Hobbes-Leviatano

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HOBBES : LEVIATANO  INTRODUZIONE La natura, cioè l'arte, con la quale Iddio ha fatto e governa il mondo, come in altre cose anche in questa è imitata dall'arte dell'uomo, che può costruire un animale artificiale. Infatti, se la vita non è che un moto di membra, la cui origine è in qualche principale organo interno, perché non possiamo dire che tutti gli automata - macchine, che si muovono da sé, con molle e ruote, come un orologio - hanno una vita artificiale? Poiché cosa è il cuore, se non una molla, e che sono i nervi, se non delle corde, e che le giunture, se non delle ruote, che mettono in moto tutto il corpo, quale fu concepito dall'Artefice? L'arte fa anche di più,  poiché imita quel razionale e più eccellente lavoro della natura, che è l'uomo. Poiché con l'arte è creato quel gran  Leviatano, chiamato uno Stato ( civitas), il quale non è che un uomo artificiale, benché di maggiore statura e forza del naturale, per la protezione e difesa del quale fu concepito. In esso la sovranità è un'anima artificiale, come per dar vita e moto a tutto il corpo; i magistrati e gli altri ufficiali giudiziari ed esecutivi sono le giunture; i premi e le pene..... sono i nervi, che fanno lo stesso nell'organismo naturale; la prosperità e la ricchezza dei singoli membri sono la forza; la  salus populi (la salvezza del popolo ) i suoi affari; i consiglieri dai quali sono suggerite tutte le cose necessarie a conoscersi, sono la memoria; l'equità e le leggi un artificiale ragione e volontà; la concordia è la salute; la sedizione è la malattia; la guerra civile la morte. Infine i patti ed i concordati, con i quali le parti di questo corpo politico furono dapprima aggregate, messe insieme ed unite, sono come il  fiat pronunciato da Dio nella creazione. [p. 3] Capitolo XIII La natura ha fatto gli uomini così eguali, nella facoltà del corpo e dello spirito, che, quantunque si trovi spesso un uomo più forte o più intelligente di un altro, tuttavia in complesso la differenza tra uomo ed uomo non è tanto notevole che un uomo possa pretendere per sé un beneficio, il quale non possa  pretendere un altro egualmente. [p. 106] ..... È manifesto da ciò che, durante il tempo, in cui gli uomini vivono senza un potere comune, che li tenga in soggezione, essi si trovano in quella condizione, che è chiamata guerra, e tale guerra è di ogni uomo contro ogni altro uomo;…[p. 109] ......Da questa guerra di ognuno contro ognuno risulta anche questa conseguenza: che niente può essere ingiusto. L'adozione del diritto e del torto, della giustizia e dell'ingiustizia non ha luogo. Dove non esiste legge, non esiste ingiustizia. Forza e frode sono in guerra le due virtù cardinali. La giustizia e l'ingiustizia (…) sono qualità che si riferiscono gli uomini in società, non in solitudine. Un'altra conseguenza dello stesso stato di guerra è che non esiste proprietà, né dominio, né mio e tuo distinto, ma ogni uomo si tiene quello che può prendere, e per il tempo che può tenerselo. [pp. 111-112] Capitolo XIV il diritto di natura, che gli scrittori comunemente chiamano ius naturale, è la libertà che ciascun uomo ha di usare il suo potere, come egli vuole, per preservare la sua natura, cioè la sua vita, e di fare per ciò qualunque cosa, secondo il suo giudizio e la sua ragione, egli crederà che sia il mezzo più adatto a quello scopo. Per libertà s’intende... la mancanza di impedimenti esterni. [pp. 112-113] Capitolo XVII La causa finale, il fine o scopo degli uomini (…) è la previsione della propria conservazione e di una vita più contenta, cioè a dire il desiderio di uscire da quella miserabile condizione di guerra, che è la conseguenza necessaria delle passioni naturali degli uomini, quando non v’è un potere visibile per 1

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HOBBES : LEVIATANO

 INTRODUZIONE 

La natura, cioè l'arte, con la quale Iddio ha fatto e governa il mondo, come in altre cose anche in questaè imitata dall'arte dell'uomo, che può costruire un animale artificiale. Infatti, se la vita non è che unmoto di membra, la cui origine è in qualche principale organo interno, perché non possiamo dire chetutti gli automata - macchine, che si muovono da sé, con molle e ruote, come un orologio - hanno unavita artificiale?Poiché cosa è il cuore, se non una molla, e che sono i nervi, se non delle corde, e che le giunture, se nondelle ruote, che mettono in moto tutto il corpo, quale fu concepito dall'Artefice? L'arte fa anche di più, poiché imita quel razionale e più eccellente lavoro della natura, che è l'uomo. Poiché con l'arte è creatoquel gran  Leviatano, chiamato uno Stato (civitas), il quale non è che un uomo artificiale, benché dimaggiore statura e forza del naturale, per la protezione e difesa del quale fu concepito. In esso lasovranità è un'anima artificiale, come per dar vita e moto a tutto il corpo; i magistrati e gli altri ufficialigiudiziari ed esecutivi sono le giunture; i premi e le pene..... sono i nervi, che fanno lo stessonell'organismo naturale; la prosperità e la ricchezza dei singoli membri sono la forza; la  salus populi (lasalvezza del popolo ) i suoi affari; i consiglieri dai quali sono suggerite tutte le cose necessarie a

conoscersi, sono la memoria; l'equità e le leggi un artificiale ragione e volontà; la concordia è la salute;la sedizione è la malattia; la guerra civile la morte. Infine i patti ed i concordati, con i quali le parti diquesto corpo politico furono dapprima aggregate, messe insieme ed unite, sono come il fiat pronunciatoda Dio nella creazione. [p. 3]

Capitolo XIIILa natura ha fatto gli uomini così eguali, nella facoltà del corpo e dello spirito, che, quantunque si trovispesso un uomo più forte o più intelligente di un altro, tuttavia in complesso la differenza tra uomo eduomo non è tanto notevole che un uomo possa pretendere per sé un beneficio, il quale non possa pretendere un altro egualmente. [p. 106]..... È manifesto da ciò che, durante il tempo, in cui gli uomini vivono senza un potere comune, che litenga in soggezione, essi si trovano in quella condizione, che è chiamata guerra, e tale guerra è di ogniuomo contro ogni altro uomo;…[p. 109]......Da questa guerra di ognuno contro ognuno risulta anche questa conseguenza: che niente può essereingiusto. L'adozione del diritto e del torto, della giustizia e dell'ingiustizia non ha luogo. Dove nonesiste legge, non esiste ingiustizia. Forza e frode sono in guerra le due virtù cardinali. La giustizia el'ingiustizia (…) sono qualità che si riferiscono gli uomini in società, non in solitudine. Un'altraconseguenza dello stesso stato di guerra è che non esiste proprietà, né dominio, né mio e tuo distinto,ma ogni uomo si tiene quello che può prendere, e per il tempo che può tenerselo. [pp. 111-112]

Capitolo XIVil diritto di natura, che gli scrittori comunemente chiamano ius naturale, è la libertà che ciascun uomoha di usare il suo potere, come egli vuole, per preservare la sua natura, cioè la sua vita, e di fare per ciò

qualunque cosa, secondo il suo giudizio e la sua ragione, egli crederà che sia il mezzo più adatto aquello scopo.Per libertà s’intende... la mancanza di impedimenti esterni. [pp. 112-113]

Capitolo XVIILa causa finale, il fine o scopo degli uomini (…) è la previsione della propria conservazione e di unavita più contenta, cioè a dire il desiderio di uscire da quella miserabile condizione di guerra, che è laconseguenza necessaria delle passioni naturali degli uomini, quando non v’è un potere visibile per 

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tenerli a freno e per costringerli, con stimolo della punizione, a mantenere i loro patti e ad osservare leleggi di natura.Poiché le leggi di natura - come la giustizia, l'equità, la modestia, la pietà, ed infine il fare agli altriquello che vorremmo fosse fatto noi - in se stesse, senza il terrore di un qualche potere, che le facciaosservare, sono contrarie alle nostre passioni naturali, che ci trascinano alla parzialità, all'orgoglio, allavendetta e simili; ed i patti, senza la spada, non sono che parole, senza alcuna forza per rendere sicuroun uomo. [p. 146]... Il solo modo per stabilire un potere comune, che sia atto a difendere gli uomini dalle invasionidegli stranieri e dalle offese scambievoli, e perciò ad assicurarli in tal maniera, che, con la propriaindustria e con i frutti delle proprie terre, possano nutrirsi e vivere in pace, è di conferire tutto ilproprio potere e la propria forza ad un uomo o ad un'assemblea di uomini, che possa ridurretutti i loro voleri, con la pluralità di frutti, ad un volere solo(....)Questo è più che consenso o accordo: è una reale unificazione di tutti quelli in una sola medesimapersona, fatta per mezzo di un patto di ogni uomo con ogni uomo, in tale maniera, come seognuno dicesse all'altro: Io autorizzo e cedo il mio diritto di governare me stesso a quest'uomo o aquest'assemblea di uomini, a questa condizione, che anche tu offra il tuo diritto a lui, ed autorizzitutte le sue azioni allo stesso modo. Ciò fatto, la moltitudine così unica in una persona è detta uno

Stato, in latino civitas. Questa è l'origine di quel grande Leviatano, o piuttosto di quel Dio mortaleal quale noi dobbiamo, al disotto del Dio immortale, la nostra pace e la nostra difesa, poiché, acausa di questa autorità datagli da ogni singolo uomo nello stato, esso usa di tanto potere e ditanta forza, a lui conferita, che col terrore è capace di disciplinare la volontà di tutti alla paceinterna ed al mutuo aiuto contro i nemici esterni. Ed in esso è l'essenza dello Stato, che è unapersona, dei cui atti ciascun individuo di una grande moltitudine, con patti vicendevoli, si è fattoautore, affinché possa usare la forza ed i mezzi di tutti loro, secondo che crederà opportuno, perla loro pace e per la comune difesa.Colui, che rappresenta questa persona, è chiamato sovrano e si dice che ha il potere sovrano; ognialtro all'infuori è un suddito. [pp.151-152]

Capitolo XXI

la libertà di un suddito è perciò solo in quelle cose che un sovrano ha omesse, nel regolare le loroazioni, quale la libertà di comprare e vendere, e di fare un qualunque contratto con altri, e di sceglierenella propria abitazione, il proprio pasto, il proprio modo di vivere; di istruire ai propri figli, comeciascuno piace, e simili. [p.188]

La libertà, di cui è così frequente ed onorevole menzione nelle storie e nella filosofia degli antichi grecie romani, e negli scritti e nei discorsi di quelli, (…), non è la libertà dei privati, ma la libertà delloStato, che è la stessa di quella, che avrebbe ogni uomo, se non vi fossero le leggi civili, né Stato deltutto. [p.189]

…Ogni suddito ha libertà in tutte quelle cose, il diritto delle quali non può essere trasferito. (…) Infatti,

col riconoscere che lui mi uccida, io non sono obbligato ad uccidermi io stesso, quand’egli me locomanda. Una cosa è dire: Uccidi me, o un mio familiare, se ti piace, un’altra è dire: Io ucciderò mestesso o un mio familiare. Segue da ciò che nessuno è obbligato ad uccidere se stesso o un altrouomo…..[p.192]

[da Thomas Hobbes Leviatano, Biblioteca filosofica Laterza, Roma-Bari, 1974]

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