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RRREEEGGGIIIOOONNNEEE BBBAAASSSIIILLLIIICCCAAATTTAAA
COMUNE di BERNALDA
Provincia di Matera
VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ ALLA V.I.A. “SCREENING” �� ����� �� ��� ��� �� � � �� � �� ����� �� � ���� ��� �� � � ��
RELAZIONE
PROGETTO DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO FOTOVOLTAICO
TOTALMENTE INTEGRATO SU SERRE IN C.DA PIZZICA – AVINELLA IN AGRO
DEL COMUNE DI BERNALDA(MT) .
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PROPONENTE : CARGROUP Soc. Agr. Via Sinisgalli, 37 75012 Bernalda (MT)
Il Tecnico
Dr. Geol Michele Colasurdo Via M. Scandiffio, 39 – Pomarico (MT)
Tel: 0835.552251 – 333.4851027
mail: [email protected]
PREMESSA
Su incarico di CARGROUP Soc. Agr., con sede in Bernalda (MT) è stato eseguito uno studio per la
verifica di compatibilità ambientale ai sensi della Legge regionale n.47/98 e s,m,i, "Disciplina della
valutazione di impatto ambientale e norme per la tutela dell'ambiente" e del D.L.vo. 152/06 e
s.m.i , relativo al Progetto di serre per produzioni agricole con impianto fotovoltaico totalmente
integrato e relative opere di connessione alla rete.
Trattasi di due impianti di potenza nominale pari a 20 MW cadauno ( ubicati su due aree distinte)
da realizzarsi su terreni di proprietà della Soc. Agricola Cargroup, nel Comune di Bernalda (MT) ,
foglio di mappa n° 102 particelle n° 12,13 , 14,15, 16 ,23, 24, 37,38 – foglio di mappa n° 114
particelle n° 85,21 in c.da Pizzica Avinella e foglio di mappa n° 110 particelle n° 22,298,300,
301, 302 , 434,436 in c.da Pizzica. Questo progetto costituisce essenzialmente, un esempio di
generazione centralizzata, da installare su struttura fissa del tipo a serra per la produzione
vivaistico - ortofrutticola e destinata ad operare in collegamento alla rete elettrica di distribuzione.
L’impianto, che entrerà in esercizio a seguito di nuova costruzione, sarà individuato da un unico
punto di connessione alla rete elettrica in uscita dai gruppi di conversione, rispetto al quale è stata
ottenuta autorizzazione dal gestore di rete per la connessione.
Inoltre, i sistemi di misura dell’energia elettrica prodotta saranno collocati all’uscita dei gruppi di
conversione della corrente continua in alternata, resa disponibile alle utenze elettriche del
soggetto responsabile e/o immessa nella rete elettrica.
Le aree si trovano in c.da Avinella e Pizzica adiacente alla strada comunale la prima e provinciale
e comunale la seconda.
Il progetto che si intende realizzare rientra tra le opere dell'Allegato B, punto 8, lettera k, per le
quali è prevista la procedura di verifica (screening), al fine di determinare la necessità di
sottoporre i progetti alla V.I.A..
E' stato condotto uno studio che ha permesso di analizzare lo stato attuale dell'ambiente e di
individuare le componenti più sensibili all'opera in progetto, di individuare gli effetti indotti
dall’impianto nonché le misure per mitigarli.
Lo studio si è sviluppato nelle seguenti fasi :
· consultazione della normativa ambientale vigente per verificare la compatibilità dell'opera con
tali normative;
· ricerca bibliografica relativa al comparto biotico, in particolare alle biocenosi e fitocenosi presenti
nell'area di studio
· sopralluoghi sul terreno, volti a verificare la situazione ambientale ex ante in relazione al progetto
proposto.
Si rimanda agli elaborati di progetto per quanto non verrà specificato nella presente relazione.
L’azienda
I Carrieri sono una famiglia che da generazioni conduce l'azienda agricola attraverso il
rinnovamento colturale, dettato dall'evoluzione del mercato
Nella seconda parte del XX secolo, sviluppa e potenzia i propri impianti, nella sua azienda del
comprensorio Metapontino-Bernaldese.
Presente sui mercati nazionali ed internazionali, sempre con prodotti di altissimo pregio.
Cargroup è fondata nell’anno 2004 . La caratteristica principale deriva dall'amore nutrito dalla
famiglia, verso le produzioni frutticole, sempre curate con particolare attenzione rivolte al
miglioramento ambientale ed impatto ad esse riconducibili.
L'ordinamento colturale è composto da: Susineti, Actinidieti, Albicoccheti, Agrumeti .
L'azienda condotta direttamente dai dottori Antonio e Giorgio Carrieri, presta la massima
attenzione alle migliori tecniche agronomiche, solida garanzia qualitativa delle produzioni.
La difesa dei risultati è salvaguardata con la cattura degli insetti nocivi.
500 arnie garantiscono l'habitat e la sua conservazione. Ogni pianta è curata e seguita nei propri
fabbisogni nutritivi.
L'azienda presta le massima attenzione alle esigenze dei consumatori, con particolare riferimento
alle cure dovute per la salvaguardia della salute ed al rispetto ambientale.
IL PROGETTO
Cargroup s.s. società agricola nasce nella fine dell’anno 2004 per la produzione e commercializ-
zazione di pregiate cultivar di frutta.
Il progetto in esame prevede di utilizzare un’area ubicata nel Comune di Bernalda, in un contesto
territoriale non abitativo e caratterizzata da predominante attività agricola . L’area, per la sua
conformazione geometrica, ed assenza di ostacoli alla massimizzazione della captazione delle
radiazioni solari, presenta le caratteristiche idonee ad una efficiente installazione della tecnologia
fotovoltaica.
L’impianto realizzato a zone, conferirà l’energia prodotta in media tensione alle cabine inverter, in
cui avviene la trasformazione AC/DC e l’elevazione di tensione alla tensione di cessione alla rete.
Una cabina terminale di impianto rappresenta il punto di collegamento alla rete nazionale.
Il progetto prevede la realizzazione di un impianto costituito da due campi di ha 60 complessivi di
serre , da utilizzare per la coltivazione di pregiate specie vegetali.
Il primo gruppo ( F.102 - 114) ha una superficie coperta pari a mq 302.937 con rapporto di
copertura di 0.497. Il secondo gruppo ( F.110) ha una superficie coperta pari a mq 292.275 con
rapporto di copertura di 0.498.
Ogni KW permetterà, la salvaguardia ambientale evitando la immissione di t 0,725 di CO2
equivalente (attività di sei alberi di grossa taglia ultratrententennali) e il risparmio di 0,86 TEP;
ogni Mw il fabbisogno di 400 famiglie. L’intero progetto permetterà di soddisfare quindi il
fabbisogno di 16.000 famiglie.
Il presente progetto prevede proprio la realizzazione di serre in grado di determinare i molteplici
vantaggi negli aspetti esaminati, destinate alla coltivazione delle più importanti specie delle filiere
ortoflorofrutticola e di trasformazione.
Le indicazioni nell’orientamento delle scelte produttive, considerato l’areale Metapontino di
ubicazione, prendono in considerazione, oltre tutte quelle consolidate nell’esperienza
comprensoriale, anche nuovi sviluppi, con principali linee di produzione, particolarmente richieste
nell’ultimo periodo dai mercati, significative delle varie filiere, alimentare e ornamentale
(ortoflorofrutticole: es. pleurotus spp., asparago bianco e ortaggi, frutta, floricole), e di
trasformazione ( es. aloe e officinali).
La posizione delle serre è stata studiata in rapporto alla situazione planoaltimetrica esistente.
L’esistenza di una viabilità carrabile, unita alla caratteristica plano altimetrica hanno reso questa
aree idonee ad ospitare serre per la coltivazione di essenze vegetali meglio specificate nei prossimi
paragrafi.
L’area oggetto dell’intervento, inoltre, è già fornita di infrastrutture di accesso, dalle quali sarà
possibile accedere all’impianto. L’istallazione di pannelli fotovoltaici sulla copertura, sfruttando in
primis il telaio delle serre stesse, permette contestualmente di utilizzare la stessa area impegnata,
sia per la produzione di colture di pregio sia per la produzione di energia elettrica derivante dalla
fonte rinnovabile solare attraverso la conversione fotovoltaica.
Tale duplicità attitudinale rientra nel più ampio concetto della integralità verticale dei sistemi
produttivi, fino a prevenire alla fase finale della nuova frontiera “la filiera agro-industriale” ivi
compreso la fase di ottenimento energetico da fonti rinnovabili.
L’Impianto arà costituito da sotto-campi fotovoltaici impiantati direttamente sulle falde delle serre
e sarà connesso in rete secondo la tipologia “Grid Connected”.
La scelta progettuale è motivata dalla possibilità di usufruire di energia elettrica prodotta mediante
conversione fotovoltaica (FV) della fonte solare, potendo beneficiare, con i criteri del decreto sul
Conto Energia, dell’erogazione di una specifica tariffa incentivante di durata ventennale tale da
garantire un’equa remunerazione dei costi di investimento e di esercizio. Il rilievo e la visibilità che
caratterizzeranno l’impianto grazie ad una serie di interventi di comunicazione contribuiranno alla
diffusione della conoscenza della tecnologia fotovoltaica e dei benefici ad essa connessi. Inoltre le
scelte tecniche verso l’uso della tecnologia fotovoltaica sono state effettuate per:
-Uso di una fonte inesauribile ;
-Completa modularità;
-Non è richiesto uso di alcun tipo di combustibile.
-non richiedono manutenzione: è sostanzialmente riconducibile a quella degli impianti elettrici
consistente nella verifica annuale dell’isolamento e della continuità elettrica. Inoltre i moduli sono
praticamente inattaccabili dagli agenti atmosferici e si puliscono automaticamente con le piogge,
come dimostrato da esperienze in campo e in laboratorio;
-hanno una elevata durata di vita: le prestazioni degradano di poco o niente dopo 20 anni di
attività. Norme tecniche e di garanzia della qualità stabilite, per i moduli, da alcuni paesi europei
garantiscono tale durata di vita;
-funzionano in automatico: non richiedono alcun intervento per l’esercizio dell’impianto.
L’intero parco sarà suddiviso in sotto-parchi di potenza minima da 1 MW , la scelta progettuale di
suddividere l’impianto in sezioni, permette una gestione energetica migliore. In caso manutenzioni,
l’impianto potrà fornire potenza escludendo solo le parti oggetto della manutenzione.
Il campo fotovoltaico sarà installato sulle falde delle serre agricole .
Il singolo campo sarà costituito da:
71429 moduli;
inverter;
quadri di campo (lato c.c.) protezione stringhe;
quadri di sezionamento (lato c.a.) protezione inverter;
contatori dell’energia prodotta;
carpenteria e supporti metallici.
Radiazione solare e analisi delle ombre
La valutazione della risorsa solare disponibile è stata effettuata sulla base dei dati radiometrici di
cui alla norma UNI 10349 (o dell’Atlante Europeo della Radiazione Solare) e utilizzando i metodi di
calcolo illustrati nella norma UNI 8477-1.
La località di riferimento per il sito d’installazione è Bernalda .
Irraggiamento solare a Bernalda in base alla norma UNI 10349 e calcolato su moduli esposti a 0°
rispetto al Sud ed inclinati di 30% rispetto all’orizzontale
Mese Giornaliero Mensile
Radiazione
Diretta
(Wh/m2)
Radiazione
Diffusa
(Wh/m2)
Radiazione
Riflessa
(Wh/m2)
Totale
(Wh/m2
)
Totale
(kWh/m2)
Gennaio 2040 752 24 2816 87
Febbraio 2749 1011 36 3796 106
Marzo 3270 1374 52 4695 146
Aprile 4009 1685 73 5766 173
Maggio 4386 1892 89 6367 197
Giugno 4529 1944 96 6568 197
Luglio 5073 1762 99 6934 215
Agosto 4912 1607 86 6605 205
Settembre 4360 1374 66 5800 174
Ottobre 3694 1063 47 4803 149
Novembre 2533 803 29 3365 101
Dicembre 1929 674 21 2624 81
Tot. anno 1831
Per quanto riguarda l'inclinazione dei pannelli, l'inclinazione di 30 gradi rispetto al piano è quella
che in Italia permette di avere la massima produzione annua di energia. In termini di incidenza
sulla produttività, una differente inclinazione dei moduli, se contenuta tra +/- 10 gradi, può essere
trascurata.
La Serra fotovoltaica
Tale struttura si pone l’obiettivo di combinare due funzioni , la produzione di energia elettrica
da fonte fotovoltaica e lo sfruttamento della copertura opaca per ridurre l’irraggiamento solare
diretto in eccesso quando il sole è alto all’orizzonte , nelle ore centrali del periodo estivo,
consentendo viceversa un buon irraggiamento in tutte le condizioni di minore inclinazione solare.
Questo tipo di struttura consiste in una variante morfologica, strutturale e di orientamento di serre
per l’agricoltura per consentire la produzione di energia da fonte fotovoltaica attraverso moduli
disposti su sulla copertura opportunamente strutturata in falda unica. Per le coltivazioni è
importante il corretto equilibrio fra un adeguato irraggiamento interno nel periodo invernale e una
sufficiente protezione da eccessivo irraggiamento durante il periodo estivo. Per la produzione di
energia elettrica risulta determinante la corretta inclinazione ed esposizione verso SUD della falda
di copertura anche in relazione alla distanza minima fra le file di serre consecutive nella direttrice
Nord –Sud per evitare ombreggiamenti. La serra fotovoltaica è disposta per il senso longitudinale
secondo la direttrice est-ovest . E’ caratterizzata dalla falda unica esposta a Sud costituita da
moduli fotovoltaici di copertura; la parete sud e la parete nord sono realizzate in materiale
trasparente alla luce solare ma con una adeguata opacità ai raggi infrarossi. Con lo stesso
materiale saranno realizzate le pareti laterali. La particolare geometria delle serre consente sempre
una importante illuminazione indiretta dal lato nord, favorita anche dalla quota di luce riflessa dalla
copertura della falda della serra nella fila successiva affiancata , ed un’illuminazione del lato sud
che risulta indiretta nelle condizioni di massima inclinazione solare , cioè nelle ore centrali della
giornata nel periodo estivo, mentre l’irraggiamento è diretto in condizioni di inclinazione solare
inferiore. Questo effetto quindi riduce l’irraggiamento diretto quando risulterebbe eccessivo
mentre non lo impedisce in condizioni più normali. Infine la copertura opaca trattiene la
dispersione termica nelle ore notturne favorendo il mantenimento di temperature più miti e
mediate. Complessivamente ne risulta un sistema di coltura caratterizzato da un profilo termico più
regolare in grado di evitare picchi dannosi.
Specifiche Tecniche dei Componenti
Di seguito vengono descritte le caratteristiche dei sottosistemi che costituiscono
l’impianto fotovoltaico.
Generatore Fotovoltaico
Il generatore fotovoltaico si comporrà di 71429 moduli di tipo “SUNTECH da 280W” con
una vita utile stimata di oltre 20 anni senza degrado significativo delle prestazioni:
Potenza nominale modulo 280 Wp
Tolleranza di potenza : -0%/+ 7%
Tipo celle: policristallino
N° celle / modulo : 60
Tensione VMP a 25° 35.2 V
Corrente IMP a 25° 7,90 A
Tensione circuito aperto VOC 44,8 V
Corrente di corto circuito ISC (terminali di uscita collegati tra loro)
8,33 A
Coefficiente termico di tensione -0,327%/°K
Tipo di telaio Alluminio
Normative di riferimento IEC 61215 Ed.2
Classe di protezione II
Garanzia commerciale : 5 anni
Copertura Vetro temperato 3.2 mm
Dimensioni (mm): 1956 x 992 x 50
Peso : 27 Kg
I moduli fotovoltaici saranno suddivisi in stringhe; ciascuna stringa sarà costituita da moduli
fotovoltaici collegati tra loro in serie tramite cavo fornito in dotazione a ciascun modulo e adeguati
connettori ed adattatori del tipo “Multi-contact”.
Le stringhe saranno collegate in parallelo nei quadri di parallelo stringhe (tipo SIAC CSP - 12),
posizionate in prossimità dei moduli fotovoltaici ed uniformemente distribuite nel campo
fotovoltaico lungo il percorso centrale, in modo da ridurre il percorso dei cavi; tutta la corrente
erogata confluirà nei rispettivi inverter tramite una linea principale .
Ciascun quadro sarà dotato di:
canali di ingresso protetti da fusibile da 10A per la protezione di 10 stringhe in arrivo dal campo
dei moduli (12 sul polo positivo e 12 sul polo negativo) sezionatore della corrente continua
scaricatore di sovratensione.
I cavi di collegamento delle stringhe con i quadri di parallelo saranno del tipo speciale, cavo solare
da 10 mmq , adatto per impianti fotovoltaici; ossia devono possedere caratteristiche di resistenza
nel tempo e garanzia sulla loro vita utile.
Il percorso in corrente continua dei cavi fino al raggiungimento dei quadri di parallelo stringhe
(distribuiti uniformemente nell’area dell’intervento al fine di minimizzare le perdite di distribuzione)
avverrà tramite cavo solare 1x10mmq anch’esso specifico per applicazioni solari; i cavi saranno
raccolti in canalina metallica esterna saldamente ancorata alle strutture di sostegno dei moduli
fotovoltaici.
Caratteristiche tecniche della linea in canalina metallica
Tensione nominale Vcc = 535 Volts;
Conduttori: Cu 2x (1x10) mmq;
Isolamento: gomma HEPR ad alto modulo elastico, che conferisce al cavo elevate caratteristiche
elettriche, meccaniche e termiche (norme CEI 20-11 - CEI 20-34); guaina in PVC speciale di qualità
Rz, colore grigio;
Diametro esterno del singolo conduttore 1x10 mmq: 8,2 mm
Massa del singolo conduttore: 125 kg/km
Stazione di conversione
Per la conversione della corrente continua prodotta dai moduli in corrente alternata, l’impianto sarà
dotato di N° 2 inverter centralizzati trifase di potenza pari 500 kWp di marca SIAC tipo Soleil 500 ”.
Gli inverter saranno posizionati all’interno della Megawatt Station, collocata in posizione
baricentrica rispetto al campo fotovoltaico.
Di seguito si riportano le principali caratteristiche di ciascun inverter Soleil 500 :
Costituito da n. 2 moduli distinti da 250 kWac
Multi canale di ingresso con N. 8 moduli in parallelo collegati a N. 2 inseguitori del punto di
massima potenza (MPPT)
Efficienza di conversione Euro 96,3%
Efficienza massima 97,5 %
Ingresso dal solare:
Potenza massima: 500 kW
Tensione massima d'ingresso: 780 Vcc a -10°
Range di tensione del MPPT: 330 - 700 Vcc
Corrente massima: 779 A per modulo da 250 kWac
Categoria di sovratensione: II
Sistema di inseguimento del punto di massima potenza: n.2 MPPT indipendenti
Uscita verso la rete:
Potenza nominale: 500 kW
Tensione di rete: 3x400 V
Frequenza: 50 Hz
Fattore di potenza: > 0.99 alla Pac nominale
Distorsione corrente AC < 4%
Grado di protezione: IP20
Dimensioni: 1500x1000x2000 mm
Peso: 1300 kg
Certificazioni:
Direttiva EMC 2004/108/EC
Direttiva 2006/95/EC
EN 61000 6-1 (immunità)
EN 61000 6-3 (emissioni)
EN 50178 (sicurezza)
EN 61000 3-12 (armoniche)
EN 61000 3-11 (flicker di tensione)
DK 5940 ed 2.2
Il percorso in corrente continua dei cavi dai 20 Quadri di parallelo stringhe fino al raggiungimento
della Cabina inverter contenente due inverter centralizzati avverrà tramite cavo bipolare tipo FG7
OR 2x1x120mmq specifico per applicazioni solari. La cabina inverter si trova in zona baricentrica
all’interno dell’area dell’intervento in modo da ridurre le distanze dai quadri più lontani.
Tali cavi scorreranno in tubi corrugati termoplastico autoestinguente per cavidotti serie pesante
(schiacciamento superiore a 450 N) a norme CEI, per la protezione di cavi interrati. I tubi di
diametro esterno D = 125 mm saranno interrato ad un profondità di circa 100 cm.
Caratteristiche tecniche della linea in tubo interrato:
Tensione nominale Vcc = 535 Volts;
Conduttori: Cu 2x(1x120) mmq;
Isolamento: gomma HEPR ad alto modulo elastico, che conferisce al cavo elevate caratteristiche
elettriche, meccaniche e termiche (norme CEI 20-11 - CEI 20-34); guaina in PVC speciale di qualità
Rz, colore grigio;
Diametro esterno del singolo conduttore: 21,4 mm
Massa del singolo conduttore:1200 kg/km
Conformità marchio CE.
Grado di protezione adeguato all’ubicazione in prossimità del campo fotovoltaico (IP65).
Dichiarazione di conformità del prodotto alle normative tecniche applicabili, rilasciato dal
costruttore, con riferimento a prove di tipo effettuate sul componente presso un organismo di
certificazione abilitato e riconosciuto.
Campo di tensione di ingresso adeguato alla tensione di uscita del generatore FV.
Efficienza massima > 90 % al 70% della potenza nominale.
Ricordando che le potenze dei moduli riportate nei dati i targa sono riferite alle condizioni STC è
eventualmente possibile sottodimensionare l’inverter in potenza di un 5-10 %.
Trasformatore BT/MT
Per l’innalzamento del livello di tensione e l’interfacciamento alla linea elettrica di media tensione,
costituirà parte integrante dell’impianto fotovoltaico in oggetto un trasformatore, posizionato nella
apposita sezione della Megawatt station.
Il trasformatore è fabbricato in resina epossidica ed è dotato di un sistema a raffreddamento
forzato: la ventilazione è garantita da ventilatori montati a bordo delle delle tre colonne e gestiti in
modo automatico in funzione della temperatura interna degli avvolgimenti.
Il vano trasformatore è provvisto di aperture tali da garantire un circolo naturale dell’aria
proveniente dalle griglie poste verso l’ambiente esterno.
Si riportano di seguito le principali caratteristiche:
Potenza nominale 1000 KVA
N. di secondari: 2
Frequenza nominale: 50 Hz
Tensione concatenata avvolgimento primario: 20 kV
Tensione concatenata avvolgimento secondari: 200 V
Campo di regolazione tensione maggiore +/-2x2,5 %
Classe di isolamento: 24 kV
Simbolo di collegamento Dy 11 - y11
Induzione (T) < 1,6
Tensione di c.to c.to = 4%
Impianto di ventilazione e condizionamento
Nelle cabine con apparecchiature elettriche ed elettroniche sarà prevista una ventilazione forzata
con estrattori e griglie di estrazione con tipologia specifiche . Il dimensionamento della taglia degli
estrattori è effettuato tenendo conto dei volumi di aria di ricambio necessari per il mantenimento
delle temperature di funzionamento delle apparecchiature al di sotto di quelle massime consentite.
Quadro di Media Tensione
Il quadro di MT è costruito componendo degli scomparti normalizzati prefabbricati.
Ciascuno scomparto è diviso internamente in un certo numero di celle tra loro separate
metallicamente.
Caratteristiche del quadro di MT
Tensione d’isolamento: 24 kV
Tensione nominale: 20 kV
Numero delle fasi: 3
Tensione nominale dei circuiti ausiliari: 24Vcc - 220Vca
Corrente nominale delle sbarre collettrici: 400 A
Corrente ammissibile di breve durata (1 s): 16kA
Corrente ammissibile di breve durata (cresta): 40 kA
Frequenza nominale: 50 Hz
Le cabine MT, sono dotate di tutti gli accessori previsti dal DL 81-2008 e dalle disposizioni più
aggiornate in materia antinfortunistica ed in particolare:
- tappeto isolante in gomma (tensione di prova, almeno due volte la tensione d’esercizio
della cabina) posto lungo la zona antistante le celle;
- guanti isolanti, completi d’apposita custodia;
- cartelli ammonitori "Soccorsi ai colpiti da corrente elettrica, Divieto d’ingresso, Pericolo di
morte, Divieto d’accesso prima di avere tolto tensione, Divieto di usare acqua per
spegnimento d’incendi";
- schema elettrico unifilare posto sulle celle.
Cabina di Consegna
La cabina per la consegna dell’energia prodotta dall’impianto fotovoltaico sono conformi alla norma
CEI 0-16 (ex DK5600 ex DK5740 ) e DG10061.
Le cabine sono prefabbricate e costituite da una struttura monolitica autoportante, completamente
realizzate e rifinite nello stabilimento di produzione, hanno una notevole rigidità strutturale e sono
molto resistenti agli agenti atmosferici.
Le cabine sono appoggiate alla fondazione, che a sua volta è posizionata sulla platea di
fondazione in c.a. realizzato in opera, per cui i lavori di installazione non hanno comportato
significativi cambiamenti dello stato dei luoghi date le modeste dimensioni del manufatto che ben
si mimetizza con l’ambiente circostante.
L’accesso alla cabina di consegna avverrà dalla strada pubblica nel comune di Bernalda .Lato
utente cabina consegna è prevista di sistemi di protezione. La protezione del sistema di
generazione fotovoltaica nei confronti sia della rete del cliente produttore che della rete di
distribuzione pubblica è realizzata in conformità a quanto previsto dalla norma CEI 11-20 var.1,
con riferimento anche a quanto contenuto nel documento di unificazione Enel DK5740. L’impianto
risulta pertanto equipaggiato con un sistema di protezione che si articola su 3 livelli: Dispositivo del
generatore; Dispositivo di interfaccia; Dispositivo generale
Il dispositivo del generatore, uno per convertitore, interviene per guasto interno al sistema
fotovoltaico. Esso è costituito da un contattore o da un interruttore automatico che interviene su
tutte le fasi interessate e sul neutro. Deve essere presente un segnale di rincalzo per mancata
apertura in grado di agire sulle protezioni di interfaccia.
■ Normativa e Leggi di Riferimento
■ La normativa e le leggi di riferimento adottate per la progettazione e l’installazione degli
impianti fotovoltaici sono:
■ CEI 0-16 e modalità e condizioni contrattuali relative al servizio di connessione.
■ norme CEI/IEC e/o JRC/ESTI per i moduli fotovoltaici; in particolare, la CEI EN 61215 per
moduli al silicio cristallino e la CEI EN 61646 per moduli a film sottile;
■ CEI 0-2 (per la definizione della documentazione di progetto);
■ CEI 11-20 e 11-20 V1. (relativamente agli impianti di produzione di energia elettrica e
gruppi di continuità collegati alle reti di I e II categoria);
■ CEI 11-27; CEI 64-8; CEI 82-25 e succ. (per la realizzazione di impianti FV collegati alle
reti di Media e Bassa tensione).
■ UNI 10349, o Atlante Europeo della Radiazione Solare, per il dimensionamento del campo
fotovoltaico;
■ UNI/ISO per le strutture meccaniche di supporto e di ancoraggio dei moduli fotovoltaici.
■ Si richiamano, inoltre, le norme EN 60439-1 e IEC 439 per quanto riguarda i quadri
elettrici, le norme CEI 110-31 e CEI 110-28 per il contenuto di armoniche e i disturbi indotti sulla
rete dal convertitore c.c./c.a., le norme CEI 110-1, le CEI 110-6 e le CEI 110-8 per la
compatibilità elettromagnetica (EMC) e la limitazione delle emissioni in RF.
■ Gli apparecchi e i materiali impiegati dovranno essere adatti al luogo e ambiente nel
quale saranno installati e resisteranno a tutte le azioni e sollecitazioni termiche, meccaniche e
corrosive a cui possono andare in contro durante il funzionamento.
■ Circa la sicurezza e la prevenzione degli infortuni, si ricorda:
■ il DPR 547/55 e il D.Lgs. 626/94 e successive modificazioni e integrazioni, per la sicurezza
e la prevenzione degli infortuni sul lavoro;
■ il D. Lgs 494/96 , 528/99 e 276/03 per l’attuazione delle direttive CEE concernenti le
prescrizioni minime di sicurezza e salute nei cantieri temporanei;
Ulteriori disposizioni di legge, norme e deliberazioni in materia, anche se non espressamente
richiamati, si considerano applicabili.
Strutture di sostegno delle serre e raccolta delle acque piovane
La struttura di sostegno dei moduli fotovoltaici deve essere realizzata mediante profilati in acciaio
zincato a caldo, tenuti fra loro mediante bulloneria in acciaio inox. L’ancoraggio della struttura al
suolo sarà garantito mediante fissaggio al suolo tirafondi e ancoraggi. I moduli fotovoltaici
dovranno essere fissati ai profilati in modo da essere singolarmente smontabili e/o manipolabili,
indipendentemente dagli altri.
Le strutture di sostegno e i cordoli per il fissaggio al suolo delle strutture sono state progettate,
saranno realizzate e eventualmente collaudati in base ai principi generali delle leggi 1086/71 e,
eventualmente 64/74, nonché alle indicazioni contenute nei DM LL.PP. del 09/01/1996 e DM LL.PP.
del 16/01/1996 e successive modificazioni e integrazioni.
I pilastri (in ferro zincato a caldo) saranno collegati ad una struttura a traliccio su quali
poggeranno i piani inclinati per l’appoggio dei moduli fotovoltaici.
La struttura base della serra ha una larghezza pari a 11,00 mt. e una lunghezza congruente con le
dimensione del terreno su cui si sviluppa.
Le serre sono calcolate e costruite per sopportare , oltre al proprio peso considerando le coperture
con moduli FV, un carico di neve di 120 kg/m2 e dimensionate per zone di vento 6/7.
Gli impianti saranno provviste di opere necessarie per il deflusso e la raccolta delle acque
meteoriche. Per quanto riguarda la delle acque piovane, per ogni 20 metri lineari circa di serra, è
prevista una grondaia che scarica l’acqua in una condotta sotto terra, opportunamente realizzata,
attraverso la quale la stessa viene incanalata verso il canale ricettore più vicino a cui sarà collegato
tramite tubazione interrata fin verso un canale naturale già esistente con vegetazione di macchia
e alberi, comunque all’interno della particella in disponibilità del proponente il progetto.
Per ogni fila di serra, dopo un rubinetto a sfera manuale, una tubazione da 1 pollice porterà
l’acqua per tutta la fila. Nella serra sarà posizionata una presa d’acqua (con rubinetto) ogni 20
metri.
Gli impianti produttivi
La produzione avverrà in serre, realizzate con strutture in ferro e coperture in materiale plastico.
Le serre sono dotate di finestre di areazione, di impianti di sostegno delle piante, di irrigazione, di
recupero delle acque piovane e di computer di processo per la gestione ed il controllo dei
parametri climatici ed ambientali. Ogni modulo ha dimensioni in pianta pari a 36.25 mt x 11.40 mt
Per la realizzazione del progetto è previsto il seguente equipaggiamento:
serre con struttura in metallo, pareti in vetro con nandrini/tendina, costituita da tubo avvolgitelo
con maniglia all’estremità, e guida per ottimale chiusura; ala di gabbiano, costituita da leggero
telaio incerneriato su un lato e apribile su quello opposto; ghigliottina, costituita da leggero telaio
scorrevole.
impianto per la coltivazione su suolo: comprende il livellamento ed il compattamento del terreno, il
telo pacciamante in polietilene bianco, le staffe di sostegno delle canalette, il substrato alternativo
di crescita delle piante;
impianto di irrigazione a goccia: comprende il gruppo di pompaggio dell’acqua di partenza, il
gruppo di filtraggio, il collettore primario, la tubazione in polietilene, i riduttori/regolatori di
pressione, le testate, le elettrovalvole, le ali gocciolanti autocompensanti, i gocciolatori
autocompensanti, le valvole quadrivie, gli spaghetti gocciolatori, le valvole, i raccordi e accessori
vari ;
Impianto di umidificazione e raffrescamento della serra del tipo a nebulizzazione con microjet.
idonee strutture sistemi di ombreggiamento/oscuramento, anche per la coltivazione di specie non
eliofile, e/o induzione a fiore
Impianto di ventilazione: saranno installati in ogni serra allo scopo di permettere una
destratificazione della temperatura e dell’umidità relativa nelle masse d’aria presenti in serra, delle
prese d’aria essendo l’area molto ventilata;
Sistema computerizzato di controllo: sarà utilizzato un sistema di computer integrati in grado di
effettuare controllo climatico ;
Messa a dimora delle piante: sono comprese, sotto questa voce, tutte le attività svolte, dopo la
costruzione delle serre e l’installazione degli impianti interni, finalizzate all’acquisto ed alla messa
dimora delle piante di produzione.
Gli impianti generali
In prossimità delle serre sono inoltre installati impianti generali, quali:
impianto idrico principale: l'acqua necessaria è prelevata dalla rete distributiva del Consorzio di
Bonifica di Bradano e Metaponto;
impianti di illuminazione, interni alle serre, per le esigenze degli operatori;
cabina elettrica e reti di distribuzione dell’energia elettrica;
I mezzi di movimentazione
Per operazioni interne: sono ricompresi in questa voce sia i mezzi di movimentazione del prodotto
all’interno del perimetro aziendale, sia quelli destinati al trasporto dello stesso alle unità di
lavorazione e confezionamento dell’azienda.
Macchinari ed attrezzature diverse
- Movimentazione : per la movimentazione dei prodotti tra le fasi di lavorazione e per lo
stoccaggio sono necessarie attrezzature specifiche consistenti in vasche e carrelli mobili.
- Banchi di lavorazione : si tratta di appositi banconi necessari alle operazioni primarie e finali
di lavorazione;
- Macchine ed attrezzature per le operazioni colturali e di manutenzione degli impianti: sono
comprese sotto questa voce: macchine operatrici con i relativi attrezzi per eseguire o
agevolare le operazioni colturali ordinarie e
- Attrezzature antinfortunistiche, antincendio e di sicurezza: si tratta della prima dotazione di
abiti da lavoro e accessori protettivi per gli operatori
Il Business Plan
E’ stato redatto considerando i ricavi relativi alla sola componente energetica
- costi totali pari a Meuro 1,5 per ogni 1.000 KW.
- durata in anni pari a 20 per le voci dei ricavi del conto energia (previsti dallo stesso conto
energia e pari alle garanzie della componentistica dell’impianto medesimo)
- durata in anni pari a 20 per le voci di project financing
- durata in anni pari a 25 per i ricavi dalla vendita di energia
- durata in anni pari a 25 per i costi di assicurazione e manutenzione
- incremento annuo del prezzo dell’energia, dei costi di assicurazione e manutenzione 2%
- decadimento annuo delle prestazioni dell’impianto pari allo 0,5%
- valore di vendita iniziale dell’energia pari a euro/kWh 0,09
EMISSIONI ELETTROMAGNETICHE
Relativamente alle emissioni elettromagnetiche, queste possono essere attribuite al passaggio di
corrente elettrica di media tensione (dalla cabina di trasformazione BT/MT) al punto di
connessione della rete locale.
Prescrizioni: per quanto riguarda le emissioni elettromagnetiche generate dalle parti d’impianto che
funzionano in MT, saranno utilizzate apparecchiature ed installazioni in locali chiusi (ad esempio
per il trasformatore BT/MT) conformi alla normativa CEI; per quanto riguarda le emissioni
elettromagnetiche generate dalle parti di cavidotto percorse da corrente in BT o MT si effettuerà
l’interramento degli stessi di modo che l’intensità del campo elettromagnetico generato possa
essere considerata sotto i valori soglia della normativa vigente.
Collegamenti elettrici e influenza elettromagnetica
I collegamenti tra gli inverter e i moduli e le stringhe saranno a mezzo di cavi di BT come stabilito
dalle norme CEI 0-11 e CEI 0-16.
A corredo dell’impianto sarà realizzato un elettrodotto interrato per il collegamento della cabina
con il punto di connessione dell’Enel nel pieno rispetto della legge Regionale nuovo Piano
Energetico e anche in conformità al Decreto del Presidente del consiglio dei Ministri 8 luglio 2003,
Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la
protezione della popolazione dalle esposizioni ai campi elettrici e magnetici alla frequenza di rete
(50 Hz) generati dagli elettrodotti, escludendo qualsiasi interferenza o esposizione di onde
elettromagnetiche alle persone.
Cavidotti
Nel progetto presentato:
- non è prevista la realizzazione di linee aeree MT;
- le linee di collegamento elettrico tra i campi e la cabina elettrica sono MT tutte in cavo ed
interrate;
- la disposizione dei cavi MT sarà ai vertici di un triangolo equilatero, disposizione che
assicura una riduzione del campo magnetico complessivo oltre che una riduzione dei
disturbi elettromagnetici è data dal fatto che gli elettrodotti saranno interrati e inoltre
presentano distanze rilevanti da edifici abitati o stabilmente occupati;
- la corrente viene distribuita alternata e non continua, riducendo così le perdite a parità di
tensione.
Modalità di posa elettrodotto interrato
La posa interrata dei cavi avverrà a una profondità di 1,2 m e una adeguata protezione meccanica
sarà posta sui cavi stessi (tegolo) in conformità alla modalità di posa"M" della Norma C.E.I. 11-17.
Lo scavo avrà larghezza massima di 0,8 m, in relazione alla migliore soluzione tecnica conseguibile.
Prima della posa dei cavi verrà ricoperto il fondo dello scavo (letto di posa) con uno strato (3-4 cm
di spessore) di sabbia avente proprietà dielettriche.
I cavi saranno posati:
direttamente nello scavo su un letto di sabbia di 0.10 m e quindi ricoperti da uno strato dì sabbia
dielettrica (circa 25 cm) sul quale verrà posizionato il tegolo di protezione;
all'interno di tubazioni che saranno ricoperte solo da sabbia dielettrica per uno spessore di 25 cm
l'utilizzo delle tubazioni facilita la sfilabilità dei cavi.
Più in generale, le modalità di connessione saranno conformi alle disposizioni tecniche emanate
dall'autorità per l'energia elettrica e il gas, al Gestore della rete di distribuzione ed in completo
accordo con disposizioni e consuetudini tecniche dell'ENEL e con le regole tecniche di connessione
previste dal Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale (GRTN).
MANUTENZIONE IMPIANTO FOTOVOLTAICO
1. Servizio pulizia e verifica staticità del generatore fotovoltaico: (2 VOLTE ANNO)
2. lavaggio pannelli con getto d’acqua, spazzolatura ed asciugatura.
3. Controllo ed eventuale serraggio delle bullonerie di ancoraggio dei moduli fotovoltaici alla
struttura e della medesima alla sottostruttura.
4. Servizio gestione operativa: (1 volta al mese)
5. Ispezione sugli impianti per effettuare verifiche visive sul corretto funzionamento e lo stato di
conservazione di tutte le parti componenti dell’impianto stesso (1 volta al mese)
6. Servizio manutenzione: (2 VOLTE ANNO)
7. controllo parti elettriche e rendimenti:
8. controllo a vista delle apparecchiature elettriche,
9. controllo e serraggio dei collegamenti elettrici.
10. Prove di funzionamento degli interruttori e delle protezioni.
11. Prove di funzionamento delle apparecchiature elettriche in generale.
12. Pulizia delle apparecchiature.
13. Verifica della produzione dell’impianto in funzione dell’irraggiamento istantaneo mediante
solarimetro.
14. Servizio pulizia ed intervento sulle strutture e sui pannelli del generatore fotovoltaico: lavaggio
moduli come al punto 1, eventuale manutenzione pannelli, verifica rendimenti.
15. Eventi Gravi < 12 h
16. Eventi Gravi con elevata complessità < 36 h
17. Eventi Maggiori < 48
18. Per manutenzione ordinaria di impianto si intendono tutti gli interventi programmati da
eseguire periodicamente, finalizzati a contenerne il normale degrado d’uso nonché a far fronte
ad eventi accidentali che comportino la necessità di primi interventi, che comunque non
modifichino la struttura essenziale dell’impianto.
19. Per manutenzione straordinaria di un impianto si intendono tutti gli interventi non
programmabili che comportano rinnovo e/o sostituzione di sue parti, che non modifichino in
modo sostanziale le sue prestazioni, ma che siano destinati a riportare l’impianto fotovoltaico
stesso in condizioni ordinarie di esercizio, che richiedano in genere l’impiego di strumenti o
attrezzi particolari, di uso non corrente e che, comunque, non rientrino negli interventi relativi
alle definizioni di nuovi impianti, di trasformazione e di ampliamento di impianti e che non
ricadano negli interventi di manutenzione ordinaria.
DESCRIZIONE DEL PIANO DI DISMISSIONE
1. L’impianto sarà dismesso quando cesserà di funzionare dalla data di entrata in seguendo le
prescrizioni normative in vigore al momento.
2. Le fasi principali del piano di dismissione sono riassumibili in:
3. . Sezionamento impianto lato DC e lato CA (Dispositivo di generatore), sezionamento in BT e
MT (cabina di trasformazione)
4. Scollegamento serie moduli fotovoltaici mediante connettori tipo multicontact
5. Scollegamento cavi lato c.c. e lato c.a.
6. Smontaggio moduli fotovoltaici
7. Impacchettamento moduli mediante contenitori di sostegno
8. Smontaggio sistema di illuminazione
9. Smontaggio sistema di videosorveglianza
10. Rimozione cavi da canali interrati
11. Rimozione pozzetti di ispezione
12. Rimozione parti elettriche
13. Smontaggio strutture
14. Rimozione del fissaggio al suolo (sistema a vite)
15. Rimozione parti elettriche dalle cabine di trasformazione.
16. Rimozione manufatti
17. Rimozione recinzione
18. Rimozione ghiaia dalle strade
19. Consegna materiali a ditte specializzate allo smaltimento, secondo normativa
20. I tempi previsti per adempiere alla dismissione dell’intero impianto fotovoltaico sono di circa 3
mesi.
Risistemazione delle aree occupate dall'impianto
Ad avvenuta ultimazione di tutte le operazioni fin qui descritte è previsto un recupero dell'area al
fine di evitare qualsiasi possibile alterazione della morfologia del terreno e soprattutto del regime
idrogeologico esistente. Operazione fondamentale sarà quella di ripristinare, in linea di massima,
la rete idrografica naturale del terreno ripristinando il regolare deflusso delle acque meteoriche;
ciò al fine di evitare eventuali fenomeni erosivi.
Sgombrata l'area di cantiere si procederà al riporto di terra vegetale sottoposta a spianamento e
costipazione fino a raggiungere le quote previste di progetto, anche attraverso interventi manuali
di regolarizzazione delle superfici.
Si procederà, quindi, alla sistemazione a verde riprendendo con terreno agrario eventuali piccole
erosioni createsi in fase di cantiere, avendo cura di preparare adeguatamente il terreno, prima di
procedere alla semina o al trapianto di essenze vegetali.
Smontaggio e rimozione serre
Come già evidenziato in precedenza questa fase potrebbe essere non contestuale alla rimozione
dell’impianto fotovoltaico in quanto è possibile che il solo impianto serricolo possa continuare la
produzione agricola. Si ritiene infatti che non esistano motivi per i quali procedere allo
smantellamento dell’impianto se non per eventuale venir meno della disponibilità dei terreni o di
volontà del proprietario.
Lo smontaggio delle serre dovrà comunque avvenire, previa rimozione della bullonatura,
rimuovendo in successione le travi, gli arcarecci, i pannelli in policarbonato e infine le colonne. I
materiali che costituiscono la struttura potranno essere riciclati, in quanto recuperabili al
momento della loro dismissione tramite processi di fusione e successiva raffinazione, dando
luogo a prodotti analoghi a quelli di origine o comunque sottoprodotti di pari impiego.
In ogni caso, tutti i componenti sono stati progettati per essere facilmente smontabili in ottica di
un possibile futuro ripristino dello stato dei luoghi oppure per un rinnovo dei componenti legati
ad aggiornamento della tecnologia di riferimento.
Smontaggio e rimozione moduli
Un pannello solare ha una durata di 25 anni, ben più lunga di qualsiasi bene mobile di consumo o
di investimento. Al termine del loro ciclo di vita si trasformeranno in un rifiuto speciale da trattare.
I moduli dei pannelli solari fotovoltaici si caratterizzano per l'essere composti da diversi elementi, in
particolare i moduli fotovoltaici in silicio cristallino, sono equiparati a rifiuti elettrici/elettronici.
Poichè la tecnologia fotovoltaica è stata sviluppata negli ultimi anni, gli impianti fotovoltaici sono
ancora tutti in funzione. Il progetto ha però considerato il problema dello smaltimento, secondo
quanto disposto nel D.Lgs. 25/07/2005 n°15, recepimento della direttiva europea sui RAEE.
Dopo aver interrotto tutti i collegamenti elettrici e di trasmissione dati, si inizierà lo smontaggio dei
moduli fotovoltaici.
Si inizia con la sbullonatura e quindi la rimozione dei supporti e degli accessori di fissaggio dei
moduli alla struttura della serra. Quindi si procede alla rimozione dei moduli fotovoltaici.
L’eventuale fase di riciclaggio dei pannelli, come già precisato, dovrà prevedere la separazione del
materiale di risulta in base alla composizione chimica, in modo da poter riciclare il maggior
quantitativo possibile dei singoli elementi, quali alluminio e silicio, presso ditte che si occupano di
riciclaggio e produzione di tali componenti e il conferimento in discarica autorizzata dei restanti
rifiuti non riciclabili.
Tutte le operazioni dovranno essere effettuate in massima sicurezza, adoperando imbracature
idonee per carichi pesanti che consentano di evitare la caduta o lo spostamento improvviso delle
componenti. Tutte le funi utilizzate verranno, quindi, accuratamente controllate prima dell'uso e
saranno rispettate le portate indicate dai costruttori. Tutti i mezzi di sollevamento dovranno essere
dotati di dispositivi di arresto automatico nel caso di interruzione della forza motrice.
Smantellamento Impianto elettrico
Prima di procedere allo smantellamento dell'impianto, come già specificato nei paragrafi
precedenti, si sarà provveduto a disconnettere lo stesso dalla sottostazione di consegna nonché a
scollegare le cabine di consegna e di ricezione poste nell'area dell'impianto. Per quanto riguarda i
cavidotti, la rimozione avverrà sfilando i cavi per mezzo di opportuno macchinario e infine per
mezzo dell’escavatore verranno rimossi i tubi protettivi di polietilene. Si dovrà
poi eseguire il ripristino dello scavo mediante il riutilizzo dello stesso materiale. Il rame degli
avvolgimenti e dei cavi elettrici e le parti metalliche verranno inviati ad aziende specializzate nel
loro recupero e riciclaggio.
Le linee elettriche e gli apparati elettrici e meccanici delle cabine di trasformazione MT/BT saranno
rimosse, conferendo il materiale di risulta agli impianti all’uopo deputati dalla normativa di settore.
Le polifere ed i pozzetti elettrici verranno rimossi tramite scavo a sezione obbligata che verrà poi
nuovamente riempito con il materiale di risulta. I manufatti estratti verranno trattati come rifiuti ed
inviati in discarica in accordo alle vigenti disposizioni normative. Le colonnine prefabbricate di
distribuzione elettrica saranno smantellate ed inviate anch’esse ad aziende specializzate nel loro
recupero e riciclaggio.
Rimozione della recinzione
La struttura di recinzione dell’area è prevista costituita da rete metallica leggera con idonei fili di
ferro zincato di rinforzo e appositi sostegni in profilati metallici.
Trattasi di un’opera di modesta entità che non richiede movimenti di materiale (limitati al solo
carotaggio di circa cm 30 di profondità per l’incasso dei montanti), grazie alla caratteristica di
flessibilità che permette si seguire l’andamento del terreno.
L’eventuale intervento di ripristino "ante operam" sarà articolato come segue:
- smontaggio e rimozione della rete metallica e dei montanti di sostegno in acciaio,
- carico, trasporto a deposito ed eventuale riutilizzo dei componenti in altre
applicazioni.
Ripristino della pavimentazione stradale
In fase di progettazione ci si è posti l'obiettivo di ridurre al minimo necessario il ricorso a nuova
viabilità cercando di sfruttare al massimo, anche attraverso interventi di miglioramento, i percorsi
esistenti.
In ogni caso, per tutta la rete della viabilità, sono state studiate misure di mitigazione dell'impatto
favorendone l'inserimento nel contesto paesaggistico.
Buona parte della viabilità di progetto è, comunque, costituita da brevi bracci di collegamento tra
le strutture con i moduli e la viabilità esistente.
Per il ripristino del terreno allo stato iniziale lungo tali tratti sarà sufficiente l’utilizzo di semplici
escavatori meccanici cingolati. L’eventuale materiale di risulta verrà successivamente trasportato a
discarica con mezzi idonei, in funzione del quantitativo di materiale da allontanare.
Cantierizzazione aree di intervento
Il processo di cantierizzazione è stato pianificato in relazione sia alla localizzazione dell’intervento
ed alla viabilità,che alla necessità di rispettare le tempistiche realizzative degli interventi di
compimento dei progetti, in modo tale da ottimizzare le percorrenze dei mezzi operativi e delle
maestranze; tale aspetto, da ritenersi prioritario anche in termini ambientali, ha determinato
l’individuazione di uno specifico ambito di cantiere e la suddivisione del processo principale di
cantierizzazione nei comparti previsti dal progetto.
Non sussistono interferenze tra le aree di cantiere, la viabilità di cantiere con la viabilità
ordinaria.
Nell'ambito dell'attività di cantiere, l’area è concepita quale spazio aperto, infrastrutturato a
piazzale, atto ad ospitare lo stoccaggio dei diversi materiali, la circolazione dei mezzi di cantiere,
l’ospitalità dei lavoratori, direzionalità del cantiere e dei lavori, servizi al personale (servizi
sanitari, spogliatoi, igienici, etc.), servizi ai mezzi e alle attrezzature.
L’accesso alle aree dove ricadono i cantieri avverrà dalla strada comunale, mentre l’accesso
diretto ad ogni cantiere avverrà dalle strade vicinali.
Nell’ambito del cantiere e per tutta la durata dei lavori non è previsto il deposito di materiali
inquinanti o a rischio di inquinamento, né la loro utilizzazione. L’approvvigionamento di energia
elettrica avverrà tramite linee provvisorie installate dall’ENEL per la fornitura richiesta. Non è
prevista la produzione di acque reflue derivanti da eventuali lavorazioni e lavaggi di mezzi.
Bilancio dei materiali di risulta
Nella realizzazione degli impianti il quantitativo di materiali di scavo è ridotto in quanto i pilastri
saranno infissi nel terreno. Il materiale di risulta degli scavi sarà riutilizzato in sito.
Interferenza con la viabilità interpoderale
L’attività di cantiere necessaria per la realizzazione delle opere non comporterà interferenze
con le strade interpoderali utilizzate tradizionalmente dagli agricoltori per la coltivazione/pascolo
dei fondi di loro proprietà. Per quanto riguarda il traffico veicolare aggiunto a quello già presente in
zona si deve considerare esclusivamente quello per la fornitura principale che è quella relativa ai
pannelli fotovoltaici ed alle strutture, quindi confinato nel tempo e reversibile.
La direzione dei lavori compierà inoltre le seguenti azioni:
- garantirà pause significative nelle lavorazioni psicologicamente più incidenti, adottando
tutti i provvedimenti di corretta gestione del cantiere;
- avrà cura di inumidire d’acqua il suolo di lavorazione al fine di ridurre la circolazione di polveri.
Le coltivazioni
Il presente progetto prevede proprio la realizzazione di serre in grado di determinare i molteplici
vantaggi negli aspetti esaminati, destinate alla coltivazione delle più importanti specie delle filiere
ortoflorofrutticola e di trasformazione.
Le indicazioni neU’orientamento delle scelte produttive, considerato l’areale Metapontino di
ubicazione, prendono in considerazione, oltre tutte quelle consolidate nell’esperienza
comprensoriale, anche nuovi sviluppi, con principali linee di produzione, particolarmente
richieste nell’ultimo periodo dai mercati, significative delle varie filiere, alimentare e ornamentale
(ortoflorofrutticole: es. pleurotus spp., asparago bianco e ortaggi, frutta, floricole), e di
trasformazione ( es. aloe e officinali).
FUNGO Pleurotus eringii
Il Pleurotus Eryngii, meglio noto come Cardoncello, è un fungo particolarmente noto nell'Italia
meridionale e come coltivazione si è sviluppata all’inizio degli anni ottanta. Predilige il clima
mediterraneo e cresce e si sviluppa sui resti di piante di eryngium campestre ed eryngium
marittimum nei periodi primaverili-autunnali, particolarmente piovosi.
In natura il fungo predilige terreni privi di vegetazione arborea, poveri, ricchi di scheletro, di
norma incolti o destinati al pascolo. La produzione spontanea è prevalentemente concentrata in
due periodi dell’anno: quello autunnale caratterizzata da una produzione abbondante e quello
primaverile con una produzione più occasionale e qualitativamente meno pregiata. La crescente
domanda del fungo cardoncello ha favorito la coltivazione in ambienti protetti, tipo serre,
climatizzate e non.
Preparazione dei letti di coltivazione Il periodo ottimale per l'interramento dei pani va da settembre ad aprile. La metodologia di
coltivazione del Cardoncello prevede che l'area messa a coltura per la produzione di funghi sia
opportunamente protetta dal sole con rete ombreggiante al 70-90%. Nell'area protetta sono
ricavati piu' letti di coltivazione, larghi un metro e distanziati tra lori da un corridoio di passaggio.
I letti possono essere posti anche su più piani. All'interno dei letti di coltivazione vengono
sistemate le confezioni di substrato incubato e ricoperto con uno strato di terriccio (terreno di
medio impasto a pH neutro) dello spessore di circa 2 cm; e' importante che il substrato sia
uniforme. Deve essere montato un piccolo impianto di irrigazione aerea per tenere l'area
costantemente inumidita.
Dopo tre settimane il primo raccolto
I letti di coltivazione vanno mantenuti costantemente umidi evitando eccessi idrici che
potrebbero indurre fenomeni di marcescenza. Dopo pochi giorni dall'interramento del substrato,
sulla superficie dei letti di coltura iniziano ad apparire i primi carpofori, che raggiungeranno la
maturazione dopo circa 25 giorni dalla posa a dimora del substrato stesso; dopo circa una
settimana dal primo raccolto si ha la seconda fuoriuscita di funghi, che va raccolta a
maturazione: in pratica tutta la coltivazione a condizioni climatiche favorevoli si esaurisce in circa
60-70 giorni e permette di eseguire2-3raccolti.
Le condizioni ideali per una buona riuscita della coltivazione sono temperatura non superiore ai
20°C, umidita' dell'aria elevata . Fattori che influenzano il decorso produttivo del fungo
cardoncello (allungando il ciclo produttivo) sono le escursioni termiche e il perdurare di periodi
freddi. Quando la coltivazione si esaurisce il substrato va rimosso dalle aiuole di coltivazione e si
può procedere ad un secondo interramento, dopo un accurata pulizia delle aree stesse con una
irrorazione disinfettante.
Dal punto di vista della commercializzazione e' molto importante la programmazione delle
semine. Bisogna garantire una continuita' produttiva, evitando che la produzione, difficilmente
conservabile, si concentri in un periodo. Il mercato richiede infatti quantita' elevate distribuite
durante tutto il periodo di produzione.
Il substrato e' la materia prima utilizzata per la coltivazione del fungo. Esso e' una miscela di
paglia e sottoprodotti dell'agricoltura che viene trinciata e sterilizzata. Il substrato, raffreddato e
raccolto in panetti chiusi in sacchi di polietilene e del peso di circa 4 kg (da cui deriva 1 kg di
produzione di funghi), viene quindi inoculato con le spore e posto in celle di incubazione per 80-
120 giorni. Finito tale periodo i panetti sono pronti per essere messi a dimora.
Tecniche colturali in serra
Un ciclo produttivo inizia con la messa dimora di pani infugati (substrati con micelio inoculato di
Pleurotus eryngii) in aiuole di coltivazione larghe, delimitate da strutture da contenimento di
matrice cementizia o metallica. In ogni metro quadro vengono messi a dimora circa 6 – 8 pani, i
quali vengono ricoperti di un sottile velo di terreno privo di residui organici e di tessitura leggera
dello spessore di 1-2 cm, restando a dimora per 45 ± 5 giorni, durante i quali si effettuano un
paio di tagli raccolta (volate). Esaurito il ciclo produttivo, si procede all’asportazione dei pani
esausti e del terreno ricoprente.
Durante la coltivazione vanno eseguite piccole ma importantissime operazioni, rivolte al controllo
dell'umidità (umidità dell’aria ottimale 80%) , della temperatura (tra i 14 – 18° C), della
ventilazione, della luminosità (forte ombreggiamento – riduzione al 90%) e di eventuali parassiti.
Nelle serre in media vengono messi a dimora numerosi pani all’anno, in modo scalare, per avere
una produzione più o meno costante nel tempo, per cui via via che il singolo substrato termina il
ciclo produttivo, viene subito rimpiazzato da un altro.
L'impianto è costituito dalla messa a dimora di circa 6 - 8 pani/m2. Ogni pane produce durante il
suo ciclo (costituito da 2 tagli, di cui il primo più pregiato) circa gr. 600 - 800. La superficie di
messa a dimora dei pani copre circa il 75% della superficie per ogni ettaro di serra.
Il costo per ogni singolo pane è in media € 2,5
La produzione per ettaro a ciclo può essere stimata in kg 48.000.
Nel caso specifico si possono effettuare 2 cicli l'anno
Le ore di lavoro annue si stimano in circa 450/ha
Produzione di rifiuti
Gli scarti produttivi sono rappresentati dai residui della potatura e quant’altro di origine vegetale;
questi prodotti vengono triturati con appositi biotrituratori in grado di frammentare il materiale di
partenza permettendo di ottenere dei residui facilmente degradabili che vengono generalmente
distribuiti sul terreno vista la loro capacità ammendante.
Aloe Barbadensis o Aloe Vera
CLASSIFICAZIONE BOTANICA Regno: Plantae Subregno: Tracheobionta Divisione: Magnoliophyta Classe: Liliopsida Subclasse: Liliidae Famiglia: Aloeaceae Genere: Sono piante sempreverdi con le foglie disposte a rosetta.
Fiorisce dalla primavera all'autunno a seconda della specie e delle varietà. I fiori si formano alla
sommità di un lungo stelo, che può essere semplice, ramificato o a grappolo e la pianta non
muore dopo la fioritura a differenza di quanto avviene con l'agave. I fiori sono riuniti in
infiorescenze ad ombrella, pendenti, tubolari, di colore tendente al rosso, all'arancio o al giallo.
Sono piante autosterili vale a dire che i fiori maschili e femminili della stessa pianta non possono
incrociarsi tra loro o con piante della stessa varietà, occorrono piante di diverse varietà per poter
ottenere dei semi fertili. Si riproducono pertanto per impollinazione incrociata.
La specie barbadensis è quella che viene chiamata A. vera, molto conosciuta per le sue proprietà
terapeutiche.Si utilizza la parte interna mucillaginosa in gelatina o in polvere dopo l'essiccazione.
Le foglie sono di colore verde-grigio, screziate, carnose e raggiungono anche i 50 cm di
lunghezza.
Forma una infiorescenza formata da numerosi fiori gialli. Il fusto è pressochè assente.
Sono piante, per la loro stessa natura, in grado di tollerare la siccità mentre non tollerano in
alcun modo i ristagni idrici. Infatti nei loro habitat naturali crescono sempre nei pendii ben
drenati e mai a fondo valle o nei luoghi dove potrebbero esserci dei ristagni d'acqua.
Nel periodo primaverile - estivo l'Aloe va annaffiata con moderazione e avendo cura di non
bagnare le foglie in modo da evitare che l'acqua possa depositarsi tra le foglie che potrebbe
portare a pericolosi marciumi.
La tecnica è quella di annaffiare abbondantemente e lasciare asciugare il terreno fino alla
successiva irrigazione.
Al sopraggiungere dell'autunno - inverno le annaffiature vanno via via diminuite fino alla totale
sospensione per tutto l'inverno. Con la primavera si riprendono gradatamente le annaffiature.
Per scopi terapeutici è bene non irrigare 8-10 giorni prima della raccolta affinchè i principi attivi
siano più concentrati.
Sono piante che non sono particolarmente esigenti in fatto di terreni ma prediligono terreni
prevalentemente sabbiosi che favoriscono lo sgrondo rapido delle acqua in eccesso e
leggermente acidi.
Le esigenze nutrizionali devono considerare i "macroelementi", Azoto (N), Fosforo (P) e Potassio
(K), e i "microelementi", il Ferro (Fe), il Manganese (Mn), il Rame (Cu), lo Zinco (Zn), il Boro
(B), il Molibdeno (Mo), tutti importanti per una equilibrata crescita della pianta.
L'Al0e di solito non si pota. Vanno semplicemente eliminate le foglie basali che via via disseccano
per evitare che diventino veicolo di malattie parassitarie.
La moltiplicazione dell'Aloe avviene per seme o per polloni. In considerazione del fatto che,
come abbiamo detto che sono piante autosterili (i fiori maschili ed i fiori femminili di una stessa
pianta non possono incrociarsi di tra loro o con piante appartenenti alla stessa varietà), bisogna
avere piante di varietà diverse per poter avere dei semi fertili.
In tarda primavera, si prelevano dalla base della pianta i polloni che normalmente si formano.
Vanno recisi con un coltello affilato, pulito e disinfettato e lasciati all'aria per due-tre giorni per
favorire la fuoriuscita del latice che impedirebbe la radicazione. Dopo di che vengono posti in
una composta formata da sabbia. Questa si tiene costantemente umida. Non appena avranno
attecchito può essere rinvasata e trattata come le piante adulte
Le colture inserite, ovvero l'aloe e il fungo, sono colture con una bassa esigenze idriche. L'aloe è
una pianta grassa che esige delle irrigazioni abbondanti ogni 10 gg
E' importante che il terriccio sia "asciutto" prima della irrigazione successiva. Durante il periodo
invernale, infatti in inverno questo tipo di piante vanno innaffiate non più di una volta al mese.
Per i funghi, sono necessarie delle nebulizzazioni che mantengano l'ambiente piuttosto umido. I
consumi quindi risultano sono molto bassi.
La Stevia rebaudiana
è una pianta erbaceo-arbustiva perenne, di piccole dimensioni, della famiglia delle Asteraceae
(Compositae).
La Stevia rebaudiana è una pianta perenne poco resistente al gelo, nei climi più freddi è coltivata
solitamente come semi-perenne. Arriva ad un'altezza di mezzo metro circa, ha fiori ermafroditi
molto piccoli, numerosi, di colore biancastro, impollinati dagli insetti. La fioritura è tardo-
autunnale. Ha foglie ovate, opposte.
Non cresce bene nei terreni compatti, preferendo quelli sciolti; quindi è pianta di ambienti
ruderali e di terreno smosso e lavorato più che pianta da prato; è abbastanza tollerante per
l'acidità del suolo. Richiede un'esposizione soleggiata, ma vegeta bene anche in posizione
semiombreggiata.
E’ sensibile alle basse temperature, per questo si ricorre alla coltivazione in Ambiente protetto.
Si riproduce solitamente per seme, e si moltiplica per talea con una buona percentuale di
successo. I semi sono minuscoli, e prima della semina vengono solitamente mescolati con della
sabbia per evitare una distribuzione troppo fitta. La percentuale di germinazione è modesta. Si
consiglia di non far seccare il terriccio durante la germinazione. Le piantine vengono trapiantate
individualmente quando hanno messo il secondo paio di vere foglie.
La Stevia è conosciuta da molti popoli dell'area geografica Sud-Americana da diversi millenni,
oltre che per il potere dolcificante delle sue foglie, anche per le proprietà medicinali, infatti è
stata correntemente usata da secoli dai popoli indigeni del sud America per le sue doti curative.
Viene usata come dolcificante, in quanto è molto più dolce del comune saccarosio. I principi
attivi sono lo stevioside, e il rebaudioside A.
I principi dolcificanti sono in tutte le parti della pianta ma sono più disponibili e concentrati nelle
foglie, che quando sono seccate (disidratate), hanno un potere dolcificante (ad effetto della
miscela dei due componenti dolcificanti) da 150 a 250 volte il comune zucchero. Contrariamente
allo zucchero i principi attivi non hanno alcun potere nutrizionale (zero calorie), ed essendo
prodotti naturali sono relativamente stabili nel tempo ed alle alte temperature, per cui
conservano perfettamente le loro caratteristiche anche in prodotti da forno o in bevande calde,
diversamente da altri dolcificanti di sintesi come l'aspartame, che subisce degradazione.
L'uso della Stevia nei prodotti alimentari è stato in passato limitato in Europa e USA dato che
alcuni suoi componenti, alle dosi testate, come lo steviolo e lo stevioside erano ritenuti sospetti
di cancerogenicità.
In seguito a ciò la Food and Drug Administration (FDA) ne ammise l'uso solo come integratore
dietetico, ma non come ingrediente o additivo alimentare. Infine la FDA in seguito a domanda di
Cargill e di Whole Earth Sweetener Company LLC, approvò il rebaudioside come Food Additive
nel 2008. L'Unione Europea (EFSA) il 14 aprile 2010 ha approvato l'uso della Stevia come Food
Additive , così come è accettato in Svizzera, e storicamente in tutti Paesi latino-americani.
Il possibile uso della Stevia, in paesi diversi da quelli di origine, ha prodotto notevoli controversie
e contestazioni, facendo affermare l'esistenza di una cospirazione commerciale, interessata a
contrastarne l'uso, ed a favorire invece i dolcificanti artificiali.
Di rilievo è il fatto che la Stevia viene normalmente consumata in molti Paesi, in alcuni di questi
da molto tempo e senza particolari problemi. In tali Paesi è considerata meno dannosa di altri
dolcificanti, come l'aspartame o l'acesulfame K, usata come estratto secco o come infuso fresco.
Esaminando tali dati provenienti dai Paesi che ne fanno uso corrente, anche da molto tempo, la
FAO e l'OMS hanno stabilito una "dose massima giornaliera" di 2 mg/kg peso corporeo di steviolo
Questo limite, nello studio della FAO, presenta un fattore di sicurezza 200, ossia è 200 volte
inferiore alle quantità che possono essere considerate "eccessive", e quindi influenti
negativamente sulla salute.
Secondo alcuni studi lo stevioside è tra 110 e 270 volte più dolce del saccarosio, il rebaudioside
A tra 150 e 320 volte, e il rebaudioside C tra 40 e 60 volte. .
Considerando il contenuto medio degli estratti, risulterebbe che una foglia fresca, o un quarto di
cucchiaino di foglie essiccate, corrispondono a un cucchiaio di zucchero (durante l'essiccazione il
peso della pianta fresca si riduce dell'80%).
La Coca Cola in Giappone la usa come dolcificante per la Coca Cola Light (Diet Coke). Viene
coltivata estesamente e consumata in Thailandia, Israele e Cina, ed in genere in tutta l'America
meridionale, dove è usata da secoli come dolcificante ma soprattutto come pianta medicinale. In
Brasile è utilizzata come rimedio della medicina popolare per il diabete.
Dal 14 aprile 2010 l'Unione Europea permette l'uso di questo dolcificante come additivo
alimentare. Anche la Svizzera ne ha ammesso il commercio e l'uso.
Asparago.
Questa pianta è coltivata per la produzione di germogli (Turioni) che hanno origine dalla zona
superiore. In condizioni temperate, la pianta, in primavera si ingrossa e si allunga fuoriuscendo
dal terreno. Raccolti nelle prime fasi di accrescimento si presentano di colore verde, violetto e
bianco, sono teneri e rappresentano la parte commestibile della pianta.
La coltura non presenta particolare esigenze, poiché in grado di resistere sia a freddi intensi che
a temperature piuttosto elevate.
Questa pianta, caratterizzata da più cicli produttivi, crea la ripresa vegetativa quando nel terreno
alla profondità di 10 ~ 15 cm., si raggiungono 10÷ 12 °C., dando i migliori requisiti qualitativi e
quantitativi, con l’aumento della temperatura a 15°~ 25 °C.
Pertanto sono da temere improvvisi ritorni di freddo all’inizio della primavera che, a volte,
possono provocare il raffreddamento del terreno con conseguenti riflessi negativi sulle
caratteristiche ponderali e qualitativi dei turioni.
Determinante per la riuscita dell’asparagiaia risulta il terreno, si preferiscono substrati di tipo
sabbiosi o in ogni caso sciolti, soffici e permeabili e ben drenati.
In considerazione degli elementi tecnici colturali del sito, la coltivazione serricola è sicuramente
da intraprendere per incrementare lo sviluppo dell’azienda e nel contempo la realizzazione di una
copertura fotovoltaica integrata avrà diversi e positivi risvolti economici.
Pertando la scelta di coltivare in serre, la cui copertura in parte è integrata con pannelli
fotovoltaici, presenta diversi vantaggi:
Protezione da gelate invernali;
Comodità di lavoro sempre al coperto con risparmio di mano d’opera;
Crescita maggiore delle piante e di miglior qualità essendo il micro clima, più caldo e asciutto
senza eccessiva umidità dell’aria impedendone l’accumulo sotto le foglie con minore possibilità di
attacchi funghicidi;
Norme di riferimento specifico e generale
La presente relazione è stata redatta in attuazione del D. Lgs. 16 gennaio 2008, n. 4 “Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale”, Norme comunitarie o CEE direttiva Consiglio 27 giugno 1985, n° 85/337 (Concernente la valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati); o CEE direttiva Consiglio 3 marzo 1997, n° 97/11 (Che modifica la direttiva 85/337/CEE concernente la valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati); o CEE Direttiva Consiglio 27 Giugno 2001, n° 2001/42 (Direttiva del Consiglio concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull'ambiente). Norme e leggi nazionali o Decreto Legislativo 16 gennaio 2008, n. 4: Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale; o Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 7 marzo 2007: Atto di indirizzo e coordinamento per l'attuazione dell'articolo 40, comma 1, della legge 22 febbraio 1994, n. 146, concernente disposizioni in materia di valutazione dell'impatto ambientale. o Testo coordinato del Decreto-Legge 12 maggio 2006, n. 173: Proroga di termini per l'emanazione di atti di natura regolamentare e legislativa. o Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152: Norme in materia ambientale; o Decreto Legislativo 17 agosto 2005, n. 189: Modifiche ed integrazioni al decreto legislativo 20 agosto 2002, n. 190, in materia di redazione ed approvazione dei progetti e delle varianti, nonché di risoluzione delle interferenze per le opere strategiche e di preminente interesse nazionale; o Legge 18 aprile 2005, n. 62: Disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee. Legge comunitaria 2004; o Decreto 1 aprile 2004: Linee guida per l'utilizzo dei sistemi innovativi nelle valutazioni di impatto ambientale; o Legge 16 gennaio 2004, n. 5: Disposizioni urgenti in tema di composizione delle commissioni per la valutazione di impatto ambientale e di procedimenti autorizzatori per le infrastrutture di comunicazione elettronica; o Legge 31 ottobre 2003, n. 306: Disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee. Legge comunitaria 2003; o Legge di conversione 17 aprile 2003, n. 83: Disposizioni urgenti in materia di oneri generali del sistema elettrico e di realizzazione, potenziamento, utilizzazione e ambientalizzazione di impianti termoelettrici; o Legge 9 aprile 2002, n. 55: Misure urgenti per garantire la sicurezza del sistema elettrico nazionale; o D.P.R. 2 settembre 1999, n. 348: Regolamento recante norme tecniche concernenti gli studi di impatto ambientale per talune categorie di opere; o Decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112: Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della l. 15 marzo 1997, n. 59;
o D.P.C.M. 27 dicembre 1988: Norme tecniche per la redazione degli studi di impatto ambientale e la formulazione del giudizio di compatibilità di cui all'art. 6 della legge 8 luglio 1986, n. 349, adottate ai sensi dell'art. 3 del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 10 agosto 1988, n. 377. o D.P.C.M. 10 agosto 1988, n. 377: Regolamentazione delle pronunce di compatibilità ambientale di cui all'art. 6 della legge 8 luglio 1986, n. 349, recante istituzione del Ministero dell'ambiente e norme in materia di danno ambientale; o Legge 8 luglio 1986, n. 349: Istituzione del Ministero dell'ambiente e norme in materia di danno ambientale. Norme e leggi regionali
L.R. n.47/98
I principali riferimenti normativi riguardanti gli impianti fotovoltaici sono i seguenti:
o DPR 547/55 Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro; o Legge 186/68 Disposizioni concernenti la produzione di materiali, apparecchiature, macchinari, installazioni e impianti elettrici ed elettronici; o Legge 791/77 Attuazione della direttiva del Consiglio della Comunità europea (73/23/CEE) relativa alle garanzie di sicurezza che deve possedere il materiale elettrico destinato ad essere utilizzato entro alcuni limiti di tensione; o Legge 46/90 Norme per la sicurezza degli impianti; o DPR 447/91 Regolamento di attuazione della Legge 5 marzo 1990, n. 46, in materia di sicurezza degli impianti; o D.Lgs 626/94 Attuazione delle direttive CEE riguardanti il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori sul luogo i lavoro; o D.Lgs 494/96 Attuazione della direttiva 92/57/CEE concernente le prescrizioni minime di sicurezza e di salute da attuare nei cantieri temporanei o mobili; o D.M 19/02/2007 Criteri e modalità per incentivare la produzione di energia elettrica da impianti solari fotovoltaici; o D.Lgs. 387/2003 Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità; o Delibera AEEG 281/2005 Condizioni per l’erogazione del servizio di connessione alle reti elettriche con tensione nominale superiore a 1 kV i cui gestori hanno l’obbligo di connessione a terzi; o Delibera AEEG 88/2007 Disposizioni in materia di misura dell’energia elettrica prodotta da impianti di generazione; o _ Delibera AEEG 89/2007 Condizioni tecnico economiche per la connessione di impianti di produzione di energia elettrica alle reti elettriche con obbligo di connessione di terzi a tensione nominale minore o uguale ad 1 kV; o Delibera AEEG 90/2007 Attuazione del decreto del ministro dello sviluppo economico di concerto con il ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare 19 febbraio 2007, ai fini dell’incentivazione della produzione di energia elettrica mediante impianti fotovoltaici; o CEI 0-2 Guida per la definizione della documentazione di progetto per impianti elettrici; o CEI 11-20 Impianti di produzione di energia elettrica e gruppi i continuità collegati a reti d i I e II categoria;
o CEI 64-8 Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000 V in corrente alternata e a 1500 V in corrente continua; o CEI 82-25 Guida alla realizzazione di sistemi di generazione fotovoltaica collegati alle reti elettriche di Media e Bassa Tensione; o CEI EN 62305- 1-2-3-4 Protezione delle strutture contro i fulmini; o CEI EN 60099-1-2 Scaricatori; o CEI EN 60439-1 Apparecchiature assiemate di protezione e di manovra per bassa tensione (quadri BT). Parte 1: Apparecchiature di serie soggette a prove di tipo (AS) e apparecchiature non di serie parzialmente soggette a prove di tipo (ANS); o CEI EN 61215 Moduli fotovoltaici in silicio cristallino per applicazioni terrestri. Qualifica del progetto e omologazione del tipo o CEI UNEL 35024-1 Cavi elettrici isolati con materiale elastomerico o termoplastico per tensioni nominali non superiori a 1000 V in corrente alternata e a 1500 V in corrente continua – Portate di corrente in regime permanente per posa in aria; o CEI UNEL 35026 Cavi elettrici isolati con materiale elastomerico o termoplastico per tensioni nominali di 1000 V in corrente alternata e 1500 V in corrente continua. Portate di corrente in regime permanente per posa interrata o CEI UNEL 35364 Cavi isolati con gomma con tensione nominale non superiore a 450/750 V o UNI 10349 Riscaldamento e raffrescamento degli edifici. Dati climatici o UNI 8477 Energia solare. Calcolo degli apporti per applicazioni in edilizia. Valutazione dell' energia raggiante ricevuta. o ENEL DK5600 Criteri di allacciamento di clienti alla Rete MT della distribuzione; o ENEL DK5940 Criteri di allacciamento di impianti di produzione alla rete BT di ENEL distributore; o ENEL DK5740 Criteri di allacciamento di impianti di produzione alla rete MT di ENEL distribuzione; ENEL DK5310 Modalità e condizioni contrattuali per l’erogazione da parte di ENEL distribuzione del servizio di connessione alla rete elettrica con tensione nominale superiore a 1 kV; Norme e leggi regionali
Piano di indirizzo energetico ambientale regionale (PIEAR) è stato approvato con LR 19
gennaio 2010, n. 1
RAPPORTI DELL'OPERA CON LA NORMATIVA AMBIENTALE VIGENTE E CON GLI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE E DI PROGRAMMAZIONE.
E' stata fatta una ricerca presso gli Enti competenti del territorio per verificare le relazioni
esistenti tra l'opera in progetto e la normativa ambientale vigente.
Le aree oggetto dell’intervento sono poste in una zona destinata a verde agricolo dall’attuale
Regolamento Urbanistico del Comune di Bernalda.
Piano Territoriale Paesistico di area vasta del Metapontino
Il territorio in studio è disciplinato, ai sensi della Legge Regionale n.20/87, dal Piano
Territoriale Paesistico di area vasta del Metapontino -approvato con Delibera G.R. Basilicata n.
6139 del 25/10/88 e con L.R. n.3 del 12/2/90 che ne individua:
a) gli elementi (emergenze puntuali, lineari o areali, riconoscibili per caratteri di
omogeneità);
b) gli insiemi di particolare interesse paesistico;
c) gli ambiti ricompresi nel rispettivo "Insieme" richiedenti una progettazione integrata.
L'area oggetto del Piano delimitata ai sensi del D.M. 2326 del 18 aprile 1985, comprende
l'intero territorio comunale di Nova Siri, Rotondella, Pisticci, Scanzano e Bernalda; parte dei
comuni di Tursi, Montalbano e Pisticci, nonchè la zona meridionale del Comune di
Montescaglioso.
Per tutti gli elementi di valore eccezionale, la tutela comporta la conservazione integrale, inclusi
gli attuali usi compatibili. Nelle Norme di Attuazione del Piano, al Titolo III, capo 1, risultano
specificate le prescrizioni ed i divieti relativi ad ogni tematismo, concernenti eventuali interventi di
miglioramento e ripristino, ammessi solo se finalizzati esclusivamente all'attuazione di tale
modalita' di tutela. Per tutti gli elementi di valore elevato, la conservazione di cui sopra viene
riferita ai principali caratteri costitutivi dell'elemento. Nel rispetto di tale modalita', sono ammessi
tutti gli interventi di miglioramento e ripristino finalizzati ad ogni riuso dell'elemento che risulti
compatibile con la loro conservazione. Le prescrizioni ed i divieti concernenti detti interventi di
miglioramento e ripristino risultano fissati al capo 1, Titolo III, del Testo normativo sopra citato.
Nella Carta di Sintesi -S1-, gli Ambiti sono stati delimitati "collegando elementi anche di valore
diverso, tra i quali, in ogni caso, siano risultate presenze di valore eccezionale od elevato e di pari
interesse percettivo".
A seconda dei valori eccezionali, elevati a/o medi cui riferire le azioni di protezione ed a seconda
dei tipi d'uso antropico ammessi, gli ambiti delimitati nella carta S1 sono stati suddivisi in:
a) ambiti naturalistici, che richiedono forme particolari di gestione della tutela;
b) ambiti di valorizzazione, caratterizzati da una presenza prevalentemente antropica,
nei quali sono previsti gl'interventi specificati agli artt. da 20 a 26 delle Norme del
Piano.
Le varie modalita' di trasformazione fisica del territorio risultano determinate nella Carta di
progetto -P1- "della trasformabilita' degli elementi di rilevanza paesistico-ambientale".
In tale Carta le diverse modalita' di trasformazione territoriale sono determinate, in ragione dei
diversi usi antropici:
- insediativo (residenziale, produttivo e terziario),
- infrastrutturale,
- produttivo agro-pastorale,
- produttivo estrattivo,
come segue:
Zone soggette a totale intrasformabilita': si tratta di aree sulle quali insistono elementi areali
d'interesse naturalistico o a sensibilita' geologica eccezionali; su tali zone, in armonia con quanto
prescritto al Titolo III, capo 1. delle Norme del Piano, i soli interventi ammessi sono quelli
esclusivamente finalizzati alla conservazione ed al ripristino delle caratteristiche costitutive degli
elementi presenti.
Zone soggette a intrasformabilità in relazione ad uno specifico uso antropico; sono aree su cui
insistono elementi, per lo piu' di valore elevato che mostrano una assoluta incompatibilita' in
relazione ad un determinato use antropico.
Zone in cui la trasformazione e' soggetta a verifica di compatibilita' ambientale; sono
aree su cui insistono elementi areali di valore elevato a/o medio nelle quasi, in relazione a
specifiche necessita' d'uso antropico, ogni trasformazione territoriale viene autorizzata solo dopo
esito positivo di una specifica valutazione di compatibilita' ambientale, riferita alle peculiarita'
costitutive dell'elemento (B1). In questa categoria ricade l’area oggetto di intervento. Per
l’impianto serricolo è stata richiesta Autorizzazione Paesaggistica (prevista dal D.Lgs. 42/2004
art.146 comma 10) con rilascio della stessa con Determina Dirigenziale n. 75AF/2012/D.00875 e
75AF/2012/D.00876 della Regione Basilicata – Ufficio Urbanistica e Tutela del Paesaggio.
Zone in cui la trasformazione e' condizionata all'osservanza di specifiche prescrizioni, sono aree su
cui insistono elementi di valore prevalentemente medio, nelle quali ogni trasformazione in
relazione alle varie necessita' d'uso antropico deve risultare conforme alle prescrizioni degli
Strumenti urbanistici comunali.
Zone in cui la trasformazione è regolata dal regime di tutela ordinario, sono aree prive di valori
tematici, in cui ogni trasformazione puo' essere consentita conformemente a quanto attualmente
indicato dagli strumenti urbanistici vigenti; nella carta P1 tali zone appaiono prive di indicazioni
specifiche.
Interventi Prioritari di Ripristino e Recupero
Oltre che mediante le prescrizioni di cui al al Titolo III delle Norme di Piano, la conservazione
degli elementi di valore eccezionale ed elevato viene perseguita anche mediante interventi di
recupero e ripristino, nei casi, tassativamente indicati nella carta S2 e al Titolo IV, capo 1. delle
Norme di Piano, di degrado che comportino il forte rischio di imminenti alterazioni irreversibili, in
quelli di alterazioni dovute all'azione di detrattori, da rimuovere o in quelli concernenti la
realizzazione degli Ambiti, la cui conservazione e' affidata unicamente ai previsti interventi
progettuali.
Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI)
Gli impianti risultano ubicati al di fuori di aree di pericolosità idraulica e a rischio di piena. Lo
stesso dicasi per quanto riguarda la pericolosità geomorfologica.
Vincolo Archeologico
Dall’analisi dei vincoli, condotta sulla base dei documenti e delle elaborazioni grafiche allegate
agli strumenti di tutela e pianificazione territoriale, si evince che l’area non è interessata da vincolo
archeologico ma è solo area di interesse su cui la Sovrintendenza Archeologica ha richiesto la
verifica del rischio archeologico. Questa è stata eseguita dal Gruppo Di Lieto srl e sarà quanto
prima trasmessa agli uffici competenti. Dai dati a noi forniti alla fine della campagna di indagini sul
campo , l’area risulta di rischio non rilevante per l’indagine sul campo ma interessante sulla base
del materiale bibliografico raccolto.
Vincolo idrogeologico (L. n° 3267/23)
Gli impianti saranno ubicati in aree non soggette a “Vincolo idrogeologico” (individuato ai sensi del
Regio Decreto 3267/1923, art.8, comma 1).
La Direttiva 92/43/CEE “ HABITAT ” e 79/409/CEE “uccelli”
L’area di intervento non ricade all’interno del SIC (Siti di Importanza Comunitaria) e/o ZPS (Zone
di Protezione Speciale).
Legge quadro sulle aree protette (L. n° 394 /91)
La Legge Nazionale n. 394 del 06/12/1991 detta “Legge quadro sulle aree protette” oltre alla
classificazione dei parchi naturali regionali individua i principi fondamentali per l’istituzione e la
gestione delle aree naturali e protette.
Il territorio in oggetto non comprende direttamente alcuna area protetta istituita ai termini della
presente legge.
Tutela dei corpi idrici D. Lgs. 152/2006
Il D. Lgs. 152/2006 all’art. 91 definisce le aree sensibili quale oggetto diretto di tutela nonché,
all’art. 115, le forme di tutela delle aree di pertinenza dei corpi idrici.
Il territorio in oggetto non è interessato dalle tutele definite dagli Artt. 91 e 115 in quanto non
ricade in aree classificate in base ai suddetti articoli.
Servitù di uso civico
Le servitù di uso civico, derivanti dalla necessità della gestione di terre da destinare ad un uso
comunitario, sono state per un elevato numero di comuni della Sardegna, censite ed accertate 13
per diritto, al fine di consentire la valutazione dello stato di fatto e quindi porre rimedio alla gran
parte dei problemi che sussistono per tale tipo di terre. Le aree interessate dal Progetto non sono
gravate da Uso Civico.
Programma d’azione della Basilicata per le zone vulnerabili da nitrati di origine agricola. DCR 6 giugno 2006, n. 119.
A seguito dell’emanazione del Decreto Legislativo n. 152/1999 di recepimento della Direttiva
CEE 91/676 denominata “Direttiva Nitrati”, la Regione Basilicata con Delibera n. 508 del 25-
03-02 ha individuato sul proprio territorio le zone vulnerabili ai nitrati di origine agricola e per
questo si impegna a predisporre un programma di azione, ai fini della tutela e del
risanamento delle acque dall’inquinamento causato da nitrati di origine agricola, così come
previsto all’art. 19 del Decreto sopra citato.
Tale programma, in coerenza con quanto stabilito dalla Buona Pratica Agricola (allegato I del
Complemento di Programmazione del POR 2000-2006 approvato con D.G.R n. 2466 del
15/11/2000) individua l’insieme delle tecniche agronomiche ed in particolare quelle relative
alla fertilizzazione azotata, che, in funzione delle condizioni ambientali ed agricole locali, sono
in grado di mitigare il rischio di percolazione dei nitrati nelle acque superficiali e profonde.
La Regione Basilicata, con Delibera di Giunta n. 508 del 25-03-02, ha individuato come zona
vulnerabile da nitrati di origine agricola l’area della fascia metapontina corrispondente ai
territori dei seguenti comuni: Bernalda, Pisticci, Scanzano Jonico, Policoro, Nova Siri,
Rotondella e Montalbano Jonico (vedi cartina in allegato C). In questa zona rende
obbligatoria l’adozione delle tecniche di buona pratica agricola previste nell’allegato I del
Complemento di Programmazione del POR 2000-2006 e, al fine di garantire un generale
livello di protezione delle acque, ha raccomandato l’applicazione delle stesse nelle aree
esterne del territorio regionale alla delimitata zona vulnerabile.
In relazione alla fertilizzazione azotata le aree di intervento non ricadono nella aree di divieto seguenti: 1. Sulle superfici non interessate dall’attività agricola fatta eccezione per le aree a verde pubblico e privato e per le aree soggette a recupero e ripristino ambientale; 2. dal 1 dicembre al 28 febbraio, per i concimi a pronto effetto e ad eccezione delle colture ortofloricole e vivaistiche protette o in pieno campo. Per tali colture il periodo di divieto decorrerà dal 1 di gennaio al 28 di febbraio; 3. nei boschi, ad esclusione delle deiezioni rilasciate dagli animali nell’allevamento brado; 4. sui terreni con una falda acquifera ad una profondità inferiore a 50 cm dal piano di campagna al momento dell’intervento; 5. sui terreni gelati o innevati ; 6. sui terreni saturi di acqua o inondati; 7. entro 10 metri dal ciglio di sponda dei corsi d’acqua significativi; 8. entro 25 metri dalle sponde dei laghi e degli arenili marini; 9. entro 200 m di distanza dai punti di prelievo per gli acquedotti pubblici; 10. nelle 24 ore precedenti gli interventi di irrigazione qualora venisse praticata l’irrigazione per scorrimento; 11. mediante fertirrigazione praticata con il metodo a scorrimento.
La quantità massima di azoto somministrabile, sotto qualsiasi forma essa venga
apportata, applicabile alle aree adibite a coltivazioni agrarie non deve determinare, per le
rispettive colture, il superamento del limite di 210 kg/ha inteso come quantitativo medio
aziendale e comunque deve essere giustificato dal piano di fertilizzazione.
Non verranno effettuate somministrazioni azotate con dosi annue superiori a 60
Kg/ha per anno ed inoltre le quantità di fertilizzante somministrato devono tener conto,
ai fini del rispetto del bilancio dell’azoto, della reale esigenza della coltura praticata.
Cargroup soc. agr. è iscritta comunque all’Albo Aziende con produzioni integrate presso la
Regione Basilicata.
COMPONENTI AMBIENTALI INTERESSATI
Nei paragrafi successivi vengono analizzate le componenti ambientali più sensibili all'attività
dell’impianto, vengono individuati gli effetti indotti dall'opera sulle varie componenti ambientali e le
misure per mitigarli.
PAESAGGIO
L’area scelta per la realizzazione di un miglioramento fondiario mediante l’uso di serre
fotovoltaiche, oggetto della presente relazione, ricade in agro di Bernalda, Comune della Provincia
di Matera dal quale dista circa 4 km.
L’area si colloca a circa 10 km dalla costa e la viabilità locale la collega alla Strada Statale
Basentana 407 che corre, a Sud, ad una distanza di circa 4 km ed alla Strada Provinciale
(confinante).
Il territorio di Bernalda, a 130 m s.l.m, si estende per 126,72 Kmq ed è compreso tra i fiumi
Basento, a Sud, e Bradano a Nord, che separano il territorio Bernaldese rispettivamente dai
Comuni di Pisticci e Montescaglioso
Le aree di intervento sono posizionate su ampi terrazzi morfologici. Si segnalano vaste aree
agricole coltivate con inserite fattorie e aziende agricole.
L’area 1 è adiacente alla strada comunale di Pizzica ed è delimitata da altri terreni agricoli,
mentre l’area 2 è adiacente alla SP Demanio - Campagnolo. Le aree non sono visibili né dalla SS
175 né dalla SS 407 Basentana.
La caratterizzazione paesaggistica è data da un ampia distesa di terreno ad uso agricolo con
presenza di alberature frangivento. Dalla fascia costiera il sito di progetto non è percepibile c causa
della notevole distanza.
Lembi residui di macchia mediterranea a lentisco ed emergenze geomorfologiche caratteristiche
dell'unità di paesaggio quali fronti e scarpate naturali non saranno interessate dagli interventi. Tale
azione è importante per il campo di Avinella ove è presente un costone interessato dalla particella
12 e 24 .
Il giudizio di qualità paesaggistica, degrado, valore intrinseco, sensibilità e capacità di carico i vari
sistemi e ambiti sono attribuiti alle seguenti categorie:
• Significato ambientale (riferito alle sotto-classi:, sistemi naturalistici e paesaggi agrari)
• Patrimonio culturale (riferito a:, sistemi insediativi storici, sistemi tipologici di forte caratterizzazione locale e
sovralocale, beni archeologici).
• Frequentazione del paesaggio (riferito a: ambiti a forte valore simbolico e/o a forte frequentazione; percorsi
panoramici o ambiti di percezione da punti o percorsi panoramici).
Le suddette categorie vengono di seguito analizzate in modo dettagliato con le specifiche relative
al contesto territoriale analizzato. Per ciascuna categoria si da inoltre chiarimento delle procedure e
dei criteri utilizzati al fine di assegnare i gradi di valore, di degrado e di sensibilità.
Il valore di Frequentazione del paesaggio, assegnato in sede di relazione paesaggistica, è basso in
quanto gli elementi di interesse sono esterni all’ambito che non è pertanto interessato da flussi
turistici e in quanto la densità abitativa è molto bassa. Di contro la criticità, dipendente dal
degrado dei manufatti e da quello ingenerato dalla presenza di elementi squalificanti, corrisponde
ad un valore medio pari a 1. L’indice di sensibilità definito come media ponderata dei valori di
sensibilità di ciascuna categoria (ottenuta dalla somma degli indici di qualità e rarità cui si è
sottratto l’indice di degrado) è pari a 1,22 che nell’intervallo che va da un massimo di 9 ad un
minimo di -3, è definibile come medio-basso, ovvero la capacità di carico del territorio rispetto alle
caratteristiche ambientali è anch’essa medio - bassa.
Un’ulteriore verifica è stata condotta analizzando la visibilità del sito da punti strategici (tracciati
stradali, paesi limitrofi, punti panoramici ed in generale) correlando le osservazioni sul campo con
foto dal suolo e elaborazioni informatiche sulla cartografia di base.
L’accesso e il presidio nelle aree risultano ridotte a causa sottodotazione di servizi e di carenze
infrastrutturali.
Il patrimonio rurale diffuso che caratterizza le aree rurali del comprensorio metapontino essendo
localizzate in aree isolate sono poco visibili e fruibili dai visitatori. E’ infatti difficile che
un’emergenza isolata, per quanto interessante e unica, riesca ad influenzare in modo significativo
flussi turistici incentrati su altri consolidati percorsi.
II turismo è prevalentemente balneare e si concentra pertanto sulle coste mentre la zona
nell’immediato entroterra, ovvero nella fascia di terrazzi dove è collocato il sito, non è attraversata
o frequentata da flussi turistici e risulta scarsamente valorizzata e dotato di servizi accessori in
quanto non contrassegnata da presenza di elementi di attrazione.
II valore intrinseco attribuito alla categoria Significato storico-ambientale del paesaggio è pari a
2,2 (medio), la criticità, dipendente dal degrado ingenerato dalla antropizzazione del territorio,
corrisponde ad un valore medio pari a 1 (media ponderata dei valori del degrado). L’indice di
sensibilità definito come media ponderata dei valori di sensibilità di ciascuna categoria (ottenuta
dalla somma degli indici di qualità e rarità cui si è sottratto l’indice di degrado) è pari a 1,16 che
nell’intervallo che va da un massimo di 9 un minimo di -3, è definibile come medio-basso, ovvero
la capacità di carico del territorio rispetto alle caratteristiche ambientali è anch’esso medio-bassa.
Si consideri che dal punto di vista paesaggistico non sono stati rilevati elementi:
- di interesse morfologico :crinali , dislivelli di quota;
- di interesse naturalistico :corridoi verdi, alberature, monumenti naturali, fontanili, aree verdi che
svolgono un ruolo nodale nel sistema del verde;
- di interesse storico agrario : nuclei e manufatti rurali distribuiti secondo modalità riconoscibili e
riconducibili a modelli culturali che strutturano il territorio agrario;
- di interesse storico-artistico: percorsi, canali, manufatti e opere d’arte, nuclei, edifici rilevanti
(ville, abbazie, castelli e fortificazioni…), monumenti, chiese e cappelle, mura storiche..;
- di relazione (tra elementi storico-culturali, tra elementi verdi e/o siti di rilevanza naturalistica)
parchi urbani, elementi lineari –verdi o d’acqua- che costituiscono la
connessione tra situazioni naturalistico-ambientali significative;
• Interferenze con punti di vista panoramici: il sito non interferisce con un belvedere o con uno
specifico punto panoramico o prospettico;
• Interferenze/contiguità con percorsi di fruizione paesisticoambientale
il sito non si colloca lungo un percorso locale di fruizione paesistico ambientale (la pista ciclabile, il
sentiero naturalistico …);
• Interferenze con relazioni percettive significative tra elementi locali di interesse storico, artistico e
monumentale;
• Interferenze/contiguità con percorsi ad elevata percorrenza : non è adiacente a tracciati stradali
anche di interesse storico, tracciati ferroviari .
Come si evince dall'analisi effettuata l'area oggetto di coltivazione è inserita in un contesto
naturalmente vocato per il tipo di attività proposto in progetto.
L’impatto visivo dell’intervento risulta nullo in quanto trattasi di installazione di tipo “totalmente
integrato” su serra normalmente utilizzate in agricoltura.
II limite temporale è dato dalla vita utile degli impianti,che va dai 25-30 anni. Al momento della
dismissione dell'impianto termineranno tutti gli effetti.
Le variazioni al paesaggio sono state valutate in termini di emergenza visiva e cioè come
variazione di altezza media sul piano di campagna e sulla linea dell'orizzonte e, inoltre, come
variazione dell'area sullo sfondo del paesaggio.
Nel caso in esame l’impatto visivo (dovuto alle strutture sulle quali poggiano i pannelli) sarà
comunque mitigato per mezzo della piantumazione lungo il perimetro dell’impianto che non
permetterà la visuale diretta sui siti.
L‟analisi dei vincoli paesaggistici effettuata quindi evidenzia che il sito dell‟impianto fotovoltaico, la
cabina di utenza, la stazione elettrica, il cavidotto MT di collegamento tra l‟impianto e la cabina di
utenza e i raccordi alla RTN interessano un‟area interessata dal piano paesistico del Metapontino.
Va tuttavia evidenziato che il cavidotto è totalmente interrato e realizzato esclusivamente su sedi
stradali, non determinando alcuna alterazione permanente dei caratteri paesaggistici dell‟area
vincolata. Tuttavia è stata predisposta domanda di Autorizzazione Paesaggistica (prevista dal
D.Lgs. 42/2004 art.146 comma 10) con rilascio della stessa con Determina Dirigenziale n.
75AF/2012/D.00875 e 75AF/2012/D.00876 della Regione Basilicata – Ufficio Urbanistica e Tutela
del Paesaggio
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Frangivento sulla SP Demanio Campagnolo
Frangivento sulla SP Demanio Campagnolo
Visuale su area Avinella
FAUNA
Nell'area in esame l'attività antropica ha ridotto, col tempo, la naturale copertura vegetale,
introducendo specie di interesse agrario come specie arboree da frutto e orticole.
La zona arida oggetto dell'intervento, per via della scarsa copertura vegetazionale e dell'elevata
trasformazione antropica, non possiede una ricca fauna di vertebrati.
Rapaci frequentemente osservati sono il nibbo reale (Milvus milvus),la Poiana (Buteo buteo), il
Gheppio (Falco rinnunculus) .
Tra gli uccelli stanziali e migratori, definiti come abituali in letteratura, presenti in zona, in genere
nel periodo della riproduzione o dello svernamento, si rammentano:
Assiolo (Otus scops), Civetta Athene noctua), Barbagianni (Tyto alba), Gheppio (Falco tinnunculus)
Nibbio Bruno (Nibuis Migrus), Nibbio Reale (Nibuis Nibuis), Grillaio (Falco Naumanni), Albanella
Minore (Circus Pygargus) ,Upupa (Upupa epops), Rondine (Hirundo rustica), Balestruccio (Delichon
urbica), Fagiano, Gazza (Pica pica), Ghiandaia (Garrulus glandarius), Cornacchia (Corvus corone).
Tra i rettili si rammentano:
Ramarro (Lacerta virdis), Lucertola muraiola (Podarcis muralis), Orbettino (Anguis fragilis), Biacco
(Coluber virdiflavus), Biscia dal collare (Natrix natrix), Saettone (Elaphe longissima).
La fauna selvatica della zona è quella caratteristica degli ambienti agricoli aperti, intensamente
antropizzati e quindi costituita da piccole specie di mammiferi quali:
Ratto (Rattus novergicus), Talpa europea (Talpa europaea), Arvicola d'acqua
(Arvicola terrestris), Riccio (Erinaceus europaeus), Ferro di cavallo maggiore (Hinolophus ferrum
equinum ), Pipistrello di Savi (Pipistrellus savii), Lepre (Lepus europaeus), Faina (Martes foina),
Volpe( Vulpes Vulpes),Tasso (Meles Meles), Cinghiale (Sus Scrofa).
Fra le specie stanziali rilevate nell’area si annoverano anche la ghiandaia (Garrulus glandarium)
la quale frequenta impluvi o zone simili, quaglia (Coturnix coturnix) terricola, la quale a volte
nidifica anche nei campi e nelle stoppie, il merlo (Turdus merula), i corvi (Corvus c. cornix, Corvus
c. corone), la gazza (Pica pica).
Molto rari se non del tutto assenti i roditori come il Moscardino (Muscardinus avellanarius), Ghiro
(Glis glis) e Arvicola rossastra (Clethrionomys glareolus).
Anche la fauna entomologica è presente con molti coleotteri, lepidotteri ed altri insetti .
Sono da segnalare in particolare:
MAMMIFERI
Ordine Famiglia Nome
Insettivori Erinaceide Riccio (Erinaceus europaeus)
Soricidi Topo ragno comune (Sorex araneus)
Topo ragno nano (Sorex minutus)
Topo ragno d’acqua (Neomys fodiens pendant)
Crocidura ventrebianco (Crocidura suaveolens
pallas)
Mustiolo (Suncus etruscus savi)
Talpidi Talpa romana
Roditori Sciuridi Scoiattolo (Scirus vulgaris)
Muscardinidi Quercino (Elyomys quercinus)
Ghiro (Glis glis L.)
Moscardino (Muscardinos avellanarius)
Microtidi Arvicola rossastra (Clethrionomys glareolus)
Arvicola di Savi (Pitymus savii)
Muridi Topo selvatico (Apodemus Sylvaticus L.)
Topo selvatico collo giallo (Apodemus flavicollis
Melchior)
Ratto nero (Rattus rattus L.)
Surmolotto (Rattus norvegicus)
Topolino delle case (Mus Musculus)
Istricidi Istrice (Hystrix cristata L.)
Lagomorfi Leporidi Lepre comune (Lepus europaesus pallas)
Carnivori Canidi Volpe (Vulpes vulpes L.)
Mustelidi Martora (Martes martes L.) Faina (Martes foina) Puzzola (Mustela putorius L.) Donnola (Mustela nivalis) Tasso (Meles meles L.)
Felidi Gatto selvatico (Felis silvestris)
UCCELLI
Sottoclasse Ordine Sottordine Nome
Carenati Picciformi Picchio verde (Picus viridis)
Picchio rosso maggiore (Dryobates Major)
Picchio rosso minore (Dryobates Minor)
Rapaci Falconiformi Poiana (Buteo Buyeo)
Gheppio (Falcotinnunculus)
Impatti previsti
Per la determinazione della valenza ambientale della componente fauna è stata presa in
considerazione soprattutto la vegetazione presente, dato anche lo stretto legame che vi è tra
qualità di vegetazionale e valore faunistico.A conclusione di questo primo esame risulta che l'area
interessata ha una scarsa valenza faunistica. Non si rilevano, inoltre, interferenze potenziali con le
grandi rotte migratorie degli uccelli. Anche per le altre specie l’area è interessata da flussi
migratori minori che, comunque, sono presenti su tutto il comprensorio e non sembra siano
eccessivamente disturbati dalla presenza di altri impianti. Per quanto riguarda un’eventuale
interferenza con le popolazioni di uccelli migratori è possibile affermare con ragionevole sicurezza
che gli spostamenti locali esistenti sul territorio non verrebbero influenzati negativamente dalla
presenza dell’impianto di serre.
L’impatto sulla componente faunistica risulta prevalentemente legato a fenomeni di disturbo,
piuttosto che alla perdita diretta di esemplari. Si ipotizza che nessun impatto derivi dalla
installazione delle serre né dalle attività di connessione elettrica .
La realizzazione dell’impianto non prevede alcuna alterazione diretta dell’ habitat dovuta a
estirpazione diretta della vegetazione con i conseguenti effetti sulla flora e la fauna, in quanto in
fase di progetto si è provveduto a salvaguardare le aree coperte a macchia mediterranea , che
rimarranno incluse e intatte all’interno del perimetro. Tale attenzione darà anche la possibilità ai
piccoli mammiferi e invertebrati di trovare sicuro rifugio (nidi, buche, tane, ecc.) in luoghi sicuri e
indisturbati. Inoltre la siepe perimetrale che funge da schermatura visiva dell’impianto, svolgerà
anche una azione di ulteriore riparo per le specie autoctone anche dell’avifauna. Una delle
principali azioni a favore della salvaguardia dell’habitat naturale in cui l’impianto si inserisce è stata
quella di predisporre una recinzione perimetrale di protezione che in alcuni punti sia sollevata dal
terreno in modo da non creare una barriera fisica che impedisca i liberi spostamenti delle specie
terrestri tipiche del luogo, che generalmente ripercorrono con frequenza le stesse piste all’interno
del proprio territorio.
La fase di cantiere è, nel caso specifico, certamente la più invasiva sotto il profilo delle potenziali
interazioni con la fauna. In questa fase i potenziali fattori di impatto in grado di arrecare disturbo
alla fauna sono principalmente riconducibili a:
Considerate le caratteristiche del sito, interno ad un ambito profondamente antropizzato e
contraddistinto da un marcato degrado della componente vegetazionale, non si ritiene che sussista
un rischio significativo di perdite di esemplari .
Come espresso in precedenza, gli impatti in fase di costruzione avranno in ogni caso una durata
limitata nel tempo ed è ragionevole ipotizzare che le specie interessate ritorneranno
spontaneamente e gradualmente ad occupare il sito di impianto una volta concluse le opere.
Il principale impatto a carico della componente faunistica è certamente riferibile alla sottrazione
di suolo aperto derivante dalla necessità di procedere all’installazione di impianti e manufatti con
conseguente occupazione del terreno.
In questa fase, cessati i fattori di disturbo più intensi prodotti durante la fase di cantiere, è
prevedibile un completo riavvicinamento delle specie animali allontanatesi nella fase precedente.
Durante la fase di esercizio, si attenueranno drasticamente i potenziali disturbi associati alla
presenza antropica o al movimento di automezzi. Peraltro è opportuno evidenziare, a questo
proposito, come nell’area in esame, proprio in virtù della sua vocazione agricola intensiva,la fauna
locale abbia certamente sviluppato un certa abitudine alla presenza dell’uomo.
Per quanto attiene agli impatti in fase di dismissione valgono le considerazioni già formulate a
proposito della fase di costruzione, trattandosi di effetti negativi associati alle lavorazioni per la
disinstallazione dei pannelli e delle opere connesse nonché per gli interventi di ripristino
morfologico-ambientale.
Per la componente faunistica si possono prevedere le conseguenti azioni di mitigazione:
- in fase di cantiere l'avvicinamento dei mezzi avverrà seguendo sempre lo stesso percorso
stradale allo scopo di ridurre al minimo il traffico motorizzato e il rischio di investimenti
della fauna da automezzi;
- l'utilizzo di mezzi pesanti gommati anziché cingolati, comporta una notevole riduzione
- del danno all’habitat di quelle componenti faunistiche che su di esso insistono
direttamente ed indirettamente;
- Ogni 200 mt di recinzione questa sia leggermente sollevata dal terreno in modo da non
creare una barriera fisica;
- verrà prestata la massima cura in fase di cantiere affinché i mezzi di lavoro siano dotati
dei migliori dispositivi di riduzione delle emissioni acustiche;
- le attività all’interno delle serre non impediscono alla fauna di avere nascondigli in
prossimità delle stesse.
- l'interramento delle linee elettriche di collegamento dei pannelli, annulla l'impatto
dell'avifauna con i cavi elettrici ed azzera l'incidenza di mortalità per elettrocuzione.
ASPETTI VEGETAZIONALI
Il territorio interessato dagli impianti risulta diffusamente interessato da attività antropiche. Al di
fuori delle aree urbanizzate, il territorio è prevalentemente utilizzato per attività agricole con
colture arborate e seminativi di cereali.
L'intenso e millenario uso del territorio con pratiche agro-pastorali ha profondamente modificato
l'originario assetto paesaggistico che attualmente risulta caratterizzato da estese superfici occupate
da coltivi e cespuglieti con specie della macchia mediterranea .
La vegetazione della macchia mediterranea è presente in particolare lungo i fossi e le vallette . Si
tratta di vegetazione arbustiva di origine secondaria derivata dalla progressiva rarefazione delle
formazioni forestali di querce. Appartenente alla fascia fitoclimatica del Lauretum sottozona calda
si connota dalla successione vegetazionale Oleo-Lentisceto.
La macchia qui si presenta a prevalenza di lentisco (Pistacia lentiscus), alaterno (Rhamnus
alaternus), fillirea (Phyllirea latifolia), ginestre (Spartium junceum, Coronilla emerus ssp.
Emeroides) , olivo selvatico (Olea europea var.sylvestris), terebinto (Pistacia terebinthus).
Si trovano spesso associate altre specie come l’Alaterno e l’ Olivastro. Questa formazione
vegetazionale si manifesta insieme ad arbusti quali il Timo arbustivo, l’Elicriso, il Cisto ,
l’Eliantemo, l’Asfodelo, l’Aglio selvatico , il Cisto di Montpellier. Alla base di alberi e arbusti
vegetano il Pungitopo e specie erbacee come il Ciclamino.
Impatti previsti e mitigazioni
Non sono previsti impatti sulla componente vegetazionale in quanto gli areali naturaliformi non
saranno interessati dalle opere in progetto mentre le stesse aree di imposta delle serre sono già
interessate da coltivazioni agricole da parte dell’azienda CARGROUP s.s.
Alla luce delle potenziali incidenze previste per la realizzazione del progetto, e dell’assenza di
tipologie vegetazionali particolari, si possono prevedere comunque le seguenti azioni di
mitigazione:
- l'utilizzo di mezzi pesanti gommati anziché cingolati, comporterà una notevole riduzione
del danno al manto erboso;
- in fase di cantiere verranno utilizzati rigorosamente solo i tracciati stradali e le piazzole;
inoltre gran parte delle opere viarie e logistiche saranno di tipo provvisorio e
ripristinabili al termine del cantiere;
- per quanto riguarda la fase di gestione ed esercizio delle serre e degli impianti
fotovoltaici per la manutenzione ordinaria e straordinaria, l'accesso al sito avverrà
utilizzando automezzi leggeri ;
- i materiali inerti prodotti, costituiti soprattutto da terreno vegetale, saranno riutilizzati per
il riempimento di eventuali scavi, per l’inerbimento del restante terreno e per la pavimentazione delle
strade di servizi; non dovranno essere create quantità di detriti incontrollate, né saranno abbandonati
materiali da costruzione o resti di escavazioni in prossimità delle opere; nel caso rimanessero resti
inutilizzati, questi verranno trasportati al di fuori della zona, alla discarica autorizzata per inerti più
vicina o nel cantiere più vicino che ne faccia richiesta secondo le nome delle terre e rocce da scavo;
- le aree degradate e le scarpate eventualmente create per ogni evenienza, saranno risistemate
con tecniche di ingegneria naturalistica, usando piante e/o semi autoctoni e saranno dotate di
adeguato sistema di drenaggio, tale da impedire un aumento dell'erosione e favorire una
rapida crescita della vegetazione spontanea;
_ durante la fase di costruzione delle strutture e dell’impianto verranno individuate soluzioni tecniche
per ridurre la dispersione di polveri, sia nel sito che nelle aree circostanti;
L'area in oggetto è attualmente priva di piante di particolare pregio. Ciononostante, in considerazione
del periodo particolarmente lungo di esercizio dell'impianto, potrebbero in fase di smantellamento
rilevarsi presenze di essenze di pregio. In tal caso, prima di procedere all'allestimento del cantiere, si
provvederà ad effettuarne lo spostamento. L'estrazione sarà effettuata con una benna, avendo cura
di non danneggiare la zolla attorno alle radici e la pianta rimossa verrà messa a dimora in una zona
attigua, ma non interessata dal cantiere, all'interno di una buca di adeguate dimensioni
appositamente predisposta. Le piante che non sarà necessario spostare saranno adeguatamente
protette con delle recinzioni temporanee.
In ogni caso, durante tutta la fase di cantiere, si avrà cura di proteggere quanto più possibile
eventuale vegetazione esistente da ogni tipo di danneggiamento.
Tutte le lavorazioni necessarie verranno eseguite nel periodo più idoneo e prima di effettuare
qualsiasi tipo di semina o impianto, si provvederà a verificare l'idoneità del terreno, ricorrendo
eventualmente alla correzione del ph o all'uso di fertilizzanti.
Per la sistemazione delle aree precedentemente occupate dall'impianto si prevede l'utilizzo di una
pala cingolata, un escavatore che permettano di lavorare il terreno e rendendolo disponibile a
successivi utilizzi di uso agricolo.
SUOLO, SOTTOSUOLO , AMBIENTE IDRICO
GEOLOGIA
Per mezzo di un rilevamento geologico di superficie sull’area in studio e sulle zone circostanti è
stato possibile effettuare una ricostruzione della successione dei termini litologici a partire dal
piano di campagna.
Sabbie rossastre di copertura: Sabbie limose rossastre con trovanti di natura ghiaiosa con spessori
oscillanti tra 0.50 mt e 2.50 mt. Sono presenti sulle aree a quote più elevate del pianoro.
Materiali detritici : trattasi di depositi eluviali e riporti, arealmente molto estesi derivanti dai
processi di degradazione operanti sulle sabbie. Sono scarsamente addensati e con caratteristiche
meccaniche scadenti. Si rinvengono nei canali naturali comunque in area non interessata dal
progetto.
Sabbie e sabbie limose : costituiscono la litologia predominante dell’area di progetto e sono
rinvenibili al di sotto delle sabbie rossatre di cui sopra . Si presentano color giallo ocra, a luoghi
compatte . Si rinvengono livelli e strati di arenarie a cemento calcareo e livelli di ghiaie ad elementi
piccoli ed omogenei e/o banchi conglomeratici di diverso spessore. Le sabbie limoso argillose si
rinvengono all’aumentare della profondità.
Argille: limi argillosi grigio azzurri, giallastri in superficie, occupano il fondo dei fossi e
rappresentano il substrato impermeabile dell’area.
Questi ultimi sono terreni compatti e coesivi praticamente impermeabili color grigio azzurro.
La zona interessata dal progetto presenta una morfologia lievemente pendente tendente al
subpianeggiante. Procedendo verso gli impluvi il versante si presenta relativamente più in
pendenza. Non si evidenziano segni di instabilità in atto.
Dal punto di vista idrologico non si segnalano corsi d’acqua o incisioni di una certa importanza. I
terreni affioranti risultano abbastanza permeabili per porosità per cui le acque meteoriche tendono
ad infiltrarsi facilmente nel sottosuolo. A parte l’esistenza di microfalde per la presenza di lenti a
maggiore componente limosa è da segnalarsi la presenza di una falda a contatto con i termini
argillosi di base individuata tra -35 e - 50 mt di profondità a partire dalle quote di alto terrazzo.
Questa risulta in parte in pressione ove si rinvengono banchi di natura ghiaioso a contatto con le
argille di base.
Le aree risentono comunque dell’azione, operata a valle, di due canali laterali alle stesse che
consentono di disciplinare le acque provenienti da monte. Ottima l’azione di stabilizzazione
effettuata dalla vegetazione e da opere di regimentazione come gabbionate.
PEDOLOGIA ED USO DEL SUOLO
I suoli dell’ unità 15.3 si sono sviluppati su superfici pianeggianti e ben conservate, talora debolmente o
moderatamente acclivi, dei terrazzi marini, localmente interessate da depositi alluvionali e colluviali di
modesto spessore, e con alcune profonde incisioni dovute al reticolo idrografico secondario. I materiali di
partenza sono sabbie con lenti di ghiaie e ciottoli calcarei. Le quote sono comprese tra i 10 e i 140 m s.l.m.
E' costituita da 8 delineazioni, per una superficie complessiva di 9.110 ha. L'uso del suolo è agricolo:
predominano i seminativi, con presenza di frutteti, oliveti e vigneti.
Sono suoli a diverso grado di evoluzione. Sono presenti suoli a profilo molto evoluto, con differenziazione
marcata degli orizzonti per effetto della ridistribuzione dei carbonati, della lisciviazione dell'argilla e della
rubefazione. Questi suoli hanno orizzonti profondi di accumulo secondario dei carbonati (orizzonti calcici) e
dell'argilla illuviale (orizzonti argillici). In altri suoli, l'evoluzione è meno pronunciata e si limita alla
ridistribuzione dei carbonati (con una parziale decarbonatazione degli orizzonti superficiali) e alla
brunificazione. In alcuni casi si è conservato un orizzonte superficiale di colore scuro (epipedon mollico). Nei
suoli irrigati dei terrazzi più bassi, talora, gli orizzonti superficiali sono leggermente salini.
I suoli Tarantone si sono sviluppati soprattutto nelle aree più pianeggianti e conservate, mentre nelle aree a
maggiore pendenza sono più diffusi i suoli Pezzica e La Petrulla. Sono presenti, anche se interessano
superfici ridotte, i suoli Scanzano, Olivastreto e San Basilio.
Suoli prevalenti
Suoli Tarantone con orizzonte calcico moderatamente profondo (TAR1)
Suoli profondi, a substrato sabbioso-scheletrico, con un orizzonte argillico che sovrasta un orizzonte calcico
entro 1 m di profondità. La tessitura è franca in superficie e franco argillosa o franco limoso argillosa
nell'orizzonte argillico, lo scheletro scarso o assente. Il drenaggio è buono, la permeabilità media. Possono
presentare, al di sotto di 150 cm di profondità, un orizzonte petrocalcico che cementa gli strati di ciottoli del
substrato.
Hanno reazione alcalina in superficie, molto alcalina in profondità. Completamente decarbonatati nei primi
orizzonti, sono molto calcarei in profondità.
Classificazione Soil Taxonomy: Calcic Haploxeralfs fine silty, mixed, semiactive, thermic.
Suoli Pezzica (PEZ1)
Suoli profondi, a tessitura franco sabbioso argillosa in superficie e argillosa in profondità, con scheletro
scarso o comune. Sono moderatamente calcarei in superficie e fortemente calcarei in profondità, e hanno
reazione alcalina. Possono presentare, in profondità, eccesso di sodio nel complesso di scambio. La loro
permeabilità è moderatamente bassa, il drenaggio mediocre.
Classificazione Soil Taxonomy: Typic Calcixerepts fine loamy, mixed, active, thermic.
Classificazione WRB: Hyposodic Calcisols.
Questi suoli frequentemente presentano un epipedon mollico, e rientrano nel sottogruppo dei Typic
Calcixerolls
Da carta Regionale dei suoli
. Orizzonte pedologico Pez 1
Valori medi delle caratteristiche fisiche, idrologiche e chimiche dei
diversi tipi di terreno presenti nell'area di intervento
Scheletro % 8.6
Sabbia grossa % 23.3
Sabbia fine % 42.3
Limo % 17.1
Argilla % 17.3
Densità apparente t/m3 1.42
C.I.C. (a -0.03
MPa)
% su terreno
sec. 20.2
P. A. (a -1.5 MPa) % su terreno
sec. 11.1
Acqua disponibile % 9.1
Permeabilità cm/h 6.5
pH 7.7
Calcare attivo % 3.4
Sostanza organica % 1.5
Azoto %0 0.8
Fosforo totale %0 0.2
Fosforo
assimilabile
ppm 16.8
Potassio totale %0 5.7
Potassio
scambiabile
ppm 119.2
C.S.C. meq/100 g 14.3
Ce (1:2) dS/m 0.1
Impatti previsti
Non si prevedono impatti sulla componete Idrogeologica e pedologica in quanto non sono
previste grosse movimentazioni di terreno mentre il suolo continuerà la sua azione nutritiva per le
piante.
Le acque meteoriche continueranno ad essere assorbite naturalmente dal terreno defluendo al suo
interno quindi non si innescheranno fenomeni di erosione o squilibrio idrogeologico.
Le serre fotovoltaiche in progetto, visto la natura del terreno su cui verranno installati, saranno
realizzate secondo tutti i crismi di preservazione del terreno permettendo così alle strutture
serricole-fotovoltaiche:
_ di essere totalmente integrate nell’ambiente;
_ di preservare il terreno;
_ di non avere alcun impatto sul decorso delle acque piovane;
_ di poter ripristinare facilmente il terreno al termine del ciclo di vita degli impianti.
L’interramento dei cavidotti non supererà la profondità di 1,20 cm e, perciò, non si avranno
dannosi stravolgimenti del sottosuolo. Si sottolinea che verranno attuate opportune misure di
prevenzione e protezione per le possibili modifiche all'assetto idrogeologico dell'ambiente
(principalmente per quanto riguarda la regimazione delle acque meteoriche) che la fase di
realizzazione dell'impianto potrebbe comportare, quali canali laterali di drenaggio in cui verranno
convogliate le acque. Su ambedue i siti esiste un fosso naturale ricettore in adiacenza che riceverà
le acque di scolo come il fosso della Vinella .
Il ripristino dei luoghi sarà possibile soprattutto grazie alle caratteristiche di reversibilità proprie
delle serre ed al loro basso impatto sul territorio, anche in relazione alle scelte tecniche operate in
fase di progettazione ed in particolare modo all’utilizzo limitato di strutture portanti che
favoriranno il ripristino completo del suolo alla sua originaria funzione semplicemente tramite
l’asportazione delle suddette strutture.
L’approvvigionamento idrico per uso irriguo è garantito dall’impianto irriguo collettivo Regionale
attualmente gestito dal Consorzio di Bonifica di Bradano e Metaponto.
La dotazione idrica specifica di ogni idrante è ampiamente sufficiente per asservire le colture in
ambiente protetto,dove l’irrigazione si limiterà solamente a mantenere l’umidità del substrato e
dell’atmosfera a parametri compatibili con la produttività delle cotivazioni.
L’esigua quantità di acqua in eccesso sarà dispersa sulla matrice di suolo naturale e contribuirà a
mantenere lo stesso a livelli di umidità tali da consentire il giusto equilibrio degli elementi biologici
con sicuro vantaggio per il sistema ecologico. Quindi nessun impatto è previsto sulla falda
sotterranea.
NOTE CLIMATOLOGICHE
I dati utilizzati per l'inquadramento climatico si riferiscono alle stazioni di Nova Siri Scalo (5 m
s.l.m.) e Metaponto (25 m s.l.m.), localizzate agli estremi della costa ionica che si estende per
circa 40-50 chilometri dal confine con la Regione Puglia fino a quello con la Calabria.
Le precipitazioni medie annue sono 550 mm a Metaponto. Per quanto riguarda la loro
distribuzione, è tipicamente autunnale e invernale. I valori massimi mensili si raggiungono a
dicembre a Metaponto (75 mm) e a novembre a Nova Siri (80 mm). Le mensili più basse sono a
luglio e agosto a Metaponto, con 14 mm in entrambi i mesi, mentre a Nova Siri valori analoghi (14-
15 mm) si verificano nei tre mesi di giugno, luglio ed agosto.
La temperatura media annua è di circa 17 °C (17,1 °C a Nova Siri, 16,8 °C a Metaponto). Le medie
mensili più elevate sono nei mesi di luglio e agosto, e si aggirano intorno ai 26 °C, le più basse a
gennaio (8,1 °C a Metaponto, 9,3°C a Nova Siri).
I dati termo-pluviometrici, interpretati secondo il diagramma di Bagnouls e Gaussen, evidenziano
che il periodo di deficit idrico va da maggio a settembre per entrambe le stazioni considerate. Il
regime di umidità dei suoli, stimato con il metodo Billaux, è xerico per tutte le AWC considerate
(100, 150 e 200 mm). Il regime di temperatura dei suoli è termico.
La classificazione del clima secondo la formula climatica di Thornthwaite, riferita ad una AWC di
150 mm, è DB'3db'4, che identifica per la stazione di Nova Siri un clima semiarido (D) con indice di
aridità pari a 44, terzo mesotermico (B'3) con evapotraspirazione potenziale (ETP) annua di 871
mm. Si caratterizza per una deficienza idrica in estate con eccedenza idrica assente o molto scarsa
(d, con indice di umidità di 6,6) e per una concentrazione estiva dell'efficienza termica, intesa
come rapporto tra ETP del trimestre estivo ed ETP annua, del 51% (b'). La formula per la stazione
di Metaponto è analoga; l'indice di aridità è più basso (41,7) e la concentrazione estiva
dell'efficienza termica è del 50%.
Tipo di azione Accessori e impianti Macchine e utilizzatori Sonde
I venti che dominano in modo prevalente lo scenario dell’area sono quelli che soffiano da Nord-
Nord Ovest e da Sud-Sud Est come si evince chiaramente dalla tabella qui riportata.
Impatti previsti
Di seguito analizzeremo dettagliatamente le cause e gli effetti potenziali d'impatto sull'atmosfera.
I gas e gli odori vengono emessi esclusivamente dai messi di trasporto utilizzati nelle varie fasi di
lavorazione - coltivazione e commercializzazione. Detti gas ed odori sono il prodotto di scarico dei
soli motori a scoppio, diesel, pertanto sono limitati ai periodi di cantierizzazione e sola
commercializzazione come già avviene attualmente. Tale irrilevanza degli effetti va sottolineata
anche per l'assenza di ricettori, essendo l'area frequentata dai soli addetti ai lavori, per la
lontananza delle zone abitate e per il numero ridotto di mezzi di trasporto utilizzati. Per quanto
attiene l'immissione in atmosfera di gas ed odori causate dai mezzi di trasporto transitanti lungo le
artiere di collegamento per la fornitura del materiale finito si esclude qualsiasi aumento dei flussi di
traffico significativi, pertanto l'immissione in atmosfera di gas ed odori resterà invariata.
Non vi saranno opere ed attività soggette alle norme previste dal D.P.C.M. 01.03.1991, in merito
all’eliminazione delle fonti di rumore;
Non vi saranno opere ed attività soggette alle norme previste dalla Legge n° 319 del 10.05.1976 e
dal D.C.M. 21.02.1977, in merito ad esalazioni nocive;
Non vi saranno opere ed attività soggette alle norme previste dalla Legge n° 615 del 13.07.1966 e
dal D.P.R. n° 322/71, in merito ad inquinamenti atmosferici.
Non si prevedono impatti negativi sul clima, anzi la produzione di energia elettrica da fonti
rinnovabili farà risparmiare alla comunità svariate tonnellate di gas climalteranti per piu di 20
anni a beneficio della componente atmosfera.
Un altro fattore importante che mitiga eventuali effetti di “ristagno” termico o di barriera verso
correnti al suolo è la distanza relativa fra le serre .
Questi corridoi fra le varie file, sia in senso orizzontale che verticale, ridurranno in modo
consistente l’innescarsi di fenomeni che potrebbero variare le condizioni microclimatiche in
maniera significativa.
A parita di specie vegetali presenti in situ, potrà verificarsi una variazione della crescita e dei
tempi di maturazione delle stesse, lo stesso potrebbe accadere per alcune specie faunistiche
(insetti, rettili, piccoli mammiferi) le quali prediligeranno, in base alle loro esigenze, spazi piu caldi
e assolati o zone piu fresche ed ombrose.
Per verificare tali ipotesi formulate si installeranno delle centraline per il
monitoraggio climatico le quali hanno sensori che misureranno la temperatura, l’umidità, la
ventosità, l’irraggiamento solare ecc. in modo tale da monitorare l’area interessata dal parco
vivaistico fotovoltaico e acquisire, in questo modo, importanti dati relativi a questa moderna ed
ecosostenibile attività industriale.
Inquinamento elettromagnetico
La linea dell’ elettrodotto e il punto di allaccio in media tensione ricadono in parte all’interno della
proprietà e in parte lungo il tragitto che sarà indicato dalla STMG richiesta ad ENEL Distribuzione
riducendo così notevolmente ogni possibile impatto di natura elettromagnetica.
Infatti le linee di trasferimento saranno collocate in appositi cavidotti interrati e i trasformatori
saranno posizionati all'interno cabine a norme CEI. L’Esperienza maturata sulla realizzazione di altri
impianti dello stesso tipo ha permesso di calcolare i valori del campo elettromagnetico generato i
cui valori risultano non significativi .
I cavidotti di collegamento fra i trasformatori e la cabina MT di connessione alla rete elettrica
pubblica saranno in sotterraneo interrati alla profondità minima di 1,20 m.
Alla luce dei risultati ottenuti ed illustrati si evince come i tratti di cavidotto interrato esaminati
nella presente relazione rispettino le soglie di attenzione indicate negli articoli 3 e 4 del DPCM 8
Luglio 2003. Inoltre poiché i casi esaminati rappresentano le situazioni più sfavorevoli in termini di
emissione elettromagnetica attesa, si evince altresì che in ordine a tutte le linee elettriche
appositamente progettate nell’ambito dello sviluppo dell’impianto fotovoltaico su serre da
realizzarsi nel comune di Bernalda (MT), saranno rispettati i valori indicati nella Legge n. 36/2001 e
dal DPCM 8 Luglio 2003. �� ���� ��� � ����� ��� � ����� ��������� � ��������� ���� ������� � � �� � ������� � � �������� � ����� ������ ������� �� ������ � ����� ��� � ��� �� ��� ����� ��� ��������� � ����� ��� �� ������������ ������ ��� ����� ��� ����� !��� " #$ ���� �%&'� �( � ��� � ������ � ������� ��� �� ���� ��� � ����)��� ������ � � ���� �������$ ������������� ��������� ������� ��� �� ����� ��������� ������� � ���� ������� � � ���� *�� � �$ ����� ���� ��� ��� ������� ��$ ����)���� � �)���� �� �$ �� ��)���� � ������ ��� � ��� ���+� ��)�� � � �������� � �� �������� � ������ ������������$ �� ������ ��� ����� ��� ��������� �� ����� � ����� ��� � �� ��$ � ��������� ��� �������� ����� �������� ���� ', �� ����� ������ ��� ��� � ������ �" !��� " #$ ���� '%&#� ������ ������� ��� � ���� �������� � �� ��������� � � ���� ��� ��� ������� ��$ � ��)���� � �)���� �� �$� ��)���� � ������ ��� � � ���+� ��)�� � � �������� � �� �������� � ������ �� � ����� ������� ��� ������ ����������� � ���� ���� ���� � ��� ���� �� ��������- � ����� � �������� ��� ��������+� ��- ������� ���� ��������$ �� � ��� ���� ���������� ������ � ��� ��������� ��� �� ����� ��������� � ������ ��� ������� ����� �������� � ������ � ���� ������� � � �� � $ . � ����� ��)���� �� � ������- � # �� ��� �� ������������ ��� ���������$ � ��������� ��� ������ �� ����� �������� ���� ', �� ����� ��������� ��� � ������ � " !��� " ,% "
Campi elettromagnetici interni
Le apparecchiature e le geometrie previste per la sottostazione sono analoghe a quelle di altri
impianti gia in esercizio, dove sono state effettuate verifiche sperimentali dei campi
elettromagnetici al suolo nelle diverse condizioni di esercizio, con particolare attenzione alle zone
di transito del personale (strade interne). I valori di campo elettrico al suolo risultano massimi nelle
zone di uscita linee con valori attorno a qualche kV/m, ma si riducono a meno di 0,5 kV/m a ca.
20 m di distanza dalla proiezione dell’asse della linea. I valori di campo magnetico al suolo sono
massimi nelle stesse zone di cui sopra, ma variano in funzione delle correnti in gioco: con correnti
sulle linee pari al valore di portata massima in esercizio normale delle linee si hanno valori pari a
qualche decina di microtesla, che si riducono a meno di 15 microtesla a 20 m di distanza dalla
proiezione dell’asse della linea. I valori in corrispondenza alla recinzione della stazione sono
notevolmente ridotti.
Rumori e Vibrazioni
E' completamente da escludere l'influenza negativa dei rumori su ricettori esterni vista la
distanza da centri abitati e la non produzione di rumori in fase produttiva; tale influenza è nulla.
I rumori connessi ai flussi di traffico, restando i mezzi di trasporto invariati con lo stesso tipo di
percorrenze , non subiranno alcuna modificazione; la loro incidenza sarà irrilevante o nulla
considerato l'andamento ciclico dei flussi stessi dovuti a pochissimi automezzi e circoscritti ad
un'arteria stradale ormai utilizzata esclusivamente solo dagli stessi mezzi. In conclusione vista
l'assenza di ricettori esterni e la distanza da centri abitati, si esclude qualsiasi rischio connesso al
rumore o alle vibrazioni.
Durata e reversibilità dell'impatto
II limite temporale è dato dalla vita utile degli impianti,che va dai 25-30 anni. Al momento della
dismissione dell'impianto termineranno tutti gli effetti.
Vantaggi
Uno dei problemi generati dagli impianti fotovoltaici (a terra e ad inseguimento) è quello di togliere
terreni all’agricoltura; il grosso vantaggio degli impianti fotovoltaici integrati su serre, è triplice:
non togliere i terreni all’agricoltura
intensificare la produzione agricola nei terreni fertili;
rendere possibile la coltivazione intensiva, nei terreni aridi.
Oltre ai vantaggi ambientali derivati dalla produzione di energia da fonti rinnovabili, quindi
riduzione di CO2 nell’ambiente, l’intervento di impianto fotovoltaico integrato su serre, in oggetto,
procura altri notevoli vantaggi ambientali
La realizzazione di un impianto fotovoltaico su serre, presenta positive ricadute sociali ed
occupazionali, difatti, come effetto sociale, con la produzione di energia elettrica da fonte solare, e
con il vantaggio di sfruttare (come supporto) le serre, tale impianto è sicuramente un esempio che
infonde ed incoraggia, nelle persone, la spinta verso un interesse ed un impegno, sempre più
grandi, nei confronti della natura, sia per quanto riguarda la riduzione di emissioni di gas ad effetto
serra, sia per quanto riguarda iniziative di azioni, volte ad uno sfruttamento agricolo dei terreni,
sempre più efficace.
Di seguito si elencano le attività connesse alla gestione di tali impianti:
- Gestione impianto fotovoltaico: manutenzione inverter, manutenzione impianto elettrico,
manutenzione strutture, pulizia dei moduli.
- Taglio dell’erba al di fuori delle serre.
- Sorveglianza del sito.
- Coltivazione delle serre: per tale attività si fa notare che si sviluppano ore di lavoro, in
quanto, all’interno delle serre, la coltivazione è prevalentemente manuale.
- Attivazione di un mercato agricolo, attraverso colture pregiate.
Si può concludere che l'introduzione degli impianti in progetto potrà avere un effetto benefico per
l'economia locale e per la gestione ottimale delle risorse territoriali e ambientali.
Inoltre, l'area vasta, tutta nella sua interezza, potrà trarre beneficio dalla riduzione delle emissioni
che si ricollega anche alla sicurezza sanitaria delle popolazioni ed alla salubrità dell'ambiente
intero. Sulla base di questo studio delle valutazioni, delle analisi, e degli approfondimenti effettuati
risulta che la compatibilità territoriale e ambientale è assicurata grazie alla bassa invasività
dell'intervento ed al ripristino della fruibilità che ne consegue.
Insieme agli aspetti occupazionali, il miglioramento civile deriva dal rispetto e dalla salvaguardia
ambientale in cui lo stesso si articola e si sviluppa.
Proprio per questo, le serre richiamano esse stesse possibili soluzioni per una delle richieste
principali del benessere umano: l’energia.
Infatti, la produzione vegetale in serra, con particolare attenzione alle scelte ottimali agronomiche
ed ingegneristiche, si coniuga perfettamente con la produzione di energia.
Proprio l’energia, con particolare riferimento all’energia pulita, insieme all’aspetto occupazionale, è
oggi al centro delle scelte ed accordi sovranazionali mondiali di tutti i governi, tesi a raggiungere
nei prossimi anni l’obiettivo del 50 % del fabbisogno mondiale da fonti rinnovabili.
Il presente progetto, contribuisce in maniera significativa a questi obiettivi, prevedendo la
copertura di una falda con pannelli fotovoltaici.
Questa scelta permette:
ulteriore incremento delle ricadute occupazionali, altre 15 unità lavorative
salvaguardia ambientale evitando la immissione di t 0,725 di CO2 equivalente (attività di sei alberi
di grossa taglia ultratrententennali) per Kw
risparmio di 0,86 TEP per Kw
fabbisogno energetico di 400 famiglie per Mw
raggiungimento degli obiettivi fissati negli accordi e protocolli mondiali.
BILANCIO DEGLI IMPATTI
Sulla base dell'analisi dell'impatto sulle singole componenti ambientali per l’impianto produttivo
di serre fotovoltaiche integrate e relative opere di connessione, lo scrivente ritiene lievi le entità
delle modificazioni indotte dall'opera. Sarà indispensabile garantire:
- il divieto di accesso, sia nelle fasi di cantierizzazione sia in quelle di esercizio, alle
vegetazioni di macchia nei pressi dei fossi, comunque distanti dalle serre, per proteggerle
da riduzioni areali ;
- la adozione di tutti gli accorgimenti tecnici disponibili per facilitare l’inserimento delle opere
nell’ambiente, anche dal punto di vista della riduzione dell’impatto visivo. Questi , in
particolare, dovranno riguardare la adozione di adeguate tipologie costruttive come
l’interramento delle reti idriche ed elettriche ;
- la bonifica e il ripristino dei luoghi da adibire a cantiere .
Partendo dai dati di analisi si può affermare che l'unico intervento antropico rilevante, nell'intervento
proposto, riguarda l’impatto visivo delle serre.
Come già detto nell'emissione di gas e rumori l’impatto è praticamente nullo. Riferendoci ai
possibili effetti nelle capacità insediative dell'area e a possibili perturbazioni alla qualità della stessa
è da escludere qualsiasi tipo di impatto causato dalle serre . Lo stesso dicasi per quanto concerne
l’impatto su suolo e sottosuolo nonché sulla falda idrica.
Non esistono, nel progetto proposto, incongruenze con Piani o Programmi avendo operato nel
rispetto degli stessi, in riferimento alla pianificazione ed alla tutela del territorio .
La soluzione tecnica adottata acquista valenza rilevante in fase di ripristino e recupero ambientale
del sito e consente di per sé una mitigazione degli effetti impattivi negativi; perciò l'opera risulta
essere compatibile con il contesto ambientale in cui è inserita.
Il tecnico incaricato
Dr Michele Colasurdo