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Flussi migratori europei tra il XIX e il XX secolo

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Emigrazione europeaLa modernizzazione dei mezzi di comunicazione, la scoperta di nuovi paesi e le trasformazioni della mentalità collettiva favorirono il fenomeno dell'emigrazione, principalmente a scopo economico. Vaste categorie di cittadini, esclusi dal mutare dei processi produttivi in patria o espulsi per motivi religiosi o politici, diedero vita a grandi flussi migratori internazionali, proseguiti quasi senza interruzione fino al XX secolo.

Esistono, da un punto di vista formale, almeno tre tipi di emigrazione:

INTERNAZIONALE da un paese all'altro

INTERNA da una regione all'altra di una stessa nazione

STAGIONALE causata dallo stato di depressione temporanea del

mercato locale

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Emigrazione internazionale

CAUSE: La prima e maggiore corrente di emigrazione internazionale fu generata, a partire dalla fine del XVIII secolo, dalla rivoluzione agraria che cambiò il volto della Gran Bretagna. La meccanizzazione del lavoro nei campi, unita a una crisi del settore primario e alla nascita del sistema industriale, liberò enormi risorse umane.

DESTINAZIONI: La destinazione privilegiata erano gli Stati Uniti; seguivano il Canada, l'Australia, l'Africa del Sud; verso l'America latina, invece, andarono orientandosi italiani, francesi e spagnoli, attratti pure, specie dopo il 1830, dalle coste nordafricane.

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Anni Destinazione Totale

  Stati Uniti Canada Argentina – Brasile Australia Altre

1871 - 1880 2.800.000 200.000 500.000 200.000 300.000 4.000.000

1881 - 1890 5.200.000 400.000 1.400.000 300.000 200.000 7.500.000

1891 - 1900 3.700.000 200.000 1.800.000 450.000 250.000 6.400.000

1901 - 1910 5.700.000 1.100.000 2.000.000 1.300.000 1.300.000 11.100.000

Totale 17.400.000 1.900.000 5.700.000 2.250.000 2.050.000 29.000.000

fonte. I.A. Glazier, L’emigrazione dal XIX secolo alla seconda metà del XX, in Storia d’Europa, V, L’età contemporanea, Einaudi, Torino 1996.]

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I flussi europei• Nella seconda metà del XIX secolo, pur permanendo

incontestabili cause interne (rivoluzioni, guerre, persecuzioni), il fascino esercitato dal mito d'oltreoceano soppiantò l'impellente spinta economica nella gerarchia degli impulsi che inducevano l'europeo a emigrare.

• La scoperta dell'oro in California (1850), la colonizzazione del West, l'avvio di una precoce industrializzazione attrassero negli Stati Uniti, fra il 1850 e il 1890, circa 13 milioni di stranieri, quasi tutti provenienti dal vecchio continente.

• Incoraggiato dalla modernizzazione dei trasporti, che rendeva i viaggi meno rischiosi, il flusso annuo di emigranti triplicò fra il 1850 e il 1890.

• Alla fine del secolo, inoltre, si verificò una significativa diversificazione dei bacini geografici di provenienza: per tutto l'Ottocento erano stati i paesi nordoccidentali ad alimentare l'emigrazione, da allora in poi invece furono le nazioni agricole dell'Europa centrorientale e mediterranea come la Russia, l'Austria-Ungheria e l'Italia.

• Nel 1861-1870 solo lo 0,1% degli stranieri giunti negli Stati uniti proveniva dall'Europa centrale e meridionale; nel 1901-1910 la percentuale era salita al 65%.

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L’Italia• Nessun Paese d'Europa contava alla fine del

secolo scorso e nei primi anni del Novecento tanti emigranti come l'Italia. Dai 130.000 all'anno nel 1880, il loro numero era salito a 540.000 nel 1901 e a ben 872.000 nel 1913.

• Una parte di questi emigranti, provenienti per lo più dall'Italia Settentrionale (Veneto, Piemonte, Lombardia), si dirigeva verso i Paesi vicini: Francia, Svizzera, Austria, Germania. Erano impiegati come manovali nei lavori edilizi, stradali e ferroviari e anche nelle miniere e nelle industrie di questi Stati.

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Emigrati italiani presenze in America e in Europa: censimento generale 1861

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I nostri emigrati

LE RIMESSE: A prezzo di duri sacrifici, i nostri emigrati inviavano ogni anno alle loro famiglie somme anche importanti e molti di loro dopo alcuni anni tentavano generalmente di ritornare al loro paese.

EMIGRAZIONE STAGIONALE: in autunno i contadini e i montanari delle zone depresse emigravano nelle nazioni d'Oltralpe per lavorare e tornavano a casa in primavera col loro gruzzolo di soldi guadagnati e risparmiati con sacrifici inauditi e privazioni inconcepibili.

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Emigrazione definitiva Accanto alla migrazione europea e temporanea si

andava sviluppando, in maniera sempre più considerevole, un'emigrazione a carattere definitivo particolarmente verso l'America. Gli Italiani raggiunsero l'America del Nord, in particolare gli Stati Uniti, ma anche i grandi Paesi del Sud, come il Brasile e l'Argentina.

Gli impieghi:

Gli emigranti italiani nell'America Settentrionale si indirizzavano ad attività lavorative di tipo industriale, in genere come manovalanza poco qualificata, o alla costruzione di strade e ferrovie; raramente trovavano lavoro in agricoltura e tanto meno potevano mettersi in proprio come contadini indipendenti. In Brasile e in Argentina, invece, gli emigrati italiani riuscivano spesso ad inserirsi in agricoltura, in alcuni casi arrivando a creare aziende indipendenti, di cui diventavano i proprietari.

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• Questo esodo di massa ( 8 milioni tra il 1900 e il 1914 ) ebbe dei costi umani elevatissimi perché significò disperato sradicamento dalla propria terra e perdita di identità in Paesi stranieri, dove i rapporti umani erano difficili e bisognava spesso accontentarsi di lavori umilianti, faticosi e mal pagati.

La seconda fase della storia dell'emigrazione italiana:

i primi anni del Novecento

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Gli emigranti spesso erano convinti a partire dalle lettere inviate da qualche parente o compaesano, oppure dalla propaganda dei numerosi "agenti" d'emigrazione, talvolta persone senza scrupoli, che approfittavano della disperazione e dell'ignoranza delle persone per compiere truffe a loro danno.

Tuttavia i poveri continuarono ad imbarcarsi verso l'Oceano e il flusso migratorio rappresentò un notevole affare per le compagnie di navigazione. Le navi a vapore salpavano dai porti di Genova e Napoli. Ci voleva quasi un mese per l’arrivo a New York. Il viaggio di traversata spesso era effettuato con navi vecchie e malandate, adibite anche al trasporto di merci, con i ponti e le stive sovraffollate di persone, in condizioni igieniche disastrose. Così accadeva facilmente che scoppiassero epidemie e che alcune persone morissero durante il viaggio per le malattie, la fame o per soffocamento.

 

Il viaggio

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Espatri dalle regioni italiane 1876 - 1900Totale espatriati = 5.257.830

fonte: Centro studi emigrazione - Roma 1978

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Espatri dalle regioni italiane 1901 - 1915Totale espatriati = 8.768.680

fonte: Centro studi emigrazione - Roma 1978 

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Piemonte 709.076 13,5 831.088 9,5Lombardia 519.100 9,9 823.695 9,4

Veneto 940.711 17,9 882.082 10,1Friuli V.G. 847.072 16,1 560.721 6,4

Liguria 117.941 2,2 105.215 1,2Emilia 220.745 4,2 469.430 5,4

Toscana 290.111 5,5 473.045 5.4Umbria 8.866 0,15 155.674 1,8Marche 70.050 1,3 320.107 3,7Lazio 15.830 0,3 189.225 2,2

Abruzzo 109.038 2,1 486.518 5,5Molise 136.355 2,6 171.680 2,0

Campania 520.791 9,9 955.188 10,9Puglia 50.282 1,0 332.615 3,8

Basilicata 191.433 3,6 194.260 2,2Calabria 275.926 5,2 603.105 6,9Sicilia 226.449 4,3 1.126.513 12,8

Totale espatri 5.257.911 100,0 8.769.749 100,0

Emigrazione italiana per regione 1876-1900, 1901-1915  

Fonte: Rielaborazione dati Istat in Gianfausto Rosoli, Un secolo di emigrazione italiana 1876-1976,Roma, Cser, 1978.

 

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In pochi decenni il rapporto si era invertito…

L'analisi e il controllo del fenomeno, in questo periodo iniziale, furono trascurati. La situazione migliorò e i soprusi degli speculatori diminuirono solamente quando fu approvata una legge organica sull'emigrazione e fu creato un organo tecnico specifico per l'applicazione della legge stessa: - furono abolite le agenzie e subagenzie; - il trasporto fu consentito solo sotto l'osservanza di determinate cautele e garanzie; - si crearono organi pubblici, per fornire le necessarie informazioni ai desiderosi di espatrio; - si stabilirono norme per l'assistenza sanitaria e igienica, per la protezione nei porti e durante i viaggi e, successivamente, anche per la tutela giuridica dell'emigrazione e la disciplina degli arruolamenti per l'estero. 

Variazioni percentuali dell'emigrazione in Italia negli anni 1876 e 1900 divise per Compartimenti

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La miseria contadina si spiegava prima di tutto con la sovrabbondanza di popolazione su un suolo generalmente povero. Il numero degli abitanti dell'Italia cresceva rapidamente fino a raggiungere, nel 1913, i 37 milioni. Solo nella pianura padana e in alcune parti della Toscana, della Campania, delle Puglie e della Sicilia, il suolo poteva nutrire una

popolazione molto densa e dedita all'agricoltura.

Tuttavia, più ancora che per la povertà del suolo, il contadino soffriva per le condizioni di lavoro che gli erano imposte. Se era piccolo proprietario, il terreno era spesso troppo esiguo per permettergli di mantenere dignitosamente la famiglia; inoltre era soggetto a un peso fiscale esagerato. Se era affittuario, sovente non sapeva come pagare l’affitto del fondo, soprattutto in annate di cattivo raccolto. Se era bracciante, era alla perenne ricerca di terra e lavoro, ma la sua opera era richiesta solo in alcuni periodi dell’anno ed era retribuita con salari da fame. In ogni caso, sia pure con diverse sfumature, viveva in una condizione di sottoalimentazione cronica e di estrema povertà.

La miseria dei contadini

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La terribile miseria del proletariato agricolo spiega dunque l'ampiezza dell’emigrazione contadina dal 1870 al 1913, che avvenne, almeno per quanto riguarda il flusso migratorio fino al 1901, senza alcuna protezione da parte dello stato. Solo nel 1901, con l'obiettivo di tutelare i nostri emigranti all'estero, fu creato il Commissariato per l'emigrazione.

La copertina de "La domenica del corriere" dell'8 dicembre 1901.La tavola raffigura gli emigranti italiani in partenza dal molo di Genova