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mici di Gesù Crocifisso A A Rivista del Movimento Laicale Passionista “Amici di Gesù Crocifisso” Novembre - Dicembre 2007 - Anno VIII n. 6 SOMMARIO † Testimonianza nella famiglia † Testimonianza e Missione Passionista † L’Avventura dell’essere “in Cristo” † P. Bernardo Kryszkiewicz † Il Natale in S. Paolo della Croce † La famiglia oggi e le sue crisi † XVII Consiglio Nazionale Amici † Amici News † Testimonianze B. Bernardo Silvestrelli (1831 – 1911)

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mici di Gesù CrocifissoAA Rivista del Movimento Laicale Passionista “Amici di Gesù Crocifisso”

Novembre - Dicembre 2007 - Anno VIII n. 6

SOMMARIO

† Testimonianza nella famiglia

† Testimonianza e Missione Passionista

† L’Avventura dell’essere “in Cristo”

† P. Bernardo Kryszkiewicz

† Il Natale in S. Paolo della Croce

† La famiglia oggi e le sue crisi

† XVII Consiglio Nazionale Amici

† Amici News

† TestimonianzeB. Bernardo Silvestrelli (1831 – 1911)

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Amici di Gesù Crocifisso

Tutti siamo chiamati ad essere testimoni di Cri-sto. Ma dove cominciare? La testimonianza ha la sorgente nell’amore, è una esigenza del-

l’amore ed è un dono di amore: fare conoscere e dona-re a tutti Cristo che amiamo, ma iniziando dal prossi-mo più prossimo, dalle persone che dobbiamo amare di più, dalla propria famiglia. Non è un vero testimone di Cristo e non ama seriamente la sua famiglia chi non sente il bisogno di iniziare ad essere testimone nella sua famiglia. Portare Gesù, fare conoscere Gesù è il dono più prezioso che possiamo fare a una persona che amiamo.

Per testimoniare Cristo nella famiglia bisogna pri-ma di tutto avere della famiglia l’idea che ne ha Gesù stesso; significa che per un cristiano c’è un solo tipo di famiglia, come voluta dal Creatore: un uomo e una donna che si amano “sino alla fine”, con un amore fe-dele e indissolubile, lieti di partecipare con Dio creato-re al dono della vita. Testimoniare Cristo nella famiglia vuol dire trasmettere, con l’esempio e con la parola, questo unico modello di famiglia voluto da Dio.

Questa testimonianza un volta era più facile, perché c’era un solo modello di famiglia. Oggi non è più così. Ci sono tante idee diverse e tanti modelli diversi di fa-miglia. Anzi si preferisce non parlare più di famiglia, ma di coppia, di con-vivenza. Da qui i tanti modelli di famiglia, che nascono, cambiano e muoiono continuamen-te.

Come essere testimoni nella

famiglia?La famiglia è comu-

nità evangelizzata, per-ché si pone alla scuo-la del Vangelo. Alla sua luce scopre i valori del sacramento del matri-monio e risolve i problemi e le scelte da fare.

Ma la famiglia è anche comunità evangelizzante perché trasmette e testimonia il vangelo a vari livelli.

Il primo livello è l’evangelizzazione reciproca de-gli sposi: si attua nella fedeltà quotidiana all’amore promesso sull’altare, nel catechizzarsi a vicenda, nel-l’approfondire e vivere insieme la propria fede.

Il secondo livello sono i figli. Nel matrimonio la funzione educativa è collegata a quella procreativa e prolunga la partecipazione dei coniugi all’opera crea-trice di Dio. L’educazione è anche evangelizzazione, perché trasmette la fede e apre la via all’amore di Dio. La famiglia ha un proprio ministero nella chiesa: il ministero della vita che comprende generazione ed educazione. Le forme di evangelizzazione sono nume-rose: secondo l’età dei figli, possono consistere in gesti semplici, come l’immagine sacra alle pareti, la Bibbia

bene esposta, il segno della croce, l’elemosina al men-dicante, la lettura comunitaria di brevi brani della Bib-bia, brevi insegnamenti basati sul vangelo, un tempo di preghiera in comune, adatta all’età dei figli. Non basta la recita di preghiere in famiglia, per assicurare una formazione cristiana dei figli: occorre che tutta la vita di famiglia, tutte le scelte siano illuminate dalla fede e dalla coerenza cristiana. La mancanza di questo clima di fede può spiegare anche tanti fallimenti.

Il terzo livello è largo come il mondo e include pa-renti, amici, colleghi, parrocchia, paese. La famiglia cristiana è testimone coraggiosa non solo dei valori del matrimonio, ma di tutta la fede. Non bisogna ostenta-re la fede, ma neppure occultarla e vergognarsene. Il male ha spesso apostoli molto più zelanti.

Un sì come quello della croceOggi non è facile testimoniare Gesù nella famiglia

e alle volte può diventare un martirio. In casa entra-no continuamente maestri che portano la mentalità del mondo, modelli di vita opposti a quelli presentati dal vangelo. La tentazione bussa continuamente a tutte le porte. I figli, appena escono dalla porta di casa trovano modelli di vita allettanti, diversi da quelli inculcati in

famiglia. Per rimanere fedele, l’amore coniu-gale deve trovare nel-l’amore di Gesù in cro-ce il suo modello, la sua forza, il suo alimento. Cosi ogni matrimonio può dirsi un’eco del sì di Cristo in croce.

L’amore e il matri-monio sui mass media sono spesso presentati in modo illusorio, effi-mero, per cui, quando nella famiglia fa capo-lino la croce, ci si tro-va impreparati e si butta tutto all’aria. Nessuno

forma una famiglia per salire il Calvario. Ma bisogna essere preparati anche alle prove. In queste situazioni si deve dare una grande testimonianza di fede e di fe-deltà nell’amore. In una famiglia di “Amici di Gesù Crocifisso”, non dovrebbe mancare mai un momento insieme di contemplazione di Gesù Crocifisso, per im-parare da Lui a vivere e donare l’amore vero. S.Paolo della Croce raccomandava: “Bramo che nella vostra casa non passi giorno che non si mediti un mistero della Passione almeno per un quarto, e tal mistero lo portino tutto il giorno nell’interno oratorio del cuo-re, e spesso anche in mezzo alle occupazioni con l’oc-chio della mente mirino il dolce Gesù in quel mistero che hanno meditato, rivolgendo affetti di amor di Dio. Questi affetti arricchiscono l’anima di tesori di vita e di grazia”.

P. Alberto Pierangioli�

Testimonianza e martirio nella famigliaNovembre

Attilio e Domenica celebrano il 50° di matrimonio. Celebrano il figlio, il fratello e il nipote.

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Amici di Gesù Crocifisso

Al termine di un anno dedicato ad approfondi-re la testimonianza cristiana, ci chiediamo: in che modo, come laici passionisti, possiamo

essere veri testimoni di Cristo? Per avere luce, dobbia-mo andare alla sorgente della spiritualità passionista, a S. Paolo della Croce, del quale si è servito il Signore per dare alla Chiesa un nuovo cammino di santità. Par-tendo da lui, risaliamo alle sorgenti della spiritualità passionista.

S. Paolo della Croce nacque a Ovada AL nel 1694, da una famiglia profondamente cristiana, primo so-pravvissuto di 16 figli. Passa la giovinezza con una vita cristiana esemplare, aiutando il padre nel piccolo com-mercio, per provvedere alla numerosa famiglia. Ascol-tando una predica del suo parroco, si sente chiamato a una vita da dedicare tutta all’amore di Dio. Si arruola volontario come solda-to per andare a combat-tere contro i Turchi che minacciano di invadere l’Europa e distruggere la fede cristiana. Pre-gando poi davanti al Santissimo, sente che Dio lo chiama ad altre battaglie. Lascia la vita militare e intensifica la vita di preghiera. Tor-nando a casa, da una messa, vicino alle porte di Castellazzo Bormi-da, dove si era trasfe-rito con la famiglia, ha una visione interiore: si vede tutto vestito di nero con una croce bianca e il nome di Gesù sul petto. A 26 anni, nel 1720 viene ve-stito dal suo vescovo di questa veste nera.

Per conoscere la volontà di Dio, si ritira per 40 giorni in uno stanzino della chiesa di S. Carlo a Castellazzo Bormida, assorto giorno e notte nella contemplazione del Crocifisso. In quei giorni scrive anche una regola per una congregazione che il Signore gli ispira di fon-dare. Terminato il ritiro, incomincia subito, da sempli-ce laico, un intenso apostolato nel suo paese. Parte per Roma, per avere dal papa l’approvazione dell’istitu-to vagheggiato. Dopo un viaggio disastroso, arriva a Roma in uno stato pietoso. Viene allontanato dal pa-lazzo pontificio in malo modo. Invece di scoraggiarsi, va nella basilica di S. Maria Maggiore e davanti all’im-magine della Madonna, fa voto di dedicare tutta la vita ad amare e fare amare Gesù Crocifisso. Con questo voto nasce la Famiglia Passionista. Seguono anni di intenso apostolato e di vani tentativi di iniziare l’opera di Dio. Nel 1727 viene consacrato sacerdote dal papa e nel 1728 approda definitivamente al Monte Argentario, culla della Famiglia Passionista.

Inizia così una vita di profonda contemplazione del-l’Amore Crocifisso e di apostolato straordinario. Gran-de mistico, apostolo del Crocifisso, Fondatore, guida eccezionale di tante anime. Lo scopo è sempre lo stes-

so: Amare e fare amare Gesù Crocifis-so. Questa è l’essenza della spiritualità passioni-sta, vissuta per oltre due secoli e mezzo dalla Famiglia Passionista, composta da religiosi, suore e laici. Que-sta è la spiritualità che siamo chiamati a vivere e a te-stimoniare come Amici di Gesù Crocifisso.

Spiritualità dell’amore appresa dal Crocifisso e apostolato dell’amore.

Per seguire Gesù Crocifisso, dobbiamo imparare a contemplarlo. Benedetto XVI, nell’enciclica «Deus caritas est», afferma che per capire «Dio Amore», il punto di partenza deve essere «lo sguardo rivolto al fianco squarciato di Cristo… Partendo da lì deve ora definirsi che cosa sia l’amore. A partire da que-sto sguardo, il cristiano trova la strada del suo vi-

vere e del suo amare» ( n.5).

Il nostro Fondatore è vissuto immerso nel mistero della Passio-ne di Gesù e da essa ha imparato «la passione dell’amore». Scrive queste parole stupen-de: «Se vi sentite tutta penetrata dalle pene dello Sposo divino, fate festa; ma questa festa si fa nella forna-ce del Divino Amore, perché il fuoco che pe-netra fin nelle midolla delle ossa trasforma

l’amante nell’amato (L. II, 440). La contemplazione e l’amore di Gesù Crocifisso deve

portare a scelte concrete; non basta amare Gesù Croci-fisso, ma bisogna impegnarsi per fare amare l’Amore. Da qui la testimonianza e l’apostolato. L’amore solo intimistico è un amore vano. S. Paolo della Croce, nel ritiro di Castellazzo, ancora giovane laico, scriveva il 4 dicembre 1720: «Desidererei essere scarnificato per un’anima; mi pareva di languire, vedendo la per-dita di tante anime, che non sentono il frutto della passione del mio Gesù». Scriveva più tardi: “Vorrei essere tutto fuoco di amore, fino a bruciare non solo chi ci passa vicino, ma anche i popoli lontani, in una parola tutte le creature, affinché tutte conoscessero ed amassero il Sommo Bene”.

Dopo questi ultimi quattro anni di cammino passioni-sta, in cui siamo “ripartiti da Cristo”, da “conoscere, amare, seguire, testimoniare”, vogliamo continuare il cammino per crescere nell’amore di Gesù e nell’im-pegno per farlo conoscere e amare. La spiritualità pas-sionista è una spiritualità esigente, ma è la spirituali-tà dell’amore e quindi della gioia e della vita. Siamo chiamati ad essere specialisti e apostoli dell’amore.

P. Alberto Pierangioli

Testimonianza e missione passionistaDicembre

Giovani Amici di Civitanova

partecipano all’Agorà dei giovani a Loreto: 2-9-07

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Amici di Gesù Crocifisso

Una lampante consapevolezza sbalordì la prima comunità cristiana: essere in Cristo. I seguaci di Gesù di Nazareth, battezza-

ti nell’acqua e nello Spirito, vivono in lui e sono con lui come un’unica persona mistica. Dev’essere stata un’esperienza spirituale scioccante. Gli Apostoli ci si trovarono immersi subito dopo la Pentecoste e la co-munità ci si sentì coinvolta nella catechesi e nei sacra-menti dell’iniziazione.

L’apostolo Paolo fu il primo a trasmettere in scrit-to questo stupore che permeava l’esistenza cristiana. I membri della nuova comunità vivo-no una vita propria come individui e come gruppo e sono liberi e respon-sabili delle loro scelte. Ma il tutto av-viene dentro un nuovo spazio vitale: in Cristo morto e risorto, che li unisce a sé e tra di loro in una misteriosa, in-scindibile unità.

In seguito lo stesso Paolo nelle sue epistole e Giovanni nei capitoli 13-17 del suo vangelo e nelle lettere, riflet-tono a fondo sul tema. Illuminati dal-lo Spirito Santo, elaborano le motiva-zioni dottrinali dell’unità che, in Cri-sto, inserisce i cristiani nella comunione col Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.

La nuova “abitazione” dei credenti è affermata da Paolo in tutte le sue lettere fin dal saluto introduttivo. Lo stile epistolare prevedeva che si cominciasse con un saluto e un augurio, come si fa anche oggi nelle va-rie culture. I greci e i latini auguravano buona salute, benessere, e grazia come bellezza. Gli ebrei soprattutto la pace. Noi diciamo che stiamo bene e così speriamo che sia del ricevente. Paolo fa uso degli stessi elementi ma li impasta di contenuto cristiano, che sempre inclu-de il nuovo essere in Dio per mezzo di Gesù Cristo. La grazia non è più la prestanza fisica, ma la salvezza compiuta da Dio in Cristo. Pace non è solo l’assenza di guerra, ma l’armonia di un rapporto nuovo tra Dio, umanità e creazione.

Le sue prime due lettere sono inviate ai Tessalonice-si, una nell’inverno del 50. Ambedue cominciano: Alla chiesa dei Tessalonicesi che è in Dio Padre e nel Si-gnore Gesù Cristo, 1,1. La Prima ai Corinti così apre: Alla chiesa di Dio che è in Corinto, a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, 1,2. Ai Galati: Grazia a voi a pace da parte di Dio Padre nostro e del nostro Signore Gesù Cristo, che ha dato se stesso per i nostri peccati, 1,3-4. Nella Lettera agli Efesini, al consueto saluto segue un inno di lode al Padre perché in Cristo ci ha benedetti, scelti, redenti, predestinati, 1.1-4. Ai Filippesi dice: A tutti i santi in Cristo che sono a Fi-lippi, grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Si-gnore Gesù Cristo, 1,1-2. Ai Colossesi: Grazia e pace da Dio Padre nostro ai santi e fedeli fratelli in Cristo, 1,1-2.

Da queste introduzioni la chiesa ha desunto i saluti iniziali delle sue celebrazioni liturgiche.

Il senso dell’essere “In Cristo”Essere in Cristo è la formulazione finale e definitiva

del rapporto che Dio voleva intessere con l’umanità. Il coronamento dell’Emanuele, Dio-con-noi e noi-con-Dio. La restaurazione del piano creaturale fallito nel-l’Eden. La Bibbia descrive le tappe del lungo cammino che ha portato a questa conclusione. Da buon ebreo, Paolo ha un vivo senso del Dio che s’era gradualmente rivelato e comunicato al suo popolo fin dall’antichità. Si chiamava “Colui che è”; oppure “il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe”. Ma Paolo non

lo chiama così. Non perché non lo sia più, ma perché or-mai s’è rivelato e comuni-cato in maniera nuova. È il Padre del Signore Gesù Cri-sto, e per questo anche Pa-dre Nostro, perché ci ha resi tutti figli nel Figlio.

Si riparte dunque dal-la sorgente dell’avventura umana. Il Creatore è dal-l’eternità il Padre del Figlio. Creò l’umanità nell’imma-gine del Verbo-Figlio per

affiliarsela in lui fin dall’inizio, ma il piano fu rifiutato dalla libertà umana. Ciò che non si realizzò a seguito della creazione, si compie nella redenzione. Nel suo Spirito, il Padre manda il Figlio, lo sostiene nella croce e nella morte, lo risuscita dalla morte riscattando in lui l’umanità, e lo costituisce Signore.

In quanto ebreo, Paolo ha in sé il senso vivo dell’as-solutezza di Dio, tanto che all’inizio s’era scatenato contro la comunità del Nazareno. Ma poi Cristo gli si era rivelato in modo proporzionato alla veemenza del suo zelo. Da allora il senso di Dio è diventato in lui il senso di Cristo. Si rende conto che l’opposizione degli ebrei può essere motivata da zelo monoteista, ma egli è affascinato dalla novità inaudita: che Dio è Padre, Fi-glio e Spirito Santo.

Essere “in Cristo” è il “Mistero” cristiano

Nella Lettera agli Efesini Paolo spiega che il destino umano consiste nell’essere in Cristo. Nell’inno cristo-logico d’apertura afferma che il disegno di radunare non solo l’umanità ma l’intera creazione in Cristo era nascosto in Dio (mistero) fin dall’eternità. Noi ora lo sappiamo perché Cristo ce l’ha detto e lo ha realizza-to. Il testo, 1,3-14, riassume la storia della salvezza in sette tappe, che si susseguono al ritmo martellante di in Cristo, ripetuto dieci volte. Esse sono:

1. Elezione: “In lui (in Cristo) ci scelti prima della creazione del mondo”.

2, Predestinazione: “Predestinandoci a essere suoi figli adottivi”.

3. Redenzione:“Nel quale (in Cristo) abbiamo la re-denzione mediante il suo sangue”.

PENSIERO PASSIONISTA – Novembre / Dicembre �007 L’AVVENTURA DELL’ESSERE “IN CRISTO”

P. Gabriele Cingolani, guida il Ritiro mensile degli Amici a Morrovalle: 7-10-2007

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Amici di Gesù Crocifisso

4. Ricapitolazione: “Ci ha fatto conoscere il miste-ro della sua volontà, il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose”.

5. Eredità: “In lui siamo stati fatti anche eredi”.6. Dono dello Spirito: “Avete ricevuto il suggello

dello Spirito Santo, caparra della nostra eredità”.7. La gloria di Dio: “In attesa della completa reden-

zione, a lode della sua gloria”.L’inno ha l’impronta trinitaria ma ruota attorno al

primato di Cristo, cuore del mistero, perché in lui la Trinità ha concentrato l’ope-ra della salvezza. Nel seguito della lettera, Paolo si accorge che un’articolazione essen-ziale del mistero dell’essere in Cristo si attua nel matri-monio dei battezzati. Come abbagliato dall’ispirazione esclama: “Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla chiesa”, 5,32. È una rivelazione che proietta luce sulla spiritualità coniu-gale e familiare.

Non può non sorprendere che tali consapevolezze fossero già così vive nella coscienza della chiesa ad appena vent’anni dalla morte e risurrezione del Signo-re, mentre per noi sembrano così difficili da assimilare. La lettera fu scritta da Paolo intorno al 60 d.C., forse nella sua prima prigionia romana, ma riporta un testo che le comunità già cantavano e si tramandavano a me-moria, con ogni probabilità usato anche nelle celebra-zioni liturgiche.

“In Cristo” s’intende il Crocifisso

La formula essere in Cristo implica l’inserimento nell’epopea del Crocifisso Risorto. In tanto si può es-sere in Cristo in quanto la nostra vita ripercorre l’av-ventura del Verbo incarnato, crocifisso e risorto.

Torna il tema dell’unità del mistero pasquale. In que-sta fase terrestre, l’esperienza cristiana ci associa più alla passione che alla risurrezione. La vita nuova nel Cristo risorto è possibile nella misura in cui continuia-mo a morire ogni giorno e ogni momento all’influsso del peccato.

“Non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cri-sto Gesù siamo stato battezzati nella sua morte?”, Rm 6,3. Essere battezzati significa essere immersi. Perciò “tenete nella morte tutto ciò che in voi appartiene alla terra”, Col 3,5. Come cristiani portiamo “sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo”, 2Cor 4,10. “Io porto le stimmate di Gesù nel mio cor-po”, Gal 6,17.

L’essere in Cristo fa sperimentare allo stesso tempo passione e risurrezione. La passione ci coinvolge nella

concretezza del quotidiano. La risurrezione ci avvolge nella potenza della fede e della speran-za che a loro volta danno senso alla vita e agli eventi del quotidiano. Per descrivere la complessità dell’in-treccio tra Cristo e noi l’apostolo Paolo è costretto a forzare la grammatica del linguaggio umano. Se nella lettera agli Efesini prevale la formulazione in Cristo, in altre lettere predomina con Cristo. Nell’originale greco, il con è prefissato a tutti i possibili verbi di as-similazione.

Ai Romani: Siamo stati con-sepolti con lui, 6,4. Il nostro vecchio uomo è sta-to con-crocifisso con Cristo, 6,6. Se siamo con-morti con Cristo, così con-vivremo con lui, 6,8. Se con-sofferenti, sa-remo anche con-glorificati e co-eredi con lui, 8,17. Ai Colossesi: Siamo con-sepol-ti con Cristo nel battesimo e co-risuscitati per la fede, per con-partecipare alla nuova vita, 2,12-13. Infine: Se co-risuscitati, siamo anche co-assisi con lui nei cieli, Ef 2,6, e co-regneremo con lui, 2Tim

2,12.L’esperienza mistica dell’essere in Cristo o con Cri-

sto è così trasformante che a volte è difficile percepire la differenza tra Crocifisso e Risorto, capire se parli dell’uno o dell’altro, o quale sia la differenza tra le due fasi del mistero pasquale. “Sono stato crocifisso con Cristo (dunque sono morto) e non sono più io che vivo (dunque sono vivo) ma Cristo vive in me”, Gal 2,20. “Che io possa conoscere lui, la potenza della sua ri-surrezione, la partecipazione alle sue sofferenze, di-ventandogli con-forme nella morte, con la speranza di giungere alla risurrezione dai morti”, Fil 3,10-11.

La base della teologia sacramentale

Il tema della vita in Cristo o della conformazione a lui è il fondamento della dottrina sui sacramenti, fonti della vita morale e spirituale dei cristiani fino alle più alte forme dell’esperienza mistica. Quel che avviene in ogni sacramento è appunto essere inseriti in Cristo se-condo le varie fasi della vita e secondo gli stati di vita nella chiesa.

Il battesimo è la nascita in Cristo. L’iniziazione cri-stiana culmina nell’Eucaristia, in cui Cristo trasfonde in noi la sua vita germinata nel battesimo e corroborata dal dono dello Spirito nella cresima. Nel matrimonio Cristo unisce a sé un uomo e una donna che sono già in lui come singoli per il battesimo, ma ora lo divengono a nuovo titolo come coppia. Dai sacramenti la vita in Cristo si sviluppa in ogni credente secondo la risposta all’azione dello Spirito Santo.

Gabriele Cingolani cp

PENSIERO PASSIONISTA – Novembre / Dicembre �007 L’AVVENTURA DELL’ESSERE “IN CRISTO”

Consacrazioni a Pescocostanzo AQ

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Amici di Gesù Crocifisso

Molto dolore, moltissimo amoreP. Bernardo Kryszkiewicz

Bernardo Kryszkiewicz nasce a Mlawa (Var-savia, Polonia) da Taddeo e Apollonia Co-lebiewska il 2 maggio 1915. è il sestogeni-

to, conduce un’infanzia regolare. Dopo le elementari frequenta il ginnasio.

È intelligente e volenteroso e non ha difficoltà. Al ter-zo anno però ha un notevole calo di rendimento e viene bocciato. Papà Taddeo è un tipo pratico, è tutto preso dalla gestione della sua officina meccanica e in essa vede anche il futuro per Ber-nardo; la mamma invece è più aperta ai problemi dello spiri-to e molto religiosa. Entrambi si preoccupano della vicenda scolastica del figlio e pensa-no di affidarlo ad una scuola retta da religiosi in modo che possa essere meglio seguito ed aiutato. Per Taddeo questo è l’unico motivo, per Apollo-nia c’è qualche ragione in più: una buona educazione religio-sa e perché no, la speranza di una possibile vocazione.

Apollonia chiede al padre passionista Bartolomeo Ra-petti di accogliere Bernardo nella scuola del loro semina-rio. Viene accolto e l’otto set-tembre 1928 arriva a Prza-snysz, dove i passionisti sono già da cinque anni. Si trova subito bene, il rendimento scolastico è buono, il compor-tamento ottimo.

È un ragazzo sincero e ri-spettoso. Scrivendo ai famigliari, prima dice solo di essere contento poi mostra ammirazione per la vita dei religiosi, alla fine manifesta la decisione di volersi fare sacerdote. Il padre tenta insistentemente di dissuader-lo, ma lui non cede e dice di voler essere solo “discepo-lo di Dio e suo meccanico”. L’officina meccanica del padre può aspettare. Superata la maturità con il massi-mo dei voti, a diciotto anni inizia il noviziato e veste l’abito il 14 settembre del 1933.

Il suo maestro p. Bartolomeo Rapetti lo trova “ricco di fede viva, esatto nell’osservare gli impegni comuni-tari, modesto, devotissimo dell’Eucaristia e della Ma-donna, amante della preghiera. Se continua così, con-clude, diventerà santo”. Dopo la professione emessa l’undici novembre 1934, studia a Prasnysz e poi a Sa-dowie. Il primo ottobre 1936 va a Roma per comple-tare il corso teologico e intanto cresce spiritualmente. “Ho conosciuto, scrive, cosa significhi la vita offerta a Dio. Sono totalmente felice. Mai avrei immaginato che fosse tanto dolce servire il Signore”.

Esprime soddisfazione nel trovarsi nel convento dove sono vissuti il fondatore e tanti altri fratelli illu-stri. “Qui, dice, anch’io devo diventare santo”. E lo

diventerà, temprato anche dalla sofferenza. Insorgo-no infatti lancinanti ed inspiegabili dolori di testa, che spesso gli impediscono di svolgere qualsiasi attività.

Il tre giugno 1938 a Roma viene ordinato sacerdote. Il mal di testa non lo abbandonerà mai; nei momenti di remissione ha la volontà di dedicarsi all’insegnamen-to, all’apostolato e alla guida spirituale. Accetta tutto come dono di Dio convinto che il Signore “è sempre un Padre”. Aveva scritto: “Sempre meglio mi rendo

conto quale parte nei piani di Dio occupa la sofferenza. Nel-la scuola del Crocifisso e del-la Madre addolorata acqui-sto la convinzione che senza la sofferenza non si vive nel-l’amore”.

Intanto si avvicina lo scop-pio della seconda guerra mon-diale e Bernardo deve fuggire e dopo un anno arriva a Rawa Mazowiecka dove rimarrà per tutta la durata della guerra.

E ancora dispiaceri: la mor-te di alcuni confratelli, l’arre-sto e la tortura del fratello Ila-rio, la deportazione in campo di sterminio della sorella Ma-rietta. Dal 1941 al 1944 svol-ge anche il compito di diretto-re degli studenti. È esigente, ma umile e comprensivo. Pro-duce uno scritto interessante sotto l’aspetto educativo inti-tolato Paedagogicum.

I fedeli lo stimano e lo ama-no, vedono in lui un sacerdote

santo. Nel gennaio del 1945 Rawa Mazowiecka viene bombardata dai sovietici; viene gravemente danneg-giato l’ospedale cittadino. Il convento viene in parte adibito ad ospedale; si prodiga senza risparmiarsi e con noncuranza dei pericoli: raccoglie, cura, confessa e be-nedice.

Dopo la liberazione viene inviato a Przasnysz come superiore. C’è tanto da fare in ogni campo, scrive: “Il lavoro è moltissimo. Peccato che il giorno abbia solo 24 ore”. Dopo poco viene colpito da tifo e la malattia si presenta subito grave. Tutti si preoccupano, ma lui accoglie con gioia la volontà di Dio. Prima di morire, ripete per un quarto d’ora, con voce sempre più flebile: “Gesù, ti amo. Gesù, ti amo”.

Muore il sette luglio 1945. La sua vita è stata breve, ma intensa e ricca di frutti. È sepolto nella chiesa del convento, meta ancora di tante persone che chiedono il suo aiuto e la sua intercessione. Si conclude così a 30 anni, la vita breve, ricca di sofferenza e traboccante di amore del P. Bernardo. É in corso il processo per la sua beatificazione. (Bibliografia: Pierluigi Di Euge-nio: Sotto la Croce Appassionatamente).

Francesco Valori�

P. Bernardo Kryskiewicz, Passionista (1915-1945)

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Amici di Gesù Crocifisso

S. Paolo della Croce viveva in modo intenso la spiritualità dell’Avvento che ci prepara al Natale di Cristo. Dai suggerimenti che dava

ai suoi religiosi e alle persone da lui dirette possiamo conoscere gli aspetti che sottolineava di più per ricor-darli con amore e gratitudine e imparare a praticarli per onorare Gesù che si fa nostro fratello.

La prima cosa che raccomandava era di considerare con stupore e gratitudine la bontà di Dio Padre che ha voluto che il Figlio si unisse in modo mirabile alla na-tura umana. Ammirare la bontà del Figlio di Dio che vuole entrare nel mondo, accettando di passare per i vari stadi della generazione nel grembo della madre Maria SS.ma; di nascere bambino bisognoso di cure e di protezione e sperimentare le fasi della crescita fisica e sociale mentre avrebbe anche potuto venire nel mondo già come un uomo maturo.

Scriveva ad A. Grazi: “In pura fede, in spirito, tutta immersa in Dio, lasciate, che l’anima resti assorta in quel-l’altissimo stupore e meravi-glia amorosa, vedendo con la fede l’Immenso fatto piccolo, l’infinita Grandezza umiliata per amore dell’uomo” (L ai laici, 515).

Ai passionisti ricordava di considerare l’amore infini-to delle tre Divine Persone rivelato dal mistero del Na-tale: “Considerare l’infinita carità che ci ha dimostra-to l’Eterno Padre nel darci l’Unigenito suo Figlio e l’amore dello stesso Figlio nel prendere carne umana e assoggettarsi a tanti disagi e patimenti per liberare noi dalla schiavitù del demonio ed aprirci le porte al santo paradiso” (L.ai pas, 232).

L’attenzione amorosa di Paolo si concentrava anche nel considerare la grande povertà in cui Gesù nasce a Betlemme, povertà che Gesù vive per amore dell’uo-mo che vuole salvare. Esorta i passionisti: “Chi non dovrà distillare il cuore dagli occhi per tenerezza, ve-dendo un Dio per noi Bambino in fasce, per noi collo-cato sul fieno di un presepio, bisognoso del fiato di due giumenti! Oh, che gran luce; oh, che gran fuoco arde nella stalla di Betlemme!”(L. ai pas, 88). É la luce e il fuoco dell’amore misericordioso di Dio Trinità rive-lato e comunicato da Gesù bambino che accetta con amore di nascere in tanta povertà!

Dinanzi al bambino Gesù Paolo esorta ad essere pie-ni di meraviglia e gratitudine, ma insiste a capire il fine per cui si è fatto nostro fratello, cioè renderci figli adot-tivi di Dio. Chiede perciò che ci lasciamo plasmare da Gesù, il Figlio prediletto del Padre, che “ci ha prede-stinati ad essere conformi all’immagine del Figlio

suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli” (Rm 8,29).

Paolo esorta a rinascere in Gesù a vita deifica e a sta-re con lui nel seno dell’amore del Padre. Questa rina-scita interiore in Cristo ci rende capaci di compiere con Gesù la volontà del Padre in ogni evento. Gesù, infatti, entrando nel mondo dice al Padre: “Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo mi hai preparato. Ecco io vengo per fare, o Dio, la tua volontà” (Eb 10, 5-7). Questa grido di amore Gesù lo ripete nel Getse-mani per iniziare la sua passione “Padre sia fatta la tua volontà”.

Il santo raccomanda di imparare da Gesù bambino la pazienza nel vivere le dif-ficoltà quotidiane della vita. A Betlemme, infatti, man-cano non solo i comodi, ma anche le cose indispensabili, come il fuoco sostituito dal fiato di due animali, il letto e una culla suppliti dalla man-giatoia; manca la presenza di amici e parenti, sostituiti dal-la visita breve di un gruppo di pastori svegliati dall’ange-lo; ma poi torna il silenzio e la solitudine popolata solo da Maria, la madre, e dal padre putativo Giuseppe.

Questa solitudine e silenzio per Paolo non è desolazione, è l’ambiente più adatto per percepire l’amore misericor-dioso della Trinità presente nel divino bambino, è anche l’ambiente più adatto per ce-

lebrare ogni giorno la mistica natività dell’anima. Scri-ve a M. Crocifissa: chiedo al “Sovrano Divin Infante di degnarsi di rinnovare nel di lei cuore questa mistica Divina Natività, affinché il suo spirito rinasca sempre più a vita deifica e santa” (Let II,210).

L’Avvento ci ricorda l’accoglienza misericordiosa di Dio Padre verso ogni persona e insegna ad accoglierci reciprocamente in Gesù che si è fatto nostro fratello. L’accoglienza di tutti da parte di Dio Padre annulla le distinzioni che impediscono la mutua comprensione ed accoglienza tra le persone e i gruppi etnici e culturali. Il Verbo si è incarnato per aiutare noi ad avere buone relazioni con gli altri visti come fratelli e sorelle non come concorrenti o nemici. L’Avvento deve aiutarci a fare una revisione sul modo con cui ci parliamo re-ciprocamente e sul modo con cui parliamo degli altri presenti o assenti che siano. Se riconosciamo Gesù nel-le persone, specialmente in quelle che lui ci ha posto vicino, dobbiamo imparare sempre meglio a parlarci con una benevolenza che parte dal cuore, dalla stima, dalla misericordia, come riflesso della misericordia di Dio rivelata dall’incarnazione di Cristo Gesù.

P. Fabiano Giorgini CP

La spiritualità del Natale in S.Paolo della Croce

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Gesù Bambino dorme sulla Croce, immagine venerata da S. Paolo della Croce

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Amici di Gesù Crocifisso

Primo elemento di crisi: l’amore (continua)L’amore fra gli sposi è l’aspetto più importante del

sacramento del matrimonio: un amore che deve essere Amore, e specchio dell’Amore di Cristo per la Sua Chie-sa. Lo stesso San Paolo, che dell’Amore ha tanto parlato nei suoi scritti, riguardo al matrimonio afferma: “il ma-rito è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa…” (Ef 5, 23), ed ancora: “ E voi, mariti, amate le vostre mogli come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei” (Ef 5, 25).

Questi versetti, mettono in risalto quanto grande deb-ba essere l’Amore sponsale. Amare come Cristo ha ama-to la Chiesa, non è una cosa semplice, se si pensa che Egli per tutti noi, ha dato la Sua vita. E’ un Amare oltre ogni misura o capacità solo umana. Ma allora in quale matrimonio potrebbe esserci un amarsi così? In tutti, se nel matrimonio si ricorda che ci si è sposati in Cristo e da Lui soltanto si possono ricevere le grazie necessarie per un rapporto così forte e vincolante.

San Paolo ci dice ancora: “Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo. Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore” (Ef 5, 21-22). Non bisogna leg-gere “male” questi versetti: la sottomissione al Signore è una “dolce” sottomissione, non è schiavitù, perché Egli ci ama di un amore totalizzante. Si parla di sottomissio-ne degli uni agli altri: nel matrimonio i coniugi hanno il “compito” (anche se è improprio come termine) di amar-si al punto tale da sentirsi ciascuno sottomesso all’altro, però nel Signore. Non può esserci un rapporto coniugale forte, se non nel matrimonio-sacramento in Cristo.

L’amore sponsale si estende ad una comunione di vita totale e totalizzante: è lo stato dell’Amore. Questi esige che ci sia stabilità ma, nello stesso, dinamicità. Nel cor-so della vita coniugale, questo sentimento, ha bisogno di stabilità per essere sempre rivolto alla persona con la quale si è scelto di condividere la propria esistenza, per non farsi sopraffare dalle tentazioni del mondo e da quello che è quasi diventato un “uso” nella società at-tuale. Richiede quindi anche forza interiore, costanza ed umiltà.

Ma ha bisogno di dinamicità, nello stesso tempo. Un amore che vada avanti nel corso degli anni, per abitu-dine o solo per una fedeltà giuridica o esteriore, non ha senso, non è più l’Amore. Nella vita comune, che due sposi cristiani conducono, c’è bisogno di un rinnova-mento continuo del loro rapporto, di una crescita conti-nua di quei sentimenti che nutrono l’uno per l’altra, an-che davanti alle inevitabili difficoltà che la vita pone da-vanti. E’ un amore che non rimane fermo, statico, quasi ad ammuffire, ma che cresce così come passano gli anni. Diventa sempre più forte e maturo, anche dopo la venuta dei figli, anche quando la bellezza è sfiorita con gli anni, anche quando i capelli sono diventati bianchi e, da quel giorno in cui ci si è promessi amore per sempre, davanti a Cristo e agli uomini, in Chiesa, di tempo ne è passato.

L’Amore, non muore col passare del tempo, ma cresce e rafforza sempre più il legame fra marito e moglie, an-che quando i volti sono solcati dalle rughe. Solo così, ri-scegliendosi ed amandosi sempre più, ogni giorno, ed in

modo sempre nuovo, si può affermare che l’Amore è entrato pie-namente nella vita di una coppia di coniu-gi. E tutto ciò, ci può far dire, senza dubbio, con San Paolo, che il matrimonio così vis-suto, è “un mistero grande” (Ef 5,32).

Secondo elemento: La crisi della vita

Altro elemento di crisi nella famiglia è quello della vita. Viviamo, infatti, in un’epoca di contraddizioni. Da una parte abbiamo la paura, il rifiuto della vita che porta poi a scelte come quella di non concepire un figlio, op-pure anche all’aborto. Dall’altra invece abbiamo la ricer-ca di un figlio a tutti i costi, un figlio voluto “per forza” che, se non viene normalmente, si cerca di avere anche ricorrendo alla procreazione medicalmente assistita.

Allora bisogna innanzitutto chiedersi quale significato viene dato alla parola vita e quale alla parola poi figlio.

La vita umana è tra le realtà più preziose che esistano al mondo; senza di essa le altre manifestazioni biolo-giche non avrebbero una pienezza di senso. Nella vita umana prende forma e si manifesta la grandezza dello spirito, dell’intelligenza e della libertà. Molto spesso, nel linguaggio comune, ascoltiamo commenti e defini-zioni contrastanti sulla vita dell’uomo. C’è chi la defini-sce inviolabile e sacra, ma c’è anche chi non la conside-ra positivamente, chi la sottovaluta e non le dà il dovuto rispetto; c’è chi la sfrutta negativamente e pensa di po-terne fare ciò che vuole, specialmente se si tratta della vita altrui.

Per la fede cristiana, e per molte altre forme di sapien-za umana, la vita non è “qualcosa” che l’uomo possa manovrare a proprio piacimento: essa è inviolabile e sa-cra perché è un dono di Dio ed è vita dell’uomo.

Il Creatore ha deciso questo dono gratuito, nel medesi-mo istante in cui ha voluto e creato l’essere umano come soggetto ed interlocutore di Lui, e quale signore respon-sabile del cosmo.

Ma quando inizia la vita umana? La vita dell’uomo, di ogni uomo, da sempre, ha inizio il momento stesso in cui si forma lo zigote, la prima cellula di un nuovo esse-re umano. Il momento del concepimento è quello in cui una nuova creatura, ad immagine di Dio, si affaccia alla vita. Fin da quando Dio benedisse Adamo ed Eva nel giardino dell’Eden dicendo “siate fecondi e moltiplica-tevi, riempite la terra…” (Gen 1, 28), la maternità e la paternità diventano segno dell’amore del Creatore che vuole che la Sua immagine si perpetui.

Abbiamo detto, all’inizio, delle contraddizioni attuali per quanto riguarda la vita e l’avere un figlio.

Oggi, in effetti, la società vive un periodo particolare, pieno di trasformazioni, e queste si riflettono anche nei

LA FAMIGLIA OGGI E LE SUE CRISI

Luigi e Pina di Civitanova si consacrano a Gesù Crocifisso: 19-8-2007

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Amici di Gesù Crocifisso

LA FAMIGLIA OGGI E LE SUE CRISI

rapporti tra le persone ed anche nel modo di relazionar-si tra uomo e donna. Ciò, ovviamente, si riflette pure nella vita di coppia, nella quale esistono delle difficoltà comunicative, a volte anche interne, ma soprattutto nei rapporti con gli altri.

La vita di ogni persona, di solito, è piena di progetti e di desideri da voler realizzare, che portano poi al rag-giungimento di quegli scopi, che l’uomo si propone, per la realizzazione di se stesso.

Non avere desideri, non avere attese, significa non riuscire più a vivere in modo pieno. Desiderio ed attesa sono due caratteristiche fondamentali della vita umana, senza le quali l’uomo non vivrebbe realmente.

Perché parlare proprio di desiderio e di attesa? Che va-lore hanno queste due caratteristiche della vita umana? Dove possono essere collegate? Desiderare di avere un figlio ci deve far riflettere sulle origini di questo deside-rio, per comprendere poi il significato che si dà al figlio stesso.

Desiderio di un figlio non significa volerlo a tutti i co-sti, ricorrendo a qualsiasi mezzo, anche non rispettoso dell’integrità fisica e psichica del figlio stesso o di altre vite umane.

Tutto ciò si rifà a come il bambino viene atteso. L’atte-sa del figlio ci dice, infatti, come egli viene considerato dai suoi genitori. Nel momento in cui il frutto del conce-pimento umano ha la posizione centrale nella vita della madre, o nella stessa coppia genitoriale, il rapporto con lui si trasforma in un rapporto di accoglienza.

In quanto accoglienza dell’altro, diverso da se stessi, il figlio diventa dono per i suoi genitori. L’attesa del bam-bino (la gravidanza) si trasforma in periodo di prepara-zione e di crescita per la coppia, che vede ora concretiz-zarsi quel desiderio, che, per amore, l’ha portata a dire di “si” alla vita. Il figlio deve essere frutto d’amore e deve trovare accoglienza fin dal grembo materno. L’amore è tale solo se è oblativo, solo se non vuole nulla per se stesso ma tutto fa per il bene dell’altro. Solo quando si accetta il figlio, così come egli è, allora lo si vede e lo si considera quale dono per i genitori.

Quando il bambino, perde la sua centralità, quando nella gravidanza vengono considerati solo gli interessi materni ed il figlio viene visto quale proprietà della ma-dre, di cui lei può fare ciò che vuole, se la gravidanza non è stata voluta, se è frutto di una non- scelta, è facile

arrivare poi, anche a deci-dere per la soppressione di questa vita nel grembo materno.

Se il figlio perde la ca-ratteristica di essere dono, diventa un non-dono, qualcuno di cui bisogna “fare a meno”, perché non gradito. Si arriva così al rifiuto della vita, alla non accettazione e non acco-glienza del figlio.

Abbiamo parlato prima del paradosso e della contraddizione della nostra società:accanto a chi accoglie la vita, accanto a chi invece la rifiuta, ci sono coloro che la vogliono a tutti i costi, se non riesco-no ad averla con un normale concepimento. Il volere un figlio ad ogni costo indica che l’avere un figlio diventa un diritto al quale non si può e non si deve rinunciare. Ecco così il ricorso, sempre più frequente, alla procrea-zione medicalmente assistita, alle surrogate mother, ai figli fatti fare dietro “commissione”da altri.

Senza volerci addentrare nei particolari di queste me-todiche, ci si chiede, a questo punto, ma il figlio, ora, chi è realmente? E’ ancora un dono oppure è diventato un diritto di chi lo vuole?

E, quale amore è quello che si celerebbe, dietro questa pretesa procreativa ? Sarebbe ancora amore vero?

La crisi della vita, nelle coppie, porta ad affermare che ci troviamo davanti a due opposti determinati: vita e non-vita, figlio e non-figlio. Tutto, invece dovrebbe par-tire dal come considerare la vita umana, incominciando dalla sua primissima manifestazione nel grembo mater-no.

Il generare un figlio è un evento privilegiato e va visto nell’ottica della vita umana intesa come dono, un dono che noi riceviamo, e siamo chiamati a donare a nostra volta.

La nostra vita non è qualcosa che noi stessi ci siamo potuti dare, ma è un dono che il Creatore ci ha fatto, in-sieme ai nostri genitori. Quest’ultimi, poi, devono con-siderare il figlio non come un “qualcosa” di proprio, ma come qualcuno che scaturisce dal dono e che è dono egli stesso.

Avere un figlio non significa che i propri genitori deb-bano tenerlo sotto il loro potere, e neppure che debbano pretenderlo come fosse un loro diritto, facendolo diven-tare, così, un oggetto dei propri desideri.

E’ proprio questo che è necessario superare: il figlio non è oggetto, anche se la sua nascita è stata molto de-siderata, ma è persona umana. Il volere un figlio a tutti i costi, pur rivelando un grande desiderio di generare ed accogliere una nuova vita, mette in risalto che forse que-sto bambino non è considerato come dono, bensì come “proprietà” dei genitori, o almeno della madre.

Subentra alla logica del dare senza nulla pretendere, la logica del possedere, dell’avere diritto a generare, crean-do così una sorta di “egoismo procreativo”, in cui si è disposti ad affrontare qualsiasi cosa, anche la distruzio-ne di altre vite umane, (basti pensare a quanti embrioni “soprannumerari” vengono distrutti, con la fecondazio-ne artificiale), pur di raggiungere lo scopo di avere un figlio “proprio”, che soddisfi comunque il desiderio di maternità.

Ma l’uomo non può sostituirsi a Dio, creando da solo la vita o decidendo chi debba vivere e chi no. La creatu-ra non può prendere il posto del Creatore: solo Dio può dare la vita e la può far sorgere anche dove tutto sembra impossibile. (continua) (Da: www.bioeticaefamiglia.it)

Dott.ssa Adele Caramico StentaSofia Naso Bomboi abbraccia la sorellina

Maria Gemma appena arrivata.

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Amici di Gesù Crocifisso

Il 29 settembre si è svolto a Morrovalle il XVII Consiglio Nazionale degli Amici di Gesù Crocifisso, dalle ore 9,00 alle ore

17,30, con la partecipazione di 41 Amici aventi diritto. É stato presieduto dal Superiore Provinciale, P. Pier-giorgio Bartoli; hanno partecipato l’assistente provin-ciale del MLP Piet, P. Aurelio D’Intino, gli assistenti spirituali degli Amici, P. Alberto Pierangioli, P. Bru-no de Luca, P. Sandro Pippa, P. Adalberto di Donato, P. Natale Panetta, P. Celestino di Domenicantonio, i membri del Consiglio Esecutivo, i responsabili e vice delle fraternità di Morrovalle, Macerata, Porto San-t’Elpidio, Civitanova, Recanati, Montecosaro, Lido di Fermo, Madonna della Stella, Fossacesia, Roccaraso e dintorni, Giulianova e alcuni responsabili dei gruppi di Preghiera.

Il Consiglio inizia con la recita delle Lodi proprie della festa dei Santi Arcangeli, guidate dal P. Aurelio D’Intino.

- Il provinciale P. Piergiorgio Bartoli porge il suo saluto ed esortazione, presentando la figura dei tre grandi arcangeli, Michele, Gabriele e Raffaele, molto venerati da S. Paolo della Croce e ci invita ad affidare a Dio la nostra vita perché sia un canto di lode a Dio, come quella degli arcangeli.

- Il presidente Piera Iucci apre i lavori, partendo dal “Discorsi sui pastori” di S. Agostino, esorta i re-sponsabili a non farci prendere dalla tentazione di ti-rarsi indietro per pensare solo a sé stessi. Tirarsi in-dietro o non impegnarsi seriamente nel compito di re-sponsabile, significa venire meno a un impegno preso davanti a Dio ed ai fratelli.

Discussione dell’ordine del giorno1) Situazione generale del Movimento. Il P. Al-

berto presenta la situazione generale del movimen-to e delle singole Fraternità. Gli iscritti al momento sono 2650, 102 nuovi iscritti nel 2007. Alcune frater-nità vanno bene, altre meno, specialmente dove non vi sono nuovi aderenti. Le adesioni provengono da varie regioni grazie anche al nostro sito internet. Il 26 otto-bre inizia la sua attività una nuova Fraternità a San Nicolò a Tordino (TE) che sarà seguita dal P. France-sco Biagioli. Per quanto riguarda gli Amici Aggregati, iscritti che vivono in luoghi dove non vi sono Frater-nità o che sono impossibilitati a frequentarle, stanno crescendo di numero, ma crescono anche le difficoltà a tenere i contatti con loro, specialmente per chi non ha posta elettronica. P. Alberto ribadisce anche quanto sia importante l’incontro, almeno mensile, del Consiglio di Fraternità; alcune Fraternità lo fanno regolarmen-te, altre meno.

2) Programmazione 2007/8: P. Alberto invita a pensare a un programma almeno biennale. I suggeri-menti sono stati diversi: approfondire ancora la testi-monianza, lo studio della Bibbia, i comandamenti... P. Aurelio invita a prepararsi per partecipare alle missio-ni popolari con i religiosi passionisti. P. Alberto fa una sintesi dei suggerimenti e propone l’approfondimen-

to dei sacramenti, in due anni, seguendo la traccia del Catechismo della Chiesa Cattolica. La proposta è accolta con decisione quasi unanime.

3) Programma del secondo incontro delle Frater-nità: gli argomenti trattati nelle fraternità sono essen-zialmente due: la catechesi mensile del ritiro e l’arti-colo di P. Gabriele Cingolani sulla rivista; la fraterni-tà Madonna della Stella alterna le catechesi mensili ai quaderni di P. Fernando Taccone, scritte per il MLP.

4) Corsi di formazione: si ribadisce la necessità di organizzare, almeno una volta l’anno, un corso rivolto a tutti, ma in modo particolare ai responsabili già im-pegnati o a chi vuole impegnarsi in seguito. I corsi di due giorni, sabato e domenica, si potranno organizzare presso il santuario di San Gabriele.

5) Sito internet: Si comunica che è in fase di pre-parazione e di registrazione un nuovo sito internet in-dipendente degli A.G.C.: www.amicidigesucocifisso.org, preparato gratuitamente da una ditta specializza-ta.

6) Esercizi spirituali 2007: i due corsi sono anda-ti molto bene. Inferiore il numero dei partecipanti nel secondo corso per le famiglie, ma migliore il lavoro effettuato. Esercizi spirituali 2008: si chiede di an-ticipare il periodo fissato per il primo corso ed di au-mentare di un giorno il secondo.

7) Ritiri mensili: valutazioni e suggerimenti. L’at-tuale modo di far intervenire le persone nel corso delle catechesi va molto bene, permette di mantenere viva l’attenzione e di chiarire subito eventuali dubbi. Pe-regrinatio Crucis: valutazione. Bisogna coinvolgere maggiormente i parroci e si deve svolgere nel tempo di Quaresima e Pasqua. Il crocifisso deve essere sempre accompagnato da qualche Amico.

8) Giornata di spiritualità a San Gabriele: si è pensato al 18 maggio. Si prospetta l’ipotesi di farla in concomitanza della giornata della Festa della Famiglia Passionista della Provincia Piet se sarà organizzata.

9) Il 24 novembre si svolgerà a Morrovalle l’incon-tro dei Coordinatori delle Fraternità e dei Gruppi di Preghiera.

Maria Grazia Coltorti10

Alcuni partecipanti al XVII Consiglio Nazionale

XVII Consiglio Nazionale Amici

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Amici di Gesù Crocifisso

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A Loreto con i giovani e con il Papa

Con una decina di mamme e figli del nostro gruppo delle Famiglie Amici di Gesù Crocifisso di Civitanova ho avuto la gioia di partecipare all’Agorà dei giovani con il Papa a Loreto. Sonia molto gentilmente ci ha disegnato le magliette con lo stemma passionista. Sia-mo arrivati nel primo pomeriggio e già la spianata di Montorso era piena; ci siamo accampati proprio vicino al palco. Sin dal primo momento si sentiva un clima di autentica partecipazione per l’arrivo del Papa, che i giovani hanno accolto con canti e ovazioni. Il mes-saggio del Papa ai giovani ci ha incitati a fare delle scelte giuste nella strada che il Signore vuole per noi, senza paura di sentirsi diversi. C’è stato un commo-vente colloquio del Papa con i giovani, che rivolgeva-no domande al Santo Padre e lui rispondeva con mol-to amore e chiarezza, facendo sentire a tut-ti la presenza di Dio; anche quando ci sen-tiamo soli, Dio è con noi e soffre con noi. Ci sono state poi te-stimonianze di alcu-ni giovani, che han-no toccato tutte le problematiche che li coinvolgono, con una commozione gene-rale. In tarda serata il Papa ci ha lasciati per recarsi nella Santa Casa. La festa ha pro-seguito con canti e riflessioni fino a tarda notte, finen-do con un grandioso spettacolo pirotecnico. La novità della veglia sono state “le fontane di ascolto”. Verso l’una di notte, sono andata a vedere queste “fontane” o punti di ascolto e preghiera. C’erano “La fontana di Maria”, “La fontana dell’Eucaristia”, “La fonta-na della riconciliazione”, “La fontana dell’ascolto”, “La fontana dell’amore vero”, “La sorgente della vocazione”, “La fontana del creato”. Un incontro e una notte indimenticabili.

Pina Bara

Giornata di ritiro a MorrovalleDomenica 7 ottobre 2007, al ritiro mensile degli

Amici di G.C. abbiamo avuto la gradita sorpresa di avere come relatore P. Gabriele Cingolani, da poco rientrato dal suo lungo apostolato in Canada. Cono-sciamo bene il P. Cingolani dai suoi libri, profondi e accessibili a tutti e dai suoi articoli non meno profondi sulla nostra rivista. Le nostre attese non sono state de-luse. Per più di una ora e mezza ci ha parlato della te-stimonianza cristiana nella vita di tutti i giorni e come i sacramenti ci danno questa capacità. Ha spiegato le dimensioni secolare e mariana della testimonianza; ha

ricordato che la testimonianza ha bisogno di coraggio e audacia, un dono che viene da Dio, se siamo preparati ad accoglierlo. Ci ha ricordato an-che che noi laici siamo responsabili della presenza di Gesù nel mondo. Come laici passionisti dobbiamo vi-vere e testimoniare la spiritualità passionista, che è la spiritualità dell’amore. Ha ricordato che il matrimonio è un vero ministero ecclesiale, che consacra i coniugi per essere ministri di santificazione l’uno per l’altro e per i figli. Per tutto ciò è indispensabile l’aiuto della preghiera, con Cristo al centro della nostra vita. Nel pomeriggio, al termine dell’ora di adorazione, P. Cin-golani ha risposto a diverse domande e chiarito alcuni dubbi. La S.Messa ha concluso il ritiro.

Olga Costanzo

Un pellegrinaggio per prepararci alle consacrazioni

Il sette ottobre la Fraternità di Roccaraso con i Grup-pi di Pescocostanzo e Rivisondoli ci siamo recati in vi-sita al Santuario dell’Addolorata di Castel Petroso IS, per venerare la Vergine con la Via Matris che si sno-da alle spalle del Santuario, in un paesaggio veramen-te suggestivo. Su questo monte, nel 1888, la Madonna apparve in una grotta a due pastorelle Bibiana e Se-rafina. La Vergine Santa inginocchiata davanti a Gesù morto, con le mani allargate e gli occhi rivolti verso il cielo era lì in atto di implorazione ed offerta. La stessa visione ebbe in seguito il vescovo di Boiano e poi al-tri fedeli. La Madonna non parla, non lascia messaggi. Colpisce sempre il suo silenzio. Certamente la Madon-na con il suo silenzio e il suo atteggiamento di grande dolore e di offerta ci ha lasciato l’invito a riflettere sul dolore di corredentrice e a offrire i nostri sacrifici e sofferenze per la salvezza delle anime. La partecipa-zione commossa e attenta di tutto il gruppo alla santa Messa nel meraviglioso Santuario ha concluso il pelle-grinaggio. Ringraziando la Vergine santa, per la grazia e serenità scese nei nostri cuori, alla vigilia delle Con-sacrazioni a Gesù Crocifisso.

Riccardo Rucci

AMICI NEWS

Amici di Roccaraso in pellegrinaggio a Castel Petroso IS

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Amici di Gesù Crocifisso

Consacrazioni Lido S. Tommaso di Fermo

Il 29 settembre Le fraternità di Porto S. Elpidio e S. Tommaso hanno avuto la giornata di consacrazio-ni, dalle ore 15 alle ore 18,30. Il P. Alberto ha guidato un’ora di adorazione davanti al Santissimo esposto e ha preparato le consacrazioni. Alle ore 17,00 abbiamo avuto la santa messa, nella quale 7 Amici hanno rinno-vato la consacrazione e due hanno fatto la consacrazio-ne perpetua. É seguito un momento di festa. Abbiamo salutato e ringraziato il parroco, Don Pietro D’Orazio, che lascia la parrocchia e gli abbiamo fatto tanti augu-ri per il nuovo importante servizio di Vicario Generale della diocesi di Fermo. Facciamo tanti auguri al nuovo parroco di S. Tommaso, Don Raul Stortone.

PIA

Incontri a TrasaccoIl 1 ottobre 1997 nasceva la Fraternità di Trasacco

AQ, con le prime adesioni di 43 Amici, per opera di Don Vincenzo Piccioni. Nel decennale di questo even-to il P. Alberto è stato tre giorni a incontrare questa Fraternità (1-3 ottobre), ospite delle buone consorelle Passioniste, accolto con disponibilità dal parroco Don Duilio. Il gruppo ha attraversato un momento molto brutto per le note divisioni che ci sono state in paese. Il P. Alberto ha incontrato tre volte il gruppo, esortan-do il gruppo ad essere strumento di riconciliazione e di pace, ha celebrato e predicato, ha molto confessato. Si spera di poter organizzare le prime consacrazioni solenni nel prossimo anno. La Fraternità è animata da Sr. Emanuela Passionista e guidata dalla coordinatrice Sonia Sgattoni.

PIA

Notizie in breveRoccaraso AQ. Dal 15 al 17 ottobre il P. Alberto ha

incontrato e animato i gruppi di Roccaraso, Rivison-doli e Pescocostanzo, guidate dal diacono Rucci Ric-

cardo e che si sono riunite e incontrate a turno nelle tre località turistiche. Il 17 ottobre i tre gruppi hanno par-tecipato alla messa celebrata dal P. Alberto nella splen-dida collegiata di Pescocostanzo, nella quale Beatrice e Concetta hanno fatto la prima consacrazione a Gesù crocifisso, mentre Maria Teresa e Nicolina hanno rin-novato la consacrazione. Non è mancata una splendida festa di comunione fraterna.

Pescosansonesco PE. Il 18 ottobre il P. Alberto Ha incontrato la fraternità di Pescosansonesco, che è la prima fraternità di Amici sorta in Abruzzo ed è ani-mata dal parroco Don Luca Anelli. La fraternità è stata rinforzata da un bel gruppo di nuovi iscritti del vicino paese di Corvara.

Madonna della Stella PG. L’8 settembre il santua-rio mariano della Madonna della Stella celebra la sua festa popolare. Per preparare degnamente la ricorrenza, il superiore, P. Fernando Taccone ha invitato vari grup-pi ecclesiali ad animare ciascuno una serata mariana, Il 6 settembre è stata la volta degli Amici di G. C., che hanno visto la loro nascita proprio in questo santua-rio. Meditando “l’Eccomi di Maria” e lo “Stabat” di Maria ai piedi della Croce, hanno voluto ringraziare la Vergine santa del dono della vocazione passionista.

PIAFesta di S. Paolo della Croce: Celebrata solenne-

mente il 19 ottobre a Morrovalle, ore 21,00, a S. Tom-maso di Fermo, ore 19,00; a Pescocostanzo il 17 otto-bre; a Pescosansonesco e Giulianova il 18 ottobre.

1�

Fraternità di Trasacco AQ: 2-10-2007.

Amici di Roccaraso, Pescocostanzo e Rivisondoli.

Fraternità di Pescosansonesco PE: 18-10-2007

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Amici di Gesù Crocifisso

Testimonianze degli Eserciziagosto �007

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Laici in ritiro con San GabrieleAgosto è per tanti solo mese di ferie. Per molti laici

cristiani è anche tempo di ricarica spirituale. Come da anni, due folti gruppo di laici “Amici di Gesù Crocifis-so” si sono ritrovati, in pieno agosto, presso il Centro di Spiritualità di S. Gabriele per un ritiro spirituale. Un pri-mo corso si è svolto dal 6 all’11 agosto, per 60 parteci-panti, provenienti da molte regioni d’Italia, animato dai padri Alberto Pierangioli e Bruno de Luca, per riflette-re sul tema “Testimoniare Cristo Crocifisso e Risorto”. Un secondo corso, riservato a coppie con figli, si è svolto dal 15 al 20 agosto, con più di 70 partecipanti. I genitori sono stati animati dai padri Fernando Taccone e Alberto Pierangioli, con il tema “Testimoni dell’amore”. I ragazzi sono stati seguiti dal padre Sandro Pippa e suor Carmela Passionista. Sono stati giorni di festa, di preghiera, di ri-flessione, di dialogo e di tanta gioia. Ecco alcune testimo-nianze significative.

PIA

Ringrazio il Signore per questi giorni di grazia

“Anche quest’anno ho avuto la grazia di partecipare al primo corso di esercizi spirituali. Da anni è diventato per me un impegno nel cammino di fede e formazione. Ho apprezzato molto il tema scelto: “Testimoniare Cristo Crocifisso e Risorto”, tema conclusivo di un percorso for-mativo che dopo tre anni impegnati a “conoscere, amare, seguire Gesù”, chiude il ciclo, in questo quarto anno, con l’impegno a “testimoniare Cristo”. P. Alberto ci ha esor-tati a “stare” con Gesù, in comunione intima con lui e da lui partire per testimoniarlo nella famiglia, nell’ambiente di lavoro, nella società. L’esortazione a non mimetizzarci, a non tenere per noi gli insegnamenti ricevuti, è stata per tutti stimolo ad essere protagonisti del nostro tempo, testi-moniando con la nostra vita la gioia e l’amore di Cristo.

Sono stati tanti i momenti rimasti nel mio cuore, in parti-colare gli approfondimenti fatti nei lavori di gruppo, dove ci siamo scambiato riflessioni ed esperienze. Testimonia-re Cristo, ad iniziare dalla famiglia, quale “luogo privile-giato della trasmissione e della testimonianza dell’amore e della fede”, ed essere “portatori di speranza”, può sem-brare lontano dalle nostre capacità. Ma abbiamo aperto i nostri cuori, affidandoci al Signore, per capire quello che lui vuole da noi. Sono certo che per le emozioni vissute e

per le cose ascoltate, serberemo nei nostri cuori i momenti più intimi con Dio! Ringrazio il Signore per questi giorni di grazia. Di tutti porterò nel cuore la sereni-tà dei volti, la semplicità, la fede, le testimonianze, con la promessa di un quotidiano ricordo nella preghiera”.

Franco Nicolò

Un programma di vita cristiana da vivere e testimoniare

“Non immaginavo che una persona della mia età, ve-dova e sola, e quindi non direttamente coinvolta nella vita di famiglia, avrebbe partecipato con interesse ed entusia-smo al ritiro riservato alle coppie degli Amici di G. C. presso il santuario di S. Gabriele! Ringrazio il Signore per questa grande esperienza che ha voluto darmi. Le cate-chesi, svolte in modo eccezionale da P. Taccone, venivano rivolte in modo specifico agli sposi; eppure riguardavano tutti ed io le calavo nella mia vita, ricevendone un aiuto per la mia crescita spirituale. Ricordo le tematiche che mi hanno maggiormente coinvolta, poiché sono state una mi-niera di suggerimenti, di dialogo e di confronto: Testimo-ni del perdono; Testimoni umili e coraggiosi; Testimoni di un itinerario educativo dell’affettività; Testimoni della vita affettiva

Non è mancata la preghiera, che fin dal mattino ci aiuta-va ad affidare la giornata al Signore, con le lodi mattutine che il padre Alberto guidava con la sua intensa spiritualità e interessanti catechesi. Ricordo l’ora di adorazione tenu-ta da un nostro bravo diacono e il rosario serale, presso la tomba di san Gabriele, guidato dai bambini: un coro delizioso di piccole voci, che, al termine della giornata. riempivano di serenità e di pace i cuori di tutti. É stata significativa la Via Crucis del venerdì sera, guidata dal-le famiglie al completo, genitori e figli. Sono state loro a inaugurare la nuova grandiosa “Via Crucis” all’aper-to, recentemente allestita presso il santuario; un esempio di famiglie cristiane, fedeli al sacramento ricevuto, che si affidavano all’Amore-Crocifisso, per chiedere aiuto e be-nedizione. É stato per me un ritiro significativo: tutto un programma di vita cristiana da vivere e testimoniare”.

Margherita Padovani

Il Signore mi ha dato una seconda possibilità

Ho partecipato per la prima volta agli esercizi spiritua-li. In un lavoro di gruppo, guidato da Franco Nicolò, per rispondere alla domanda: “Quale esperienza personale di testimonianza puoi portare?”, ne ho ricordato una molto significativa per la mia vita di cristiana. Era il lon-tano 1996, da appena 3 anni era iniziata la mia conver-sione. Nei circa 20 anni precedenti, io e mio marito non avevamo frequentato la Chiesa; per questo motivo decisi a quell’epoca di non far fare la cresima a mio figlio, anche perché al catechismo non andava volentieri e non volevo che fosse come una festa di compleanno, per ricevere i regali! Pensai che era più onesto fare così piuttosto che prendere in giro Gesù. Anni dopo, il parroco avvertì che ci sarebbe stato un corso serale di catechismo per adulti

Primo corso di Esercizi spirituali a S. Gabriele: 6-11 agosto 2007

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Amici di Gesù Crocifisso

in preparazione alla cre-sima. La sera stessa ne informai mio figlio. Mi rispose che non era inte-ressato. Qualche giorno dopo mi disse che vole-va provare ad andare a queste lezioni. Non puoi immaginare la gioia del mio cuore! Così il 21-04 1996, a 27 anni, mio fi-glio fece la cresima con i miei alunni di 2° media! Immaginate questo ra-gazzo alto m. 1,92 insie-me a bambini di 12 anni! Dopo neanche un anno, mio marito vedendo che io e mio figlio andavamo sem-pre insieme a messa e alle confessioni, incominciò anche lui a venire con noi. Penso che con la mia conversione io abbia reso testimonianza con un comportamento più pa-ziente, più attento, tanto da incuriosire la mia famiglia. Il Signore mi ha dato una seconda possibilità ed io l’ho colta al volo! Da quella volta sono sempre molto attenta a co-gliere la mano di Dio, per cercare di capire la Sua volontà. Il Signore nella mia vita mi ha dato sempre una seconda possibilità e grazie a Dio, da quando l’ho incontrato, l’ho sempre percepita.

Olga Costanzo

Signore, come fanno a vivere senza di Te?

Udine, 24 agosto 2007 Caro padre, ringrazio il Signo-re per il dono della mia breve presenza al primo corso di Esercizi spirituali e per il dono della consacrazione. Rin-grazio anche le meravigliose persone che ho incontrate e che mi hanno manifestato una grande apertura di animo e disponibilità. Sono ripartita con gli occhi e con il cuore pieni di vita, di momenti profondi e di inesprimibile dol-cezza. Man mano che mi avvicinavo verso il Friuli cre-sceva la nostalgia per San Gabriele e non solo a me ma anche a mio figlio. Non so poi come esprimere le sensa-zioni che Gesù ha messo nel mio cuore nel momento del-la consacrazione! Non si possono esprimere ma le debbo dimostrare con il mio stile di vita. Gesù prima di tutto. Al-cuni giorni dopo essere rientrata, sono andata con mio fi-glio Gabriele a Lignano, località balneare, per due giorni. Pensando ai momenti vissuti in convento e vivendo nella realtà della vacanza, ho avvertito ancora di più l’abisso che c’è tra Dio e gli uomini. Tutti questi ragazzi così pie-ni di nulla ma ricchi di miseri ideali (aperitivo, sigaretta, discoteca, droga) e la chiesa che si trova al centro della cittadina così vuota. Mi sono chiesta “Come fanno, Si-gnore, a vivere senza di Te?”. Come fanno a non capire dove sta la vera gioia e il vero amore? Tutti sono immer-si nelle tenebre dell’effimero. Anch’io un tempo ho sba-gliato, ma Gesù prima mi dato la Sua Misericordia e poi mi ha fatto conoscere l’inesprimibile bellezza e grandezza della Croce. Certo si cade ancora, ma si è certi che Gesù ti è sempre accanto. Il cammino è irto di ostacoli; la debo-

lezza umana ci fa vacilla-re ma ora so che Dio è Pa-dre e che ci ama per come siamo, se noi cerchiamo di amarlo e testimoniamo senza paura. Caro padre, ancora grazie a te e a tutti gi Amici per questa gran-de esperienza.

Mariangela Cismondi

Di strada ne abbiamo fatta

tantaCaro padre, al termine

degli esercizi, desideriamo manifestarti la immensa gra-titudine per l’impegno che da sempre metti per organiz-zare un appuntamento così importante per le nostre fami-glie. Anche quest’anno siamo ritornati a casa ritemprati e arricchiti spiritualmente grazie anche alle splendide ca-techesi di p. Fernando, sempre chiaro e lucido nella espo-sizione degli argomenti, calati nella nostra vita. I nostri figli e in special modo Francesco (che aveva brontolato non poco per venire agli esercizi) ieri sera ci ha detto di aver trascorso cinque giorni molto belli; Samuele e Ca-milla avrebbero voluto allungare il periodo di permanen-za. Il Signore ci ha fatto capire che il gruppo delle fami-glie è sotto il Suo sguardo protettivo; pur non nasconden-do i problemi che ci sono, tutti siamo uniti nel cercare di portarlo avanti e magari farlo crescere. Sicuramente, alla luce delle considerazioni emerse, serve tracciare una stra-da comune senza stravolgere le linee guida già presenti. Forse è già sufficiente una nostra revisione di coscienza! Comunque oggi è bello guardare indietro e capire che di strada ne abbiamo fatta tanta. Se oggi tutti ci troviamo a discutere, nonostante i nostri problemi interni, che non dovrebbero gravare più di tanto nel gruppo, come cresce-re nella testimonianza e come portare avanti le nostre fa-miglie e i nostri progetti con Gesù, ci sembra proprio una grande cosa.

Mariano e Sonia

Il Signore mi ha riempita di tenerezzaGli esercizi spirituali servono ad incontrare Dio con la

sua Corte Celeste: c’è solo da “prendere il largo”, abban-donando gli impegni e le emozioni quotidiane. Gli eser-cizi impegnano perchè c’è da assimilare la catechesi per meditarla e personalizzarla nell’attuazione pratica della vita. Richiede preghiera, adorazione e anche servizio ver-so i fratelli del gruppo. Può essere faticoso, ma anche se i frutti non si vedono, si ha la gioia di essere stati con Dio: quindi un “grazie” a Dio e alla mia famiglia se ho potuto trascorrere un periodo di spiritualità (sempre troppo bre-ve)! Grazie a P. Alberto e P. Bruno, guide spirituali del corso, sempre presenti e premurose, perché tutti fossero abbeverati alla sorgente della Parola. In attesa di parteci-pare agli esercizi, mi chiedevo che cosa Gesù mi avrebbe detto. Ho cercato di preparare il mio animo e mi veniva-1�

Secondo corso di Esercizi spirituali a S. Gabriele: 15-20 agosto 2007

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Amici di Gesù Crocifisso

no in mente frasi del Vangelo e della Promessa d’Amore. “Non chi dice Signore, Signore...” e poi “Venite a me”, ancora “Fa’ che io ti ami” e “Madre mia dolcissima”. Mi dicevo che senz’altro Gesù mi avrebbe parlato perchè conosco la Parola di Dio, ho esperienza perchè sono an-ziana; Dio non si terrà nascosto, mi mostrerà il suo vol-to, mi farà da guida, mi darà conforto. Ebbene, niente di tutto questo, ma nella giornata di deserto mi ha riempito il cuore di tenerezza, dopo vent’anni che non versavo più lacrime! Vorrei che Gesù mi riempisse tutto il cuore, ed allora sarei diversa. Si è ritornati alla vita quotidiana e mi dispiace di non far parte della Corte Celeste. Che dire del-le persone presenti agli esercizi? Mi fa-cevano tenerezza perchè anch’esse cer-cavano ristoro! Dio dona più di quanto noi immaginiamo e sentiamo; senz’altro a tutti ha dato la sua presenza.

Amica di G. C.

Gli sposi sono chiamati ad essere “Vangelo vivo”

Non so descrivere la felicità per aver partecipato al secondo corso di Esercizi così illuminati e così illuminanti! Appe-na tornato a Roccaraso, mi sono recato in parrocchia per il mio servizio di dia-cono e anche per ringraziare il Signore di tanta abbondanza di grazia. Grazie a te e a padre Tacco-ne per la profondità con cui è stato svolto il tema: “Testi-moni dell’Amore”, che ha fatto risaltare in pieno la bel-lezza dell’unione nella vita coniugale se sorretta da Dio Padre. Coinvolgente la dialettica di Padre Taccone, che pur dovendo trattare un tema così complesso, ha riscalda-to i nostri cuori e resi sempre più consapevoli che gli spo-si cristiani, con un amore oblativo, fedele e indissolubile, riconoscono nella loro vita l’Azione dello Spirito Santo come dono di salvezza che viene da Cristo. Certo nella vita di coniugi non mancano momenti di difficoltà, ma tutto può essere superato con la preghiera di coppia. Nei momenti forti di catechesi, la mente è corsa veloce alla preghiera di Tobia e di Sara nel giorno delle loro nozze.

Con Dio che santifica il matrimonio con un sacramento, gli sposi sono chiamati ad essere “Vangelo vivo” fra gli uomini. Due coniugi che si amano sul serio sono chiama-

ti alla felicità nel tempo e nell’eternità, perché le beatitudini iniziano per loro sulla terra, se hanno il cuore aperto verso Dio e se anche tra le difficoltà, sanno praticare il silenzio, la comprensione, l’umiltà per aiutare ed arricchire l’altro. Sono rimasto colpito da tutto il corso; ho portato a casa con me un bagaglio di ricchezza spiri-tuale enorme. Grazie, carissimi padri, per l’arricchimento interiore che ci avete dato e grazie anche a tutte le coppie e agli Amici presenti per la loro amicizia, affetto e comu-nione spirituale.

Riccardo Rucci

Un rimpianto dal Sud AfricaCarissimo zio, la rivista degli Amici di Gesù Crocifisso

mi fa compagnia in negozio e mi fa molto riflettere. Invi-dio le persone che riescono ad ascoltarti e seguirti ovun-que. Sarebbe meraviglioso incontrarsi, scambiarsi pensie-ri e soprattutto pregare insieme. Sarei curiosa di sapere se le domande che io spesso mi pongo sono le stesse delle altre persone. Le risposte del Direttore sul giornalino è la pagina che leggo per prima; seguono poi le Testimo-nianze. Non puoi immaginare quanta sete ho di incontra-re Gesù, di tenerlo nel mio cuore come custode della mia vita. Una volta per telefono mi dicesti di abbandonarmi nella braccia di Gesù. É proprio questo che vorrei fare:

avere tanta fede e perdermi nelle braccia di Gesù. Il cuore lo desidera ardentemen-te, poi la mente ci allontana da questo grande desiderio del cuore. Che cosa mi manca per appartenere totalmente a Lui? Il piccolo gruppo di preghiera che si riu-nisce a casa di mamma va bene: si pre-ga, si dice il Rosario, si recita la Promessa di Amore a Gesù Crocifisso. Così siamo uniti un poco a voi.

Anna Salvatori in Boschetti

Chiedo di ammettermi alla consacrazione solenne

Roccaraso AQ. Carissimo padre, chie-do la grazia di ammettermi alla prima consacrazione so-lenne a Gesù Crocifisso, per entrare a fare parte piena-mente della Famiglia Passionista. Sono passati circa tre anni da quando ho conosciuto la Famiglia Passionista. Cerco sempre di partecipare alle catechesi che mi han-no permesso di conoscere più da vicino Gesù e di capi-re quanto sia stato doloroso la sua Passione e quanto è grande il suo amore per tutti. La mia fede cristiana si è arricchita giorno dopo giorno. Sono sicura che il Signore mi stia dando l’opportunità irrepetibile di fare un cammi-no di santità, che non posso rifiutare. Sento che gli devo tanta gratitudine. Desidero anche dimostrare a tutti coloro che hanno incertezze e paura di intraprendere questo cam-mino, di non temere e di ricordare le parole di Giovanni Paolo II: “Non abbiate paura di spalancare le porte a Cristo!”. Continuerò a pregare perché Gesù mi dia la for-za di perseverare in questo cammino di santità.

Concetta Petrarca 1�

Incontro mariano alla Madonna della Stella: 6-09-2007

Concetta Petrarca si consacra a Gesù Crocifisso: 17-10-07

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Amici di Gesù Crocifisso

Il 26 ottobre è nata una nuova fra-ternità degli Amici a S. Nicolò a

Tordino, alle porte di Teramo, accol-ta con grande disponibilità dal parroco Don Giovanni D’Annunzio, voluta dal-la fede e dall’impegno di Franco Campanelli, mare-sciallo in pensione degli al-pini. Franco, già compagno del P. Alberto nel seminario minore passionista, dopo tanti anni aveva rivisto il P.

Alberto e aderito agli Amici di Gesù Crocifisso, fre-quentando la fraternità vicina di Giulianova. Aveva

raccolto oltre 40 adesioni nella sua parrocchia, per iniziare una nuova frater-nità, d’accordo con il par-roco. Il desiderio è diven-tato realtà il 26 ottobre. Alla inaugurazione hanno partecipato P. Alberto, P. Sandro, l’assistente della nuova Fraternità P. Fran-cesco Biagioli e la presi-dente Piera Iucci.

Novembre - Dicembre 2007 – Anno VIII n. 6Autor. Trib. di MC n. 438\99 del 17-12-1999Sped. Ab. Post. D.353/2003 (L. 27/02/2004 n. 46)Art. 1, Comma 2, DCB MacerataEditoriale ECO srl - C. c. p. 11558624Dir. Tonino Taccone – Redazione: P. A. Giuseppe PierangioliPiazzale S. Gabriele 2 – 62010 Morrovalle McT. 0733/221273 - C. 349.8057073 - Fax 0733/222394http://www.amicidigc.it E-mail [email protected]

Un grazie sincero a coloro che hanno inviato offerte per le spese di stampa

Assistenti Spirituali degli AmiciIl 16 ottobre, il P. Provinciale, Piergiorgio Bartoli, ha nominato gli Assistenti spirituali degli Amici:

P. Alberto Pierangioli Assistente nazionale e di Morrovalle, Civitanova, P.S. Elpidio, Giulianova.P. Bruno De Luca Vice assistente nazionale e Fraternità di MacerataP. Sandro Pippa Vice assistente nazionale e Fraternità di Montecosaro e S. TommasoP. Natale Panetta Assistente della Fraternità di RecanatiP. Adalberto di Donato Assistente della Fraternità della Madonna della StellaFr. Tommaso Padovani Vice assistente della Fraternità della Madonna della StellaP. Tito Paolo Zecca Assistente della Fraternità di MoriconeP. Marcello Pallotta Assistente della Fraternità di FossacesiaP. Francesco Biagioli Assistente della Fraternità di S. Nicolò a TordinoP. Sandro Pippa Assistente giovani Amici

Ricordiamo al Signore i nostri defunti: De Simone Maria di Fossacesia: 09-09-07. Brocco Gemma di Giulianova: 17-10-2007.

Calendario Amici 04 novembre: Ritiro e consacrazioni alla Madonna della Stella PG11 novembre: Ritiro mensile a Morrovalle25 novembre: Ritiro e consacrazioni a Giulianova Lido TE 16 dicembre: Ritiro mensile a Morrovalle 31 dicembre: Veglia e Messa di fine anno a Morrovalle13 gennaio 2008: Ritiro Mensile a Morrovalle

Nuova fraternità degli Amici

Fraternità di S. Nicolò a Tordino