GT n°3
-
Upload
stefano-de-capua -
Category
Documents
-
view
229 -
download
0
description
Transcript of GT n°3
Euro si/no ... e il turismo?
Programmazione eventi turistici
Napoli e la tassa di soggiorno
La tomba di Dracula
Cosa visitare
I nostri campioni - London 2012
Giovani per
il Turismo
La crisi c’è. Si sente, si vede, si percepisce.
In molti si chiedono se la crisi sia un’entità astratta generata
dalle ristrettezze economiche e dal timore di “spendere in
modo inopportuno”, quasi fosse una condizione psico-sociale,
oppure se la crisi sia un mostro concreto e reale ingigantitosi
nel corso degli anni per una serie smisurata di motivi.
Ciò che resta, però, è che tanti italiani, un po’ per nostalgia,
un po’ per influenze poco competenti, esternano una
speranza di ritorno alla Lira.
La lira!
Prima degli anni 2000 quando avevamo in tasca una
banconota da L. 50.000,00 pensavamo “caspita, ho
50.000,00 lire!!!” Quante cose si potevano fare con tutti
quei soldi; in tasca avevamo un maggiore potere d’acquisto
e percepivamo l’entità della cifra.
Oggigiorno, invece, con € 50,00 in tasca (pari a poco
meno di L. 100.000,00) non percepiamo un potere
economico, anzi, il più delle volte siamo consci che con
questa cifra si potrà solo acquistare il carburante per l’auto,
e pagare qualche spesa. Stop!
In molti, leggendo queste brevi righe introduttive, saranno
certamente concordi, magari assentendo col tipico cenno
affermativo del capo.
Gli economisti, d’altra parte, hanno lasciato poche speranze
al ritorno della Lira: un ritorno al passato equivarrebbe ad
un italiano sempre più povero. Sarebbe sicuramente una
situazione paradossale, ma con la disoccupazione giovanile
dilagante, la crescita che ristagna, tassi di interesse bassi
e sempre più tasse imposte dal governo, c’è chi pensa che
fare marcia indietro e adottare di nuovo la lira possa essere
una soluzione per risollevare le sorti economiche del paese.
Secondo uno studio dell’Ubs (Società di servizi finanziari
con sede a Basilea, ndr), se ciò avvenisse oggi, ad Atene,
“…ogni greco pagherebbe tra i 9.500 e 11.500 degli attuali
euro il primo anno e 4.000 negli anni successivi, costi
notevolmente superiori ai sacrifici dell’austerità…”. Se
cambiasse la moneta, si legge sempre dallo studio dell’Ubs,
l’Italia avrebbe un crollo della lira del 60 per cento. In altre
parole, gli stipendi e le pensioni varrebbero, dall’oggi al
domani, la bellezza del 60 per cento in meno. Per la
stragrande maggioranza degli italiani significherebbe avere
difficoltà enormi nel pagare la rata del mutuo o della
macchina alla fine del mese. Gli unici dati che resterebbero
uguali saranno quelli relativi ai salari dei lavoratori dipendenti,
con tutti i problemi del caso (proteste, manifestazioni,
scioperi). Ma, tra gli autorevoli economisti, c’è anche chi
propugnerebbe a un ritorno della beneamata Lira, per una
serie di ragioni. Innanzitutto riacquisteremmo la nostra
sovranità monetaria. Il primo lato positivo sarà riconducibile
al fatto che il debito pubblico italiano si svaluterebbe
all’improvviso e ci troveremmo in una situazione già
conosciuta in passato: inflazione dilagante con la stampa di
moneta da immettere nel mercato (cosa attualmente non
possibile a causa del tasso fisso dell’Euro). Allo stesso
tempo, però, si avrà, a parità di livello tecnologico, un costo
del lavoro più basso di quello dei concorrenti, e l’Italia
diverrebbe un temibile avversario economico. A quel punto,
si dovrà puntare su incentivi affinché si acquisti il marchio
italiano, un modo concreto ed effettivo per rilanciare il mer-
cato interno.
La strada tracciata da questo scenario, sarà anche obbligata,
dato che le importazioni risulteranno sfavorite dalla
svalutazione.
I costi delle importazioni di materie prime, del gas e del
petrolio, in questa prospettiva potrebbero divenire quasi
insostenibili Potrebbe, però, essere la volta giusta per
lanciare in via definitiva una campagna per le energie
rinnovabili, con eolico e fotovoltaico in testa (per noi che
siamo “il paese del Sole”), con la programmazione di una
serie di incentivi per aziende, enti e famiglie. Oltre al made
in Italy, e alle energie rinnovabili, il settore che potrà avere
benefici sarà senza ombra di dubbio il turismo.
Di certo diverranno molto più ostici i viaggi all’estero, avendo
una moneta molto più debole negli scambi internazionali, e
il tanto desiderato weekend a Londra potrà costare un occhio
della testa, ma con una svalutazione del genere il turismo
interno, ossia l’in-coming, sarà senz’altro favorito. Potrebbe
essere il momento decisivo per investire le risorse nostrane
nello sviluppo dei poli attrattivi turistici, dando nuova linfa,
non solo all’indotto del settore, ma all’intera economia
Editoriale
Euro si ..................... Euro no
Giovani per il Turismo n° 32
Cosa accadrebbe se tornasse la Lira, e quali scenari per il turismo?
nazionale, favorendo, in tal modo, l’incentivo allo sviluppo
delle aree più degradate, che potranno rappresentare luoghi
di interesse turistico.
Attenzione però!
Questo scenario, dalle rosee speranze, nasconde dei lati
negativi.
Sia per le ripercussioni inevitabili del mercato interno, tra
titoli, capitali, e rapporti con gli scambi tra le nostre imprese
e quelle estere (soprattutto se acquirenti di materie prime).
Inoltre, di recente la Merkel ha annunciato che “Se cade
l’euro cade l’Europa”, insistendo nella convinzione che
“lasciare distruggere l’euro è prendersi il rischio di
distruggere l’Europa. Coloro che vogliono distruggere l’euro
si assumeranno la responsabilità di riaccendere i conflitti nel
nostro continente”. Un monito certamente inequivocabile, ma,
ferma restando la conscia certezza di un futuro monetario
con l’euro, sarà altrettanto inequivocabile, d’altra parte, un
riordino di una politica economica di concreta matrice
europea per un effettivo rilancio di un’economia che,
soprattutto nel mediterraneo, stenta a fornire un futuro dig-
nitoso e sicuro ai milioni di giovani in cerca di sicurezza
finanziaria e di un’occupazione in un mercato del lavoro
vecchio e senza prospettive.
Euro si ..................... Euro no
Davide Cacace
3Giovani per il Turismo n° 3
Giovani per il Turismo
Grandi novità sarà svelata a voi lettori nel
prossimo numero e nel corso dell’estate ...
... una nuova veste grafica
... maggiore possibilità di interagire con la
ns redazione
... e tanto altro ... seguiteci ...
... stiamo crescendo e questo anche grazie a
voi!
Cosa accadrebbe se tornasse la Lira, e quali scenari per il turismo?
In questo numero hanno collaborato:
Alessandro Tuccillo, Anna Maria Russo, Antonio Guerrera,
Carlo Cibelli, Carmela Terracciano, Dario Alfano, Davide Ca-
cace, Giulia Pisano, Ilaria Fiore.
Impaginazione a cura di De Capua Stefano
Si ringrazia inoltre il fotografo Francesco Supini per la
foto in copertina, nel prossimo numero vi sarà inoltre
un’intervista speciale su di lui... seguiteci
Quando si legge o si sente pronunciare la parola eventi
subito la nostra fantasia ci catapulta in un’altra dimensione
in cui tutto ha una luce differente, in un mondo dove sembra
esserci solo ed esclusivamente l’incanto. In effetti l’evento,
nella sua più ampia accezione, è un mezzo attraverso il
quale si cerca di dare volume e forma alle emozioni; è un
mezzo di comunicazione che ormai viene utilizzato in più
settori e su più livelli proprio per arrivare, nel più
coinvolgente dei modi, alle persone. Sono infatti le persone
ad essere il centro di questo universo tanto vario quanto
interessante.
Partiamo però da una domanda: Perché le persone si
recano ad un evento? Cosa ci spinge a prendere parte ad
una manifestazione? Al di là di ogni valido motivo, ciò che
davvero ci spinge alla partecipazione agli eventi è un
bisogno insito in ogni essere umano: comunicare! La
comunicazione comporta necessariamente l’incontro, e
incontrarsi è una necessità dell’essere umano di ogni tempo,
luogo e cultura. Inoltre, nella società attuale, il consumo
rappresenta il principale strumento di investimento esistenziale
e, nello specifico, la partecipazione ad un evento collettivo,
come possono essere nella fattispecie gli eventi turistici,
diventa un pretesto per condividere dei rituali collettivi e per
sentirsi parte di una “tribù sociale”.
Se da un lato l’organizzazione di eventi è considerata uno
degli strumenti del marketing e della comunicazione, in primis
per le aziende le quali utilizzano questo mezzo per
fidelizzare i clienti attuali e per attirarne di nuovi; dall’altro,
ciò che spinge un territorio ad investire in un evento turistico
è sicuramente la voglia di dare visibilità allo stesso creando
contestualmente un ritorno economico legato a tutto l’indotto
che gira intorno alla “giostra” degli eventi.
L’imporsi della cultura e del mercato degli eventi ha mostrato
una crescita esponenziale nell’ultimo decennio dovuta
all’incremento del tempo disponibile per le attività
ricreativo-culturali, all’imporsi di nuove forme di turismo ed
escursionismo legate ad eventi culturali e spettacolari tanto
che già a partire dagli anni ottanta si inizia a parlare di
Event tourism. Anche la nostra amata regione sembra aver
capito l’importanza delle ripercussioni che questo genere di
eventi può innescare: dalle rassegne teatrali ai festival fino
al Maggio dei Monumenti, Napoli e la Campania tutta si sta
Giovani per il Turismo n° 34
muovendo nella giusta direzione fornendo, attraverso questi
eventi, non solo l’occasione per i cittadini di vivere dei
momenti unici, ma creando un appuntamento che attivi
l’incoming e che contribuisca a destagionalizzare la nostra
offerta turistica troppo spesso legata alla sola stagione
estiva.
Ovviamente non esistono solo i grandi eventi culturali, i
festival in grado di mobilitare pubblico ed opinione pubblica,
veri e propri strumenti di marketing urbano e territoriale che
arrivano a caratterizzare una città o una regione. Molti degli
aspetti di dinamicità, di rinnovamento del settore derivano
infatti dalla nascita e dalla proliferazione di molte iniziative
locali, fortemente radicate nel territorio e nella comunità
di riferimento che diventano l’occasione di crescita e di
attivazione di quei flussi turistici che altrimenti rimarrebbero
ancorati ai soliti e già conosciuti percorsi culturali.
Il contesto attuale essendo in continua evoluzione ha fatto
registrare un aumento del peso e della centralità della
domanda culturale, la quale si è fatta via via più attenta ed
esigente, rendendo sempre più difficile la possibilità di
erogare servizi in maniera standardizzata. A questo si
aggiunge il problema che caratterizza da sempre il settore
culturale: la scarsità delle risorse finanziarie. Il sistema delle
sponsorizzazioni sembra comunque essere uno degli elementi
più utilizzati per creare joint venture che permettano alle
imprese culturali di continuare ad erogare una serie di servizi
senza i quali la nostra offerta turistica sarebbe davvero poco
attrattiva.
Il settore artistico e culturale esprime un sempre maggiore
fabbisogno di valorizzazione, per il fondamentale contributo
che esso può offrire alla crescita economica e sociale della
collettività.
La Campania ha tutte le caratteristiche per fare degli eventi
culturali un punto di forza che faccia ripartire una regione
che sembra sonnecchiare all’ombra del Vesuvio ma che,
invece, non aspetta altro che essere vissuta da tutti e in
tutti i periodi dell’anno. L’evento può essere lo strumento
per dare anche un volto nuovo alle nostre bellezze, per
creare aggregazione e cultura, per dare spazio a tutte le
forme d’arte e agli artisti che rendono le nostre città uniche
contribuendo così a dare forma e volume alle emozioni.
Carmela Terracciano
L’organizzazione di eventi Turistici
5Giovani per il Turismo n° 3
In una fase di tassazione da record per il nostro paese
nemmeno il settore turismo è stato risparmiato, gli
albergatori si sono difatti ritrovati in un breve lasso di tempo
a dover riformulare le stime del risultato economico sulla
base di una ben più aspra imposizione fiscale. La vera
novità è data dal fatto che negli ultimi mesi, sulla base di
un decreto legislativo molto discutibile, anche i fruitori dei
servizi turistici sostengono il peso del nuovo regime fiscale
tramite il pagamento della tassa di soggiorno.
La tassa è stata introdotta in Italia il 14 marzo 2011, e
ad oggi è stata applicata in circa 500 comuni. Ogni
amministrazione è libera di richiedere il pagamento a chi
pernotta presso una struttura ricettiva all’interno del territorio
comunale, dai 50 centesimi a 5 euro al giorno. Tuttavia di
logica sono stati creati differenti livelli di tassazione sulla
base della categoria alberghiera.
Ogni comune richiede una quota diversa e in città come
Firenze e Venezia la tassa arriva a pesare fino al 10%
sul conto finale della camera. Questo ha messo in
confusione i turisti e irritato non poco i tour operator, che
hanno minacciato di abbandonare località turistiche nel caso
di applicazione della stessa. E’ il caso di Tropea in Calabria,
dove l’amministrazione comunale dopo aver introdotto
l’imposta è stata costretta a ritirarla per non ritrovarsi gli al-
berghi vuoti in alta stagione. E’ indiscutibile che nella fase
di scelta della località di vacanza questa tassa abbia un
effetto disincentivante, e la cosa preoccupa non poco anche
gli operatori dell’indotto turistico.
Napoli è pronta ad adeguarsi da Luglio, difatti la nostra è
l’ultima grande città italiana ad inserire nel conto finale del
cliente questa nuova imposta che imbarazza l’albergatore, e
lascia un’amara sorpresa finale al cliente in partenza. La
giunta del sindaco De Magistris ha dichiarato indispensabile
l’introduzione della tassa che uniforma il capoluogo campano
a molti altri comuni italiani a propensione turistica, assicu-
rando l’utilizzo della stessa per il miglioramento dei servizi
turistici sul territorio. Lo stesso impegno è stato dichiarato
anche dalle altre amministrazioni comunali in ogni circostanza
in cui si è decisi di introdurla, una promessa che rasserena
gli animi inaspriti degli albergatori ma che resta difficilmente
comprovabile nel tempo. Sarebbe difatti interessante avere
un confronto diretto tra gli introiti e gli investimenti,
un’operazione tutt’altro che complicata che darebbe
trasparenza ad una iniziativa verosimilmente nata soltanto
per scucire dei soldi ai turisti.
Le cifre sono tutt’altro che irrisorie , Roma nel 2011 ha
incassato circa 70 milioni di euro, Firenze in 6 mesi ne ha
incassati 11. A Napoli le tariffe saranno piuttosto alte e
superiori alla media: i b&b e gli alberghi ad 1 stella saranno
esenti, 1 euro a notte per i 2 stelle, 2 euro per i 3 stelle,
3 euro per i 4 stelle, 4 euro per i 5 stelle. L’applicazione
del tributo durerà un semestre e ci si aspetta ricavi per
circa 2 milioni di euro.
Le associazioni di albergatori non l’hanno presa bene, dopo
le difficoltà create dall’emergenza spazzatura, alla recente
creazione delle ZTL, e all’aumento in generale della
pressione fiscale vedono mancare il supporto indispensabile
dell’amministrazione e minacciano di abbandonare la città
per investire in luoghi più benevolenti. Il problema è che in
molti altri settori dalle minacce si è passati ai fatti, e la
situazione delicata del paese dovrebbe far pensare ad una
tassazione mirata e meno incalzante, invece questa tassa
ha la peculiarità di scontentare tutti, anche chi non la paga.
E’ deludente che l’unica motivazione all’introduzione della
tassa sia stata la necessità di allinearsi agli altri. Da sempre
siamo bravi ad uniformarci quando ci sono in ballo delle
iniziative discutibili, peccato trovare sempre ostacoli
nell’emulazione delle proposte virtuose.
TASSA DI SOGGIORNO
Carlo Cibelli
Napoli si uniforma alla linea nazionale
7Giovani per il Turismo n° 3
Cosa potrebbe mai collegare l’immagine del vampiro più
famoso di sempre e una città come Napoli?
Siamo sempre abituati ogni qual volta si parli di conte
Dracula ad immaginare quella terra colma di mistero
chiamata Transilvania, eppure Napoli ha influenzato non pochi
scrittori del filone horror, dal Frankenstein di Mary Shelley
che fece nascere il protagonista della sua opera più illustre
proprio nella città di Partenope ad Ann Radcliffe che scrisse
“the italian” ambientato proprio a Napoli. Questi racconti
frutto della notevole capacità d’immaginazione degli scrittori
che hanno sempre stuzzicato la nostra fantasia, spesso
prendono spunto da personaggi realmente esistiti che grazie
alla loro eccentricità o pazzia hanno illuminato i narratori o
i registi dandogli l’opportunità di creare dei protagonisti mitici
divenuti con il tempo dei veri cult sia in ambito narrativo
che cinematografico. Vlad III di Valacchia fu l’oggetto
d’ ispirazione dello scrittore irlandese Bram Stoker e nacque
nel 1431 a Sighisoara in Romania, egli fu principe di
Valacchia (un territorio che va dal fiume Danubio alle alpi
transilvaniche), era conosciuto come “Vlad Tepes”(Vlad
l’impalatore) e nonostante gli innumerevoli atti di violenza
che caratterizzarono la sua vita e la paura che incuteva al
proprio popolo, grazie al suo impegno nella lotta contro gli
ottomani è visto come un eroe in patria. Ma continuerete a
chiedervi : cosa lega la figura di Vlad III alla città di Napoli?
Ebbene si, il principe che ispirò Bram Stoker sembrerebbe
in qualche modo legato storicamente al capoluogo campano,
in quanto sua figlia fu accolta sotto la corte di Ferdinando
d’Aragona intorno al 1480, ciò verrebbe dimostrato grazie
alle ricerche di Raffaello Glinni (un legale lucano) ed al
supporto dell’università di Tallinn. Questi studi sono partiti
analizzando l’arrivo nel regno di Napoli durante il periodo
aragonese di una figura misteriosa ed ambigua, si tratta
della giovane Maria Balsa, ufficialmente una principessa slava
scampata alle invasioni ottomane, ma il fatto che si diffuse
all’epoca la voce che la donna fosse l’erede di un trono
importante tenuto nascosto, ha suscitato grande interesse al
ricercatore lucano che ha voluto approfondire la misteriosa
vicenda. Come si è arrivati alla figura del principe di
Valacchia, conosciuto da tutti noi come Dracula? Per
scoprire l’arcano è bastato scovare uno stemma
simboleggiante un drago (da questo termine deriva la parola
dracul). Questo simbolo apparve, in quanto la principessa
sposò un nobile napoletano, Giacomo Alfonso Ferrillo e
vennero fusi gli stemmi delle rispettive famiglie; ai quei tempi
l’unica famiglia nobile in Europa che possedeva come
simbolo di rappresentanza il drago era proprio quella dei
Dracul (Vlad II Dracul), il fatto che il nobile napoletano
appartenesse ad una influente famiglia e nonostante ciò
dovette cedere il proprio simbolo a favore dello stemma
della giovane donna, fa capire quanto potente sia stata il
casato di provenienza della sposa. Indizi enigmatici della
parentela che lega Maria Balsa al famigerato Dracula , sono
stati rinvenuti nella stessa cappella che la donna fece erigere
in Basilicata, precisamente nella cattedrale di Acerenza, dove
si possono ammirare raffigurazioni di draghi o addirittura una
raffigurazione di colui che potrebbe essere il padre Vlad III
. le ricerche man mano stanno portando alla luce sempre
più misteri che hanno indirizzato gli studiosi fino a Napoli,
sembra infatti che Vlad III abbia raggiunto successivamente
la propria figlia nel regno degli aragonesi, in quanto fu
creata a quel tempo un’alleanza tra il regno di Napoli, il
regno d’Albania e quello di Valacchia, chiamata “alleanza
del dragone” per difendere i territori cristiani presi d’assalto
dai turchi. Sembra che Dracula abbia trovato rifugio alla
corte di Napoli e che i suoi resti siano conservati di fianco
alle tombe dei reali napoletani, in quel fantastico scrigno
pieno di capolavori che è la chiesa di S.Domenico, anche
qui infatti è possibile trovare lo stemma del famoso drago
con le narici dilatate e le ali di pipistrello stemma dei Dracul.
Ultimamente la stupenda chiesa napoletana sta uscendo alla
ribalta grazie alla riapertura al pubblico dopo anni di restauro
di gran parte del suo complesso monumentale e soprattutto
grazie ai misteri che circondano la struttura, in quanto studi
tedeschi stanno dimostrando che oltre alle tombe dei reali
d’Aragona e quella probabile del principe di Valacchia , pare
che il corpo di uno dei più grandi geni ed artisti della storia,
cioè Leonardo Da Vinci , sia custodito proprio al suo interno,
ma questo è un altro mistero che potremmo approfondire
successivamente.
La tomba di DraculaI Misteri di Napoli
Dario Alfano
La ben nota città romana di Puteoli fu preceduta da
Dicearchia, “città della Giustizia”, fondata nel 531 a.C. da
un piccolo gruppo di abitanti dell’isola di Samo, fuggiti dal
celebre tiranno Policrate.
In seguito all’invasione annibalica, i Romani compresero che
il controllo dei porti era un elemento essenziale per il
dominio sull’Italia, per cui si decise la deduzione di
numerose colonie romane nei principali porti tirrenici e ionici:
Puteoli fu una di queste colonie, sorta a fini militari, e
divenne ben presto uno dei più importanti porti commerciali
romani.
E’ qui che i Puteolani decisero di costruire nel I d. C. un
imponente anfiteatro, di dimensioni colossali rispetto al
cosiddetto Anfiteatro minore risalente al I a.C.
L’Anfiteatro flavio è la terza arena per dimensioni del mondo
romano, dopo il Colosseo e l’anfiteatro di Capua, destinato
ad ospitare gli spettacoli gladiatori tanto amati dai cittadini
romani. Esso fu edificato nel punto d’incontro tra importanti
direttrici viarie, e dedicato sotto i Flavi come dimostra
MUNERA E VENATIONESL’ Anfiteatro Flavio di Puteoli
Giovani per il Turismo n° 38
l’iscrizione Colonia Flavia Augusta Puteolana pecunia sua; è
molto probabile che il progetto ed i primi lavori dell’edificio
fossero stati inaugurati da Nerone, per poi essere completati
nella loro veste definitiva in età flavia, grazie anche ad un
sostanzioso contributo da parte della ricca popolazione
puteolana.
L’imponente edificio (m 149 x 116) era caratterizzato
all’esterno da tre ordini di arcate sovrapposti, coronati da
un attico abbellito da statue, ed era accessibile tramite
quattro ingressi principali e dodici secondari, per permettere
un rapido afflusso degli spettatori. Sempre dall’esterno, lungo
i sacelli dell’ambulacro del portico, quando non c’erano le
rappresentazioni potevano riunirsi i membri di alcune
associazioni professionali e gli organizzatori dei ludi gladiatori.
La cavea contava in tutto 39 file di gradini, ed era divisa
– secondo la struttura tipica dell’anfiteatro romano – in ima,
media e summa cavea; all’interno venivano ospitati circa
40.000 spettatori, divisi a seconda della classe sociale di
appartenenza; nell’ima cavea sedevano i personaggi più
illustri, protetti dagli eventuali balzi delle fiere tramite un
parapetto, mentre una galleria della summa cavea era
era destinata alle donne.
L’arena era percorsa al centro da un profondo corridoio di
servizio lungo 45 metri, ricoperto con tavole di legno durante
gli spettacoli, attraverso il quale erano issate le scenografie
per mezzo di montacarichi.
Qui i Puteolani e le popolazioni vicine potevano assistere a
lotte gladiatorie (munera) e spettacoli di caccia
(venationes), mentre in alcuni giorni la cavea veniva
allagata per consentire spettacoli di scontri navali
(naumachiae).
Particolarmente interessante risulta la visita dei sotterranei
dell’anfiteatro, ancora ben conservati, in cui si aprivano
stanze intorno ai grandi corridoi, dove venivano conservate
le attrezzature e le scenografie, le gabbie delle fiere che
venivano poi sollevate sul piano dell’arena.
Una cappelletta eretta nel 1689 in un ambiente nel settore
nord dei sotterranei dell’anfiteatro, distrutta all’epoca dello
scavo ottocentesco, commemorava il supplizio di San
Gennaro, vescovo di Benevento, che fu qui apprestato nel
305 d.C., ma eseguito poco dopo nella Solfatara.
Dopo il restauro di età antonina, l’edificio fu abbandonato,
finendo in parte sepolto dal terreno alluvionale e dalle ceneri
dell’eruzione della Solfatara; nel Medioevo divenne una
fornace di calce ed una cava per l’estrazione di materiali,
per poi essere occupato da masserie e vigne, fino all’inizio
degli scavi.
Purtroppo, ben poco resta della decorazione marmorea che
ornava l’anfiteatro, perduta a seguito delle continue
spoliazioni, ma nei portici presso la biglietteria si può
ammirare una raccolta d’interessanti frammenti rinvenuti sul
posto ed in altre località flegree.Ilaria Fiore
9Giovani per il Turismo n° 3
Informazioni Utili:
Biglietto unico complesso monumentale archeologico flegreo (valido 2 giorni)
(ingresso per: Museo Archeologico dei Campi Flegrei a Baia, Zona Archeologica di Baia, Anfiteatro Flavio e Serapeo a Pozzuoli e scavi di Cuma)
prezzo per adulto 4,00 euro
biglietto ridotto a 2,00 euro per i cittadini dell’UE di età compresa tra i 18 ed i 24 anni
Ingresso gratuito per i cittadini dell’UE sotto i 18 e sopra i 65 anni
Gli scavi sono aperti tutti i giorni dalle 9.00 ad un’ora prima del tramonto; la biglietteria chiude un’ ora prima.
Come raggiungere l’Anfiteatro Flavio
In Auto: Prendere la tangenziale di Napoli in direzione Pozzuoli
con uscita via Campana e scendere dritto verso piazza Capo-
mazza di Pozzuoli, proseguire fino a corso Terracciano 75.
Il Metropolitana: il Capolinea è alle spalle dell’anfiteatro
Il Comune di Pozzuoli, inoltre, è servito dalle ferrovie tramite
la linea SEPSA (Ferrovia Cumana), e da un servizio di
autobus (Linea Napoli-Pozzuoli-Cuma).
Numero verde: 800001616
Il nome Pratola deriva dal latino pratulum (praticello),
mentre Serra significa, collina, altura.
E' situato nella valle del fiume Sabato, territorio collinare.
Consta di 3.700 abitanti circa.
Due frazioni principali:
-Serra di Pratola: parte del comune più antica, caratteristica
di tal frazione, è la sua struttura, nasce su di un colle,
attorno al castello medievale.
-San Michele di Pratola, dove si trovano i ruderi di una
Basilica Paleocristiana, datata VII secolo e dedicata a
S. Giovanni e altri frazioni, più piccole (Saudelle,
Acquaviva).
ll territorio è stato abitato fin dai tempi preistorici come
attestano i numerosi ritrovamenti archeologici.
Nel gennaio del 1981, durante i lavori di scavo per
l'installazione di prefabbricati destinati ai terremotati, sull'area
agricola della contrada Pioppi, vennero alla luce le strutture
murarie di un imponente edificio, che alla fine si rivelò es-
sere una chiesa risalente ad epoca longobarda
(V-VII secolo d.C.). Un secondo lavoro portò alla scoperta,
sempre nella stessa area, dei resti di un'antica villa romana,
ma anche materiali lapidei, marmorei nonché pittorici, e
molteplici oggetti, come anelli, fibule, orecchini di bronzo,
Pratola Serra ...…. un paese ricco di storia ...
Giovani per il Turismo n° 3
argento e oro, collane di perle, tessuti in filo d'oro e armille
di bronzo, una decina di croci d'argento a quattro bracci
con qualche immagine stilizzata del Cristo.
Furono, anche, rinvenute circa quaranta monete datate dal
II sec. A.C.
Patrimonio artistico e culturale, spesso sottovalutato e poco
conosciuto.
Ogni paese, anche il più piccolo, possiede qualcosa, di
unico, e storico:
La Chiesa Madre di Maria SS. Addolorata, risale al '
700, si presenta monumentale, ha un bel portale decorato
e la torre campanaria a tre livelli che culmina in una cupola
semisferica; l'interno custodisce un paliotto in marmo
policromo e statue dell' 800. (foto sulla sinistra)
La Chiesa Parrocchiale che custodisce un prezioso dipinto
del ‘700.
La Chiesa dell’Assunzione. (foto in alto)
I Palazzi Iannaco e Rotondi.
Ongni paese con le sue tradizioni, le sue feste, la sua
dialettica.
Le feste più importanti, e caratteristiche di Pratola sono:
il lunedì dell'Angelo (caratterizzata dalla Calata degli Angeli)
e le festività in onore della Madonna Addolorata (che ricorre
la prima domenica di settembre).
Pratola era, ed è un “paese di passaggio”.
Nel secolo scorso, veniva percorso per raggiungere il carcere
di Montefusco, da ciò ne è derivato il detto
"puozzi passà p'a pratala"
Quattro anni fa, è nata una festa che prende proprio il
nome di tal detto. Una rassegna di musica popolare, con
stand enogastronomici, artisti di strada, mostre ed
esposizioni. Il “puozzi passa p'à pratala”, quest'anno si terrà
dal 5 all'8 luglio.
Anche quest'anno, vi sarà la partecipazione dei “Pratola
Folk”, gruppo fondato da Orlando Marano nel 1974, formato
da giovani studenti, professionisti ed operai di Pratola (nel
2003, a seguito di una pausa avuta nel '98’, c'è stato
l'inserimento di molti giovani).
Nel 2011 l'Amministrazione Comunale di Pratola Serra, in
occasione dei 150 anni dell'Unità d'Italia, con delibera
Consiliare, ha riconosciuto i "Pratola Folk" come gruppo di
Interesse Comunale.
10Giulia Pisano
11Giovani per il Turismo n° 3
Ponza fa parte dell’arcipelago delle Isole Pontine assieme
a Palmarola e a Zannone. Sin dall’undicesimo secolo avanti
Cristo i Fenici transitavano abitualmente a Ponza, dal
momento che l’avevano scelta come tappa intermedia dei
loro viaggi lungo il Mediterraneo.
A partire dall’ottavo secolo a.C. anche i Greci, provenienti
da ovest dove avevano scoperto Ischia e Procida , iniziarono
a transitare lungo le coste pontine.
Ponza fa parte grazie alle sue innumerevoli bellezze
paesaggistiche del Parco Nazionale del Cilento; tra le
spiagge più caratteristiche che è possibile ammirare c’è
quella di Cala Fonte. Si tratta di un lembo di costa protetto
da uno scoglio a forma di mezzaluna. Il contrasto che
si crea tra l’acqua limpida di colore verde-smeraldo ed il
variegato mosaico di tonalità dovuto alle rocce, è senz’altro
una delle ragioni principali della fama del posto.
La spiaggia di Chiaia Luna è un’altra perla di incomparabile
bellezza. La particolarità di questa spiaggia è l’enorme parete
di roccia bianca che sovrasta l’intera insenatura.
Il santo protettore dell’isola , Silverio, è legato ad una
storia mista di leggenda e verità. Nel 536 d.C. fu eletto
al soglio pontificio Silverio, il quale non era un sostenitore
dei “monofisti”. Quest’ultimi ritenevano che la natura di Gesù
fosse esclusivamente divina, poiché dopo la resurrezione la
natura umana, che prima era scissa da quella divina, si era
fusa con questa. L’imperatrice bizantina Teodora era a fa-
vore di questa corrente religiosa e premeva per sostituire
Silverio con un suo uomo fidato, Vigilio. Silverio non scese
a patti e con un‘abile inganno ordito da Teodora e da altri
suoi complici venne destituito, accusato di essere eretico ed
arrestato. Il suo successore Vigilio lo confinò sull’isola di
Ponza , dove Silverio trovò la morte nel novembre del 537.
Antonio G. Guerrera
Consigli di ... Viaggiando per l’italia
Ponza “isola papale”
Come raggiungere Amalfi
Auto : Prendere l’Autostrada A3 direzione Bari-Salerno, proseguire
sino all’imbocco della A1 direzione Caserta-bari con uscita Capua,
imboccare la strada statale SS7, prendere lo svincolo
Minturno-Scauri-Fornia. Imbarcarsi da Formia.
Aliscafo: Da Anzio, molo innocenziano, partono tutto l’anno aliscafi
che impiegano un’ora e dieci minuti circa per raggiungere l’isola
Traghetto veloce: Da Anzio, molo Innocenziano, a partire dalla
metà di giugno sino alla fine di settembre parte un traghetto
veloce che impiega un’ora e trequarti per raggiungere Ponza.
Giovani per il Turismo n° 212
Eventi Sportivi ...
L 0 n d r a 2012Carissimi lettori l'estate è oramai alle porte. Proprio questa estate ci regalerà l'evento più importante al livello sportivo di tutto l'anno: le OLIMPIADI di Londra. Gli sportivi di tutto il mondo hanno atteso con ansia e con dedizione questo momento così
importante da ben quattro anni. Non pochi sono gli atleti campani che sono stati scelti per onorare il nostro paese e per rappresentarci. A tal proposito dedicheremo questo spazio agli atleti campani che parteciperanno alle olimpiadi di Londra per
conoscere le loro aspettative e la loro preparazione per un evento così importante.
Pugilato: Clemente Russo
Nato a Marcianise (CE) il 27 luglio 1982, 1,80 m per 91 Kg di peso, è il nostro rappresentante di punta per questa
disciplina nella categoria 91 Kg. Record personale di 160 incontri: 126 vinti, 2 pareggiati e 32 persi
Clemente Russo ha un conto in sospeso da saldare. Quattro anni fa a Pechino, il pugile campano conquistò l'argento
nei pesi massimi, un bel risultato ma non abbastanza per le sue ambizioni. E che punti all'oro non lo nasconde.
"Il mio obiettivo? Guardate il colore del mio giubbottino...", dice Russo, ospite degli studi di Sky Sport, accennando al
colore dorato della sua giacca.
"A che punto è la mia preparazione? Quella vera e propria devo ancora cominciarla perché sono impegnato nelle Wsb,
c'è la finale a squadre tra marzo e aprile e quella individuale a maggio, dopo comincerò a pensare a Londra ma già
le Wsb sono una preparazione", assicura Russo, che al professionismo per adesso non pensa.
"Diventerei professionista solo se il gioco vale la candela - chiarisce - Da dilettente o semiprofessionista mi tolgo delle
belle soddisfazioni, passando al professionismo dovrei lasciare le Fiamme Azzurre, la nazionale e quindi rinunciare alle
Olimpiadi"
a cura di ... Alessandro Tuccillo
Sempre nel pugilato:
Antonio Picardi nato a Casoria (NA) il 20 ottobre 1983, 1,65 m per 51 Kg di peso - categoria 51 Kg.
Domenico Valentino nato a Marcianise (CE) il 17 maggio 1985, 1,73 m per 560 Kg di peso - categoria 60 Kg.
Vincenzo Mangiacapre nato a Marcianise (CE) il 17 gennaio 1989, 1,70 m per 64 Kg di peso - categoria 64 Kg.
Atletica Leggera: Antonietta di Martino
Nata a Cava dé Tirreni (SA) il 1 giugno 1978, 1,69 m per 57 Kg di peso e la nosra rappresentante per la
specialità del salto in alto.
In carriera è stata medaglia d'argento ai Campionati del mondo di atletica leggera di Osaka 2007 con il nuovo primato
italiano di 2,03 , ed ai Campionati europei di atletica leggera indoor di Birmingham 2007 con la misura di 1,96.
Medaglia di bronzo ai Campionati del mondo di atletica leggera di Daegu 2011 con 2,00 m lo stesso anno è diventata
campionessa europea indoor a Parigi.
Nel 2012 ha guadagnato la medaglia d'argento ai mondiali indoor di Istanbul superando l'asticella posta a 1,95 m.
Con la forte speranza che possano tornare vincitori ...
... un grande in bocca a lupo a tutti gli atleti campani ma soprattutto "italiani"
13Giovani per il Turismo n° 2
Eventi Sportivi ...
L 0 n d r a 2012Carissimi lettori l'estate è oramai alle porte. Proprio questa estate ci regalerà l'evento più importante al livello sportivo di tutto l'anno: le OLIMPIADI di Londra. Gli sportivi di tutto il mondo hanno atteso con ansia e con dedizione questo momento così
importante da ben quattro anni. Non pochi sono gli atleti campani che sono stati scelti per onorare il nostro paese e per rappresentarci. A tal proposito dedicheremo questo spazio agli atleti campani che parteciperanno alle olimpiadi di Londra per
conoscere le loro aspettative e la loro preparazione per un evento così importante.
Scherma:
I nostri rappresentanti olimpionici nella sciabola individuale
ed a squadre sono:
Diego Occhiuzzi:
Nato a Napoli il 30 aprile 1981, 1,80 m per 80 Kg di peso.
Luigi Tarantino
Nato a Napoli il 1 Novembre 1972, 1,87 per 87 Kg di peso.
Taekwondo:
Mauro Sormiento nato a Casoria (Na) il 10 aprile 1983,
1,95 m per 80 Kg di peso.
Nwl 2008 conquista la medaglia di bronzo ai campionati
europei e sempre nello stesso anno partecipa alla XXIX
Olimpiade di Pechino conquista la medaglia d’argento.
Tale medaglia rappresenta l’unica vinta dall’Italia nel
Taekwondo.
Tiro al volo:
Ennio Falco nato a Capua il 3 gennaio 1968 è un tiratore
italiano specializzato nello steek.
Ai Giochi Olimpici di Atlanta del 1996 ha vinto la medaglia
d'oro.
Attualmente detiene anche il record mondiale di skeet a
squadre con 365 punti, realizzato il 3 agosto 2006 a
Zagabria insieme ad Andrea Benelli e Valerio Luchini.