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GENOVA GIOVEDÌ 27 MARZO 2008
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FONDATO NEL 1886 ANNO CXXII NUMERO 74,COMMA 20/B. Spedizione abb. post. GR. 50
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INTERROGATO GUEDE
Delitto di Perugia,«Raffaele avevail coltello, Amandaera sulla porta»
PERUGIA. Amanda Knox eRaffaele Sollecito erano a casa diMeredith la sera in cui la studentessa fu uccisa. L’americana erasullaportadicasamentreilgiovanebarese aveva una cuffia in testa e uncoltello in mano. Lo ha detto,nell’interrogatorio durato oltre treore, Rudy Hermann Guede, l’ivoriano in carcere a Perugia con l’accusa di aver ucciso la studentessainglese Meredith Kercher. Guedeha detto di riconoscere nel ragazzoche ha visto e nella ragazza di cui haudito la voce gli altri due indagati.
«Siamo soddisfatti ha commentato all’ uscita del carcere di Capanne l’avvocato Walter Biscotti Rudy ha risposto a tutte le domande e ha ribadito la sua estraneità al fatto».SERVIZIO >> 5
OGGI IL NUOVO PIANO AIR FRANCE
Berlusconi: prestoi nomi per Alitalia«I miei figli in cordata? Lo vieterei». Sindacati freddi
L’INTERVISTA
Casini: «Cosìdalla Liguriadecideremoil Senato»
dal nostro inviato
LUIGI LEONE
ROMA. «In Liguria non abbiamo perso classedirigente, abbiamo voluto perdere classe dirigente.E stiamo guadagnando elettori». Sarà pure il campione dei moderati, Pier Ferdinando Casini, ma sibila con poca o nulla moderatezza i suoi sferzantigiudizi sullo scenario ligure che ha scomposto e ricomposto l’Udc nel sostenerne la corsa alla presidenza del Consiglio.SEGUE >> 2
ROMA. Silvio Berlusconi torna alla caricasull’Alitalia: «La cordata italiana? Non è campata in aria, fra qualche giorno saranno noti atutti i nomi degli imprenditori che faranno certamente un’offerta impegnativa». L’ex premier esclude che i suoi figli siano coinvolti:«Hanno tirato in ballo il conflitto di interesse.A questo punto, vieterei ai miei figli di partecipare in qualunque modo per la strumentalizzazione che ha fatto la sinistra».
Oggi Air France presenterà ai sindacati unnuovo piano per Alitalia, ma a turbare la vigiliasono arrivate voci allarmistiche sull’aumentodel numero degli esuberi. Sul personale èguerra di cifre e i sindacati restano cauti .CRESCI, G. FERRARI e LOMBARDI >> 3
Ascoltato per tre orel’ivoriano accusatodi avere uccisola studentessa ingleseMeredith Kercher
Il leader dell’Unione di centro alSecolo XIX: «Ho purificato il partitodalla classe dirigente che mi avevadeluso». Sferzate al Cavaliere, a Finie a Scajola. No alla commissione G8
ILLUSIONISMOAL POTERE
SAVERIO VERTONE
MICHELE SALVATI pronostica, sul CorrieredellaSera,uninasprimentodellabattagliaelettorale tra Pd e Pdl. Ma temo che sia difficileimmaginare qualcosa di diverso da più risentite accuse di plagio, indimostrabili contestazionisuinumeri,annuncidicordate,ruggitideltopo contro la Cina, esaltazioni verbali di dirittiumani e patriottismi costituzionali.SEGUE >> 21
OMICIDIO AD ARENZANO, CACCIA AGLI ASSASSINI
Massacrato per una donna
ARENZANO (GENOVA). Ucciso a bastonate, quasi certamente daun uomo pazzo di gelosia. Luigi Damonte,46anni,operaiomagazzinierealla Coop di Arenzano, è rimasto vittima di un efferato agguato, avvenutoall’alba di ieri, sotto la sua abitazione.Le indagini dei carabinieri portano aun movente passionale. La vittimaavrebbe intrecciato una relazione conuna donna. E l’uomo di lei lo avrebbe“punito” per questo.
In serata la donna, di origine straniera ma sposata con un italiano, èstata ascoltata a lungo nel comandoprovinciale dell’Arma. Insieme a lei,nella notte, sono stati torchiati perore anche due uomini. Damonte è rimasto agonizzante per ore in un canale di scolo sotto la strada, dove il killer lo ha abbandonato dopo averglifracassato il cranio.LUPI,SCARCELLAeSCHIAFFINO>>5,23e24
Luigi Damonte, 46 anni, èstato ucciso a bastonatementre usciva di casa alle5.45. Sotto torchio l’amicae due uomini
Amici e parenti di Luigi Damonte ad Arenzano sul luogo del delitto. Al centro, con gli occhiali, il figlio Marco, 21 anni
IL GIAPPONE BLOCCA LE “BUFALE” CAMPANE
Tracce di diossina nelle mozzarelle, ma è giallo«Moderata positività» in25 caseifici, sequestrati 83allevamenti. Ma gli espertisospettano partite di latteimportate illegalmente
ANDREA SCHIAPPAPIETRA
«L’ALLARME che si è creato inquesti giorni è eccessivo e immotivato: i campioni di mozzarella di bufala campana risultati positivi alladiossina sono limitati». È il messaggio lanciato dal governo al terminedel vertice al ministero della Salutecui hanno preso parte i rappresentanti di tutti i dicasteri interessati,della Regione Campania e delle forzedell’ordine.Casidicontaminazionecisono, ma risultano essere marginali.Al momento, fanno sapere dal mini
stero, sono in corso indagini accurate:in 25 caseifici campani sono stati rilevati indici di diossina «moderatamente superiori» ai limiti e, in seguito, si è risaliti a 83 allevamenti fornitori, a loro volta sequestrati e isolati. Per tre di questi sono già scattatele procedure di dissequestro perchéle analisi effettuate hanno dato esitonegativo. A breve verrà reso notol’elenco delle altre aziende coinvolte,all’estero così come in Italia, proprioper tutelare i consumatori. Ma sitratta, ribadiscono tutti, di numericontenuti e il limite di diossina rilevato in alcuni campioni è comunquesolo di «pochissimo» superiore allanorma (3,23,3 picogrammi pergrammo di latte contro i 3 picogrammi previsti).
La diossina riscontrata nei campioni di latte non sarebbe, però, da
collegarsi all’emergenza rifiuti e airoghi di immondizia. Possibili cause,hanno sottolineato gli esperti, andrebbero ricercate nella combustione di rifiuti industriali agricoli,ma anche nella possibile contaminazione da partite di latte illegali provenienti dall’estero.
Icontrollicontinuanoma,haprecisato il sottosegretario GiampaoloPatta, «va detto che la mozzarella dibufala è sostanzialmente un prodottosano e molto controllato e per la stragrande maggioranza è assolutamenteindenne da contaminazione da diossina». Patta ha annunciato che i primidati in possesso del ministero sonogià stati inviati all’Unione europea,soddisfacendo così la richiesta dellaCommissione che martedì aveva sollecitato chiarimenti entro 48 ore.SEGUE >> 7
INDICE
in primo piano...2cronache............4dal mondo.........8attualità ............ 9liguria...............11economia ......... 13marittimo.........15cultura e spettacoli17spettacoli ......... 19lettere e rubriche 20commenti.........21
genova ............ 23lettere e città...29album..............30
agenda............31spettacoli .........32cinema & teatri ..33
televisione.......34sport................35genova sport....38affari...............40meteo lotto...43
OGGI DOMANI
min. max. min. max.
5° 13° 5° 14°
In omaggio conIl Secolo XIX
Oggiil TelesecoloAlessia Ventura eCarlo Conti:ritorna da domanila coppia dei“Raccomandati”in prima serata suRaiuno
Sono 390gli italianiindagati
LIECHTENSTEIN
Fantantonio è rimastostregato da una giovanepallanuotista di Nervi.Per farglielo saperele ha spedito 400 rose
La first lady francese rubala scena al marito NicolasSarkozy durante la visita aireali inglesi. Il premiertransalpino annuncia: «Piùforze in Afghanistan»
LA VISITA
PARODI >> 4
Carla Brunireginaa Londra
C’è anche quella di Genovatra le 37 Procure a cuigiungeranno gli attidell’inchiesta sulla lista deipresunti evasori fiscali
NEONATO >> 8
LA COTTA
Cassano dona400 rosea pallanuotistadi Nervi
GIAMPIERI e E. MANGINI >> 36
VASCO ROSSI SI RACCONTA
IL MONDOCHE VORREI
GIGANTESCOICEBERGSISTACCADALL’ANTARTIDE
Esce domani il nuovo album dellarockstar, autobiografico e visionario
SERVIZIO a pagina 9 TORTAROLO a pagina 17
È il doppio dell’Elba. Frattura anticipatadi 15 anni per il cambiamento climatico
21JACQUES JOFFE
GUGLIELMO MAISTOFREDERIK NICOLAI
ATTILIO OLIVALANFRANCO VACCARI
*membri del Comitato Esecutivo
CONSIGLIERICESARE BRIVIO SFORZA
ALBERICA BRIVIO SFORZA
VITTORIO BO*
MARCO FORMENTO
PRESIDENTECARLO PERRONE*
AMMINISTRATORE DELEGATOFRANCO CAPPARELLI*
GIOVEDÌ27 MARZO
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Giocatori senza coscienzaalla roulette della politicadalla prima pagina
E dire che questa volta è diverso. Funzionerebbe assai meglio la verità, e dunque la denuncia dei mastodontici squilibrisociali, economici, tecnologici, territoriali, culturali e persino linguistici chesono stati lasciati crescere indisturbati dauna quarantina d’anni a questa parte e cheora, nella crisi finanziaria del mondo, nonconsentono più a nessuno e tanto meno aipolitici di scherzare con le parole.
Riequilibrare queste sproporzioni, eproprio mentre il mondo sta alterandotutte le sue misure, è un compito arduoche dovrebbe far tremare chi si apprestaad assumere il governo dell’Italia. Alpunto che è difficile capire come qualcunopossa darsi tanto da fare per vincere le elezioni e assumere un potere che probabilmente gli procurerà mortificazioni continue e insuccessi clamorosi. Bisogna augurarsi che lo faccia per amor di patria e nonper amor di fazione.
Nessuno può illudersi che il vecchiotrucco funzioni ancora. La crisi della democrazia (visibile in tutto l’Occidente maparticolarmente vistosa in Italia) ha rovesciato i termini del problema. Dove sondaggi, giornali e tv frastornano politici edelettori con tonnellate di chiacchiere, trasformando il mondo in una enorme portineria, il rapporto tra chi deve guidare lamacchina perché conosce la strada, e chideve lasciarsi trasportare perché non laconosce, tra chi sa e chi non sa, si rovescia.Guida chi non sa. Echi sa finge di nonsapere e si lasciaindicare la strada.
Questa è anchela ragione cherende così solitarianell’intero sistemapolitico la figura diTommaso PadoaSchioppa, unicostatista (proprioperché tecnico) inmezzo a una folladi attori (proprioperché politici).Questi ultimi devono fingere di non sapere, anche se magari sanno, per non perdere l’appoggio degli elettori, lasciandosidocilmente guidare verso un maleficotran tran. Il fatto è che questa volta,quando saranno al governo, l’illusionismoverbale che poteva bastare di fronte a situazioni tutto sommato tollerabili non accecheràpiùnessuno.Selepensionirimarranno basse, se Alitalia fallirà, se la Tavnon si farà, se il Kosovo salterà in aria, se laLega del Sud sarà delusa e la Lega del Nordimbestialita, se il nucleare anglofranceseci terrà fuori dalla porta lasciandoci senzatecnologia e senza energia, il patatrac risulterà dai fatti e nessuna parola, nessunoinvocazione, liberista o kennediana, potràsalvare dal disastro il Paese e i suoi governanti.
Negli ultimi trenta, quarant’anni unacollaudata tradizione italiana, influenzatadalpoliticallycorrectamericano,matuttosommato originale, aveva consigliato allacosiddetta classe dirigente di gettarebensì spavaldamente la propria coscienzaal di là delle barricate del futuro, ma anchedi guardarsi bene dal seguirla. Una voltalanciate le molotov dei propri ideali oltreil muro dell’ignoto, bastava avere l’accortezza di rimanere al di qua con la testa,
usando la coscienza come arma da getto.Si direbbe che la pratica di questi lanci
rivoluzionari o etici stia contagiando ilmondo intero, vista la facilità con cui siminacciano boicottaggi olimpici, che conogni probabilità non verranno seguiti daifatti. Anzi l’uso della coscienza come armada getto, non è più, a ben vedere, una nostra specialità esclusiva. Ad esempio: nellancio olimpionico dei “diritti umani” sisono specializzati i nouveaux philosophesfrancesi; mentre gli integerrimi liberistiinglesi, rigorosamente rispettosi del mercato, spingono lo Stato e la finanza pubblica a salvare le banche (come la Northern) da deplorevoli fallimenti.
In ogni caso da noi l’abitudine continua a trionfare. Fino a ieri, in ogni congiuntura difficile esisteva un momentopreciso, inconfondibile, in cui le coscienzedei politici e degli intellettuali sciamavano allegramente nell’aria, vorticose espensierate, come polline a primavera;mentre gli steli restavano saldamentepiantati nel prato. Solo dopo che la Storiasi era incaricata di dissipare le illusioni, lacoscienza si rassegnava a retrocedere furtivamente sotto i cavalli di Frisia della realtà, per riunirsi alla testa e acquattarcisidentro per qualche tempo, in attesa dinuove illusioni. A un idealismo declamatoe spericolato seguiva allora un pragmatismo ben ponderato e non raramentegretto.
Oggi, a parte quella di Salvati, le coscienze di granparte dei politici edi quasi tutti gli intellettuali nonsciamano più. Si limitano a pronosticare i successi diquesto o di quelpartito, scommettendo alla ciecasulla roulette politica, ed esprimendo senza ritegno giudizi perentori solo sulle questioni “eticamente
sensibili”. Nello sconvolgimento mondiale in corso si comincia a capire che lapolitica non può influenzare quella cosaindefinibile che è lo sviluppo delle civiltà,nel quale confluiscono alla rinfusa economia, religioni, teorie filosofiche, tecnologie e comportamenti, e che questa sostanza indomabile è come il mare e ilvento, non soggetta alla programmazioneumana. In altre parole, sta facendosistrada il sospetto che la politica possa governare solo le barche o le vele, ma non ilmare o il vento. E che i due errori ideologici del secolo scorso abbiano infrantoproprio questo principio, credendo (comeil socialismo sovietico) di poter produrrel’economia attraverso la politica o (comeil liberismo anglosassone) di poter rimpiazzare la politica con il mercato.
Ancora qualche anno fa Margaret Thatcher sosteneva che «una cosa come la societànonesisteecheesistonosologliindividui». Come dire che esistono solo le automobili e non una “cosa” come il traffico.Salta agli occhi la simmetria rovesciatacon la opposta e speculare convinzionesovietica che la forza motrice del trafficofosse tutta racchiusa nel Comando dei vigili urbani.SAVERIO VERTONE
I 60 anni di Costa, occasione per far recuperarea Genova un modello vincente di portualitàGIORGIO CAROZZI
La cittàfabbrica dei transatlantici era una credenziale,una cambiale in bianco, il lorofiore all’occhiello da mostrareorgogliosamente a New Yorko a Buenos Aires, in Venezuela, Sydney o nei Caraibi.E raccontano che Angelo
Costa e i suoi fratelli si riunissero periodicamentenella grande villa di famiglia, nel levante genovese:per ringraziare il buon Dio di tanta generosità, davanti a un frugale pinzimonio e ai morigerati raviolini in brodo. Sessant’anni dopo, Genova affoganell’indifferenza il genio industriale che si imponea cavallo di due secoli e stempera nella sua cattivacoscienza il compleanno di un’azienda che ha contribuito a internazionalizzare e irrobustire la Lanterna. Nel segno del libero mercato, della globalizzazione delle rotte e delle culture, degli investimenti, della professionalità e dello sviluppo occupazionale. Chiudendo definitivamente l’epopeadella nave passeggeri di linea italiana con la splendida turbonave “Eugenio C.” l’ultimo grandetransatlantico costruito per la nostra marina mercantile prima di riconvertirsi in vera e propriamultinazionale del mare.
L’antica ditta Giacomo Costa fu Andrea, trasformata nel 1967 in Costa Armatori spa e poi ribattezzata, negli anni Ottanta, con l’attuale denominazione (Costa Crociere spa), incarna e rifletteuno dei problemi di fondo della società genovese:l’incapacità di usare (e amare) le eccellenze locali.La compagnia che ha scritto pagine importantidella storia marinara del Paese è da anni la grandeesclusa dal dibattito politico sul futuro del porto.
Nonèinterpellataquandositrattadiaffrontareunproblema di interesse generale. Anzi, è stata costretta alla fuga.
La questione Costa, negli ultimi anni, è stata alcentro di un circo mediatico che ha visto sfilareamministratori e demagoghi da quattro soldi, politici semianalfabeti e orecchianti rappresentantidell’immutabile compagnia di giro. Alla fine èemerso chiaramente che l’opinione di chi ha dedicato una vita allo shipping non interessava a nessuno.
Quando dieci anni fa il gruppo Carnival diMicky Arison acquistò Costa Crociere, pochi pensavano che la storica compagnia genovese potesseritagliarsi un successo così clamoroso nell’industria del turismo. Arison disse che la fortuna diCosta dipendeva solo dalla sua volontà e capacitàdi crescere. Di suo, il Re Mida delle crociere ha poimesso un modello di business senza uguali. Varando scelte coraggiose, come quella di scegliereun manager come Pier Luigi Foschi, in quel momento responsabile della sede di Singapore di unaditta di ascensori. Dal momento del suo arrivo, Foschi ha introdotto idee inedite e un modello di gestione che si è rivelato vincente. La scalata si è fattainarrestabile: oggi Costa Crociere è la prima compagnia europea con più di 1.100.000 crocieristil’anno, schiera 12 navi in servizio e altre cinquenuove costruzioni in ordine, per un valore di 2,4miliardi di euro.
Grazie a Costa Crociere il cantiere di Sestri Ponente è tornato ai fasti dei suoi anni migliori. E laleadership della compagnia si è estesa ai principaliporti del Mediterraneo: ai primi sei (Barcellona,Civitavecchia, Palma de Majorca, Napoli,Veneziae Savona), le navi di Costa Crociere garantisconoquasiil30%deltotaledeipasseggeri,cioè2milionidi unità nel 2007.
Navi, passeggeri e terminal ovunque nelmondo. Tranne che a Genova, dove la compagniaha sede. Oggi non ha più senso tornare sui motividell’abbandono di Genova a favore di Savona,anche perché l’Autorità portuale di Savona ha lavorato benissimo, garantendo nuove prospettiveal business. Ma è altrettanto urgente chiedere allanuova amministrazione del porto di Genova di superare le visioni limitative che hanno inchiodatoCosta. Impedendo qualunque possibilità di sistema per una compagnia che non si tira certo indietro quando si tratta di investire e crescere. Ilmodello vincente è quello della gestione diretta diterminal dedicati. Un modello che si potrebbeforse ancora realizzare a Ponte Parodi, se si potesse adeguare il progetto alle necessità dellegrandi navi da crociera attuali.
L’Italia è il Paese europeo che trae i maggioribenefici dall’industria delle crociere, in termini dinumero di navi costruite, passeggeri imbarcati e intransito. In Italia il settore delle crociere impiegaoltre 74.000 dipendenti (+21% rispetto al 2005) eregistra una spesa diretta pari a 3,2 miliardi di euro(+28% rispetto al 2005), di cui 1,45 spesi dall’industria crocieristica mondiale, in cantieri italiani,per l’ampliamento e l’ammodernamento dellaflotta.
Sulla spinta delle continue innovazioni apportate da Costa con la collaborazione di Fincantieri,le navi di oggi hanno caratteristiche inimmaginabili fino a pochi anni fa. E sono diventate essestesse la destinazionevacanza per un pubblicosempre più ampio. È un business in continua crescita, che ha in Costa Crociere il suo motore europeo. Sarebbe già un buon segno celebrare i sessant’anni di Costa con un minimo di attenzioneper il futuro della città[email protected]
Guida chi non sa e chi safinge di non sapere.PadoaSchioppa unicostatista in mezzoa una folla di attoriche temono di perderel’appoggio degli elettori
&commenti opinioni
La socialdemocrazia svedese, sistema da imitareGIAN FRANCO MIGONE DE AMICIS
Gli articoli di Gianni BagetBozzo e Giuliano Gallettasul Secolo XIX del 12 marzo(“Fra Cristo e Marx”) a proposito della Teologia dellaLiberazione mi portano ariproporre una mia vecchiaidea. Parto da questa consi
derazione: ogni volta che sui giornali compare unparagone tra Paesi, il nostro è sotto la metà dellalista e la Svezia tra i primi. In soldoni, questo vuoldire che la Svezia funziona meglio dell’Italia; maperché? Questa è la domanda che mi rode e a cuiho trovato una risposta.
1) La Svezia “funziona” economicamente. Conqualche acrobazia sono riuscito a procurarmi iltesto originale del “Patto di Saltsjöbaden” del 1938tra la Confindustria svedese e la Confederazionedei sindacati (è come se Cgil, Cisl e Uil avesseroun’organizzazione comune). Per l’epoca in cui fuscritto, è un accordo incredibilmente moderno.Tra l’altro si afferma: «Non si può iniziareun’azione diretta contro chiunque se lo scopo è diperseguitarlo per motivi religiosi, politici e/o simili». Tutto questo nel 1938, con il nazismo alleporte.
Questo accordo ha alla base un concetto semplice: «Voi industriali siete più bravi di noi a farsoldi. Non vi intralceremo, ma voi pagherete letasse, con cui noi faremo il welfare state. In altritermini, non vi ammazzeremo (come fanno i nostri vicini russi marxistileninisti).
Di conseguenza: niente evasione; i profitti re
investiti non saranno tassati, ma tassati pesantemente gli utili distribuiti; ammortamenti accelerati per permettere l’acquisto di macchinari sempre moderni; niente industria di Stato ma una severa legge antitrust per non deformare il mercato.
È chiaro che il sistema “funziona” e perciòmandò (e manda) in bestia i marxisti, ma anche gliintegralisti nostrani, fautori dell’Iri e dello statalismo.
2) La Svezia “funziona” socialmente. È ovvioche, avendo i soldi, si può fare un buon welfarestate. Come sappiamo, addirittura gli svedesisembravano esagerati: ma noi solo ora arriviamoal congedo parentale, all’uguaglianza dei sessi, enon siamo ancora arrivati alla presenza significativa delle donne in politica.
Probabilmente questo ha portato qualche effetto negativo: la libertà sessuale deriva anchedalla “protezione totale” che comunque lo Statooffre per le conseguenze sgradite di questa libertà.
3) La Svezia ha una religione diversa. Questoargomento è probabilmente uno dei motivi percui la Chiesa cattolica non ha preso in attenta considerazione la socialdemocrazia “alla svedese”(sds). Un’altra obiezione che i cattolici muovonoalla socialdemocrazia svedese è che in Svezia cisono molti più suicidi che da noi. Vero, ma là influisce il clima. Del resto non mi pare che la sds siacontraddetta dal Vangelo: la parabola dei talentistimola l’iniziativa e la parabola del Samaritanostimola all’amore del prossimo. Il Samaritanooffre soldi per l’assistenza, che è poi lo stessoscopo del welfare state.
4) Non sono certo della differenza pratica masostanziale tra la dottrina della Chiesa cattolica e
la socialdemocrazia svedese. Penso che sia il“principio di sussidiarietà” (Catechismo §1993),che invoca l’intervento del “gradino” superioredella società quando i problemi non sono risolti.
Questo concetto nella sds non c’è. Però in questo principio validissimo si sono infilati appunto i sostenitori nostrani dell’industria di Statoe dello statalismo, con le nefaste conseguenze italiane; così beffando il §1994 «né lo Stato né alcunasocietà più grande devono sostituirsi all’iniziativae alle responsabilità delle persone dei corpi intermedi...».
Non so come gli svedesi affrontino le emergenze di questo tipo. Ma penso che anche qualchestudiosonellaChiesacattolicapotrebbecercaredicapire.
5) La socialdemocrazia “svedese” e la teologiadella liberazione sono quindi teorie contrastanti,perché il marxismo presuppone che tutti gli uomini debbano diventare uguali (e Brave NewWorld e Castro hanno spiegato cosa invece succede). Quindi i due sistemi non potranno mai essere compatibili. Mentre è assolutamente compatibile, per esempio, il “Microcredito” che l’indianoYunus, Nobel per la Pace, ha inventato e che si stapropagando. D’altra parte il liberismo Usa – “senon paghi non ti curo” – non possiamo accettarlo.L’uguaglianza dei diritti è innegabile, ci mancherebbe, ma in economia ci si deve confrontare conun sistema che “funzioni”.
Ora, se la sds innegabilmente “funziona” e nonlede i diritti fondamentali, merita maggior conoscenza e applicazione.
GIAN FRANCO MIGONE DE AMICIS, ingegnere, è stato direttoredell’Associazione industriali di Genova.