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Filippo Neri
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San Filippo Neri
San Filippo Neri ritratto Conca.jpg
Fondatore
Nascita Firenze, 21 luglio 1515
Morte Roma, 26 maggio 1595
Venerato da Chiesa cattolica
Canonizzazione 1622
Santuario principale Santa Maria in Vallicella, Roma
Ricorrenza 26 maggio
Patrono di Giovani
Filippo Romolo Neri (Firenze, 21 luglio 1515 – Roma, 26 maggio 1595) fu
un presbitero italiano, venerato come santo dalla Chiesa cattolica.
Fiorentino d'origine, si trasferì, ancora molto giovane, a Roma, dove decise
di dedicarsi alla propria missione evangelica in una città corrotta e
pericolosa, tanto da ricevere l'appellativo di «secondo apostolo di Roma».
Radunò attorno a sé un gruppo di ragazzi di strada, avvicinandoli alle
celebrazioni liturgiche e facendoli divertire, cantando e giocando senza
distinzioni tra maschi e femmine, in quello che sarebbe, in seguito, divenuto
l'Oratorio, ritenuto e proclamato come vera e propria congregazione da
papa Gregorio XIII nel 1575.
Per il suo carattere burlone, fu anche chiamato il «santo della gioia» o il
«giullare di Dio»[1].
Alla sua vita e ai suoi detti sono ispirati State buoni se potete, film del 1983
di Luigi Magni, un omonimo album del cantautore Angelo Branduardi,
colonna sonora di detto film, e uno sceneggiato televisivo del 2010,
Preferisco il Paradiso, interpretato da Gigi Proietti.
Indice [nascondi]
1 Biografia
1.1 Infanzia
1.2 A Roma
1.3 La Congregazione dell'Oratorio
1.4 Gli ultimi anni
2 Il santo della gioia
2.1 Il contatto con il mondo
2.2 Due bizzarri amici
2.3 Il miracolo del principe Paolo
3 Il culto
4 Tavola cronologica
5 Note
6 Scritti
7 Epistolario
8 Bibliografia
9 Filmografia
10 Voci correlate
11 Altri progetti
12 Collegamenti esterni
Biografia[modifica | modifica wikitesto]
Infanzia[modifica | modifica wikitesto]
San Pier Gattolino a Firenze: la chiesa ove Filippo Neri fu battezzato
Al secolo Filippo Romolo Neri, nacque come secondogenito di Francesco Neri
e di Lucrezia da Mosciano. Il padre esercitava la professione di notaio
presso Firenze ma, nel 1524, decise di intraprendere la strada dell'alchimia.
I coniugi Neri ebbero, dopo Filippo, altri due figli: Elisabetta, nata nel 1518,
ricordata per aver testimoniato nel processo di canonizzazione per il
fratello[2], e Antonio, morto poco dopo la nascita. La primogenita era
invece Caterina, nata nel 1513 che, dopo il matrimonio, ebbe due figlie,
entrambe in seguito divenute monache, che avrebbero avuto un modesto
contatto epistolare con lo zio Filippo[3]. Ricevette il battesimo nella chiesa
di San Pier Gattolino con il nome di Filippo Romolo il giorno dopo la nascita,
il 22 luglio del 1515.
Nel 1520 Filippo Neri perse la madre. Il padre decise così di risposarsi con
Alessandra di Michele Lensi che, dopo essere entrata a far parte della
famiglia Neri, si affezionò molto ai figli del marito. Filippo ricevette la prima
istruzione in famiglia, in seguito venne mandato a studiare presso un certo
maestro Clemente, e cominciò a frequentare il convento di San Marco
evangelista a Firenze, un tempo sotto la direzione del frate domenicano
Girolamo Savonarola[4].
Un aneddoto[5], molto caro ai biografi del santo, narra come questi a otto
anni litigò con la sorella, che l'aveva disturbato in un momento di
riflessione, e la gettò dalle scale. Qualche tempo dopo, quasi per
contrappasso, vedendo un asino carico di frutta fermo a mangiare l'erba di
un prato, volle saltargli sulla groppa per cavalcarlo ma la bestia, non
appena egli si sedette sopra, cominciò a muoversi in maniera assai agitata,
finché il bambino cadde dentro un pozzo molto profondo. I genitori di
Filippo corsero a soccorrerlo, sicuri di trovare il figlio in fin di vita; il piccolo
Filippo invece non aveva subito nemmeno una ferita.
A Roma[modifica | modifica wikitesto]
San Filippo Neri in un quadro di Guido Reni
Durante gli anni di studio presso il convento di San Marco, il giovane Filippo
Neri si appassionò a due testi che avrebbero influenzato il suo successivo
apostolato: le Laudi di Jacopone da Todi, che in seguito egli fece musicare,
e le Facezie del Pievano Arlotto, un libro umoristico scritto da un sacerdote
fiorentino. Tra le sue meditazioni quotidiane figura l'Autobiografia di santa
Camilla da Varano, come mostra la copia conservata alla Biblioteca
Vallicelliana con sue note autografe.
Visse a Firenze fino a 18 anni, quando fu inviato presso uno zio, tale
Bartolomeo Romolo, a Cassino (allora chiamato San Germano) per essere
avviato alla professione di commerciante. In quegli anni cominciò a sentire
la propria vocazione religiosa, così da costruire una piccola cappella in una
roccia a picco sul mare denominata "Montagna Spaccata" (ancora oggi
visitabile) a Gaeta, dove si recava tutti i giorni per pregare in silenzio[6]. Lo
zio, che si era particolarmente affezionato a lui, non avendo eredi, aveva
deciso di lasciare al nipote, dopo la morte, tutti i suoi averi (ben 20.000
scudi) che questi però rifiutò per dedicarsi a una vita più umile.
Nel 1534 si recò a Roma come pellegrino ma vi rimase in qualità di
precettore di Michele e Ippolito Caccia, figli del capo della Dogana, il
fiorentino Galeotto, che forse gli fornì l'occupazione in nome della loro
comune origine, offrendogli inoltre vitto e alloggio. I due bambini avrebbero
seguito successivamente la strada religiosa, divenendo l'uno sacerdote
diocesano in una località vicino a Firenze, l'altro monaco certosino. Il suo
compenso consisteva in un semplice sacco di grano che diventava poi,
grazie ad un accordo con il fornaio, una pagnotta che Filippo Neri condiva
con un po' di olive e tanto digiuno. La stanza in cui viveva era piccolissima e
aveva come unici mobili un letto, un tavolino e una corda appesa al muro
che fungeva da armadio. Nello stesso tempo egli seguiva corsi di filosofia
all'Università della Sapienza e presso i monaci di sant'Agostino[7]. Sul finire
del 1537 vendette i libri e ne offrì il ricavato a un giovane calabrese in cerca
di fortuna, tale Guglielmo Sirleto, che in seguito sarebbe divenuto cardinale.
Ben presto espresse nella preghiera le sue attitudini di mistico e
contemplativo. Cominciò a prestare la sua opera di carità presso l'ospedale
di San Giacomo (il suo nome infatti compare fra le matricole dei membri
della compagnia che regge l'Ospedale[8]) dove molti anni dopo conobbe e
strinse amicizia con Camillo de Lellis. Probabilmente nell'inverno del 1538
venne anche a contatto con Ignazio di Loyola e con i primissimi membri
della Compagnia di Gesù[9].
Secondo la tradizione nel 1544, e precisamente nel giorno della Pentecoste,
in preghiera presso le catacombe di San Sebastiano[10], Filippo Neri fu
preda di uno straordinario avvenimento (secondo il santo un'effusione di
Spirito Santo) che gli causò una dilatazione del cuore e delle costole, evento
scientificamente attestato dai medici dopo la sua morte[11]. Molti
testimonieranno di aver visto spesso il cuore tremargli nel petto e che, a
contatto con esso, si avvertiva uno strano calore.
In seguito a questa esperienza Filippo abbandonò la casa dei Caccia per
ritirarsi a vivere come eremita fra le strade di Roma, dormendo sotto i
portici delle chiese o in ripari di fortuna. Spesso lo si vedeva passeggiare
per le piazze cittadine vestito con una tonaca munita di cappuccio.
Camminando per Campo de' Fiori e nei vicoli di Trastevere incontrava
giovani che lo deridevano e beffeggiavano. Egli non si faceva sfuggire
l'occasione e, unendosi alla comitiva, la conquistava con la sua simpatia.
Iniziava con una barzelletta e con qualche gioco, ma poi s'improvvisava
predicatore, dicendo: «Fratelli, state allegri, ridete pure, scherzate finché
volete, ma non fate peccato!».
Molti tentavano di farlo cadere, una volta dei giovani scapestrati idearono
una raffinata trappola: invitatolo in una casa, vi introdussero donnine di
facili costumi. Ma la purezza di Filippo ebbe la meglio. Qualche anno più
tardi dovette affrontare lo stesso tipo di tentazione a casa della famosa
Cesaria, nota più per la sua bellezza che per le sue virtù. Essa volle per
gioco scommettere con gli amici che sarebbe riuscita con le sue arti
ammaliatrici a farlo capitolare. Fingendosi inferma lo invitò a casa sua per
una confessione. Quando Filippo arrivò nella sua stanza la trovò vestita con
un indumento così trasparente che niente lasciava alla fantasia.
Accorgendosi dell'inganno il santo si diede alla fuga e la donna, scoperta, si
vendicò tirandogli dietro un pesante sgabello. Forse è per questa esperienza
che Filippo dirà in seguito ai suoi discepoli che « [...] le tentazioni si vincono
resistendo ad esse, ad eccezione di quelle carnali, dove è solo fuggendo che
si hanno gloriose vittorie».
Nello stesso periodo, si occupò degli infermi, abbandonati a sé stessi o
affidati a pochi volontari, negli ospedali di San Giovanni e Santo Spirito[12]
nonché dei poveri nella confraternita della Carità, istituita da papa Clemente
VII e nell'oratorio del Divino Amore. Essendosi fatto sempre più intenso il
suo apostolato nei confronti dei bisognosi, tanti dei quali costretti a dormire
in rifugi di fortuna, decise su consiglio di Persiano Rosa, suo padre
spirituale, di fondare la cosiddetta Confraternita della Trinità[13], creata
appunto per accogliere e curare viandanti, pellegrini e povera gente dei
borghi romani. Inizialmente composta da quindici uomini, attratti dai
discorsi da lui tenuti nella chiesa di San Salvatore in Campo[14], e installata
nella casetta dello stesso Persiano Rosa, diede un grande contributo a
favore dei pellegrini, in particolare nell'Anno Santo del 1550 (sebbene
quell'anno venisse presa a pigione una casa più grande), tanto da ricevere
da allora il soprannome di confraternita "dei pellegrini"[15], e poi in seguito
anche "dei convalescenti" per il suo soccorso nei confronti degli infermi della
città.
La chiesa di San Tommaso in Parione ove Filippo Neri fu ordinato sacerdote
Dopo una lunga insistenza di Persiano Rosa, a trentacinque anni, decise di
diventare sacerdote: durante il marzo 1551 ricevette così da Giovanni
Lunelli, vescovo di Sebaste, la tonsura, i quattro ordini minori e il
suddiaconato nella chiesa di San Tommaso in Parione, il sabato santo 29
marzo il diaconato nella basilica di san Giovanni in Laterano, il 23 maggio
1551 infine fu ordinato sacerdote dallo stesso Lunelli, sempre a san
Tommaso[16]. Comincia così un nuovo capitolo nella vita di san Filippo
Neri: lasciò la casa Caccia per trasferirsi a san Girolamo della Carità. Come
sacerdote divenne famoso nell'esercizio del sacramento della confessione
come fonte di dialogo con i "penitenti"; secondo testimoni oculari Filippo
Neri ascoltava il pentimento dei suoi fedeli dall'alba fino a mezzogiorno, ora
in cui celebrava la messa, sebbene non fosse raro trovare fedeli bisognosi
anche in casa o perfino ai piedi del suo letto, dove egli ugualmente
confessava in casi di necessità[17]. Ciò suscitò invidie e gelosie, in
particolare in due monaci (dei quali s'ignorano i nomi) e nel medico
Vincenzo Teccosi, i quali dimoravano nella stessa San Girolamo. Seguirono
una serie di screzi e ingiurie, i primi due erano, ad esempio, soliti
beffeggiare il sacerdote mentre si preparava per la messa, o
nascondendogli i paramenti, perfino le scarpe, o facendo in modo che ne
usasse di logori. La cordialità, e soprattutto la pazienza di Filippo, finirono
poi per conquistare i suoi tre avversari, uno dei due monaci entrò perfino
nell'oratorio mentre il Teccosi, prima di morire, lasciò tutto in eredità a
quello che un tempo era il suo peggior nemico, il quale non prese con sé
che un ricordo (un orologio) cedendo tutto il resto ai nipoti del defunto.
Da questi dialoghi e da questi incontri nacque il primo nucleo della sua
istituzione, l'Oratorio[18]: alcuni suoi discepoli divennero sacerdoti,
cominciarono una vita in comunità e Filippo ne divenne rettore e ne stabilì
le regole.
In seguito alle testimonianze di Francesco Saverio, riguardo al suo viaggio
nelle Indie orientali, Filippo Neri decise di partire come missionario
nell'Estremo Oriente[19] ma, dopo essere stato dissuaso dall'intenzione per
consiglio di un monaco dell'abbazia delle Tre Fontane, scelse di dedicarsi
principalmente alla Roma in cui viveva. In questo stesso periodo, con la
fondazione del primo Oratorio vero e proprio, un granaio sopra la navata
della chiesa di San Girolamo della Carità, il santo si attirò le critiche e le
invidie di una ristretta cerchia di altri clericali, quali ad esempio il cardinale
Virgilio Rosari[20] che gli proibì persino di celebrare il sacramento della
confessione, a lui tanto caro. Lo stesso cardinale, sino al giorno della sua
morte, avvenuta il 22 maggio del 1559[21], continuò a scagliare le proprie
calunnie contro il santo fiorentino.
La Congregazione dell'Oratorio[modifica | modifica wikitesto]
Santa Maria in Vallicella sede della Congregazione dell'Oratorio
Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Confederazione
dell'oratorio di San Filippo Neri.
L'11 ottobre 1559, Filippo Neri perse il padre, Francesco, e, dopo aver
ricevuto l'eredità che gli spettava, preferì cederla alla sorella Caterina. In
quegli anni il santo conobbe un altro importante personaggio della storia
ecclesiastica, il cardinale milanese Carlo Borromeo[22]. Tra i due s'instaurò
un saldo rapporto di amicizia tanto che il cardinale soleva spesso recarsi dal
sacerdote fiorentino per chiedergli consiglio riguardo a problematiche
scottanti[23]. Il santo milanese tentò in tutte le maniere di condurre Filippo
Neri a Milano per fondarvi una comunità come quella costruita a Roma. Le
sue richieste rimasero senza risposta.
Nel 1564, su pressioni delle comunità fiorentine, papa Pio IV (che sarebbe
morto nello stesso anno) affidò a Filippo Neri il controllo della Chiesa di San
Giovanni Battista de' Fiorentini che il santo, volendo rimanere a San
Girolamo della Carità, affidò ai giovani dell'Oratorio divenuti sacerdoti[24],
quali ad esempio Cesare Baronio e Alessandro Fedeli, molto legati al loro
padre spirituale.
Nel 1575 il papa Gregorio XIII eresse la Congregazione dell'Oratorio[25] e
concesse a questa la chiesa di Santa Maria in Vallicella, che ne divenne la
sede. Grazie al suo insegnamento promosse innumerevoli attività: coinvolse
nella preghiera e nella lettura della Bibbia uomini comuni, artisti, musicisti,
uomini di scienza; fondò una scuola per l'educazione dei ragazzi.
In tempi nei quali la pedagogia era autoritaria e spesso manesca, Neri si
rivolgeva ai suoi allievi (che erano, si direbbe oggi, "ragazzi di strada") con
pazienza e benevolenza: ancora oggi si ricorda la sua esortazione in
romanesco: «State bboni (se potete...)!». Un'altra sua celebre frase,
un'imprecazione di impazienza poi attenuata dall'augurio della grazia del
martirio: «Te possi morì ammazzato... ppe' la fede!».
Gli ultimi anni[modifica | modifica wikitesto]
Federico Borromeo, amico di Filippo Neri, in un ritratto di Giulio Cesare
Procaccini
Gli anni che vanno dal 1581 al 1595, anno della morte, furono segnati da
terribili malattie, guarigioni e ricadute continue. Preoccupato per il proprio
destino scrisse per ben tre volte il proprio testamento. Alla comunità venne
concessa intanto una nuova sede, l'Abbazia di San Giovanni in Venere e la
possibilità di fondare un oratorio persino a Napoli[26]. Fiaccato dalle
malattie, Filippo Neri soffrì parecchio a causa di una terribile carestia che
decimò alcuni membri della sua comunità oratoriana. Unico sollievo di quel
periodo, nel 1590, il poter assistere, nella chiesa di Sant'Adriano al Foro,
alla traslazione dei corpi di alcuni martiri. È da ricordare infatti che la
testimonianza dei martiri era motivo di commozione per il santo
fiorentino[27].
Seguendo i consigli di Filippo Neri, il papa decise di riconciliarsi con Enrico
IV di Francia, evento di notevole portata nella storia della Chiesa
cinquecentesca[28]. Il pontefice, quasi per ringraziare il santo per il suo
aiuto, prese con sé alcuni fra i suoi fedelissimi e decise di nominarlo
cardinale, ma questi rifiutò la carica, dicendo, verso il cielo: «Paradiso,
paradiso»[29]. Nell'aprile del 1595 Filippo Neri venne colpito ancora più
gravemente dalla malattia che lo affliggeva, tanto da non poter più
modificare il proprio testamento.
Federico Borromeo, suo fedele amico, si recò a Roma per somministrargli
personalmente l'eucarestia. Il santo, come lo stesso Borromeo dichiarò,
benché moribondo dimostrava ancora una forza d'animo eccezionale[30]. Il
23 maggio si riprese miracolosamente e poté officiare così la messa del
Corpus Domini due giorni dopo, recitata “come cantando”[31]. Dopo aver
celebrato la messa sembrò quasi ai suoi fedeli ch'egli fosse come guarito,
poiché continuava a scherzare e consigliare come suo solito. Verso le tre del
mattino di quella stessa notte, tra il 25 e il 26 maggio, colpito da una grave
emorragia, dopo aver benedetto la propria comunità Filippo Neri morì, quasi
sorridendo nel momento del trapasso.
Il santo della gioia[modifica | modifica wikitesto]
Il contatto con il mondo[modifica | modifica wikitesto]
San Filippo Neri
Filippo è stato senza dubbio uno dei santi più bizzarri della storia della
Chiesa, tanto da essere definito santo della gioia o buffone di Dio[1]. Colto,
creativo, amava accompagnare i propri discorsi con un pizzico di buon
umore. Confessava con la stessa discrezione e la stessa bonarietà sia poveri
che ricchi, sia principi che cardinali, dando a volte penitenze alquanto
bizzarre, sicuro che, dopo aver fatto una simile figuraccia, il penitente non
avrebbe più provato a compiere quel peccato. Vi è ad esempio un simpatico
aneddoto che narra come a una donna, che aveva il vizio di sparlare degli
altri, fu comandato dal santo di spennare per strada una gallina morta e poi
di raccoglierne tutte le penne volate via. Alla richiesta del perché, da parte
della donna, rispose che questo era come il suo sparlare, le sue parole si
spargevano ovunque e non si potevano raccogliere più[32]. Si offriva a tutti
con generosità e soprattutto con un buon sorriso, tanto da essere definito
dai contemporanei come Pippo il Buono. Questo è il quadro che ci danno di
lui i suoi contemporanei, gli uomini che lo conobbero di persona.
Filippo Neri amava inoltre vivere all'aperto per sentirsi così in maggior
contatto con Dio e le sue creature. Amava trascorrere le ore osservando il
paesaggio romano dalla terrazza della sua stanzetta. A San Girolamo
teneva con sé una gattina, un cane bastardino bianco a chiazze rosse,
chiamato dal santo "Capriccio", che aveva deciso di non tornare più a casa
per vivere nell'Oratorio di "Pippo il buono"[33]. Il santo possedeva inoltre
alcuni uccellini che, durante la giornata stavano in giro per la città, alla sera
tornavano da Filippo, che li accudiva e gli dava di che cibarsi, e al mattino lo
svegliavano con il loro canto[34].
L'insegnamento di Filippo Neri si può riassumere in quattro punti: una
singolare tenerezza verso il prossimo, la prevalenza delle mortificazioni
spirituali, in particolare mortificazioni contro la vanità[35] su quelle
corporali, allegria e buon umore per potenziare le energie spirituali e
psichiche e infine la semplicità evangelica, di cui lui fu primo testimone.
Durante le preghiere del suo Oratorio, Filippo Neri amava fare piccoli
intermezzi cantati, così da rendere più piacevole la lettura del vangelo e, di
conseguenza, l'incontro con Dio. Egli stesso amava cantare alcuni sonetti
scritti da lui. L'Oratorio divenne così anche un laboratorio musicale perché
le laudi si trasformarono da monodiche a composizioni a più voci con
l'accompagnamento di uno strumento musicale. Proprio dalla sua
particolare sensibilità estetica derivò direttamente e indirettamente, così
come emerge da uno studio di Francesco Danieli[36], un nuovo modo di
indirizzare a Dio l'arte nelle sue più svariate sfumature, e scaturirono nuovi
strumenti di catechesi e pedagogia cattolica postridentina.
Due bizzarri amici[modifica | modifica wikitesto]
San Felice da Cantalice, grande amico di Filippo Neri
Negli anni in cui Filippo viveva a Roma un altro santo bizzarro e gioioso
come lui, Felice da Cantalice[37], un frate cappuccino, svolgeva la propria
missione al servizio del Vangelo. Il cappuccino capitava spesso alla chiesa di
San Girolamo della Carità e poi alla Chiesa Nuova dove incontrava spesso
l'oratoriano. I due scherzavano, ridevano e cantavano insieme. Un giorno,
come raccontano testimoni oculari, s'incontrarono in via del Pellegrino.
Felice, che portava una fiasca di vino, domandò a Filippo se avesse sete,
soggiungendo provocatoriamente: «Adesso vedrò se tu sei mortificato!»; e
gli porse la fiasca. Filippo stette allo scherzo e cominciò a bere tra gli
schiamazzi della gente che assisteva alla scena. Ma a sua volta disse a
Felice: «Adesso vedrò se sei mortificato tu»; e levandosi il cappello di testa
lo ficcò su quella di Felice, dicendo di tenerselo[38].
Filippo e Felice erano grandi amici, legati da una stretta unione spirituale,
oltre che scherzosa. Possediamo un ritratto molto fedele di San Felice da
Cantalice, proprio grazie a San Filippo Neri che, un giorno nel quale il frate
suo amico lo stava attendendo su una sedia, chiese a uno dei suoi fedeli,
tale Giuseppe de Cesari, di raffigurarlo in quello straordinario momento di
tranquillità e pace. Felice morì il 30 aprile del 1587[39], otto anni prima di
Filippo Neri che, come detto sopra, morì nel 1595.
Il miracolo del principe Paolo[modifica | modifica wikitesto]
Palazzo Massimo alle Colonne
Filippo Neri soleva riunire nel proprio Oratorio non solo i poveri figli della
strada ma anche giovani di famiglia benestante, e persino figli di principi.
Fra di essi vi era il quattordicenne Paolo, figlio del principe Fabrizio, della
famiglia dei Massimo. Il 16 marzo 1583 il ragazzo, dopo una lunga malattia,
morì. Padre Filippo, che avrebbe voluto assisterlo negli ultimi istanti, arrivò
troppo tardi. Non poteva fare altro che raccogliersi in preghiera. Ma dopo
qualche minuto fra lo stupore generale la sua voce risuonò sul brusio della
camera: chiamava il ragazzo quasi volesse destarlo dal sonno. Paolo riaprì
gli occhi e cominciò a confidarsi con il santo.
A un certo momento Filippo gli domandò se fosse morto volentieri; e lui
rispose di sì, perché avrebbe raggiunto in cielo la sorella e la madre. «E
allora va' in pace...» esclamò il sacerdote mentre il ragazzo chiudeva gli
occhi « [...] e che sii benedetto e prega Dio per me»; poi, come narrano le
testimonianze dell'epoca, riportate nel processo di canonizzazione del
Santo, Paolo "subito tornò di novo a morire". La camera del miracolo, al
secondo piano del Palazzo Massimo alle Colonne, che si affaccia sull'attuale
Corso Vittorio Emanuele II, venne successivamente trasformata nella
cappella, visitabile ogni anno nella ricorrenza dell'avvenimento.
Il culto[modifica | modifica wikitesto]
Dopo la sua morte ebbe subito fama di santità presso i fedeli: Santo della
gioia e Apostolo di Roma sono alcuni appellativi attribuitigli dai devoti.
Viene ricordato, soprattutto a Roma, per aver istituito (nel giorno di giovedì
grasso del 1552 in aperta opposizione ai festeggiamenti pagani del
Carnevale) il cosiddetto Giro delle Sette Chiese, un pellegrinaggio a piedi
per le sette chiese principali della città: basilica di San Pietro in Vaticano,
basilica di San Paolo fuori le mura, basilica di San Giovanni in Laterano,
basilica di San Lorenzo, basilica di Santa Maria Maggiore, basilica di Santa
Croce in Gerusalemme, basilica di San Sebastiano. Il "Giro delle Sette
Chiese" è un pellegrinaggio tuttora praticato dai fedeli[40].
Fu proclamato santo nel 1622 e, in seguito, è stato dichiarato compatrono
di Roma[senza fonte]. Nonostante le sue reliquie siano in moltissime chiese,
le sue spoglie sono venerate nella cappella della chiesa di Santa Maria in
Vallicella dal 1602. La sua memoria liturgica coincide, com'è tradizione, con
il giorno della sua morte: il 26 maggio.
Filippo Neri è anche compatrono della città di Manfredonia, insieme a san
Lorenzo Maiorano, la patrona Maria Santissima di Siponto; di Gravina in
Puglia, per volere del cardinale Vincenzo Maria Orsini poi Papa Benedetto
XIII; patrono di Gioia del Colle in provincia di Bari e di Candida in Irpinia. È
anche patrono di Tursi in provincia di Matera è patrono di Guardia
Sanframondi in provincia di Benevento e patrono secondario di Veglie
(Lecce). È inoltre compatrono di Venezia. Anche in Sardegna, nel duomo di
Oristano con una cappella a lui dedicata ove si conservano le sue reliquie e
nel duomo di Sassari, è venerato nell'altare a lui dedicato ed è patrono della
con congrega che fin dal primo Settecento riunisce i canonici turritani sotto
il suo nome.
La prima chiesa al mondo dedicata a san Filippo Neri fu eretta nel 1636 a
Carbognano (Viterbo) da Orazio Giustiniani, prete dell'oratorio della
congregazione fondata dal Santo e poi cardinale. Al suo nome è intitolato
l'edificio di culto più grande esistente in Torino.
A Triuggio (MB), in Viale Indipendenza 13, si trova una piccola cappella
dedicata al Santo, aperta nel 1976 dal parroco don Giuseppe Lazzati. La
cappella si trova al piano terra di un condominio e fa parte del quartiere
denominato Rione dei Pini. L'ultima domenica del mese di maggio la
comunità del luogo celebra la festa di San Filippo Neri e della Vergine dei
Poveri. In Capitán Pastene, città fondata nella Regione dell'Araucania, Cile,
da emigrati italiani provenienti da Pavullo, Emilia-Romagna, l'unica chiesa
esistente venne consacrata a San Filippo Neri.
Tavola cronologica[modifica | modifica wikitesto]
Data Evento
21 luglio 1515 Nasce a Firenze da Francesco Neri e Lucrezia Soldi da
Mosciano
1520 Muore la madre Lucrezia
1532-33 Lascia la casa paterna e si reca presso lo zio Romolo Neri
1534-35 Si reca a Roma e alloggia presso Galeotto del Caccia, di cui educa
i due figli come precettore
1535 circa Comincia la sua attività di assistenza degli ammalati
nell'ospedale "degli incurabili"
Pentecoste 1544 Forte esperienza mistica presso le catacombe di San
Sebastiano
1548 Dà vita, con Persiano Rosa suo confessore, alla Confraternita della
Santissima Trinità dei pellegrini e dei convalescenti
1550 Anno Santo. Filippo e la sua confraternita assistono circa cinquecento
pellegrini al giorno
Marzo 1551 Riceve la tonsura, i quattro ordini minori e il suddiaconato
Sabato santo 1551 Riceve il diaconato nella Basilica Cattedrale di San
Giovanni in Laterano
23 maggio 1551 Riceve l'ordinazione sacerdotale. Lascia definitivamente
la casa Caccia per alloggiare presso San Girolamo della Carità, sede della
sua confraternita
1554 Cominciano gli incontri di meditazione e preghiera che daranno vita
all'Oratorio
1557 Entrano nell'Oratorio Cesare Baronio, primo successore del Neri,
Antonio Gallonio, suo futuro biografo, ed altri primi discepoli, tutti suoi figli
spirituali
1559 Persecuzione a Filippo da parte del Cardinale Vicario Virgilio Rosario.
Morte di questi, il 22 maggio, e riabilitazione piena del futuro santo da parte
del Papa Paolo IV
11 ottobre 1559 Muore Francesco Neri, padre di Filippo
1564 Diviene Rettore della chiesa di San Giovanni dei Fiorentini. Ordinazione
sacerdotale di Cesare Baronio
1565 Vengono dettate le prime regole della convivenza oratoriana
15 luglio 1575 Con la bolla Copiosus in misericordia, Gregorio XIII
riconosce ufficialmente la congregazione di Filippo e gli assegna la chiesa di
Santa Maria in Vallicella
1579 Fondata la comunità dell'Oratorio di San Severino Marche a Macerata
1586 Fondata la comunità dell'Oratorio di Napoli
1588 Comincia a risiedere alla Vallicella
1594-95 Sostiene apertamente il papa Clemente VIII nella dura
controversia a seguito dell'ascesa al trono di Enrico IV di Navarra,
dichiarando per sé e per i suoi, piena e perpetua fedeltà al Papa
Notte tra il 25 e 26 maggio 1595 Muore circondato dai suoi alle due del
mattino
2 agosto 1595 Viene aperto il processo di canonizzazione
24 maggio 1602 Il corpo è solennemente traslato nella cappella edificata
appositamente alla Vallicella
25 maggio 1615 Viene proclamato beato da Paolo V
12 marzo 1622 Viene canonizzato da Gregorio XV
Note[modifica | modifica wikitesto]
^ a b Rita Delcroix, Filippo Neri il santo dell'allegria
^ Primo processo canonico per San Filippo Neri nel Codice Vaticano Latino
vol.4
^ San Filippo Neri, Gli scritti e le massime, a cura di A. Cistellini, Brescia,
1994
^ R. Spiazzi, San Filippo Neri e i domenicani
^ Scheda di San Filippo Neri su new advent. URL consultato il 20-01-2008.
^ A. Lentini, Memorie di S. Filippo a Cassino e Montecassino, in L'Oratorio
di S. Filippo Neri, 20 (1963), pp. 1-6; M. Dell'Omo, S. Filippo Neri e il
monachesimo (nel IV centenario della morte, 1595-1995), in Benedictina,
42 (1995), pp. 375-387, in particolare pp. 376-383 (= L'esperienza del
monachesimo nella biografia di s. Filippo Neri, in Messer Filippo Neri, santo,
l'Apostolo di Roma. Catalogo della mostra, Roma, Biblioteca Vallicelliana, 24
maggio-30 settembre 1995, Roma 1995, pp. 27-31).
^ Processo per la canonizzazione, p. 41
^ M. Vanti, S. Giacomo degli Incurabili di Roma nel cinquecento, Roma,
1938
^ H. Ranher, Ignazio di Loyola e Filippo Neri, a cura dell'Oratorio di Roma 3
^ V. Fiocchi Nicolai, San Filippo Neri, le catacombe di San Sebastiano e e le
origini dell'archeologia cristiana, Roma, 2000
^ Processo per la canonizzazione p. 424
^ Antonio Gallonio, Vita sancti Philippi Nerii, p. 12
^ C. Fannucci, Trattato di tutte le opere pie di Roma, Roma, 1602
^ Giorgio Papasogli, Filippo Neri- un secolo un uomo, p. 54
^ Antonio Gallonio, Vita sancti Philippi Nerii, 19
^ Cistellini, San Filippo Neri, pp. 33-45
^ Giorgio Papasogli, Filippo Neri- un secolo, un uomo, p. 64
^ Cistellini, San Filippo Neri, pp. 47-116
^ Nel già citato processo per la canonizzazione, uno dei fedelissimi di
Filippo Neri testimonia che il santo si chiese se quella del missionario fosse
la sua reale vocazione, leggendo le lettere di San Francesco Saverio nella
sua stanza
^ N. Del Re, Il Cardinal Vicario Virgilio Rosari il "nemico" di San Filippo Neri,
1991
^ Card. Virgilio Rosati. URL consultato il 21-09-2010.
^ P. Giussano, Vita di Carlo Borromeo, Roma, 1610
^ C. Gasbarri, San Filippo e San Carlo, 1968
^ Cistellini, San Filippo Neri, 116-174
^ Cistellini, San Filippo Neri, 174-199
^ M. Borrelli, Le Costituzioni dell'Oratorio Napoletano, Napoli, 1968
^ Cistellini, San Filippo Neri, 671-674
^ Cistellini, San Filippo Neri, 1011-1014
^ Processo di santificazione, p. 287
^ F. Borromeo, Argumenta
^ Processo di santificazione, p. 66
^ Alfredo Cattabiani, Santi d'Italia, vol. 1, pag. 372
^ Il piccolo Capriccio apparteneva al cardinale di Santa Fiora
^ Alfredo Cattabiani, Santi d'Italia, vol. 1, p. 374
^ si può ricordare in questo caso la celebre canzone di Angelo Branduardi
Vanità di vanità dedicata appunto al santo fiorentino
^ F. Danieli, San Filippo Neri. La nascita dell'Oratorio e lo sviluppo dell'arte
cristiana al tempo della riforma, San Paolo, Cinisello Balsamo 2009
^ Scheda di San Felice da Cantalice nell'enciclopedia dei santi. URL
consultato il 21-01-2008.
^ San Filippo e San Felice da Cantalice, in l"Oratorio di San Filippo Neri",
1965
^ Monumenta historica Ord. Fr. Min. Cappucinorum, Roma, 1964
^ Su come vivere oggi quest'esperienza è di grande utilità la recente opera
In cammino sulla Via Paradisi di Carlo Munns.
Scritti[modifica | modifica wikitesto]
Detti, ricordi, e documenti morali, e spirituali di S. Filippo Neri fondatore
della Congregazione dell'Oratorio. Utilissimi ad ogni stato di persone.
Raccolti dalla Vita scritta da Pietro Iacomo Bacci, In Roma, nella stamperia
di Bernardino Tani, 1642;
Ammaestramenti salutari e degni di eterna memoria. Di s. Filippo Neri..., In
Roma, per Francesco Alberto Tani, 1660;
Directorium Oratorii S. Philippi Nerii, Maceratae, typis Michaelis Archangeli
Siluestri, 1707;
Sonetto composto da S. Filippo Neri il di cui originale scritto di mano del
Santo si conserva nel sacrario di S. Maria in Vallicella, In Roma, nella
stamperia di Pietro Ferri sotto la Biblioteca Casanatense, 1723;
Massime di S. Filippo Neri e di S. Francesco di Sales distribuite per ciascun
giorno dell'anno, Modena, pei tipi camerali, 1843;
Massime e ricordi di San Filippo Neri, Napoli, Festa, 1858;
Congregazione dell'Oratorio di Vicenza (a cura di), Lo spirito di Filippo Neri
nelle sue massime e ricordi, Vicenza, 1988;
Antonio Cistellini (a cura di), Gli scritti e le massime, Brescia, Editrice La
Scuola, 1994;
Edoardo Aldo Cerrato (a cura di), «Chi cerca altro che Cristo…». Massime e
ricordi, Cinisello Balsamo, Edizioni San Paolo, 2006;
Epistolario[modifica | modifica wikitesto]
Lettere e rime di S. Filippo Neri, a cura di R. Netti, Napoli, tip. De Rubertis,
1895;
Lettera a Michele Mercati. Riprodotta in facsimile dall'autografo, e
pubblicata in occasione del possesso del Novello proposto della cattedrale di
s. Miniato, mons. Gustavo Matteoni, S. Miniato, Tip. C. Taviani, 1909;
Lettere, rime e detti memorabili, prefazione di Emanuele Magri, Firenze,
Libreria editrice fiorentina, 1922;
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
Ricci, Giacomo, Vita di San Filippo Neri Roma, 1703;
Antonio Gallonio, Vita beati p. Philippi Neri Florentini Congregatione
Oratorio fondatoris in annos digesta, Romae, apud Aloysium Zannettum,
1600, e successive edizioni, edizione critica a cura dell'Oratorio secolare di
S. Filippo Neri di Roma, a celebrazione del 4. centenario della morte del
Santo, con introduzione e note di Maria Teresa Bonadonna Russo, Roma,
Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per l'informazione e
l'editoria, 1995;
Pietro Giacomo Bacci, Vita di San Filippo Neri, Roma, Bernabò e Lazzarini,
1635 e successive edizioni;
Giuseppe Crispino, La scuola del gran maestro di spirito S. Filippo Neri nella
quale co' fatti, e co' detti del medesimo Santo, e di alcuni suoi discepoli
s'insegnano le pratiche della vita spirituale ad ogni stato di persone. Diuisa
in cinque libri..., In Napoli, per Giacinto Passaro, 1675;
Vita del santo patriarca, e glorioso taumaturgo Filippo Neri, appostolo di
Roma, della congregazione dell'oratorio angelico istitutore... Dopo molte
edizioni e addizioni, ora d'altre... copiosamente accresciuta, In Venezia,
presso Giovanni Manfre, 1727;
Augusto Conti, La vita di S. Filippo Neri, Firenze, Uffizio della rassegna
nazionale, 1884;
Alfonso Capecelatro, La vita di San Filippo Neri: libri tre, Roma, 1889;
Egilberto Martire, Vita di S. Filippo Neri apostolo di Roma, 30 tavole in rame
disegnate da Pietro Antonio Novelli, incise da Innocente Alessandri, con
commenti di Egilberto Martire, Roma, F. Ferrari, 1922;
Gustavo Brigante Colonna, Vita di S. Filippo Neri narrata da Gustavo
Brigante Colonna, illustrata da Carlo Parmeggiani, Firenze, Sansoni, 1947;
Theodore Maynard, Mystic Motley, trad. it.: Il buffone di Dio, Milano,
Longanesi & C., 1948, (Il cammeo, 20), Traduzione di Marcella Hannau, II
edizione 1984;
Giovanni Incisa della Rocchetta e Nello Vian (a cura di), Il primo processo
per San Filippo Neri nel Codice Vaticano latino 3798 e in altri esemplari
dell'Archivio dell'Oratorio di Roma (4 volumi), Città del Vaticano, Biblioteca
apostolica vaticana, 1957 - 1963;
Alberto Venturoli, San Filippo Neri. Vita, contesto storico e dimensione
mariana, Casale Monferrato, Piemme, 1988;
Antonio Cistellini, San Filippo Neri, l'Oratorio e la Congregazione oratoriana,
storia e spiritualità, prefazione del card. Carlo Maria Martini, 3 volumi,
Brescia, Morcelliana, 1989;
Giovanni Paolo PP. II, Lettera per il IV Centenario della morte di San Filippo
Neri, Dal Vaticano, 7 ottobre 1994;
Antonio Cistellini, San Filippo Neri: breve storia di una grande vita, Firenze,
Memorie oratoriane, 1996;
Stefano Zen, L'Oratorio filippino e la cultura della Controriforma, in La
Congregazione dell'Oratorio di San Filippo Neri nelle Marche del ‘600. Atti
del Convegno di Studi, Fano, 14-15 ottobre 1994, a cura di Flavia
Emanuelli, Fiesole, Nardini Editore, 1997 (Studi e Documenti, 2), pp.
25–39;
Hans Tercic, Filippo Neri, l'amore vince ogni paura, Roma, Città Nuova,
2000, II ed. 2003;
Giorgio Papasogli, Filippo Neri, un secolo, un uomo, Cinisello Balsamo, San
Paolo, 2002;
Carlo Munns, " In cammino per la Via Paradisi: la visita alle sette chiese ,
Roma, Ikne, 2005;
Francesco Danieli, San Filippo Neri. La nascita dell'Oratorio e lo sviluppo
dell'arte cristiana al tempo della Riforma, Cinisello Balsamo, San Paolo,
2009.