Health Online - Numero 3 - Ottobre 2014

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IL PERIODICO DI INFORMAZIONE SULLA SANITÀ INTEGRATIVA ottobre 2014 - N°3 LA DIAGNOSI DELLA SLA PER UNA PERSONA È COME UNA DOCCIA GELATA FATTA CON UNA SECCHIATA IN TESTA IN EVIDENZA

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Il perIodIco dI InformazIone sulla sanItà IntegratIva

la moda dell’ ice-bucket ed il sostegno alla ricerca sulla sla

HEALTHottobre 2014 - n°3

la diagnosi della sla per una persona è come una doccia gelata fatta con una secchiata in testa

in evidenza

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da mutualItà a mutuaa cura dell’Ing. Roberto Anzanello - Direttore responsabile

la moda dell’Ice-bucket ed Il sostegno alla rIcerca sulla sla

a cura di Maria Cagnoni

cancrostop al nutrimento delle cellule tumorali

a cura di Giulia di Michele

glI ItalIanI e la sanItà IntegratIvaa cura di Manuela Fabbretti

struttura e organIzzazIone dI un team gestInone sInIstrI

sanItà IntegratIvaa cura di Ivo Fiorelli

edItorIale pag. 1

sommario

In evIdenza pag. 2

pag. 4

pag. 6

health onlineperiodico bimestrale di

informazione sulla sanità integrativa

anno 1° - ottobre 2014 - n°3

direttore responsabileing. roberto anzanello

direttore editorialemassimiliano alfieri

comitato di redazionemanuela fabbretti

fabio vitaleluciano dragonetti

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n° 29 del 10 marzo 2014

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HEALTH

il Museo del Mutuo Soccorso - sito in Via di Santa Cornelia, 9 | 00060 | Formello (RM) - ha al suo interno più di 500 reperti di valore storico mutualistico. Aperto dal lunedì al venerdì solo su appuntamento contattando il numero telefonico +39 331 6893067

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Negli anni 70 nel nostro paese furono assunte alcune decisioni politiche in campo sanitario di cui ancora oggi subiamo gli effetti e precisamente:

• Nel 1972 le funzioni sanitarie statali furono trasferite alle regioni;• Nel 1977 le funzioni degli enti mutualistici furono trasferite alle regioni;• Nel 1978 fu istituito il Servizio Sanitario Nazionale.

E’ risaputo che le decisioni furono assunte con l’obiettivo di governare al meglio il sistema sanitario che già mostrava le prime crepe dopo il baby boom degli anni ’60, di avvicinare i servizi al cittadino, di integrare organizzativamente in un’unica istituzione la pluralità di modelli che allora operavano nel campo sanitario, di controllare al meglio i costi.

Con il senno di poi è facile sicuramente criticare ma in questo caso possiamo dire, senza timore di smentita, che difficilmente delle decisioni politiche hanno poi influito in modo così significativo sulla popolazione tutta.

Infatti gli effetti di quelle decisioni sono ancora oggi sotto gli occhi di tutti noi:

1. La regionalizzazione dei servizi sanitari ha portato a una continua proliferazione e duplicazione di attività ed organizzazioni con un totale disservizio nei confronti della popolazione;2. Il ridimensionamento degli enti mutualistici ha determinato la destrutturazione di tutta una serie di servizi gestiti in modo cooperativo con costante diminuzione dei servizi sanitari prestati agli individui ed alle famiglie;3. La creazione del servizio sanitario ha creato un mostro a molte teste che è divenuto incontrollabile con una costante incremento dei costi sanitari.

Le conseguenze di questi effetti hanno inciso ed incidono tutt’ora sulla nostra vita quotidiana con uno sviluppo incontrollato della spesa pubblica sanitaria che ha avuto un’incidenza importante nel determinare il volume della spesa pubblica nazionale globale e di conseguenza ha causato il continuo crescente aumento della tassazione verso imprese e famiglie, con la creazione di “potentati” economici e politici spesso causa di malversazione, con la creazione di livelli di servizio sanitario differenziati in modo ingestito da regione a regione in direzione contraria allo spirito sociale di un servizio sanitario equo.

E’ però indispensabile analizzare il perché di questo fenomeno ed andare alle radici del problema per comprenderlo e risolverlo.

Sopra abbiamo infatti esposto le decisioni assunte e le loro conseguenze ma il vero danno è stato fatto per mancanza di coerenza con lo spirito di fondo che un servizio sanitario per i cittadini deve avere.

Infatti nessun servizio sanitario nazionale, soprattutto in periodi in cui l’invecchiamento della popolazione diviene un

fenomeno naturale imprescindibile, può sostenere i costi sanitari di un intero popolo, non si tratta di un pensiero ma di una semplice realtà matematicamente calcolabile.

Ed è per questo che l’errore, a distanza di circa quarant’anni non è ancora stato corretto, ma sono stati solo prodotti interventi che si sono rilevati un palliativo per un sistema in crescente crisi.

L’elemento determinante è infatti che i servizi sanitari per la popolazione non possono che essere gestiti basandosi sul principio della mutualità, ed è questo l’aspetto che è stato annullato con le decisioni degli anni ’70.

La mutualità infatti consente che il contributo di tutti possa aiutare chi ha necessità, ma proprio per questo la mutualità non può essere “mediata” perché questo ne distorce le valenze.

Non può essere mediata dallo Stato dove i contributi versati per la Sanità Nazionale molto spesso vengono spesi per il sostenimento dei modelli organizzativi e la quota destinata ai servizi sanitari diviene sempre minore e dove, molto spesso, le risorse economiche vengono destinate ad altre necessità nazionali.

Non può essere mediata dalla Compagnie di Assicurazione ove i premi versati dai clienti devono essere gestiti in una logica di redditività imprenditoriale con conseguente limitazione dei servizi prestati e aumento dei costi e ove l’interesse privato dei singoli prevale sull’interesse dell’insieme degli assicurati.

La mutualità può essere quindi solo diretta e gestita dagli enti che hanno come obiettivo solo una corretta gestione della stessa e cioè: Società di Mutuo Soccorso, Casse di Assistenza Sanitaria, Fondi Sanitari.

Dagli inizi degli anni 2000 anche la nostra politica ha iniziato a ripensare il sistema sanitario in questa logica ineluttabile prendendo ed applicando tutta una serie di decisioni che dirigono verso la creazione di un sistema sanitario nazionale che fornisca un’assistenza sanitaria di base e enti mutualistici che forniscano un’assistenza sanitaria integrativa basata sulle logiche della mutualità non mediata.

La strada è tracciata e, per il bene della salute di tutti noi, non dobbiamo che percorrerla con convinzione senza lasciarsi condizionare da quelle lobby che per loro interesse economico, personale, politico, imprenditoriale, “spingono” verso altre decisioni.

La soluzione ora è possibile ed attuabile ed è quella corretta e cioè gestire la sanità integrativa secondo il principio della mutualità, compiendo l’ultimo passo: trasferire in un quadro legislativo coerente il compito di fornire i servizi sanitari integrativi a chi lo fa per ruolo e non solo per redditività, passando dal concetto di mutualità ad una gestione mutualistica.

di roberto anzanello da mutualità a mutua

editoriale

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la moda dell’Ice-bucket ed Il sostegno alla rIcerca sulla sla

Se la secchiata ricevuta per partecipare all’Ice Bucket è certamente gelata, è nulla al confronto rispetto a quello che si prova a toccare con mano la realtà della SLA. Una malattia terribile, blocca i muscoli, i pazienti muoiono con tutte le funzioni cognitive funzionanti ma il corpo non risponde più. La similitudine con l’acqua gelata a mio avviso è la diagnosi. Ma è una secchiata gelata con anche il secchio in testa. Inizia tutto con sintomi banali quali possono essere una penna che cade di mano oppure un braccio che si blocca, e per arrivare ad un responso sicuro ci vogliono circa sei mesi.

In questo tristissimo scenario l’Ice Bucket non può che avere risvolti positivi. La metodica può piacere o meno, però fa conoscere il problema.

Allo stato attuale non sono molte ma sono destinate ad aumentare, le Associazioni a sostegno della SLA e dei pazienti affetti. Quest’ultime più che un sostegno economico costituiscono un sostegno morale ed un appoggio perché è molto brutto per i pazienti quando capita loro dire cos’hanno e dover oltretutto spiegare che tipo di malattia è. In questo l’Ice Bucket può essere di aiuto. Già, ma con tutte gli auto-gavettoni d’acqua gelata che decine di personaggi, più o meno noti hanno “postato” su Facebook, sono piovute fior di donazioni al momento ma per il futuro in realtà potrebbe non essere così.

Negli ultimi tempi con il diffondersi della malattia e conseguentemente della sua conoscenza le donazioni sono aumentate. Negli ultimi mesi soprattutto con la moda dell’Ice bucket, se così si può chiamarla, sono

la diagnosi della sla per una persona è come una doccia gelata fatta con una secchiata in testa

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si aumentate ma quanto questo fenomeno continuerà ancora? Forse si esaurirà? Unico dato certo è che i pazienti malati rimarranno e forse saranno destinati ad aumentare.

Non esiste una cura a questa patologia, che progredisce molto velocemente, penso a una donna che conoscevo con una famiglia splendida che all’età di 56 anni, mentre programmava di godersi la pensione tanto agognata insieme al marito, le hanno diagnostica la SLA. Nel giro di un anno si è trovata costretta su di una sedia a rotelle non più autosufficiente.

C’è un farmaco che rallenta la SLA, ma non la guarisce. In Italia sono ancora pochi ma destinati ad aumentare i casi di pazienti affetti da SLA, di tutte le fasce d’età. Ovviamente vi sono forme diverse di questa terribile malattia, alcune più aggressive altre meno.

Esibizionismo, moda, vera sensibilità umana e sociale, difficile sapere che cosa c’è dietro ogni video che si vede su Facebook. Dati certi per esempio certificano che attraverso l’Ice Bucket Challenge si è riusciti a raccogliere solo per l’AISLA 1,5 milioni di euro.

Vale la pena soffermarsi sull’AISLA (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica), la quale promuove iniziative in tutta Italia per innovare l’attenzione dell’opinione pubblica, delle autorità politiche, sanitarie e socio –assistenziali sui bisogni di cura e assistenza dei malati per giungere finalmente ad un’appropriata gestione della SLA, ad un’adeguata presa in carico dei pazienti e dei loro familiari e per raccogliere fondi di sostegno della ricerca mirata su questa malattia, al momento inguaribile ma non per questo incurabile.

Come si sa nel 2014 nessuno può esimersi dalle mode che si diffondono sui social network, nessuno si può sentire da meno. Ciò che ci si augura è che almeno il 50% di chi si getta l’acqua addosso si chieda che cosa vuol dire essere malati di SLA e che almeno un passo in più nella ricerca attraverso la diffusione possa avvenire.

a cura di Maria Cagnoni

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La notizia, pubblicata su The Journal of Clinical Investigation, arriva da uno studio coordinato da Ugo Cavallaro, ricercatore del Programma di Medicina Molecolare dello IEO, l’Istituto Europeo di Oncologia, con un passato di studi ed incarichi internazionale.

Il gruppo di ricerca ha scoperto un modo per colpire L1, attraverso la sua inattivazione, una molecola endoteliale del sistema nervoso, presente in modo abbondante nei vasi sanguigni tumorali e quasi assente nei vasi sani.

Questo processo, effettuato tramite specifici anticorpi o altra metodica, rallenterebbe la crescita tumorale riducendone la vascolarizzazione e pertanto normalizzando e migliorando il flusso sanguigno all’interno del tumore stesso. Apparentemente, come specifica Cavallaro, questo potrebbe risultare un controsenso in quanto, migliorare la rete vascolare, significa aumentare l’apporto di ossigeno e nutrienti alle cellule malate. Nello stesso tempo, però, il medesimo processo costituirebbe la soluzione alla scarsa penetrazione dei farmaci antitumorali poiché il tessuto neoplastico risulterebbe molto più ricettivo.

cancrostop al nutrimento delle cellule tumorali

glI ItalIanI e la sanItà IntegratIva

Sappiamo tutti che l’Italia sta affrontando, sotto il profilo del welfare sanitario, un periodo particolarmente difficile, con la crisi e le problematiche che il Paese sta vivendo ed i cittadini sentono sempre più il peso delle rinunce che sono costretti a fare relativamente alle cure mediche.

Guardando però con un ottica positivistica la situazione c’è da dire che una possibile soluzione in relazione all’assistenza sanitaria, in Italia, è presente da molti anni ma sconosciuta a molti.

L’inattivazione di L1 avrebbe così un doppio effetto: il blocco della vascolarizzazione e il potenziamento della chemioterapia o di altri trattamenti anti-tumorali.Il processo interessato è quello dell’angiogenesi, cioè la formazione di nuovi vasi sanguigni da cui le cellule

tumorali traggono il nutrimento ed in tal modo possono moltiplicarsi in maniera incontrollata.

La categoria di farmaci interessati a contrastare il cancro, i cosiddetti inibitori dell’angiogenesi, mirano a bloccare l’azione del VEGF-A, la sostanza prodotta dalle cellule tumorali che funge da fertilizzante per i vasi sanguigni e ne promuove la crescita.

Questa classe di farmaci e il nuovo approccio di intervento sulla ricerca molecolare mostrano che esistono nuovi percorsi che possono rappresentare una valida alternativa al colpire direttamente il gene alterato nelle cellule cancerose e che questo potrebbe rappresentare il futuro della lotta al tumore.

Fonte “The Journal of Clinical Investigation”a cura di Giulia di Michele

Si parla appunto della previdenza sanitaria complementare o sanità integrativa per la quale, secondo una recente indagine del Censis, risulta che il 33,6% degli intervistati non conosce l’esistenza di fondi sanitari integrativi e polizze malattia, mentre un ulteriore 34,9%, anche se ne è a conoscenza, non sa esattamente cosa siano e come funzionino.

Dall’indagine emerge inoltre che il 53% non è informato sulle differenze tra un fondo sanitario integrativo ed una polizza malattia, e oltre il 57% invece non è

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Gli Italiani e la Sanità Integrativa

Sappiamo tutti che l’Italia sta affrontando, sotto il profilo del welfare sanitario, un periodo particolarmente difficile, con la crisi e le problematiche che il Paese sta vivendo ed i cittadini sentono sempre più il peso delle rinunce che sono costretti a fare relativamente alle cure mediche. Guardando però con un ottica positivistica la situazione c’è da dire che una possibile soluzione in relazione all’assistenza sanitaria, in Italia, è presente da molti anni ma sconosciuta a molti. Si parla appunto della previdenza sanitaria complementare o sanità integrativa per la quale, secondo una recente indagine del Censis, risulta che il 33,6% degli intervistati non conosce l’esistenza di fondi sanitari integrativi e polizze malattia, mentre un ulteriore 34,9%, anche se ne è a conoscenza, non sa esattamente cosa siano e come funzionino. Dall’indagine emerge inoltre che il 53% non è informato sulle differenze tra un fondo sanitario integrativo ed una polizza malattia, e oltre il 57% invece non è al corrente del vantaggio fiscale che i fondi sanitari integrativi garantiscono rispetto alle polizze malattia. L’indagine prosegue ed interroga un ampio campione nazionale di lavoratori la quale afferma che esiste una scarsa conoscenza di alcuni aspetti essenziali inerenti la previdenza complementare: il 35% dichiara di non conoscere il rapporto di benefici fiscali della previdenza complementare e quelli relativi ad altre forme di investimento; il 33% non è informato sui parametri per la rivalutazione dei contributi versati mentre il 16% non è a conoscenza della possibilità o meno di disporre in tutto o in parte del capitale prima del pensionamento. Pertanto tirando le somme di quanto appena detto, abbiamo un deficit conoscitivo dell’argomento che si aggira intorno ai 16 milioni di lavoratori che non conoscono o conoscono in maniera errata la previdenza complementare e la sanità integrativa.

Abbiamo le risorse ma non le conosciamo, possiamo utilizzarle ma non sappiamo come funzionano e non c’è nessuno che ce lo spieghi. Purtroppo esiste una grande lacuna in termini di conoscenza per quanto

33,6%

34,9%

53,0%

57,0%

35,0%

33,0%

16,0%

non hanno mai sentito di F.Sanitari e polizze malattia

hanno sentito parlare ma non sanno cosa siano i F.Sanitari e polizze malattia

non conoscono le differenze tra F.sanitario integrativo e polizza malattia

non conoscono i vantaggi fiscali dei F.sanitari integrativi

non conoscono il rapporto tra benefici fiscali della Previd.complementare

non conoscono i parametri per la valutazione dei contributi versati

non sanno della possibilità di disporre del capitale prima del pensionamento

Grafico percentuale della conoscenza sui Fondi sanitari integrativi e previdenza complementare.

Gli Italiani e la Sanità Integrativa

Sappiamo tutti che l’Italia sta affrontando, sotto il profilo del welfare sanitario, un periodo particolarmente difficile, con la crisi e le problematiche che il Paese sta vivendo ed i cittadini sentono sempre più il peso delle rinunce che sono costretti a fare relativamente alle cure mediche. Guardando però con un ottica positivistica la situazione c’è da dire che una possibile soluzione in relazione all’assistenza sanitaria, in Italia, è presente da molti anni ma sconosciuta a molti. Si parla appunto della previdenza sanitaria complementare o sanità integrativa per la quale, secondo una recente indagine del Censis, risulta che il 33,6% degli intervistati non conosce l’esistenza di fondi sanitari integrativi e polizze malattia, mentre un ulteriore 34,9%, anche se ne è a conoscenza, non sa esattamente cosa siano e come funzionino. Dall’indagine emerge inoltre che il 53% non è informato sulle differenze tra un fondo sanitario integrativo ed una polizza malattia, e oltre il 57% invece non è al corrente del vantaggio fiscale che i fondi sanitari integrativi garantiscono rispetto alle polizze malattia. L’indagine prosegue ed interroga un ampio campione nazionale di lavoratori la quale afferma che esiste una scarsa conoscenza di alcuni aspetti essenziali inerenti la previdenza complementare: il 35% dichiara di non conoscere il rapporto di benefici fiscali della previdenza complementare e quelli relativi ad altre forme di investimento; il 33% non è informato sui parametri per la rivalutazione dei contributi versati mentre il 16% non è a conoscenza della possibilità o meno di disporre in tutto o in parte del capitale prima del pensionamento. Pertanto tirando le somme di quanto appena detto, abbiamo un deficit conoscitivo dell’argomento che si aggira intorno ai 16 milioni di lavoratori che non conoscono o conoscono in maniera errata la previdenza complementare e la sanità integrativa.

Abbiamo le risorse ma non le conosciamo, possiamo utilizzarle ma non sappiamo come funzionano e non c’è nessuno che ce lo spieghi. Purtroppo esiste una grande lacuna in termini di conoscenza per quanto

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non hanno mai sentito di F.Sanitari e polizze malattia

hanno sentito parlare ma non sanno cosa siano i F.Sanitari e polizze malattia

non conoscono le differenze tra F.sanitario integrativo e polizza malattia

non conoscono i vantaggi fiscali dei F.sanitari integrativi

non conoscono il rapporto tra benefici fiscali della Previd.complementare

non conoscono i parametri per la valutazione dei contributi versati

non sanno della possibilità di disporre del capitale prima del pensionamento

Grafico percentuale della conoscenza sui Fondi sanitari integrativi e previdenza complementare.

Gli Italiani e la Sanità Integrativa

Sappiamo tutti che l’Italia sta affrontando, sotto il profilo del welfare sanitario, un periodo particolarmente difficile, con la crisi e le problematiche che il Paese sta vivendo ed i cittadini sentono sempre più il peso delle rinunce che sono costretti a fare relativamente alle cure mediche. Guardando però con un ottica positivistica la situazione c’è da dire che una possibile soluzione in relazione all’assistenza sanitaria, in Italia, è presente da molti anni ma sconosciuta a molti. Si parla appunto della previdenza sanitaria complementare o sanità integrativa per la quale, secondo una recente indagine del Censis, risulta che il 33,6% degli intervistati non conosce l’esistenza di fondi sanitari integrativi e polizze malattia, mentre un ulteriore 34,9%, anche se ne è a conoscenza, non sa esattamente cosa siano e come funzionino. Dall’indagine emerge inoltre che il 53% non è informato sulle differenze tra un fondo sanitario integrativo ed una polizza malattia, e oltre il 57% invece non è al corrente del vantaggio fiscale che i fondi sanitari integrativi garantiscono rispetto alle polizze malattia. L’indagine prosegue ed interroga un ampio campione nazionale di lavoratori la quale afferma che esiste una scarsa conoscenza di alcuni aspetti essenziali inerenti la previdenza complementare: il 35% dichiara di non conoscere il rapporto di benefici fiscali della previdenza complementare e quelli relativi ad altre forme di investimento; il 33% non è informato sui parametri per la rivalutazione dei contributi versati mentre il 16% non è a conoscenza della possibilità o meno di disporre in tutto o in parte del capitale prima del pensionamento. Pertanto tirando le somme di quanto appena detto, abbiamo un deficit conoscitivo dell’argomento che si aggira intorno ai 16 milioni di lavoratori che non conoscono o conoscono in maniera errata la previdenza complementare e la sanità integrativa.

Abbiamo le risorse ma non le conosciamo, possiamo utilizzarle ma non sappiamo come funzionano e non c’è nessuno che ce lo spieghi. Purtroppo esiste una grande lacuna in termini di conoscenza per quanto

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non hanno mai sentito di F.Sanitari e polizze malattia

hanno sentito parlare ma non sanno cosa siano i F.Sanitari e polizze malattia

non conoscono le differenze tra F.sanitario integrativo e polizza malattia

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non conoscono il rapporto tra benefici fiscali della Previd.complementare

non conoscono i parametri per la valutazione dei contributi versati

non sanno della possibilità di disporre del capitale prima del pensionamento

Grafico percentuale della conoscenza sui Fondi sanitari integrativi e previdenza complementare.

Gli Italiani e la Sanità Integrativa

Sappiamo tutti che l’Italia sta affrontando, sotto il profilo del welfare sanitario, un periodo particolarmente difficile, con la crisi e le problematiche che il Paese sta vivendo ed i cittadini sentono sempre più il peso delle rinunce che sono costretti a fare relativamente alle cure mediche. Guardando però con un ottica positivistica la situazione c’è da dire che una possibile soluzione in relazione all’assistenza sanitaria, in Italia, è presente da molti anni ma sconosciuta a molti. Si parla appunto della previdenza sanitaria complementare o sanità integrativa per la quale, secondo una recente indagine del Censis, risulta che il 33,6% degli intervistati non conosce l’esistenza di fondi sanitari integrativi e polizze malattia, mentre un ulteriore 34,9%, anche se ne è a conoscenza, non sa esattamente cosa siano e come funzionino. Dall’indagine emerge inoltre che il 53% non è informato sulle differenze tra un fondo sanitario integrativo ed una polizza malattia, e oltre il 57% invece non è al corrente del vantaggio fiscale che i fondi sanitari integrativi garantiscono rispetto alle polizze malattia. L’indagine prosegue ed interroga un ampio campione nazionale di lavoratori la quale afferma che esiste una scarsa conoscenza di alcuni aspetti essenziali inerenti la previdenza complementare: il 35% dichiara di non conoscere il rapporto di benefici fiscali della previdenza complementare e quelli relativi ad altre forme di investimento; il 33% non è informato sui parametri per la rivalutazione dei contributi versati mentre il 16% non è a conoscenza della possibilità o meno di disporre in tutto o in parte del capitale prima del pensionamento. Pertanto tirando le somme di quanto appena detto, abbiamo un deficit conoscitivo dell’argomento che si aggira intorno ai 16 milioni di lavoratori che non conoscono o conoscono in maniera errata la previdenza complementare e la sanità integrativa.

Abbiamo le risorse ma non le conosciamo, possiamo utilizzarle ma non sappiamo come funzionano e non c’è nessuno che ce lo spieghi. Purtroppo esiste una grande lacuna in termini di conoscenza per quanto

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hanno sentito parlare ma non sanno cosa siano i F.Sanitari e polizze malattia

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non conoscono il rapporto tra benefici fiscali della Previd.complementare

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non sanno della possibilità di disporre del capitale prima del pensionamento

Grafico percentuale della conoscenza sui Fondi sanitari integrativi e previdenza complementare.

Gli Italiani e la Sanità Integrativa

Sappiamo tutti che l’Italia sta affrontando, sotto il profilo del welfare sanitario, un periodo particolarmente difficile, con la crisi e le problematiche che il Paese sta vivendo ed i cittadini sentono sempre più il peso delle rinunce che sono costretti a fare relativamente alle cure mediche. Guardando però con un ottica positivistica la situazione c’è da dire che una possibile soluzione in relazione all’assistenza sanitaria, in Italia, è presente da molti anni ma sconosciuta a molti. Si parla appunto della previdenza sanitaria complementare o sanità integrativa per la quale, secondo una recente indagine del Censis, risulta che il 33,6% degli intervistati non conosce l’esistenza di fondi sanitari integrativi e polizze malattia, mentre un ulteriore 34,9%, anche se ne è a conoscenza, non sa esattamente cosa siano e come funzionino. Dall’indagine emerge inoltre che il 53% non è informato sulle differenze tra un fondo sanitario integrativo ed una polizza malattia, e oltre il 57% invece non è al corrente del vantaggio fiscale che i fondi sanitari integrativi garantiscono rispetto alle polizze malattia. L’indagine prosegue ed interroga un ampio campione nazionale di lavoratori la quale afferma che esiste una scarsa conoscenza di alcuni aspetti essenziali inerenti la previdenza complementare: il 35% dichiara di non conoscere il rapporto di benefici fiscali della previdenza complementare e quelli relativi ad altre forme di investimento; il 33% non è informato sui parametri per la rivalutazione dei contributi versati mentre il 16% non è a conoscenza della possibilità o meno di disporre in tutto o in parte del capitale prima del pensionamento. Pertanto tirando le somme di quanto appena detto, abbiamo un deficit conoscitivo dell’argomento che si aggira intorno ai 16 milioni di lavoratori che non conoscono o conoscono in maniera errata la previdenza complementare e la sanità integrativa.

Abbiamo le risorse ma non le conosciamo, possiamo utilizzarle ma non sappiamo come funzionano e non c’è nessuno che ce lo spieghi. Purtroppo esiste una grande lacuna in termini di conoscenza per quanto

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Grafico percentuale della conoscenza sui Fondi sanitari integrativi e previdenza complementare.

Gli Italiani e la Sanità Integrativa

Sappiamo tutti che l’Italia sta affrontando, sotto il profilo del welfare sanitario, un periodo particolarmente difficile, con la crisi e le problematiche che il Paese sta vivendo ed i cittadini sentono sempre più il peso delle rinunce che sono costretti a fare relativamente alle cure mediche. Guardando però con un ottica positivistica la situazione c’è da dire che una possibile soluzione in relazione all’assistenza sanitaria, in Italia, è presente da molti anni ma sconosciuta a molti. Si parla appunto della previdenza sanitaria complementare o sanità integrativa per la quale, secondo una recente indagine del Censis, risulta che il 33,6% degli intervistati non conosce l’esistenza di fondi sanitari integrativi e polizze malattia, mentre un ulteriore 34,9%, anche se ne è a conoscenza, non sa esattamente cosa siano e come funzionino. Dall’indagine emerge inoltre che il 53% non è informato sulle differenze tra un fondo sanitario integrativo ed una polizza malattia, e oltre il 57% invece non è al corrente del vantaggio fiscale che i fondi sanitari integrativi garantiscono rispetto alle polizze malattia. L’indagine prosegue ed interroga un ampio campione nazionale di lavoratori la quale afferma che esiste una scarsa conoscenza di alcuni aspetti essenziali inerenti la previdenza complementare: il 35% dichiara di non conoscere il rapporto di benefici fiscali della previdenza complementare e quelli relativi ad altre forme di investimento; il 33% non è informato sui parametri per la rivalutazione dei contributi versati mentre il 16% non è a conoscenza della possibilità o meno di disporre in tutto o in parte del capitale prima del pensionamento. Pertanto tirando le somme di quanto appena detto, abbiamo un deficit conoscitivo dell’argomento che si aggira intorno ai 16 milioni di lavoratori che non conoscono o conoscono in maniera errata la previdenza complementare e la sanità integrativa.

Abbiamo le risorse ma non le conosciamo, possiamo utilizzarle ma non sappiamo come funzionano e non c’è nessuno che ce lo spieghi. Purtroppo esiste una grande lacuna in termini di conoscenza per quanto

33,6%

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non hanno mai sentito di F.Sanitari e polizze malattia

hanno sentito parlare ma non sanno cosa siano i F.Sanitari e polizze malattia

non conoscono le differenze tra F.sanitario integrativo e polizza malattia

non conoscono i vantaggi fiscali dei F.sanitari integrativi

non conoscono il rapporto tra benefici fiscali della Previd.complementare

non conoscono i parametri per la valutazione dei contributi versati

non sanno della possibilità di disporre del capitale prima del pensionamento

Grafico percentuale della conoscenza sui Fondi sanitari integrativi e previdenza complementare.

al corrente del vantaggio fiscale che i fondi sanitari integrativi garantiscono rispetto alle polizze malattia. > L’indagine prosegue ed interroga un ampio campione nazionale di lavoratori la quale afferma che esiste una scarsa conoscenza di alcuni aspetti essenziali inerenti la previdenza complementare: il 35% dichiara di non conoscere il rapporto di benefici fiscali della previdenza complementare e quelli relativi ad altre forme di investimento; il 33% non è informato sui parametri per la rivalutazione dei contributi versati mentre il 16% non è a conoscenza della possibilità o meno di disporre in tutto o in parte del capitale prima del pensionamento. Pertanto tirando le somme di quanto appena detto, abbiamo un deficit conoscitivo dell’argomento che si aggira intorno ai 16 milioni di lavoratori che non conoscono o conoscono in maniera errata la previdenza complementare e la sanità integrativa.

Abbiamo le risorse ma non le conosciamo, possiamo utilizzarle ma non sappiamo come funzionano e non c’è nessuno che ce lo spieghi.

Purtroppo esiste una grande lacuna in termini di conoscenza per quanto concerne tutto il mondo del welfare, il quale potrebbe e dovrebbe affiancare l’SSN sofferente e appesantito, a partire dalla sanità integrativa che ad oggi conta più di 11 milioni di assistiti, alla previdenza complementare che invece registra oltre 6 milioni di iscritti.

La spesa out of pocket intermediata in Italia, ovvero quella gestita attraverso assicurazioni integrative o strumenti simili, risulta essere una tra le più basse d’Europa con il 13,4% del totale della spesa sanitaria

privata, ecco quindi che assume un’importanza fondamentale l’integrazione degli strumenti del welfare privato con quello pubblico, in modo da fornire operatori privati specializzati e qualificati sia per prestazioni sanitarie che assistenziali, attraverso servizi resi decisamente accessibili con strumenti integrativi rendendoli più adeguati.

Per rimediare a questa scarsa comunicazione e conoscenza del mondo sanitario integrativo, alcune Società di Mutuo Soccorso e Fondi Sanitari integrativi hanno introdotto una nuova figura, il Promotore Mutualistico, figura apposita a svolgere operazioni di tipo informativo, di diffusione e di connessione tra esigenze degli utenti e le soluzioni possibili che il welfare offre sul piano sanitario assistenziale. L’informazione è fondamentale, consente agli utenti di conoscere le diverse alternative e possibilità presenti, avendo così un panorama completo dei servizi e modalità con cui accedervi, per decidere quindi quale sia la soluzione migliore in base alle proprie esigenze.

Da un’indagine realizzata dal Censis risulta che al 27% degli intervistati è accaduto di dover pagare un ticket su una prestazione sanitaria superiore al costo che avrebbe sostenuto se avesse acquistato la prestazione nel privato pagando l’intero costo di tasca propria. Questo dimostra il grande squilibrio attuale tra pubblico e privato che, a causa dei grandi tagli fatti al settore sanitario, provoca confusione e rende complessa anche l’erogazione del servizio e le cure.

Fonte dati statistici “Censis Centro Studi Investimenti Sociali”a cura di Manuela Fabbretti >

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La tutela della Salute Pubblica, nel suo complesso e come comunemente intesa, è un servizio che uno Stato fornisce ai cittadini, secondo le proprie capacità e possibilità.

Oggi i cittadini sono europei e i diversi membri della UE (ben ventotto) hanno diverse capacità e possibilità di fornire questo essenziale servizio, inoltre la libera circolazione dei beni e servizi, oramai consolidata, offre un panorama di possibile concorrenza in un settore così delicato, costringendo gli operatori a continui confronti con altre strutture, non sempre vincenti per il nostro Paese.

In Italia la carenza di risorse mette a dura prova la sostanziale bontà del Servizio Sanitario Nazionale, che contiene molte forme e strutture di eccellenza, che vengono però penalizzate da tale carenza e non riescono a garantire il livello e la tempestività che il cittadino si aspetta. Il successo dell’assistenza integrativa e il prevedibile suo futuro sviluppo, quindi, dipendono in gran parte dalla qualità del servizio reso.

Gli operatori che gestiscono le singole pratiche, che sono l’interfaccia primo con l’utenza, sono

la base della struttura e devono (si ribadisce: devono) possedere ampie capacità comunicative, semantica adatta all’argomento trattato, pazienza e cortesia, oltre, ovviamente, a una buona cultura di base in campo sanitario (che non è materia di insegnamento nel nostro sistema scolastico), cultura non comune in giovani aspiranti a tale occupazione.

E’ un lavoro non facile, a volte faticoso e stressante, pertanto la cura nella selezione e nella formazione di questo personale deve essere massima e deve avvalersi, possibilmente, dell’ausilio di coloro che, già operando nel settore a livello più elevato, abbiano la capacità di individuare le potenzialità insite in ogni singolo candidato.

La selezione e la formazione di questo personale è un compito delicato, che richiede buone capacità manageriali, dato che si tratta di un investimento in risorse umane preziose: se un buon elemento ben formato si allontana dalla struttura, questa ha perso un “capitale” non indifferente, che avrà un costo elevato, in termini di tempo e denaro, per essere validamente sostituito.Altrettanto indispensabile è l’organizzazione di un buon supporto informatico, che necessita di continua cura e aggiornamento da parte di

a cura di Manuela Fabbretti

struttura e organIzzazIone dI un team gestIone sInIstrI sanIta’ IntegratIva

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a cura di Manuela Fabbretti

personale dedicato, perché non rischi di dare risposte insoddisfacenti agli operatori, che sono costretti ad appoggiarvisi molto (a volte troppo: è indispensabile sempre un’attenzione critica da parte dell’utente alle risposte fornite dalla macchina). Molto deve essere speso, in termini di tempo, su questo punto: come è arcinoto, la macchina elabora e restituisce ciò che gli viene immesso, (trash in, trash out!), ed è importante che ogni operatore sia in grado di confrontare i dati forniti automaticamente con quello che potremmo chiamare “risultato atteso”. Questa è la base della struttura, ma non sono sufficienti una discreta conoscenza della materia e la capacità di interpretare correttamente le norme: occorre affiancare alla base la competenza di un team medico di comprovata esperienza, possibilmente anche in ambito sanitario (medicina legale e contrattuale), cui il singolo operatore possa fare riferimento per ogni necessità, dubbio o conferma di sue interpretazioni su casi inconsueti, su applicabilità delle norma in modo corretto secondo il tipo e le modalità di prestazione medica, sulla congruità e la durata dei ricoveri, sulla correttezza, anche formale, delle spese di cui si richiede il rimborso. Infine, deve essere istituzionalizzato lo screening, un controllo finale del lavoro svolto dalla struttura - normalmente a campione, ma a tappeto in casi particolari - sulle “pratiche” lavorate, per evitare pagamenti e rimborsi errati, sia per il costo materiale e per il tempo-lavoro richiesto per eventuali revisioni, sia per l’immagine verso l’utenza, come singolo assistito e come Ente di appartenenza, in quanto la “qualità” del servizio, fonte di successo, emerge anche dalla correttezza e tempestività con cui si danno risposte, che vanno improntate all’equità: dare il giusto è sempre pagante! Tutto ciò deve essere poi coordinato da un management che organizzi la complessa struttura in sezioni che si occupino dei diversi settori: prestazioni in convenzione diretta con le strutture sanitarie, ove l’assistito a esse indirizzato non entri nel merito dell’erogazione di pagamenti, prestazioni indirette (ovvero a rimborso), o miste (pagamenti parte alla struttura sanitaria e parte all’assistito), implementando ogni singola sezione secondo le capacità, l’esperienza, le attitudini dei singoli, in modo da rendere il lavoro di ognuno

più consono alla sua personalità, il più gratificante possibile, insomma il meno “stancante” possibile. Questa attività è di per sé faticosa, a volte stressante, spesso ripetitiva. E’ necessario essere sempre presenti a sé stessi e l’interfacciarsi con l’utenza è spesso sfibrante. Inoltre, dover a volte contemperare la gestione materiale dei fascicoli, soprattutto se non cartacei ma trasmesse via web, quindi esaminabili solo sullo schermo del PC, con le risposte da dare, con i dovuti modi come sopra indicato, può indurre in errore, magari minimo (e per questo più difficilmente rilevabile a posteriori da uno screening, anche accurato). Un management efficiente e attento deve tenere presente tutte le implicazioni di una gestione così complessa, adottando, anche in corso d’opera, eventuali modifiche che si rivelino più efficaci affinché il lavoro scorra, dalla “presa in carico”, all’avvenuta liquidazione dell’assistenza.

a cura di Ivo Fiorelli