Fumagalli G-Citazioni Letterarie e Storiche
Transcript of Fumagalli G-Citazioni Letterarie e Storiche
CHI L'HA DETTO?
sj^
(gii
HA DETTO?DI CITAZIONI italiane e stra^ORIGINE
TESORONIEREDI
LETTERARIA E STORICA ^
INDICATE, ORDINATE E ANNOTATE DA
Giu^^
SEPPE Fumagalli,
bibliotecario a Milano
Quarta Edizione riveduta ed arricchita ^ ^ ^ ^
Ulrico HoepliMilano *1904
^ ^ ^ ^ ^ ^
Editore-Libraio della Real Casa ^>h
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3^PROPRIET LETTERARIA
159-903.
Firenze, Tipografia
di S.
Landi.Via Santa Caterina,
12
INDICE DEL
VOLUME
A
CHI LEGGE
Pag.
IX
PARTE PRIMAI.
Delle citazioni, dei
libri
e delle biblioteche
I
2. Affetti,
passioni, gusti, voglie, abitudini
912 ij
3. Allegria, darsi bel4. Amicizia5.
tempo, noia
AmoreingannoAvariziaBellezza e bruttezza, doti del corpo
21
6. Astuzia,7.
2931
8.
33
9. Beneficenza, doni, aiuto
37
IO. Benignit, perdono II.
40lodi
Buona
e
mala fama. Onori e
42
12. Buoni e malvagi
4851.
13. Casa e servi 14. Compagnia, buona e cattiva 15. Condizioni e sort disuguali 16. Conforti nei mali. Ricordo del bene passato
53 55
....
57
17.
Consiglio, riprensione, esempio
62 65 6771
18. Contentarsi della propria sorte 19. Coscienza, gastigo dei 20. Cose fisichefalli
21.
Costanza, fermezza, perseveranza
79
Indice del volume
22.
Cupidigia, egoismo
Pag.
8993107
23.
Donna, matrimonio
24. Errore, fallacia dei disegni, insufficienza dei propositi. 25. Esperienza 26. Fallacia dei giudizi, false apparenze, regole del giudicare. 27. Famiglia 28. Fatti e avvenimenti storici
no115
120124129131
29. Fatti e parole 30. Felicit, infelicit
31. 32.
Fiducia, diffidenza
134135143 147
Fortuna, fato
33. Frode, rapina, prepotenza 34.
Giorno e notte
35. Giovent, vecchiezza 36. Giustizia, 37.liti
150157
Governo,
leggi,
politica
165 184
38.
Gratitudine, ingratitudine
39. Guerra e pace 40. Intelligenza, genio,spirito,
186immaginazionevendetta
199
41.
Ira,
collera,
ingiurie,
offese,
207213
42. Libert, servit 43. Maldicenza, invidia, discordia, odio 44. Mestieri e professioni diverse
218221
45. Miserie della vita, condizione dell'umanit 46.
227235
Morte
47. Nature diverse 48. Nazioni, 49.citt,
248paesi
250271
Orgoglio, ambizione, vanit, presunzione
50. Ostinazione, ricredersi, pentirsi
.276286
51.
Ozio, industria, lavoro
52. Parlare, tacere 53. Patria in generale;
290e l'Italia in particolare
298315
54. Paura, coraggio, ardire 55. Personaggi storici e letterari 56. Piacere, dolore 57. Povert, ricchezza 58. Preti, sacerdoti, chiesa
324335
339
344
Indice del volume
59. Probit, onoratezza, fedelt alle promesse
.
.
.
Pag. 348
60. Prudenza, senno 61. Re, principi, corti e nobilt
354357 368371
62. Regole del trattare e del conversare 63. Regole pratiche diverse
64. Religione, Iddio 65. Risolutezza, sollecitudine, altezza e pochezza d'animo. 66. Sanit, malattie
377
390402
67. Sapere, studio, ignoranza 68. Saviezza, pazzia 69. Schiettezza, verit, bugia, simulazione, ipocrisia, adulazione
405412
415
70. Scienze e lettere, poesia, eloquenza, musica 71. Sollievo, riposo
.....
426445
"jz.
Speranza, disperazione
449452 457 461
73. Tavola, cucina, vini, altre bevande 74. Temperanza, moderazione 75.
Tempo, ponderatezza,
riflessione
76. Ubbidienza, fedelt, rispetto "JT. Vestire 78. Virt, illibatezza, modestia 79.
464469471
Via
477
PARTE SECONDA 80. Frasi d' intercalare comune
483
81. Modi
proverbiali e similitudini
500512
82. Apostrofi, invocazioni, imprecazioni 83. Scherzi, motteggi, frasi giocose
526543
84. Idiotismi
Indice dei nomi degli autori, commentatori, illustratori, Ecci-ndice
551
delle frasi
567
Indice delle cose notabili
625
Sg.^
A
CHI
LEGGE
La primala fine del
edizione di questo libro usc verso
settembre 1894: la seconda circa allala
met del 1896;
terza nell'aprile del 1899, e
tutt'e tre furono assai presto esaurite. Alla lusin-
ghiera accoglienza del pubblico, corrispose quelladella stampa, politica e letteraria; e dei giudiziespressi nelle molte recensioni che giunsero a
mia
conoscenza posso dirmi, quasi senza riserve, soddisfatto e superbo, non meno che grato.
Quale
sia lo
scopo di questo lavoro gidi repertorio
dissi nella
prefazione alla prima edizione e qui ripeto. Esso
un modesto tentativoed
illustra quelle citazioni, al
che raccoglie che sono pi comuneparlare.
mente notedi frequente
pubblico italiano e ricorrono pinello scrivere, sia nel
sia
Quindi esso contiene una copiosa scelta di citazioni da classici nazionali e stranieri, prosatori epoeti, di frasi storiche, ossia di frasi dette in de-
terminate circostanze da personaggi noti, e rimaste
famose per ragioni diverse. Per ciascheduna
di
Aesse
chi legge
con quella maggiore precisione che mi era possibile chi V ha detta, e di indicarne scrupolosamente le fonti storiche e letterarie: qua e l, per rompere la monotonia didi stabilire
ho cercato
un' arida successione di citazioni bibliografiche, ho
aggiunto delle notizie curiose di storia e di erudizione, qualche aneddoto, qualche squarcio letterario.
pagina ho dato la traduzione ad eccezione di quelle in lingua francese, di cui la conoscenza si presuppone in ogni individuo mediocrementepie' di
A
delle frasi classiche e straniere,
colto.
A meglio chiarirelavoro,
il
concetto direttivo di questo
non sar inutile insistere sul fatto che questa una raccolta di citazioni storiche e letterarie, vale a dire di frasi delle quali si pu e si deve rintracciare l'origine nei detti e nei fatti di qualche
personaggio storico, nelle opere di qualche scrittore antico o moderno. Non una raccolta paremiologica, quindi non
possono n debbono cercare sentenze proverbiali n italiane n latine n d'altre lingue. Qualcuno 'vorrebbe trovarci senci siz'
altro tutte le sentenze latine
che infiorano
i
nostri
discorsi,
senza curarsi di pensare se tutte entrino
nel quadro del libro, o
non siano adagi o
ditteri,
sia di origine classica, sia nati nelle scuolevali.
medie-
non registra il Bchmann n altro degli autori che ho scelti a modello: come ragionevolmente non posso citarli io. Questo, ad esempio, risponder ad un cortese critico, il quale miquesti
Ma
osservava che avevo dimenticato
la frase
De gusti-
A
chi legge
bus non est disputandum.serio
Ma forse credeva egli
sul
romano la paternit di questo lat7ius grossus? Invece non altro che una facezia scolastica del medio evochesi
potesse dare a qualche classico
genere del Gratatio capitis facit recordare cosellas o del Noji est de sacco ista farina tuo ; e nessuno potr mai sapere il nome d-ell' ignoto goliardosul
che primo la
disse,
come non
si sa,
n
si
sapr mai,deficere,
chi primo disse Melius est abundare
quam
o chi disse Promissio boni viri est obligatio, o V autore degli infiniti brocards giuridici: Neganti in-
cumbit probatio ; Potior tempore, potior jure ; Testis unus, testis nullus ; De minimis non curat praecercare frasi siffatte nel mio repertorio tempo perduto, e il lagnarsi di non trovarcele non ragionevole: tanto varrebbe farmi colpa di non avere in queste pagine investigato chi siator, ecc. Il
r autore di Moglieglio
e buoi dei paesi tuoi, o di
Meli-
un fringuello
oggi che
un
tordo
domani
(i).
A
pi d'uno parso che nello spigolare dai
melodrammatici io abbia ecceduto: e qui la critica, almeno per la prima edizione, non era senza fondamento. Ma non mi mancavano le giustificazioni. L'incanto della musica dei nostri sommi compositori (dicevo nella prefazione alla prima edibretti
(i)
Mi
riservo invece di riunire in
un volumetto che comparir
fra
poche settimane nei Manuali Hoepli, una raccolta pi che sarcomprese quelle che dal presente volumeaccennate o peraltre.
possibile completa di tutte le frasi e locuzioni latine che ricorrono
nei libri e nei discorsi,
sono escluse per
le ragioni
zione)
ha reso popolarissimealle
in Italia
insieme
melodie che
le ispirano,
ed all'estero, anche le pailletterate,
role degli infiniti libretti del nostro teatro lirico.
Su
dieci persone
che non siano affatto
hanno Divina Conmedia, bench non osino confessarlo, ma forse una sola che non abbia sentitoce ne saranno sempre sei o sette che nonletto la
la
Norma
e la Traviata. Potr darsi che a quelleil
riesca
nuovo od almeno incomprensibilePoscia pi cheil
verso:
dolor pot
il
digiuno
;
ma
forse a tutti sar familiare.
il
Mira, Norma,
ai
tuoi ginocchi
ovvero
1'
Addio
del passato.
Inoltre molte di queste citazioni
melodramma-
tiche che sono o furono ai tempi loro cosi conosciute,
diventano col tempo meno note, pure restando vive nella tradizione comune, bench ilvariare dei gusti e della
moda
abbia tolto di
re-
pertorio le opere alle quali appartengono. Molti
tito in teatro
non hanno mai senV Elixir d' Amore ; e per loro riesce notizia nuova e curiosa che dal suo spigliato libretto sia venuta a noi la trita frase Anche questa e da cogitar. Quanti di coloro che la ripetono, saprebbero dire, senza ricerche, l'opera cui appartiene ? E quello che si dice per noi vale a pi forte ragione per gli stranieri, che conoscono, pur troppo.della generazione che nasce,
Ail
chi legge
XIII
nostro teatro assai pi della nostra letteratura.
Inoltre, pi volte accade,frasi liriche siriosi
che a qualcuna di queste
connettano tradizioni preziose, cu-
aneddoti che prezzo dell'opera raccogliere
finch lafarlo:si
memoria dei contemporanei permette di veda ad esempio quel che ho scritto al n. 1050 a proposito di un gi- famoso coro della Donna Caritea di Mercadante, e si leggano le parole che su di esso, sui ricordi patriottici che ce lo fanno sacro, e anche su questa questione delle citazioni liriche ha scritto Alfredo Comandini in un recente e diligente suo libro. Nondimeno, poich alla maggioranza questo lusso di spigolature librettistiche non garbava, ho sfrondato largamente in questa parte, e ne ho lasciate fuori non poche. Quanto alla disposizione materiale del volume in un certo numero di paragrafi, bench possa a taluno sembrare che essa renda pi lunghe le ricerche, che sia inutile in un libro di consultazione, che il filo discorsivo col quale ho tentato di riunire le diverse frasi sia in molti luoghi pi chetenue, puerile, in altri fastidioso, in tutti superfluo(e
non potrebbei
essere altrimenti), per
un
fatto
che
copiosi indici alfabetici consentono al con-
sultatore
qualunque rapida
la classificazione
ricerca, ed inoltre che permette di trovare delle citazioni
delle quali
non
si
ricorda esattamente la forma,
senza di che non sarebbe possibile rintracciarle
una volta ha stampato che nel Chi V ha detto? mannell'indice alfabetico. Per esempio qualcuno
Acavala frase
chi
Icp-crc'
Madice
il
testo
Date a Cesare qtcel ch'e di Cesare, non dice cos dice Reddite qtt sunt;
Csaris, Csari; e sotto Redditeil
si
trova nell'in-
richiamoil
al
n.
esattamente
testo,
563 chi non ricordasse bastava cercasse nel 36,;
egualmente trovava la frase medesima. Ma e' di pi questo che il mio volume non per gli eruditi, i quali sanno gi tante cose senza bisogno di esso, per il pubblico spicciolo. E il pubblico, almeno in Italia, non compra un arido libro di erudizione in forma di dizionario; e se ha fatto buon viso alla mia fatica, devo in gran parte lasciarne il merito alla disposizione da me adottata, la quale, alla meglio o alla peggio, ne ha fatto un libro di cui, almeno per qualcheGiustizia, liti ed:
pagina, la lettura continuata sopportabile.
Per
lo
schema
di classificazione,
mi sono dunqueil
ancora attenuto a quello ormai notissimo chescani,
Giusti scelse per la sua Raccolta di proverbi to-
che egli stesso tolse dal libro di Orlandoil
Pescetti sui Proverbi italiani (1603), che
Cap-
poni, editore della raccolta giustiana, ricorresse,e che fu adottato con lievi modificazioni dal Pa-
squaligo, dal Pitr, e da molti altri paremiografi.
Naturalmente
io
pureci
ci
ho portato
tutti
quei ne-
cessari ritocchi che la diversit del lavoro richie-
deva; e per ultimo
ho aggiunto, facendone
la
seconda parte del volume, alcuni paragrafi pi comprensivi destinati a contenere e ordinare sommariamente, per lingue e per et, quelle frasi perle
quali
una
classificazione ragionata era dificile
A
cht legge
od anche impossibile. L' indice dei paragrafi e le annotazioni che ho fatte in principio a molti di essi nel testo, chiariranno meglio il mio concettoin questo ordinamento.
Alle illustrazioni di moltissime frasi, che gi si trovavano nelle prime edizioni, ho fatto correzioni ed aggiunte non poche n lievi; ho riscontrato sugli originali un gran numero di altre frasi che
prima erano citate soltanto su fede altrui, cosicch oggi ben poche sono rimaste le citazioni di seconda mano, e il libro nella quasi sua totalit
attinto originalmente alle fonti.
Ho
final-
mente aggiunto altre 129 citazioni, di guisa che il numero di quelle che tolsi via dalla prima edizione, 28 dalla seconda e 8 dalla terza,essendo 76(ed erano pressoch tutte frasi di libretti d' opera)
nuova numerazione salita da 1575, qual'era nella prima edizione, a 1936 nella quarta. Anche la mole del volume considerevolmente aumentata, tanto per le frasi nuovamente aggiunte, quanto per le nuove illustrazioni, i nuovi raffrontilastorici e letterari.
Ripeto qui in nota
(i)
i
titoli
dei libri ai quali
(l)
FlNZl (Giuseppe), Dizionario di citazioni latine ed italiane.
Palermo,
Remo
Sandron, (1902), in-8.Pensieri, sentenze e ricordi di
Arbib (Edoardo),
uomini par-
lamentari. Firenze, G. Barbra, 1901, in- 16.
FOURNIER (Edouard)
,
L'esprit des autres recueilli et racont.
VIII"ie dition. Paris, E. Dentu,
1886, in-i8.et curiosits
L'esprit dcms
l'histoire.
Recherches
sur
les
mots
historiques. V'" dition. Paris, E. Dentu,
1883, in-i8.
ho attinto in queste diverse edizioni elenco aumentato nella presente ristampa dei titoli di due;
nuovi
libri
pubblicati in questi ultimi tempi,
il
cou-
Alexandretoire
(Roger) ,
Le Muse dedictons
la
Conversation
:
reperlitt-
de
citatiofs
franaises,et
modernes, curiosits3'"*^
raires,
historiques
anecdotiques.
dition.
Paris,
Emile
Bouillon,
1897, in-8.(Georg),
BCHMANNRobert-tornowSpener,.
Geflgelte Worte.
Der
Citatenschatz des
deutschen Volkes, gesajntnelt
und
erlutert. Fortgesetzt vonBerlin,
Walter
XX.
verb,
und verm. Aufl.
Haude und
1900, in-8.(Georg),
WinterZZI
Unbeflgelte Worte, ztigleich Ergnztingenetc.
Bchmann, von Loeper, Strehlke1888, in-8.(H.),
Augsburg,
Adelbert
Votsch,
Nehry
Citatenschatz.
Geflgelte
Worte,
Sprichwrter
und^ Sentenzen.
Auf GrundFranc.
von Zeuschner's internationalem Ci-
tatenschatz vollstndig 7ieu bearbeitet. Leipzig,
King (Wm.tions,
Henry),
Classical
law
ter^ns
and maxims, proverbs,
Grnow, 1889, in-8. and foreign quotamottoes, phrases, andexplanatory no-
expressions in French, German, Greek, Italian, Latin, Spanish,
and Portuguese. With translations, tes, and indexes. New and revised
references,edition.
London,
Whi taker
&
Sons,
1889, in-8.
Dalbiac and Harbottle, Dictionary of quotations. London, Swan Sonnenschein & Co., in-8. (Pubblicate le tre prime parti:
English Quotations,Classical Quotations,
by Ph. Hugh Dalbiac, 2^
edit.,;
1897;
and
Italian
Quotations,
by Th. Benfield Harbottle, 1897 French by Harbottle and Dalbiac, 1 90 1. D'im:
minente pubblicazione la quarta
German and Spanish
Quotations)
TTHpest,
(Bla),
Szdjrul.szdjra.
A
magyarsdgi
szdll igei.
Buda-
Athenaeum, 1895, in-8.J.),
M1CHELSON (M.Sanktpeterburg,tip.
Chodtschi
Mtki slowa, 2^in-8.
isdanie.
Imp. Akademii Nauk., 1896,
RozanParis,
(Charles), Petites ignorances historiques et littraires.
Quantin, 1888, in-8.
A
chi legge
fuso e inesattissimo repertorio del prof. Finzi
(i)
e
il
curioso volumetto del signorle
Arbib
sui penita-
sieri,
sentenze e
i
ricordi del
Parlamento
liano.
Di
tutte le opere
citate in nota
mi sono
valso naturalmente, per arricchire e migliorare la
mia e cortese aiuto a questa ristampa ho trovato anche in vari gentili cooperatori, dei quali piacemi qui ricordare con riconoscenza il conte Francesco Lurani di Milano, il prof. Gustavo Uzielli di Firenze che mi ha comunicato le schede da lui messe insieme anni addietro per una compi;
lazione simile alla mia, e specialmente
il
prof. Fer-
dinando Hoffmann di Stockbridge nel Massachussets (Stati Uniti di America) il quale mi ha favorito
Hertslet (W.neu
L.),
Treppenwitz der Weltgeschichte. Vierte,
bearbeitete Auflage. Berlin,(Bla),
Haude und
Spener, 1895, in-8..
TTH
Mendemondk.1896, in-8.,
A
vildgtortnet furcsasdgai Bu-
dapest, Athenaeum,
VannucciEditrice
(Atto)
Proverbi latini illustrati. Milano, Tipografiavoi.3,
Lombarda, i88o*83,(A.) ,
in-8.
Otto
Die Sprichwrter und sprichwrtlichen Redensartenin-8.
der Rmer. Leipzig, B. G. Teubner, 1890,Giornale degli Eruditi e dei Curiosi,
Padova, 1882-85.
. .
Giornale di Erudizione, Firenze,(i)Il
1886 e segg.
signor Finzi nella prefazione del suo poco fortunato vodi
lume dicetranneil
non conoscere!
altre
opere italiane congeneri alla sua.d' ignorare la
Persichetti3'
Pretende quindi
mia, pure
arri-
vata alla
edizione e di cui in troppe pagine del suo libro sa-
rebbe
facile di
dimostrare eh'
egli
ha usato e abusato
oltre ogniil
discrezione. Io sono pi franco, e confesso chelibro,
ho spogliato
suo
e ne
ho
tratto
57 citazioni
ma
le
ho
tutte
rivedute sugli
originali e quasi tutte le
ho dovute correggere.
A
chi legge
un vero
tesoro di correzioni e aggiunte diligen-
tissime per la parte classica.
A
facilitare
1'
uso del volume,
1'
ho corredato
di
copiosi indici.
Un
indice delle citazioni riunisce in
una unicaprimi
serie alfabetica
non
solo tutte le frasii
nella loro testuale lezione (delle poesie soltantoversi),
ma ancorasi
tutte le varianti, quelle parti(e
delle frasi
che
citano separatamente
questo
succede pi di frequente nelle poesie), e perfinole traduzioni,
ove queste siano pure popolari come
le frasi originali.
Un
altro indice alfabetico con-
tiene
i
nomi
di tutti gli autori delle frasi, di co-
loro che contribuirono a renderle famose, che le
commentarono od illustrarono, ecc. e finalmente un ultimo indice delle cose notevoli permette di;
ritrovare rapidamente quelle notizie di varia eru-
dizione e quegli aneddoti che sono sparsi per
il
volume e d
la
chiave della classificazione meto-
dica delle sentenze.
Ladici
lettura del libro, e pi specialmente gl'inlo
chele
completano,
ci
porgono argomento as'
varie curiose considerazioni, nelle quali
intrave-
dono
leggi che reggono questa intricata
ma-
tassa della fortuna delle frasi. Per esempio le citazioni in poesia superano di
in prosa, e se
gran lunga quelle perch i versi, a cagione del ritmo e della rima, sono assai pi mnemonici della prosa. Delle non molte citazionine capiscela ragione,
in prosa popolari fra noi, pochissime poi sono italiane, e
anche questo naturale, perch
si
tiene
pi facilmente a memoria una frase straniera che
Aunaitaliana, la
chi legge
quale pu diventare popolare,
sol-
tanto quando contenga qualcosa di veramente originale sia nel concetto, sia nella forma.citazioni straniere
E
fra lele la-
tengono
il
primo posto
tine di cui le passate generazioni ci lasciarono pa-
trimonio larghissimo, spigolandole nei classici immortali della civilt romana, nella Bibbia ed anchein molti testi della bassa latinit; poi le francesi,
spettanti ad
un popolo che ebbe con noi tanteancheleai
re-
lazioni politiche e intellettuali, e la cui lingua cos familiarefrasi inglesi,
meno
colti.
Pochissime
le
tedesche, le spagnuole, e anche
queste pi note nelle traduzioni francesi o italiane
che negli originali. E notando poi quali siano autori pi di frequente citati, vedremo a unpresso quali sianoi
gli
di-
pi popolari oggi nel nostro paese, il che, si avverta bene, non vuol per nulla dire pi letti; infatti abbiamo in primo luogo la Bibbia, e subito appresso Dante, l' uno e V altra pi citati che letti, quindi, andando in ordine decrescente, e non tenendo conto dei librettisti di melodrammi, Virgilio e Orazio, il Petrarca, il Metastasio, Cicerone, il Tasso e il Manzoni,libriil
Giusti,
La Rochefoucauld,raro),
di cui le sen-
tenze sono certamente pi conosciute del(caso
nome
Ovidio, Seneca il giovane, Ariosto e Voltaire (non sempre citato a ragione, anzi pi volte a torto che a ragione), il Leopardi, T Alfieri, il Monti, Shakespeare,
non nuovo ne
e
Giovenale, poi tre nostri grandi poeti, il Foscolo, il Carducci e il Parini, Plutarco, S ve-
due grandi comici, Terenzio e Molire, lo Stecchetti, e finalmente in pari grado, Tito Livio e Publilio Siro. Anche altre considerazioni pu suggerirci il libro, ove si ponga mente alle curiose trasformazioni che hanno subito le citazioni storiche e letterarie. Delle frasi storiche, si pu dire senz'altro che i tre quarti sono apocrife, in ogni modo non sono mai esatte. Se si risale, come ho cercato di fare, alle fonti originarie, le si trovano sempre trasformate: il pensiero sar quello, ma la forma sempre meno solenne, meno rettorica. Il popolo se ne innamorato, e le ha accomodate, vezzeggiate, rese pi sonore. Era anche legge di selezione naturale, altrimenti non avrebbero potuto sopravvivere nella memoria delle persone indotte o meTONIO,i
diocremente colte.spessissimo
Anche le citazionibenchci
letterarie
sono
inesatte",
non accade tanto
spesso quanto le storiche: infatti la citazione letteraria, a preferenza
della storica, spesseggia in
bocca a persone, nella media, di maggior coltura. Per anche per queste si fatto, ogni volta che si potuto, lo stesso lavoro inconscio di accomodamento. Sono anche frequenti quelle frasi chesi
ripetono, sia per scherzo sia per errore di in-
terpretazione, dovuto talora alla illusione dell' orecchio, in
un
significato al quale
i
respettivi autori
non
si
sognavanoil
di pensare, cio
ben diverso da;
quello che originariamente avevano
e basti citareil
per tutte
biblico Pauperes spiriho,
virgilianores,
Suit lacrinice rerum, V oraziano
Leda potentes
Ai
chi legge
xxi
danteschi Provando e riprovando, Descriver fondo a tutto r uftiverso. Aver perduto il hen dell' intelletto. N mancano le frasi che si attribuiscono a
qualche famosostate
scrittore,
ma
che non sono maisono invecefrasi
da
lui dette
n
scritte, ei
riassuntive nelle quali
posteri
hanno condensatodall' in-
per cosi dire la dottrina che traspariva
sieme delle sue opere,foggiate dai
tali
varie frasi aristoteliche,
filosofi scolastici
con
le
parole di
lui,
e molte altre sentenze dottrinali, per esempio il famoso Omne vivuni ex ovo di Harvey. E potrei prolungare queste considerazioni, se
non
preferissi di lasciare
che
l'
acume
del cortese
lettore possa esercitarcisi
da s nella lettura del
mio modesto volume.Milano, dalla Biblioteca NazionaleAprile 1904.di
Brera
G. Fumagalli.
-(sXoivr)-
CHI L'HA
DETTO?
PARTE PRIMA1-
Delle citazioni, dei libri e delle biblioteche
Presento
al
pubblico per la quarta volta questo saggio di un re-
pertorio italiano di citazioni storiche e letterarie. Nella patria letteratura
non
si
conosceva finora in questo genere altro che
il
catalogo dellaantica elo
Grande Esposizione Universale,
di Rettorica usatasi
modernadi
che quel bizzarro scrittore che
celava sotto
pseudonimo
Yorick (avv. P. Coccoluto Ferrigni) pubblic
nlV Almanacco del Fanfulla pel 18^3.
Ma
se
il
dilettante di
umo-
rismo potr senza dubbio divertirsi di pi leggendo di quella Esposizione che
doveva inaugurarsiili
il
giorno delle Calende Greche per
chiudersi soltantoal
giorno del Redde raUonem, e restare aperta
pubblico
tutti
giorni dal mattino della vita fino all'or dei
delitti (prezzo del biglietto
d'ingresso: un obolo.... di Belisario),il
nonmio.tino
sar immodestia di pensare che
ricercatore,
pure divertenil
dosi meno, consulter con qualche maggior profitto
repertorio
Non
vi
si
troveranno
frasi
peregrine od inedite, che anzi
dei requisiti per poterle ammettere in questo repertorio, frasi
che sianotorio,
generalmente conosciute.
E
allora perch
il
reper-
se tutti o quasi tutti lesi
conoscono?
Ma
se tutti ripetono
con compiacenza, etenze,tati
valgono liberamente di simili motti, sen-
modi
di dire, passati
ormai nel dominio comune
{*),
e divenlet-
per cosi dire la moneta spicciola della erudizione e della
(*) Vedi Quintiliano, Instil, oral., V, 11, 41 " Ea quoque, qu vulgo recepta sunt, hoc ipso, quod incertuin auctorem habent, velut omnium fiunt, quale est: Ubi amici, ibi opes: et, Conscientia mille testes; et apud Ciceronem, Pares autem, ut est in vetere proverbio, cum paribus maxime congregantur. - Vedi anche a pag. 21, nella nota al num. 73.:
Chi
rha
detto?
[1-2]
taratura,
non sempre1'
tutti
ne conoscono l'autore, l'origine, e
talorasciute,
neppuree che
esatto significato.
Anche
poi di frasi pi cono-
ognuno
sa essere di autori notissimi,
non sempre
si
ricorda con precisione da quali passi delle loro opere siano tolte,ci chesi
pure curiosit scusabile, anzi ragionevole.il
E
perci
non
faccia meravigliaaltri
lettore se incontrer dei versi di Dante, del
Petrarca, o di
valentuomini dello stesso peso, versi che ogni:
persona, mediocremente colta, sa a memoriaricordarsi con esattezzail
ma
egli sicuro di
canto,
il
sonetto ecc. cui appartengono?
E
neppure
si
meravigli se accanto a queste
gemme
del nostro tesoro
letterario, trover delle ciance sciapite, degli orribili versi tolti dai
melodrammi pidelle frasi citate
in
voga o dai drammi di repertorio e perfino
dalle pi scollacciate operette {proh
pudor /), giacch alla scelta non ha presieduto nessun criterio estetico, ma Anchequelle
soltanto quello della maggiore o minore notoriet.scorietatesi
citano spesso, e ricorrono nella conversazione, talora adataltri significati
ad
dal primitivo,
anche pi di frequente diil
sentenze pi nobili e pi gravi, percidi trovarle qui, e di sapereil
pubblico ha
il
diritto
loro stato civile.
Insomma questosi
che io faccio un vero Manuale del perfetto citatore, da cui
deve apprendere
1'
arte di citare esattamente, arte pi difficile chesi
comunemente non1.
creda,
dal
momento che
:
L'exactitude de
citer, c'est
unart.
talent
beaucoup
plus rare que l'on ne pense.(Bayle, Dictionnaire,Il lettore italiano
Sanchez, Rmarques).
trover qui di che soddisfare largamente ognile
suo gusto: trover, come gi ho detto,
gemme
frammiste a molte
pietruzze di nessun conto, che io, ridotto al modesto ufficio di archivista della rettorica contemporanea,
non poteva neppur volendoqui
mandare
in bando.
raccolte quel
Pu quindi giustamente dirsi delle frasi che Marziale diceva dei suoi epigrammi:
2.
Sunt bona, sunt quaedam mediocria, sunt malaP^^^^'Esse sono quelle che(Epigrammi,lib. I,
ep. 17, v.
1).
Omero in pi luoghi dei suoi poemi chiam
:
2.
Ce ne sono
dei buoni, alcuni sono mediocri,
ma i pi
sono
cattivi.
[3-5]
Delle citazioni^ dei libri e delle biblioteche
3
3.
"ETisa TTispevia.
che Giorgio
Bchmannpresente, e
tradusse nella frase tedesca Geflgeltetitolo di
Worte, frase rimasta celebre come redattostatiil
un
libro, sul cui
piano
di
cui
circa cento mila esemplari
sono
finora sparsi in tutta la
Germania.letterarie
Vi sono soprattutto citazioniniri, antichi e
da
scrittori italiani e stra;
moderni
;
vi
sono
frasi storiche
vi
sono anche deidella lingua,
proverbi, cio delle frasi tolte dal patrimonio
comune
ma sulle quali unoPucesi queste,
scrittore
noto ha versato parte della sua celebrit.di altre
dirsi infatti col
Fournier, autore
due raccolte, fran:
delle quali
mi sono valso senza scrupolo, che
4.
Il
en est des adages populairesbillets
commepour
des
en circulation:
il
faut,
qu'ils
aient toute leur valeur, qu'uneles endosse.(Fournier,Cfr. coni
bonne plumed.,
U esprit des autres, chap. VI; VilleMoliret.^^ Anfitrione (a.les
pag.sc.
85).
versi di
II,
i):
Tous
discours sont des sottises.
Partant d'un
homme
sans clat;
Ce
seraient paroles exquises
Si c'tait
un grand qui
parlt.
Vi sono pure
delle frasi scherzevoli e facete
;
e anzi sono stato
meno parcopur alleviare
nell'
ammettere queste che
le altre,
poich bisognavail
la gravit della materia,
e renderefacile,
libro, di per
s cosi arido, di lettura
un poco pi
memore
del precetto
oraziano5.
:
Omne
tulit
punctum, qui miscuit
utile dulci,
Lectorem delectando, pariterque monendo.(Orazio, Arte poetica,v. 343-4).
La metafora contenuta
nelle
tre
prime parole ha origine dale
questo, che nei primi tempi della repubblica
votazioni nei co-
3.
Parole alate.Ottiene la generale approvazione chi unisce l'utile al dolce,dilettando e istruendo al
5.
tempo
stesso
il
lettore.
Chi
Vha
detto?
[6-9]
mizii
si
facevano nel
modo
seguente
:
ogni cittadino entrando nelil
recinto
assegnato alla sua trib o alla sua centuria davaufficiale
suo
voto ad un
posto all'ingresso dello steccato, e questi loali
notava segnando un punto di frontespettava, in
nomenomi
del candidato cuii
una tavoletta che portava
di tutti
candidati;i
quindi
la frase alle
omnefacezie
tulit punclu?i,
significa riport tutti
voti.
Quanto
auguro;
ai
miei lettori di non abusare diessi
questa pericolosa mercanzia6.
non dimentichino
che
:
Diseur de bons mots, mauvais caractre.(Pascal, Penses morales,26).
e
non vogliano
essere di quelli, ai quali
pu:
attribuirsi
il
melan-
conico coraggio di dire con7.
Quintiliano
Potius
amicum quam dictum{Desiffatte
perdidi.VI, cap.3,
institut, orat., lib.il
28).
Aficato
molte di
sentenze
popolo che
le
usa, ha dato signi-
ben diverso dall'originario,con;
e perci parecchie volte in bocca
altrui udrai ripetuto per celia o per ischerno frasi
che
i
loro autori
scrisseroaltri
la
massima
seriet.
Questo del resto segue anche inad alcunafrase un' inter-
campi
e pi fiate converr darele
pretazione chele righe,
parole testualmente
non avrebbero,
leggere fra
indovinare l'occulto pensiero dello scrittore.alla sola lettera
E
chi
mai
potrebbe attenersi sempre8.
che uccide?
LitteraQuesto
enim
occidit, Spiritus{Epist. S. Pauli, II,
autem
vivifcat.6).
ad
Corinthios, cap. 3, v.
il
libro eh' io presento all'
esame indulgente del pub-
blico italiano, libro
composto con
fratesca pazienza, raccogliendo
da annivero9.
la
parca messe delle quotidiane letture e conversazioni.Il
L' opera mia quindi molto modesta.la
mio
libro
non ha dav-
pretesa di essere
Le
plus he2iM{livre) qui seit parti de la
main d'unvient pas.nella Vie del'
homme, puisque l'Evangile n'encome eW Imitazione diCorneille,
Cristo scrisse
Fontenelle
pubbl. per la prima volta nella Histoire de
Acadmie
7.
Preferii rinunziare
8.
La
lettera uccide,
ad un amico anzich ad un motto. mentre lo spirito vivifica.
[10-14]
Delle citazioni, dei libri e delle biblioteche
5
dell' ab.
d' Olivet (Paris,
1729,
to.
II, pag. 177);
n
si
pu
dire
di esso quel
che
Dante
dice del libro suo
10.
Al quale ha posto mano!
e cielo e terra.e.
(Dante, Paradiso,
XXV,
v. 2).
Oh, no davveropensava,rima) che
la
mia
fatica
non potrebbe meritare nemmenoil
l'approvazione di Giuseppe Giusti,
quale in un suo epigramma(forse in
un po' troppo sentenziosamente:
amore
della
11.
Il
fareil
un
libro
meno che
niente
SeQuesto libro
libro fatto
non
rifa la gente.affido al be-
invece
una povera compilazione, cheipercritici,
nevolo esame, non deglicoloro, ela lettura
non
dei dotti,
ma
di tutti
sonoola
i
pi, ai quali
un bel giorno pu
fare difetto
o
memoria; quindii
12.
Lungi da queste carte un secolo rintuzzati.scrisseil
cisposi occhi gi
da
comedi
Parini neld' inesattezze
principio della dedicatoria Alla
Moda
che precede
il
Mattino. Esso contiene, e in larga misura, peccati;
omissione,
ma
per quanto esso sia anche in
questa redazione imperfetto, vi sar chi talvolta potr consultarlo
con profitto, memore della sentenza di Pliniovataci dal nipote in
il
vecchio (conser-
una
lettera
famosa in cui questi d ragguaglio
della vita e degli studi dello zio):
13.
Nullum(C,
esse librum
tam malum,
ut
non aliqualib.
parte prodesset.Plinio Cecilio Secondo, Epistole,Ili, ep. 5).
Perci io spero indulgenza, e chi sa, fors' anche favore
!
infatti
14.
Habent sua
fata libelli.;
emistichio che quasi costantemente attribuito ad Orazio
ma
che
13.
Non
esserci libro tanto cattivo, che
non potesse
in qualche
parte giovare.14.
Anche
i
piccoli libri
hanno
il
loro destino.
Chi
Vha
detto?
C^S-l]
invece di
Terenziano Mauro {Dev.
Uteris^ syllaMs et mctris::
carmen heroictim,
258).
Ecco
il
verso intiero
Pro captu
lectoris
habent sualibri,
fata libelli.
Eccoci dunque a parlare dei
anzi gi
ci
siamo venuti da
qualche momento, parlando di questa povera opera mia.voluto passare sotto silenzioal libro si riferiscono:
Non
avrei
la
pi importante delle sentenze, che
15.
Un
livre est
un ami qui ne trompe
jamais.
un bel verso che la chiusa di un sonetto di Desbarreaux-BerNARD, e che il drammaturgo francese Ren-Charles Guilbert (pinoto, dal luogo di sua nascita, sotto lo pseudonimo di Pixrecourt)
aveva
fattoy
stampare
neW ex-Ubris
della sua ricca biblioteca (vedi
J rder e Ex- Izr Ana,
Paris, 1895, pag- 7o, 72);
come Teodoro
Leclercq avevaticamentezione:
invece posta sulla porta della sua, chiusa erme-
ai curiosi
non meno che
agli studiosi, la egoistica iscri-
16.
Tel est
le sortil
fcheux de tout livre prt,il
SouventUn
est perdu, toujours
est gt.1538)
esemplare delle opere del Sabellico
(ediz. di Basilea,
gi appartenuto al Grolier ricordato pi sotto, quindi al presidente
Hnaut, e ora nella biblioteca dell'Arsenale a Parigi, portadell'Hnaut medesimo
in
uno
dei fogli di guardia questa curiosa annotazione greco-latina di:
mano
'Ex XO 'AOyjvatou Caroli de Henaut, in magnotoris et decani, X(p list
Consilio sena-
1710.
Libros alienos utendos Rogantibus 'A7ixpc|xa.'E^ saYYE^^ou xoO xax Aouxcv xecp. 11 xal xoQ xax MaxGalov xscpaXaw 25:Zyjxslxs S {laXXov, xal TCopssaGs
IIpc XO uctXoovxac, xai yopctasxe
'Eauxolg, Ttw yp ^yjxwv sptaxsc.
[T7-I9]
Delle citazioni, dei libri e delle hiblioteche
7
Di questo verso17.
biblico la frase
Ite
ad vendentes.{Evang. diS.
Matteo, cap.
XXV,
v. 9).
rimasta viva nell'uso.
Mariere
in Francia altri bibliofilil'
avevano tradizioni pi generose,
basti per tutti citaredell'
immortale Giovanni Grolier lionese, tesoFrancescoI,
armata d'al
Italia sotto
quindi tesoriere di
Francia sino
1565, anno di sua morte, amatore e collezionista
intelligente di ottimi libri, che sui piatti dei suoi
volumi faceva
scrivere yi7. Grolierii et amicoruni.
Ma
egli
non l'aveva inventataItalia,
questa generosa divisa, che aveva portato d'
con
l'
arte della
legatura ed eziandio con lo stile della ornamentazione imitato dalle
splendide legature di uno sconosciuto bibliofilo veneziano dei primf
anni del secolola
XVI, Tommaso Maioli,
i
cui libri portano tutti
leggenda:
18.
Th. Maioli et amicorum.l'
Ancheet
umanista napoletano, Giano Parrasio, appose suli
frontespizio di tutti
suoi libri:
il
cortese moVio:
Jam
ParrhasiicpfXcov.
amicorum^ e RabelaisPeri
Francisci Rahelesii %al twvi
bibliofili,
o meglio per:
bibliomani,
non manca
l'epi-
gramma, ed19.
questo
C'est elle!
Dieu que
je suis aise!
Oui, c'est la bonne dition;
Voil bien, pages douze et
seize,
Les deux fautes d' impression Qui ne sont pas dans la mauvaise.graziosa sestina di P3g- 9), di cui
Pons de Verdunfatto
{Contes et poe'sies^ 1807,del vaudeville
Scribe ha4).
un couplet
Le Sa-
ant
(a.
II,
se.
Parlando del libro nondel cinquecentista tedesco,
si
pu dimenticare n
1'
ammonimento
17.18.
Andate dai venditori. Di Tommaso Maioli e de' suoi amici.
chi t ha detto?
[20-24]
20. Libri
quosdam ad scientiam, quosdam ad saniam deduxere.
in-
(Geyler, Navicula faluorum, Turba I. Mitratoruin, IIY , Argentorati, 1510).
n
la celebre frase
ughiana
21. Ceci tuera cela.(Victor Hugo, Notre-Dame de Paris,le qualilib.
V, chap.
1).
parole chiudono
il
cap. I, e sonoil
commentate:
a profu-
sione nel successivo, di cui formano
titolo
Ceci tuera cela.
Le
livre tuera l'difice.
Dai
libri
breveil
il
passo
alle biblioteche, delle quali,
come un
dei
musei, scrisse
Tommaseo:
che vi la
un so che
di vivente, piclas-
che l'Amadriade nella pianta, esico latino
Naiade
nella fonte, e
aveva detto
2 2.
Uli
quorum immortales animae{in hibliothecis) loquuntur.(Plinio il Vecchio, Hist. Natur.,
in locis iisdem
lib.
XXXV,
cap.
2).
La pi
antica delle biblioteche delle quali ci abbia conservato
notizia la storia, ci
ha pure dato un motto notissimo'laxpsTov).
23.
Medicina animi (Wu)(^
eh' la iscrizione la quale, secondo narra
Diodoro Siculo
(I,
49, 3)
stava sull' ingresso della" biblioteca del re Osimandia di Egitto e dicuificiosi
ricord certamente
FedericoDai
il
Grande quando1780)l'
sull'edi-
della Biblioteca:
Reale di BerlinoSpiritus.
(finito nel
f'
porre
le:
parole
Nutrimentum
latini ci scese
altra sentenza
24. Si
hortum
in bibliotheca habes, deerit nihil.(Cicerone, Episiolce ad familires,lib.
IX, ep.
4,
a Varrone).
20. I libri fecero diventare dotti alcuni, altri pazzi.22. Coloro {gV illustri scrittori) dei quali le anime immortali par-
lano nelle biblioteche.23. Medicina dell'anima. 24. Se presso alla bibliotecaci
sar
un
giardino, nulla ci mancher.
[25-27]
Delle citazioni, dei libri e delle biblioteche
9
Eresto,
con questo ha
fine
questo primo paragrafo, che serve vera:
mente
d* introduzione all' opera
innanzi di licenziare
al lettore
il
devo avvertirlo
di ci che
veramente avrei dovuto dir prima,
cio che
non
cerchi in questa raccolta frasi paremiologiche dellel'i
quali n la storia n la letteratura possono additarcista
autore.
Que-
una raccolta
di citazioni, e
non
di proverbi.
Ed
proverbi non
sono soltanto nelle lingue volgari,l'et classica,
ma
anche nel latino, tanto del-
quanto della bassatrovano nel:
latinit.
Non vi si troveranno perci,in altri repertorii simili,
come nonsta.
si
Bchmann n
adagi del genere di questi
Excusatio non petita, accusatio manife-
Si non caste saltern caute,
Do
ut des. In cauda venenum ecc.la
Essi avrebbero di troppo aumentata
mole
di questo
volume
;
e
25.
Dominediodai
ci salvii
libri
troppo lunghi e da(cio
poemi
!
come
scrisse
Lorenzo Stecchetti
Olindo Guerrini)
nella
ode
A
Felice Cavallotti (in
Nova
Polemica).al
Essi al pi potranno essere soggetto di un altro libro,
quale
penseremo in seguito, non ora26.
:
Di
libri
basta uno per volta, quando non (Manzoni, Promessi Sposi, Introduzione).
da van 70da pubblicare:
poich, potranno mancare gli editori,
ma non
gli autori e
i
libri
27.
Faciendi plures libros nullus est
finis.
{Ecclesiaste, cap. XII, v. 12).
2.Affetti, passioni, gusti, voglie,
abitudini
Che
delle
umane
azioni
debba pi spesso
cercarsi
il
principale
movente nei
gusti individuali e nel naturale desiderio di conseguire:
ci che pi piace, era gi sentimento degli antichi
27. I libri
si
possono moltiplicare
all'infinito.
O
Chi V ha detto?
[28-34]
28.
Trahit sua
quemque voluptas(Virgilio, Egloghe^II, v. 65).
29un
Progredimur quo ducit quemque voluptas.(Lucrezio, Denat. rer., lib, II, v. 258).
e
simile concetto era poi espresso da
Dante
in quei versi
:
30.
L'anima semplicetta, che sa Salvo che, mossa da lieto{Purgatorio,
nulla,fattore,
Volentier torna a ci che la trastulla.e.
XVI,
v. 88-90).
Facile quindi
il
trasmodare delle voglie, ove non
si
sappia
imporre silenzio
ai desideri, ai
sentimenti immoderati, impresasi
non
agevole, poich talora la ragione fuorviatasenso. Giustissima quindi la
mette dalla parte del
massima del moralista francese che:
31.
Les suadent toujours.morales; citiamo
passions sont les seuls orateurs qui perLa Rochefoucauld,Rflexions ou Sentences et Maximes ultima riveduta dal-
l'ediz. del 1678,
l'autore, riprodotta nell'ediz,
Didot del
1878).
e
il
peggio questo che quasi sempre persuadono male, e
ci
fanno:
desiderare con maggior cupidigia ci che
meno
concesso
32.
Nitimur
in vetitum semper,
cupimusque negata.lib. Ili, ep. 4, v.17).l'
(Ovidio, Amores,
Elemento ugualmente33.
di gran peso
abitudine, di cui fu detto
Consuetudo quasi altera natura.(Cicerone, Detiibus, lib.
V,
cap. 25,
74).
ovvero
:
34.
Consuetudo
est
secunda natura.Agostino, Adversus yuliannm, V,59).
(S.
28. 29.32. 33.
Ognuno tratto dal suo piacere. Avanziamo dove il piacere ognuno di noi guida. Sempre tendiamo con ogni sforzo a quel che vietato,sideriamo quel checi
e de-
negato.
34.
La consuetudine La consuetudine
quasi un' altra natura.
una seconda natura.
C35"39]
Affetti, passioni, gtisti,
voglie, abitudini
l
perci antichi e moderni consentivano nel dire, essere ben difficile di resistervi.
Orazio
cant
:
35.
Naturam
expelles furca, tarnen usque recurret.(Orazio, Epistole,lib, I,
ep. 10, v. 24).5):
e lo imit
Destouches
nel Glorieuxil
(a.
Ili,
se.
36.
Chassez
le naturel,
revient au galop.nel 1771 scriveva a Voltaire:
E
anche Federigo illes ^prjugs
Grande
Chassez
par
la porte, ils rentreront par la fentre.
Per
cui,
per quanto
si faccia, le
antiche consuetudini sono sem-
pre care al nostro cuore,
37.
\Et
l']
On
revient toujoursIsouard
A
ses premiers amours.(Etienne, faconde, mus.a. III, se. 1).
di
[1814J,
ne vale molte volte fuggire
le tentazioni,
cambiando
cielo,
poich
38.
Caelum non animum mutant qui trans mare[currunt.(Orazio, Epstole,lib. I,
ep. 11, v. 27).
Anche Senecahim.
(ep.
24,
i)
:
Animum\\.
dehes mutare,
non cabitu-
Ma
all'incontro la lontananza
ogni gran piaga sana,troncarele
potentissimo
mezzo per calmare:
le
passioni,
dini, cancellare gli affetti
39.
Cum
autem sublatus
fuerit
ab
oculis,
etiam
cito transit e
mente.imit. Christi, I, 23,1).
(Tommaso da Kempis, Deci
che in buon italiano corrisponderebbe
al
volgarissimo Lontan
dagli occhi lontan dal cuore.
35. Scaccia pure la naturale indole con
il
forcone, torner ugual-
mente.38.Il
cielo,
non l'animo mutano coloro che corronosia tolto dinanzi agli occhi,
al di l
dei mari.
39.
Quando un oggetto
presto pas-
ser anche dalla mente.
Chi V ha detto?
[40-42]
Unotizi,
dei primi effetti dell' abitudine di creare dei bisognidi
fit-
e
rendere necessario financo
il
superfluo,
come:
detto
finamente in un verso del
Mondain
di
Voltaire
40.
Leque,
superflu, chose trs-ncessaire.:
ripetuto dasaire,
Alfonso Karrpourle
Le
superflu est devenu
si
ncesnces-
conqurir, beaucoup de gens traitent
le
saire de superflu.
Air
incontro,
della
natura
umana
di stancarsi presto della:
uniformit, ci che spiega la cinica esclamazione
41.
Toujours perdrix.secondo una tradizione quasi certamente apocrifa,fatta
di cui le origini,
avrebbero a cercarsi in una burladicatoreil
da Enrico IV
al
suo pre-
quale lo rimproverava per
le
sue infedelt coniugali, e
cui egli fece imbandire per molti giorni di seguito nuli' altro chepernici.
Al reverendo unil
bel giorno sfugg detto: Toujours ;per-
drix! cui
re di botto replic: Toujotirs reine!:
Se non vera,
ben trovataDel resto
ma
invece sembra che
si
tratti
di
un proverbio
ben pi
antico.difficile :
il
sentenziare e giudicare ad animo calmo
della passione altrui
42come
Intender non la pu chi non la prova.sta scritto in
un sonetto
di
Dante
(
Vita Ntcova,
XXVI).
3.
Allegria, darsi bel tempo, noia
In nessun tempo mancaronoloro
gli
spensierati chela vita,
riposero ognifacili
maggiore studio nel godersi
specialmente nei
piaceri del senso,
senza preoccupazioni intellettuali. Questa co-
moda
filosofia
abbastanza bene esposta nella romanza cantata
[43*4^]
Allegria, darsi bel tempo, noia
,
13
da Orsini nel melodramma Lucrezia Borgia di Felice Romani,musica di Donizettiil
(a. II, se. 5) e
di cui particolarmente popolare
primo versoIl
:
43.
segreto per esser felici
So per prova,
e V insegno agli amici.il
Sia sereno, sia nubilo
cielo,
Ogni tempo,
sia caldo, sia gelo.gl' insani
Scherzo e bevo, e derido
Cheeil
si
dn del futuro pensier.
coro risponde
:
44.
Non curiamo
l'incerto
domani,
Se quest'oggi n' dato goder.La formapi scapigliata di questa dottrina epicurea quella
espressa nel celebre epitaffio diin questi termini:
Sardanapalo, che
alcuni citano
45.
Edamus, bibamus, gaudeamus: post mortemnulla voluptas.
Ciceronesuo sepolcro
invece {Tuscul. dispiit.,i
lib.
V, 35,
1
01) cos
ri-
ferisce in latino:
versi che Sardanapalo ordin si scrivessero nel
46.
Haec habeo, quaeHausit: atilia
edi,
quaeque exsaturata libido
iacent multa et prseclara relieta.:
e
ricorda che a proposito di questa iscrizione, Aristotele not
Che
altro scriveresti sul sepolcro9),
no
di
un
re,
ma
di
un bove?i
E
Strabone (XIV,
avvertendo che erano notissimi
versi sud-
45,
Mangiamo, beviamo, godiamo: dopodiletto.
la
morte non
vi pi
46. I soli miei beni sono quellilibidine
che
la
gola e la pi raffinatacurai delle molte altre
mi procacciarono
;
non mi
cose,
anche pi nobili.
Chi V ha detto?
[47-49]
detti,
cita
anche
le
parole che in lettere assire erano scolpite ad
Anchiale, citt di Cilicia, sulla tomba del re, sotto la statua dilui,
figurato in atto di scoppiettare le dita della
mano
destra. Ivi
lo sconcissimo re parlava cosi:
Mangia, bevi, vivi allegramente,
perch tutto
il
resto
non
vale questo scoppiettar delle dita.
Vedi
anche Clearco, in Ateneo, XII, 39.
Lo
stesso consiglio di Sardanapalo
si
trova, parrebbe perfino
impossibile se
non,
si
avvertisse che riferito per dispregio, nel detto:
Nuovo Testamento47.
dove
Manducemus
et
bibamus, eras enim moriemur.Paolo,Epist. I
(S.
ad
Corinth.,
e. 15, v. 32).
L' altro motto, forse anche pi conosciuto,
48.
WerDer
nicht liebt Wein,bleibt ein
Weib und GesangH. Voss, zum Wansri-
Narr sein Lebelang. di J.
attribuito a
Lutero, ma pi probabilmente18 71),
secondo che dice Redlich in Die poetischen Beitrgebecker Bothen (Hamburg,pag. 57.
Esso mi
fa tornare alla
memoria, a cagione del canto che
cordato in fine del primo verso, un altro detto, che pu sembrare a prima vista assai difforme da quelli finora ricordati,
ma:
che
per chi sottilmente guarda, ha con essi molta pi analogia che
non49.
si
direbbe. Egli
un
detto, che
si
riferisce ai francesi
Ils
chantent,
ils
payeront;
ed attribuito
al cardinale
Mazarino ed
infatti nellesi
Nouvelles
Lettres de la Duchesse d'Orlans (1853, pag. 249)
legge:
Cardinal Mazarin disoit
:
La nation
franoise est la plus folle
Le du
monde:
ils
crient et chantent contre moi, et
me
laissent faire; moi,
je les laisse crier et chanter, et je fais ce
que je veux.
47.
48. Chi
Mangiamo e beviamo, che domani non ama il vino, la donna eper tutta la vita.
verr la morte.il
canto, sar
un pazzo
[50-51]
Allegra^ darsi bel tempo, noia
15
Laispir
frase,
comunque
sia stata detta,il
piacque e giustamente:
;
ed
anche
Chamfort,est
quale scrisse
50.
La France
un gouvernement
absolu, temuvres
pr par des chansons.(Chamfort, Caractreschoisies, edit.et anecdotes, in;80).
Houssaye, pag.
Brid'oison, nel
Anche Beaumarchais, verso lo stesso tempo, faceva Mariage de Figaro, a proposito del popoloQu'on l'opprime,Il s'agiteil
cantare afrancese:
peste,
il
crie,
en cent fa-aons,
Toit fini-it
par
des chansons.il
Ma51.
non a
tutti
i
popoli bastava
canto
;
Panemi
et circenses.(Giovenale,Sat.
X,
81).
erano
desideri della plebe
romana
cresciuta
all'
ozio e ai vizi sul
finire della
Repubblica e nei
tristi secoli
dell'Impero. Pane e feste
tengono
ilpopol quieto, fu
detto dal magnifico
Lorenzo de' Medici,avevanoaggiunta
che molto bene se ne intendeva (Giusti, Prov. toscani, pag. 153). In tempi a noi pi vicinisi
disse di altre popolazioni che
bisogno solo di tre
Y
,
feste,
farina
.
forca. L'ultima
F
mostrava
lasi
maggior perfezione dei tempi.preparavala:
Mentrescriveva acircenses,
Rivoluzione Francese, Voltaire nel 1770 Il
Mad. Necker
ne
fallait
aux Romains que panemil
et
nous avons retranch panem,de l'Opra-Comique.
nous
suffit
des circenses,
c'est--dire
Ma
s'egli avesse vissuto sino
a vedere quasi vent' anni
dopo
(nell'ottobre 1789) le
donne del
popolo di Parigi recarsi a Versaglia a chiedere pane, avrebbe correttoil
suo giudizio,
certo che la
buona
e sana allegria
il
dono migliore che
gli
Dei possano fare
alla travagliatai
umanit. I toscani sogliono direil
che chi ride^ leva
chiodi alla bara, ovvero che
buon riso fa
buon sangue ; e nel Viaggio sentimentale di Yorick di Laur.
51.
Pane
e
i
giuochi del circo.
l6
Chi V ha detto?
[52-55]
Sterne,
trad,
del Foscolo, nella prefazione
si
legge
:
Era
opi-
nione del reverendo Lorenzo Sterne parroco in Inghilterra
52.
Che un
sorriso possa
aggiungere unvita.
filo alla
trama brevissima dellae in notacita:
Tristram Shandy^
epist. dedicat.
Ed
infatti la
frase si trova nella dedicatoria al Pitt, la quale per
oomparve
sol-
tanto nell'edizione originale di
York 1759, che non ho veduto,in
e
non
fu riprodotta, per quel eh' io sappia,
nessuna delle suc-
cessive.
La
versione di Hdouin, fatta su questa edizione origi....
nale, cosi traduce questo passo: Suisrit,
fermement persuad que je
que chaque
fois
qu'un
homme
sourit et plus encore lorsqu'il
ajoute quelque chose ce fragment d'existence.l'
E:
neppure
va dimenticata
altra frase tolta dal
medesimo autore
53.
Un hommela risposta del
quiduca
rit
ne sera jamais dangereux.Yorick trovato senza pas,
che
di Choiseul a
saporto in Francia (Sterne,
A sentimental jotimey
cap.
XLVIII).
Ridiamo dunque, ma non troppo, cheantipatico
di nulla,
neppure delle
ottime cose, conviene abusare; e poi l'eccesso del ridere cos!
Dice Catullo che
:
54.
Risu ineptodell'allegria,
res ineptior nulla est. (Ode XXXIX,
V.
16).
Parlandotrario,la
conviene pur dire qualcosa del suo con-
noja.
Un
nostro poeta drammatico contemporaneo la
disse
:
55.
....
La noia
Tetra visitatrice e non chiamata.
se.
Nerone, che nella tragedia omonima di Pietro Cossa4),
(a. I,
esclama
:
In queste
Aule ahi sovente penetra la noja Tetra visitatrice e non chiamata.
54.
Non
e'
cosa pi sciocca del ridere scioccamente.
[56-60]
Allegria, darsi bel tempo noia
17
Giacomo Leopardi56.
che fra
i
suoi Pensieri ha
il
seguente
:
La
noia in qualche
modo
il
pi sublime
dei sentimenti umani.edinfatti essa
un sentimento
affatto
sconosciuto alle persone;
intellettualmente inferiori,egli stesso in
comesi
ignoto affatto agli animali
pure
una canzoneper l'Italia,
scritta
nel
1820, mentre correvano.della noja,
tempi ben
tristi
lagnava
imprecando a
57.
Questo secol morto, al quale incombe Tanta nebbia di tedio.(Canzone ad Angelo Mai).quali le origini di questo
Ma58.
incomodo malanno?
L'ennui naquit un jour de l'uniformit.(Lamotte-Houdakd,Fahles,lib. 4, fabl,
15).
Non
si
dimentichi per la spiritosa correzione fatta a quest' uldell' ec-
timo motto dalla signora di Chateaubriand, che seccatacessivo prolungarsi di
una discussione
filosofica fra
due:
professori,
Fontanes e Joubert, ad una sua
serata,
esclam
L'ennui naquit un jour de V universit !
4.
Amicizia59. Illud amicitiae
sanctum ac venerabile nomen.(Ovidio,Trist., lib. I, el.
VIH,
v. 15).
ma60.
che cos' l'amicizia?migliore definizione dell'amiciziasi
La
legge in
un
classico latino
:
Idem
velie
atque nolle, ea(Sallustio,
demumCatil., cap.
firma4).
amicitia est.XX,9. Quel santo>.
e venerabile
nome
dell'amicizia.le stesse cose,
Volere
le stesse cose,
e
non volere
questa in
fondo
la
vera amicizia.
1
Chi
Vha
detto?
[61-65]
Cfr.
Cornelio Nepote
{Att., 5, i):
Plus in amicitia valere
similitudine
m morum quam
affinitatem. Perci
non
facile tro-
vare un vero amico, e
6
1
Qui invenit illum {amicum), invenit thesaurum.{Ecclesiastico, cap. VI, v.14).
dice la Bibbia,
ma unla
ignoto epigrammista ribatte troverai
:
Trova un amicoDice
un
tesoro,
Bibbia, e son parole d'oro.'
Per altro credo meglio se tu dici, Trova un tesoro e troverai gli amici.
Udiamo ancora62. Diliges
la Bibbia,
1'
eterno libro di ogni sapienza
:
amicum tuum
sicut teipsum.{Levitico, cap.
XIX,
v. 18).
63.
Vinum novum, amicus novus; cum suavitate bibes illud.un vero amicosi
veterascet, et
{Ecclesiastico, cap. IX, v.
15).
A64.
pu applicare
la frase di
Dante
:
L'amico mio e non della ventura.(//., e. If, V. 61).
uno
dei molti versi danteschi usati a sproposito,
poich
si
suole
ripeterlo a indicare
un
antico amico, provato nelle avversit ecc.lo
mentre Dante pone questo verso in bocca a Beatrice, eplica a s
ap-
medesimo, che dice amato da
lei,
ma non
dalla fortuna,
la quale infatti
non
fu troppo amica del Poeta.
Con
bizzarra arguzia:
un
altro
epigramma francese
del seicento
ammonisce che65.
Les amis de l'heure prsente
OntIl
le
naturel
du melon,
faut en essayer cinquante
Avant qu'en rencontrer un bon.61.
CM
trova un amico, trova un tesoro.te stesso.
62. Tien caro l'amico tuo63.
come Vino nuovo, amico nuovo:mente.
invecchier, e lo
berrai soave
[66-68]
Amicizia
19
la
quale spiritosa quartina di42),
Claude Mehmet
{Le ie?nps pass,\2l
Lyon, 1601, pag.que del
ma
la
sostanza ne tolta, dice
Biblioth-
Du
Verdier, dalle Satire di Pietro
Nelli
(lib. II, sat. 9).i
Comefalsi?
fare per questa
prova
?
come sceverareMetastasio.Il
veri amici dai
Oh, l'esperimento
facile, se pureil
non sempre piacevole:primo cantava:
ce lo insegnano Ovidio, l'Ariosto,
66.
Donec eris felix multos numerabis amicos, Tempora si fuerint nubil'a, solus eris.(Ovidio, Tristes,lib. I, el. 9, v.5-6).
ma nontico,
fece che dare
forma poetica ad un pensiero assai pi annel trattato
poich
Ciceronedi
De
Amicitia (XVII, 64) cosi:
riporta
una sentenza
Ennio:
passata a' giorni suoi in proverbio
Quamquam EnniusEcco l'Ariosto:
recte
Amicus
certtis in re incerta cernitur.
7.
Alcun non pu saper da chi sia amato, Quando felice in su la ruota siede; Pero e' ha i veri e i finti amici a lato Che mostran tutti una medesma fede. Se poi si cangia in tristo il lieto stato,,
Volta
la
turba adulatrice
il
piede;
E
quel che di cor ama, riman forte.il
Et ama
suo Signor dopo la morte.(Ariosto, Orlando furioso,e.
XIX,il
ott.
1).
Belle sono tutte le ottave sentenziose con le qualirarese d cominciamento ai diversi canti del suosta bellissima.
poeta:
fer-
poema:
ma
que-
Ecco finalmente
il
poeta cesareoil
68.
Come
dell'oro
fuoco
Scopre le masse impure, Scoprono le sventure De' falsi amici il cor.(Metastasio, Olimpiade,66. Finch sarai felice, conterai molti amici;a. Ili, se. 3).
ma
se
il
tempo
si
rannuvoler, sarai solo.
Chi V ha detto?
[69-72]
Un
pensiero abbastanza sconfortante
il
seguente, che pur
troppo ha molto di vero, comee cinico scrittore:
tutti quelli del
medesimo
scettico
69.
Dans
l'adversit de nos meilleurs amis,
nous
trouvons toujours quelque chose qui ne
nous dplat pas.(Maximes de La Rochefoucauld;ediz. del 1665,
num.vili,
85).
Q. Curzio nella Vita Alex. Magni,osserva che:
lib.
VII, cap.
27,
70.
Firmissima est inter pares amicitia.Ciceronenel trattato
e pare che fosse antico proverbio, poich
De
senecliite (3,
7),
scrive
:
Pares la
aiiteni vetere
proverbio
cum
paribus facillime congregantur
quale sentenza citata anche11, 41), e
da Quintiliano, Insiituliones
(lib.
V,
Ammiano Marle amicizie:
cellino
(lib.
XXVIII,trai
I,
53): Ut soient pares facile congregari
cum paribus ; ma71.
cattivi rare e infide
sono
L'amist fra tiranni malsicura E le fiere talor sbranan le fiere.dice
comesul
Vincenzo Monti
nella
chiusa del famoso sonettoa cura di G. Carducci,
Congresso di Vienna
{^Poesie liriche,
ed. Barbra, pag. 378).
Ci sono dei casi in cui
la indifferenza
o
la neutralit
non sonole
ammesse
:
o siamo amici di una causa, di una persona, ola
siamoconle
nemici; o
difendiamo, o:
le
siamo avversi; e per
dirla
parole del Vangelo
72.
Qui non
est
mecum, contra me
est.v. 30;
(Vangelo di S. Matteo, cap. XII, S. Luca, cap. XI, v. 23).
70. Solidissima l'amicizia fra gli uguali.72.
Chi non con me, contro di me.
[73-77]
Amore
21
5-
AmoreQuesto paragraforato in tuttii
ci
offre
materia inesauribilespecialmentei
:
l'
amore ha
ispi-
tempi
gli scrittori,
poeti, sicch larga
la messe che le
muse
offrono a chi voglia far tesoro di citazioni
e sentenze popolari sull'amore.
Virgilio,ricchissima di
i
cui
poemi sono per qualunque argomento minierace ne d alcune, cio:
frasi,
73.
Omnia
vincit amor, et nos
cedamus amori.(Egloghe, X,69).
Il
primo emistichio16,
citato
da Macrobio {Saturn,,
lib.
V,
cap.
7) fra quelle frasi c\q viceet
proverbiorum in omnium
ore
funguntur
quae sententialiter proferuntur.
74.
AdgnoscoDantetradussei
veteris vestigia flammee.{Eneide,lib. 1
V, v.
23).
che
75.
Conosco
segni dell'antica fiamma. (Purgatorio, e. XXX,
v. 48).
76.
Improbe amor, quid non mortalia pectora cogis(Virgilio, Eneide,lib. IV', v.
!
412).
Il
verso intercalare del leggiadro poemetto Pervigilium Veneris,
sive
carmen trochaicum deil
vere, d'incerto autore,
ma
attribuito a
torto a Catullo, canta
dominio universale di amore:
77.
Cras amet qui
nunquam amavi t; quique
a-
mavit, eras amet.73.
Amore
tutto vince, e noi
cediamo all'Amore.!
76. Crudele amore, a che
77.
Ami domani
chi
non spingi i cuori umani mai am; e chi am, ami pure domani.
ti
Chi l'ha detto?
[78-83]
Il
grande Arpinate ne esalta:
il
potere in una breve
ma
eloquen-
tissima sentenza
78. Nihil difficile amanti.(Cicerone, Orator, cap. X,e 33).
Marziale
descrive lo stato di due amanti in perpetua guerra,:
ma79.
pure inseparabili, con un bellissimo verso
Nec possum tecumnon hafattolib.
vivere, nec sine te.(Marziale,lib.
Xil, epigr.
47).
ch'egli del restoil
che togliere quasi di peso a Ovidio,Ili, el.il,
quale negli Amores,
v.
39 aveva detto:
80
Nec
sine
te,
nec tecum vivere possum.(a.
e che I'Alfieri imit nelV Orestelare Clitennestra:
Ili, se.
i)
facendo cosi par-
ENonVeniamopiccolo
ver
:
con
lui feliceil
sono
io
mai:
ma
n senz'esso
sono.tuttiil
ai poeti delle et posteriori.
Precede a
divinoil
Alighieri, che pu darci un gran numero
di versi celebranti
nume
faretrato:
ne scelgo alcuni dalla Divina Commedia:
81.
Amor mi Amorprincipio di
mosse, che mi fa parlare.{Inferno,e.
II, v.
72).
82.
che nella mente mi ragiona
Della mia donna.eil
una canzone
di
Dante, compostaII, v. 112), in
verso
il
1294
commentata
in testa del Trattato terzo del Convivio ;(e.
ed an-
che riportato nel Purgatorio
bocca di Casella.
83.
Amor
che
al cor gentil ratto s'apprende.(Inferno,e.
V,
v.
100).
Quest'ultimo verso nel commovente racconto di Francesca
78. Nulla difficile per chi ama.
79-80.
N
con
te
posso vivere, n senza di
te.
[84-87]
Amore
23
da Rimini, a cui
il
poeta ha messo in bocca:
altri
tre versi
non
meno84.
noti del precedente
Amor
che a nullo amato amar perdona.{Inferno,e.
V,
v. 103).
85
Solo un punto fu quel cheGaleotto fu
ci vinse.e.
{Inferno,
V,
v. 132).
86.
il
libro e chi lo scrisse.{Inferno,- e.
V,
v.
137).
Per chiunque habelle pagine della
letto quel pietoso episodio
che una delle pi
Divina Commedia, quest* ultimo verso non hae
uopocon
di
commento. Francescaregina Ginevra
Paolo leggono
il
romanzo
di
Lan-
cillotto, a cui
Gallehaut o Galeotto fa da mezzano ne' suoi amori:
la
il
libro e
l'
autore suo furono quindi peri
Paolo e Francesca quel che Galeotto fu perPochi sanno cheil
due antichi amanti.:
racconto di Francesca (dal versodiletto al verso
Noi leg-
gevamo un giorno per
Quel giorno
piti
non vi legl'auto-
gemmo
avante) fu messo in musica dal Rossini per desiderio die a lui dedicato.
Lord Vernon
Lord Vernon ne pubblic
grafo a facsimile nel voi. Ili del suo Inferno di
D, A.
disposto in
ordine grammaticale, ecc. (Londra-Firenze, 1865), a pag. 83.partitura per canto e pianoforte;
La
Rossini vi ha scritto sopra di
suo pugno (come tutto
il
resto)
:
And.^^^ mosso. Recitativo Ritmatodice).
{Far come colui che piange e
Le rime minori dantesche sono quasi tutte di soggetto amoroso, ma sono meno popolari del divino poema, per cui non ne trarr che un verso solo:
87.cio,
Donne
eh* avete intelletto d'amore.dell'
donne che avete cognizione
amore, ed
il
primo versoin
di
una canzone composta da Dante, com'egli stesso narra,e dessa
guisa da adattarlesato;
si
come cominciamento quel verso legge nella Vita Nuova, XIX.e.
giIl
da
lui
pen-
verso mede-
simo ripetuto nel Purgatorio,
XXIV,
v.
51.
Moltissimo potrei spigolare dalle rime del Petrarca, dove nonsi
ragiona che di amore,
ma
esse ai giorni nostri
non hanno pi
la
24
Oli l'ha detto?
[88-9 ij
grande popolarit della quale godevano alcuni secoli addietro,quindi non ne lever chela
seguente
:
88.
Tempo non miContr'a'
parea da far riparo
colpi
d'Amor.Son.II,
(Petrarca, Sonetto in vita di M. Laura, num. 3, secondo il Marsand, com.: Era ilgiornoeh' al Sol si scolor aro ; ed. Mestica).
Laura apparve
la
prima volta
agli occhi del Petrarca,
com'
egli
stesso lasci scritto nel celebre codice
Ambrosiano
di Virgilio, nel-
l'anno del Signore 1327,
il
giorno sesto di aprile (che era un ve-
nerd santo), in sul mattino, nella chiesa di Santa Chiara in Avi-
gnone
:
perci scrisse
il
poeta che essendo quel giorno santo eassalti
lugubre,
non
gli
pareva tempo da temere
d'Amore,
e
da
starne in guardia.
89.
Teneri sdegni, e placide e tranquille
Repulse, e cari vezzi, e
liete paci.
Sorrisi e parolette e dolci stille
Di pianto,sonole
e sospir tronchi, e molli baci.e.
(Tass'J, Gerusalemme liberata,
XVI,
ott. 25).il
quotidiane occupazioni degli innamorati secondo
cantore
di Erminia, che
pur doveva intendersene.
Un
galante abate invece
del secolo scorso cosi descriveva la vita di
un innamorato
:
90.
Chi vive amante Sai che delira; Spesso si lagna,
Sempre
sospira,
NChe
d'altro parla,di morir.(Metastasio, Alessandro,a. I, se. 4),
Egli stesso cosi diceva dell' amore dei vecchi
:
91.
L'arido legno
Facilmente s'accende,
E
pi che
i
verdi rami avvampa, e splende.(Metastasio, Asilo d'amore).
[92-97]
Amore
25
e della infedelt degli amanti
:
92.
E
la fede degli
amanti
ComeChe
l'Araba fenice;sia
vi sia ciascun lo dice,
DoveSono pureil
nessun
lo sa.a.
(Metastasio, Demetrio,di lui quei versi celebri che:
H,
se. 3),
hanno acquistato oggi
valore di proverbio
93.
Pass quel tempo, Enea,
Che Dido a
te pens.
Spenta
la face,
E E
sciolta la catena
del tuo
nome
or
mi rammento appena.li,
(Metastasio, Didone abbandonata, a
se. 4).
In tempi a noi pi vicini udremo in una tragedia famosa
:
94.
Vederti, udirti, e
non
amarti....
umanaa. I, se. 5).
Cosa nonLanciotto lo diceno,i
.
(Pellico, Francesca da Rimini,al fratello
Paolo
:
e lo ripetono, sul serio o
nove decimio no,gli
degli innamorati d'Italia,
come:
ripetono,
sul
serio
altri versi della
tragedia
medesimat'
95.
T' amo, Francesca,
amo,!
E
disperato l'amor miotanti poeti, ecco
(Pellico, Francesca da Rimini,
a.
IH,
se. 2).
Tramezzo a96.
un prosatore che dice:
Noi
altri Italiani(F. D.
c'innamoriamo in chiesa.Guerrazzi, Assedio di Firenze^ VHI).tre ci-
Udremo anche untazioni:
poeta contemporaneo, dal quale tolgo
97.
I canti
che pensai'
ma
che nonti
scrissi,
Le parole d'amor che nonnum. XIV).
dissi.
(Lorenzo Stecchetti cio Olindo Guerhini, Quando cadran le foglie..,, nei Postuma, poesia
26
Chi V ha detto?
[98-100]
98.
Io non voglio saper quantoCi
sii
casta,
amammo veramente Fummo felici quasi un
un'ora intera,giorno e basta.(Postuma, LXVIII).
99.
Torna all'infamia
tua: sei troppo vile,ti
Sei troppo vile, non100.
posso amar
!
(Postuma, LXXVI).
Te
voglio bene assaitu non piense a
Eil
meil
ritornello di
una famosa canzone, composta
1839 da Raf-
faele Sacco,
ottico e improvvisatore napoletano. Il successo di
quella canzone fu enorme, e pu darne un' idea la ingenua affer-
mazione del Settembrini nelle sue Memorie :sono avute nell'anno 1839:le
Tre cose
belle
si
ferrovie, l'illuminazione a
gazecan-
Te voglio bene assai.
La
musica fu attribuita
al Donizetti,
maper
a torto. Il fatto che per molto tempo a Napolici fu chi,
non
si
tava altro, quindile
annoiato di tanto entusiasmo, rispose
rime
:
Addio, mia bella Napoli, Fuggo da te lontano. Perch pensier s strano
Tu mi
dirai
perch:
?
Perch mi reca nausea Quella canzone ornai Ti voglio bene assai tu non pensi a me.
EO
Andr
nell'Arcipelago,
pur nel Paraguay,seccato assai
Che m' haQuel:
Tu non pensi anella
me.sett.
Vedi Amile. Lauria,pag.
Ntiova Antologia, 1
1896,
125; e anche
il
Martorana, Notizie biogr.pag. 362, dovesi
e bibliogr. degli
scritt. del dial.
iapolet.,
narra di una ridu-
zione della stessa canzone ad argomento sacro, improvvisata dal
Sacco per desiderio del card. Riario Sforza, arciv. di Napoli.
E
la poesia
melodrammatica? o questa
si
che non finirebbe pi.
Pure qualcuna,
dalle opere italiane pi note, che su per gi
sono
[101-105J
Amortnon
2"!
le
pi antiche,le salti.
si
pu
fare a
meno
di citarne.
Chi non
le
vuole
loi.
Il
buio, la pioggia, la
Sgomentare
1'
neve amante non deve.a. I, se.1).
{La pianella perduta nella neve^
102.
Il
vecchiotto cerca moglie,.
Vuol marito
la ragazza,
Quello freme, questa pazza,Tutti e due son da legar!
Ma
che cosa questo amorefa tutti delirar?
Che
Egli un male universale.
Una
smania, un pizzicore.solletico,
UnNCavatina(di cui
un
tormento....
Poverina, anch'io lo sento,so
comesi
finir.ripetono) della vecchia Berta nel
molti versi
Barbiere di Siviglia^ melodramma giocoso di
Cesare Sterbini,
musica di Rossini
(a.
II,
se.
5).
103.
Ah!Del
bello, a
me
ritorna
fido
amoril
primiero,intero
E
contro
mondo
Difesa a te sar.(Norma, melodr. di F. Romani, mus. V. Bellini, a, I, se. 4).di
104.
T'amo, ingrata, t'amo ancor.(Lucia di
Lammermoor, poesia
di
i
Cammakano, mus. di105.
G. Donizetti
Hai
tradito
il
cielo e
amor!{Ivi),
28
Chi V ha detto?
[106-112]
106.
Maledetto
sia l'istante
Che
di te
mi
rese amante....
Stirpe iniqua.... abominata....Io dovea da te fuggir!(Ivi).
107.
Questa o quella per
me
pari sono
A
mi vedo, Del mio core l'impero non cedo Meglio ad una che ad altra belt.quant' altre d' attorno(Rigoletto, melodr. di F.di Verdi, a.I,
M. Piave, mus.
se.
1).
108.
Bella figlia dell'amore,
Schiavo son dei vezzi
tuoi,
Con un detto sol tu puoi Le mie pene consolar.(Rigoletto, a. Ili, se.3).
109.
Ahse.
quest'infame, l'amore ha venduto.Salv. Cammarano, musicadi
nel Trovatore^ parole di(a.
Verdi
IV,
4).
no.
Di queir amor
eh' palpito
Dell'universo intero,Misterioso, altero,
Croce e delizianella(a.
al cor. musicadi
Traviata,se.3).
parole
di
F.
M. Piave,
Verdi
I,
111.
Alfredo,, Alfredo
Non112.
puoi comprendere
di questo core tutto amore.l'
(La Traviata,
a. II, se.
15).
Un
bacio rendimi, due,
tre,
se brami.
(Le Educande di Sorrento, nielodramtna gioeoso di Raffaello Berninzone, mus. di Emilio Usiglio, a. III, se. 4).
[i 13-1 1/]
Amore
29
e pi sotto
:
Lascia
gli scrupoli,
dimmi che m' ami.di citare
Per
gli
scrittori stranieri
mi contenterfra gli scrittori
due
fra le
pi:
note massime del pi popolare
apoftegmatici francesi
113. Il est
du
vritable
Amour commetout le
de l'ap-
paritionparle,
des
esprits:
monde en
mais peu de gens en ont vu.(Max'mes de La IIociiefoucauld,
LXXVI).
114. Il
y a des gens qui n'auraient jamais t amoureux, s'ils n'avaient jamais entendu parler de l'Amour.i,Ivi,
CXXXVI).
e finalmente
da un gentilissimo poemetto della nostra letteraturain poi entrate nel patri-
tolgo
due locuzioni che sono d'alloraseguente
monio proverbialeprima di esse la
della lingua parlata in faccende:
d'amore. La
115.
Celeste questa
Corrispondenza d'amorosiIl
sensi.
Foscolo
(Z)^'
Sepolcri^ v. 29-30) cos disse delle relazioni dii
affetto fra gli estinti e1 1
viventi.
E
l'altra
pochi versi pi oltre
:
6.
Eredit
d' affetti.(Foscolo, De' Sepolcri,v. 41).
6.
Astuzia, ingannoL* inganno ela diffidenza eh' esso
ingenera sono bene scolpiti
da ViRGiL'O nel verso
117.
Timeo DanaosTemo
et
dona
ferentes.(Eneide,lib. II, v. 49).
117.
i
Danai anche quando recano doni.
30
Chi V ha detto
?
[
1
8- 1 24]
Suo
pure
1'
altro emistichio
:
118.
Latet anguis in herba.{Egloghe,111, 93).
A
chi tenta indurre altrui in inganno con false paroleil
pu apalla
plicarsi
consiglio del:
mago
Idraote, signore di
Damasco,
nipote1
Armida...".
19.
Fa mantonon:
del vero alla
menzogna.e.
(Tasso, Gerttsalevtme liberata,e se l'ingannosi
IV,
ott. 25).
ferma
alle parole,
l'apostrofe giustiana a
Becero droghiere
120.
Vendevi znzeroPer pepe bono.(Giusti,
La
vestizione, str. 61).lui,
Talvolta l'ingannatore vinto da
altri
pi astuto di
ovvero
12
1.
Lo schermitor
vinto di schermo.e.
(Tasso, Gerusalemtne liberata,e di questo la ragione detta da
XIX,
ott.
14).
un
satirico francese
12 2.
Pardieu
!
les plus
grands clercs ne sont pas(RGNIER, Satire Illme,ult.
les
[plus fins!verso).
e poi, per
quanto grande
sia l'astuzia, di cui:
il
buon Dio
vi
ha
provveduti, ricordatevi che
123.
On
peut tre plusfin
fin
qu'un autre, maisles autres.
non pas plus
que tous
(Maximes de La Rochefoucauld,Dello stesso filosofo quest' altra sentenza:
CCCXCIV).
124.
On aimel'on
bien deviner les autres,(Ivi, ediz. del 1665,
mais296).
n'aime pas tre devin.num.
118. Tra
le
erbe
si
asconde un serpente.
[125-128]
Avarizia
3
7.
Avarizia125.
Fatto v'avete Dio d'oro e d'argento.(Dante, Inferno,e.
XIX,
v. 112).
Cosai
Dante
fieramente apostrofa l'insaziabile avarizia dei preti,
quali poco innanzi aveva rivolto altra acerba
rampognaattrista,i.
:
126
La
vostra avariziai
il
mondoe.
Calcando
buoni e sollevando(Dante, Inferno,
pravi.v.
XIX,
103-104).
Ealle
certamente
trista
passione quella dell'avarizia che spingepi riprovevoli,
azioni pi basse e:
come aveva
gi detto
Virgilio
127.
Quid non mortalia pectora Auri sacra fames!
cogis,
(Efieide, lib. Ili, v. 56-57).
e infatti agli occhi di molti ogni
mezzo
buono ad acquistare dae per
naro, che
il
ben venuto, per qualunque via guadagnato,le fonti.
quanto ne siano turpilatino
Ci espresso anche dall'adagio
128.di cui le origini,
Non{Hist., lib.
olet.
secondo Svetonio {Vita Vespasiani, cap. 23) e
Dione Cassio
LXVI,
cap. 14), sarebbero da cercarsial figlio
nelle parole dette
da Vespasiano
Tito che lo bi?simava
per avere posta una tassa suU' orina,sentire di cattivost'il
ma
che pure riconobbe non
danaro che se ne traeva.
noto che da que-
aneddoto
si
convenuto di chiamare per eufemismo
monumenti
vespasiani o semplicemente z^^^/a^zaw certi piccoli luoghi indispensabili alla pulizia e alla igiene delle citt.
127.
A
che non
costrinjgi
i
cuori umani, o esecrata fame dell'oro!
128.
Non
pozza.
32
Chi V ha detto?
[129-132]
Ai129.
nostri tempi la letteratura e la politica
hanno reso famosa
La Compagnia
della Lesina.te-
L'onor. Antonio Starrabba Di Rubini in un discorsonuto a Milano nel teatro della Scalasuo programma di radicali economietendo in disparte queldell'fragilesiil
9 novembre 189
1,
essendo
Presidente del Consiglio dei Ministri, cosi diceva a proposito del:
Signori, noi ministri metla
strumento che era
famosa lente
avaro,
ci
siamo, mi
passi la celia, costituiti nella famosisle
sima Compagnia della Lesina, che ebbecetti, dai
sue leggi e:
i
suoi pre-
quali questo scegliemmo a nostro consiglio
che ciascuno
debba" guardarsi ed astenersi da ogni superflua ed impertinentespesa,
come
dal fuoco, n mai
si
spenda un quattrino se non pere per tal viasi
marcia necessit, perch con
tal regola
d buon
principio all'auguraentare, e far capitale.tentio IcBsinantium. Infattiil
Quo d
est principalis in-
ministro ricordava una curiosa facezia, ristampata pi
volte nel sec. xvii, col bizzarro titolo Della fanosissima Cofnpa-
gnia della Lesina^ dialogo capitoli^
e