Giornalista in Moldavia, badante in Italia

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Il dramma di una donna costretta a lasciare i figli a casa, e cercare un futuro migliore.

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  • 5/24/2018 Giornalista in Moldavia, badante in Italia

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    x LilaBicec

    Giornalista?, ripete interdettoil poliziotto con il compitodi interrogarmi nella prigionetedesca. Sono stata appenafermata come clandestina al

    confine con la Republica Ceca. Ho anche subito

    lumiliazione di una perquisizione senza nullaaddosso. Il poliziotto non pu credere che ascappare di notte nei boschi in mezzo al fango,possa essere una donna laureata, madre difamiglia. Davanti al suo sguardo, per la primavolta da quando ho lasciato il mio Paese, laMoldavia, provo un gran senso di vergogna.Mi sento in colpa perch voglio troppo. In fondoa casa ho i miei figli, Stasi di 10 anni e Cristinadi 8, un bel lavoro, uno stipendio che molticonnazionali si sognerebbero. Ci nonostantesento che per costruire un futuro migliore devo

    partire. In realt fino allultimo ho speratomio marito, con cui allepoca vivevo da sepin casa, mi fermasse. Invece la mattina delpartenza, dopo aver baciato i miei figli ancaddormentati, in silenzio per non piangereporta mi ha detto scostante: Sicuramente

    caverai meglio di me.

    In fuga verso il futuroNel 2000 quando sono arrivata in Italia cesolo modo per uscire dal mio paese, ed eraillegale. Bisognava pagare i corrieri, megconosciuti come trafficanti di uomini. Pi durante il tragitto verso lignoto, mi sono cPerch non torni indietro?. A farmi prosnon erano i 1400 dollari che avevo chiestoprestito per il viaggio e che non avrei sapucome restituire, ma le alternative che volev

    Da giornalistaa badanteclandestina:lho fatto perdare un futuro

    ai miei bambini

    Un marito violento edisoccupato: cos Lila

    lascia la Moldavia eaccetta mestieri che la

    sfiniscono 24 ore su 24.Il suo unico sollievo?

    Scrivere ai suoi figli persuperare la nostalgia.

    Saranno queste letteremai spedite a darle la

    forza di ricominciarequando uno di loro

    muore in un incidente

    Lila Bicec, 49,moldava.Vive a Brescia con il

    secondo marito e la figlia.

    10 di coraggioSTORIE

    di Monica Piccini - foto di Alberto Bernasconi per

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    offrire ai miei figli. Infatti con solo il miostipendio in casa, lequivalente di 50 euro,non potevo comprare niente di pi delnecessario, n un giocattolo per loro, nuna bicicletta. Inoltre mio marito, dopoaver perso limpiego di segretarioscolastico, e aver lavorato un anno inRussia senza esser pagato, cominci asfogare la sua rabbia nellalcol. Negliultimi tempi con me era diventato ancheviolento. A quel punto tutto era meglio diquel che mi lasciavo alle spalle. Pensavodi rimanere in Italia un anno o poco pi.

    Il tempo per mettere a posto il bilanciofamiliare. Nel frattempo i miei figlisarebbero rimasti a casa con il padre.

    Destinazione ItaliaSono arrivata nel vostro Paese alle cinquedi mattina di un mercoled di dicembre.Il corriere ha scaricato me e le miecompagno in piazza Bra a Verona. Nonsapevamo una parola ditaliano. Comeprima sistemazione, una casaabbandonata dove abitavano una ventinadi stranieri. Avevamo paura, che postoera mai quello? Lunica ad aiutarci statauna moldava, arrivata qualche settimanaprima. Trovate lavoro 24 ore su 24 inuna famiglia che vi offra vitto, alloggio, euna giornata di riposo settimanale, ci hasuggerito Ludmilla. O ti adatti ericominci tutto da zero, o ritorni a casa,mi sono detta. Ho deciso di nondemordere. In mezzo a qualche lavorodegradante, come quello per pochi europresso unanziana signora che passava unfazzoletto bianco sui mobili per accertarsiche li avessi spolverati e mi facevadormire nel corridoio senza

    riscaldamento, ho trovato anche dellesistemazioni pi accettabili. Come fare lababy-sitter in una famiglia del Bolognese,che mi voleva bene come a una di loro. Lho tirato il fiato e nei rari momenti liberiho cominciato a scrivere ai miei figli. Midicevo: Adesso non possono capire ilmotivo della mia lontananza, ma ungiorno, leggendo queste lettere, capirannoche non c stato un giorno in cui nonabbia pensato a loro. Nei primi tre annida clandestina, pi del terrore di essere

    fermata dalla polizia, di perdere il lavoro,di non avere niente da mandare a casa,mi era pesata moltissimo la lontananzadai miei figli. Con i primi guadagni sareivoluta tornare subito a riprenderli, masenza documenti in regola eraimpossibile. Le forze dellordine miavrebbero fermato al confine, come laprima volta. Non mi restava che lavorarea testa bassa, per prendere in affitto unacasa decente dove accoglierli il primapossibile. In quel periodo di solitudinesono arrivata a guadagnare 1200 euro al

    mese facendo le pulizie dalla mattina allasera in posti diversi, io che da ragazzanon facevo quasi nulla in casa.Finalmente nel 2003 con la leggeBossi-Fini sono riuscita ad avere ilpermesso di soggiorno. Ci sono volutiancora tre anni per ricongiungermi airagazzi. Quando sono andata a prenderliin Moldavia, nellestate del 2006, hoproposto al mio ex di trasferirsi con noi.Allepoca Stasi, ormai 15enne, mi confidche suo padre ultimamente aveva alzatole mani anche con lui. Meno male che ilpeggio ormai era alle spalle.

    Una gioia incontenibile, durata pocoCon i miei figli accanto nella casa diBrescia sono rinata. Sono stati loro ariportarmi dentro la vita. I loro amici,i loro insegnanti. Prima ero solo un essereche sopravviveva in silenzio ai marginidella societ. La notte che siamo atterratiallaeroporto di Bergamo non sapevo achi chiedere un passaggio fino a casa. Si proposto Luciano, amico di amici, che daquattro anni diventato il mio secondomarito. a lui che Stasi il 13 gennaio del

    2008 ha scritto un sms per dire diaspettarlo per cena. Avevano unbellissimo rapporto. Mio figlio era uscitoalle tre del pomeriggio con un amico. Maalle 20 non era ancora tornato e noi disolito cenavamo alle 19. Continuavo achiamarlo ma il suo telefono risultavastaccato. Ricordo di essermi anchearrabbiata. Finalmente sento ilcampanello. Esco e vedo tre o quattropoliziotti. Mi avvicino e uno di loro midomanda: Lei la mamma di Stanislav.

    In tutta risposta domando: succesqualcosa, un incidente? E loro: S, incidente. Dov mio figlio?.Purtroppo morto.Mai mi sarei aspettata una botta delgenere. Una tragedia da cui difficilmpotr riprendermi. In un attimoho capito quanto labile questa vita.pu ricostruire una famiglia, una casalavoro, ma non la presenza delle perscare. Non avevo mai abbandonato lasperanza di tornare a esser felice. Mala morte improvvisa di Stasi niente api senso per me. Per un po ho anchcreduto che non fosse vero. Non dorper notti di fila, volevo ubriacarmi mnon ci riuscivo. In quei momenti nieaiuta, a parte la tua forza. E per la se

    volta la mia forza sono state le letteravevo scritto ai miei figli. Rileggerle faceva rivivere quei momenti in cui Sera piccolo, i pi belli della nostra viti primi dieci anni insieme in MoldavSolo lultima lho scritta dopo la suamorte, ed il finale del libro che leraccoglie tutte (vedi box). Mi sonoricordata di quando Stasi, una volta; ha abbracciato forte e mi ha detto:Mamma perch non ti rimetti a scr la cosa che sai fare meglio!.

    Miei adorati, domani festa.

    Durante la settimana non vedo lora

    che arrivi la domenica, ma poi invece

    di rilassarmi perdo tempo. Lunico

    proposito che mantengo scrivervi.

    Mi fa bene.

    Cos scrive Lilia Bicec, in una delle

    lettere che compongono il libro Miei

    cari figli, vi scrivo(Einaudi). Per

    cinque anni racconta ai suoi figlilontani larrivo della primavera, la

    solitudine dei clandestini, malinco-

    nie, paure e voglia di farcela. Prima

    del suo arrivo in Italia Lila faceva la

    giornalista nel settimanale

    Lunca Prutului (Pianura del Prut),

    organo del comitato esecutivo, e poi

    nel primo giornale indipendente

    della Repubblica Moldava, dove

    nata da due ex deportati in Siberia.

    Vive a Brescia con

    il marito e la figlia

    Cristina, 21.

    Qui ha fondato

    lassociazione

    Moldbrixia per

    favorire lo

    scambio culturale

    tra i suoi due

    popoli.

    Miei cari figli, vi scrivo

    di coraggioSTORIE10