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22-23 maggio 2002 ENEA BRINDISI 1 Giornata di formazione su rischio chimico-cancerogeno Dr.Carmine Ciro Lombardi Rischio cancerogeno Per rischio cancerogeno si intende qualsiasi stimolo in grado di indurre tumori, cioè di provocare una crescita incontrollata di cellule. Il titolo VII del D.Lgs 626/94 stabilisce i criteri per la valutazione dei rischi, gli obblighi del datore di lavoro e la relativa sorveglianza sanitaria

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22-23 maggio 2002 ENEA BRINDISI 1

Giornata di formazione su rischio chimico-cancerogeno Dr.Carmine Ciro Lombardi

Rischio cancerogenoPer rischio cancerogeno si intende qualsiasi stimolo in grado di indurre tumori, cioè di provocare una crescita incontrollata di cellule.Il titolo VII del D.Lgs 626/94 stabilisce i criteri per la valutazione dei rischi, gli obblighi del datore di lavoro e la relativa sorveglianza sanitaria

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Tutte le sostanze e i preparati etichettati con questo simbolo sono da considerare agenti

cancerogeni

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Rischio cancerogenoLe patologie neoplastiche dopo il debellamento di gran parte delle malattie infettive, grazie alla scoperta dei vaccini e degli antibiotici, hanno assunto un ruolo di primo piano.Nel passato si viveva troppo poco e tali patologie non risultavano evidenti, questo non significa che i tumori sono patolagie da vecchiaia, ma solo che con il tempo aumenta l’esposizione ai diversi fattori di rischio.

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Storia dei tumori

La proliferazione anarchica di alcune cellule dell’organismo non è una patologia tipica del nostro secolo.Tali patologie hanno in realtà afflitto l’uomo fin dalle sue origini. Sono stati evidenziati tumori in scheletri preistorici e nelle mummie egiziane. I paleontologi inoltre hanno trovato tracce di tumori ossei nei dinosauri, animali esistenti sul nostro pianeta ben prima della comparsa del genere umano.

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Storia dei tumori

In un papiro, lungo cinque metri, datato 2800 a.c. che, costituisce un vero e proprio trattato di chirurgia ossea e patologia interna, si parla del cancro come di una malattia:“che divora i tessuti, incurabile, da trattarsi chirurgicamente”.

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Rischio cancerogeno

Le sostanze naturali e artificiali capaci di provocare una degenerazione neoplastica sono moltissime (benzene, UV, radiazioni X, α, γ, papilloma virus, amianto, IPA).Studi epidemiologici hanno messo in evidenza che la frequenza e i tipi di tumori sono strettamente connessi con le diverse abitudini alimentari e con i diversi stili di vita e quindi in linea di principio prevedibili e prevenibili.

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Rischio cancerogenoRadiazioni non ionizzanti:La IARC classifica i campi ELF come possibili cancerogeni (2B), ossia come agenti per cui esiste una limitata indicazione di cancerogenicitànell’uomo e una indicazione meno che sufficiente negli animali da esperimento.Radiazioni non ionizzanti:OMS- In base alla letteratura attualmente disponibile non vi è alcuna orova convincente che l’esposizione a campi RF abbrevi la durata della vita, né che induca o favorisca il cancro

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Rischio cancerogenoLe prime osservazioni epidemiologiche su tale patologia risalgono al 1770 a cura di Ramazzini che osservò una maggiore frequenza del tumore mammario nelle suore rispetto al resto della popolazione femminile.Nel 1775 Pott descrisse il tumore scrotale negli spazzacamini londinesi e questo costituisce il primo esempio di neoplasia professionale

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Epidemiologia dei tumori

Oltre la metà dei decessi per tumore può essere attribuita al fumo di tabacco ed ad una non corretta alimentazione.Tra le sostanze aggiunte ai cibi, sembra che il sale possa dare un contributo significativo all’insorgenza di diversi tumori dell’apparato gastro-intestinale. L’introduzione del ciclo del freddo (frigoriferi), ha ridotto, nei paesi industrializzati tali tipi di tumori.

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Epidemiologia dei tumori

L’obesità in età adulta è una importante causa di tumori dell’endometrio.Raggi UVB: un fattore chiave nello sviluppo di melanomi è dato dalla scottature solari subite durante l’infanzia.Il consumo di grandi quantità di bevande alcoliche, associato al fumo, incrementa il rischio di tumore all’apparato respiratorio e digerente.

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Rischio cancerogeno

In base alle precedenti considerazioni nel 1987 la Comunità Europea ha varato un piano di azione con l’obiettivo di ridurre entro il 2000 del 15% la mortalità per tumore mediante interventi basati sulla prevenzione e protezione della popolazione in generale dai diversi fattori di rischio.

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Rischio cancerogeno

Il cancro attualmente è al secondo posto tra le cause di morte, viene dopo l’infarto e prima delle malattie cardiovascolari.La difficoltà di gestione di tale patologia risiede nelle scarse conoscenze del meccanismo di induzione, nel lungo tempo di latenza e nelle carenze tecniche e normative di classificazione delle sostanze cancerogene.

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Rischio cancerogeno

Stima % di tutte le cause di morte per tumore che potrebbero essere evitate modificando gli stili di vita e le abitudini alimentari:Dieta 35-40% Fumo 35-30%Sole 2-4%Occupazionale 2-8%Inquinamento 2-5%Uso di alcool 2-4%

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Rischio cancerogenoCriteri preventivi OMS contro il cancro:

Non fumare, limitare l’esposizione al sole ed evitare le scottature nei bambini.Moderare il consumo di alcolici. Aumentare il consumo di fibre, verdure e frutta fresca.Evitare l’eccesso di peso.Aumentare l’attività fisica e limitare il consumo di grassi animali. Attenersi alle norme e di prevenzione durante l’uso di agenti tossico nocivi e/o cancerogeni.

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Rischio cancerogenoI laboratori di ricerca costituiscono un ambiente di lavoro particolare, sono caratterizzati: dal continuo cambiamento delle attività,dalla elevata mobilità del personale e dalla presenza di un elevato numero di agenti memoria di vecchie e nuove sperimentazioni.Il titolo VII del D.Lgs. 626/94 si applica a tutte le attività lavorative e sancisce in modo perentorio il principio della riduzione al minimo dell’esposizione qualora l’agente cancerogeno non possa essere sostituito con composti meno nocivi.

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Rischio cancerogeno

Nel passato la tendenza è stata quella di trasformare il laboratorio in un deposito di prodotti invecchiati, un magazzino in cui non sempre si sa cosa contiene una bottiglia.Il principio da adottare è quello di conservare in laboratorio la minima quantità di prodotto correttamente etichettato, di cui si conoscono almeno le principali caratteristiche chimiche-fisiche e tossicologiche (schede di sicurezza).

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Rischio cancerogeno

Dovere di ogni responsabile dell’utilizzo dei cancerogeni (ricercatore) è quello di comunicare per iscritto l’intenzione dell’acquisto e dell’utilizzo di sostanze cancerogene, in modo che sia possibile avviare in maniera congiunta (datore di lavoro, responsabile SPP, medico competente, rappresentante della sicurezza dei lavoratori, lavoratore) un puntuale piano di prevenzione e protezione.

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Rischio cancerogenoCancerogeni

le sostanze ed i preparati che per inalazione, ingestione o penetrazione cutanea possono produrre il cancro o aumentarne la frequenza (R45-R49)

Teratogenile sostanze ed i preparati che possono risultare dannosi per lo sviluppo normale del feto (R60-R61)

Mutagenile sostanze ed i preparati che possono risultare dannosi per lo sviluppo normale delle cellule (R46)

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Rischio cancerogeno

Il rischio cancerogeno (D.Lgs 626/94) rappresenta il più importante degli aspetti del rischio chimico. In prima applicazione prendeva in considerazione agenti etichettati R45, R49 Il D.Lgs 66/2000 estende anche agli agenti mutageni il campo di azione del titolo VII del D.Lgs 626/94.La nuova norma prende quindi in considerazione anche gli agenti classificati con la frase di rischio R46

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Rischio cancerogeno

Il titolo VII del D.Lgs 626/94, stabilisce i criteri per la valutazione del rischio lavorativo da agenti cancerogeni, definisce gli agenti cancerogeni, gli obblighi del datore di lavoro, dei lavoratori e la relativa sorveglianza sanitaria.

Il rispetto e la corretta gestione di questi punti costituisce la condizione necessaria per eliminare o ridurre al minimo l’esposizione dei lavoratori a tali agenti.

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Rischio cancerogenoIn via precauzionale un preparato è ritento cancerogeno quando contiene al di sopra di determinati livelli una o più sostanze classificate come cancerogeneIn attesa che per ogni sostanza vengano definiti tali livelli si utilizzano i seguenti limiti:Sostanze di categoria 1 e 2 : 0,1% in pesoUnica eccezione conosciuta a tale regola sono le benzine in quanto contengono il benzene in concentrazione superiore all’1%.

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Rischio cancerogeno

La classificazione degli agenti chimici tossico/nocivi, viene eseguita sulla base dei dati di letteratura disponibili, valutando gli studi eseguiti.I criteri con i quali le liste vengono redatte sono diversi da paese a paese e molte volte l’inclusione e/o l’esclusione di un agente dipende da differenti criteri di valutazione applicati dai vari Enti preposti o dalle Commissioni giudicanti

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Rischio cancerogeno-mutagenoNella tabella sono riportate le diverse categorie di cancerogenesipreviste dalle direttive UE, con i relativi simboli di pericolosità e frasi di rischio

R45-R49 R46

TTossico

1Sostanze note per gli effetti cancerogeni sull’uomo

R40

R45-R49 R46

Rischio

XnNocivo

TTossico

Simbolo

3Sostanze da considerare con sospetto per i possibili effetti cancerogeni sull’uomo

2Sostanze che dovrebbero considerarsi cancerogene per l’uomo

Categoria di cancerogenesi UE

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Rischio cancerogeno

Il D.lgs 645/99 concernente il miglioramento della salute e della sicurezza sul lavoro delle lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allattamento, introduce l’obbligo della valutazione del rischio, oltre che per le sostanze etichettate R45 e R49, anche per gli agenti chimici etichettati con le frasi R40, R46, R60 e R61.Stabilisce valori limite per: benzene, polveri di legno e cloruro di vinile monomero.

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Rischio chimico cancerogeno

R40: Sostanze da considerare con sospetto per i possibili effetti cancerogeni sull’uomoR47: Può provocare malformazioni genetiche R60:Può ridurre la fertilitàR61: Può danneggiare i bambini non ancora natiR64:possibile rischio per i bambini allattati al senoR68: Possibile rischio di effetti irreversibili

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Meccanismi di azione delle sostanze cancerogene

La cancerogenesi è la somma di un processo multifasico che si realizza gradualmente e progressivamente nell’arco di molti anni.

Si riconoscono tre fasi principali:

Iniziazione, Promozione, Progressione,

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Meccanismi di azione delle sostanze cancerogene

L’iniziazione comprende l’evento primario e consiste nell’interazione dell’agente cancerogeno con il materiale genetico. Tale iniziazione provoca un’alterazione del DNA che, se non rimossa, diventa stabile e viene trasmessa alle cellule figlie costituendo una mutazione.Tale evento di per se non è sufficiente, in genere, a indurre lo sviluppo di un tumore.

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Meccanismi di azione delle sostanze cancerogene

La promozione consiste nell’espansione delle cellule iniziate.Tale fase è attivata da agenti che non agiscono direttamente con il DNA ma su specifici recettori cellulari. Il complesso recettore/promotore è in grado di alterare l’espressione di uno o più geni, provocando squilibri funzionali a livello cellulare.

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Meccanismi di azione delle sostanze cancerogene

La fase di progressione è uno stadio irreversibile che porta alla formazione di tessuto neoplastico.

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Meccanismi di azione delle sostanze cancerogene

Le sostanze cancerogene possono agire sia inducendo mutazioni e/o alterando il gene e il controllo della crescita cellulare, sia stimolando la divisione cellulare con un aumento della probabilità che avvenga una mutazione spontanea (virus).

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Meccanismi di azione delle sostanze cancerogene

In base ai meccanismi d’azione individuati è possibile suddividere le sostanze cancerogene in due classi principali:

Agenti genotossiciAgenti epigenetici

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Meccanismi di azione delle sostanze cancerogene

Gli agenti genotossici agiscono direttamente sul DNA provocando una lesione genetica: Agiscono nella fase di iniziazione.Gli agenti epigenetici modulano il processo di cancerogenesi mediante meccanismi indiretti: Sono dei promotoriQuesti due meccanismi di azione sono responsabili delle diverse caratteristiche tossicologiche e della diversa potenza oncogena.

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Meccanismi di azione delle sostanze cancerogene

La differenza più importante riguarda la presenza e/o l’assenza di un valore soglia, al di sotto del quale non dovrebbe esistere pericolo di insorgenza tumori.L’esistenza di un valore soglia è attualmente accettata solo per i cancerogeni epigenetici mentre non è ritenuta plausibile per i cancerogeni genotossici.

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Determinanti del rischio cancerogeno

Probabilità ed entità del contatto tra agente di rischio e popolazioni umane e/o ecosistemi (esposizione).L’esposizione dipende dalle caratteristiche chimico-fisiche e dalle modalità di utilizzo(vapore, liquido volatile, polvere fine, uso in sistema chiuso, inclusione in matrice compatta).

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Determinanti del rischio cancerogeno

Suscettibilità individuale (particolare attenzione rivestono i polimorfismi genetici, questi sono capaci di accelerare e/o rallentare i processi di biotrasformazione dei tossici.Aumento della probabilità ed entità del contatto con il tossico (maggiore esposizione).

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Rischi cancerogeno da scottature solari

Nel valutare il rischio cancerogeno bisogna tener presente che i singoli eventi hanno peso e non scompaiono in un complesso di grandi numeri (es. scottature solari da bambini).

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Rischio cancerogeno da lampade solariL’OMS ha indicato che l’uso delle lampade abbronzanti ai fini cosmetici non è raccomandabile, ripetute esposizioni determinano un precoce invecchiamento della pelle e un incremento della formazione dei tumori. Poiché la maggior parte di queste generano solo raggi UVA, inducono un colorito scuro senza stimolare la formazione di melanina, filtro naturale di protezione, l’effetto dura poco e si tende a ripetere i trattamenti.

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Determinanti del rischio cancerogeno

Bioattivazione agenti cancerogeni:sostanze come IPA,cloroformio, butadiene, cloruro di vinile per essere eliminate devono essere trasformate in prodotti idrosolubili, durante tale processo si formano metaboliti più attivi in grado di legarsi alle strutture cellulari a rischio (DNA) e di indurre un danno (mutazione)

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Determinanti del rischio cancerogeno

Fattori inerenti l’agente tossico:Caratteristiche chimico-fisichePresenza di sostanze estraneeBiodegradabilitàFattori riguardanti l’esposizione:DoseVia e modalità di esposizioneDurata e frequenza di esposizione

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Determinanti del rischio cancerogeno

Fattori inerenti la popolazione:Stato nutrizionaleEtàSessoCorredo genetico (polimorfismi e ipersuscettibilità)

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Utilizzo degli agenti cancerogeni nei laboratori di ricerca

I cancerogeni necessitano di spazi e luoghi dedicati.Necessitano almeno di un locale provvisto di cappa aspirante con scarico all’esterno, di un lavandino a pedale e di un armadio di sicurezza chiuso a chiave.In tale locale l’accesso deve essere consentito solo al personale competente e autorizzato.

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Utilizzo degli agenti cancerogeni nei laboratori di ricerca

Prima di utilizzare un agente cancerogeno o una nuova metodologia è obbligatorio l’esame preventivo di tutte le possibili fonti di rischio derivanti dalle diverse modalità di utilizzo.Comunicare l’acquisto degli agenti cancerogeniConcordare le procedure di lavoroAdottare le misure preventive e protettive del caso, comunicare ai colleghi l’utilizzo di un agente tossico.

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Provvedimenti legati alla salvaguardia della salute dei lavoratori

Indagini relative alla sostituzione dell’agente cancerogenoUso di sistemi di protezione collettivi e individualiInformazione e formazione dei lavoratori e di eventuali ospitiRiduzione del personale addetto alla manipolazione degli agenti cancerogeni

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Rispetto rigoroso delle norme igieniche

Nei Laboratori in cui si usano i cancerogeni-mutageni e rigorosamente Vietato:MangiareBereFumareConservare cibi e bevandeTruccarsiUsare lenta a contattoMasticare chewing gunPipettare a bocca

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Compiti dei lavoratori che manipolano agenti cancerogeni mutageni

Non compiere atti che possono comportare rischi per se e per gli altriSegnalare immediatamente eventuali anomalieConservare e utilizzare in modo corretto i DPI

Non utilizzare o manipolare prodotti rinvenuti in contenitori privi di etichettaAttenersi alle disposizioni impartite dall’azienda

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Prevenzione del rischio cancerogeno

Leggere attentamente le schede di sicurezza ed attenersi a quanto riportato.Avvisare i colleghi di eventuali lavorazioni a rischio.Pulirsi bene in azienda prima di rientrare in famiglia, guardandosi bene dall’introdurre in casa residui di sostanze chimiche impiegate sul luogo di lavoro

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Prevenzione del rischio cancerogenoQuanto detto non deve essere inteso come

una interferenza nella libertà di ricerca, deve servire per acquisire una mentalità nuova più adeguata ai moderni concetti di prevenzione e protezione della salute.

Quando non si conoscono le caratteristiche tossicologiche di un prodotto è consigliabile adottare il principio della massima precauzione possibile.