Herder, Ancora una filosofia della storia per l'educazione dell'umanità

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Commento a "Ancora una filosofia della storia per l’educazione dell’umanità" di Johann Gottfried Herder (1773).

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Giorgio VedovatiIII anno Scienze Umane, a.a. 2009-2010 Corso del prof. Rossi: Introduzione alla filosofia della storia

Johann Gottfried Herder

Ancora una filosofia della storia per leducazione dellumanitEinaudi 1971, a cura di Franco Venturi

Introduzione Nel 1773 il giovane Herder, allora ventinovenne, scrive Ancora una filosofia della storia per leducazione dellumanit, un pamphlet in cui per la prima volta individu nella storia il nucleo centrale del proprio pensiero, raccogliendo i vari spunti provenienti dallattivit specialmente critica e letteraria anteriore. Lopera non certamente un trattato sistematico e risente in modo notevole delle suggestioni poetiche e in vasto senso artistiche dello Sturm und Drang1. Non stupisce pertanto lalto grado di retorica e di poesia di certi punti del trattato herderiano, che molto concede alla forza suggestiva della parola e delle immagini (sia nella descrizione dei popoli del passato, sia negli impietosi ritratti della modernit). Il punto di partenza della riflessione di Herder individuabile nelle numerose opere di carattere apparentemente letterario2, ma che, concentrandosi sul problema del linguaggio e della sua universalit, toccavano anche argomenti di religione, filosofia, politica e storia. Il giovane Herder, che aveva letto appassionatamente gli storici contemporanei ma ne era restato insoddisfatto, individuava nella missione di storico un senso quasi religioso e, per usare lespressione di Venturi3, compiva dei veri e propri pellegrinaggi ideali nei mondi scomparsi per ritrovarvi il seme della storia e la saggezza perduta. Illuminante sullevolversi del pensiero di Herder il diario di viaggio scritto nel 1769 durante la navigazione da Riga alla Francia, che testimonia come emerga con sempre maggiore forza una volont di ritorno alla natura pi intima delluomo. A partire dal succedersi dei popoli che abitano le rive costeggiate lautore inizia ad analizzarli, in un giudizio che tende sempre pi ad allargarsi ad una storia universale, che si costituisce fin da subito come filosofia della storia piuttosto che vera e propria storia.1

Si tenga inoltre presente che nel 1772 a Strasburgo Herder conobbe e divent grande amico di Gothe e che questa amicizia influenz in modo importante entrambi.2

Su tutte i Frammenti sulla recente letteratura tedesca (1767) e le Selve critiche, o considerazioni sulla scienza e larte del bello (1769).3

Cfr. lintroduzione alledizione Einaudi.

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La polemica e loriginalit pensiero herderiano Ancora una filosofia della storia per leducazione dellumanit al tempo stesso un pamphlet satirico e un appello passionale, con bruschi cambiamenti di tono e una costante base di polemica verso le dottrine illuministe. Herder, come dimostra gi lancora del titolo, si inserisce in un lungo dibattito, portandovi per una nuova visione storica, ironizzando verso i tanti pamphlets del suo tempo in cui storia e filosofia erano finalizzati ad una polemica morale e politica legata allattualit. La critica herderiana della propria et procede di pari passo con una violenta satira dellIlluminismo, condotta per lo pi tramite rapidi ma molto suggestivi quadri sarcastici 4. La filosofia (termine altisonante dietro al quale lautore critica gli illuministi e le loro astrattezze) ha scombussolato tutta la realt, vi ha visto soltanto un caos e ha disperato della virt, dellesistenza di un finalismo e della divinit, macchiandosi quindi di colpe gravissime. La filosofia moderna s ridotta ad una sorta di meccanica, s isolata nelle sue astrazioni e ha perso il suo originario ruolo di guida dellumanit: in una parola, diventata mestiere5. Herder con grande acutezza individua i rischi del libero pensiero propagandato dallIlluminismo, che oltre a diventare molto spesso giustificazione di soprusi e dispotismi 6 vuole estirpare i sentimenti originari delluomo, la sua profonda vitalit7. Per questo Herder nega che gli illuministi siano veri educatori dellumanit: educare significa innanzitutto risvegliare le inclinazioni umane che animano e rendono felice lumanit8. Il nostro autore procede quindi ad una vera e propria demistificazione della filosofia e filantropia, allargando il suo sguardo verso i crimini perpetrati contro la libert degli individui e di interi popoli da parte dei sostenitori degli accettati principi del secolo9. Tutto questo, se4

Il nostro secolo si inciso in fronte la parola filosofia con un acido che sembra agire profondamente dentro la testa stessa. (Herder, Ancora una filosofia della storia per leducazione dellumanit, Einaudi 1970, p. 14). Tutte le citazioni dellopera seguiranno questa edizione e traduzione italiana di Venturi.5

Con tutta la loro filosofia e la loro dottrina, quanto restano ignoranti e deboli nelle cose della vita e del buon senso! Mentre in passato lo spirito filosofico non esisteva mai come fine a se stesso ma si dipartiva dalla vita e si affrettava a tornarvi e aveva cos per unico suo scopo quello di creare anime piene, sane ed efficienti, ora che s' isolato da tutto ed diventato mestiere, mestiere rimane. (pp. 67-68)6

*+ dipendiamo dal calcolo politico (p. 71); *+ uniche molle motrici dei nostri Stati sono la paura e il denaro (pp. 79-80).7

O caro, fiacco, irritante, inutile libero pensiero, succedaneo di tutto quanto forse pi necessario: cuore, calore, sangue, umanit e vita! (p. 70)8

*+ ma che pu significare educare, formare, se non risvegliare e ridar forza alle inclinazioni umane che animano e rendon felice lumanit? (p. 72)9

La veste della filosofia e della filantropia che tutto vien ricoprendo pu nasconderci oppressioni, violazioni della personalit dell'uomo, della effettiva libert dei paesi, dei cittadini, dei popoli, violazioni insomma come Cesare Borgia poteva soltanto sognarle e desiderarle. E tutto ci vien fatto seguendo gli accettati principi del secolo,

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sembra allontanarsi dalla riflessione sulla storia, in realt si rivela molto efficace nel mostrare come la visione illuminista anche quella storica sia intrinsecamente ingiusta ed abbia sostanzialmente fallito. La visione di Herder parte dalla volont di ritrovare lelemento primitivo delluomo, ma a differenza di Rousseau questo avviene attraverso una riflessione estetica, per la quale primitiva innanzitutto la poesia. Soltanto nella poesia, infatti, sarebbe possibile ritrovare quellelemento originario che inutilmente era ricercato nel selvaggio e nello uomo allo stato di natura. nei canti che si conserva lanima pi viva dei popoli e, cos, nella Bibbia, il pi antico e venerabile testo poetico dellumanit, che sta il momento aurorale delluomo e della storia. Da questa volont etica e religiosa di un elemento primitivo e dallapprofondimento estetico dellanima dei popoli sorge lidea di Nazione, che diventa centrale nella storiografia herderiana e ancor pi in seguito. Il nostro autore poteva cos opporre una realt cresciuta e sviluppatasi attraverso i secoli al cosmopolitismo illuminista.

La visione provvidenziale della storia La caratteristica fondamentale della visione storica di Herder la presenza della Provvidenza, che sostituisce il caso degli illuministi e si configura come provvidenza creatrice e materna. La Provvidenza opera nella storia con lavvicendamento, per cui nel regno di Dio niente solo un mezzo ma sempre al tempo stesso mezzo e fine. Tuttavia essa non opera direttamente ma sempre attraverso luomo, perch la divinit opera sempre attraverso le creature: solo chi si perde nelle astrazioni di una fantasia utopistica pu credere che le istituzioni divine possano operare nel mondo con mezzi diversi dagli impulsi terreni ed umani10. Le vicende del progresso storico appaiono cos ad Herder come teatro di Dio, dove tutto grandioso destino e dove luomo soltanto un piccolo cieco strumento 11. Lautore insiste aavvolgendosi nel dignitoso manto della virt, della saggezza, della filantropia, della preoccupazione per la sorte dei popoli. E che tutto questo possa e quasi debba avvenire un fatto, ma io non posso farmi panegirista di simili travestimenti, quasi fossero realt effettuali. (p. 116)10

Il cristianesimo non poteva e non doveva se non permeare tutto, in ogni cosa penetrando: chiunque invece concepisca le istituzioni divine come operanti nel mondo e nel regno degli uomini con altri mezzi che non siano gli impulsi terreni ed umani in verit piuttosto fatto per le astrazioni d'una fantasia utopistica che non per quelle d'una filosofia naturale. Quando mai, nell'intera analogia della natura, la divinit ag altrimenti che attraverso la natura stessa? E si vorrebbe per questo negare la divinit, o non appunto la divinit quella che opera cos attraverso tutte le sue creature, in esse fondendosi, ovunque uniforme e invisibile? Sulla scena umana lascia libero gioco alle passioni dell'uomo! Che in ogni epoca queste si manifestino conformemente all'et! E cos in ogni parte del mondo, in ogni nazione! La religione non pu infatti realizzare i suoi fini se non con gli uomini e per gli uomini. Lievito o tesoro, ognuno la raccoglie nel proprio ricettacolo, ognuno la rimescola al proprio impasto, e quanto pi delicata la sua fragranza, quanto pi facilmente essa pu svanire, tanto pi dev'essere mescolata per essere usata. L'opinione contraria mi pare priva d'ogni senso umano. (p. 52)11

Tutto grandioso destino, Tutto grandioso destino, impensato, insperato, inattivamente vissuto dagli uomini: non vedi, formica, che col tuo piccolo passo non fai che arrampicarti sulla grande ruota del destino? Ed la stessa cosa sempre, quanto pi intimamente penetriamo nelle origini di tutti i cosiddetti rischiaramenti del mondo. L in

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lungo e in pi punti sulla piccolezza delluomo, implicitamente attaccando lantropocentrismo illuminista che faceva della ragione umana un qualcosa di onnipotente. Tuttavia Herder dimostra una fiducia positiva in questo operato della Provvidenza, nonostante linsondabilit del gran disegno totale di Dio riguardo allumanit12, non afferrabile dai singoli. Lunico modo per non lasciarsi vincere dallo sconforto e perdere la fiducia nella Provvidenza osservare le vicende storiche, il loro succedersi, da cui appare evidente la catena dellonnipotente e onnisciente Bont, nella quale ogni anello della catena soltanto un anello e non vede da dove pende la catena tutta13.

La storia umana In analogia con la catena della Provvidenza Herder afferma che anche le ondate ed et non sono altro che il piano architettonico dellonnipossente Sapienza:E come potrebb'essere altrimenti nella storia del genere umano? Tutte queste ondate ed et che si susseguono altro non possono essere se non il piano architettonico dell'onnipossente Sapienza. Quando la casa in cui viviamo, anche nei pi piccoli ornamenti ci mostra la dipinta immagine di Dio, come non lo sarebbe la storia dei suoi abitatori? Quella non che apparato, quadro scenico in un unico atto, spettacolo per gli occhi, questa un infinito dramma di scene diverse, epopea di Dio in tutti i millenni, i continenti e le stirpi umane, favola infinitamente molteplice, pregna d'un grande significato. (p. 95)

La storia si configura cos come epopea di Dio in tutti i millenni, i continenti e le stirpe umane, favola pregna dun grande significato: nonostante linscrutabilit, il labirinto delle vicende umane pur sempre il palazzo di Dio e lesistenza umana non viene svalutata, ma proprio per essere parte di questo finalismo ha un suo significato14. Il corso della Provvidenza talvolta deve passare anche su milioni di cadaveri 15, seguendo la sua via ferrea e rigida16 pur di realizzare il suo pi alto fine. Non nelluomo,grande e qua in piccolo: caso, destino, divinit. Ci che diede l'avvio a ogni riforma, furon ben piccole cose, che non pretesero mai a disegni tanto immensi come li svilupparono in seguito; al contrario anzi, quanto pi grandioso, ponderato fu il disegno degli uomini, tanto pi spesso dovette fallire. (pp. 63-64)12

*+ non pens infine, la nostra creatura pansofa, che, per quanto riguarda l'umanit, doveva esistere un gran disegno totale di Dio, disegno che non pu essere abbracciato dallo sguardo di una singola creatura, proprio perch non tende affatto come a sua meta a qualcosa di singolo. (p. 94)13

Osserva l'universo intero, dal cielo alla terra; che cosa mezzo, che cosa fine? Non tutto mezzo per milioni di fini? Non tutto fine per milione di mezzi? La catena dell'onnipotente e onnisciente Bont si vien intrecciando, legando in mille diversi modi, ma ogni anello della catena l non che un anello: pende alla catena e non vede affatto donde penda infine la catena tutta. Quasi fosse in sogno, ognuno si crede al centro, pu vedere trasognato ogni cosa intorno a s come se tutti i raggi e i flutti convergessero sul punto in cui egli si trova: o bella illusione! Ma il grande orizzonte di tutti questi flutti, raggi e centri apparenti dov', che , dove va? (pp. 94-95)14

Al mio posto significo anchio qualcosa *+ non sono trascurato affatto *+ la sensibilit, lattivit, la capacit sono ripartita nelluman genere. (pp. 96-97)15

*+ il corso della Provvidenza passa anche su milioni di cadaveri per raggiungere quel fine che il suo. (p. 114)

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nientaltro che un piccolo moscerino, che si esaurisce la totalit della perfezione17: per questo si spiegano i fallimenti dei grandi progetti puramente politici e fisici, mentre lo spirito dellumanit intera, il puro fonte della vita, che permane18.

Il succedersi dei popoli molto interessante la riflessione di Herder sulla specificit delle anime dei vari popoli, che risultano inconfrontabili tra loro proprio perch si esprimono poeticamente e si distinguono artisticamente luno dallaltro. La natura umana, di per s, non perfetta nel bene ma deve sempre imparare e crescere, secondo un cammino faticoso (una lotta graduale)19. In opposizione allegualitarismo sostenuto dagli illuministi Herder considera risibile la presunzione di poter individuare una felicit assoluta, quando in realt essa risponde alle situazioni, ai bisogni e alle tribolazioni pi diverse, variando quindi da nazione a nazione20. Ogni confronto risulta quindi falso: ogni nazione porta in se stessa la sua propria intima felicit, come ogni sfera il proprio centro di gravit21. Lautore passa cos ad analizzare il succedersi delle varie et, abbandonandosi tutto allamore del primitivo, delle origini primigenie delluomo (Venturi). Il punto di partenza costituito dallOriente22 biblico, non tanto quello dei teologi e degli esegeti quanto un quadro vivo di un mondo patriarcale, in cui viene realizzato lideale di vita primitiva a contatto con la16

*+ la via del destino ferrea e rigida; quella scena del tempo e del mondo era gi oltrepassata, era svanito lo scopo per cui era nata: come pu l'oggi rifarsi ieri? Il corso di Dio procede tra le nazioni a passi da gigante: come potrebbero le umane forze retrocedere per un sentiero di fanciulli? (p. 101)17

Che sei tu mai, uomo singolo, con le tue passioni, capacit e contributi? E vorresti forse che la totalit della perfezione si esaurisse in te? (p. 123); Miseramente piccola dovrebbe essere la totalit delle cose perch io, piccolo moscerino, potessi arrivare ad abbracciarla con lo sguardo. E quanto sarebbe scarsa la sua saggezza e molteplicit, se un essere che va girovagando qua e l per la terra e che pure trova tanta difficolt a tener saldo in mente un sol pensiero, non vi trovasse mai tanta complessit! (p. 124)18

Ogni fine puramente politico e fisico cade spezzato come coccio e spoglia morta: l'anima, lo spirito, un contenuto per l'umanit intera, questo permane e sar benedetto colui che allora attinger in copia al puro fonte della vita che non s'intorpida mai. (p. 119)19

La natura umana non perfetta nel bene, quasi fosse una divinit; tutto deve apprendere, si deve formare andando innanzi, deve procedere sempre oltre in una lotta graduale. (p. 34)20

*+ l'umana natura non ricettacolo di una felicit assoluta, perfetta, invariabile, come la definisce il filosofo: ovunque, invece, l'umanit assorbe quanta pi felicit le possibile, creandosi quello che altro non se non un accordo elastico, corrispondente alle situazioni, ai bisogni, alle tribolazioni pi diverse. E l'ideale stesso della felicit varia a seconda delle circostanze e dei paesi. (p. 37)21 22

Cfr. p. 38.

E su questa orientalit della nascita dellumanit Herder insister molto, ribadendola anche a proposito del Cristianesimo (cfr. infra). LOriente la terra prescelta da Dio (p. 11) per la sua opera nel mondo.

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natura, non vista rousseuianamente nel selvaggio ma storicamente attestata dalle descrizioni poetiche della Sacra Scrittura. Quella di questa civilt una vita senza scissioni, unione tra ragione e sentimento, tra Dio e gli uomini, tra natura, religione e poesia23. Dopo il momento delle origini simboleggiato dai patriarchi il filo dello sviluppo24 tocca gli Egiziani, ladolescenza dellumanit, palesemente dotati di una loro individualit storica. In polemica contro il neoellenismo, allora in voga grazie a Winkelmann, lautore evidenzia loriginalit artistica degli Egizi, la pratica dellagricoltura e la fondamentale creazione dellidea di Nazione. Fenici furono lopposto degli Egizi per cultura e civilt, fondando un nuovo mondo sul 25 mare . Nacque cos il primo Stato commerciale, che allarg i confini del mondo fino in Asia, trapiantando i popoli e mettendoli in relazione reciproca. Rest quasi niente della vita pastorale propria dellOriente e scomparve sia il senso della famiglia sia la religione, mentre la forma politica si indirizz verso la libert repubblicana. Egitto e Fenici furon cos, pur con tutti i loro contrasti spirituali, figli gemelli di una stessa madre orientale che poi dovevano insieme continuare a formare e a educare la Grecia e il mondo tutto (p. 23). Si arriva poi allet della pi bella giovent dellumanit, la Grecia, che a Herder appare come una sintesi armonica di quellelemento primitivo riscoperto nellOriente e nellantichit e che ha alle sue spalle gi maturi sviluppi civili e culturali dellumanit. La sua una Grecia che non difetta di quella giovent verso cui tende la volont di rinnovamento herderiana 26, ma al tempo stesso contiene gi in se stessa una civilt dispiegata e realizzata, che ha gi raggiunto un suo vertice. La Grecia appare come un momento di sintesi unico, che si ritrova sia nelle forme politiche sia nellarmonia artistica e nella bellezza plastica, in una libert che come un ritrovamento della libera natura, raggiunta tramite un raffinamento di civilt. La saggezza orientale, rimossa la cortina dei misteri, divenne raffinata eloquenza, edificio dottrinale, disputa dalle scuole e piazze della Grecia (p. 26). Tuttavia la sintesi raggiunta dai Greci doveva per dissolversi e quellunione di nazione e di civilt doveva tramutarsi in sovrapposizione di uno Stato cosmopolitico sulle libere anime dei popoli. Furono cos i Romani, let virile delle umane energie e aspirazioni (p. 27), a portare a23

Questo lideale spontaneo dun mondo patriarcale, verso il quale tutto nella natura spingeva, che racchiudeva in se stesso ogni possibile scopo della vita, ogni momento di soddisfazione e di lavoro. Dio, quale condizione mai per dare alla natura umana le inclinazioni insieme pi semplici, pi necessarie, pi delicate! (p. 9)24

La Provvidenza trasse oltre *: dopo let dei patriarchi+ il filo dello sviluppo, dallEufrate gi per lIndo e il Gange, il Nilo e le coste della Fenicia: o gran passi! (p. 15)25

Herder celebra qui anche il ruolo fondamentale del Mediterraneo, meritevole di gloria nella storia dello spirito umano (p. 21).26

La Grecia divenne la culla dellumanit, dellamore tra i popoli, della bella legislazione, di tutto quanto v di attraente nella religione, nei costumi, nella letteratura, nella poesia, negli usi e nelle arti: gioia giovanile, grazia, gioco e amore! (p. 25)

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compimento il grande edificio del mondo antico27, segnandone al tempo stesso anche la fine. Proprio come avveniva nella contemporaneit sulla spinta dellIlluminismo, cos per Herder lantichit cadde perch ormai matura, cosmopolita, livellata, sterile (Venturi). Il nome di Roma colleg popoli e terre che prima neppure seran conosciuti, iniziava a crollare lautonomia di ogni Nazione, costretta ad essere assorbita dallImpero. 28 Quando sotto il giogo romano tutti i popoli cessarono di essere quel che erano stati in precedenza, quando nel mondo si stabil una sola politica e un solo diritto delle genti, ecco che la macchina sarrest e cadde: termin unepoca e ne inizi unaltra tra le rovine dellImpero romano29. Allinizio della seconda parte di Ancora una filosofia della storia per leducazione dellumanit Herder individua nel Settentrione il mondo nuovo che era diventato necessario dopo il crollo rovinoso dellImpero romano30. Sotto fresco cielo, nella landa selvaggia dove nessuno se laspettava, matur una primavera di giovani virgulti ricolmi di linfa, che, trapiantati nelle belle terre meridionali, allora tristi ampi abbandonati, dovevano farsi una nuova natura e produrre grandi messi per il destino del mondo (p. 46). Queste popolazioni portarono sulla scena della storia molte energie umane ma anche molte leggi e istituzioni; portarono non arti, ma natura, non scienze ma sano senso nordico, costumi non raffinati ma forti e buoni, anche se selvaggi (p. 47). Furono loro secondo Herder , con il feudalesimo, a popolare e organizzare tutta lEuropa. Ma i popoli settentrionali da soli non bastavano nei piani della Provvidenza e fu necessaria unaltra delle molle motrici del mondo: la religione cristiana 31. La religione degli antichi era ormai totalmente svanita e pi non poteva svolgere la sua originaria funzione, n la filosofia, corrottasi anchessa, poteva sopperire al bisogno di religione da parte dei popoli che27

A che altezza si elev il popolo romano, che gigantesco tempio seppe costruire lass! Colosso universale questa fabbrica politica e bellica, il piano e i mezzi dellesecuzione. (p. 28) Ci che in Grecia era stato gioco, tentativo giovanile, si fece a Roma ordinamento solido e serio e i modelli greci sviluppatisi su una minuscola scena, su di un istmo, in una piccola repubblica, furon portati al culmine loro, realizzati con energia, vennero portati alla ribalta del mondo. (p. 29)28

Caduta era la barriera che divideva nazione da nazione, il primo passo era compiuto sulla via della distruzione dei caratteri nazionali di ognuna, per gettarle tutte in una medesima forma, che si venne chiamando popolo romano (p. 29).29

Tutte le nazioni intente a costruire tra queste rovine, servendosi di questi frammenti! Un mondo nuovo di lingue, costumi, tendenze e popoli; comincia una nuova epoca, un vasto mare aperto di nuove nazioni sapre al nostro sguardo. (p. 30)30

Anche lo Stato universale romano pervenne al suo termine, e quanto pi grandioso ledifizio, quanto pi in alto esso era posto, con tanto maggior tracollo cadde, e le rovine coprirono gran parte del mondo. *+ Che squarcio nelle fila degli eventi del mondo! Un mondo nuovo era necessario, soltanto questo poteva sanare cos grande ferita. Il Settentrione fu questo mondo nuovo. (p. 45)31

E frattanto alla Provvidenza parve bene preparare un altro fermento, rimescolando nella lievitazione dei succhi del Nord e del Sud: la religione cristiana. (p. 48)

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stavano ricostruendo sui ruderi32. Ecco quindi che la nuova linfa provenne dal Cristianesimo, anchesso sorto in Oriente e diffusosi fino in Occidente in modo straordinario 33. Il carattere rivoluzionario del Cristianesimo era la sua universalit, che legava con il vincolo dellamore tutte le nazioni tra loro, insegnando una verit puramente spirituale, distinguendosi da tutte le altre religioni per essere la prima a voler migliorare il cuore umano 34. Il Cristianesimo prese cos su di s la miseria dei poveri e nelle epoche di disordini fu lunica consolazione, lunico asilo per le angustie universali (p. 52) e infine, quando anche i barbari divennero cristiani, essa divenne a poco a poco lordine effettivo e la sicurezza del mondo (p. 53). Si entr nel Medioevo, celebrato come padre dellEuropa e come apogeo di quel sentimento cos tanto combattuto ai tempi di Herder35. A suscitare infine la rivoluzione meccanica, la rinascita delle arti, delle scienze e dei costumi dopo il Medioevo, non fu secondo Herder la ragione umana decantata dagli illuministi, ma il cieco destino36. Non ci sono infatti nella storia dei veri rischiaramenti del mondo:32

Eppure, la ricostruzione sui ruderi doveva essere opera di popoli la cui situazione rendeva ancor necessaria la religione, di genti che soltanto da essa potevano essere guidate, che ad ogni cosa loro avrebbero mescolato lo spirito della superstizione. (p. 48)33

*+ avevano bisogno di una religione fresca, efficace; ed ecco la Provvidenza laveva suscitata poco tempo innanzi, in una terra da cui non si sarebbe certo potuto sperare il rinnovamento del mondo occidentale. Tra le nude montagne della Giudea, poco prima della rovina totale di un popolo del tutto oscuro, proprio negli ultimi miserrimi suoi giorni, eccola sorgere e affermarsi in un modo tale che rester pur sempre prodigioso, per percorrere poi una strada altrettanto meravigliosa, tra precipizi e abissi, fino a quel mondo che tanto ne aveva bisogno, sul quale essa tanto, tanto profondamente doveva agire. Ed certo questo lavvenimento pi straordinario delluniverso! (p. 19)34

Questa religione sorta in modo tanto straordinario doveva essere innegabilmente, per volont del suo stesso fondatore (e non intendo qui porre il problema se ci venga poi messo in pratica in ogni epoca), doveva essere la vera e propria religione dellumanit, la spontaneit dellamore, il vincolo di tutte le nazioni in un solo esercito fraterno: questa fu dal principio alla fine la sua meta. Ed altrettanto certamente (qualunque cosa ne abbiano potuto poi fare i suoi fedeli) fu essa la prima ad insegnare una verit tanto puramente spirituale, doveri tanto intimi, a presentarsi tanto priva dogni rivestimento e superstizione, dogni ornamento e costrizione, fu essa la prima a voler migliorare il cuore umano toccandolo in generale, totalmente, senza eccezioni. (p. 50)35

Chi potrebbe leggere questa storia senza esclamare: forze e virt d'onore e libert, d'amore e valentia, di cortesie e di parola, ove siete mai scomparse? Le vostre profonde fondamenta si sono gi impantanate, il vostro solido suolo s' gi fatto molle arena cosparsa d'argentei granellini, e nulla pi vi pu crescere. Comunque, ridateci la vostra devozione e superstizione, l'oscurit e l'ignoranza, il disordine e la rozzezza di costumi, e prendetevi la luce e l'incredulit, la snervata freddezza e la raffinatezza, la filosofica rilassatezza e l'umana miseria nostra! (p. 58)36

Innanzi tutto mi sento tenuto a dire, a imperitura gloria dell'umana ragione, che non fu essa, se cos posso esprimermi, ma piuttosto il cieco destino che tutte le cose vara e pilota ad operare in questo universale cangiamento [: la rinascita dopo il Medioevo]. A mutare il mondo intervennero fatti grandiosi e per cos dire mandati dall'alto, superiori alle energie ed alle prospettive umane, ai quali generalmente gli uomini si opposero, di cui nessuno neppur sogn le conseguenze conformi a un superiore disegno; o furon piccoli casi, trovate pi che scoperte, applicazione di qualcosa che gi da tempo si possedeva senza intenderlo, senza utilizzarlo; o ancora

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come dimostra il successo della riforma di Lutero, lui che era un monaco rozzo e ignorante, i piccoli o grandi progetti degli uomini non possono nulla se non sostenuti dal volere della Provvidenza. Da queste successioni emerge per Herder il volere della Provvidenza, che ordina i rapporti tra le nazioni e il progresso della civilt dalluna allaltra, in un eterno sforzo verso qualcosa (che resta, come gi sopra ricordato, inafferrabile da parte delluomo)37. Allora anche gli scontri tra i vari popoli appaiono sotto una luce diversa e positiva, mentre proprio la volont di emigrare e tradire il proprio spirito nazionale ad esser gi sintomo di decadenza 38.

Conclusione Tutta la visione storica herderiana, fondata sulla specificit di ogni popolo e sullimpossibilit di stabilire delle gerarchie di progresso e di felicit raggiunta, ha per come presupposto lunitariet della natura umana: nellumanit ritroviamo, in tutta la terra e per tutti i paesi, un medesimo invisibile germe a fondamento della felicit e della virt, germe che viene in luce diversamente sviluppandosi, in diverse forme e pur mantenendo sempre ununica proporzione e unione interiore di forze (p. 94). Si capisce cos come il corso della storia abbia potuto raggiungere un suo culmine gi con i Greci, per poi crollare e ripartire grazie ad un nuovo ciclo, anchesso sorto nel Vicino Oriente come la civilt dei patriarchi biblici, quello del Cristianesimo. Consapevole della crisi della propria epoca, che ai suoi occhi appare soprattutto spaesata e snaturata per aver distrutto tutti gli elementi pi vitali dello spirito umano (la religione, la

null'altro se non semplice meccanica, un nuovo artifizio, un'attivit manuale che modifica il mondo: filosofi del secolo decimottavo, se cos stanno le cose, che resta ancora della vostra idolatria dinanzi allo spirito umano? (pp. 62-63)37

E sempre tutto non perci altro se non eterno sforzo verso qualcosa. Nella propria et nessuno mai solo, costruisce sul passato, e diventa base del futuro, altro non vuol essere: cos parla l'analogia della natura, la parlante immagine di Dio in tutte le opere sue, e questo pure il linguaggio del genere umano. Gli Egizi non avrebbero potuto esistere senza gli Orientali, il Greco costru su di quelli, il Romano si erse sulle spalle del mondo tutto: progresso reale, sviluppo in continuo processo anche se i singoli non vi guadagnano nulla. Procede verso qualcosa di grande, quasi teatro di una finalit che tutto guidi sulla Terra: di questo certo molto si vantan le storie, ma pochissimo di tutto ci contengono poi in realt. E quand'anche non vedessimo il fine ultimo, resta pur sempre teatro di Dio, sia pure soltanto attraverso squarci e frammenti di singole scene. (p. 41)38

E cos sempre quando si trovan di fronte due nazioni, le cui tendenze, i cui mondi di felicit si negano a vicenda. Si comincia allora a parlare di pregiudizi, di volgarit plebea, di gretto nazionalismo, ma il pregiudizio cosa buona, a suo tempo, poich rende felici, stringe compatti i popoli intorno al loro proprio centro, li rende pi solidi sul loro stesso ceppo, pi fiorenti a seconda della loro propria natura, pi ardenti nelle loro inclinazioni, pi attivi nelle loro mire e per ci stesso pi felici. Cos se di felicit vogliam parlare, la nazione pi ignara, la pi carica di pregiudizi anche la prima. L'et in cui si desidera emigrare e in cui la speranza riposta nei viaggi all'estero gi un'et di malattia, di enfiagione, di pienezza malsana, gi presagio di morte. (p. 39)

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poesia e le arti), Herder alla fine di Ancora una filosofia della storia per leducazione dellumanit rivolge ai lettori un appello a non lasciarsi trascinare dal caos di quei tempi, persistendo nella missione individuale di uomini, piccoli strumenti guidati dal destino ma pur sempre suoi mezzi, confidando nella presenza e nella Bont del corso della storia:Lavoriamo, fratelli miei, con animo coraggioso e giocondo, magari in mezzo alla nube: giacch lavoriamo per un grande avvenire. E poniamoci uno scopo quanto ci possibile puro, chiaro, senza scorie: ora infatti andiamo correndo tra fuochi fatui, nella luce del crepuscolo, nella foschia. (p. 118)

Bibliografia - Frederick M. Barnard, Herders Social and Political Thought, Oxford 1965. - Antonello Gerbi, La politica del romanticismo. Le origini, Bari 1932. - Johann Gottfried Herder, Ancora una filosofia della storia per leducazione dellumanit, Torino 19702, a cura di Franco Venturi. - Valerio Verra, Linguaggio, mito e storia. Studi sul pensiero di Herder, Pisa 2006, a cura di Claudio Cesa.

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