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GIORNALINO SCOLASTICO ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE GIOIOSA-GROTTERIA
GIORNALINO SCOLASTICO ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE GIOIOSA-GROTTERIA
Carissimi lettori, eccoci pronti a riprendere il nostro “volo” anche quest’anno!
Pensavate forse che vi avremmo abbandonati?!?!!
Assolutamente NO! Ci siamo messi al lavoro fin dal primo
giorno di scuola…(leggerete in questo numero le impressioni e
le emozioni dei ragazzi della prima media di Bombaconi),
come sempre le attività programmate sono molteplici e tutte
entusiasmanti…e per raccontarvele tutte è necessario non
essere assillati dalle scadenze...
Partiamo subito con le grandi novità: la redazione del
giornalino è stata affidata alla 2^A della Scuola Secondaria di
primo grado di Gioiosa! I ragazzi hanno accolto con
entusiasmo la mia proposta e, sono certa daranno il meglio di
loro stessi!!!
Nella sezione dedicata agli approfondimenti, “Fatti non foste..”
Troverete uno spazio dedicato al cyberbullismo, nel quale i
ragazzi, guidati e coordinati dalla referente alla legalità
prof.ssa Concetta Macrì, hanno realizzato un “WEB
SECURITY MAGAZINE” ricco di riflessioni e consigli mirati a
guidare i nostri ragazzi ad usare responsabilmente la rete, in
linea con quanto affermato nel Documento MIUR 27.10.2017
relativo all’ Aggiornamento Linee di orientamento per la
prevenzione e il contrasto del cyberbullismo.
Nelle diverse rubriche di questo numero troverete anche i
“compiti di realtà” (Linee Guida della Circolare del MIUR n.3
del 13.02.2015.) svolti da alcune classi, altri saranno pubblicati
nel prossimo numero!
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Naturalmente le pagine del nostro giornalino sono ricche di
notizie e di lavori fatti da classi diverse, ma non voglio
anticiparvi troppo per non togliervi il gusto della sorpresa…!!!
Quindi, dopo i doverosi ringraziamenti (mai retorici e formali,
ma sempre sentiti e sinceri) alla nostra Dirigente la prof.ssa
Marilena Cherubino che, nonostante i numerosi suoi impegni,
mai ci fa mancare il suo sostegno e il suo incoraggiamento, ai
numerosi colleghi che, con il loro lavoro rendono possibile la
pubblicazione del giornalino, in particolare alla prof.ssa Maria
Marrara che, con competenza, professionalità e passione ha
curato la parte grafica e naturalmente a tutti i ragazzi del
nostro Istituto che contribuiscono con il loro entusiasmo alla
buona riuscita di questa iniziativa…
Auguro a tutti una buona lettura!!!
Prof.ssa Lara Vestito
GIORNALINO SCOLASTICO ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE GIOIOSA-GROTTERIA
Oggi è il nostro primo giorno di scuola e siamo emozionatissimi e ansiosi. Ci siamo ritrovati con i
vecchi compagni della scuola elementare e anche con i nuovi. Abbiamo conosciuto i nuovi
insegnanti della nostra nuova classe: la prima media. Conoscevamo già l’edificio perché lì, quando
eravamo piccoli, c’era la nostra scuola dell’infanzia che ora è in un’altra sede.
Abbiamo ritrovato una scuola spaziosa e bella, immersa nel verde, con tre aule. Nella mattinata
abbiamo avuto modo di fare il tour dell’edificio: abbiamo visitato le altre aule, il laboratorio
scientifico e quello informatico, e infine abbiamo visitato il campetto. Ci siamo sentiti emozionati
perché eravamo in un ambiente a noi familiare, con tanti bei ricordi della nostra infanzia.
I nostri desideri per questo nuovo percorso di studi sono tantissimi, ma ne abbiamo qualcuno in
particolare: non litigare con nessuno, andare d’accordo con compagni e insegnanti, prendere ottimi
voti, non arrivare in ritardo, non prenderci in giro tra compagni, rispettare le regole, tenere in ordine
l’aula, condividere il proprio materiale con gli altri.
Ormai siamo cresciuti e dovremo imparare tante cose nuove e difficili, anche perché ci saranno
materie che non abbiamo mai studiato.
Quando è suonata la campanella e siamo usciti, siamo tornati a casa con un unico pensiero: la
scuola media sarà di certo più impegnativa, ma siamo certi che da domani, soprattutto per
l’accoglienza ricevuta, non avremo più ansia e timore di venire a scuola, anzi, lo faremo più
volentieri.
I B Scuola secondaria di primo grado
Bombaconi “Rao”
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Da quell’ormai lontano marzo 2017, che ha segnato l’elezione del sindaco dei ragazzi, Carla Maria
Napoli, e la formazione del Consiglio Comunale, tante le soddisfazioni e le esperienze che ci hanno
visto protagonisti e che in qualche modo ci hanno catapultato in delle situazioni per noi del tutto
nuove e altamente significative.
Con molto interesse abbiamo preso parte a numerosi consigli comunali dove sono stati trattati
svariati argomenti: imposte sui rifiuti e loro smaltimento, approvazione rendiconto 2016, bilancio
e tanto altro ancora. In uno di essi il sindaco, Salvatore Fuda, ha messo a nostra disposizione
1500,00 euro da utilizzare, come meglio riteniamo, per le necessità delle nostre scuole e a questa
cifra poi noi ragazzi ne abbiamo aggiunti altri 165,00 euro, ossia parte della vincita di un concorso
al quale abbiamo partecipato.
Un grazie di cuore in questo nostro “viaggio”, iniziato da quasi 9 mesi, dobbiamo rivolgerlo, oltre
che al sindaco e ai suoi consiglieri, anche al Presidente della Consulta delle Associazioni, Vincenzo
Logozzo, che ci ha coinvolti in tante iniziative.
Dietro suo stimolo abbiamo partecipato ad un convegno sull’autismo, siamo stati al Castello dove
abbiamo assistito alla semina delle piante per il progetto Save The Children, abbiamo presenziato
alla Mostra gioiellini d’argilla dove erano esposti i lavoretti di tanti giovani artisti gioiosani,
abbiamo letto durante la Via Crucis delle riflessioni molto importanti sulle quali meditare, abbiamo
partecipato alla presentazione di un bellissimo progetto dal titolo Fiabe, Favole e Teatro.
Un’altra bellissima esperienza formativa è stata quella dove, grazie al sindaco e al segretario
comunale, abbiamo appreso il funzionamento del Comune, luogo da dove passa tutta la nostra
vita, dall’atto di nascita a quello di matrimonio a quello di morte. Abbiamo visitato gli uffici
comunali e abbiamo conosciuto gli impiegati che vi lavorano, i quali ci hanno spiegato le loro
mansioni.
E’ stata un’esperienza che ci ha arricchiti e interessati particolarmente.
Ad agosto, parte dei componenti del Consiglio Comunale dei Ragazzi insieme ad altri piccoli amici,
con la guida dell’artista Corrado Armocida, abbiamo partecipato alla realizzazione di “Una Barca
per San Rocco”. E’ stata un’esperienza unica , che ci ha affascinati notevolmente. Lavorare in
gruppo e dunque collaborare non è sempre facile, ma noi ce l’ abbiamo messa tutta e alla fine il
duro lavoro, il nostro interesse e la nostra costanza ci hanno premiato e nel giro di poco tempo
abbiamo dato vita ad un’opera che ci ha riempito di orgoglio, non solo perché ci ha portati a
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vincere due premi, ma soprattutto perché abbiamo realizzato un qualcosa per rendere onore al
nostro Santo Patrono: San Rocco.
La soddisfazione è stata tanta, due, come ho scritto sopra i premi vinti: secondo posto assegnatoci
dalla giuria tecnica e primo posto dalla giuria popolare che ha potuto votarci tramite Facebook.
La nostra opera si trova adesso, per nostra volontà e con il consenso della preside Cherubino, alle
scuole medie in bella vista e anche le targhe vinte abbiamo voluto che andassero alla scuola.
Bellissima anche la mia esperienza alla processione di San Rocco, dove io per la prima volta ho
indossato la fascia tricolore in veste ufficiale.
Prima che iniziasse l’anno scolastico abbiamo visitato, con il consenso della dirigente, i vari plessi
presenti a Gioiosa Jonica per vedere se ci fossero delle necessità in modo da poter informare il
sindaco e dopo aver parlato con i collaboratori scolastici abbiamo fatto presente al nostro primo
cittadino quali fossero le cose che servivano nell’immediato.
Il 14 settembre, data di inizio delle lezioni, noi ragazzi del Consiglio Comunale abbiamo avuto
l’onore di accogliere le nuove “matricole” augurando loro un grande in bocca al lupo per la nuova
esperienza che si accingevano ad affrontare.
Il 4 novembre abbiamo preso parte, affiancando il sindaco e la sua amministrazione, alla cerimonia
per i caduti in guerra e per le forze dell’ordine.
La funzione è stata toccante e significativa e per noi ragazzi è stato un vanto prenderne parte.
Dunque il nostro percorso fino adesso non è
stato vano, anzi ci ha portati a vivere delle
esperienze altamente formative e speriamo
che ad esse ne seguano altre delle quali noi
sicuramente ne faremo tesoro.
Il nostro interesse è tanto, crediamo in
quello che facciamo e speriamo di andare
avanti sempre con lo stesso entusiasmo,
contribuendo nel nostro piccolo a portare
una ventata d’aria fresca e qualcosa di
positivo nel nostro bellissimo paese che è
Gioiosa Jonica.
Il Sindaco dei Ragazzi
Carla Maria Napoli
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Anche quest’anno la nostra scuola ha aderito al PROGETTO del
GIRALIBRO… sono ormai sei anni che, l’iniziativa promossa dalla nostra
insegnante di italiano, la prof.ssa Vestito Lara, ci coinvolge nella
realizzazione di testi sempre nuovi e ci “catapulta” nel fantastico mondo della
LETTURA!!!
Per chi ancora non sapesse di cosa si tratta “Il Giralibro- Associazione per la
lettura Giovanni Enriques” è
“UN PROGETTO DI PROMOZIONE DELLA LETTURA TRA I RAGAZZI
… A volte (o anche spesso) leggere è difficile e impegnativo, è meno
divertente che uscire con gli amici, meno socievole di un social, è meno
coinvolgente di uno sport, è meno affascinante di un amore, meno facile di un
film o di una serie in Tv.
Leggere è diverso, è un’altra cosa, non va posto come competizione né
tantomeno in alternativa con altri modi di trascorrere il proprio tempo; ciascun
ragazzo può (non deve, ma può) trovare la propria strada per la lettura: con
calma, senza ossessioni, regole, imposizioni, con proposte adeguate, e
naturalmente con un’offerta di libri nuovi, belli, diversi per temi, stili,
linguaggio, livello di lettura…” (Erica Giocosa)
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Proprio per tali motivi, ci viene ogni anno proposto, mai richiesto né imposto,
di partecipare al CONCORSO!
Ogni anno le tematiche sono diverse, quella di quest’anno proponeva…
Ogni ragazzo deve indicare in calce al proprio testo il nome e il cognome, la
classe e la scuola con indirizzo.
I testi non possono superare, indicativamente, le 20/25 righe, e possono
essere scritti a mano o al computer.
Non è facile vincere proprio perché i partecipanti sono tanti… (possono
partecipare tutte le scuole italiane!), ma non è impossibile… e noi ne abbiamo
la prova tangibile:
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Comunque, anche se non dovessimo vincere, come è successo a Leonard, è
già una vittoria esserci messi in gioco… e solo per aver partecipato la nostra
scuola riceve ogni anno gratuitamente 20 libri di narrativa per ragazzi che
arricchiscono la nostra biblioteca…
Quest’anno l’adesione al concorso non ha riscosso il successo degli anni
precedenti… a partecipare è stata solo una nostra compagna Elena
Misogano cl. 1^B questo è il suo racconto:
Elisabeth, figlia di una strega che lavorava nelle cucine del castello, era gelosa della vita di Belle ed
era innamorata di suo marito. Decise quindi di fare un sortilegio a Belle, al principe e al popolo
affinché si dimenticassero che il principe si era trasformato in una bestia e che, di conseguenza,
non aveva mai sposato Belle. Belle non ricordandosi del principe, cominciò a dipingere e diventò
bravissima. Dipingeva quadri bellissimi pieni di colori e con soggetti molto significativi, tanto che
diventò la pittrice più famosa del reame. Nella mente di Belle spesso riaffioravano ricordi poco
chiari del suo passato e di una persona che tanto aveva amato. Un giorno Belle fu invitata dal
principe ad andare nel suo castello per fare un quadro a lui e alla sua futura sposa Elisabeth. La
fanciulla ne fu molto felice e accettò subito l’invito. Appena arrivata al castello il principe l’accolse
calorosamente e la invitò a cena, e per l’occasione le regalò un vestito di sua madre, casualmente
di colore giallo. Finita la cena Belle mostrò al principe i suoi quadri, e così il principe comincio
anche lui a ricordarsi , a poco a poco, di tutti i momenti passati con la fanciulla. Intanto Elisabeth,
che si trovava in un altro reame per comprare il suo abito da sposa, capì che i due si stavano
ricordando tutto e quindi tornò al castello prima che il principe e Belle si baciassero, perché il
bacio del vero amore avrebbe riportato tutto alla normalità. Belle e il principe stavano per
baciarsi, quando Elisabeth spalancando le porte all’improvviso, li fermò. Il futuro sovrano presentò
a Belle la sua futura sposa, invitandola al matrimonio che si sarebbe celebrato il giorno seguente.
Arrivò il giorno delle nozze. Belle era in ritardo per il matrimonio e cominciò quindi a correre per
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raggiungere il castello sperando di fare ancora in tempo. Appena vide Belle , il principe si rese
conto di non poter sposare Elisabeth poiché non era innamorato di lei. Senza dare spiegazioni,
fermò il matrimonio, raggiunse Belle e la baciò. Il sortilegio era quindi spezzato, la memoria stava
pian piano ritornando a tutti. Il principe, adirato per il comportamento di Elisabeth, decise di
rinchiuderla nelle segrete fino alla fine dei suoi giorni e così Belle e il principe vissero per sempre
felici e contenti.
ELENA MISOGANO, CLASSE I B, S. S. I GR. DI GIOIOSA IONICA (R. C.)
Facciamo tutti il tifo per lei!!!
Speriamo di partecipare più numerosi il prossimo anno…
Costa Vincenzo, Novembre Sara,
Seminara Francesca, Agostino Alberto,
Schirripa M.Giada, Verteramo Giada
cl. 2^A Scuola Secondaria di 1°Grado
Gioiosa Ionica
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La criminalità organizzata
Un muro innalzato da omertà e paura
Uno dei problemi della società che oggi ha assunto
dimensioni allarmanti è la criminalità organizzata
un’organizzazione clandestina, suddivisa in tante piccole
associazioni (cosche o famiglie), rette dalla legge
dell’omertà e della segretezza. Esse risultano formate dai
clan che gestiscono traffici di droga, scarico di rifiuti
radioattivi che costringono le persone a pagare una
tangente detta “pizzo” garantendone così la sicurezza. Le
organizzazioni principali, cioè le più conosciute sono: la
Mafia in Sicilia, la Ndrangheta in Calabria e la Camorra in
Campania. La mafia , in generale ha avuto origine in Sicilia
con radici in Calabria. Il “boss” di tutti i tempi fu Totò
Riina; egli gestiva traffici di stupefacenti nazionali e
internazionali, fece numerose vittime, fu sempre protetto
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da un muro di omertà e di paura, perché solo a nominarlo,
le persone avevano paura.
I rimedi per combattere la mafia sono: istruire i bambini
fin dalle scuole primarie, far capire al popolo che può
contare sulle forze dell’ordine, denunciare le violenze
morali e fisiche ricevute da queste associazioni e creare più
posti di lavoro.
Secondo me la mafia è un associazione che va combattuta
come hanno fatto G. Falcone e P. Borsellino, morti perché
si sono messi contro di essa; grazie alle loro idee si sono
create associazioni contro la mafia come “LIBERA”, che
ogni anno sostiene e partecipa a giornate per ricordare le
vittime di mafia.
Panetta Luciano Tromba Vincenzo
cl. 3 B
Scuola Secondaria di 1° Grado
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Anche quest’anno la nostra scuola ha avuto l’onore e il piacere di ospitare
l’associazione LIBERA, ad incontrare una rappresentanza delle classi è
venuta la dott.ssa Carmen Bagalà con la quale abbiamo potuto riflettere
su cosa vuol dire NON DIMENTICARE LE VITTIME DELLA MAFIA: non vuole
essere una celebrazione triste, sterile, fine a se stessa…, al contrario vuole
promuovere la VITA , LA LIBERTA’ E LA GIUSTIZIA.
Il secondo incontro è avvenuto il 28 febbraio nel “Palazzo Pellicano” qui a
Gioiosa. La nostra professoressa di matematica ci ha offerto una
grandissima opportunità: quella di assistere ad un convegno con don
Ciotti, il fondatore dell’Associazione, che lo scorso anno avevamo
incontrato a scuola.
L’incontro è stato commovente perché don Ciotti, dopo aver ribadito che
la MAFIA SARA’ SCONFITTA, perché non può vincere la violenza, ci ha
parlato “a cuore aperto” di esperienze personali…
Don Ciotti è nato nel cuore delle Dolomiti, ed è vissuto lì fino all’età di
cinque anni, poi, con la sua famiglia si è trasferito a Caulonia.
A Caulonia, però, lui e la sua famiglia hanno vissuto in povertà: vivevano
in una baracca di legno, poiché suo padre non guadagnava abbastanza
per potersi permettere una casa “vera e propria”, e sua madre andava a
prendere i vestiti in chiesa, siccome non aveva i soldi per comprarli. Una
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cosa che ci ha colpito molto, è stata che sua madre nonostante i vestiti
fossero vecchi, li sapeva lavare e stirare benissimo, perché “si può essere
poveri con dignità”.
L’unica scuola che c’era nel suo quartiere era una scuola abbastanza
lussuosa. Questa scuola prevedeva che tutti gli alunni indossassero il
grembiule con il grande fiocco di seta come si usava all’epoca. Sua madre,
aveva già comprato il grembiule alle sue due sorelle, non poteva
permettersi di acquistarne un altro, quindi Don Ciotti era l’unico senza
grembiule nell’intera scuola.
Lui era seduto al primo banco, da solo, e si sentiva addosso le critiche e i
pregiudizi degli altri bambini, poiché avevano scoperto che viveva in una
baracca. Come se non bastasse, la maestra lo incolpava e lo sgridava
sempre anche se non faceva niente, visto che lui era il più fragile.
Un giorno, la maestra, oltre a sgridarlo, lo chiamò “montanaro”. Lui si
sentì offeso profondamente, e senza pensarci le tirò il calamaio addosso e
fu subito espulso dalla scuola.
Si ricorda benissimo il pianto di sua madre, quando la maestra la incolpò
di non aver saputo educare suo figlio, e che, per colpa sua, sarebbe
diventato un delinquente.
Così Don Ciotti cambiò scuola, e non rivide più la sua maestra.
La “profezia” di quella maestra, naturalmente non si è avverata, il piccolo
Luigi è diventato sacerdote attento alle esigenze dei più deboli: giovani
schiavi della droga o ragazzi rinchiusi negli istituti di pena minorili…
Moltissimi anni dopo, quando lui era già diventato sacerdote e aveva
fondato Libera, la sua maestra era ormai in punto di morte. Lei lo fece
chiamare, e gli disse che era contenta di rivederlo.
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I due si abbracciarono e si baciarono, e solo una settimana dopo la
maestra morì.
Questa sua esperienza ci ha fatto capire
che il perdono è un elemento
fondamentale della nostra vita. Siamo
molto contenti e onorati di aver
partecipato a questa bellissima esperienza.
Ragona Giorgia, Barbieri Alessio cl 3^A
Seminara Teresa M.Grazia cl 2^A
Scuola Secondaria di 1°Grado- Gioiosa Ionica
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Un giorno mentre Don Luigi Ciotti stava andando ad un convegno, una mamma che
aveva perso il figlio per mano della mafia, gli disse che sicuramente lui come tanti
altri avrebbe ricordato solo i ministri e le altre persone importanti e non quelle che
sono state uccise sotto casa. Ogni anno il 21 marzo si celebra la giornata nazionale
delle vittime di mafia. E ’stata scelta questa data perché coincide con l’inizio della
primavera, intesa come “rinascita”. Generalmente questa giornata di
commemorazione si svolge in un determinato luogo, quest'anno sarà a Foggia (per i
suoi 300 morti da ricordare). Le persone il 21 marzo marciano per ricordare i propri
familiari come, ad esempio a Gioiosa I., si ricorda Rocco Gatto e l'avv. Simonetti; a
Locri invece ricordiamo il padre di Stefania Grasso una ragazza scout, ucciso perché
si era rifiutato di pagare il pizzo. Quando Stefania ricorda suo padre dice queste
testuali parole: " Se il coraggio sarà di tutti e non di uno solo qualcosa cambierà".
Quest’anno il titolo per la giornata della legalità è: " Terre, solchi di verità e
giustizia". Don Ciotti dice di amare la vita, la mafia inganna le persone e nega i diritti
di ogni uomo, come quello di avere una famiglia, un lavoro onesto, un’istruzione, la
possibilità di vivere un sentimento d’amore, di avere una casa e di vivere nella
tranquillità insieme ai propri familiari e ai propri amici.
ILARIA NOVEMBRE e CHIARA PECONI
classe I B Scuola Secondaria di 1°Grado
Gioiosa Ionica
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Massimiliano Carbone era un ragazzo di Locri, che faceva tanti progetti per il suo futuro e coltivava tanti
sogni nel cassetto come tutti i ragazzi di trent’anni. Carbone era un imprenditore molto generoso e amava
tanto il prossimo da essere anche un donatore di sangue per i bambini talassemici. Era un giovane, bello
nell’aspetto e nell’anima, come racconta sua madre, che si era solo macchiato della colpa di essersi
innamorato di una donna sposata. È stato vittima di una triste e impertinente passione dalla quale è nato
un bambino. Massimiliano è stato strappato al padre Franco, ai due fratelli e alla mamma Liliana Esposito
Carbone, maestra elementare di Locri, che da subito ha collaborato con gli inquirenti e non solo. Le sue
proteste sono state tante, non ha fatto azioni eclatanti ma ha solo portato in giro la foto di Massimiliano e
la sua storia, tra le lacrime di una madre piena di coraggio ma con il cuore colmo di dolore e di rabbia. A
sua volta è stata anche vittima di meschine intimidazioni e aggressioni velate per farla tacere. Era la sera
del 17 settembre 2004, quando il giovane stava rientrando a casa da una partita di calcetto. I killer che lo
aspettavano nascosti nel giardino di casa, gli spararono a sangue freddo un colpo di lupara. Massimiliano
morirà il 24 settembre 2004,dopo una lunga operazione e sei giorni di coma. Sono ormai trascorsi
quattordici anni dalla sua morte e ancora non sono stati individuati né i killer né i mandati di questo
omicidio di stampo mafioso. Questa morte rappresenta la negazione del diritto all’amore che in questo
caso è stato preludio a una condanna a morte. La madre di Massimiliano ogni anno con l’associazione
Libera di Don Ciotti, che propone la memoria della vittime innocenti, custodendola e coltivandola, partecipa
a questi percorsi sulla legalità facendo testimonianza ai tanti giovani e chiedendo, anzi pretendendo che si
faccia luce su questa vicenda, anche per la comunità tutta, che ha diritto a vivere nella sicurezza e nella
verità. La speranza di avere giustizia è anche una strategia di sopravvivenza di una donna che non si è mai
rassegnata al suo dolore e che lotterà fino alla fine dei suoi giorni per amore di giustizia verso suo figlio.
ILARIA NOVEMBRE e CHIARA PECONI
classe I B Scuola Secondaria di 1°Grado
Gioiosa Ionica
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CARMEN
Era il 2003 e Dino doveva trovarsi ad ogni costo un appartamento.
Dopo tanti giorni di ricerca trova finalmente un appartamento nel palazzo “Gilbet”, non era molto
funzionante, ma aveva buon prezzo e aveva il minimo indispensabile per vivere. Entra
nell’ingresso dove c’è una piccola reception, in cui lavora una ragazza molto carina e giovane:
aveva capelli biondi, pelle bianca come il latte, occhi azzurri come il mare che ti ci potevi
specchiare, magrissima, totalmente pelle ed ossa.
“Buonasera! Sono Dino Lombit, ho acquistato questo appartamento pochi giorni fa online.” disse
Dino. La ragazza rispose: “Piacere sono Carmen Londlord. Sì, sì sono al corrente della vostra
prenotazione: prego! Piano “13”, può usare l’ascensore!” Gli porse le chiavi, lui la ringraziò e si
recò verso l’ascensore. “”13”…”13”…”13”…”Pensava mentre non riusciva a trovare il pulsante
“13” per il tredicesimo piano. Pensando che Carmen avesse sbagliato, stava per uscire
dall’ascensore, quando tutt’un tratto iniziò a salire di scatto, poi a scendere di colpo! La porta non
si apriva. Dopo riandò su, poi riscese finchè non si aprì la porta a piano terra, alla reception.
“Signorina! L’ascensore è rotto! Poi non esiste nessun tasto con il numero “13”!” disse Dino
terrorizzato. Carmen rispose dicendo: “Signore, penso che lei oggi stia un po’ male o ha una fobia
per l’ascensore, comunque se vuole può prendere le scale, sono là!”. E gli indicò le scale. Esausto
arrivò al dodicesimo piano. Le scale si fermavano lì! Non c’era un altro piano! Riscese sfinito e
riconfermò l’inesistenza del tredicesimo piano, ma, Carmen rispose di nuovo come prima e decise
che lo avrebbe accompagnato lei stessa in ascensore. Lui ne fu molto contento, così poteva
dimostrarle che non era pazzo. Entrarono e il tasto “13” c’era! Dino ne rimase impressionato!
Senza guasti, arrivarono insieme al piano giusto e si salutarono.
Dino entrato in casa corse in bagno per sciacquarsi il viso, poi alzò la testa: “Ah!” Sullo specchio
vide il riflesso di Carmen e non il suo!
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Dopo battè gli occhi e rivide la sua immagine! Si fece tardi, erano le 23:07, ormai pensava fosse
diventato totalmente pazzo! Non riusciva a prendere sonno, perciò decise di andare a fare due
passi in città, anche se era tardi. Si mise il giubotto, il berretto, prese le chiavi, il telefono e uscì
dalla porta. La scala non era illuminata, allora prese l’ascensore. Cercava di premere il tasto “0” ma
non funzionava, le luci si spegnevano e si accendevano di continuo. Poi tutto d’un colpo
l’ascensore cadde velocemente a piano terra!
Dino stordito corse subito fuori per prendere aria fresca: “Ehi!” Lo interruppe Carmen: “Ciao Dino!
Dove vai a quest’ora?” “Sì, cosa? Ah Carmen! Ciao! Scusa ma devo andare fuori a prendere una
boccata d’aria fresca. Ah! Quasi dimenticavo … Gli abitanti di questo palazzo sono molto
silenziosi…” Prima che potè dire altro Carmen lo interruppe: “Oh! Sì! Sì! Ci tengono a non
disturbare i vicini!” E detto questo si salutarono.
Uscito dal palazzo, Dino vide un signore con un mazzo di fiori in mano. “Buonasera!” Disse Dino.
“Ma… Ma… Lei è appena uscito da quel palazzo?” Disse il signore incredulo: “Sì esatto abito lì da
poco.” rispose Dino. Il signore non riusciva ancora a crederci, perciò Dino spiegò che non era
l’unico ad abitarci. Il signore stava per aprire bocca ma Dino lo precedette: “Che bel mazzo di fiori!
Per chi sono?” “ E’ proprio quello che le stavo per dire…Beh! Molto tempo fa io ero il capo di
questo palazzo. Un giorno incontrai una ragazza, la ragazza della mia vita, era bellissima: molto
esile, avente pelle bianca come il latte, capelli biondi e degli occhi nei quali ti ci potevi specchiare.
Dopo il nostro fidanzamento, ella iniziò a lavorare nella reception. Ma quarant’anni fa, in questo
stesso giorno ella morì! La trovai morta, distesa a terra al tredicesimo piano. Non si sa come! Con il
cuore a pezzi feci abbattere quel piano! Ecco perché ho un mazzo di fiori: ogni anno in questo
stesso giorno ne lascio uno. Dopo quell’avvenimento nessuno volle più abitare qui e dovetti
chiudere. Questa ragazza aveva un nome bellissimo: Carmen”.
Sara Novembre
2^A Scuola Sec 1° Grado
Gioiosa Jonica
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L’ AMICIZIA
Se io potessi fermare il tempo
per un’amica lo farei,
gli augurerei che i suoi momenti più belli
portassero gioia immensa nella sua vita.
Nella malattia, nella solitudine,
nella confusione, l’amicizia dà forza.
Se io potessi, certamente prenderei
ciò che ti rattrista e
lo lancerei in fondo al mare
per farlo sparire per sempre.
L’amicizia non muore con la distanza
e con il tempo, anzi
mette radici più profonde.
Ti voglio bene, amica mia
non solo per come sei
ma per ciò che mi dai.
GIORNALINO SCOLASTICO ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE GIOIOSA-GROTTERIA
Non avere paura di raccontarmi
i segreti del tuo cuore,
confidati, rivelati senza vergogna,
anche con le tue lacrime profonde,
i tuoi sorrisi timorosi,
le tue tante insicurezze.
Gli amici sono quelli che
ti aiutano a risollevarti,
a sentirti più forte e
serena dopo la tempesta.
FRANCESCA PANUCCIO
Cl 1^B Scuola Secondaria di 1°Grado
GIORNALINO SCOLASTICO ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE GIOIOSA-GROTTERIA
LA PRIMAVERA
Ecco che è arrivata la primavera,
primavera bella e pazzerella.
Quando arrivi, primavera
si allunga il giorno e si accorcia la sera.
Un bambino cammina e ride
perché nel verde della campagna
ha trovato un fiorellino
colorato e profumato.
Primavera, piaci tanto
perché porti gioia e calore in ogni cuore,
nelle corse in mezzo ai prati,
nelle vie soleggiate,
nei campi coltivati,
nella mente della gente,
quanto sei bella, primavera …..
Giulia Logozzo
Cl 1^B Scuola Secondaria di 1°Grado
GIORNALINO SCOLASTICO ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE GIOIOSA-GROTTERIA
EDIZIONE STRAORDINARIA 26 gennaio 1957
La Gazzetta della 1^B e della 1^A
I manoscritti di Qumran
GIORNALINO SCOLASTICO ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE GIOIOSA-GROTTERIA
Ecco l’intervista del nostro inviato speciale…
GIORNALISTA:- Ciao a tutti amici e telespettatori siamo tornati
oggi, come tutti i sabati, per una nuova e stupida intervista. Ah no
scusate, la regia mi dice che non posso dire queste cose, quindi
ripartiamo!
GIORNALISTA:- Ciao a tutti siamo di nuovo qui, come ogni sabato
(scusate regia ma per forza devi ripeterla, perché mi sto
annoiando)?!
REGIA:-Si
GIORNALISTA: - Quindi oggi siamo qui per una bellissima e
nuovissima intervista dove parleremo della storia dei famosi
manoscritti di Qumran, una località che si trova sulla sponda
occidentale del Mar Morto.
GIORNALISTA: - Quindi abbiamo fatto, per modo di dire, un viaggio
nel tempo arrivando, così, al lontano 1947.
GIORNALISTA: - Ci troviamo a Qumran e stiamo andando in contro
a quel pastore beduino, infatti è questo ragazzo che ha scoperto i
manoscritti ma non vi dico come ,perché se volete scoprirlo, dovete
continuare a seguire la trasmissione e, infatti, è da qui che ha inizio
l'intervista.
GIORNALISTA: - Buongiorno buon vecchio pastore siamo qui per
intervistarvi sui famosi manoscritti di Qumran, ma prima di
cominciare ci può dire quanti anni sono passati da quel 1947?
PASTORE: - Prima di tutto buongiorno anche a lei e, poi, perché
proprio io devo dire quanti anni sono passati, non sono bravo in
matematica. Ma pensandoci e facendo due calcoli sono passati 71
anni.
GIORNALISTA: - Allora per fortuna che non siete morto! Altrimenti
come facevamo a fare questa bellissima intervista! Ma ora basta
scherzare e parlaci veramente della tua scoperta nel 1947.
GIORNALINO SCOLASTICO ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE GIOIOSA-GROTTERIA
PASTORE: - Stavo chiudendo, come tutte le sere, le capre nel loro
recinto, quando, all'improvviso, una di loro scappò. Si chiamava
Jasmin, perché a tutte le mie capre avevo dato un nome, (infatti
una volta mia mamma mi aveva portato da uno psicologo) ma non
parliamo di me. Quindi stavo dicendo. Stavo rincorrendo Jasmin ma
visto che non riuscivo a prenderla gli lanciai dei sassi per mettergli
paura e venire nella mia direzione ma i miei sassi invece di colpirla
andarono nell' di una grotta e pensai di tornarci il giorno dopo
perché era tardi e immaginavo già le urla di mia mamma, quindi me
ne tornai a casa. Ora aspettate un attimo perché dopo questo
racconto devo bere.
GIORNALISTA: - Faccia con comodo. apertura
Pastore: - Quindi il giorno dopo decisi di entrarci e vidi molte giare
con dentro delle pergamene e visto che mi sembravano
inutili decisi di andarle a vendere. E per fortuna degli studiosi
esperti che passavano di li per caso si interessarono alle
pergamene e le comprarono. E da qui finisce la mia parte.
GIORNALISTA: - Ma poi sa cos'è successo alle pergamene e cosa
hanno fatto gli studiosi con esse?
PASTORE: - Poi gli studiosi avevano scoperto altre undici grotte,
nel 1956, che contenevano sempre giare con pergamene ma
riuscirono a trovare anche un frammento del Vangelo di Marco.
GIORNALISTA: - Grazie per questa interessante intervista e spero
che, telespettatori anche a voi sia piaciuta o interessata, per oggi
abbiamo finito e ci rivediamo alla prossima puntata di RELIGIONI E
ALTRE FOLLIE.
PASTORE: - Grazie a voi e arrivederci.
Manuel Femia
Cl 1^A
Scuola Secondaria di 1°Grado- Gioiosa Ionica
GIORNALINO SCOLASTICO ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE GIOIOSA-GROTTERIA
Gioiosa Ionica: storia, tradizioni e antichi sapori…
Gioiosa Ionica è un piccolo comune italiano della provincia di Reggio Calabria con circa 7169
abitanti, situata nel cuore della Locride, a metà strada tra Reggio e Catanzaro, è situata a 120 m sul
livello del mare. Sul nome di “Gioiosa” gli storici non si trovarono mai d'accordo, ma l'etimologia
più probabile della parola pare sia quella che deriva dal greco "Geliosa" vale a dire "terra solatia",
"città del sole”.
I Greci, nel VI secolo a.C., fondarono numerose colonie sulle coste della Sicilia e della Calabria,
unendosi alle antiche popolazioni locali dei Siculi, dei Bruzi e degli Italioti: era la Magna Grecia, che
ad un tratto si trovò più florida e potente della patria d'origine. Intorno al 210 a.C. le colonie
greche caddero poi sotto i Romani e divennero a tutti gli effetti province di quel grande impero
che dominava il mondo. Sulla costa ionica, tra le città greche di Caulonia e Locri, sorse Mystia nella
valle del torrente Torbido (a quel tempo in parte navigabile). Restano di quell'epoca imponenti
testimonianze tra cui il Teatro, ancora oggi utilizzato per importanti manifestazioni culturali, e il
Naniglio, che sorge in una zona anticamente chiamata "li Bagni". Nel 986 l'antica Mystia fu
distrutta dalle orde saracene che si abbatterono sulle coste depredandole e saccheggiandole. I
pochissimi superstiti fuggirono verso l'interno e, a circa un miglio dalla vecchia città, su un
inaccessibile sperone roccioso (che molto bene si prestava alla difesa) fondarono MoctaGeliosa.
Furono costruite torri di avvistamento e difesa che, dal mare, a poco più di un miglio di distanza,
una dall'altra, salendo verso Gioiosa, permettevano di segnalare per tempo l'arrivo del nemico. Il
casale di Geliosa venne anch'esso incluso nel feudo di Grotteria. Fu sottoposto perciò alla signoria
di nobili e potenti, appartenne ad Alberico Piscicella (un avventuriero assurto ai fasti della Signoria
locale per meriti militari) nel XIII secolo(1194-1265) e ai Carafa di Roccella (1501-1558). Per lunghi
secoli sottoposta alla giurisdizione territoriale, politica, amministrativa, giudiziaria, fiscale e perfino
religiosa della vicina Grotteria, Motta Giojosa costituì una borgata priva di autonomia. Al periodo
aragonese risale la costruzione, o ricostruzione, del più vistoso monumento che oggi posseggia
Gioiosa Ionica, il poderoso Castello Aragonese, uno dei più belli. Situato in un punto alto, sulla
rupe rocciosa l'imponente monumento che costeggia il torrente Gallizzi, a notevole altezza, vista
panoramica la sua terrazza che domina la cittadina, circondata dai vicoli. Tra i monumenti più
importanti ricordiamo la Chiesa di San Rocco , patrono del comune . Questo edificio risale al XVII
secolo. Successivamente l’ edificio si ampliò e venne ristrutturata. Durante la processione di San
Rocco, che raccoglie migliaia di fedeli, è caratteristico il ballo di San Rocco, una danza collettiva
condotta al ritmo dei tamburi, carcasse, tamburelli e organetti che coinvolge e trascina ogni
partecipante. La festa di San Rocco viene celebrata tre volte all’anno: il 27 gennaio, in forma
modesta ed in ricorrenza del miracolo; il 16 agosto, senza processione; l'ultima domenica di agosto
con grande flusso turistico. Nei giorni precedenti i tamburini annunciano la domenica, la sera e la
notte di sabato "la veglia" o "nottata" con forte partecipazione al santuario con canti e preghiere e
la messa liturgica. I diversi gruppi di suonatori di tamburi e altri strumenti, iniziano dal Santuario e
nei momenti di preghiera, si disperdono per le vie del paese per poi ritornare dopo mezzanotte e a
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notte fonda davanti al piazzale del Santuario con a seguito i tanti devoti che ballano. La domenica
davanti al Santuario è pieno di pellegrini per l'inizio della processione, il Santo viene seguito da
fedeli provenienti dalla Calabria, dall'Italia e dall'estero. La chiesa di San Rocco è situata nel largo
dei cinque Martiri dove sorge anche il Palazzo Ameduri. All'interno della stessa vi sono la statua di
S. Anna, scolpita da Rocco Murizzi e la statua in cartapesta di Maria SS. Ausiliatrice, di Donna
Gemma Incorpora. La Chiesa dell’Addolorata è di stile neoclassico con la bellissima cappella
dell’Addolorata, che fu fondata nel 1881 e aperta al culto il 31 dicembre del 1889 . All’interno è a
navata unica e si possono ammirare l’altare maggiore in marmi policromi e le statue che
raffigurano la Madonna dell’Addolorata .La chiesa Matrice è il più antico luogo di culto urbano di
Gioiosa Ionica, edificato su una rupe non lontana dal castello. Ricostruita malamente negli anni
1930, possedeva importanti opere d'arte, tra le quali tele oggi esposte a Palazzo Ameduri. Per le
reiterate sue ricostruzioni, i ripetuti ampliamenti, le varie rielaborazioni, i continui rifacimenti e
restauri, non sempre di buon gusto, può considerarsi la più travagliata delle Chiese della diocesi.
Nel 1810, la Cattedrale venne ancora ingrandita, ad opera dell'Arc. D. Giuseppe Maria Pellicano
(futuro vescovo della diocesi), con l'aggiunta di una quarta nave; e maggiormente ampliata lo fu
nel 1858, in cui, a cura dell'Arc. Michele Correla Santacroce, venne ancora aggiunta una quinta
navata, divenendo così la più vasta chiesa della diocesi, dopo la Cattedrale di Gerace. Uno dei
monumenti più importanti di Gioiosa è anche il Castello Aragonese , situato sull’alta rupe che
costeggia il torrente Gallizzi. Questo monumento fu abitato sino alla morte dal marchese Corrado
Pellicanò. Il Castello è a pianta più o meno triangolare e presenta due torri ad oriente ed
occidente di esso. L’ingresso si trova presso la parete meridionale e a tale ingresso si accede
attraverso una scalinata. Altro tesoro storico di Gioiosa è il Naniglio, significa “Tempio del Sole “
ed è risalente al secondo o terzo secolo d.C. La sua scoperta si deve ad un archeologo napoletano.
Qui è possibile ammirare quel che rimane di un edificio termale e i resti di una villa romana che
presenta numerosi mosaici.
Antico costume delle donne gioiosane: ancora oggi alcune anziane donne del paese indossano
parte dell'antico costume gioiosano. La donna che vestiva il costume era chiamata maddamma,
con un francesismo che risale all'epoca napoleonica. Il costume chiuso lungo la schiena da
crocchetti veniva indossato sopra una lunga camicia di lino, seta o cotone e mutandoni di tela al
ginocchio. Alla camicia si sovrapponeva 'a suttana, sottoveste in tessuto di cotone scuro stampato
a fiori chiari. Infine, 'a saja o sopravveste di seta. Quella di uso quotidiano era di color piombo,
quella di uso cerimoniale era colorata e quella di lusso o da lutto era, invece, nera (per fare le
visite di lutto, sul costume la maddamma aggiungeva la faldetta, quasi un'altra saja che, partendo
dalla vita, da dietro le spalle si rivoltava sul capo).Per mezzo di una balza, chiamata mbasta, il
costume scendeva dalla vita alla caviglia formando centinaia di pieghe. Si trattava di una balza di
circa 5 centimetri, ricavata dallo stesso tessuto della saja. In numero di una o tre, le mbaste, cucite
all'altezza del polpaccio, avevano il compito di adornare il costume e renderlo più ricco.
All'attaccatura delle spalle un ornamento in seta nera, fittamente pieghettato, detto rricciata,
distingueva nettamente la donna sposata dalla nubile o dalla vedova che non lo portava. i 'rricciati
venivano attaccate alle maniche con degli spilli. La saja non aveva tasche. Era questo il motivo per
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cui, la maddamma, conservava 'u muccatureju (fazzoletto per il naso) dentro la manica dell'ascella
destra. I soldi venivano, invece, conservarti nella scollatura d'u mbustinu (corpetto). Il costume
della maddamma aveva diversi colori, ciascuno dei quali veniva motivato dalle circostanze o a
seconda delle ricorrenze: l’azzurro veniva usato il giorno delle nozze e la domenica di Pasqua, il
viola o fior di lino s'indossava in Quaresima; il nero veniva indossato in caso di lutto; l’indaco e il
marrone erano colori per i vestiti giornalieri e da lavoro; il rosa e il verde il erano i colori delle
grandi occasioni.
Antiche abitudini di vita quotidiana e antichi sapori: le donne filavano la seta e la lana, altre
tessevano sedute ad antichi telai, altre cucivano realizzando su stoffe povere o preziose bellissimi
ricami destinati alla dote delle ragazze gioiosane. I contadini lavoravano le terre dei baroni gli
artigiani nelle modeste botteghe, dall'alba al tramonto, a creare oggetti di uso quotidiano.
Riguardo agli antichi sapori, possiamo dire che fortunatamente alcuni piatti tipici e dolci dell’
antica cucina gioiosana li troviamo ancora oggi sulle nostre tavole, grazie agli insegnamenti delle
nostre nonne, ad esempio: i malangiani chini; 'U morzeju (pane, olive, acciughe salate che i
contadini o gli operai in passato consumavano a pranzo sul posto di lavoro); I ‘Pani i santu Roccu
(rifacendosi alla leggenda del cagnolino che, rubando un pane alla mensa del padrone, correva al
romitaggio per sfamare San Rocco, le donne gioiosane, in onore del Santo Patrono, durante il
periodo di festa, usavano preparare dei pandolce. Il pane, tagliato a piccole fette, viene portato in
chiese per essere distribuito ai fedeli oppure viene offerto ai vicini di casa, amici e parenti); I
mastazzola, ‘I pitti (dolce tipico natalizio di pasta frolla, farcito da un ripieno di frutta secca e
aromi vari); 'u pezzu duru (gustosissimo gelato aromatizzato con la cannella e sistemato in lunghe
forme di latta), le alaci (dolce tipico natalizio con la pasta, filata e resa simile ad un grissino, viene
intrecciata in diverse forme e fritta in abbondante olio);i guti (dolce pasquale che a Gioiosa, fino a
qualche anno fa, assumeva un particolare significato religioso), la 'nguta (dolce che avvolto in un
tovagliolo bianco veniva portato alla Chiesa Matrice dove, durante la messa del Sabato Santo,
quando le campane suonavano (sparàva 'a Gloria) per annunciare la resurrezione di Cristo, veniva
benedetta e centinaia di piccole mani innalzavano al cielo il dolce che veniva benedetto dal
celebrante, 'u turruni i Santa Catarina (torroncini che venivano preparati in occasione della festa di
S. Caterina, un tempo patrona di Gioiosa).
S. S. I GR. di GIOIOSA I., CLASSE I B
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Diceva Victor Hugo: “Il riso è il sole che scaccia l’inverno”
È vero, ridere fa bene e non ci vuole molto a strappare una risata. Basta
riconoscere gli aspetti divertenti di certe situazioni della nostra vita di tutti i
giorni. A volte esageriamo su alcuni lati di certi comportamenti e, solo per il
gusto di far ridere, li raccontiamo utilizzando delle tecniche narrative come
quelle che abbiamo studiato: l’esagerazione, la caricatura, l’equivoco, i colpi
di scena, i giochi di parole, il finale a sorpresa.
Ecco come la risata è assicurata.
Gli alunni della 2C
Scuola secondaria di primo grado di Gioiosa Ionica
GIORNALINO SCOLASTICO ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE GIOIOSA-GROTTERIA