, dammi delle anime

In queste letterine sono contenute quelle meraviglie della grazia, che fan-no operare alla piccola un balzo misti-co, con il desiderio di imitare Gesù sof-ferente che giunge quasi a identificarsi per amore con il suo sacrificio. Ella si sente come immersa per amore nel do-lore di Gesù, fino a fare del suo dolore una continua offerta d’amore.

Seguendo il percorso che ci è dato dall’ordine cronologico delle sue lettere, vediamo che già nelle prime ci sia qual-cosa di non comune in una bambina di cinque anni. Nella seconda lettera del 18 settembre 1936, lei scrive:

“Gesù amoroso, ti dono il cuore mio. Gesù, dammi delle anime” . Questa ri-chiesta di anime è una caratteristica costante dei suoi scritti, è un deside-

rio sempre presente. Nella lettera n. 63 scrive:

“Caro Gesù dammi delle anime! Te le chiedo tanto volentieri e tu damme-ne tante tante!... Te le chiedo perché Tu le faccia diventare buone. Io sono molto contenta che tu le fai diventare buone, perché io vorrei che venissero tutte in Paradiso con Te”.

Nella lettera n. 82 spiega che cosa si-gnifica per lei “avere delle anime”:

“Gesù, Ti voglio tanto bene ma tanto tanto e io farò dei sacrifici per salvare tante anime perché vengano in Paradiso a glorificare Dio”.

Si sentiva missionaria. Quando do-veva affrontare delle medicazioni tanto dolorose, diceva: “Oggi faccio la missio-naria!”. E aggiungeva: “Il dolore è come la stoffa: più è forte e più vale”.

Gesù nel profondo del cuore

Traspare poi in tutte le lettere una confidenza totale e intima con i suoi interlocutori. Questa intimità è vissu-ta quotidianamente, tanto che spesso Gesù diventa quasi un compagno di giochi. Nel processo di canonizzazio-ne, le suore della sua scuola materna testimoniano che, prima di uscire dalla chiesa, spesso vedevano Nennolina av-vicinarsi al tabernacolo e dire a Gesù di andare a giocare con lei.

Antonietta è comunque pienamente consapevole che la cosa assolutamente

necessaria per lei è la Grazia che chiede costantemente: “Io ti prometto che vo-glio essere sempre buona ma tu aiutami perché senza l’aiuto Tuo non posso fare più niente”.

Il ritornello della richiesta di Grazia lo possiamo ritrovare in tante letterine e notiamo come tale Grazia è sempre legata al sacramento dell’Eucaristia. Si-gnificativo ci sembra un episodio che la madre di Nennolina racconta nel suo diario. Un giorno mi dettò:

“Caro Gesù, metti la tua grazia dentro l’armadietto che sta dentro l’anima mia”. Io intervenni: ma sbagli, cosa significa

questo dentro che sta dentro; vuoi dire che metta la sua grazia dentro l’anima tua? Rispose: “no, scrivi così”! Tentai invano di persuaderla; ne nacque una discussione e in fine la picco-la spiegò:

”Senti, mam-ma, fai conto che l’anima mia sia una mela; dentro alla mela ci sono quei cosini neri

che sono i semi; poi dentro alla buccia dei semi c’è quella cosa bianca... Ebbene quella fai conto che sia la grazia”. Tro-vai il paragone, che io non conoscevo, profondo, ma non volli darmi vinta, e risposi: “Già la tua maestra ha preso la mela per farsi capire”! “No, mamma, l’ho pensato io!”.

Questo esempio della mela, Nennoli-na lo accenna nella lettera 108, ma lo amplia nella lettera 134:

“Caro Gesù, domani quando sarai nel mio cuore fai conto che la mia anima fos-se una mela, e come nella mela ci stanno i semi, dentro la mia anima fa che ci sia un armadietto, e come sotto alla buccia dei semi ci sta il seme bianco, così fa che dentro all’armadietto, ci sia la tua gra-zia che sarebbe come il seme bianco e fa che questa grazia la lascerai sempre sempre con me” (continua).

NennolinaConsacrati e responsabili: Morrovalle 11-5-2008

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FAMIGLIA ED EUCARISTIA10 11

coppia di sposi ed al di là della stessa singola famiglia che si è costituita.

L’Eucaristia è festa, una festa inserita nella comunità e nella quotidianità. E’ una festa che rimanda ad un’altra festa, quella eterna.

L’Eucaristia è la Pasqua del Signore Gesù. Si celebra con decoro e con or-dine. Si preparano le tovaglie, i fiori, la luce, il pane, il vino e l’acqua.

La celebrazione eucaristica accompa-gna sempre la comunità cristiana e la sostiene, indipendentemente dall’età di ogni singolo componente.

Pure la storia della vita di coppia ha i suoi momenti di festa e di gioia. I momenti in cui si celebra la vita che nasce e l’imma-gine di Dio che si perpetua. I momenti in cui si ricordano gli anniversari e si ringra-zia il Signore per gli anni che ci dona.

Anche nella vita coniugale abbiamo la commensalità, il preparare la tavola anche se apparentemente si compiono solo dei gesti rituali. Il mangiare e bere insieme, per Israele, era significato di condivisione e di amicizia, di alleanza e di comunione. Nella famiglia questi ‘riti’ acquistano un significato particola-re soprattutto nell’attuale contesto stori-co, nel quale spesso si corre e non ci si ferma a parlare fra i vari membri della famiglia, non si comunica come una volta. Quindi, il momento del mangiare insieme, intorno alla stessa tavola, ac-quista un significato speciale proprio in virtù di questo bisogno di comunione e di comunicare fra i figli e i genitori, fra figli e figli, fra sposo e sposa.

Il matrimonio è sacramento, non biso-gna mai dimenticarlo. In virtù di quelle grazie che gli sono proprie, un uomo ed una donna, che hanno scelto di unirsi nel Signore, trovano la forza necessaria per affrontare le inevitabili difficoltà che la vita pone sul loro cammino, nutren-dosi sempre a quella fonte inesauribile che è Gesù Eucaristia.

(Da: www.bioeticaefamiglia.it)

Dott.ssa Adele Caramico Stenta

L’undici settembre 2006, incontrando nella Cattedrale di Monaco i bambini della Prima Comunione, con i loro geni-tori e i loro educatori, Benedetto XVI ha rivolto loro l’invito a scoprire la bellezza della preghiera in famiglia.

Nella chiesa in cui ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 28 maggio 1977, il Papa ha presentato la Comunione come la “fonte della vita” con cui Gesù “viene a noi e si unisce a ciascuno di noi”. Per questo motivo, il Santo Padre si è rivolto in particolare ai genitori dei bambini per invitarli “vivamente ad aiutare i vostri bambini a credere, invitarvi ad accompagnarli nel loro cammino verso la Prima Comu-nione”. In definitiva, ha spiegato, si tratta di aiutarli “nel loro cammino verso Gesù e con Gesù”.

“Vi prego – ha detto loro –, andate insieme con i vostri bambini in chiesa per partecipare alla Celebrazione eucari-stica della domenica!”. “Voi vedrete che questo non è tempo perso; è invece ciò che tiene la famiglia veramente unita, dandole il suo centro... La domenica diventa più bella, tutta la settimana diventa più bella, se insieme partecipate alla Liturgia domenicale”.

“E, per favore, pregate anche a casa insieme: a tavola e pri-ma di andare a dormire. La preghiera ci porta non solo ver-so Dio, ma anche l’uno verso l’altro… È una forza di pace e di gioia. La vita nella famiglia diventa più festosa e acquista un più ampio respiro, se Dio vi è presente e si sperimenta questa sua vicinanza nella preghiera”.

Il Papa si è anche rivolto agli insegnanti di religione per chiedere loro “di tener presente nella scuola la ricerca di Dio, di quel Dio che in Gesù Cristo si è reso a noi visibile… So che nel nostro mondo pluralista è difficile avviare nella scuola il discorso sulla fede. Ma non è affatto sufficiente, che i bambini e i giovani acquistino nella scuola soltanto delle conoscenze e delle abilità tecniche, e non i criteri che alle conoscenze e alle abilità danno un orientamento e un sen-so… Stimolate gli alunni a porre domande non soltanto su questo e su quello – cosa buona anche questa –, ma a chie-dere soprattutto sul ‘da dove’ e sul ‘verso dove’ della nostra vita – ha concluso –. Aiutateli a rendersi conto che tutte le risposte che non giungono fino a Dio sono troppo corte”.

Benedetto XVI

La partecipazione all’Eucaristia e la preghiera in famiglia tiene unita la famiglia

Il Creatore, non soltanto ha voluto l’uomo per amore, ma ha stretto anche un’alleanza con Adamo e

con tutti i suoi discendenti. Di tutte le alleanze quella con Abramo riveste un ruolo particolare per la storia biblica ma anche per la stessa nostra storia come credenti e come uomini. All’interno di questa alleanza si fa strada un’alleanza ‘nuova’, ‘diversa’: la comunione fra il Creatore e la sua creatura prediletta, nel Figlio Gesù.

Gesù è il nuovo ed ultimo Adamo. In Lui ogni uomo ed ogni donna trovano, e troveranno sempre, la loro immagine. In quella alleanza d’amore che il Figlio ha stipulato con noi, con la sua morte sulla croce, troviamo la vera immagine anche del matrimonio e della stessa fa-miglia. Già nell’Antico Testamento pos-siamo trovare valori legati alla famiglia ma, tutto raggiunge la sua completezza con il Vangelo, con la venuta del Figlio di Dio in mezzo a noi.

Partendo da queste considerazioni, la famiglia potrebbe tracciare un ‘percor-so’ personale per camminare insieme nel matrimonio alla luce della Parola di Dio. Scegliere un percorso da fare insieme, marito e moglie, comporta l’assumersi una responsabilità ed un impegno grande di fronte al Signore e di fronte ai figli che Egli ha donato alla coppia. Ma, questo cammino da fare insieme, è la strada più bella e più im-portante che degli sposi e dei genitori possano percorrere.

Da dove partire?

Innanzitutto dal leggere e meditare insieme le parole della Sacra Scrittura. Farlo ogni giorno traendo da esse lo sti-molo per vivere meglio e più vicini al Signore la propria giornata; traendone la forza per rialzarsi quando si cade, la forza di affrontare le difficoltà insieme ma guardandole con una luce diversa.

Dalla meditazione della Parola si passa alla preghiera insieme, magari al termine della giornata, come ringrazia-mento e verifica del vissuto nella fede di quel giorno.

Ma ciò che resta il ‘perno’ principale di tutto è il sacramento dell’Eucaristia. Vediamo come l’Eucaristia ed il ma-trimonio possano essere confrontati. L’Eucaristia è un ‘sì’ dell’amore divino

e umano. Dio dice di ‘sì’ all’uomo con essa, gli dice di amarlo, gli dice che è fedele e che ha stretto un’alleanza forte con lui.

E’ un ‘sì’ col quale Dio ci redime dal peccato, ci sottrae al suo dominio su di noi, nella nostra vita, per darci una vita diversa, libera da questa schiavitù e dal-la morte conseguente. Dal ‘sì’ di Gesù nasce la nuova vita per noi.

Anche il matrimonio cristiano nasce da un ‘sì’ d’amore pronunciato dai due sposi. Un ‘sì’ detto in comunione con Gesù nella celebrazione Eucaristica. Un uomo ed una donna si dicono re-ciprocamente il loro ‘sì’, ciascuno dice all’altro di amarlo e promette di farlo per sempre. Si stringe un’alleanza parti-colare fra l’uomo e la donna, un’alleanza basata sull’amore e sul rispetto recipro-co dell’altro, sulla fedeltà e sulla comu-nione fra i due sposi. Un ‘sì’ che Gesù benedice tramite il sacerdote.

Il Signore ci accetta come siamo e ci invita a migliorarci nella fede e nel-la nostra crescita spirituale. Pure nella famiglia deve avvenire lo stesso, ci si deve accettare così come si è e crescere poi insieme, camminare insieme, mano nella mano verso la meta, che è sempre la stessa: il Signore Gesù.

Il ‘si’ di Gesù ci ha dato la possibilità di essere liberi dal peccato. L’Amore del Signore è un amore totale, esso è fonte di speranza per tutti noi e nessun altro amore può mai darci così tanto.

Nel matrimonio due persone, un

uomo ed una donna, dicono il loro ‘si’, lo dicono davanti al Signore e nel Si-gnore, lo dicono davanti al sacerdote e davanti alla comunità. E’ un ‘si’ frutto dell’amore che li lega e che li spinge a dirselo anche davanti a Gesù. E’ l’amo-re che fa fare loro un passo così impor-tante, un amore che deve andare oltre le semplici promesse umane perché è legato, in quanto scaturisce dalla stessa sorgente, all’Amore Divino.

L’Eucaristia è preghiera di ringrazia-mento ed è anche supplica per tutti noi. E’ un momento particolare di comu-nione con ed in Cristo, di comunione col Padre Celeste, di comunione con la Chiesa e con la propria comunità par-rocchiale, è comunione anche con co-loro che ora riposano nel Signore ed è comunione con tutti i Santi.

Il matrimonio è comunione fra due persone, con in mezzo Cristo. Il ‘si’ che si scambiano reciprocamente gli sposi, davanti al Signore, nel giorno della cele-brazione del sacramento, è una promes-sa che si perpetua ogni giorno della loro vita insieme.

Ciò che nasce è una comunione non soltanto fra di loro, ma anche col Signo-re, col Padre Celeste, con la Chiesa, con la propria comunità parrocchiale.

Nasce una comunione nuova perché aperta al e sul mondo. La famiglia che ne scaturisce non è inserita dentro una storia qualsiasi, ma fa parte di una sto-ria ‘speciale’: la storia della salvezza. E’ una ‘storia’ che va al di là della singola

Amici di Moricone RM., in pellegrinaggio alla Madonna della Stella

Francesco e Graziella si consacrano a Gesù Crocifisso: Fossacesia, 25 aprile 2008-06-07

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di Francesco Valori

FESTA DELLA FAMIGLIA PASSIONISTAMons. Martino Elorza

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Una volta quando si diceva “passio-nista” si pensava solo ai religiosi e alle suore passioniste. Oggi si

parla di “Famiglia Passionista” che comprende religiosi, suore e laici passio-nisti. Nel 2007, il capitolo della provin-cia passionista della Pietà, che si estende nella fascia adriatica del centro Italia, ha stabilito di celebrare “la giornata del-la famiglia passionista”. Il 2 giugno 2008 c’è stata la prima esperienza di questa giornata presso il santuario di S. Gabriele. Per una migliore conoscenza e comunione, per questo primo incontro si è preferito invitare solo rappresentanti delle comunità dei religiosi e delle suo-re e dei movimenti laicali. Ci siamo così ritrovati in più di 150 partecipanti, tra religiosi, suore e laici.

Nell’accogliente salone Stauros, cir-condati dalle opere dei maggiori artisti del momento, il superiore del santua-rio, P. Mario d’Ippolito, ha rivolto un caldo benvenuto a tutti, nella cornice delle celebrazioni del primo centenario della beatificazione di san Gabriele. P. Aurelio D’Intino, assistente provinciale del M.L.P., ha illustrato la giornata; P. Giovanni Giorgi, assistente nazionale del MLP, ha presieduto le lodi e si è det-to felice di partecipare alla prima festa della famiglia passionista della provin-cia della Pietà.

É seguita una calda esortazione e re-lazione del padre provinciale, Piergior-gio Bartoli, che ha illustrato come ”vi-vere insieme la spiritualità del cuore”, cioè la spiritualità dell’amore, secondo l’insegnamento di S. Paolo della Croce e l’esempio di S. Gabriele. Siamo riuniti dal carisma che ci ha trasmesso s. Paolo della Croce, innamorato di Gesù Cro-cifisso. La spiritualità passionista è una

proposta di vita impegnativa e valida per tutti: religiosi, religiose, laici. Tutti legati da una stessa vocazione: ricordare al mondo che la passione di Cristo è la via maestra della santità, capace di tra-sformare la croce in un atto di amore.

Al termine della conferenza, il padre Provinciale ha presentato le varie realtà passioniste della Provincia.

Sacerdoti e religiosi passionisti: fe-deli all’insegnamento del Fondatore, con voto speciale si impegnano a vivere in comunità fraterne per annunciare a tutti l’amore di Gesù Crocifisso. Sono attual-mente 129, di cui 6 in Indonesia, 6 in Bulgaria e 117 in provincia; 5 postulanti dei quali 3 pronti per il noviziato.

Due monasteri di Monache Pas-sioniste di clausura, a Loreto AN e a Ri-patransone AP: vivono la loro missione nel silenzio e nella preghiera per attirare la grazia del Signore su tutta la chiesa.

Suore Passioniste di S. Paolo del-la Croce: non fondate da s. Paolo della Croce, ma ne vivono il carisma, con 4 comunità nel territorio della Provincia: S. Gabriele, Trasacco, Montorio, Colo-gna Spiaggia.

Suore Passioniste messicane: han-no aperto da poco una scuola materna a Montecosaro Mc.

Due associazioni di ex alunni passionisti: l’Apex e il Movimento Famiglia Passionista, con l’intento di vivere nella famiglia e nella società la spiritualità passionista.

Ci sono poi due grandi movimenti laicali e diversi gruppi minori.

Tendopoli: associazione giovanile, nata per opera del P. Francesco Cor-deschi, per aiutare i giovani incontrati

nelle missioni popolari e perseverare nel cammino cristiano, impegnandosi in parrocchia.

Amici di Gesù Crocifisso: un movi-mento iniziato dal P. Alberto Pierangioli su richiesta di laici desiderosi di vivere da laici la spiritualità passionista: conta attualmente 2700 aderenti. S’impegna-no ad amare e fare amare Gesù Croci-fisso e a riconoscerlo e servirlo nei “cro-cifissi”, che sono accanto a noi.

Vi sono poi altri gruppi minori: Mo-vimento laicale di Casale, Il M.L.P. di San Gabriele, Anime Libere, sorto per evangelizzare con la musica e il canto, Gruppo giovani della vicaria di Mondolfo, Gruppo laicale pres-so le suore passioniste di Cologna Spiaggia.

I responsabili dei gruppi presenti hanno poi fatto una presentazione più dettagliata dei loro gruppi.

La mattinata si è conclusa con la solenne concelebrazione eucaristica presieduta da p. Aurelio d’Intino e la partecipazione di più di una ventina di sacerdoti passionisti, assistenti dei gruppi laicali.

E’ seguito un pranzo, offerto dalla Provincia, presso i locali del centro di spiritualità.

Nel pomeriggio è stato proiettato una presentazione del Recital su S. Gabriele, fatta dall’autore Carlo Tedeschi, molto apprezzata. Ci siamo quindi trasferi-ti nella cripta del santuario, davanti all’urna di S. Gabriele, per commemo-rare il 150° anniversario della sua bea-tificazione.

Al termine della preghiera, il padre Provinciale ha chiamato per nome i vari

movimenti e grup-pi, consegnando a ciascuno una pergamena, con l’attestazione che il movimento o il gruppo è accolto pienamente nella famiglia passioni-sta.

É terminata così con gioia la prima giornata della Fa-miglia Passionista.

AMICI NEWSNovembre

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Dott.ssa Adele Caramico Stenta

Ritiro e consacra-zioni a Fossacesia

Venerdì 25 aprile ab-biamo avuto il giorno di Ritiro a Fossacesia. E’ sempre una gio-ia avere il P. Alberto con noi. Quest’anno le Consacrazioni sono avvenute durante il Triduo a San Gabriele. Evidentemente il santo del sorriso ha volu-to essere presente in mezzo a noi, nel cente-nario della sua beatifi-cazione.

La mattina del 25 abbiamo accolto con grande affetto i gruppi di Giulianova e Roccaraso. E’ seguita la catechesi di P. Alberto sulla “Preghiera liturgica”. Sono sempre molto interessanti queste catechesi che ci aiutano a comprendere meglio la nostra fede. Nel pomeriggio, dopo il pranzo comunitario e la foto di gruppo sulla scalinata dell’abbazia, abbiamo avuto un’ora di adorazione da-vanti al Santissimo esposto, con la pre-ghiera del vespro. C’è stata poi la messa solenne di consacrazione concelebrato dal P. Alberto, Marcello Pallota, Bruno de Luca, con il diacono Riccardo Rucci.

I consacrati sono stati: Per la prima consacrazione: i coniugi Marrone Gio-vanni e Natale Giulia; per il rinnovo: Del Negro Esterina, Tina Gialloreto, Cerico-la Luigi, Nardone Rina e Saladino Ida; per la consacrazione perpetua, i coniu-gi: Petrosemolo Francesco e Colantonio Graziella. E’ sempre commovente que-sta celebrazione che ci porta a ricordare le nostre promesse fatte a Gesù piene di timore e di gioia. Il tutto si è concluso con un’agape fraterna svolta nei locali dell’abbazia.

Paola De Simone

Verità che non ci erano state mai spiegate

Carissimo padre, noi del gruppo degli Amici di Gesù Crocifisso di Giulianova avevamo programmato un pellegrinag-gio in primavera ed avevamo scelto il giorno delle Consacrazioni a Fossace-

sia. Così in dieci abbiamo partecipato a una giornata stupenda. Abbiamo se-guito con interesse la catechesi impor-tantissima sulla Preghiera Liturgica che ci ha aiutato a capire verità che non ci erano mai state spiegate. Dopo il pran-zo comunitario, che ci ha fatto sentire una profonda comunione tra noi, ci sia-mo trasferiti nella bellissima abbazia di S. Giovanni in Venere per l’adorazione eucaristica, la Messa solenne e le consa-crazioni. Vogliamo di cuore ringraziare tutti, ma soprattutto Gesù che ci dona giornate belle come questa.

Gli Amici di Giulianova

Festa di S. Gemma a Loreto

Il 16 maggio, festa di S. Gemma Gal-gani, patrona del MLP, come da diversi anni, un discreto numero di Amici delle Marche ci siamo ritrovati a Loreto pres-so le monache passioniste per celebrare la nostra Patrona. Dalle ore 21,00 alle 22,30 c’è stata l’adorazione davanti al Santissimo esposto, presieduta dal P. Alberto e animata dalle monache pas-sioniste, con canti, pensierini S. Gem-ma e pensieri su S. Gemma, letti da alcune Amiche. E’ stata una esperienza molto sentita, che mi ha fatto riflettere sulla santità e la forza dell’amore di S. Gemma. Penso a questa giovane santa e alla sua breve vita; certo la sofferen-za e le prove non le sono mancate, ma rifletto anche ai pensieri che lei stessa ha scritto e al suo amore totale, instan-cabile e fruttuoso per Gesù, da essere pronta a tutto per lui e per salvare le

anime. Questo mi fa tanto riflettere; penso anche alle suore e alla loro vita nascosta al mondo eppure così presente nel mondo. É bello vedere come l’amore infinito di Dio abbia sempre avuto delle risposte tanto generose dai santi di ieri e di oggi.

Letizia

Esperienza del C. N. del MLP

Abbiamo vissuto 2 giorni di intenso lavoro al consiglio nazionale del MLP che si è tenuto a Roma nella casa gene-ralizia dei Passionisti ai Santi Giovanni e Paolo, il 3-4 maggio. Partite con grande trepidazione, e senso di inadeguatezza per ciò che dovevamo affrontare per la prima volta, abbiamo trovato nel dialo-go con i fratelli di altre realtà passioniste un arricchimento e una gioia davvero inaspettate. Lavorando insieme laici e religiosi, abbiamo sentito l’esigenza di comunicarci il bisogno che abbiamo gli uni degli altri per continuare a portare avanti questo cammino che dà speranza a tutto il nostro vivere, tenendo presente che il punto di forza è Cristo Crocifisso e risorto. Il desiderio più grande è quel-lo di trasmettere agli altri che l’incontro con Cristo cambia radicalmente la vita e la illumina di speranza, dando al no-stro quotidiano un senso più profondo. Ognuno di noi è dono per l’altro; cre-diamo in “Lui”, crediamo nel suo amore e chiediamo la grazia di essere per sem-pre tralci attaccati alla vite.

Fiorella e Letizia

di Piera Iucci

Partecipanti alla giornata della Famiglia Passionista: S. Gabriele, 2/6/2008

Giornata di ritiro e consacrazioni a Fossacesia: 25/4/2008

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di P. Alberto Pierangioli

TESTIMONIANZENovembre

14 Testimonianza e martirio nella famigliaNovembre

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di P. Alberto Pierangioli

Grazie soprat-tutto per la con-sacrazione a Gesù Crocifisso

La preghiera è di-ventata per me la compagna del gior-no e della notte. Penso a quante volte non dicevo il rosario perché dicevo di non aver tempo; adesso riesco a dirlo anche mentre guido. Pen-so a quanto tempo ho perduto lontana da nostro Signore; adesso lo sento tan-to vicino. Se dovevo provare questo do-lore per accorgermi di quanto è grande nostro Signore, sia benvenuta la malattia di Mario. Ora pregare assieme a mio marito e ai miei figli è una gioia che non credevo mai di poter provare. Ora tutto sembra più semplice. Ringrazio nostro Signore. Ti ringrazio per tutto quello che stai facen-do per noi, sopratutto per avermi consa-crata a Gesù Crocifisso.

Anna dal Sud Africa

La grazia della consacrazione in Sud Africa

Caro padre, sarà una sorpresa per te questo messaggio. Ti scrivo dalla Spa-gna! Dovevo venire qui dal Sud Africa, da mia figlia Annamaria, per scriverti. Ieri ho parlato con Anna e Mario in Sud Africa: mi mancano molto, ma parlando con loro li ho sentiti tranquilli. Anche se lontana, cerco di farmi sentire sempre vicina a loro, nella grande prova in cui si trovano. Vorrei confidarti quello che ho provato quando ho fatto la consacra-zione a Gesù Crocifisso in Sud Africa. Dal momento della mia consacrazione mi sono sentita rinata, più forte nel credere a quello che ho sempre creduto. Siamo sempre nella prova; Dio ci indica la via da seguire, ma tante volte rifiutia-mo di capire. Vedendo quello che Anna sta passando come mamma, credo che essere amica di Gesù sia una grazia cosi grande da non sentimi degna di fare parte della famiglia passionista. Cerco

di ricordare ogni giorno le tue parole, di fare piccole cose e di offrirle a Gesù. Nel recitare il santo rosario mi metto ai pie-di del crocifisso e gli chiedo di aiutar-mi a capire di più le necessità della mia grande famiglia, per poter fare di più per figli e nipoti. Mentre sto scrivendo, ho nelle braccia il piccolo Matteo. Rin-grazio Gesù che mi ha dato e conserva-to la fede e mi dà sempre più forza di continuare la mia vita di vedova da vera amica di Gesù Crocifisso, per accettare tutto quello che la vita mi riserva e che Lui dispone di me.

Vittoria dell’Erba

L’esempio degli Amici che hanno raggiunto la meta

Più passa il tempo in questo cammi-no di fede e di amore e più sono inna-morata di te, Signore. Solo l’amore vin-ce ogni paura. Se ci soffermiamo un po’ ad osservare il mondo, vediamo il male ovunque e ciò avviene perché manca l’amore. Il discepolo Giovanni chiese al maestro: “Dove abiti?”. Gesù rispose: “Vieni e vedrai”. Il Signore dice que-ste parole perché solo da lui vengono le risposte ai grandi problemi dell’uomo che ha sempre più dubbi. Il Signore ha chiesto anche a me di fermarmi con Lui, di conoscerlo, di amarlo e di seguirlo. Ringrazio coloro che mi aiutano a riflet-tere e conoscere sempre più l’amore di Gesù Crocifisso e del prossimo. Mi sono commossa quando in una catechesi

sono stati ricorda-ti i nostri fratelli e sorelle che hanno già raggiunto il cielo. Non ho mai dimenticato la so-rella Emilia di Fos-sacesia che è sem-pre nel mio cuore e nella mia mente e la porto spesso come esempio. Il Signore si è servi-to di lei per farmi capire e meditare tutto il bene che mi vuole Dio. Mentre sto scrivendo, sto contemplando il volto e le piaghe di Gesù Crocifisso

che ho davanti a me e gli sto chiedendo perdono per tutte le volte che anche io l’ho crocifisso.

Teresa Marini

La gioia di essere stata accolta tra gli Amici

Caro Riccardo, prima di tutto un abbraccio fraterno, poi ti scrivo per-ché volevo comunicarti una volta in più la mia gioia per avermi accolta tra voi. Devo dirti che da quel momento la preghiera è cambiata: è diventata molto più profonda, più radicale, più coinvol-gente. Ha creato in me una bramosia verso l’Eucaristia mai provata prima. Prima di restare incinta della piccola Simona, frequentavo la S.Messa tutti i giorni eppure la voracità che oggi pro-vo nell’accostarmi all’Eucaristia mi era sconosciuta. Quando mi ritrovo in fila in attesa di ricevere Gesù Sacramentato sento il cuore palpitare fortemente, mi ritrovo con il cuore tanto pieno d’amo-re che quasi mi fa male e qualche volta questo mi fa paura. Se all’inizio potevo avere ancora qualche dubbio che questa fosse realmente la volontà del Signore, oggi sono certa che invece è proprio questo il posto in cui mi voleva. Ti ab-braccio affettuosamente e con te anche la tua splendida signora Maria. Vostra sorella in Cristo.

Cinzia di Sulmona

Partecipare alla Passione di Gesù

Carissimo padre, in queste ultime set-timane ho avuto alcune accuse ingiuste nel posto del lavoro. Dopo aver cerca-to, in un primo momento, di spiegare la verità, mi sono immersa nel silenzio di accettazione, senza cercare di giusti-ficarmi, nonostante mi costi tanta umi-liazione. Ho affidato la mia causa solo a Gesù; Lui che è Verità, farà prima o poi venire alla luce il vero. Così ho ab-bracciato la croce della mortificazione pensando a Gesù che si “lasciò umilia-re e non aprì la sua bocca”, nonostan-te fosse nel giusto. Lascio a Lui la mia causa. Dio è buono, perchè si degna di farmi partecipare alla sua Passione con queste sofferenze quotidiane. La soffe-renza, se accettata con amore, è un ter-reno fertile che produce frutti splendidi, rafforza l’anima e la rende solida nella fede e nell’ amore verso Dio. Come la medicina amara che rafforza e guarisce, così la sofferenza, accettata con amore, rafforza lo spirito, accresce l’amore di Dio e dona la gioia di partecipare alla Passione di Gesù.

Rita

Non ho chiesto il miracolo ma una fede più grande

Caro padre, attendevi una mia telefo-nata per venire a farti gli auguri di Pa-squa! Purtroppo non è stato così. Mentre ero a Civitanova per lavoro, ho notato che con l’ occhio destro non vedevo più con chiarezza: tutto si era appannato! All’inizio non vi ho dato peso, pensan-do che si trattasse di stanchezza. Dopo

Pasqua sono andato dall’oculista, con-vinto che mi era scesa la vista e che con un nuovo paio di occhiali avrei risolto il problema... Invece non vi era lente che mi facesse leggere con l’ occhio destro... Dopo ripetute visite e tutti gli esami possibili, a fine aprile, il primario di oculistica ha confermato che il mio oc-chio è irrimediabilmente danneggiato, e pertanto con l’occhio destro non vedrò più. In questo mese e mezzo, vedendo-mi la vita cambiata all’improvviso, ho riflettuto su tante cose ed ero tentato di chiedere al Signore la grazia della guari-gione. Io gli ho semplicemente chiesto: “Gesù, non farmi tornare a vedere con l’ occhio, ciò sarebbe un miracolo e io non sono degno di essere miracolato, ma in-segnami semplicemente a vedere meglio con gli occhi della fede e a saper scrutare e discernere la mia vita per aderire a te con più fede”.

La mente mi è riandata al giorno in cui lasciai la comunità di Recanati: uscii dal portone della portineria, mi ingi-nocchiai nella scalinata della Chiesa e pregai Gesù e Maria perchè mi stessero vicini in quel momento così difficile per me e spontaneamente conclusi la pre-ghiera recitando il versetto del Salmo: “Anche se andassi per una valle oscu-ra, non temerei alcun male, perché Tu sei con me; il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza”. Sentii una grande pace interiore ed una gran-de serenità, nonostante che lasciavo tut-to per il niente. Oggi mi ritrovo con un occhio nell’oscurità e ripeto quello che dissi allora. E chiedo a Gesù, che, per le sofferenza che ha sopportato per noi, mi dia la vera luce del cuore. Prega per-

ché questo accada. Proprio quest’ anno si compiono i quaranta anni da quando eravamo insieme a Cesta (in terza me-dia): un anno stupendo, ricco di tante cose e soprattutto di tuoi tanti insegna-menti che hanno segnato le vite di noi ragazzi. Grazie per le catechesi che mi invii e che leggo volentieri. Mi unisco a voi il 16 maggio per la veglia in onore di S. Gemma a Loreto.

Amico di Gesù Crocifisso

La preghiera liturgica

É sempre una grazia partecipare a una giornata di ritiro e consacrazione delle nostre fraternità, come è successo il 25 aprile a Fossacesia. Ho seguito con grande attenzione e gioia la catechesi di p. Alberto sulla “Preghiera Liturgica”: è stata come un bagno ristoratore per me e per tutti i numerosi partecipanti. Come ho desiderato di avere presenti tanti fratelli che per vari motivi non hanno partecipato! Ha colpito tanto l’uditorio sapere che “La Liturgia è la preghiera di Cristo e del suo corpo mistico che è la Chiesa”. É la nostra preghiera fatta con Gesù, in Gesù, per Gesù. É l’eserci-zio dell’ufficio sacerdotale di Gesù, che comprende ogni preghiera della Chie-sa, in particolare la Liturgia delle Ore e la celebrazione dei Sacramenti, con al centro L’Eucaristia. Se tutta la Trinità è impegnata a colmarci di benedizioni, anche noi dobbiamo essere sempre im-pegnati a benedire Dio. La celebrazio-ne liturgica è una celebrazione umana e divina, che si svolge nel cielo e sulla terra. A questa lode perenne a Dio par-

tecipa tutta la Chiesa che è in cielo, in purgatorio e sul-la terra. A questa lode pe-renne ci uniamo anche noi quando preghiamo comu-nitariamente. Occorre ora il nostro impegno, ricordando che quando preghiamo non siamo mai soli, ma con noi pregano milioni di fratelli. Questo mi fa riflettere sul-la necessità e l’importanza della preghiera liturgica, da preferire a ogni altra pre-ghiera.

RiccardoGiornata della Famiglia Passionista, S. Gabriele: 2/6/2008

Anna, Vittoria e Angelina si consacrano per sempre a Gesù Crocifisso: Pretoria, Sud Africa, 22/1/2008

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Luglio / Agosto 2008 – Anno IX n. 4Autor. Trib. di MC n. 438\99 del 17-12-1999Sped. Ab. Post. D.353/2003 (L. 27/02/2004 n. 46)Art. 1, Comma 2, DCB MacerataEditoriale ECO srl - C. c. p. 11558624Dir. Tonino Taccone – Redazione: P. A. Giuseppe PierangioliPiazzale S. Gabriele 2 – 62010 Morrovalle McTel. 0733.221243 - Fax 0733.222394 - C. 349.8057073http://www.amicidigesucrocifisso.org

Un grazie sincero a coloro che hanno inviato la loro offerta per le spese di stampa

Ricordiamo al Signore i nostri defunti: Scarponi Nerina di Macerata: 17-4-2008; P. Fabiano Giorgini: 28-04-08.

CALENDARIO AMICI6 luglio: Ritiro mensile a Morrovalle4-9 agosto: Primo corso di Esercizi spirituali a S. Gabriele18-21 agosto: Secondo corso di Esercizi spirituali a S. Gabriele14 Settembre: Ritiro mensile a Morrovalle.

Tema: “La Preghiera Liturgica”

I Corso: 4-9 agosto 2008. Per tutti. Guida: P. Alberto Pierangioli e P. Bruno De Luca CP II Corso: 18-23 agosto 2008. Per famiglie. Guida: P. Luciano Temperilli e P. Alberto

Inizio e fine: dal pomeriggio del lunedì al pranzo del sabato. Quota adulti: Camere doppie: € 200,00 - Singole: € 210,00 Bambini e ragazzi: condizioni a parte. Prenotazione: P. Alberto Pierangioli – P. S. Gabriele 2 – 62010 Morrovalle Mc Tel. 0733/221273 – Cel. 349. 805.7073

ESERCIZI SPIRITUALI AMICI G.C. E LAICI IMPEGNATISede: Centro di Spiritualità San Gabriele TE Tel. 0861.97721

di P. Alberto Pierangioli

Un opuscolo snello di 40 pagine, atteso da tem-po, scritto per chi vuole conoscere e fare conoscere meglio gli Amici di Gesù Crocifisso. Risponde a tre domande: Chi siamo? Che cos’è la spiritualità Passio-nista? Che cos’e la Consacrazione a Gesù Crocifisso?

MLP AMICI DI GESÙ CROCIFISSO: CHI SIAMO?

di Sr. Pia Regina Malizia

un volumetto di 60 pagine, è stato scritto da una suora Passionista, Amica degli Amici di Gesù Croci-fisso ed è rivolto a chi “desidera comprendere meglio e ricordare con grato affetto quanto Gesù ha sofferto, ora per ora, nella sua dolorosa Passione”.

L’OROLOGIO DELLA PASSIONE

NOTA BENE: I due volumetti saranno spediti a chi li desidera, dietro rimborso delle spese di spedizione.

Gino Grassetti di Ma-cerata (1923-2008): ami-co degli Amici di G. C.

La sua profonda fede lo rese sempre sereno e se-reno tornò a Dio.