FIGLI SI NASCE, GENITORI SI DIVENTA CONSULTAZIONE DI … · alle esperienze e alle preoccupazioni...
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SCUOLA DELL’INFANZIA “SAN GAETANO” - POLEGGE VICENZA
Ogni neonato arriva sulla terra con un messaggio per l’umanità. Nel piccolo pugno racchiude una
particella di verità non ancora rivelata, un indizio ancora mancante che potrebbe risolvere l’enigma
del destino dell’uomo. Egli ha un tempo limitato in cui compiere la propria missione e non avrà mai
altra possibilità di farlo né l’avremo noi. Quel neonato potrebbe essere la nostra ultima speranza.
Dobbiamo trattarlo una persona sacra. (Sam Levehsen)
FIGLI SI NASCE, GENITORI SI DIVENTA
CONSULTAZIONE DI MADRI E PADRI
INTENTI AD AIUTARSI NEI LORO SFORZI QUOTIDIANI DI PORTARE AVANTI
IL DIFFICILE MA PREZIOSO COMPITO D’EDUCARE UN BAMBINO
CERCATE LA LUCE!
L’uomo è come un libro.
In lui ogni cosa è scritta,
ma l’oscurità
non gli permette di leggere ciò che ha in sé.
(Anonimo, trovato scritto su di un foglio di carta in un’erboristeria)
GIUGNO 2001/ OTTOBRE 2013
UNA SINCERA ACCETTAZIONE
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Quando una persona è capace di provare e di comunicare ad un’altra una sincera accettazione, essa
può diventare di grande aiuto.
La sua accettazione dell’altro così com’è, è determinante per costruire una relazione in cui l’altro
possa crescere, maturare, operare cambiamenti costruttivi, imparare a risolvere i problemi, tendere
ad un equilibrio psicologico, diventare più produttivo e creativo, realizzare pienamente il proprio
potenziale.
È uno di quei paradossi semplici ma belli della vita: quando una persona sente di essere
sinceramente accettata per quello che è, si sente libera di prendere in considerazione un possibile
cambiamento, di pensare ad una possibile crescita, a cosa vorrebbe diventare, a come realizzare
maggiormente il proprio potenziale.
L’accettazione è come il terreno fertile che permette ad un seme minuscolo di trasformarsi nel bel
fiore che può diventare. I1 terreno si limita a facilitare lo sviluppo del seme. Sprigiona la sua
capacità di crescere, ma tale capacità è interamente in seno al seme. Anche un figlio, come un seme,
ha dentro di sé la capacità di crescere. L’accettazione è il terreno fertile, che semplicemente
permette al figlio di realizzare il proprio potenziale.
Perché l’accettazione genitoriale esercita tanta benefica influenza sui figli? È un punto che in genere
non è compreso. La maggior parte delle persone è stata indotta a credere che se si accetta un figlio
così com’è, questi non cambierà mai; che il modo più valido per aiutarlo a migliorarsi è quello di
dirgli quali aspetti di lui non sono accettabili.
Di conseguenza, la maggior parte dei genitori ricorre a piene mani al linguaggio della non
accettazione, pensando che sia il modo migliore per aiutare i figli. I1 terreno che tanti genitori
forniscono ai propri figli, è intriso di valutazioni, giudizi, critiche, prediche, massime morali,
ammonizioni, ordini e altri messaggi che trasmettono non accettazione.
(Anonimo)
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INCONTRO GENITORI ALLA SCUOLA MATERNA DI POLEGGE
Assistiamo da un po’ di tempo a questa parte ad una gran diffusione d'interventi d'educazione dei
genitori. Molti di questi interventi si sono rivelati episodici o frammentari o sono stati impostati in
modo troppo direttivo, sotto forma di semplici conferenze, in un modo che non riesce a collegarsi
alle esperienze e alle preoccupazioni delle famiglie e a valorizzare la loro potenzialità.
Nella Scuola Materna di Polegge sono a disposizione dei libri che affrontano i temi sviluppati sui
rapporti genitori/figli e del ruolo della coppia. Chi volesse usufruirne può farlo, segnando su
apposito quaderno il proprio nome ed il titolo del libro prelevato e segnerà poi la restituzione.
Lo scopo degli incontri dei genitori, alla Scuola materna di Polegge, ha voluto fin dall'inizio
dedicarsi alla valorizzazione della funzione del genitore e allo sviluppo delle potenzialità inespresse
o sussurrate d'ogni singolo membro della famiglia.
Vuole mettere in comune le esperienze per migliorare le capacità di relazionarsi con i figli, per
migliorare la coppia, la famiglia, per non vivere i problemi pensando di essere i soli ad averli, ma
confrontandosi, scoprendo così che sono comuni e che qualcuno li ha già affrontati ed ha trovato
delle soluzioni interessanti.
Il metodo usato è interattivo, vale a dire i partecipanti operano direttamente e sviluppano il tema
della serata creando dibattito fra di loro, aiutandosi, a volte con disegni, storie e quanto serve, anche
semplici domande.
Alcuni dei temi affrontati negli anni sono stati:
1) Ritmi della società, uso del tempo, genitori stressati…
2) Figli si nasce, genitori si diventa
3) Emozioni…espresse non espresse
4) Amare significa essere capaci di dire " NO". Autocontrollo…
5) Come affrontare l’ansia
6) L’uso del linguaggio
7) Serata per papà
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PREMESSA
IL MATRIMONIO
Voi siete sbocciati insieme e insieme starete per sempre. Insieme, quando le bianche ali della morte
disperderanno i vostri giorni. Insieme nella silenziosa memoria di Dio. Vi sia spazio nella vostra
unità e tra voi danzino i venti dei cieli. Amatevi l’un l’altra, ma non fatene una prigione d’amore.
Riempitevi a vicenda le coppe ma non bevete da una coppa sola. Cantate e danzate insieme e siate
gioiosi ma ognuno di voi sia solo come son sole le corde del liuto sebbene vibrino di una musica
uguale. Datevi il cuore ma l’uno non sia rifugio all’altra perché soltanto la mano della Vita può
contenere i vostri cuori. E state insieme, ma non troppo vicini poiché le colonne del tempio sono
distanziate e la quercia e il cipresso non crescono l’una all’ombra dell’altro.
Gibran Kahlil Gibran
L’AMORE
Quando l’amore chiama, seguitelo anche se ha vie sassose e ripide. E quando vi parla credete in lui
benché la sua voce possa disperdere i vostri sogni come il vento del nord devasta il giardino. Poiché
come l’amore vi esalta così vi crocifigge e come vi matura così vi poterà. E vi consegna al suo sacro
fuoco perché voi siate il pane santo della mensa di Dio. Tutto ciò compie l’amore in voi affinché
conosciate il segreto del vostro cuore e possiate diventare un frammento del cuore della Vita.
L’amore non dà nulla fuorché se stesso e non coglie nulla se non in se stesso. L’amore non possiede
né vorrebbe essere posseduto perché l’amore è sufficiente all’amore. E non pensate di dirigere
l’amore perché se vi trova degni è lui che vi conduce. L’amore non desidera che consumarsi! Se
amate davvero siano questi i vostri desideri: destarsi all’alba con un cuore alato e ringraziare per un
altro giorno d’amore; addormentarsi a sera con una preghiera per l’amato nel cuore e un canto di
lode sulle labbra.
Gibran Kahlil Gibran
DOCILITA’
Tra gli abitanti dell’eternità e gli abitanti della terra c’è una comunicazione costante, e tutto si
conforma alla volontà di questo potere invisibile. Molti uomini grandi raggiungono la gloria
cedendo in piena sottomissione al volere dello spirito, senza frapporre indugio o resistenza, come un
violino si sottomette completamente al volere di un abile musicista.
(Gibran , Parole sussurrate – Ed. Paoline pag. 83)
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CHE COSA SIGNIFICA EDUCARE?
Diventare genitori di se stessi
Si è buoni genitori nella misura in cui si diventa genitori di se stessi, quando accarezziamo di cuore
il bambino che siamo stati, quando accettiamo le nostre parti ferite e le trasformiamo in fonti
d’energia vitale. Cambia così, di conseguenza, il concetto d’educazione.
Educare non per reprimere parti della personalità del figlio, ma per valorizzarne l’intera persona.
Educare significa allora far scoprire al figlio la sua stessa identità, le sue emozioni, il suo cuore... La
sua unicità e irripetibilità.
Educare vuol dire rispettare l’altro per quello che è. Significa volere la sua autonomia, il dispiegarsi
delle sue potenzialità.
I genitori non devono sovrapporsi, ma aiutare e favorire lo sviluppo psicologico del bambino, fare
in modo che venga alla luce la sua vera naturale personalità.
Per questo i genitori devono essere persone in cammino di crescita psicologica e spirituale, cercatori
di senso, viaggiatori dello spirito.
Per questo non si diventa genitori quando si procrea fisicamente, ma si tratta di un percorso che
comincia fin dall’adolescenza. Nella misura in cui saremo stati capaci di ridurre la nostra nevrosi
potremo trasmettere serenità e armonia ai figli.
L’adulto violento d’oggi è il bambino picchiato ieri. L’adulto incapace d’amare è il bambino non
amato ieri. L’adulto con poca autostima è il bambino non valorizzato.
Viceversa, l’adulto sereno è il bambino trattato con serenità. L’adulto comprensivo, che sa
perdonare, è il bambino perdonato. L’adulto non complessato d’oggi è il bambino gratificato,
incoraggiato, valutato, dì ieri.
Chi ha imparato a diventare padre e madre di se stesso non teme la solitudine. Non è mai solo.
Perché ha se stesso.
Perché trova protezione nella figura paterna positiva che ha introiettato, che ha fatto propria.
Perché trova accoglienza nella figura materna positiva che ha introiettato, che ha fatto propria.
Ha creato dentro di sé un luogo dove trova sempre la forza per vivere, per affrontare
consapevolmente la vita. Ha ucciso definitivamente i propri sensi d’inferiorità, d’impotenza,
d’inadeguatezza.
Non sente alcun bisogno di possedere altre persone, di manipolarle.
Solo chi si sente insicuro, debole, cerca all’esterno ciò che non trova dentro di sé: l’affetto, la
conferma del proprio valore...
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Le difficoltà che s’incontrano nei rapporti interpersonali sono, molte volte, le difficoltà che una
persona incontra nel rapportarsi con se stessa. Ad esempio, l’assunzione smodata di cibo riflette il
grande bisogno di nutrimento psicologico, affettivo; così come la tendenza a fondersi totalmente
con l’altro rievoca un distacco troppo precocemente subito nell’infanzia, una sensazione di essere
rifiutati, abbandonati.
(Valerio Albisetti, GENITORI E FIGLI, Paoline)
E’ NORMALE CHE CI SIANO CONTRADDIZIONI
Il mondo trabocca di contraddizioni dietro il dolore si cela la gioia, dietro la gioia, il dolore. Dove il
Sole splende, là si trova anche l’ombra, dove è la luce, sono pure le tenebre. Dove è il nascere, è il
morire.
L’uomo può distaccarsi dal mondo, e protendersi verso il suo fine ultraterreno, purché non si lasci
impressionare da queste contraddizioni. E il metodo per superarle consiste non tanto nell’astenersi
dal risolverle ma nell’innalzarsi al di sopra di esse, così da essere totalmente liberi da ogni
condizionamento.
Quanto abbiamo detto finora dimostra che onorare la verità, grazie alla quale tutto prospera, è la
chiave della felicità
Ma in che modo dobbiamo rendere onore alla verità? Chi la conosce? La verità a cui ci riferiamo è
sempre un fatto relativo, è un qualcosa che sembra essere “il” vero solo ai nostri occhi.
Eppure, anche quando s’intenda la verità in quest’ accezione riduttiva, è molto difficile camminare
per la sua via, come ben dimostra l’esperienza.
Per quale motivo chi conosce la verità indugia a rivelarla? Orse si vergogna? Ma di che cosa? Sia
stato un tempo condotto verso l’alto dalla forza irresistibile del vero o, all’opposto, trascinato verso
il basso dal potere degradante della menzogna, ora che importa? Una cosa è certa: le abitudini
s’impossessano completamente di noi. Riflettiamo su questo fatto, e cerchiamo di liberarci dai
nostri vizi, altrimenti non potremo seguire la via della verità.
Dobbiamo sacrificare tutto sull’altare della verità.
Noi desideriamo che gli altri ci vedano non come siamo realmente, ma nella luce migliore. Se siamo
deboli, quanto sarebbe bello mettere finalmente a nudo la nostra debolezza! Certo, volendoci
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elevare, dobbiamo agire e pensare in modo dignitoso; se però ci è impossibile, bisogna apparire per
quel che siamo: deboli. In tal modo raggiungeremo un giorno la tanto anelata grandezza.
Per trovare un diamante, è necessario lavorare con tenacia, smuovendo centinaia di tonnellate di
terra e di sassi.
Ma adoperiamo anche solo una minima parte di quella tenacia per eliminare dal nostro animo le
scorie della menzogna e cercare la gemma della verità?
(Gandhi, Chi insegue il cammino della verità non inciampa, SanPaolo ed.)
PRIMA DEI BIMBI, CURIAMO I GENITORI
Corriere salute 02 giugno 2002
Anna Oliverio Ferraris, psicologia Università di Roma
………..Molte problematiche infantili sono dovute alla scarsa conoscenza che gli adulti hanno della
psicologia infantile e delle tappe dello sviluppo. Se le fonti di informazione sono gli spot
pubblicitari e i media, la visione che gli adulti avranno dell’infanzia sarà edulcorata e semplificata,
una preparazione adeguata evita, invece, tanti errori e problemi. Evita anche che i genitori si
deresponsabilizzino, affidando il figlio ad un terapeuta ogni volta che insorge una difficoltà. E’ con
papà, mamma e insegnanti che i bambini vivono ed entrano in relazione e questi adulti non devono
abdicare al loro ruolo, ma avere fiducia nelle proprie capacità. Ai bambini serve sentire che gli
adulti sanno aiutarli.
LA COPPIA UNITA PRODUCE SICUREZZA
L’obiettivo più importante, in un progetto familiare, è il trasmettere sicurezza e fiducia nella vita e
nel mondo attraverso l’esempio e con una giusta disciplina che deve testimoniare la presenza di
regole ispirate a dei principi morali.
La coppia matura, che si ama e si accetta, creerà quell’unità che garantisce il benessere dello stare
insieme e l’instaurarsi di un sereno e gioioso clima familiare.
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La diversità dei ruoli è positiva nei processi d’identificazione, ma per educare ai valori
bisogna che la coppia trovi un'intesa comune. Niente è più deleterio del disaccordo coniugale
nell’educazione dei figli, in questo campo.
Ognuno deve essere libero di mantenere i propri punti di vista ma, ci sono delle situazioni nelle
quali i genitori non possono permettersi il lusso di fare gli indipendenti o di mostrarsi dubbiosi
davanti ai figli. Soprattutto gli adolescenti hanno bisogno di vedere i loro genitori sicuri, sostenuti
da convinzioni profonde.
Alcune raccomandazioni per i genitori potrebbero essere:
1) Se capita una disputa familiare, farla il più educatamente possibile, se si passano i limiti della
buona educazione bisogna chiarire con i figli che cosa sta succedendo
2) Ritagliarsi un proprio spazio di copia per chiarire episodi o atteggiamenti non condivisi, mai
farlo davanti ai figli.
3) Fare attenzione di non cadere in contraddizione davanti ai figli, specie quando si parla di loro.
Dovesse accadere è meglio sdrammatizzare la situazione prendendosi in giro con un po’ di
auto ironia.
4) Uno dei coniugi non autorizzerà mai di nascosto quello che l’altro ha proibito.
5) Nessuno dei figli sarà il confidente delle pene di uno dei due genitori.
6) Mai fare allusione a colpe o dell’uno o dell’altro.
7) Mai dire qualcosa che possa diminuire il rispetto o l’affetto dei figli verso l’altro genitore.
8) Mai dire a un figlio: “Soprattutto non parlarne a tua madre!” o “Non dire nulla al babbo!”.
9) Rinforzare l’autorevolezza vicendevole in tutte le circostanze.
CONCLUSIONI
Un bambino intuisce i punti deboli dei genitori e può approfittarne per ottenere, secondo le
circostanze, ciò che desidera.
A soli tre anni un bambino è in grado di leggere la realtà familiare e di muoversi con abile destrezza
psicologica. Sa quando può ottenere qualcosa dalla mamma o dal papà, studia ed osserva le reazioni
dei genitori, definisce la migliore strategia per raggiungere i propri obiettivi.
Il bambino sa adattarsi all’umore dei genitori, capta il momento giusto per avanzare un suo
desiderio ed è molto più furbo di quanto non si pensi.
Il disaccordo della coppia da una parte provoca ansia ed insicurezza e dall’altra può favorire la
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logica dell’opportunismo: “Tra i due litiganti, il terzo gode”, afferma un noto proverbio.
Se un genitore è permissivo e il bambino non ne teme l’autorità, con il passare del tempo, sarà
costretto ad utilizzare la figura dell’altro coniuge come fonte di minaccia: “Se continui a
comportarti così, lo dirò a tuo padre”, oppure “a tua madre”.
LA SFIDA DELLA MATERNITA’
Separarsi dal figlio, tollerare il distacco. Ma quando? E Come?
E’ questo il vero problema, oggi che i bambini sono sempre più rari.
E le madri sempre più sole.
Nel legame esclusivo fra mamma e bambino, è il padre che agisce da “elemento separatore”.
di Anna Maria Battistin (IO DONNA – Corriere della sera del 08/12/2001)
Arriva I’euromamma. Cuore di mamma? Sì, ma con moderazione. In Italia va scomparendo lo
stereotipo della madre mediterranea, tutto affetto, protezione e possessività. Mentre si diffonde, nel
Nord come nel Sud, il modello di una madre più “europea”: sentimentale ma anche razionale,
attenta ai bisogni del figlio ma anche a se stessa e alla sua vita di donna.
E’ quanto emerge da un recente sondaggio Prénatal su un campione di 4 mila giovani mamme che
hanno risposto ad un questionario distribuito nei punti vendita di tutta Italia. “Il test delineava
quattro tipi di mamma: sentimentale, razionale, dedita agli altri e centrata su se stessa” spiega
l’ideatore del sondaggio Giuliano Contri. “Ne è risultato un profilo composito, con un sostanziale
equilibrio fra sentimento e ragione, dedizione e attenzione a sé”.
Oggi che i bambini sono sempre più rari, più preziosi, più "unici” è questa la vera sfida della mater-
nità: separarsi dal figlio. Lasciarlo andare, a poco a poco. Senza sbarrargli la strada con il proprio
amore, le proprie apprensioni. E accettare il reciproco, progressivo distacco non solo come perdita
di un legame esclusivo, ma come un elemento vitale, indispensabile alla crescita.
Una sfida difficile non solo in Italia, un Paese tradizionalmente incline al mammismo. Ma un po’
ovunque, dalla Francia alla Germania, alla Scandinavia. Lo afferma in base alla sua lunga
esperienza di consulente familiare in vari Paesi europei, lo psicologo tedesco Jan-Uwe Rogge,
dell’Università di Tubingen, autore di Non c’è famiglia senza caos (appena edito da Pratiche
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Editrice): “ Ci sono tre tipi di mamme, che si ritrovano ovunque, nei Paesi mediterranei, come in
quelli nordici”, osserva Rogge. “ E ciascuna ha un modo diverso di affrontare lo stesso problema: il
legame madre-figlio e il difficile processo di separazione.
C’è la mamma che non molla mai il suo “bambino”, non solo quando va all’asilo o alle elementari,
ma anche al ginnasio. Il grande strappo di solito avviene nell’adolescenza: ed è il figlio a farlo,
quando si accorge che il legame con la madre è un ostacolo alla sua crescita, una minaccia al suo
desiderio di affermare se stesso e trovare una sua identità.
All’estremo opposto c’è il secondo tipo di madre: ultrapermissiva, dà al figlio la massima libertà.
Lo lascia fare, ma non lo sostiene nella sua crescita” dice Rogge. “Ed è il figlio ad aggrapparsi a lei,
a non staccarsi, in cerca di sicurezza, di sostegno: perché è difficile separarsi dalla madre quando
non ci si sente abbastanza sicuri per compiere questo passo”.
Ma la più diffusa è la mamma del “terzo tipo”: bene informata, razionale, attenta. Colleziona libri e
manuali su come si cresce un figlio. Sa che deve lasciarlo andare. Ma non sa come fare. Ha sempre
paura di sbagliare. E questo la rende insicura, indecisa, ansiosa. E’ piena di sensi di colpa per gli
eventuali errori che commette. Mentre le madri-piovra disdegnano consigli e aiuti tanto sono sicure
di sé, e quelle votate allo stile laisser-faire corrono ai ripari solo quando scoppiano gravi problemi,
le mamme del “terzo tipo” non chiedono di meglio che trovare un po’ di sostegno e di
rassicurazione: nei libri come nello studio dello psicologo. “Non è tanto importante aiutarle a capire
in che cosa sbagliano, quanto alleviare i dubbi e i sensi di colpa, valorizzando gli aspetti positivi del
rapporto. Se una madre non ha fiducia in se stessa, è più difficile trasmettere al figlio quella
sicurezza che gli consente di separarsi da lei”.
Senza dimenticare, naturalmente, che è nel padre del proprio figlio che ogni donna trova il primo,
vero sostegno: quando non abdica al suo ruolo. E già nei primi anni di vita interviene nella relazione
fra mamma e bambino, allentando il legame esclusivo e favorendo il reciproco distacco.
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GENITORI E LAVORO
(QUANTO SEGUE E’ VALIDO PER ENTRAMBI I GENITORI)
Quanto tempo è indispensabile che passi una mamma con un bambino ancora piccolo, di nemmeno
due anni?
A due anni sarebbe preferibile che la mamma potesse stare con suo figlio almeno un’ora o due il
giorno, e poi magari lo portasse all’asilo. In questo modo il bambino avrebbe la sua dose sufficiente
di figura materna, e contemporaneamente potrebbe iniziare il suo ingresso nella collettività che a
due anni è da considerarsi molto importante.
Il presupposto è che la presenza della figura materna è indispensabile, non in assoluto, ma in senso
relativo, non può non esserci mai.
Il problema non sta nella quantità di tempo che si può passare con il proprio figlio. Sarà bene
ricordare che la presenza materna conta per un bambino nella validità della figura della madre, che
nel suo universo rappresenta il pilastro fondamentale, e quindi, deve assolutamente essere percepita,
e per questo può bastare anche un’ora il giorno a patto che sia effettivamente un pilastro.
Se arriva a casa esaurita, stanca, nervosa, urlante, non lo è, così anche se è aggressiva, se è
iperprotettiva, se crede di compensare le ore in cui è assente concentrando in un’ora la tenerezza, le
carezze, i baci; diventa, piuttosto, soffocante.
Insomma quello che serve al bambino è un rapporto non aggressivo, non impaziente, non saturo di
smancerie ma equilibrato. Al piccolo non occorre dire che gli si vuole bene, lui lo sente.
L’importante è che quel tempo che una madre riesce a dare al proprio figlio sia pieno d’affetto
profondamente sentito, se lo sente e lo vive la mamma, lo sente e lo vive anche il figlio, questa è la
vera corrispondenza non la loro quantità o la durata nel tempo.
Ci sono bambini, anche di un anno o due, che si vendicano con la mamma per la sua assenza,
facendo i capricci. E’ in questo che si emerge la vera madre: sa capire, sa sorridere, sa essere
affettuosa, senza peraltro atteggiamenti plateali.
Si potrebbe quindi, dire che le donne con problemi di lavoro che le tengono molto lontane da casa,
non si carichino di sensi di colpa. Bisogna organizzarsi in modo da poter dare almeno una volta il
giorno al proprio figlio un bel cucchiaio d’affetto che gli è indispensabile.
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E’ chiaro che se, per esempio, la madre va spesso all’estero, il problema si fa sentire. In questo
caso, probabilmente, la figura materna sarà sostituita da un’altra persona, dalla nonna piuttosto che
dalla baby-sitter. Se la madre può vedere il proprio figlio, anche per poco, ma tutti i giorni o quasi,
la sostituzione non ci sarà; piuttosto, avverrà un’integrazione con una figura parentale
extrafamiliare, tipo la maestra dell’asilo. Ricordiamoci che il bambino è capace d’amare anche altre
persone oltre alla mamma. Il problema è che della sua mamma ha bisogno, mentre degli altri può
anche fare a meno.
LA SERATA CON I PAPA’
Documento finale dopo una consultazione tra mamme e papà:
I genitori sono entrambi coinvolti nel far sì che un padre nella propria famiglia possa comportarsi
nel seguente modo:
Ascoltare di più se stesso e ascoltare gli altri. Dare un sostegno reciproco al momento in cui si
manifestano le emozioni, imparando ad esprimere i sentimenti senza paura di essere deboli,
preferendo la qualità alla quantità del tempo da dedicare ai figli, cercando di capire e assecondare le
attitudini dei figli, dando più tempo per la famiglia, ascoltandosi ed essendo più indulgenti con se
stessi.
LA FIGURA PATERNA:
QUANDO INIZIA AD ENTRARE IN GIOCO, E QUAL E’ LA SUA FUNZIONE?
La figura del padre inizia ad assumere tutta la sua importanza solo quando il bambino, dopo quella
orale e anale, entra nella terza fase sessuale, quella genitale. Ovvero quando acquista la piena
consapevolezza della differenza tra i due sessi (è il momento del complesso edipico).E in questo
modo, dopo essere vissuto in simbiosi esclusiva con la figura materna, arriva a “scoprire”
l’esistenza del sesso maschile. A questo punto il padre, che prima rappresentava una figura
comunque subalterna rispetto alla madre, può entrare davvero in relazione con il proprio figlio.
Il suo non è affatto un mestiere facile. In genere, le tentazioni cui è soggetto sono due, e, se
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assecondate, entrambe possono fare del padre un personaggio estremamente pericoloso. La prima:
quella del maschio dominatore, il cui esempio estremo è stato raggiunto dai teorici del nazismo, per
il quale la migliore virtù dell’uomo è rappresentata dall’obbedienza. E, in effetti, le reazioni del
figlio sono proprio quelle di crescere obbediente come un servo, oppure, all’altro estremo, quella d
ribellarsi diventando un teppista, un delinquente. Del resto, non dimentichiamoci che nella
criminalità organizzata l’obbedienza è un requisito fondamentale.
La seconda tentazione è diametralmente opposta, la maternizzazione: è il padre che finge d essere
una madre, sta attento a tutto, si occupa di tutto, riempie il figlio d regali, di coccole gli parla a
gorgheggi. In pratica, diventa un persecutore, un cavafiato, la cui iperprotettività pesa parecchio sul
bambino.
Anche la madre, in genere, tende all’iperprotettività, ma bisogna dire che le donne vengono salvate
dal fatto di essere dotate di buonsenso molto più degli uomini; hanno più equilibrio, più senso del
limite. e d solito riescono a fermarsi prima d soffocare definitivamente il povero bambino.
Insomma, il padre deve essere anzitutto un uomo adulto: quello cime non si vergogna di essere un
maschio, ma nemmeno se ne vanta. Un compagno per la madre, una persona civile, sensata, non
autoritaria, non sopraffattoria. La sua è una figura molto importante soprattutto dal punto d vista
sociale: il bambino imparerà molto da lui, lo prenderà a modello in particolare per la sua vita al d
fuori della famiglia. E questo significa che i comportamenti d un padre devono essere improntati
alla rettitudine.
Quando un uomo ha un figlio, è meglio che non si faccia gli affari suoi, ma quelli degli altri; solo in
questo modo, infatti, il piccolo potrà imparare il valore della generosità.
Tra i tanti miti dannosi per i bambini, ne esiste almeno uno vantaggioso, quello dell’eroismo, per
cui il figlio tenta d imitare le qualità del padre, sempre che senta di potersi fidare e appoggiare
seriamente all’uomo.
Dicevo che la figura del padre in genere entra in gioco un po’ più tardi rispetto a quella materna, la
prima che il bambino conosce. Quando però il padre si trova da solo a dover crescere il figlio, è
chiaro che la questione cambia: in questo caso, dev’essere in grado di assummere anche la figura
materna, riuscendo a esprimere, anche, la capacità d tenerezza d comunicazione corporea, extra-
verbale. tipica della madre.
( Marcello BERNARDI, Lettere ai genitori, Salani Editore)
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UN PADRE PER CRESCERE
Claudio Risé, Psicoanalista e scrittore
I giovani occidentali sono sempre più incapaci di affrontare la vita perché nessuno glielo insegna.
Oggi i congedi di paternità sono possibili solo per i genitori che accudiscono i neonati. Invece
andrebbero previsti più avanti, per seguire i figli nella delicata fase della pubertà.
……..compito di questa pagina non è promuovere leggi ma riflessioni. Se qualcuna di esse aiuterà il
legislatore a capire che i permessi di paternità servono soprattutto a partire dagli undici-dodici anni,
e non ad uno o due, potremo dirci soddisfatti. Per certi versi, è davvero difficile capire l’insistenza
dì alcuni governi occidentali nell’incentivare la sostituzione del padre alla madre nel primo periodo
della vita, tanto più che abbondante è ormai il materiale clinico che dimostra con chiarezza la
relazione tra disturbi psicologici gravi e in crescente aumento (come quelli nei comportamenti
alimentari) e la privazione di una sufficiente relazione col corpo della madre nella fase subito dopo
la nascita, così decisiva per lo sviluppo dell’individuo. Quanto all’importanza del padre negli anni
della pubertà e adolescenza, come figura d’introduzione al mondo sociale, di addestramento allo
sforzo, alla sopportazione dalle ferite che la vita infligge, non è certo una novità. Psicologia e
antropologia hanno chiarito dall’inizio del Novecento come questa funzione sia specifica del padre,
e debba essere svolta in particolare dalla pre-adolescenza in poi.
La crescente assenza del padre, il cui tempo libero, negli Usa, è diminuito del 20 per cento da 1930
al 1980 (e da allora si è ancora ridotto), ha contribuito alla sempre maggiore difficoltà dei giovani
occidentali nell’affrontare le prove che la vita adulta fatalmente impone. Li ha resi più incapaci,
come lei dice, di stare in piedi da soli. Ognuna delle due mancanze dunque, quella di una piena
presenza materna subito dopo la nascita, e quella del padre dall’adolescenza in poi, ha una reazione
diretta con le patologia più diffuse nella società occidentale, che ha anteposto le esigenze della
produzione e dell’aumento del reddito, a quelle della salute psicologica della famiglia.
La società però siamo tutti noi. L’invenzione del mammo (sostituibile con una nonna o una baby
sitter), e la latitanza del padre (insostituibile) negli anni della formazione, provengono da una
cultura miope ma bene accetta a genitori che antepongono gli interessi personali a quelli dei figli.
Se i padri fossero meno inclini a trastullarsi con i neonati assecondando la moglie in carriera, e più
consapevoli delle loro gravi responsabilità nei confronti della personalità in formazione, durante e
dopo lo sviluppo, probabilmente i permessi di paternità per seguire il figlio adolescente, sarebbero
già realtà.
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VOGLIO CHE I MIEI FIGLI SODDISFINO I LORO PIU’ ALTI BISOGNI
E ABBIANO UN SENSO DI SCOPO
L’individuo senza barriere manifesta un forte senso di scopo nella maggior parte o in tutti i campi
della vita. La sua concezione sacra del mondo gli consente di vedere significati dovunque.
E' motivato in primo luogo dai più alti valori e bisogni umani. La sua ricerca di verità, bellezza,
giustizia e pace è sempre predominante. Decide quale modello di crescita intende perseguire e
permette agli altri di fare lo stesso.
Ha una visione complessiva dei valori e dell’autoidentificazione ed i capace dì inorgoglirsi di
successi parziali se contribuiscono al bene dell’umanità.
E' intellettualmente motivato dalla sua curiosità naturale e dall’istinto di ricerca della verità in tutte
le possibili situazioni della vita.
In ogni caso, portando avanti il lavoro che ha significato per lui segue la sua luce interiore piuttosto
che ricompense venali. Non misura mai il valore degli altri in termini di denaro. Se diventa ricco,
sarà "per caso", mentre persegue il suo scopo.
Giudica il mondo intero splendido e meraviglioso, in tutta la varietà delle sue bellezze. Vede tutte le
persone intrinsecamente belle, anche se le loro azioni o gesti, a volte, non lo sono.
Considera sacra la vita e tutte le vite umane di ugual valore. Crede che la guerra, la violenza, la
carestia, le epidemie possono essere eliminate, se l’umanità lo vuole, e consacra la sua esistenza al
miglioramento della vita di tutti e alla fine dell’ingiustizia.
(Dyer – Che cosa volete davvero per i vostri figli – Corbaccio)
Quando si arriva ad accettare che persino fra gli esseri umani più uniti continuano a esistere
distanze infinite, si può vivere meravigliosamente fianco a fianco solo se ciascuno riesce ad amare
quella distanza in modo da vedere l’altro stagliarsi contro il cielo nella sua completezza.
(Rainer Maria Rilke, Lettere)
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NON MI INTERESSA…..DAL DISINTERESSE…….ALL’IMPEGNO
Dopo la lettura dei comportamenti errati, che inibiscono la crescita interiore, tratti dal libro di Dyer
“Che cosa volete davvero per i vostri figli” si è giunti a quanto segue.
Troppe giustificazioni sottraggono i figli alle proprie responsabilità e sarà bene imparare a dialogare
per affrontare le difficoltà, evitando di pretendere il rispetto, incutendo loro paura.
Bisogna sapere che il rispetto si ottiene dal rispetto, si ottiene con la fermezza e la coerenza
dimostrando di essere nel giusto, accettando il confronto anche duro senza chiudere mai la porta del
dialogo.
In più punti ci siamo ritrovati ad aver dovuto assumere questi atteggiamenti, anche se consapevoli
che a volte non sono le soluzioni migliori, però servono a poter riportare alle regole famigliari,
valide per ogni singola famiglia, favorendo la discussione ad esempio: 1) sulle costrizioni, 2)
preoccuparsi di….. 3) prestare attenzione a……Questi atteggiamenti li aiuterà a capire meglio lo
sbaglio, “l’errore non è una colpa”.
Bisogna insegnare il rispetto attraverso la stima, dato che la stima non s’impone ma si conquista.
Per insegnare il rispetto con l’amore si deve imparare a superare comportamenti dovuti a:
• Mancanza di tempo, o incapacità di trovarlo…
• Non sapere cosa rispondere
• Sottovalutazione del gesto del bambino….non conoscenza del bambino
• Mancanza di responsabilità
• Mancanza di rispetto di se stessi e degli altri
• Paura del fallimento dei figli e dei limiti del proprio figlio, tipo paura che i figli non
vengano accettati dalla società quando prende un brutto voto, ha un vestiario diverso ecc.
• Pensare che i propri figli siano incapaci di conquistare traguardi prefissati con le proprie
capacità
• Paura delle conseguenze di imporre il proprio rispetto
• Mancanza di coerenza nei propri valori da parte dei genitori
• Paura di mettersi in discussione con i propri figli (mentalità diverse)
In poche parole se vogliamo ottenere fiducia e rispetto dai figli dobbiamo esser il punto di
riferimento dove una confidenza trova consiglio, avendo confronti costruttivi che rafforzano il
rispetto, comunicando che si può cambiare da quello che si è, evitando etichette, luoghi comuni,
frasi fatte.
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Evitando la comodità delle frasi fatte e i comportamenti acquisiti ci si mette in discussione e si
dialoga. Queste frasi bloccano il dialogo.
Anche, perché, un sano confronto tra genitori per discutere con loro i propri preconcetti può aiutarli
ad andare oltre l’apparenza e cogliere le cose che contano veramente. Nelle dispute fra
bambini/ragazzi, lasciare a loro lo spazio per risolvere da soli la situazione restando vigili e
disponibili al dialogo senza opprimerli, cercando di sdrammatizzare. Soprattutto quando una delle
parti è molto arrabbiata, riprendere il discorso quando è passata la rabbia.
Per riuscire a realizzare quanto premesso finora i genitori debbono imparare ad ascoltare,
incoraggiando i figli a confidare qualsiasi cosa, conoscendoli meglio e aiutandoli a superare
difficoltà e problemi.
QUESTI GLI ATTEGGIAMENTI CHE EMERGONO:
NON MA
Non difendere
Non giustificare
Non incolpare gli altri
Non sostituirsi a loro
Non ricattarli economicamente
Responsabilizzare
Renderli consapevoli delle proprie capacità
Aiutarli a superare le difficoltà
Dare e avere fiducia in loro stessi
Dialogare per conoscere i motivi dei disagi
Incoraggiare a non mollare di fronte alle
difficoltà
Far comprender che può fare molto di più di
quello che pensa di essere
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Per evitare che i figli spettegolino, per evitare di punirli quando dicono la verità e per non far loro
cercare sempre il colpevole, per insegnar loro ad essere responsabili delle proprie azioni premiando
la sincerità, per essere capaci di decidere da soli, facendo giustizia senza essere giudici, per avere
infine autostima di loro stessi senza autocommiserazioni.
Attenzione, la mancanza di tempo è un problema.
C’è un concetto di tempo diverso:
per l’adulto è l’orologio,
per il bambino i desideri,
per capirlo bisogna ammettere che come adulti si può anche sbagliare.
Nell’affrontare le difficoltà si deve iniziare insieme e prendersi il tempo necessario, aiutandoli ma
non sostituendosi a loro, esser presenti, incoraggiandoli, dando l’esempio con il proprio
comportamento, del tipo riordinare al posto loro, imboccare e mettere le cose al loro posto.
I genitori debbono imparare a non giudicare le persone ma il comportamento sbagliato aiutando a
vedere la soluzione a tale situazione.
Per ottenere rispetto non bisogna vergognarsi di ammettere di avere sbagliato e, quindi, mettersi in
discussione. Questo vuol dire diventare genitori che riconoscono i propri limiti, ammettendo e
riconoscendo i propri errori senza cercare scuse.
Bisognerà, quindi, non cercare il colpevole per renderlo più responsabile per non produrre sensi di
colpa inutili. Dialogando sull’accaduto evitare di incoraggiare i figli a diventare dei leccapiedi per
ottenere l’approvazione altrui. Questo concetto si lega con il principio di libertà e quindi in sintesi,
si deve esigere rispetto senza imporre la nostra volontà, facendo in modo che il richiamo non sia la
forma prevalente d’intervento con il bambino ma dare spazio anche ad apprezzamenti sui loro
minimi sforzi che essi fanno per migliorare i loro comportamenti o sulle loro qualità (pensando
positivo), evitando di colpevolizzarlo, cercando piuttosto di capire insieme con lui i motivi di quel
comportamento e cercare insieme delle soluzioni alternative per occasioni successive.
Questi incontri fra genitori, infatti, sono importanti per mettere in discussione le proprie idee e noi
stessi, imparando ad essere se stessi e quindi la coerenza. Il rispetto per tutto e tutti deve essere in
primo luogo rispetto per noi stessi. Non ci si deve nascondere dietro bugie e sotterfugi per sentirsi
sempre nel giusto e si eviteranno, così, le scorciatoie, cercando il confronto, il dialogo e il rimedio,
“trovando una soluzione insieme”.
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Avere rispetto/coraggio della verità, vuol dire avere coraggio di accettare la verità per non fornire ai
figli dei pretesti che essi possano facilmente adottare come tecnica di biasimo. Bisogna coinvolgere
i bambini in ogni attività sia domestica sia lavorativa, non pensare che possano avere dei limiti, ma
che li scoprano con noi, qualora ci fossero.
Bisogna responsabilizzarli, spiegando che ogni tappa della vita si raggiunge con fatica ed
esperienza.
Si ponga attenzione al fatto che nel passato c’era un tipo di equivalenza:
rispetto uguale padre/padrone,
oggi il rispetto è la consapevolezza che
il genitore deve essere colui che rispetta il bambino come individuo
come parte della nostra società e delle sue realtà,
e, quindi, deve insegnare loro a non negare le proprie responsabilità cercando di rimediare per
quanto possibile a quanto fatto in modo errato. A non aver paura di essere esclusi dal gruppo
educando a valutare gli altri per quel che sono.
Entrambi i genitori debbono insegnare ai figli, fin da piccoli, che non si è importanti per i vestiti
firmati, che non è male seguire la moda ma con libertà. Ci vuole l’unità dei genitori per la gestione
di queste idee, la moda usa e getta serve a tamponare i nostri sensi di colpa.
Dobbiamo imparare a non sostituirsi ai figli per evitar loro le difficoltà. Il genitore non deve
difendere o colpevolizzare sempre il proprio figlio ma insieme vedere dove e come sono infrante le
regole del rispetto e cercare la soluzione e non il colpevole.
Noi abbiamo provato a cogliere la loro positività dagli atteggiamenti negativi dei genitori
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L’ARTE DI EDUCARE
1) Non farsi spaventare dai dubbi su come educare: tutti ne hanno!
2) Non cercare la soluzione già pronta ad un problema: ogni volta bisogna trovare delle
risposte adatte alla situazione.
3) La parola d’ordine: coerenza!
4) Le regole sono importanti, anzi necessarie, ma devono essere alla portata di chi le deve
rispettare.
5) Le regole vanno spiegate con chiarezza e con i figli più grandi possono essere concordate.
6) I limiti servono, ma bisogna accettare che possano essere trasgrediti.
7) L’obbedienza va richiesta ma non può essere un fine educativo.
8) Non serve fare il tiro alla fune! Meglio dialogare e cercare di mediare.
9) E’ importante esprimere il proprio disappunto se ci sono infrazioni.
10) Ascoltare senza fretta i figli, ma non solo le parole che essi ci dicono: anche il linguaggio
non verbale è importante.
11) Accettare la loro collera e i sentimenti negativi verso di noi e dare ascolto alle loro ansie,
paure, preoccupazioni.
12) Comunicare con coerenza ed esser chiari nei messaggi.
13) Le approvazioni servono a dare sicurezza, a far crescere la fiducia in se stessi, ma non
devono essere eccessive, insistenti, esagerate.
14) Le frustrazioni hanno la funzione di mettere dei limiti: allora bisogna anche saper per dire
di no quando è necessario.
15) Le punizioni fisiche e le offese, anche quelle verbali, non sono mai educative. Se evocano
paura e angoscia rendono insicuri, umiliano e feriscono il senso di fiducia.
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RISPETTO DEI GENITORI
Polegge 25 marzo 2003
Pensate a quel che state facendo con variazioni di cinque secoli e non di cinque minuti. Produrre per
coloro che saranno qui tra cinquecento anni vi farà concentrare su questioni molto più importanti
dei risultati momentanei (Dyer)
Suona le campane che ancora possono suonare.
Dimentica la tua offerta perfetta.
C’è una crepa in ogni cosa.
E’ così che entra la luce.
(Leonard Cohen)
Quando si arriva ad accettare che persino fra gli esseri umani più uniti continuano ad esistere
distanze infinite, si può vivere meravigliosamente fianco a fianco solo se ciascuno riesce ad amare
quella distanza in modo da vedere l’altro stagliarsi contro il cielo nella sua completezza.
(Rainer Maria Rilke, Lettere)
Bisognerebbe parlare di meno. Un punto in cui si fanno delle prediche non è un punto d’incontro.
Che cosa fare, allora? Prendere la scopa e spazzare la casa di qualcuno. E con questo ho detto
abbastanza.
(Madre Teresa di Calcutta)
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DECALOGO CREATIVO
1. Cerca sempre gli aspetti positivi di ogni situazione. Chiediti: “Cosa c’è di buono in... ?”
2. Muta i tuoi orizzonti: rinnova sempre qualcosa in ciò che ti circonda.
3. Ritorna a vedere, gustare, sentire, toccare, come se fosse la prima volta
4. Pratica delle analogie a partire dalle persone, dagli oggetti, dai concetti.
5. Di fronte ad un problema, mettiti nella pelle di chi lo ha.
6. Intreccia relazioni nuove, lontane dal tuo solito “giro…”.
7. Se c’è un problema che ti turba, ingrandiscilo, rimpiccioliscilo, rovescialo, combinalo con altri
elementi.
8. Ogni mese fai una nuova opera, letteraria, artistica, culinaria. ….
9. Pratica regolarmente uno sport, il bricolage. Impara a rilassarti e a concentrarti
10. Parla coi bambini. Riavvicinati alla loro spontaneità, alla loro curiosità.
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DOMANDARSI
• Come sono percepito dal mio interlocutore
• Presto attenzione a chi mi parla o sono distratto?
• Sono convinto del fatto che un problema umano è sempre complesso?
• Mi sforzo di capire, di penetrare nel modo di vedere del mio interlocutore? Conoscere è fare
esperienza di ....
• Mi preoccupo di essere capito e compreso?
• Sono in grado di superare la visione immediata del problema per considerarlo da altri punti di
vista?
• Sono capace ad analizzare una situazione - problema?
• Sono persuaso che è sempre possibile migliorarsi, rimettersi in discussione?
• So ampliare la gamma dei miei atteggiamenti o sono monolitico?
• Dimentico, talvolta, di avere di fronte a me un essere u,mano come me?
• Mi sforzo di capire il diritto dell’altro nella stessa misura in cui difendo il mio?
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ESSERE GENITORI.
I bambini normali fanno le cose nel modo giusto
I bambini senza limiti fanno la cosa giusta (Eykis)
Se hai un anno di tempo, pianta un seme
Se hai dieci anni, pianta un albero.
Se hai cento anni, educa la gente. (Proverbio cinese)
Ecco il risultato della consultazione.
Essere genitori significa condividere amore, dandolo e ricevendolo mentre si cresce insieme.
Per realizzare questa prima meta bisognerà mettersi alla prova giornalmente, che ci aiuta ad
acquisire capacità e sicurezza nel bene e nel male.
Vuol dire ascoltare e mettersi in sintonia con i figli, parlando con loro e sapendo ascoltare anche
quando non se ne ha voglia. Un genitore simpaticamente ha fatto notare che è quasi come vincere
un terno al lotto.
Vuol dire amare e educare i propri figli, dimostrandolo come quando si da tutto se stesso ad una
persona che si ama.
Bisognerà farli crescere nell’amore e serenamente che significa diventare per loro un punto di
riferimento, paziente, disponibile e che sappia ascoltare, in breve aiutarli a crescere in modo
autonomo.
Il modo migliore per far loro acquisire autonomia è quello di cercare di essere il più coerenti
possibili, sforzandosi in questa direzione e cercando di dar loro quello che conta veramente,
mantenendo la loro creatività.
In conclusione essere genitore significa essere degli adulti che hanno generato, ma anche che sono
l’inizio di un processo educativo della prima unità umana che non è l’individuo, ma è la famiglia.
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PARI OPPORTUNITA’ SIGNIFICA FARLO ASSIEME
Un riparo gradito: la casa come rifugio in un mondo frenetico
Ogni spirito si costruisce una casa, e al di là della sua casa un mondo,
e al di là del suo mondo un cielo. Sappiate dunque che il mondo esiste per voi.
Ralph Waldo Emerson
Nell’ottocento, la casa era considerata un “rifugio sulla terra”, un venerato rifugio in un mondo
incerto. Quando un uomo, una donna o un bambino oltrepassava la soglia, era salvo, non soltanto da
offesa fisica, scrisse John Ruskin, ma anche da ogni terrore, dubbio e divisione. Oggi molti di noi
guardano al passato con nostalgia. L’epoca vittoriana ci sembra quieta, gentile e graziosa, agli
antipodi rispetto alla nostra. Eppure, politicamente socialmente ed economicamente i quattro
decenni compresi tra la guerra civile e il volger del secolo furono gli anni più turbolenti della nostra
storia. Perché, allora, un periodo ditale profondo sovvertimento ci viene tramandato come un’epoca
non soltanto di innocenza ma anche di stabilità e tranquillità?
Credo che ciò sia dovuto in gran parte all’eredità d’amore lasciataci dalle nostre trisavole, che
furono infallibili regine dei loro focolari come Vittoria fu infallibile regina del suo impero. Certo, le
donne Vittoriane non avevano il diritto di voto né le insegne del potere compresi lo stipendio
personale e l’indipendenza, ma erano il fulcro morale, spirituale e fisico della casa, responsabili
della creazione di un gradito rifugio di bellezza, comfort e appagamento che proteggesse, accudisse
e sostenesse i loro cari. Per ottenere tutto questo, le donne comuni della classe media elevarono la
ricerca della gioia domestica ad una straordinaria forma d’arte, dalle cene domenicali su tovaglie di
lino bianco ai picnic del Giorno dell’Indipendenza su tovaglie di percalle a quadretti bianchi e blu.
Le donne non considerava no e arti domestiche — cucinare, arredare, curare il giardino, cucire,
ricevere — un peso, ma una forma d’espressione personale e un mezzo di persuasione. Le tradizioni
che celebravano le gioie della casa e a vita in famiglia erano il mortaio mistico dove si
amalgamavano corpo e anima in una società tumultuosa che si stava trasformando a ritmi frenetici.
“La casa è il nostro punto di partenza”, osservò T. S. Eliot.Oggi, ad un secolo dalla sua nascita, la
“casa” è il luogo dove molte donne bramano di tornare, se non letteralmente, almeno
metaforicamente. Comincia a credere che il tempo, l’energia e i sentimenti che investi ogni giorno
nel mestiere spirituale della cura della casa — ricavare un rifugio per te stessa e i tuoi cari — è uno
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sforzo sacro. La vita non riserva maggiori garanzie a noi di quante ne riservasse alle nostre madri
vittoriane. Eppure loro affrontavano il futuro con coraggio, decise a creare un’opera d’arte
durevole: un bel rifugio, sicuro e felice, d’amore e risa.
Noi possiamo fare altrettanto.
( Da: Sarah Ban Breathnach, L’INCANTO DELLA VITA SEMPLICE, TEA editrice)
GESTIRE L’ANSIA
I genitori debbono saper ascoltare i segnali che il figlio manda loro, e la funzione principale del
padre, in caso d’ansia materna, è che i papà sostengano le mamme nello sforzo di esprimersi di più,
e nel fare comprendere ai figli il perché di certi NO da parte della mamma. Ovviamente vale anche
il caso contrario, quando i padri sono ansiosi creano un aumento d’ansia con il modo maschile
comportamentale d’espressione delle emozione. muovendosi e agitandosi in continuazione.
Bisogna che i genitori imparino a gestire la propria ansia per non portare i figli ad essere dipendenti
da loro. Questo vuol dire parlare e dialogare con il figlio utilizzando qualsiasi mezzo dalla parola al
gioco. Per ottenere sempre le sue confidenze e far passare le proprie paure bisogna anche che i
genitori siano capaci di fare confidenze e questo esempio deve esser dato soprattutto dai padri, che
possono aiutarsi parlando della propria ansia con il coniuge, condividendo le proprie esperienze
Tre i punti cruciali da affrontare:
1) La serenità e’ un’ottima compagnia per far crescere bene i propri figli. Per placare
l’inevitabile ansia, che è parte della vita, che c’insegue, è bene parlare con qualcuno, e
prima di tutto con il proprio coniuge.
2) E’ importante saper chiedere aiuto a chi ci è vicino. E’ importante parlare con il
coniuge della propria ansia e paura, parlando anche con i figli e cercando di capire
quello di cui i figli hanno bisogno, senza esagerare nel preoccuparsi di tutto e lasciarli
più indipendenti, aiutandoci tutti a comunicare meglio, ascoltando e dialogando.
Bisogna dare ai figli la possibilità di esprimere la propria indipendenza
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3) Amare troppo, a volte, può essere una sofferenza, ma non importa anche perché “La
tua debolezza è la mia forza”. Dobbiamo capire che la debolezza dei genitori diventerà
la forza del figlio nel futuro se sappiamo discuterne con lui, esprimendo le nostre
emozioni e costruendo con lui una figura che costituisca un modello per entrambi,
genitori e figli. A volte l’ansia può essere sprigionata dal fatto che si vede sempre la
pagliuzza negli occhi degli altri e non la trave nel proprio occhio, i genitori debbono
imparare a trasmettere ai figli fiducia e non vedere le loro debolezze proiettate nei figli.
IMPORTANZA DELL’EDUCAZIONE DEL CUORE
O Figlio dello Spirito!
Il Mio primo consiglio è questo, abbi un cuore puro gentile e radioso
affinché la tua possa essere una sovranità antica imperitura e sempiterna
(Dagli Scritti Baha’ì)
Il cuore, dice Salomone, è “la sorgente della vita “. E’ il centro di tutto, è la premessa
dell’esecuzione d’ogni cosa, la forza più terribile e sublime, la più visibile e più misteriosa, la
sorgente delle più brutte e delle più belle azioni, la forza che ci porta al vertice dell’umanità o ci fa
precipitare nelle peggiori bassezze.
Ne riporto alcune:
" Possiedi un cuore e sappi leggervi dentro ",
"Avere lo spirito fermo ed il cuore tenero ",
" Ciò è sufficiente per la mia coscienza, ma non per il cuore ”
Il cuore è, in secondo luogo, la gran sorgente d’influsso sugli altri. I trionfi della forza ed il
prestigio della stessa scienza sono effimeri in confronto all’azione esercitata da un cuore che dona
se stesso. E’ stato scritto
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“ Finché non avrai guadagnato i cuori dando il tuo, senza calcolo e
senza riserva il tuo potere sarà effimero come i trionfi della forza”.
E’ il cuore che dà la misura di un uomo e dei suoi successi. Due scrittori ci dicono in maniera
eccellente i trionfi del cuore. “ L’atteggiamento dolce ed umile dei primi cristiani assicurò la
vittoria, la loro pazienza sovrumana fece meravigliare, la loro virtù esercitò un potere persuasivo;
un giorno ci si accorse che avevano conquistato il mondo”.
Il cuore è il grande artefice delle belle vittorie nella vita. Credere conduce alla vittoria.
Etimologicamente credere, significa donare il proprio cuore, cor dare.
Come ci potremmo disinteressare della formazione del cuore che, in terzo luogo, crea o rovina la
reputazione di un uomo?
L’uomo vale soprattutto per il cuore. Ciò è vero anche nella nostra vita quotidiana. Il cuore resta la
più bella realtà. E’ stato detto, infatti, che la bontà ha convertito più peccatori dello zelo,
dell’eloquenza e della scienza; questi tre mezzi non hanno mai convertito nessuno senza la bontà! .
La funzione del cuore nell’educazione è pure molto importante, perché niente entra e resta nel-
l’uomo, se non per mezzo del cuore; se il cuore non si apre, l’educazione è difficile, per non dire
impossibile.
E’ nota la risposta di un grande educatore greco, al quale si rimproverava il fallimento
nell’educazione di un discepolo: “Cosa volevate che facessi di lui? Egli non mi amava! “. Gli
educatori, genitori e maestri che sia hanno il dovere preciso di dedicare tutta la loro cura alla
formazione del cuore, perché così facendo prenderanno il timone della vita del fanciullo, mentre al
contrario costruiranno sulla sabbia.
Quando l’anima umana sia affinata e forbita, si stabiliscono legami spirituali e da questi vincoli si
producono sensazioni che il cuore percepisce. Il cuore umano rassomiglia ad uno specchio. Quando
esso sia purificato, i cuori umani entrano in sintonia e si rispecchiano l’uno nell’altro e così si
generano sentimenti spirituali. (Dagli Scritti Baha’ì)
Il cuore è un ponte gettato fra due regioni:, quella dei sensi e quella della ragione. Fra le
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soddisfazioni sensibili e quelle intellettuali ha sede il dominio del sentimento. Al cuore tendono gli
sforzi e le lotte fra questi due mondi: da ciò la sua capitale importanza. Il cuore è in rapporto alla
vita morale ciò che l’organo dello stesso nome è in rapporto alla vita fisica: il cuore non è il cervello
nè un braccio, tuttavia senza il cuore, il braccio e il cervello sono inerti.
MEZZI DA IMPIEGARE PER L’EDUCAZIONE DEL CUORE
Bisogna creare intorno al fanciullo o all’adolescente un’atmosfera favorevole, il focolare domestico
deve essere simpatico caldo, raggiante di gioia, piacevole. Esistono oggi molte famiglie che sono un
via vai continuo di persone e che sono a disposizione sia degli ospiti sia dei bambini.
Esistono poi dei genitori che non sono mai in casa, che non hanno mai tempo di dedicarsi ai figli a
causa dei loro affari e delle loro numerose relazioni. I figli vivono lontani dai loro genitori, i quali
non hanno tempo di conoscere, di penetrare il cuore tormentato dei loro ragazzi e di educarlo.
E’ interessante questa commovente storia sudamericana. Un padre di famiglia, molto impegnato con
il proprio lavoro, non era mai a casa. Un giorno, casualmente incontra il figlio che gli chiede quanto
lui guadagni in un’ora e il padre lo allontana in malo modo affermando di essere occupato, ma il
figlio insiste tanto da essere punito dal genitore, che lo picchia. Il bambino si allontana piangendo e
si richiude in camera continuando a singhiozzare ad alta voce. Il padre seccato entra in camera è gli
chiede cosa abbia da piangere così forte, e il bambino risponde ancora con la stessa domanda
”Voglio sapere quanto guadagni in un’ora”, al che il padre seccato gli urla sulla faccia “Cento
dollari”, e il bambino allungando la mano sotto il cuscino tira fuori una manciata di soldi e gli
risponde “ Ho solo venti dollari, te li do se stai con me per venti minuti”.
Materialmente bisogna porre l’infanzia in una cornice di bellezza. L’amore del bello è un
importante elemento formatore. L’emozione estetica è fatta di ammirazione, di simpatia,
d’imitazione: tutto ciò favorisce l’educazione del cuore.
E’ salutare che il fanciullo veda cose belle intorno a sé. Ci si preoccupa, per esempio, molto meno
di ornare e di abbellire le stanze dei ragazzi che non quelle delle ragazze: da ciò forse la differenza
nella delicatezza dei loro sentimenti!
Occorre esercitare i giovani alla cordialità. “Agli occhi del Misericordiosissimo il vero uomo si
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rassomiglia al firmamento: suo sole e sua luna sono la vista e l’udito, sue stelle, il carattere
luminoso e risplendente. Egli occupa lo stadio più sublime e la sua influenza educa il mondo
dell’essere”. (Dagli Scritti Baha’ì)
I bambini o i giovani sono capaci di mostrarsi gentili e affettuosi, quando vogliono ottenere qualche
favore o quando si trovano con persone loro simpatiche. Facciamo comprendere che la vita ci dà
come prossimo anche coloro che ci sono antipatici. Gli atteggiamenti di antipatia, di avversione
degli altri nei nostri riguardi non ci autorizzano a ricambiarli con uguale moneta.
Siamo noi adulti che dobbiamo educarci su questo punto per aiutare i giovani a farlo.
Prima di tutto dovremo imparare a vedere il lato positivo della vita e poi insegnar loro a cercare
sempre il lato buono delle cose e delle persone; devono vedere e vedranno anche i lati cattivi, ma
dovranno sentire il bisogno di cercare anche gli aspetti buoni. Al nemico, all’antipatico, do la
possibilità di riconoscere le sue buone qualità.
In secondo luogo bisogna educare il fanciullo a far sì che anche i suoi avversari traggano profitto da
un giudizio favorevole; bisogna tacere su quanto si sa su di loro, sulle loro intenzioni o sui loro
precedenti. Non si deve dare ascolto ai cattivi consiglieri che fanno pressione contro di loro.
In terzo luogo il nostro cuore deve abituarsi a moderare i giudizi troppo precipitosi. Non giudicate
se non volete essere giudicati. Siamo almeno cauti nei nostri giudizi.
Occorre, inoltre, saper dare una lezione con un rimprovero cordiale che non ferisca, con una
riservatezza che disarmi invece di inasprire e di determinare una rottura. Ecco un esempio che
insegna una certa delicatezza nel rimprovero.
Il re d’Inghilterra, Giorgio VI, come tutti i principi di Casa Reale, prestava servizio militare in
marina; il comandante, durante un’esercitazione, gli ordinò di determinare la posizione della nave in
pieno mare. Quando il principe consegnò il suo lavoro, il vecchio ufficiale esitò un istante, poi
disse:
“Vi prego, toglietevi il berretto”.
Il principe se lo tolse e chiese il motivo.
“Il fatto è, rispose il comandante, che in base al vostro calcolo la nostra nave sta per entrare
nell’abbazia di Westminster!”
Così nel rimprovero si uniscono arguzia e delicatezza per dare una lezione. Ecco come il cuore sa
superare certe situazioni, e le sa risolvere con spirito, riuscendo, nel frattempo a far rispettare i
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diritti della verità, della giustizia, dell’autorità, senza ferire.
Infine i nostri giovani saranno invitati a pregare per le persone che non sono loro simpatiche.
Quando si è pregato per le persone di cui si è parlato o pensato male, si ripara in parte il torto che si
è potuto fare; inoltre quest’abitudine spinge il cuore ad avere più indulgenza, più comprensione, più
carità cristiana.
SUGGERIMENTI PER EDUCARE I CUORI.
Bisogna che gli educatori siano i primi ad essere convinti sulla bellezza e sulla grandezza del cuore.
Non avere o provare diffidenza. Gli educatori non cerchino di reprimere, soffocare il cuore. Non si
abbatte un albero da frutta perché i suoi frutti sono amari, ma lo s’innesta. Siano persuasi, come lo
era Pascal, che non si fa niente di grande senza la passione e che se la si sopprime, l’anima umana
diventa un cadavere. Solo il cuore rende umani; solo la bontà conquista, solo essa dà al volto una
luce che attrae.
L’educatore deve essere inoltre ben persuaso che non si è schiavi dei propri sentimenti. Solo i
deboli parlano di temperamento fatale per discolparsi; ma questo è assurdo, perché ognuno può
essere padrone del proprio cuore.
Queste salde convinzioni per esercitare un influsso sui giovani, devono essere applicate al momento
opportuno.
A tali convinzioni l’educatore deve aggiungere il prestigio che deriva dall’esempio, dalla condotta
personale. Che disgrazia sarebbe non solo per la gioia del bambino, ma per la buona educazione del
cuore, se i genitori non si amassero, e di conseguenza non fossero d’esempio!
L’educatore deve mostrarsi uomo di cuore in tutto. Non deve, con una segretezza fuori luogo,
nascondere le proprie emozioni ed i propri sentimenti. Sia esempio di indulgenza, di bontà, di
affabilità, nelle parole e nei modi, nelle azioni. Esempio della premura più disinteressata. Il fiore
sboccia al calore del sole, così il cuore si apre quando sente la bontà.
Parliamo dell’esempio. I genitori e coloro che si dedicano all’educazione dei giovani dovranno
preoccuparsi di commuovere, svegliare, allargare i cuori con racconti o con osservazioni. Ogni
giorno, per fortuna, si presentano intorno a noi magnifiche lezioni di grandi cuori, soprattutto, fra
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l’umile gente, che, avendo più sofferto, sono più capaci di compatire e di aiutare. Raccogliamo
storie reali e azioni di brave persone. Le delicatezze ispirate dal cuore, che racconteremo ai nostri
giovani, provocheranno emozioni che allargheranno il loro cuore.
L’educatore, agevolato dagli esempi che offre più che da quelli che cita, potrà fare appello al
sentimento. L’appello al cuore può sostituire molti ragionamenti e costituisce un vero esercizio.
Per spingere un bambino al lavoro, non parliamogli di punizioni o d’interesse, ma abituiamolo ad
agire per far piacere, a comportarsi bene non per paura, ma per affetto. Creiamo in lui un forte senso
di gratitudine ringraziando il coniuge, e chiedendogli di farlo anche lui, in tutti quei momenti che si
è sacrificato per la famiglia.
Chiediamo ai bambini ed ai giovani di renderci dei servigi secondo le loro possibilità. Spesso tali
servigi saranno male eseguiti, forse impiegheremo più tempo a riparare i loro errori che ad eseguire
noi stessi il lavoro richiesto, ma intanto avremo esercitato il loro cuore, e ciò ricompensa
largamente la nostra fatica.
Per educare il cuore ricorriamo a mezzi spirituali. Non preoccupiamoci solo di combattere nei
giovani i loro difetti; si otterrebbe un risultato negativo, facciamo invece acquistare loro le virtù.
Tutte le virtù sono un buon seme per il cuore, una vittoria sulle passioni. Esercitiamo i giovani a
conquistare se stessi per aiutare il prossimo.
Abituiamoli a pregare per gli altri. L’unica preghiera rivelata da Cristo nel Vangelo racchiude nella
sua formulazione un sentimento di fratellanza, “ Padre nostro” dice, e non “ Padre mio “. In questa
maniera si otterranno dai fanciulli serenità e gentilezza.
Nominare spesso nelle preghiere coloro che ci sono cari e che furono buoni con noi, è un gesto
commovente e religioso che crea solidarietà tra cuori puri e gentili.
Un altro mezzo di educare il cuore è quello di sottolineare ai fanciulli ed ai giovani che “Dio è
carità “. Egli chiede, esige la carità. Per un cristiano il gran problema non è solo di essere giusto, ma
amare, infatti, non viene chiesto a Pietro, prima di conferirgli il governo della Chiesa: “Sei
sapiente? “ ma, “Mi ami? “.
“Cristiani sono le anime da cui volti leggiadri risplende il fulgore di Cristo, le anime che mostrano
le perfezioni del Regno, è cosa di grande importanza, perché essere Cristiani significa personificare
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ogni possibile eccellenza. Spero che tu possa diventare una vera Cristiana.…. Secondo gli
insegnamenti divini in questa gloriosa dispensazione non dobbiamo sminuire e chiamare ignorante
nessuno dicendogli. “ Tu non sai, ma io so”. Al contrario, dobbiamo guardare gli altri con rispetto e
quando ci sforziamo di spiegare e dimostrare qualcosa, dobbiamo parlare in atteggiamento di
ricercatori, dicendo. “ Ecco, abbiamo questo davanti a noi. Cerchiamo di stabilire dove e in quale
forma sia possibile trovare la verità”. Chi insegna non deve reputare se stesso dotto e gli altri
ignoranti. Un pensiero di questo genere alimenta l’orgoglio e l’orgoglio non aiuta ad esercitare
l’influenza sugli altri. Chi insegna non deve credersi in nulla superiore. Deve esprimersi con infinita
gentilezza, umiltà e modestia, perché un discorso siffatto influenza e educa le anime”.(Dagli Scritti
Baha’ì)
Per l’educazione del cuore occorre soprattutto dare alla pietà un carattere sensibile.
Insisterei un po’ su questo punto. Mettere in rilievo la religione o interessare il cuore alla pietà,
torna a beneficio della società e del cuore. Sono d’accordo che la devozione costituisce una fragile
barriera contro le tentazioni dell’adolescenza. Troppe volte si vede la pietà e i sentimenti religiosi
unirsi all’indolenza, alla non coerenza.
Il sentimento nella pietà non basta, non è l’elemento più importante, è necessario insistere un po’ su
questo punto, che è molto importante per ciò che è l’effettiva pietà del cuore come elemento
educatore.
Dobbiamo sottolineare l’aspetto razionale e intellettuale della nostra vita religiosa. L’anima del
fanciullo e dell’uomo è un’anima pensante e non solo sensibile: in lei dovrà esserci luce e calore.
Abituiamo i fanciulli a studiare la storia delle religioni, che è la storia della rivelazione divina a tutti
gli uomini. La religione, non è una serie di credenze, un insieme di abitudini. La religione consiste
negli Insegnamenti del Signore, insegnamenti che costituiscono la vita del genere umano, che
spronano la mente a nobili pensieri, raffinano il carattere e gettano le basi per l’onore imperituro
dell’uomo.
E’ molto difficile insegnare all’individuo e raffinare il suo carattere quando la pubertà è passata.
Allora, come ha dimostrato l’esperienza, anche se si farà tutto il possibile per modificare alcune sue
tendenze, non servirà a nulla. Potrà forse migliorare un poco oggi, ma lascia che passino un po’ di
giorni e se ne dimenticherà e ritornerà alla sua condizione abituale e alle sue solite maniere.
Pertanto l’infanzia è il momento in cui si devono gettare le solide fondamenta. Finché il ramo è
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verde e tenero, è facile raddrizzarlo. Vogliamo dire che le qualità dello spirito sono le basi
fondamentali e divine e adornano la vera essenza dell’uomo, e il sapere è la fonte del progresso
umano. (Dagli Scritti Baha’ì)
Poco dopo la nascita di suo fratello, la piccola Sachi cominciò a chiedere ai genitori di lasciarla sola
con il neonato. Si preoccuparono che, come quasi tutti i bambini di quattro anni, potesse sentirsi
gelosa e volesse picchiarlo o scuoterlo, per cui dissero di no. Sachi, però, non mostrava segni di
gelosia. Trattava il bambino con gentilezza e le sue richieste di essere lasciata sola con lui si fecero
più pressanti. I genitori decisero di consentirglielo. Esultante, Sachi andò nella camera del bambino
e chiuse la porta, ma rimase una fessura aperta, abbastanza da consentire ai curiosi genitori di spiare
e ascoltare. Videro la piccola Sachi andare tranquillamente dal fratellino, mettere il viso acconto al
suo e dire con calma: “ Bambino, dimmi com’è fatto Dio. Comincio a dimenticarmelo. (Dan
Millman)
LE ABITUDINI CHE DOBBIAMO FAR ACQUISTARE AL BAMBINO
Dalla più tenera età faremo in modo che il fanciullo prenda delle abitudini che contribuiscano a
rendere il suo cuore aperto ed espansivo.
1) Si cercherà di farlo vivere in società più che sia possibile. Solo così si svilupperà in lui la
cortesia, l’attenzione per gli altri e di conseguenza la noncuranza di sé. Imparerà a ringraziare, a non
fare più i propri comodi, a dividere il suo con gli altri, a sottomettersi al comando, a prestare i
giochi. Questa vita in comune sarà la miglior lezione, il più fecondo esercizio per far nascere in lui
sentimenti di altruismo. Il fanciullo imparerà, in modo pratico, che esistono anche gli altri, ed a
pensare a loro
2) Al fanciullo si farà prendere l’abitudine dì guardare al di fuori di sé perché avere del cuore non
significa esercitare un’introspezione, ma donarsi. E’ necessario avere uno spirito vivo ed agire.
Lamentarsi non porta a niente; quel che conta è la bontà attiva. Bisogna creare delle simpatie, far
felici gli altri mettendosi a loro disposizione, e far nascere in noi la compassione necessaria per
realizzare quanto ci siamo proposti.
Si otterrà un gran risultato nell’educazione, se si riuscirà a realizzare tutto questo. E’ difficile
rimanere senza emozioni, senza reazioni, senza desiderio d’agire di fronte a tutti i richiami e agli
esempi che vengono dal mondo che ci circonda.
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Per dedicarsi ad opere pie, condizione indispensabile è amare, ma per amare non bisogna pensare a
se stessi.
3) Per alimentare ed incoraggiare sentimenti altruistici abitueremo il bambino a pensare a tutto
quello che può dare; e quante cose preziose, utili e belle i bambini ed i giovani hanno a
disposizione!
Prima di tutto devono manifestare ammirazione: non siano vecchi prima del tempo, sazi e stanchi di
tutto, con un’esperienza già matura. E’ compito dei genitori e dei maestri coltivare la capacità di
ammirare. Il tempo tarperà presto le ali ai giovani e non dobbiamo essere noi a tagliarle. Lungi dal
reprimere il cuore, incoraggiamolo e vedrete che non potrà più essere soffocato: il torrente che trova
un ostacolo vi gira intorno o sparisce sotto terra, un cuore represso durante la giovinezza, si
sfogherà in seguito prendendosi spiacevoli rivincite. I giovani devono avere il cuore aperto_ alla
pietà e alla commozione.
Di fronte alla povertà o alla violenza bisogna approfittare dell’occasione, per risvegliare la
sensibilità dei fanciulli, mettendo in evidenza la loro condizione privilegiata; perché anch’essi si
sarebbero potuti trovare in quella medesima situazione, suscitando in loro sentimenti di vera
compassione e solidarietà.
Insegniamo ai fanciulli a donare i loro risparmi spesso e con una certa liberalità, intelligentemente,
con delicatezza e discrezione. Il modo di donare vale più del dono stesso. Il fondatore di una famosa
opera pia, forse deve a sua madre l’essere stato educato così delicatamente alla carità, perché un
giorno essa, facendogli fare l’elemosina ad una vecchia, gli disse: “ Dandole quest’offerta, fa’ conto
che quella donna sia io “.
Possono far dono delle loro preghiere, ed è questa una fortuna inesauribile. Facciamo in modo che i
fanciulli, quando pregano, abbiano un intento preciso e spesso disinteressato. Questo è un eccellente
esercizio per il cuore.
I giovani possono concedere un po’ del loro tempo e un pò della loro attività. Non esitiamo a far
loro sottrarre un po’ di tempo dal giuoco, perché sia dedicato ai compagni, sia occupato dal lavoro,
nell’organizzare un’adunanza. I giovani debbono scomodarsi un po’ per le associazioni giovanili di
cui fanno parte. Ci sono poi opere buone adatte a tutte le età. Una bambina di dieci anni chiese alla
madre il permesso di andare due giorni dalla nonna, che viveva in un’altra città, semplicemente per
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farle compagnia.
4) Il punto più importante dell’educazione del cuore è quello di comprendere, e di far comprendere
che la sorgente più sicura dell’influsso sugli altri è il dono di se stessi. Per fare del bene o
semplicemente per agire bene bisogna donarsi; bisogna che il nostro cuore sia aperto, gioviale,
paziente, pronto a corrispondere.
5) L’educatore dovrà abituare il bambino a rendersi conto della gioia che si prova a donare; che è
meglio donare che ricevere. Il sacrificio non perderà il suo valore, ma affonderà le radici nelle
abitudini per tutta la vita. Il cuore trova la prima ricompensa nella gioia che si prova a donarsi.
Dedicarsi a sollevare i dolori altrui, significa dimenticare i propri. Procurare gioia significa
moltiplicare la propria. Le gioie aumentano quando si condividono, come le pene diminuiscono a
sopportarle insieme
6) Infine bisogna abituare i fanciulli a fare bene tutto quello che fanno, a prendere il loro compito a
cuore e non ad eseguirlo contro voglia. Anche le cose faticose sono leggere quando si fanno con
impegno.
OSTACOLI AL BUON GIUDIZIO
1) Sia a scuola sia in famiglia c’insegnano a credere nell’autorità e nell’opinione degli altri.
2) Da adulti siamo spesso schiavi delle immagini, impariamo a credere agli abiti, alle apparenze
3) Amiamo credere ciò che ci conviene
4) Siamo influenzati dai nostri successi
5) Abbiamo imparato a diffidare delle prime impressioni, quando invece esiste l’imprinting
6) Dato che quando siamo insicuri ed esitiamo ad assumere un rischio è difficile affidarsi
all’intuito, allora ci sentiamo obbligati a giustificare razionalmente i nostri giudizi.(proprio
come fanno i genitori di fronte ai “perché” - “perché non posso!”, risposta “ perché no!” I
Giapponesi sostengono che è un atteggiamento infantile dire no.
7) I bambini guardano cose da cui noi distogliamo lo sguardo. I migliori genitori hanno la dote
infantile di ficcare il naso in qualsiasi cosa.
8) Qualche volta ci affidiamo eccessivamente al giudizio degli altri.
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I genitori sono una cartina di tornasole. Per questi motivi una gran parte dello sviluppo d’un
genitore è un disimparare: uno sbarazzarsi di barriere alla percezione, alla saggezza e al giudizio. I
genitori debbono riacquistare fiducia nell’intuito. I genitori non si possono formare, ma educare si
Sarebbe bello se essere genitori si potesse imparare a scuola. Esistono buoni genitori, persino grandi
genitori, ma non i laureati in genitorialità. In altre parole, un buon genitore non sa com’è diventato o
che cosa lo ha reso tale, almeno attualmente sono in pochi.
Dopo tutto non vogliamo amici esperti. E non esistono tecniche di amicizia Non vogliamo mogli,
mariti, amanti o genitori esperti della materia.
DILETTO E AMORE
Dilettanti, ecco cosa sono i genitori. Innamorati del proprio lavoro, dal francese amateur. In effetti,
l’amore per il prossimo è alla base d’ogni comunità, e il primo dovere del genitore è di creare una
comunità, un profondo senso d’unità, di solidarietà. Quello di comunità è uno dei concetti più
potenti e tuttavia più fragili posti alla base di un’organizzazione.
Educare i figli è un’arte. Forse abbiamo bisogno d’un modo di definire la genitorialità che vada
oltre l’aspetto pratico per entrare nel regno dell’estetica. Dobbiamo diventare capaci d’apprezzare il
buon genitore per la sua eleganza e la bellezza nell’agire.
Dobbiamo imparare ad essere un genitore che rispetta gli standard, ma nello stesso dobbiamo essere
dilettanti, persone che lavorano per amore.
GUIDALI DOVE VA IL CUORE
Anna Oliverio Ferraris, psicologia dell’età evolutiva, Università La Sapienza, Roma
Corriere Salute 11 maggio 2003
FIGLI, star bene con se stessi e con gli altri è questione d’esercizio, si deve iniziare da piccoli.
E’ importante insegnare ai bambini a conoscere ed esprimere le emozioni.
Avere una vita dì relazione ricca e soddisfacente è il desiderio di tutti, ma come riuscirci? La
risposta è semplice: bisogna cominciare ad esercitarsi da piccoli per avere buone relazioni con gli
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altri è necessario mettere in pratica la cosiddetta intelligenza emotiva, ossia la capacità di conoscere
le emozioni di controllarle, e non è soltanto una questione di temperamento ma anche
d’apprendimento, per esempio, un bambino impulsivo con un buon livello d’intelligenza emotiva è
più capace di controllarsi di quanto non lo sia un bimbo altrettanto impulsivo ma con un basso
livello di competenza emotiva. Un timido con un buon livello di comprensione emotiva impara
strategie che lo rendono via via più sicuro nei rapporti con gli altri.
L’altra intelligenza. Per avere buone relazioni con gli altri é necessario mettere in pratica la
cosiddetta “intelligenza emotiva”, ovvero, la capacità di conoscere le emozioni e di controllarle. E
non è soltanto una questione di temperamento, ma anche d’apprendimento
Da adulti è più difficile controllarsi e accettarsi. Ed ecco quali sono le conseguenze
“dell’analfabetismo emotivo”.
• Chi non sviluppa l’intelligenza emotiva rischia di confondere le proprie emozioni con quelli degli
altri, di pretendere l’impossibile, di avere una scarsa tolleranza alle frustrazioni, di offendersi
facilmente.
• Chi è incapace di riconoscere e parlare delle proprie emozioni, almeno con se stesso, e di
esprimerle in modi accettabili ha maggiori difficoltà nel controllarle
• La visione delle cose viene alterata da preconcetti, attese irrealistiche, incapacità di riconoscere i
propri sbagli e accettarsi
• Reprimendo continuamente le emozioni si é più soggetti a compiere atti violenti verso gli
altri e verso se stessi, oppure a deprimersi, ad isolarsi.
• L’analfabetismo emotivo rende difficile la vita di coppia, le relazioni familiari e amicali.
• Una scarsa alfabetizzazione emotiva rende più difficile tollerare i segni del disagio nelle altre
persone e favorisce la tendenza a fuggire di fronte alla manifestazione delle emozioni altrui.
. Per gli “analfabeti emotivi” non soltanto le critiche ma anche le lodi e i complimenti possono
diventare un problema.
Mentre si gioca insieme al bambino, si può dare il giusto nome alle sue emozioni; così che il
piccolo capisca che se ne può parlare senza vergogna.
Lo sviluppo dell’intelligenza emotiva inizia dai primi mesi di vita, quando il neonato avverte di aver
stabilito un contatto con le persone che si prendono cura di lui, di essere protetto e amato.
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LE TAPPE
Tra i 3 e gli 8 mesi, le smorfie, il solletico, le parole sussurrate, comunicano sensazioni di fiducia.
Tra i 6 e i 14 mesi, la comunicazione a due vie si realizza nei giochi d’imitazione (si sorride al
bambino e lui sorride; si fa una smorfia e lui la riproduce): è la modalità con cui i bambini imparano
ad usare segnali emotivi (“posso far sorridere papà!”) e a leggerli sul viso altrui.
Tra i 12 e i 20 mesi, quando l’interazione diventa più orientata (per esempio, per far capire che ha
sete il bimbo accompagna l’adulto verso il frigorifero) nel piccolo emerge la consapevolezza di sé
come individuo separato dai genitori. Sottolineare questa crescita è importante, per esempio
dicendo: “Vuoi bere e cerchi di dirmelo! Sei una bimba che sa ottenere ciò che vuole!”
Tra i 18 e i 30 mesi, il piccolo inizia a rappresentare le proprie emozioni nei giochi; se l’adulto
nomina queste emozioni, il bambino può collegarle all’azione. La mamma, per esempio, può dire:
“La bambola è contenta che tu la culli!” e il piccolo diventa consapevole del fatto che cullare dà
piacere. Poi, il bambino esprimerà con parole sue questa emozioni.
Dopo i 3 anni il piccolo è più abile nel collegare le idee ai sentimenti e ci sono modi più efficaci di
altri per favorire questi collegamenti. Per esempio, invece di dire soltanto “Dammi la carta rossa”, si
dice anche “Quale colore preferisci, rosso o blu? A me piace il rosso, é il colore del mio fiore
preferito”. Poi, se qualcosa fa paura al bambino, daremo un nome a questa emozione e gli
spiegheremo che capita a tutti di avere paura; il piccolo capirà così che della paura si può parlare
senza vergogna e, per noi, sarà facile insegnargli come tenerla a bada.
RIFLESSIONE
Riflettere su che cosa producono in noi certe situazioni o i comportamenti degli altri è il primo
passo per intrattenere quel dialogo interiore che consente di ridurre la portata di emozioni spiacevoli
come la collera, l’ansia, la tristezza, la paura. Riflettendo sui propri pensieri i bambini imparano a
difendersi da quelli che potremmo definire virus mentali all’origine di: interpretazioni sbagliate (“Il
tale mi perseguita”); pretese eccessive (“Le cose devono andare sempre come voglio io”),
svalutazione (“Nessuno vuole stare con me”).
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FAVOLE ED ESEMPI
Per tutta l’infanzia, ma soprattutto in età prescolare, la favola è il veicolo ideale per parlare delle
emozioni. Sono, infatti, molte le favole che hanno al centro le emozioni e se ne possono inventare
altre adatte alla situazione. Anche l’esempio è utile: i bambini sono, infatti, grandi osservatori e
imitatori, prendono nota delle scelte che facciamo, entrano in risonanza con le nostre emozioni,
imitano i nostri comportamenti.
LA VERA EDUCAZIONE SENTIMENTALE
niziando dai tre anni, fino ai sei, ecco i passi da fare per “educare alle emozioni”:
• Identificare le emozioni: i bambini vivono emozioni molto intense, ma, al contrario degli adulti,
non sanno distinguerle, ne nominarle, né tenerle sotto controllo. Con favole e racconti possiamo
però aiutarli a dare un nome alle diverse emozioni e a capire che anche gli altri le provano.
• Riconoscere le emozioni: durante le interazioni sociali i bambini imparano a riconoscere le
proprie emozioni dalle sensazioni che provano e quelle altrui dal tono della voce, dalla mimica.
Ecco perché i bambini non debbono crescere isolati.
• Capire le situazioni: parlando, riflettendo sugli stati d’animo propri e altrui, i bambini
imparano a capire i diversi stati d’animo, a modificare le interpretazioni sbagliate, a ridurre
l’intensità delle emozioni che fanno star male.
I
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L’EDUCAZIONE DEI FIGLI E’ ORMAI DELEGATA AL PICCOLO SCHERMO
Corriere della Sera 15 novembre 2001 (Al.Ar.)
La verità drammatica di oggi è che le istanze educative tradizionali sono crollate, sostituite dai mass
media. Franco Ferrarotti, sociologo, guarda con preoccupazione la fotografia che l’Eurispes fa della
nostra infanzia.
PROFESSORE, CHE SUCCEDE AI NOSTRI RAGAZZI?
“E’ evidente c’è un crollo di valori etico-morali. Un serio problema di educazione che ormai è
delegata alla televisione. E. purtroppo, vediamo bene che tipo di programmi trasmette. C’è da
rimpiangere Zorro. i vecchi western: almeno li c’erano i buoni e i cattivi.”
QUASI IL 10 PER CENTO DEI GIOVANISSIMI USANO TRANQUILLANTI CON PUNTE
DEL 17 PER CENTO NELL’ITALIA DEL NORD-EST. SONO DATI INQUIETANTI.
“E’ inquietante la nostra società che divora il tempo e dunque anche le pillole. Non c’è più tempo
per le case importanti, per il dialogo, per gli affetti. E tutte le soluzioni vengono affidate alle
pasticche. I nostri ragazzi non si sentono ascoltati dai genitori, ma nemmeno dai professori a
scuola.”
UN BAMBINO SU QUATTRO DEFINISCE LA PROPRIA CASA UN ALBERGO
“ Per forza è una casa senza calore. Una casa dove papà e la mamma entrano ed escono in
continuazione senza occuparsi dei figli. E’ già un successo quando non scaricano su di loro le
proprie frustrazioni accumulate fuori di casa.”
MA ANCHE ADESSO CONTINUERA’ COSI’? ANCHE DOPO L’11 SETTEMBRE I
GENITORI CONTINUERANNO A NON PARLARE CON I FIGLI? NON SI PREOCCUPANO
DI PLACARE LE PAURE CHE LA SITUAZIONE INTERNAZIONALE HA PORTATO NELLE
NOSTRE CASE?
Credo che nemmeno i tragici eventi degli Stati Uniti possano cambiare le abitudini nelle famiglie.
Non si inventa un dialogo che non c’e mai stato. Semmai il dramma internazionale può avere
soltanto peggiorato l’umore dei genitori che si riflette in maniera negativa sui bambini.
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E TUTTE QUELLE IMMAGINI CHE I BAMBINI CONTINUANO A VEDERE IN TV DALL’
11 SETTEMBRE?
Quelle non influiranno per niente sui piccoli: sono molto più che vaccinati agli effetti speciali. Per
loro quelle immagini sono come un film dl Spielberg. Meglio di un film di Spielberg: le Torri che
crollano fanno impallidire anche un regista come lui. Ma dalla televisione i bambini non hanno
certo la percezione di quello che sta succedendo nella realtà. Ed è questo il dramma, il crollo dei
valori di cui dicevo prima. E’ tutto virtuale, indistinto.
I BAMBINI IMPARANO QUELLO CHE VIVONO
Dorothy Law Nolte
Se i bambini vivono con le critiche, imparano a condannare.
Se i bambini vivono con l’ostilità, imparano a combattere.
Se i bambini vivono con la paura, imparano a essere apprensivi.
Se i bambini vivono con la pietà, imparano a commiserarsi.
Se i bambini vivono con il ridicolo, imparano ad essere timidi.
Se i bambini vivono con la gelosia, imparano a provare invidia.
Se i bambini vivono con la vergogna, imparano a sentirsi colpevoli.
Se i bambini vivono con l’incoraggiamento, imparano ad essere sicuri di sé.
Se i bambini vivono con la tolleranza, imparano ad essere pazienti.
Se i bambini vivono con la lode, imparano ad apprezzare.
Se i bambini vivono con l’accettazione, imparano ad amare.
Se i bambini vivono con l’approvazione, imparano a piacersi.
Se i bambini vivono con il riconoscimento, imparano che è bene avere un obiettivo.
Se i bambini vivono con la condivisione, imparano ad essere generosi.
Se i bambini vivono con l’onestà’ imparano ad essere sinceri.
Se i bambini vivono con la correttezza, imparano cos’è la giustizia.
Se i bambini vivono con la gentilezza e la considerazione, imparano il rispetto.
Se i bambini vivono con la sicurezza, imparano ad avere fiducia in se stessi e nel prossimo.
Se i bambini vivono con la benevolenza, imparano che il mondo è un bel posto in cui vivere.
I genitori l’hanno così commentata:
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1) L’importante è voler bene ai bambini.
Per dimostrare amore assumiamo regole e atteggiamenti condivisi da tutto il nucleo familiare
L’ideale d’applicazione delle regole è la seconda parte della poesia, ma i bambini debbono imparare
a convivere anche con la prima parte perché sono realtà con cui il bambino si confronta tutti i
giorni. Servono per crescere, ma in ogni modo debbono essere sempre mediate e spiegate
dall’adulto.
La regola migliore è quella di utilizzare un insieme di ciascun elemento descritto nella poesia.
Dobbiamo riflettere sulla nostra infanzia, poiché siamo portati ad imitare ciò che abbiamo vissuto.
2) L’esempio dei genitori è la prima regola.
Non dobbiamo mai avere atteggiamenti critici e criticare. Dobbiamo far notare l’importanza di
vivere in ambienti diversi che porta il bambino a confrontarsi con più realtà.
Dobbiamo essere critici con i gesti che compie, ma non condannare il bambino in sé. Dobbiamo
condannare il gesto del bambino:
Quando abbiamo fretta, quando abbiamo tempi stretti, non riflettiamo a sufficienza.
3) L’ostilità è un dato di fatto del mondo odierno, una certa guida per affrontarlo è più che
necessaria.
Prestiamo attenzione, quindi, all’ostilità, che è un atteggiamento immotivato, istintivo e impulsivo,
che impedisce di risolvere i conflitti, specie quando sono i bambini a litigare fra di loro e ad
aggredirsi.
È necessario che entrambi i genitori approvino le “stesse regole” in famiglia, se non vogliono far
vivere atteggiamenti ostili.
Dobbiamo dare il giusto significato della paura come tutela dai pericoli fisici o dagli ostacoli, per
difendersi dalle possibili difficoltà della vita. Non dobbiamo incutere terrore con racconti fantastici,
con personaggi punitivi o far sentire insicuro il bambino o causa d’eventi /animali cattivi o che si
generi una paura di non essere accettato.
Dobbiamo parlare chiaro anche se il bambino è piccolo. I primi tre anni sono molto importanti per
la formazione e l’educazione.
La prima cosa, in ogni modo, che dobbiamo ammettere, sono i nostri errori
4) Quando la punizione è necessaria?
Quando non riusciamo ad insegnare loro a parlarsi e non a litigare e ad aggredirsi.
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Dobbiamo trasmettere con l’atteggiamento. Un atteggiamento tollerante e gentile, non prepotente.
L’atteggiamento più importante è il rispetto.
Quali regole dare?
Dobbiamo evitare le critiche, meglio le considerazioni.
5) I bambini sono quello che vivono, quindi imitano anche gli atteggiamenti vissuti fuori della
famiglia Lasciamoli liberi di fare esperienze diverse, senza rilevare troppo i particolari. Evitiamo di
mettere divieti motivandoli con la paura.
6) La paura può anche essere positiva, può servire ad avere e porsi dei limiti. L’essenziale è che
dobbiamo imparare a condividere le esperienze Non esageriamo con la lode. Vanno lodati i lavori
fatti o le azione commesse, non la persona
7) Il senso dell’umorismo è una buona regola per affrontare anche le difficoltà. Sosteniamoli
quando sbagliano. Dobbiamo imparare a condividere anche quando gli altri non lo fanno.
8) Le regole, o i modi di comportarsi dei genitori, nel comunicare una regola ai figli, è bene siano
concordate e coerenti tra gli stessi, altrimenti agli occhi del bambino le regole perdono di
significato.
9) La lode eccessiva può infondere nel bambino l’idea che le cose da apprezzare sono solo quelle
cui segue una lode.
10) “Se non hai messo a posto i giocattoli, non si cena”. Il ricatto non è sicuramente positivo,
l’insistenza, però....
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CONSIDERAZIONI D’ORDINE GENERALE SULL’ARGOMENTO
“EDUCARE ALLE REGOLE”
Essere genitore è un’attività molto complessa e importante. I genitori sono gli educatori primari e
più importanti del bambino.
Sono stati fatti molti sforzi per aiutare i genitori ad educare e per riempire quei vuoti generazionali
sull’educazione.
Molto è stato scritto sull’emotività e sullo sviluppo psicologico del bambino, quello che invece non
è stato ancora affrontato è il “come” i genitori debbono affrontare il problema delle necessità
spirituali del bambino.
Bisogna affrontare in modo pratico il problema dell’educazione spirituale del bambino da parte dei
genitori.
“I genitori hanno il sacro dovere di allevare i figli in modo che siano saldi nella fede, perché il
bambino che s’allontani dalla religione di Dio non può agire in modo tale da ottenere
l’approvazione dei genitori e del Signore. Infatti, l’azione lodevole nasce dalla luce della religione e
mancando questo dono supremo il bambino non s’allontanerà dal male né s’avvicinerà al bene.”
(Dagli Scritti Baha’ì)
I bambini sono espressioni potenziali di qualità. Queste qualità naturali possono svilupparsi in
caratteristiche:
a) Positive
b) Negative
secondo di come sono educati nella loro prima infanzia.
Il carattere in un bambino si sviluppa dal modo in cui impara a fare scelte morali multiple.
L’autostima, ad esempio, è il risultato naturale che emerge dal vivere principi spirituali in modo
coerente in famiglia.
Si potrebbe fare una parentesi parlando dei genitori così detti “REATTIVI”, che sono quelli che
danno ai figli tutto quello che vogliono.
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“QUELLO CHE IO NON HO AVUTO DA GIOVANE” e ancor di più “QUELLO CHE IO NON
HO POTUTO AVERE DA GIOVANE.
I genitori debbono esser visti come:
AUTORITÀ
EDUCATORI, CONSIGLIERI E GUIDA
AMABILI CUSTODI E PROTETTORI
AUTORITÀ
L’autorità del genitore è il mettersi a “servizio” dell’apprendimento delle proprie figlie e dei propri
Avere autorità significa comprendere che UGUAGLIANZA non significa avere RUOLI
EQUIVALENTI.
Avere autorità significa sviluppare abilità e capacità di far scelte morali consapevoli.
Un esempio:
Come genitore posso intervenire quando due bambini arrivano alle mani dicendo:
a) NON BATTETEVI! (ordine)
b) USATE LA VOCE INVECE DELLE MANI. (insegnamento morale consapevole)
Per mettere in pratica questo secondo tipo d’Autorità sono necessarie:
a) Regole di base per tutta la famiglia
b) Essere consapevole dei sentimenti che si suscitano
c) Avere disciplina
d) Essere un Genitore Maestro e non predicatore
e) Affrontare il problema dei Consigli e della Guida
f) Saper essere un Genitore come Custode
g) Saper affrontare quotidianamente l’argomento “Spiritualità”.
REGOLE DI BASE PER TUTTA LA FAMIGLIA
Debbono esserci delle regole generali uguali per tutte, in modo che il bambino apprenda
dall’esempio dei genitori, e non perché ha paura di loro.
Il bambino deve imparare dall’amore e non dalla punizione.
Il bambino deve imparare non dal potere, ma dall’Autorevolezza acquisita con l’esempio continuo.
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Alcuni esempi di regole generali e di base per tutta la famiglia:
1) Tutti ci togliamo le scarpe, quando entriamo in casa
2) In casa, tutti parliamo a bassa voce
3) Si può mangiare solo in cucina
4) Il coprifuoco, l’ora fatidica dell’andare a letto, sarà per la figlia più grandicella alle 21,30
durante il week-end e di domenica
5) Far sempre sapere dove si va e fare programmi giornalieri
6) Andare a letto ogni sera alle 20,30, valido per i bambini piccoli
Altre regole generali:
Stare in giardino quando giocano e non andare in strada
Prima si mangia a pranzo e a cena e poi....ci sono i dolci
Mettere in ordine quando si è finito di giocare
COME FAR ESEGUIRE LE REGOLE DI BASE
1)Renderle semplici e ragionevoli, ad esempio: “Usa le parole e non le mani”.
2)Comunicarle chiaramente. Scrivetele su di un foglio di carta utilizzando fumetti, fatelo con un
profondo senso d’umorismo.
3) Stabilite conseguenze specifiche e rilevabili:
Se il bambino era d’accordo che doveva studiare e lui non l’ha fatto, non va punito “perché ha
disobbedito”, ma va rilevato che è caduta la fiducia nei suoi confronti”. È vero che ha disobbedito,
ma la sua potrebbe essere stata una libera interpretazione dell’ordine, “non ho studiato per domani,
ma per la prossima settimana o per un altro giorno”.
“Non ho studiato ora, perché ho pensato di studiare dopo”.
Questa difesa non può essere accettata, il principio della fiducia, infatti, implica che “ se
avevi qualche altra cosa in mente dovevi dirmelo e così ne parlavamo”.
4) Usare conseguenze che siano “BREVI E DOLCI”.
“Fila in camera tua!”, e dopo cinque minuti si va a parlare con lui, chiarendo l’accaduto.
Dopo ogni litigio va fatta la pace.
5) Usare CONSEGUENZE SPECIFICHE per ogni età
6) Ogni volta che un bambino incappa in una “CONSEGUENZA”, bisogna accertarsi che la
capisca, facendosi dire perché è successo e cosa ha capito dell’accaduto.
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SENTIMENTI, COSA SIGNIFICA STARE ATTENTI AI SENTIMENTI
I sentimenti devono esser presi in considerazione e una persona sana
SA COSA PROVA
ACCETTA QUESTI SENTIMENTI
SCEGLIE COME AGIRE ALLA LUCE DEI SUOI SENTIMENTI
Una rottura o discrepanza fra questi tre punti crea problemi a livello spirituale.
DISCIPLINA
Il principio della disciplina lo troviamo quando
1) Si unisce la libertà alla responsabilità
2) Quando c’è di mezzo la sicurezza, ci si aspetta SEMPLICEMENTE L’UBBIDIENZA
3) Quando si evitano lotte di potere
4) Quando si riconoscono sempre gli sforzi e i miglioramenti di chi ha compiuto un’azione
EDUCATORI, CONSIGLIERI E GUIDA
GENITORE MAESTRO E NON PREDICATORE
GENITORE PREDICATORE:
“Devi condividere ed essere generoso, Alvise. Se non vuoi condividere DEVI GIOCARE DA
SOLO!”
GENITORE MAESTRO:
“Alvise, sii generoso con il tuo amico. Quale gioco VUOI condividere con lui? Lo VOGLIAMO
SCEGLIERE assieme?”
CONSIGLIARE E GUIDARE
Aiutiamoli ad affrontare le prove della vita
Aspettiamoci sempre che si comportino responsabilmente
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Applaudiamo gli sforzi, ogni volta, che lo notiamo e lo vediamo
Correggiamoli, ogni volta che sbagliano e la cosa finisce lì senza continui riferimenti
Non dobbiamo né sovrastimare, né sottostimare quello che sanno fare
GENITORE COME
AMABILE CUSTODE E PROTETTORE
EVITIAMO DI FARE AL BAMBINO tutto quello che lui può farsi da solo FACCIAMO AL
BAMBINO tutto quello che lui non può farsi da solo, per il momento.
VIVERE SIGNIFICA CAMBIARE, ESSERE PERFETTO È AVERE CAMBIATO SPESSO
I nostri figli sono:
1) Tratti ereditari, fisici, sentimentali, psichici e spirituali
2) Temperamento unico
3) Capacità uniche. Le capacità sono i talenti, le abilità, i limiti e così via
SPIRITUALITA’ OGNI GIORNO
a) Avere dei modelli è importante
b) Parlare dei valori e viverli coerentemente
c) Apprendere un linguaggio spirituale: la bellezza della lingua, la dolcezza, la riflessione, il
silenzio, la parola che “accende” e che “avvilisce”, i modi di fare
d) Sapere fare delle scelte in ogni momento
e) Agire responsabilmente
f) Prendere decisioni valide moralmente, il pensiero rivolto alla società e alle conseguenze delle
nostre azioni
g) Avere una relazione con il proprio Creatore. Per chi provasse disagio di fronte alla parola DIO,
nessun problema, Dio non si formalizza, che si creda in Lui o non si faccia, per Lui è lo stesso.
Sostituiamolo con altre parole, facciamo quello che vogliamo, però creiamo un modello. Se voglio
dire a qualcuno che è bello debbo per forza avere un modello, se voglio parlare di dolcezza devo
avere un modello. Non posso parlare di cose che non faccio o che non sono io.
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HO BISOGNO DI TEMPO
Il tempo, proviamo a definirlo?
Quante volte affermiamo che non abbiamo tempo?
Proviamo a sostituire tempo con la parola voglia, forza, coraggio
Definiamo quanto tempo ci serve per la famiglia
Chi ha bisogno di chi, i genitori dei figli e/o i figli dei genitori?
Il tempo più importante e' quello passato con il coniuge per pensare e per cercare di capire cosa fare
con i propri figli
PICCOLE ATTENZIONI NEI CONFRONTI DEI BAMBINI SULL’USO DEL TEMPO
Quando si afferma che si va a trovare l'amichetto, si va a trovare l'amichetto ……e non la mamma
Quando andiamo a trovare l'amichetto è bene stare molto attenti ai discorsi che si fanno con gli altri
genitori perché tutti gli amichetti ascoltano
Evitare visite serali con i bambini.
L'abitudine d'uscire la sera per andare a trovare e trascorrere un po' di tempo in casa d'altri e'
diffusa.
Lasciamogli il diritto alla noia. Non e' il caso di stancarlo con molti impegni
Lasciamolo libero di scegliere i propri hobbies o divertimenti
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COME RISPONDERE ALLE SFIDE VERBALI DEI FIGLI
TANTRA INDIANO
C'era una volta un ragazzo con un bruttissimo carattere. Suo padre gli diede un sacchetto di chiodi e
gli disse di piantarne uno sul muro del giardino ogni volta che avesse perso la pazienza e avesse
litigato con qualcuno.
Il primo giorno ne piantò 37 nel muro.
Le settimane successive, imparò a controllarsi, ed il numero di chiodi piantati diminuì giorno dopo
giorno. Aveva scoperto che era più facile controllarsi che piantare chiodi.
Infine, arrivò un giorno in cui il ragazzo non piantò nessun chiodo sul muro.
Allora andò da suo padre e gli disse che quel giorno non aveva piantato alcun chiodo.
Suo padre gli disse allora di togliere un chiodo dal muro per ogni giorno in cui non avesse mai
perso la pazienza.
I giorni passarono e infine il giovane poté dire a suo padre che aveva levato tutti i chiodi dal muro.
Il padre condusse il figlio davanti al muro e gli disse: " Figlio mio, ti sei comportato bene, ma
guarda tutti i buchi che ci sono sul muro. Non sarà mai come prima. Quando litighi con qualcuno e
gli dici qualcosa di cattivo, gli lasci una ferita come questa. Puoi piantare un coltello in un uomo e
poi tirarglielo via, ma gli resterà sempre una ferita. Poco importa quante volte ti scuserai, la ferita
resterà. Una ferita verbale fa male tanto quanto una fisica.
" Gli amici sono dei gioielli rari, ti fanno sorridere e t’incoraggiano. Sono pronti ad ascoltarti
quando ne hai bisogno, ti sostengono e ti aprono il loro cuore. Mostra ai tuoi amici quanto vuoi loro
bene”.
"Una delle felicità dell'amicizia è di sapere a chi confidare un segreto" (A. Manzoni)
Qualche riga per meditare.
Se ricevi questo messaggio è perché qualcuno ti vuole bene e perché anche tu, dal lato tuo, hai delle
persone che ti sono care.
Questo tantra viene dal nord dell'India. Prendi qualche minuto per leggerlo. Contiene dei messaggi
buoni per l'anima.
Dà alle persone più di quello che si aspettano e fallo con gusto.
Quando dici " ti amo" dillo seriamente.
Quando dici " mi dispiace " guarda la persona negli occhi.
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Non prenderti gioco dei sogni degli altri. Puoi uscirne ferito ma è il solo modo di vivere la vita.
Non giudicare gli altri per i loro conoscenti. Parla lentamente, ma rifletti rapidamente.
Se qualcuno ti pone una domanda alla quale non vuoi rispondere, sorridi e domandagli: "Perché
vuoi saperlo? "
Ricordati che i più grandi amori e i più grandi successi comportano dei rischi maggiori. Quando
perdi, non perdere la lezione.
Ricordati le 3 " R ": rispetto per te stesso, rispetto per gli altri, responsabilità delle tue azioni.
Non permettere che un piccolo diverbio inabissi una grande amicizia.
Sorridi quando rispondi al telefono. Chi ti chiama lo sentirà dal suono della tua voce.
Leggi tra le righe
Ricordati che non ottenere quello che vuoi quando vuoi, talvolta è una fortuna.
EDUCARE ALLA LIBERTA’
PREMESSA
Educare alla libertà è dare ai figli la possibilità di essere liberi nel fare le proprie scelte e aiutarli a
creare l’ambiente per rimanere tali non imponendosi a loro con autorità, ma spiegando e dando
motivazioni e dimostrazioni dei limiti imposti, in modo a loro adeguato, ripetendolo più volte e
rievocando situazioni precedenti.
Questo vuol dire assumere un atteggiamento particolare: ad ogni negazione si darà una motivazione,
rispettando così la libertà altrui perché gli altri rispettino la nostra, lasciando al bambino, anche, la
possibilità di sbagliare. Ad esempio dobbiamo rispettarlo, lasciandolo libero di socializzare con i
coetanei e compagni formandolo al concetto che la propria libertà è ubbidienza alle regole,
ammettendo, che a volte, ci si sbaglia.
Il concetto di libertà in un rapporto d’amore vuol dire stargli vicino e lasciarlo agire, ecco perché
dobbiamo educarli ai valori, all’autostima e alla capacità di scelta, anche contrarie a quella dei
genitori, discutendone e confrontandosi con loro, guidandoli negli errori ascoltandoli, in modo che
imparino la libertà di esprimersi con parole, con l’espressione corporea, con i giochi e con lo sport.
Non dobbiamo dimenticare di tenere presente che viviamo in una società con regole e convenzioni e
questo significa che la libertà non è fare quello che si vuole, ma essere liberi nell’esprimersi
rispettando gli altri, sapendo scegliere quello che è più giusto, ”seguendo le regole”, applicando il
concetto di giustizia, avendo rispetto degli altri, delle cose, e di se stessi.
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La libertà è:
Educare con il cuore per far crescere libero un figlio.
Per insegnare questa libertà bisognerà permettere che i figli vivano con l’esempio dei genitori che
praticano con correttezza e coerenza i propri doveri e diritti. Ad esempio, mantenendo la parola
data, o assumendo atteggiamenti del tipo: “Stammi vicino….ma lasciami fare” che significa parlare
di noi stessi, delle nostre esperienze affinché ci parlino delle loro.
La libertà si ottiene dalla complicità e dalla coerenza tra genitori come esempio guida, e i genitori
debbono accettare che i figli possano essere diversi da loro e diversi da quello che si aspettano,
trasmettendo la certezza di essere amato, non sostituendosi al bambino.
PIANO D’AZIONE E FATTIBILITA’:
La libertà è la capacità di essere se stessi in ogni situazione, imparando che la libertà è fatta di diritti
e di doveri. Noi siamo liberi fino al limite della libertà degli altri. I genitori debbono aiutare i figli
ad essere se stessi, nel rispetto dell’ambiente e degli altri, lasciandoli liberi di esprimere i loro
sentimenti e di sbagliare.
E’ importante conoscere il bambino come persona, la sua personalità, le sue caratteristiche, i suoi
bisogni, i suoi limiti, e dargli la libertà di esprimersi senza avere paura.
Dobbiamo renderli autonomi e responsabili, coinvolgendoli nelle esperienze quotidiane,
accompagnandoli nel superare gli ostacoli per creare fiducia in se stessi, rendendoli responsabili.
I genitori dovranno “star dietro” ai figli. Dovranno stare attenti ad insegnar loro la fiducia in loro
stessi, aiutandoli ad esser autonomi nel fare le loro esperienze e i loro piccoli passi, sapendo
insegnare loro a dire no decisi e a far scelte senza condizionamenti, dando responsabilità secondo
l’età e fiducia, insegnando a saper rinunciare apprezzando le cose che si hanno, e quindi, insegnare
la libertà di acquisire fiducia in se stessi e negli altri attraverso l’esempio personale.
E’ importante a questo punto evidenziare il dialogo fra genitori e figli per confrontarsi e risolvere
gli eventuali conflitti, che si ottiene quando i genitori sanno essere liberi dai propri
condizionamenti, paure e pregiudizi. Questo permetterà di far crescere la fiducia nei ragazzi stessi
aiutandoli anche attraverso i valori religiosi, siano essi cattolici o di qualsiasi altro credo religioso di
appartenenza.
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Va in ogni modo rilevato che libertà significa lasciarli sbagliare, insegnando a fare delle scelte che
superino i condizionamenti esterni.
Si dovrà assumere un atteggiamento di ascolto nei confronti del bambino, portandolo a fare le giuste
scelte senza che lui se ne accorga il che vuol dire non imporre il proprio modo di fare e rispettare la
loro unicità (il loro disegno interno).
E’ necessario per i genitori e per i figli avere fiducia reciproca e in se stessi e avere rispetto per la
libertà, ottenuto insegnando a seguire delle regole perché, per essere veramente liberi, si deve
sapere che anche la libertà ha i suoi limiti.
Ci sono cinque modi per mantenere liberi i figli nell’educazione ai valori morali per il futuro adulto
nella società con il dialogo e l’esempio:
a) Spiegare che la propria libertà di agire deve sempre essere limitata dal rispetto degli altri
b) Dar loro la possibilità di fare delle esperienze libere, affrontando possibili pericoli e successi,
sempre sotto l’occhio vigile del genitore, ad esempio, lasciarlo saltare dal divano, dicendogli
semplicemente “Guarda che potresti farti male!”, ma tenendolo d’occhio.
c) Spiegargli che la sua libertà d’azione varierà con il tempo o a secondo della sua maturità ed
esperienza accumulata nel corso della sua esistenza
d) Essere il loro punto di riferimento senza opprimerli ed ascoltandoli
e) Insegnando loro che dovranno essere responsabili delle proprie azioni e che ne subiranno le
conseguenze siano esse positive o negative
Inoltre, per mantenere liberi i figli i genitori debbono:
1. Educarli nel rispetto della libertà dei genitori, che può essere facilmente ottenuta dialogando
con loro su ogni cosa o argomento.
2. Renderli consapevoli che l’esempio della libertà è dato trasmettendo in prima persona i
valori
3. Insegnare loro a non farsi influenzare dalle mode, dal pensiero degli altri, dalla televisione e
dai modelli della società.
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CONCLUSIONI
Realizzando un buon dialogo con loro su ogni argomento, valorizzare ogni loro pensiero anche
banale e dare fiducia, responsabilizzando, trasmettendo positività, essendo coerenti, motivando alle
regole che sono da noi imposte.
Dobbiamo, quindi, far passare il concetto che libertà significa responsabilizzasi, considerando il
castigo come conseguenza di una o più regole infrante. Per comprendere la legge delle conseguenze
logiche deve essere loro insegnato che debbono avere rispetto per se stessi e per gli altri, come ad
esempio, saper evitare tabù di qualsiasi tipo, dal sesso al razzismo o qualsiasi altra cosa, dando loro
la libertà senza togliere il dolore ovvero le esperienze negative.
GIOCATE SENZA REGOLE
Anna Oliverio Ferraris, Psicologia dell’età evolutiva Università di Roma
Corriere Salute 04 maggio 2003
SVILUPPO
Oggi per lo svago dei bambini si punta troppo su iniziative e luoghi strutturati. Oltre alle attività
organizzate, ai piccoli servono momenti di libertà, da condividere solo con i coetanei, per imparare,
confrontarsi e vivere la fantasia.
Chi ha dei bambini sa quanto sia difficile, talvolta, trovare dei luoghi in cui essi possano incontrarsi
con altri bambini per giocare spontaneamente e liberamente, al di fuori della stretta “marcatura’
degli adulti. I luoghi pubblici frequentabili sono sempre più rari; in cambio sono aumentate le
iniziative che offrono attività strutturate per il tempo libero: dal nuoto al calcio, dall’ippica alla
danza. Dalla musica allo studio della lingua straniera, ma non sono “gioco”.
Giochi apparentemente privi di obiettivi autentici, come correre, saltare, arrampicarsi su un albero,
oppure, fare le capriole, perdere l’equilibrio, consentono di esprimere la propria singolarità e di
crescere in sicurezza.
Gli ambienti strutturati in cui si apprendono abilità (motorie, cognitive, linguistiche) sono utili;
nulla da eccepire, quindi, sul fatto che i bambini frequentino le palestre e i campi sportivi, coltivino
la musica e imparino le lingue.
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Devono, però, poter fare anche altri tipi di esperienze, non programmate nei dettagli dagli adulti,
come i giochi spontanei, essenziali per la loro crescita psico-fisica. Quando non si sentono costretti
all’interno di un programma i bambini, infatti, possono dare più spazio alla fantasia, scegliere,
decidere, organizzarsi.
AUTOCURA
Il gioco spontaneo ha potenzialità che non ritroviamo nelle attività strutturate proposte dagli adulti.
Una delle potenzialità del gioco spontaneo è, per esempio, quella di liberare gli spazi mentali e fisici
consentendo ai bambini di recuperare, di curare piccole ferite psicologiche, di trovare sul piano
della fantasia adattamenti e soluzioni che nel mondo reale non sono raggiungibili. Un’altra
potenzialità riguarda il poter esplorare il mondo da diverse angolature, senza l’urgenza creata da un
programma da eseguire correttamente, seguendo una direzione prestabilita. I bambini che giocano
possono sperimentare vari ruoli secondo le esigenze del momento. “Facendo finta di……” non
attribuiscono ad un insuccesso un valore assoluto.
Facendo finta di... i bambini che giocano liberamente tra coetanei possono sperimentare vari ruoli
secondo le esigenze del momento
SICUREZZA
Giochi apparentemente privi di obiettivi come correre, saltare, arrampicarsi, fare le capriole, perdere
l’equilibrio non sono soltanto fonte di divertimento e di apprendimenti, ma consentono anche di
esprimere la propria singolarità, di acquisire sicurezza.
Quando ci sono degli spettatori, servono anche per posizionarsi socialmente, per ottenere, con le
proprie esibizioni, l’attenzione degli altri bambini, per immettersi in un flusso comunicativo basato
sulla reciprocità.
Quando sono insieme i bambini mettono in campo varie strategie per regolare le loro interazioni.
Imparano come fare amicizia, come mantenerla o romperla, come fare la pace dopo avere litigato e
l’arte della trattativa. I coetanei possono insegnare queste abilità grazie al sentimento di uguaglianza
che li accomuna.
IDENTITA’
Sebbene raramente i bambini si “istruiscano” a vicenda, essi imparano osservando i comportamenti
degli altri. Durante tutta l’infanzia, i bambini cercano il confronto, si paragonano, sollecitano i
commenti dei compagni.
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In questo modo man mano approfondiscono la conoscenza di sé, delle proprie abilità e
caratteristiche, sono incoraggiati a cimentarsi in compiti che altrimenti non affronterebbero, ad
apprendere abilità e a sviluppare una propria identità.
RAPPORTI
Quando sono tra loro i giovanissimi mettono in campo tante strategie per regolare i loro rapporti.
Imparano come fare amicizia, come mantenerla o romperla e come fare la pace.
AI GIOVANISSIMI BASTA UN PO’ DI VERDE.
Che cosa possiamo fare noi adulti per venire incontro a questa fondamentale esigenza? Da un lato
possiamo, come cittadini, sollecitare le amministrazioni e gli enti locali a recuperare spazi per i
giochi dei bambini, non commercializzati, dove ci sia soltanto del verde e qualche semplice
attrezzatura. Da un altro lato possiamo, come utenti di palestre, centri sportivi, musicali,
privilegiare nella scelta per i nostri bambini quelle strutture che oltre agli spazi canonici per le
diverse attività specifiche, prevedono, come sta già cominciando ad accadere in alcune grandi città,
anche altri spazi in cui i bambini possano incontrarsi e giocare prima e dopo l’attività strutturata
dagli adulti.
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RIFLESSIONI SULL’ INTERIORITA’
L’ANALISI FINALE di Madre Teresa di Calcutta
Le persone sono spesso irragionevoli, illogiche e incentrate su di sé;
Perdonatele comunque.
Se siete gentili, possono accusarvi di egoismo o di secondi fini;
Siate comunque gentili.
Se avrete successo, vi procurerete falsi amici e alcuni autentici nemici;
Cercate comunque di avere successo.
Se siete onesti e sinceri, altri potrebbero ingannarvi;
Siate comunque onesti e sinceri.
Qualcuno potrà distruggere da un giorno all’altro ciò che avete costruito col lavoro di anni;
Costruite comunque.
Se trovate serenità e felicità, altri potrebbero esserne gelosi;
Siate comunque felici.
Il bene che fate oggi, altri potrebbero dimenticarlo domani;
Fate comunque del bene.
Date al mondo il vostro meglio, che potrebbe non bastare mai;
Date comunque il meglio di cui disponete.
Vedete, in ultima analisi, è tutto fra voi e Dio;
Comunque non è mai stato fra voi e loro.
Nell’educazione di ogni uomo c’è un momento in cui egli arriva alla convinzione che l’invidia è
ignoranza, l’imitazione suicidio. Che deve accettarsi nel bene e nel male, secondo la porzione che
gliene è stata data. Che, sebbene il grande universo sia pieno di ricchezze, non potrà avere
nemmeno un chicco di nutriente granoturco se non l’avrà conquistato, lavorando quel pezzo di
terreno che gli è stato dato da coltivare.
Il potere che dimora in lui è nuovo in natura e nessuno all’infuori di lui sa cosa egli è in grado di
fare, e lui stesso non lo sa finché non ha provato.
(Emerson – “Self reliance”)
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SULL’AMICIZIA:
Quando due persone sono amiche vuol dire che sono felici insieme, infatti, l’amicizia non si può
insegnare, si deve vivere.
L’amicizia contiene in sé alcune qualità, tra cui: la fedeltà, la lealtà, la fiducia, l’umiltà, l’unità e,
come ultimo ma non meno importante, il rispetto. Proprio per questo è detto che l’amico per
eccellenza è Dio.
L’amicizia è non avere invidia anche perché è una relazione di sostegno e sacrificio in cui si
debbono condividere le cose con gli amici, come le confidenze.
L’amicizia è il legame fra due persone basato sulla simpatia, sull’affetto reciproco, sulla stima. E’ il
valore più importante sia spiritualmente sia umanamente
L’amicizia fra un gruppo di persone vuol dire aiutarsi a vicenda, anche senza una condivisione non
verbale e non necessariamente di conoscenza.
L’amicizia è un valore da rispettare e da mantenere intatto. E’ molto importante soprattutto nella
fase adolescenziale. Infatti, in certi casi è più facile confidarsi con gli amici che con i genitori
poiché si crea un legame naturale, spesso, pari al ruolo importante della famiglia.
L’amicizia è una maggiore espressione di lealtà e fedeltà, di fiducia, di raffronto reciproci.
Se incontrerai qualcuno che guardandoti negli occhi riuscirà a capire il rumore dei tuoi silenzi,
allora potrai dire di aver trovato un amico Se tu piangi tutti ti chiedono che cosa hai, ma se sei triste
solo chi ti è vicino se ne accorge.
L’amicizia è una crescita spirituale comune, piena di rispetto reciproco, anche quando porta ad una
selezione.
L’amico è quella persona che ti aiuta a superare i momenti difficili della vita ed è paragonabile ad
un tesoro di valore inestimabile ed è una delle cose più importanti della vita cui dedicare
disponibilità e partecipazione.
Qui di seguito sono alcuni spunti tratti dagli Scritti Baha’ì per quanto riguarda l’interiorità.
…….Qualunque cosa vi sia accaduta, è stato per amor di Dio. Questa è la verità: non v’è alcun
dubbio. Dovete perciò rimettere tutti i vostri affari nelle Sue mani, riporre la vostra fiducia in Lui e
a Lui affidarvi. Sicuramente Egli non vi abbandonerà. Anche di questo non v’è dubbio….
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………..senza pazienza il viandante non arriverà in alcun luogo né raggiungerà alcuna meta. Nè
dovrà egli mai scoraggiarsi: se pur dovesse lottare per centomila anni e non riuscisse …..
………O onorata signora! Secondo gli insegnamenti divini in questa gloriosa dispensazione non
dobbiamo sminuire e chiamare ignorante nessuno dicendogli: “ Tu non sai, ma io so ”. Al contrario,
dobbiamo guardare agli altri con rispetto e quando ci sforziamo di spiegare o dimostrare qualcosa,
dobbiamo parlare in atteggiamento di ricercatori della verità, dicendo: “Ecco, abbiamo questo
davanti a noi. Cerchiamo di stabilire dove e in quale forma sia possibile trovare la verità ”. Chi
insegna non deve reputare se stesso dotto e gli altri ignoranti. Un pensiero di questo genere alimenta
l’orgoglio e l’orgoglio non aiuta ad esercitare influenza sugli altri. Chi insegna non deve credersi in
nulla superiore: deve esprimersi con infinita gentilezza, umiltà e modestia, perché un discorso
siffatto influenza e educa le anime………
…….La guida è sempre stata data con le parole, e ora è data con azioni……..
………..E’ necessario consultarsi su ogni cosa, devi dare a questo concetto gran rilievo, sì che tutti
si attengano alla consultazione. L’intendimento di quanto è stato rivelato dalla Penna dell’Altissimo
è che la consultazione venga pienamente attuata fra gli amici, poiché essa è, e sempre sarà, causa di
consapevolezza e di chiarezza e sorgente di benessere e prosperità……….
………..Desidero con ciò far rilevare che la consultazione deve avere come scopo la ricerca della
verità. Colui che esprime un’opinione, non deve presentarla come corretta e giusta, ma offrirla
quale contributo all’unanime consenso di opinioni; perché la luce della verità si manifesta quando
due opinioni coincidono. Allorché acciarino e pietra focaia s’incontrano, si sprigiona una scintilla.
L’individuo deve soppesare le proprie opinioni con la massima serenità, calma e compostezza.
Prima di esprimere le proprie idee, egli deve attentamente vagliare quelle già esposte da altri. Se si
accorge che un’opinione già espressa è più vera e valida, deve accettarla tempestivamente e non
insistere ostinatamente sulla propria. Con questo metodo eccellente egli si sforza di raggiungere
l'unità e la verità. Opposizione e divergenze sono deplorevoli. E’ meglio, allora, chiedere il parere
d’un uomo saggio e avveduto; altrimenti, dato il modo contraddittorio e litigioso con cui le varie
idee vengono esposte, occorrerà che un collegio arbitrale prenda una decisione in merito. Anche una
decisione di maggioranza o unanime può essere scorretta. Mille persone possono convenire su
un’unica opinione ed essere in errore, mentre un saggio può essere nel vero. Ecco perché la
consultazione è un colloquio spirituale in atteggiamento e atmosfera d’amore. I membri devono
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amarsi reciprocamente in ispirito di amicizia, perché possano scaturirne buoni risultati. Amore e
amicizia sono le fondamenta……………..
………..L’esempio più memorabile di consultazione spirituale fu la riunione dei discepoli di Cristo
sul monte, dopo la Sua ascensione. Essi dissero: “Gesù Cristo è stato crocifisso e non c’è più alcun
legame e rapporto fra noi e Lui nella Sua realtà fisica; perciò dobbiamo esserGli fedeli e leali,
dobbiamo esserGli grati e stimarlo, perché ci ha fatto risorgere dalla morte, ci ha resi saggi e ci ha
dato la vita eterna. Che cosa dobbiamo fare per esserGli fedeli? “ E così tennero consiglio. Uno di
loro affermò: “Dobbiamo liberarci dalle catene e dai ceppi del mondo, altrimenti non potremo
esserGli fedeli!’’ Gli altri risposero: “È vero’’. Un altro aggiunse: “ Dobbiamo o sposarci e essere
fedeli alle nostre mogli e ai nostri figli o servire nostro Signore liberi da questi legami. Non
possiamo avere impegni familiari e nel contempo annunciare il regno ‘ nel deserto’.Pertanto i celibi
rimangano tali e coloro che si sono sposati provvedano mezzi di sussistenza e agio per le loro
famiglie e poi vadano a diffondere il messaggio del Vangelo”. Non ci furono voci dissenzienti, tutti
concordarono dicendo: “ E' giusto”. Un terzo discepolo osservò: “ Per fare azioni degne nel regno
dobbiamo sacrificarci di più. Da ora in poi dovremo rinunciare a benessere e agio personale,
accettare ogni difficoltà, dimenticare noi stessi e insegnare la Causa di Dio”. Ciò incontrò il
consenso e l’approvazione di tutti. Infine un quarto discepolo soggiunse: “ Vi è un altro aspetto
della fede e dell'unità. Per amore di Gesù saremo battuti, imprigionati ed esiliati. Forse ci
uccideranno. Impariamo ora la lezione. Dobbiamo saperlo e decidere che, pur picchiati, banditi,
maledetti, disprezzati e condotti alla morte, accetteremo tutto con gioia, amando coloro che ci
odieranno e ci feriranno”. Tutti i discepoli risposero “ Lo faremo sicuramente; d’accordo, è giusto”.
Quindi discesero dal monte e ciascuno andò verso diversa direzione per svolgere la propria
missione divina……………
……….Chiarite ogni cosa, grande o piccola, mediante la consultazione. Non prendete importanti
decisioni nei vostri affari personali, senza esservi prima consultati; siate solleciti l’uno dell’altro.
Datevi reciproca assistenza nei rispettivi progetti e piani. Preoccupatevi gli uni degli altri. Non
lasciate che alcuno in tutto il paese resti senza aiuto. Siate amici fra voi fino a divenire tutti come un
solo corpo....
……………Per esempio, se un uomo che ha un progetto da realizzare si consulta con uno dei suoi
fratelli, ciò che è conveniente sarà sicuramente analizzato e svelato ai suoi occhi e la verità resa
manifesta. Così su un piano più alto, se gli abitanti di un villaggio si consultano sulle loro faccende,
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sicuramente emergerà la risoluzione giusta. Similmente gli appartenenti ad una data professione,
come un’industria, devono consultarsi; altrettanto devono fare coloro che si occupano d’affari. In
breve la consultazione è desiderabile e accettabile in tutte le cose e le situazioni……….
…………La rimozione dell’imperfezione è un processo graduale. Occorrono continui consigli e
ammonimenti così che, un passo dopo l’altro, la comunità possa compensare le varie
manchevolezze che l’affliggono e condurre i suoi affari in modo pianificato e ordinato……..
……..Attenti a non entrare in disputa con alcuno, anzi, sforzatevi di renderlo edotto della verità con
modi cortesi e con esortazioni convincenti Se il vostro ascoltatore sarà incline, lo sarà per il suo
proprio bene, in caso contrario allontanatevi da lui, e volgete i vostri visi alla sacra Corte di Dio,
luogo di santità risplendente………….
……….E qui stanno l’onore e la distinzione dell’uomo: che fra tutte le moltitudini del mondo egli
divenga fonte di benessere sociale. Si può immaginare dono più grande di questo, che un uomo,
guardando dentro di sé, scopra d’essere divenuto, per la grazia confermatrice di Dio, causa di pace e
di benessere, di felicità e di vantaggio per il suo prossimo? No, in nome dell’unico vero Dio, non
v’è gioia più grande, né più completa delizia……………..
63
PER UNA CATTIVA CRESCITA DEL PROPRIO FIGLIO.
1)Fin dall’infanzia date al bambino tutto quello che vuole. Così crescerà convinto che il
mondo ha l’obbligo di mantenerlo.
2)Se impara una parolaccia ridetene, Crederà di essere spiritoso e divertente.
3)Non dategli alcuna educazione religiosa; aspettate che abbia 13 anni e decida da sé.
4)Mettete in ordine tutto quello che lui lascia fuori posto; fate voi quello che dovrebbe fare
lui, in modo che si abitui a scaricare sugli altri le sue responsabilità.
5)Litigate sovente in sua presenza. Cosi non si stupirà se ad un certo punto vedrà disgregarsi
la famiglia.
6)Dategli tutto il denaro che chiede e se lo spenda pure come vuole; non lasciate, mai, che se
lo guadagni! Perché mai dovrebbe faticare per guadagnare, come avete fatto voi da giovani?
I tempi sono cambiati.
7)Soddisfate ogni suo desiderio per il mangiare, il bere, le comodità. Negargli qualcosa
potrebbe scatenare in lui pericolosi complessi.
8)Prendete le sue parti nei confronti con i vicini di casa e gli insegnanti. Sono tutti prevenuti
verso vostro figlio; gli fanno continue ingiustizie. Lui è così intelligente e buono e loro non
lo capiscono.
9)Quando si mette in un guaio serio scusatevi con voi stessi dicendo: “Non sono riuscito,
mai, a farlo rigare dritto ”.
10)Dopo di ciò preparatevi ad una vita di amarezze. L’avete voluta e non vi mancherà!
LA GENTILEZZA
Sii cortese, perché chiunque incontri sta combattendo una dura battaglia.
Non possiamo sempre compiacere, ma possiamo parlare in tono compiacente
(Il Piccolo Libro delle Virtù – La Gentilezza)
Quelli che ci feriscono si comportano semplicemente come hanno sempre fatto, in base cioè al
modo in cui sono vissuti. Se non li perdoni, allora permetti a quelle antiche ferite di far presa su di
te….Sii sempre consapevole dell’esigenza di servire Dio e il tuo prossimo in ogni tua azione.
Questo è il modo di vivere di chi fa miracoli….
(Dr. Wayne W.Dyer – L a saggezza di ogni giorno – pag 127/ 130)
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….”O Tu, Dio Compassionevole! Donami un cuore che, simile ad un cristallo, sia illuminato dalla
luce del tuo amore, e ispirami pensieri che, mercé le effusioni della Tua grazia celestiale, possano
cambiare questo mondo in un giardino di rose…..”
(Preghiere Baha’ì)
MEDITAZIONI SULLA VITA DI COPPIA
O COMPAGNO DEL MIO TRONO! Non ascoltare e non vedere alcun male, non
degradarti, non sospirare, né piangere. Non dire il male, affinché tu possa non udire il male che ti
vien detto, e non esagerare le colpe degli altri, affinché le tue possano non apparire grandi; non
desiderare l'avvilimento di alcuno, affinché non sia palesato il tuo. Vivi dunque i giorni della tua
vita, che sono meno di un fugace istante, con mente immacolata, cuore incontaminato, pensieri puri
e natura santificata, cosicché, libero e felice, tu possa deporre questa spoglia mortale, rifugiarti nel
mistico paradiso e dimorare per sempre nel regno eterno. (Dagli Scritti Baha’ì)
I vostri figli non sono figli vostri. Sono i figli e le figlie della brama, che la Vita ha di se stessa.
Essi vengono attraverso voi ma non da voi, e sebbene siano ancora con voi non vi appartengono.
Potete donare loro il vostro amore, ma non i vostri pensieri, poiché hanno pensieri loro propri.
Potete dare rifugio ai loro corpi, ma non alle loro anime, giacché le loro anime albergano nella casa
di domani, che voi non potete visitare neppure in sogno.
Potete tentare d'essere come loro, ma non di renderli come voi siete.
(GIBRAN K.)
La rimozione dell'imperfezione è un processo graduale. Occorrono continui consigli e
ammonimenti così che, un passo dopo l'altro, la comunità possa compensare le varie manchevolezze
che l'affliggono e condurre i suoi affari in modo pianificato e ordinato.
(Dagli Scritti Baha'ì)
Le tappe del sentiero d'amore sono ritenute quattro. Dalle Creature all'unico Vero, dall'unico Vero
alle Creature, dalle Creature alle Creature, dall'unico Vero all'unico Vero.
(Dagli Scritti Baha'ì)
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Nella vita familiare abbiamo lo stesso meccanismo ogni qualvolta esiste l'amore:
1) dai figli ai genitori
2) dai genitori ai figli
3) da un fratello/sorella ad un altro fratello /sorella
4) dal marito alla moglie e viceversa
Ognuno vede nell'altro la bellezza di Dio riflessa nell'anima, e questo punto di somiglianza porta
l'attrazione e l'amore fra l'uno e l'altro. Quest'amore renderà tutti gli uomini onde dello stesso mare,
stelle dello stesso cielo, e frutti dello stesso albero. Quest'amore porterà alla realizzazione
dell'accordo vero, la base della vera unità.
( Dagli Scritti Baha'ì)
Nella vita familiare dobbiamo tenere in considerazione l'aspetto spirituale d’ogni singolo membro
della famiglia e salvaguardarlo:
" Non sei un essere umano che sta vivendo un'esperienza spirituale. Tu sei un essere spirituale che
sta vivendo un'esperienza umana"
( Dyer - La saggezza di ogni giorno p.9)
"Sono grato a tutte quelle persone che hanno detto: ' NO' . Grazie a loro, ce l'ho fatta da solo".
( Dyer - La saggezza di ogni giorno p.28)
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IL CONSIGLIO DI FAMIGLIA
“È necessario consultarsi su ogni cosa. Devi dare a questo concetto gran rilievo, sì che tutti si
attengano alla consultazione. L’intendimento di quanto è stato rivelato dalla Penna dell’Altissimo è
che la consultazione venga pienamente attuata fra gli amici, poiché essa è, e sempre sarà, causa di
consapevolezza e di chiarezza e sorgente di benessere e prosperità”.
(Dagli Scritti Baha’i)
“Noi abbiamo mostrato il significato di ogni argomento in modo diverso e ripetutamente, di modo
che ogni anima, grande o piccola che sia, ne prenda, secondo le sue possibilità e la sua capacità, la
sua parte. Se fosse incapace di comprendere un certo argomento potrebbe, rivolgendosi ad un
altro, raggiungere il suo scopo. - Che ogni genere di uomo sappia dove dissetarsi”
(Dagli Scritti Baha’ì)
Il vivere in una famiglia arreca a ciascun membro dei vantaggi. I figli possono avere cibo,
protezione, educazione e la possibilità di partecipare alla vita familiare e ai divertimenti della
famiglia. Se prende parte alle cose piacevoli deve prendere parte anche a quelle spiacevoli, cosi
definite spiacevoli, ma che servono per imparare a vivere in maniera comunitaria.
L’integrità del legame familiare deve essere considerata costantemente e i diritti dei singoli membri
devono essere rispettati, tutti i diritti e prerogative devono essere conservati, nello stesso tempo
l’unità deve essere mantenuta.
L’unità può essere raggiunta con quattro principi che è bene tenere sempre presente:
1) Il mantenimento dell’ordine
2) Evitare conflitti con i figli
3) Incoraggiare i figli
4) Insegnare il timore di Dio
È importante, quindi, avere uno strumento adatto: il CONSIGLIO DI FAMIGLIA che non è altro
che una riunione in cui si possono stabilire le suddivisioni dei compiti. La madre può portare un
elenco di cose da fare e che lei non riesce a portare a termine e ci si può consultare su chi può
svolgere queste mansioni, e di conseguenza si decide assieme.
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Altro punto importante: cambiare atteggiamento nei confronti dei lavori, sia esterni sia domestici.
Finché il padre arrivando a casa si lamenta del proprio lavoro e finché la madre si lamenta del
lavoro che deve fare in casa, tutte queste cose saranno sempre spiacevoli per i bambini. Se invece
modifichiamo il nostro atteggiamento, possiamo dimostrare che siamo felici di svolgere queste
mansioni.
Dopo simili constatazioni le incombenze di casa e d’impegni esterni potranno essere vissute come
un piacere e non come un obbligo. Se le nostre attitudini sono corrette, i bambini ci aiuteranno
volentieri.
Il consiglio di famiglia non è altro che il momento in cui la famiglia si riunisce per consultarsi sui
problemi che sorgono dalla vita in comune. Tutti i membri hanno la propria responsabilità. Se i figli
crescono in un consiglio di famiglia si abituano, molto presto, allo spirito della consultazione.
Prendiamo in considerazione una famiglia con tre figli, cioè un nucleo composto di cinque membri,
con gli stessi diritti e doveri. È la famiglia, con il consiglio di famiglia, che decide e non il padre, la
madre o i figli.
I figli imparano, così, che anche la loro opinione è presa in considerazione. Ogni membro deve
imparare a rispettare di più gli altri e quando i figli avranno 15 o 16 anni, quindi è difficile
influenzarli, il consiglio di famiglia sarà l’unico modo per risolvere i problemi,
Vi sono delle regole da osservare:
1) Il consiglio di famiglia deve riunirsi con regolarità: ad esempio, la cosa migliore è decidere di
dedicare una sera, regolarmente, ogni settimana, il giovedì alle ore 20.
2) Il consiglio di famiglia deve avere un facilitatore o presidente, che cambia ad ogni seduta. Il suo
compito è di garantire che tutti si esprimano liberamente. Il presidente o facilitatore non deve
mettere ai voti nessuna proposta finché tutti non abbiano compreso la situazione. Lo scopo è che
tutti siano d’accordo, ma se non si raggiunge l’unanimità, la maggioranza prevarrà.
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3) Vi è pure la necessità di qualcuno che scriva un verbale in cui risultino solo le decisioni prese.
Questo diventa necessario, perché non sempre si hanno decisioni unanimi, come regola, l’individuo
in minoranza non ricorda, e quindi? per evitare conflitti, è meglio avere tutto scritto.
4) I bambini possono partecipare al consiglio di famiglia da quando sanno esprimersi e parlare.
Anche i bambini piccoli possono fare da facilitatore o presidente, caso mai, facendosi aiutare da un
fratello più grande.
PROF. BLUMENTHAL ESTRATTI DI UN INTERVENTO AD UN CONVEGNO
IL METODO DLLE CONSEGUENZE LOGICHE
Carissimi amici,
Ho appreso con molto piacere la notizia che avete già tradotto la compilazione edita dalla Casa
Universale di Giustizia sull’educazione dei fanciulli. Penso, quindi, che molti di voi conoscano già i
principi Bahà’ì sull’educazione; pertanto ispirandoci a questi, cercherò di darvi delle spiegazioni da
un punto di vista psicologico. Penso che fare ciò sia più che giusto; infatti ‘Abdul Bahà in un Suo
scritto afferma che sarà meraviglioso quando i maestri saranno Bahà’ì, veramente attratti verso Dio,
saldi nella Fede, educati e raffinati, profondi conoscitori della scienza della pedagogia e della
psicologia dei bambini. Capite, quindi, perché mi sento autorizzato a parlarvi dei principi psico-
logici che siano in armonia con gli Insegnamenti della Fede. Innanzi tutto faremo un’introduzione;
successivamente potrete rivolgermi le vostre domande.
Nel Naw-Rùz 131 (1974) la Casa Universale di Giustizia ha inviato a tutte le Comunità del mondo,
un messaggio nel quale si poteva, tra le altre cose, leggere che l’educazione dei bambini secondo gli
insegnamenti della Fede deve essere considerata come un obbligo fondamentale d’ogni genitore
Bahà’ì, d’ogni comunità locale e nazionale e deve divenire un’attività Bahà’ì fermamente stabilita
nel corso di questo Piano quinquennale. Deve includere un’istruzione morale sia per mezzo delle
parole, sia tramite l’esempio nonché la partecipazione attiva dei bambini alla vita comunitaria
Bahà’ì. Iniziamo con una domanda: Quale è la meta dell’educazione? Da uno scritto di Shoghi
Effendi si può leggere che i genitori Bahà’ì non possono adottare semplicemente un atteggiamento
di non resistenza verso i propri figli, particolarmente nei confronti di quei bambini che sono
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indisciplinati e violenti, non è neppure sufficiente che preghino a loro nome; piuttosto, essi devono
sforzarsi di inculcare con gentilezza e pazienza nelle loro giovani menti i principi della condotta
morale e devono cercare di iniziarli ai principi e agli insegnamenti della Causa con un
atteggiamento così pieno di tatto e d’amorevolezza da permettere loro di divenire veri figli di Dio e
di trasformarsi in leali e intelligenti cittadini del Suo Regno. Ecco quindi chiaramente definita la
meta fondamentale dell’educazione: i nostri bambini devono diventare veri figli di Dio e cittadini
leali e intelligenti del Suo Regno.
Ora che la meta è ben definita, come possiamo raggiungerla?
In questo periodo non abbiamo ancora alcuna tradizione dal punto di vista dei metodi pedagogici
Bahà’i perché sono metodi nuovi e non abbiamo nemmeno una tradizione per ciò che riguarda i
metodi democratici dell’insegnamento, I genitori che sono al di fuori del mondo Bahà’ì devono
cercare da soli dei metodi di comportamento per educare i propri figli. Teniamo inoltre presente che
oggi viviamo in un periodo molto diverso da quello di 20 o 30 anni fa. Infatti qualche generazione
fa era molto chiaro ciò che i genitori e i bambini dovevano e non dovevano fare, oggi invece non
c’è chiarezza per nessuno.
Vi sono quattro requisiti fondamentali per educare i bambini; requisiti che dobbiamo conoscere
molto bene per poi metterli in pratica.
PRIMO REQUISITO:
I genitori devono imparare a comprendere i figli.
In passato poteva non essere necessario, ma oggi dobbiamo renderci conto che i nostri figli non
hanno né i nostri sentimenti né i nostri pensieri. Hanno le loro opinioni, le loro idee, i loro
sentimenti. Inoltre oggi le cose cambiano così rapidamente che i genitori non riescono a
comprendere ciò che accade con la stessa rapidità con cui lo capiscono i bambini. Alcune
generazioni fa era molto facile per i genitori comprendere i propri figli dato che i bambini si
allineavano subito con i principi e i pensieri della società in cui vivevano. Oggi però, non è più così,
quindi per prima cosa dobbiamo essere ben sicuri che i nostri bambini pensano e sentono in maniera
diversa da noi. Se non riusciamo a comprendere i nostri bambini come potremo educarli,
Dobbiamo, quindi fare Il massimo sforzo per cercare di capire che cosa sta succedendo nell’animo
dei nostri figli.
SECONDO REQUISITO:
Cercare di conoscere il giusto metodo per l’educazione dei bambini.
Ciò che Bahà’u’llàh e ‘Abdu’l Bahà ci hanno lasciato sull’educazione non consiste in un sistema
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educativo dettagliato, ma costituisce l’insieme dei principi fondamentali su cui l’educazione deve
basarsi. Quindi non abbiamo un sistema educativo perfetto ma dei principi che ci portano a capire le
cose in modo più giusto e ad agire più correttamente. Dedicheremo più avanti un po’ di tempo per
approfondire la questione del metodo.
TERZO REQUISITO:
I genitori devono imparare a conoscere se stessi.
Questo requisito vi potrà sembrare un po’ strano in quanto ciascuno di noi pensa di conoscere se
stesso. In realtà non è così! Sicuramente, in passato, non succedeva che la gente non capisse se
stessa; nel Medio Evo, per esempio, la Chiesa aveva espresso determinati concetti che
rappresentavano i punti di riferimento per la vita d’ogni individuo; oggi moltissime persone non
hanno le idee chiare e sono costantemente In lotta con se stesse. Manca, purtroppo, la pace interiore.
Per questo motivo dobbiamo imparare a conoscerci.
QUARTO REQUISITO:
Conoscere gli Scritti Baha'ì sull’educazione.
‘Abdu’l Bahà nel libro Il Segreto della Civiltà Divina afferma che un’immagine attenta mostrerà
che la causa principale dell’oppressione, dell’ingiustizia, delle irregolarità, dei disordini è la
mancanza di fede religiosa nella gente ed il fatto che essa non sia educata.
Quindi, riepilogando, i quattro requisiti fondamentali sono:
4) comprendere i figli,
5) cercare il metodo giusto,
6) conoscere se stessi,
7) conoscere gli insegnamenti Bahà’ì sull’educazione.
Parliamo ora di quattro principi fondamentali, i primi tre sono generali, il quarto è tipicamente
Bahà’ì.
PRIMO PRINCIPIO:
Mantenere l’ordine.
Il concetto d’ordine è una necessità rilevante negli Scritti Bahà’ì; l’ordine è necessario a tutti i
livelli, non solo per il nostro corpo ma anche per il nostro spirito. Quando parlo d’ordine non alludo
al fatto che i nostri bambini devono tenere la camera in ordine; quest’aspetto è solo una piccola
parte dell’ordine. Ci deve essere ordine nei nostri pensieri, nei nostri sentimenti.
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SECONDO PRINCIPIO:
Evitare conflitti con i nostri figli.
Bahà’u’lIàh ha dato una legge molto chiara: non bisogna combattere. Se si combatte una volta si
combatterà anche una seconda e una terza volta. Se un genitore inizia ad avere dei conflitti con i
figli non ne verrà più fuori e giorno per giorno sia il genitore sia i figli impareranno a divenire dei
lottatori sempre più raffinati e i nostri figli, ricordiamocelo, sono dei lottatori sempre un pochino
migliori di noi.
TERZO PRINCIPIO:
Incoraggiare i figli.
Nella compilazione sull’educazione di cui abbiamo parlato vi sono molti passi che sottolineano
l’importanza di incoraggiare i bambini. Tutti noi sappiamo che questo è vero; tuttavia molto spesso
ciò che facciamo si conclude con un’azione di scoraggiamento nei confronti dei nostri bambini.
Pare proprio che i nostri sforzi educativi si concludano in un sistematico scoraggiamento per i nostri
figli. E, purtroppo, dietro ogni forma di disordine che i nostri figli manifestano c’è sempre una
forma di scoraggiamento. I figli hanno bisogno di essere incoraggiati come le piante hanno bisogno
dell’acqua e del sole.
QUARTO PRINCIPIO:
Insegnare il timore di Dio.
Bahà’u’llàh nel libro, Epistola al Figlio del Lupo, scrive che il timore di Dio è sempre stato il fattore
principale per l’educazione delle Sue creature; nello stesso libro si legge che
il mezzo principale per la protezione del genere umano è il timore di Dio. Bahà’u’llàh aggiunge
inoltre che il timore di Dio è il comandante dell’esercito delle azioni lodevoli e di un carattere
encomiabile. Il timore di Dio deve quindi abbracciare tutte le cose e riversarsi su tutte le cose.
Timore di Dio non vuole dire avere paura di Dio, vuole dire voler obbedire a Dio non per paura ma
per amore.
Ricapitolando, i quattro principi fondamentali sono:
— mantenere l’ordine,
— evitare conflitti con i figli,
— incoraggiare i figli,
— insegnare il timore di Dio.
Ho parlato, fino ad ora, dei quattro requisiti fondamentali e dei quattro principi fondamentali, ora vi
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parlerò di quattro stadi che complessivamente formano un metodo educativo.
PRIMO STADIO: dobbiamo osservare il bambino e la situazione in cui si trova;
SECONDO STADIO: dobbiamo riflettere su ciò che abbiamo osservato;
TERZO STADIO: dobbiamo produrre in noi l’atteggiamento giusto (è questo l’aspetto più
importante dei quattro stadi);
QUARTO STADIO: dobbiamo passare all’azione.
Se avete prestato attenzione io non ho parlato di parlare perché il parlare non è una parte del metodo
educativo anche se è la cosa più usata dai genitori. I genitori parlano dalla mattina alla sera; ogni
giorno dicono ai figli, per centinaia di volte, ciò che devono e non devono fare. Invece di parlare bi-
sogna agire. Attenzione però che agire non vuoI dire reagire. Molti genitori reagiscono al
comportamento del figlio e i bambini sanno molto bene come manovrarci quando reagiamo. Il
celebre drammaturgo inglese Bernard Shaw, di ritorno dall’America, affermò che la cosa che lo
aveva impressionato di più era stata la constatazione di come i bambini americani educassero i loro
genitori. Gli esseri umani non sono al mondo per reagire ma per agire. Talvolta è ovviamente
necessaria una reazione: quando, per esempio, un bambino rivolge una domanda, è giusto reagire
rispondendo; ma se egli non è interessato alla risposta e sta solo cercando di attirare l’attenzione,
bisogna imparare ad agire e non a reagire.
Ho ancora qualche cosa da dirvi e precisamente che esistono quattro mete che i bambini possono
perseguire. Prima di affrontare questo discorso bisogna chiarire che non è assolutamente utile
guardare alle cause dei fatti; è molto importante, invece, guardare alle mete che il bambino si
prefigge con un certo comportamento. E’ inutile chiedere al bambino: "Perché hai fatto questo?,
perché ti sei comportato così?”; il bambino risponderà in modo molto chiaro: non lo so. Quindi non
rivolgete più simili domande, piuttosto cercate di scoprire quale meta voleva realizzare con il suo
comportamento. Le mete di cui vi parlerò valgono per bambini fino ai 10-12 anni.
PRIMA META: attirare l’attenzione.
La prima meta che i bambini perseguono quando si comportano male è quella di attirare la nostra
attenzione. Se un bambino piccolo grida durante la notte e se durante il giorno si comporta male,
significa che vuole attirare la nostra attenzione; anche prima di avere un anno, i bambini scoprono
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com’è bello assumere un determinato comportamento perché la conseguenza è l’arrivo della madre
e le conseguenti attenzioni ricevute. Così le giovani madri non riescono a distinguere quando il
bambino piange semplicemente per attirare l’attenzione o quando invece c’è una vera causa che lo
spinge a piangere. Ricordiamo che, come regola, i nostri bambini sono più intelligenti di noi perché
la loro intelligenza è più nuova e più fresca della nostra e quindi sanno bene che cosa devono fare
per ottenere che la madre si curi di loro.
Se i bambini vengono scoraggiati, possono sviluppare, nel loro intimo, la convinzione di non
riuscire ad attirare l’attenzione della madre e quindi si accontentano anche di un’attenzione in senso
negativo. Un bambino che non riceve mai l’attenzione dei genitori a volte si accontenta perfino di
essere picchiato piuttosto che essere dimenticato completamente. Un padre che picchia suo figlio,
per esempio, concede, in quel momento, un’attenzione molto personale al figlio, anche se negativa.
Quando i figli sono scoraggiati, anche al di là di questa seconda fase, non si curano di attirare la
nostra attenzione ma vorranno solo dimostrare d’essere più forti di noi.
SECONDA META:
volersi mostrare superiori ai genitori.
La seconda meta che il bambino difficile può perseguire è quella di lottare per mostrarsi
superiore ai genitori.
TERZA META:
vendicarsi dei genitori.
Accade quando il figlio crede che i genitori non lo amino più e quindi desidera vendicarsi.
QUARTA META:
divenire apatico di fronte a tutte le cose.
Quando i figli credono di non poter più ottenere alcun risultato si rinchiudono in se stessi al punto
che sperano che nessuno chieda loro di fare una qualsiasi cosa; stanno nella loro stanza e
partecipano sempre meno alla vita di tutti i giorni.
Voglio ora spiegarvi come potete riconoscere queste mete in situazioni specifiche. Ci sono tre vie
per scoprire quale meta il bambino persegue in una certa situazione. La prima via è quella di
conoscere le quattro mete che abbiamo citato e poi cercare di scoprire qual è quella che il bambino
sta perseguendo. La seconda via consiste nell’esaminare la propria ma- fiera di reagire al cattivo
comportamento del bambino. La terza, infine, consiste nell’osservare come il bambino reagisce alla
nostra reazione.
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Vediamo ora alcune possibili situazioni. A volte a seguito di un azione del bambino, si può reagire
con ira, desiderando ammonirlo o sgridarlo. Facciamo l’esempio di un bambino che fa molto
chiasso. Se noi lo riprendiamo, il bambino smetterà ma solo per qualche istante; poi riprenderà dato
che ha ottenuto quello che voleva e cioè la nostra attenzione. Però quel poco di attenzione che è
riuscito ad ottenere non gli è bastata e quindi dopo un po’ ricomincerà a far chiasso. Se il bambino
persegue la meta del volersi mostrare superiore, farà ancora più chiasso nonostante gli
ammonimenti. Se il bambino persegue la meta di volersi vendicare, il genitore si sentirà ferito dal
chiasso del bambino e dirà a se stesso: Come può essere così cattivo il mio bambino?.. Se, infine, il
bambino persegue la meta dell’apatia, il genitore si sentirà disarmato, impossibilitato a fare
qualcosa. E’ bene precisare che l’esempio del bambino che fa chiasso non va bene quando
quest’ultima meta è perseguita perché in questo caso il bambino non fa chiasso ma tende a
rinchiudersi nel silenzio.
Ora vediamo i modi di agire per rimediare alle situazioni specifiche. Quando il bambino persegue la
meta della ricerca dell’attenzione un comportamento generalmente valido è questo: nel momento in
cui il bambino cerca di attirare l’attenzione noi dobbiamo, per quanto è possibile, ignorarlo. Certa-
mente vi sono situazioni in cui è impossibile ignorare il bambino ma ne discuteremo più tardi. lì
perché bisogna ignorare il bambino quando cerca di attirare l’attenzione è più che evidente: se si
rende conto di non riuscire, con il suo comportamento, ad attirare l’attenzione, giungerà ad
un’intuizione in-consapevole che il suo metodo non funziona. Vi raccomando di seguire questo
metodo perché aiuta moltissimo e rimarrete stupiti di come le situazioni si possono modificare;
attenzione, però: il bambino non cederà, all’inizio, non potendo più ottenere ciò che desidera con il
metodo fino allora seguito può capitare che nei primi tempi, e per un breve periodo, si comporti in
modo ancora peggiore per vedere se riesce ad ottenere gli effetti voluti. Ricordatevi che i bambini
sono molto intelligenti. Se vedranno che il genitore è coerente, si renderanno conto che il loro
metodo non serve più. Per concludere dobbiamo quindi ignorare il comportamento del bambino ma
non il bambino stesso, ovviamente.
Che cosa si deve fare se il bambino sta perseguendo la meta del volersi mostrare superiore? C’è un
solo modo specifico, seguendo il quale si potranno risolvere le situazioni; si tratta di uno dei quattro
principi fondamentali di cui vi ho parlato ed è quello di evitare i conflitti. Combattere con i figli non
porta a nulla. Si può evitare un conflitto in molte maniere e ne parleremo più a lungo in seguito.
Tenete presente che un’azione educativa è impossibile quando sono coinvolte emozioni e può
iniziare solo quando si sia instaurata una certa armonia.
Che cosa fare quando il bambino persegue la meta del vendicarsi? E’ questa la situazione più
difficile e complessa da trattare.
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Il modo specifico è quello di dimostrare al figlio il proprio amore; è, questa, una cosa molto difficile
perché questi bambini si comportano in maniera che rende impossibile amarli. Vogliono,
internamente, essere amati ma non credono che questo sia possibile. Se si ha di fronte un caso del
genere bisogna fare una netta distinzione tra il bambino e il comportamento. Il più delle volte è
meglio parlare poco e mostrare al bambino il proprio amore, amarlo perché è il proprio figlio,
amarlo perché è una creatura di Dio. Questi bambini sono difficili da trattare proprio perché il loro
scopo è quello di ferire, di fare del male. Devo darvi un avvertimento importante: se avete un
bambino che persegue questa meta e voi iniziate a mostrargli amore, sappiate che cercherà di ferirvi
ancora di più. Non dovete mai, dico mai, smettere di amarlo qualsiasi cosa vi faccia. Se non siete
sicuri di poterlo amare sempre, è meglio neppure iniziare, perché il bambino ha dentro di sé la
convinzione che voi non lo amiate; e come vede un gesto d’amore, ricomincerà inconsciamente a
sperare, desiderando, contemporaneamente, mettervi alla prova con un comportamento ancora
peggiore. Se scopre che il vostro amore non e continuo, sì coinvolgerà ancora di più nella
convinzione di non essere amato, diventando sempre più difficile. Questi bambini si rivolgono in
genere ai loro coetanei, e se incorrono in bambini asociali, la situazione può divenire irrimediabile.
‘Abdu’l Bahà ha fatto spesso l’esempio di un ramo che può essere piegato fino a che è tenero,
spiegando che i bambini fino a 15 - 16 anni possono essere modificati; dopo quest’età è molto
difficile un cambiamento. In questi casi, comunque, non esitate a chiedere l’aiuto di un psicologo.
Veniamo ora al metodo per i bambini che perseguono la meta dell’apatia. Vi è un solo metodo che e
ancora uno dei quattro principi fondamentali di cui vi ho parlato: quello dell’incoraggiamento.
Questo è il solo metodo che può dare risultati tangibili e durevoli.
Possiamo ora passare a rispondere alle domande vostre per chiarire meglio quanto abbiamo detto.
Domanda: Nell’esaminare la propria reazione, i genitori non potrebbero essere portati ad errori di
valutazione, dato che una reazione può essere legata ad una situazione specifica del momento come
nervosismo, stanchezza, ecc.?
Risposta: Finché ci si limita a cercare il significato del comportamento con questi metodi non c’è
pericolo. Ricordate sempre che un requisito fondamentale è quello di conoscere se stessi. Tuttavia
non dovete mai essere troppo rigidi con voi stessi. Potete anche reagire con comportamenti
sbagliati, d’accordo, ci vorrà del tempo per migliorarvi. Se per esempio, siete abituati ad arrabbiarvi
per una certa situazione, pian piano dovete maturare in voi la consapevolezza che non è necessario
arrabbiarvi e che dovete comportarvi in un’altra maniera. Se una persona non riesce a fare a meno
di arrabbiarsi, può darsi che provi un certo piacere, perché arrabbiandosi può perseguire una meta:
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quella di sentirsi superiore! Teniamo presente che siamo esseri umani e che occorre del tempo per
migliorarci.
Domanda: Lei ha detto che bisogna separare il bambino dal suo comportamento. Potrebbe spiegare
un po’ più profondamente questo concetto?
Risposta: Questo metodo consiste nel separare la persona dall’azione compiuta. Quando non
facciamo questa distinzione, identifichiamo colui che agisce con l’azione compiuta. lì bambino ha
fatto un’azione sbagliata e quindi diciamo che il bambino è cattivo. Questo è impossibile, perché
non esistono persone cattive in quanto sono tutte creature di Dio. Questa consapevolezza ci
permette di vivere insieme al prossimo in modo più semplice. Voi sapete che Bahà’u’llàh afferma
che l’uomo è una miniera piena di gemme preziose che nessuno ha aiutato a venire alla luce. Quindi
le persone che si comportano male, sono quelle che hanno maggiore bisogno d’aiuto. Ma se odiamo
una persona per quello che ha fatto, come possiamo aiutarla? e la amiamo, invece, possiamo darle
molto.
Domanda: Viviamo però in una società che ha bisogno di distinzioni tra chi è criminale e chi non lo
è. Separando l’azione dalla persona, come possiamo dire chi è criminale e chi non la? se la amiamo,
invece, possiamo darle molto.
Risposta: Bisogna distinguere tra individuo e società. Quanto ho appena detto, riguarda l’individuo.
Il principio fondamentale per l’individuo è l’amore ma per la società deve essere la giustizia.
Quando Gesù Cristo disse di offrire l’altra guancia, non si rivolgeva alla società ma all’individuo.
Se ci fosse stata accanto a Gesù una donna vittima di soprusi sarebbe stata certamente difesa da
Cristo stesso. Nella Fede Bahà’ì le Assemblee basano le loro decisioni sulla giustizia, mentre il
comportamento dell’individuo deve ispirarsi all’amore.
Domanda: Qual è il modo migliore per incoraggiare il bambino?
Risposta: L’incoraggiamento è uno dei quattro principi fondamentali. Innanzi tutto bisogna
mostrare rispetto al bambino e non bisogna lodarlo per l’azione che ha compiuto. Vi do’ un
esempio: il bambino costruisce qualcosa e la mamma lo elogia dicendo: Che bambino intelligente
sei!.. Quest’espressione non incoraggia ma elogia; se invece la madre dice: Ma che bel lavoro!, non
elogia ma riconosce ciò che il bambino ha fatto di positivo e quindi incoraggia.
Il bambino ha diritto a veder riconosciuto il valore di ciò che fa. Un altro modo per incoraggiare è
guardare gli aspetti positivi e non quelli negativi. La nostra società mette molto in risalto gli aspetti
negativi, noi crediamo che i nostri bambini possano imparare meglio se messi di fronte a ciò che
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hanno fatto di negativo. Questo succede soprattutto nella scuola: un maestro fa fare un dettato e poi,
per dare il voto, segna e conta il numero degli errori, il bambino vedendo tutti gli errori, magari in
un brano molto breve, dirà a se stesso: Non ce la farò mai a farlo bene!. e sarà portato a sentirsi
scoraggiato. Questo succede perché si sottolineano soltanto gli aspetti negativi.
Uno dei metodi più importanti per incoraggiare i bambini, è far loro sentire che li rispettiamo. E’
incredibile osservare quanto spesso i genitori provino piacere nel sentirsi superiori ai figli;
certamente i bambini imparano dai genitori perché hanno più esperienza. Anche i genitori, tuttavia,
imparano dai figli molte cose. Non voglio fare dei paragoni tra adulti e bambini ma vi sono molte
cose che i bambini possono fare meglio di noi, e non c’è bimbo sulla terra da cui non si possa
imparare qualcosa. Non dobbiamo parlare ai bambini con un senso di superiorità, ma dobbiamo
essere umili pensando di imparare qualcosa da loro. Un altro modo per incoraggiare i bambini è
ammettere i nostri errori di fronte a loro, io non sono perfetto perché ho 63 anni; anch’io sono come
un bimbo e ogni giorno faccio i miei errori che devo riconoscere. Questo porta il bambino ad essere
onesto e ad avere fiducia negli adulti.
Un’altra maniera per incoraggiare è quella di non rivolgersi ai bambini dicendo: “Devi fare questo,
devi fare quell’altro”, ma piuttosto “Potresti fare questo”; non dobbiamo continuamente comandare
ai nostri figli; anche a noi, infatti, non piace subire dei comandi. E’ inoltre importantissimo non
ridere mai, mai delle opinioni dei nostri figli. Le loro opinioni sono importanti e serie come le
nostre. Dovremmo trattare i nostri figli come se fossero dei nostri amici. lo non oserei mai aprire la
lettera di un mio amico adulto ma le madri spesso controllano, vogliono sapere tutto, aprono la
posta dei loro figli e ritengono che ciò sia un bene per i figli stessi. Un’altra via che i genitori
possono percorrere è quella di consultarsi con i propri figli quando hanno un problema, sempre che
il problema non sia troppo grande.
Un altro metodo per incoraggiare, è il non interferire quando i bambini stanno insieme con altri
bambini. Questa è una regola non molto facile da apprendere per molte madri. Non c’è nulla di più
scoraggiante di una madre che interferisce nella vita del figlio. L’interferenza non deve avvenire
anche nella famiglia tra fratelli e sorelle, devono imparare da soli a vivere insieme. Per esempio se
un bambino è stato picchiato e vuole che la madre intervenga, quest’ultima non deve interferire
anche se il bambino aveva ragione. Questo atteggiamento insegna al bambino ad essere
indipendente e a rendersi conto che ha energie sufficienti per risolvere i propri problemi.
Vi sarebbero molte altre cose da dire, ma penso che, per ora, sia sufficiente.
Domanda: Tante volte, però, non è possibile analizzare il comportamento dei bambini, perché se in
una famiglia vi sono quattro figli bisognerebbe analizzare senza interruzioni!
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Risposta: Dobbiamo distinguere un errore da un comportamento negativo abituale. Se un bambino
piccolo ha davanti a sé del latte e con un movimento maldestro lo fa cadere, questo è un errore e
non un cattivo comportamento abituale. Se la madre comincia a rimproverarlo aspramente, il
bambino, che non ha nessuna colpa, arriverà inconsciamente a pensare che il fatto di buttare giù il
latte è un metodo molto buono per attirare l’attenzione. Quindi se questa azione verrà ripetuta più
volte, ci troviamo di fronte a un comportamento abituale con una meta perseguita, quella di attirare
l’attenzione.
Domanda: Ha detto che se un bambino vuole attirare l’attenzione bisogna ignorarlo. Ma non è forse
meglio dedicargli l’attenzione in modo che si senta amato e non respinto?
Risposta: Il primo passo, quando Il bambino si comporta male, è non dargli attenzione; ma
successivamente bisogna dargli più attenzione quando si comporta bene. In questo modo si sentirà
più protetto.
Domanda: Se i genitori non devono interferire nelle discussioni dei loro figli, bisogna lasciarli
litigare anche quando si picchiano?
Risposta: Penso abbiate capito che non interferire non significa che non dobbiamo interferire mai. Il
nostro compito è quello di guidare i nostri figli fin dall’infanzia e insegnare loro l’amore di Dio.
Quando litigano, non dobbiamo interferire, perché in queste situazioni siamo portati ad assumere
atteggiamenti non Bahà’ì.
Se i bambini stanno litigando in un’altra stanza non è affare nostro, bisogna far finta di non sentire.
Se invece litigano nella stanza dove siamo noi, non è possibile ignorarli perché non sarebbe onesto.
In questo caso vi sono due possibilità: se non avete nulla da fare in quella stanza uscite; in caso
contrario devono essere i bambini a uscire. Non bisogna dire loro di non litigare, perché se litigano
non è affare nostro; ma se sono nella stanza dove siamo anche noi, devono capire che è un nostro
diritto essere lasciati in pace. La nostra attitudine conta molto: bisogna dire semplicemente che si ha
da fare, invitandoli ad andare nell’altra stanza (non a litigare, ovviamente). ‘Abdu’l Bahà dice che
ogni membro della famiglia ha il dovere di tenere in considerazione i diritti degli altri membri.
Quindi nel nostro caso la madre non si interessa della lite dei figli ma vuoI far valere il proprio
diritto a restare in pace. E questo i bambini lo capiranno.
Domanda: Quanto ha detto vale per tutte le età?
Risposta: Sì, certamente. Se c’è un bambino piccolo, le madri hanno spesso paura che il grande
faccia male al piccolo. Se, però, il piccolo impara che la madre non interferisce, cambia
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atteggiamento verso il grande, e la certezza di non essere aiutato dalla madre Io porta a non
provocare il fratello maggiore. Vi racconto un episodio che riguarda le mie due bambine quando
avevano una quattro anni e l’altra un anno e mezzo. Un giorno mia moglie sentì la piccola gridare in
giardino; Impulsivamente senti di correre fuori a vedere che cosa stava succedendo. Si ricordò delle
discussioni fatte tra noi e ne dedusse che uscire sarebbe stato un errore. Andò quindi in un’altra
stanza dove poteva guardare fuori senza essere vista. Vide la grande che stava picchiando la
piccola; la piccola gridava disperatamente, guardando la porta da cui avrebbe dovuto uscire la
madre. Quando la piccola si rese conto che la madre non sarebbe venuta, prese un ramo poco
distante e attaccò la sorella; quest’ultima iniziò a piangere e scappò via. Da quel giorno mia moglie
non Interferì più nelle liti dei bambini.
Domanda: Se i bambini tirano i sassi non bisogna interferire?
Risposta: Sì, anche se tirano I sassi; certamente però se il bambino tira fuori un coltello si crea del
pericolo e quando c’è del pericolo non c’è tempo per l’educazione. C’è solo una soluzione: separare
il bambino dal coltello.
Domanda: Se i bambini litigano per il possesso di un giocattolo, è saggio portarglielo via?
Risposta: Anche questo comportamento significa interferenza. Però, se i bambini lasciano i
giocattoli in disordine dopo aver giocato, la madre potrà metterli via e non ridarli più, per esempio,
per mezza giornata, dicendo ai bambini: Richiedetemeli nel pomeriggio, penso che li troverete.
Quest’azione è una conseguenza logica perché nel pomeriggio, dopo aver giocato, i bambini
possono decidere se lasciare i giocattoli in disordine o no. Dobbiamo sempre dare ai bambini la
possibilità di comportarsi bene. Se però i bambini pur avendo avuto la possibilità di metterli a
posto, li lasciano nuovamente in disordine, la madre li metterà via per un’intera giornata. Se la
madre fa questo correttamente, i bambini si renderanno conto che hanno solo la possibilità di essere
ordinati per evitare di non trovarli. Questa non è una punizione ma una conseguenza logica e i
bambini reagiscono favorevolmente alle conseguenze logiche. Attenzione però: non bisogna dire ai
bambini che si tratta di una punizione. Ricordiamo i quattro punti che abbiamo precedentemente
discusso: 1) osservare il problema; 2) riflettere; 3) assumere l’atteggiamento giusto; 4) agire, non
parlare perché parlare non serve a nulla.
Se la madre agisce nel modo giusto mettendo via i giocattoli, ma poi dice ai bambini: “Li ho messi
via, così non potrete giocare”, la conseguenza logica diventa punizione. Anche la conseguenza
logica, In qualche modo, una punizione e quindi non conveniente per i bambini; ma è diverso
perché dietro la punizione vi è l’autorità dell’individuo, mentre dietro la conseguenza logica vi ~
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l’autorità dell’ordine, della vita, della realtà e non di un individuo. E’ una differenza sottile ma
molto importante per i bambini.
Domanda: A quale età i bambini non devono più fare pipì a letto?
Risposta: L’età giusta ~ quella in cui il volume della vescica è tale da contenere tutta l’urina che si
raccoglie durante la notte.
Può essere tra uno o due anni o tra due o tre anni. Se vi accorgete che vostro figlio ~ troppo grande
per fare pipi a letto, ciò significa che il bambino vuole perseguire uno scopo. Dobbiamo cercare
quale scopo ha nel fare questo. Vi ho già detto come si può fare a scoprire quale meta il bambino
persegue. Probabilmente la madre dirà al bambino di non bere prima di andare a letto o lo sveglierà
a mezzanotte. Tutto ciò, però, non ha molto senso. Se la madre dice al bambino di non fare pipì a
letto il bambino persegue la meta del sentirsi superiore, inconsciamente dirà: Tu mi dici di non fare
pipì a letto, io la faccio finché mi pare”. Quindi vi sarà un po’ di lotta tra la madre e il figlio. Se la
madre sgriderà il bambino per quello che fa di notte, il bambino potrà sviluppare la convinzione che
la madre non lo ami, quindi deciderà di vendicarsi e, facendo pipì a letto, vorrà ferire la madre.
Bisogna quindi trovare lo scopo che il bambino si prefigge. Vi sono due cose importanti da
osservare: 1) ignorare la cosa perché è un problema del bambino e non della madre; 2) insegnargli a
trovare la roba pulita, a cambiarsi, cercarsi un altro pigiama, a farsi, insomma, tutto da solo.
(Questo, ovviamente in relazione all’età). Il metodo di bagnare il letto deve diventare inefficace e il
bambino deve rendersi conto che non può ottenere nessun vantaggio. Quindi è molto importante che
la madre non si senta responsabile della mancanza del figlio. Nella mia famiglia abbiamo avuto
questo problema con una delle nostre figlie. Mia moglie si era comportata nella maniera giusta, ma
questo comportamento non cessava, infatti, si comportava soltanto esteriormente bene ma
interiormente si sentiva fallita perché non era riuscita ad aiutare la bimba. Infine mia moglie giunse
a questa conclusione: “Quando mia figlia andrà all’università, non farà certamente più pipì a letto!”;
da quel momento cessò di sentirsi coinvolta nel problema. Dopo due o tre giorni da questo
cambiamento la bimba smise di fare pipì a letto. Sembra incredibile ma i nostri figli hanno una
sensibilità per tutto ciò che avviene nel nostro intimo! La bambina si era reso conto che la madre era
cambiata. Un’altra cosa voglio dirvi. E’ comunissimo che le madri prendano su di loro tutte le
responsabilità, ma la nostra meta deve essere quella di portare i bambini a prendersi le
responsabilità su di loro. Prima i nostri bambini impareranno a prendersi le responsabilità, prima
diverranno felici.
Domanda: Non può succedere che il fare pipì a letto sia dovuto a cause di natura organica?
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Risposta: Certo, è possibile una causa organica. Ma a paragone delle ragioni psicologiche ciò
accade molto di rado. Se sospettate che ci sia una causa organica bisogna andare dal medico. Vi è
però il pericolo che, se manca una causa organica, il bambino diventi sempre più incline a sfruttare
questo fenomeno data l’attenzione che riceve e il problema può diventare di soluzione ancor più
difficile, lì più delle volte, comunque, la causa è di natura psicologica. Se sospettate che vi possa
essere il perseguimento di una meta cercate di capirlo ancor prima di andare dal medico.
Domanda: Se si deve guardare agli aspetti buoni dì una persona e il bambino frequenta bambini
discoli, si deve ignorare la situazione?
Risposta: Certamente abbiamo delle responsabilità nei confronti dei nostri figli. Se scopriamo che i
nostri figli frequentano compagnie che non approviamo, sarebbe sbagliato dire loro: Non mi
piacciono questi bambini, devi smettere di frequentarli. Un modo valido, quello di cercare di
indirizzare i nostri figli verso bambini migliori, facendoglieli conoscere. La cosa più importante è
che le madri si consultino con il bambino e cerchino di scoprire che cosa il bambino stesso sta
sperimentando in quella compagnia. Mai dire al bambino: Questo bambino è cattivo, ma chiedere:
Pensi che questo sia corretto? Non si potrebbe fare in un altra maniera?. in modo che il bambino
possa trovare da sé ciò che va bene e ciò che non va bene. In questo modo il bambino potrà forse
aiutare anche i propri amici. Inoltre la madre può invitare questi bambini per cercare di influenzarli,
ma, ripeto, mai dire: Quanto sono sgradevoli i tuoi amici!. perché con simili frasi si allontana il
bambino dalla madre.
Domanda: Se il padre e la madre non possono dare comandi che cosa si deve fare quando c’è
qualcosa che va assolutamente fatto? Per esempio, lavare i piatti.
Risposta: Il vivere nella famiglia porta ad ogni membro dei vantaggi. Così il bambino ha il cibo,
riceve del denaro, ha la possibilità di partecipare ai divertimenti della famiglia. Se quindi prende
parte alle cose piacevoli deve prendere parte anche a quelle cosiddette spiacevoli. La cosa
importante è avere un consiglio di famiglia che è una riunione in cui si possono stabilire le
suddivisioni dei compiti. La madre può portare una lista di cose da fare che lei non riesce a portare a
termine e ci si può consultare su chi può svolgere queste mansioni, quindi si potrà decidere. Un
altro punto importante: tutte queste cose, lavare i piatti, preparare la tavola, pulire le scarpe, ecc.
dobbiamo affrontarle con un’attitudine diversa. Finché il padre arriva a casa ~ si lamenta del
proprio lavoro e finché la madre si lamenta del lavoro che deve fare in casa, tutte queste cose
appaiono spiacevoli. Se invece modifichiamo Il nostro atteggiamento, possiamo dimostrare che
siamo felici di svolgere queste mansioni. Per esempio, una signora scontenta dovrebbe pensare: Se
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non avessi marito e figli non dovrei fare queste cose, ma in compenso sarei sola; sarebbe meglio?
Certamente no!.. Dopo una simile constatazione tutte le incombenze di casa potranno essere vissute
come un piacere e non come un obbligo. Se la nostra attitudine è positiva i bambini ci aiuteranno
volentieri.
Domanda: Può spiegarci che cosa è il consiglio di famiglia?
Risposta: lì consiglio di famiglia è il momento in cui la famiglia si riunisce per consultarsi sui
problemi che sorgono dalla vita in comune. Questo non significa che solo i genitori abbiano la
responsabilità nel consiglio di famiglia; tutti i membri hanno la propria responsabilità. Se i bambini
crescono in un consiglio di famiglia si abituano allo spirito della consultazione molto presto.
Consideriamo una famiglia con tre figli dove cioè vi sono cinque membri con gli stessi diritti e
doveri. Non c’è il padre, non la madre, non i figli, c’è la famiglia che decide, I bambini imparano
rapidamente in quanto capiscono che anche la loro opinione viene presa sul serio. Ogni membro
impara a rispettare maggiormente gli altri e quando I figli hanno un’età più avanzata, verso i 15-16
anni e per questo è difficile influenzarli, il consiglio di famiglia è l’unico modo per risolvere i
problemi.
Vi sono delle regole da osservare:
1) Il consiglio di famiglia deve riunirsi con regolarità; la cosa migliore è decidere di dedicare
una sera, regolarmente, ogni settimana, il giovedì alle ore 20 per esempio.
2) Il consiglio di famiglia ha bisogno di un presidente che deve cambiare ad ogni seduta. lì suo
compito è di vedere che tutti si esprimano liberamente, il presidente non deve mettere ai voti
alcuna proposta, finché tutti non hanno capito la situazione. Lo scopo è che tutti risultino
d’accordo, ma se non sì raggiunge l’unanimità, la maggioranza prevarrà.
3) Vi è la necessità di qualcuno che scriva un verbale in cui risultino solo le decisioni prese.
Questo è necessario perché non sempre si hanno decisioni unanimi e, come regola, l’indi-
viduo in minoranza ha cattiva memoria, per cui, per evitare conflitti, è meglio avere tutto
scritto.
Un giorno venne da me un uomo che diceva di non poter formare un consiglio di famiglia perché,
avendo cinque figli tra i 16 e i 20 anni al momento delle votazioni avrebbe avuto come risultato 5
contro 2. Gli dissi che finché pensava così, era meglio neppure iniziare con un consiglio di famiglia,
perché il creder e così poco nei figli avrebbe portato soltanto a quel risultato. Un giorno iniziò e poi
tornò dicendomi che le cose erano andate più che bene. La prima cosa che i figli avevano voluto
discutere era stato l’orario di rientro a casa alla sera. I tre ragazzi tra 18 e 20 anni avevano proposto
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un rientro così ragionevole che il padre non si sarebbe mai sognato di proporre; i due più giovani
avevano fatto invece, delle proposte più irragionevoli. Vi erano stati così 5 voti per i genitori! Se
noi mostriamo ai figli rispetto reagiranno molto bene ma se li facciamo sentire stupidi, reagiranno
nella maniera peggiore.
I bambini possono partecipare al consiglio di famiglia da quando sanno parlare. Anche i bambini
piccoli possono fare da presidente, all’inizio con l’aiuto di un fratello maggiore.
Domanda: Non crede che alcuni problemi siano troppo grandi da discutere in un consiglio di
famiglia, come l’acquisto di una casa, per esempio? Inoltre se il consiglio di famiglia è di quattro
persone, come si raggiungerà la maggioranza?
Risposta: Inizio a rispondere dalla seconda domanda. Se vi sono due voti contro due voti si
continuerà a discutere guardando il problema da altri punti, finché non si raggiungerà la
maggioranza.
Per la prima domanda posso dire che anche il comprare una casa è una questione che riguarda la
famiglia, quindi perché non consultarsi con i figli? Anche loro avranno qualcosa da dire.
Facciamo un altro esempio. Un figlio dice di voler comprare una nuova macchina per tutta la
famiglia. La consultazione deve iniziare; ciascuno dirà la sua opinione. Supponiamo che la
maggioranza decida di comprarla. La consultazione dovrà allora proseguire sul chi pagherà la
macchini, il padre offrirà 200.000 lire, il ragazzo più grande ne potrà mettere 40.000; il secondo
20.000 e il più piccolo 10.000. La madre ne offrirà 50.000. Fatto il totale, ci si accorgerà che non vi
è abbastanza denaro per comprare la macchina. In questo modo la decisione verrà posposta ma
l’opinione del figlio è stata presa in considerazione.
Domanda: Nell’Amministrazione Bahà’ì i giovani non possono votare se non hanno 21 anni. Sono
un po’ perplesso sulla validità del consiglio di famiglia quando vi sono da prendere decisioni
importanti ed i figli sono giovani; vedrei più questo consiglio come organo consultivo e non come
organo deliberativo.
Risposta: Un consiglio di famiglia riguarda la famiglia e i bambini sono parte della famiglia. La
famiglia non decide sul destino di altre persone e noi desideriamo che i ragazzi imparino ad essere
responsabili non solo per se stessi ma anche per il gruppo familiare in cui vivono. Il consiglio di
famiglia non è un’assemblea per cui non vedo il perché i figli minori non debbano avere il diritto di
votare, Inoltre un figlio di 21 anni potrebbe anche non essere più in famiglia.
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Domanda: Anche la decisione di una famiglia è importante e se una decisione è sbagliata, la
famiglia percorrerà una strada sbagliata; quindi se la maturità nelle Assemblee si raggiunge a 21
anni, come vi può essere prima nella famiglia?
Risposta: La nostra società cambia così rapidamente che i bambini non vogliono essere considerati
come esseri inferiori.
Nessun bambino aspetta di essere nell’infanzia membro del consiglio di una città o di un villaggio, I
bambini vivono solo nella famiglia, la vita di comunità e di scuola inizia solo successivamente. Nei
consigli di famiglia si potrà costatare quanta inventiva hanno i bambini nel trovare soluzioni; noi
spesso non siamo in grado di averne altrettanta. Non dobbiamo credere che i ragazzi non possano
decidere; spesso è errato il nostro atteggiamento nei loro confronti. Nella lettera della Casa
Universale di Giustizia del 1966 ai giovani è espressamente detto che a qualsiasi età si possono
rendere servigi inestimabili alla Fede. Quindi dobbiamo avere l’atteggiamento giusto perché i nostri
figli sono capaci, intelligenti e possono fare le cose molto bene.
Domanda: Nell’esempio fatto prima della famiglia il cui consiglio aveva approvato l’acquisto di
una macchina, mi pare che i genitori, offrendo cifre così basse boicottino, di fatto, la decisione della
maggioranza.
Risposta: Questo è un punto molto importante. Chi dice che il padre deve pagare tutto? Ogni
membro della famiglia deve dare il proprio contributo secondo le proprie possibilità. Bisogna
abolire i vecchi pregiudizi secondo cui le responsabilità sono solo del padre o della madre.
Certamente il padre deve essere onesto nell’offrire la propria cifra e così pure la madre. Certamente
dobbiamo far sì che i ragazzi non siano portati a prendere decisioni per cose più grandi di loro.
Domanda: I bambini piccoli che non lavorano e che non hanno i loro soldi sono privati della
possibilità di prendere decisioni.
Risposta: lì bambino ha il suo denaro settimanale e può, da questo, risparmiare una somma che,
anche se piccola, può essere offerta. Non bisogna pensare che l’offerta di una somma piccola sia
poco importante, perché per il bambino dare tutti i suoi risparmi, per esempio 10.000 lire, ha più
valore di 400.000 lire date dal padre. Ciò che conta è il fatto che i bambini si sentano capaci di
contribuire, il bambino non farà il confronto delle cifre; sa che il padre può dare di più perché
guadagna. Nessuno dei componenti il consiglio di famiglia deve ridere per l’esiguità di una somma
offerta, in quanto una meta che si vuole raggiungere è il rispetto di ogni membro.
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Domanda: In una famiglia vi può essere un figlio che desidera acquistare un motorino. Il padre si
oppone data la pericolosità. Potrebbe accadere che il consiglio di famiglia con i voti dei figli decida
per l’acquisto. Quale atteggiamento assumere in questo caso?
Risposta: Questo problema riguarda una sola persona e non tutta la famiglia. Nel consiglio di
famiglia si dovrebbero discutere solo i problemi che riguardano tutta la famiglia.
Domanda: E’ giusto che i ragazzi sappiano esattamente quali sono le possibilità economiche della
famiglia?
Risposta: Dobbiamo essere saggi. Come vi ho detto prima, se la madre vuole discutere di un
problema con i figli può anche farlo, ma deve fare attenzione che questo problema non sia troppo
grande. Quindi può non essere saggio esporre esattamente tutti i dati finanziari ai bambini; può
essere saggio mantenere un certo equilibrio, una certa cautela, perché non sempre i bambini sono
all’altezza di comprendere.
San Zeno di Montagna, 20 marzo 1977, mattina
Carissimi amici,
oggi vi parlerò di altre cose su cui potrete riflettere; voglio iniziare con un’affermazione di ‘Abdu’l
Bahà sulla famiglia. Secondo gli insegnamenti di Bahà’u’llàh, afferma ‘Abdu’l Bahà, la famiglia,
essendo un’unità umana, deve essere educata secondo le regole della santità.
Che cosa significa che la famiglia è una unità? Significa che i presupposti per l’unità devono essere
creati nella famiglia, per poterli poi insegnare e diffondere al di fuori di essa. E’ detto anche che la
famiglia deve essere educata secondo le regole della santità. Ciò significa che dobbiamo diventare
più spirituali, dimenticare sempre più il nostro egoismo volgendoci verso Bahà’u’llàh e verso Dio.
‘Abdu’l Bahà continua dicendo che anche le virtù devono essere insegnate nella famiglia; l’integrità
del legame familiare deve essere considerato costantemente e i diritti dei singoli membri devono
essere rispettati. Inoltre che la madre, le sorelle e gli altri membri della famiglia hanno certe
prerogative; tutti i diritti e le prerogative devono essere conservate e, nello stesso tempo l’unità deve
essere mantenuta.
Cari amici, come possiamo raggiungere questa unità, questa santità nella famiglia? Vi sono i quattro
principi che è bene tenere sempre presente. Essi sono:
1. lì mantenimento dell’ordine;
2. Evitare conflitti con i figli;
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3. Incoraggiare i figli;
4. Insegnare il timore di Dio.
Il primo principio è quello dell’ordine. Ricordate quanto spesso Bahà’u’lIàh sottolinei che l’ordine è
necessario. Uno dei fattori più importanti per raggiungere quest’ordine è l’atmosfera che regna in
famiglia. La cosa principale che ci aiuta a creare questa atmosfera è l’amore di Dio che significa
amore per Bahà’u’Ilàh.
Possiamo dimostrare questo amore attraverso preghiere regolari, leggendo metodicamente gli Scritti
alla mattina e alla sera. Recitando preghiere per i nostri bambini, anche se sono molto piccoli e non
possono capire. Tra gli altri modi per dimostrare l’amore per Dio vi è il fare il digiuno gioiosamente
dato che è un mezzo che ci avvicina sempre più alla spiritualità; l’osservare le Feste Sacre e la Festa
del 19esimo Giorno, il ricevere ospiti siano essi Bahà’ì o no. Tutto ciò va naturalmente fatto con
gioia e non solo con senso del dovere.
Altri modi per creare l’atmosfera Bahà’ì sono questi: avere fotografie o ritratti Bahà’ì, parlare ai
bambini delle figure dei primi credenti, raccontare loro ciò che avviene nel mondo Bahà’ì.
Certamente i genitori Bahà’ì hanno anche loro le stesse difficoltà di natura pratica che hanno tutti i
genitori di questo mondo, ma non dovrebbero parlare con i figli sempre dei loro problemi materiali;
piuttosto dovrebbero parlare degli avvenimenti Bahà’ì in modo che i figli si abituino a dare
importanza al mondo della Fede. Un altro modo è quello di abituare i bambini più grandicelli che
hanno i loro soldi, a contribuire ai fondi Bahà’ì. Se i bambini vivono in una comunità dove vengono
tenute classi Bahà’ì per i bambini è giusto che vi partecipino; in caso contrario è responsabilità dei
genitori fare da insegnanti Bahà’ì.
E’ molto importante che i bambini si abituino ad avere esperienze di unità. I genitori devono
imparare a non litigare e a dimostrarsi uniti amandosi realmente, perché i bambini sono talmente
intelligenti da capire se si dimostra solamente amore o se vi è vero amore. Quest’amore può essere
realizzato attraverso l’unità dei sessi. Nelle famiglie Bahà’ì ciò è possibile dato che un sesso non è
superiore all’altro. Ci sono molti tipi di unità che i bambini possono sperimentare nell’ambito fami-
liare. Per esempio, l’unità tra generazioni; l’unità delle parole con le azioni. Ci sono, talvolta, degli
incidenti tipici in famiglia:
Il padre dice al figlio di non dire bugie e poi fa rispondere (al telefono), magari al figlio stesso, che
è fuori casa. Altre unità da sperimentare sono l’unità tra scienza e religione e soprattutto l’unità
dell’individuo. Abbiamo parlato di quanto spesso noi lottiamo con noi stessi; vogliamo essere bravi
ma spesso ci trattiamo come i cattivi insegnanti trattano i loro peggiori alunni. Critichiamo noi
stessi e ci auto-reprimiamo.
Dobbiamo imparare che siamo deboli esseri umani e che non possiamo fare a meno di fare degli
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errori, il nostro scopo non è quello di abolire gli errori ma far sì che gli errori grandi divengano
sempre più piccoli. Sia ‘Abdu’l Bahà sia Shoghi Effendi ci hanno spesso ricordato che la perfezione
non si raggiungerà mai, è la meta verso la quale tendere e che rappresenta la nostra guida. Non
dobbiamo mai cercare di apparire perfetti alla vista dei nostri bambini perché non sarebbe onesto. Il
nostro esempio è importante per i nostri figli. Dobbiamo essere franchi, gentili e rispettosi; in
particolare se vediamo delle persone che compiono azioni negative dobbiamo astenerci dalla
tentazione di parlarne, i nostri bambini devono imparare fin dall’inizio che non esistono persone
cattive; ci sono solo persone che hanno certi pregiudizi, che non hanno sufficiente conoscenza o che
sono state educate male. Dobbiamo comportarci, dice ‘Abdu’l Bahà, con queste persone...
imperfette suddividendole in tre categorie:
1) la prima categoria è formata da quelle persone che non hanno conoscenza sufficiente, perciò
il nostro scopo è quello di aiutarli a sapere di più e non arrabbiarci per la loro stupidità;
2) la seconda categoria è composta da persone che sono come bambini non ancora sviluppati e
quindi dobbiamo vedere come possiamo aiutarli a svilupparsi;
3) la terza categoria è composta da quelli che sono malati e la nostra reazione deve essere
basata sul desiderio di volerli curare.
Se ci comportiamo bene fin dall’inizio, i nostri figli impareranno a non parlare male delle altre
persone.
Vi è un’altra cosa che i bambini devono imparare; nell’atmosfera Bahà’ì non c’è posto per il
pessimismo. Non c’è nulla al mondo che non possa essere guardato con occhio positivo; nulla è
totalmente negativo.
Non dobbiamo mai sottovalutare l’intelligenza dei nostri figli, i quali possono imparare che i
problemi e le difficoltà non sono le cose importanti della vita; ciò che è importante è il modo di
affrontarle.
Vorrei ora parlare dei diversi diritti nell’interno della famiglia. Poiché nella famiglia sono
necessarie diverse funzioni ci devono essere anche diversi diritti. La cosa più importante è che non
si diano diversi valori ai suddetti diritti; devono essere messi sullo stesso piano e ricevere lo stesso
riconoscimento. Un primo diritto dei bambini, specialmente per quelli più piccoli, è di dormire
indisturbati. Non è questa una cosa che, come sembrerebbe, sanno tutti perché conosco genitori che,
quando vengono amici in visita, e il bimbo sta dormendo, prendono il bambino per mostrarlo agli
ospiti. Un altro diritto è quello di essere nutriti in momenti regolari della giornata, I bambini hanno
anche diritto alla libertà.
Voi conoscete la preghiera di ‘Abdu’l-Bahà nella quale è detto:
“Dammi la libertà”. Libertà, comunque, non significa licenza; deve essere in armonia con l’età, la
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crescente esperienza, con l’abilità e l’intelligenza del bimbo. Talvolta il concetto di libertà non
viene ben compreso e lo si fa coincidere con il concetto di libertà sfrenata che, ovviamente, non è
giusto. I bambini hanno, anche, il diritto di crescere indipendenti, devono avere la possibilità di
sviluppare l’iniziativa e la capacità di prendere delle decisioni.
Molte persone, oggi, hanno paura di prendere delle decisioni; hanno paura di sbagliare perché non
credono abbastanza in se stessi. Vi dò un esempio pratico. La madre, la sera, non dovrebbe
preparare un solo paio di scarpe del bambino per l’indomani, dovrebbe prepararne due paia in modo
che il bambino impari a scegliere. Si può anche insegnare ad avere Iniziative chiedendo ciò che
vorrebbero. Non dobbiamo sempre decidere noi per i bambini, perché sanno benissimo ciò che è
meglio per loro. Se questo desiderio d’iniziativa non è presente nel bambino è il caso di consultarsi
con lui, senza dirgli, certamente, che fa cose senza senso o addirittura ridicolizzandolo
Un altro diritto del bambino è quello di essere messo in grado d’essere utile e di poter aiutare. Molte
persone usano la parola dovere, quando pensano al lavoro, probabilmente perché, da piccoli,
venivano regolarmente scoraggiati, i bambini devono essere messi in grado, fin da piccoli, di
sentirsi utili. Per esempio: un bambino vuole aiutare la madre; la madre sa benissimo che l’aiuto
non sarà effettivo ma dovrà assecondarlo. Se non agirà in questo modo, quando il bambino sarà più
grande e potrà dare un aiuto effettivo, non desidererà più farlo. Il lavoro non è un “dovere., è una
benedizione e i nostri figli possono impararlo fin dall’inizio. Un altro diritto del bambino è quello di
poter giocare con i suoi coetanei. Se non ci sono bimbi nella famiglia o nel vicinato, è nostro dovere
cercarli. Teniamo presente che la socializzazione è più facile se i bambini sono piccoli.
Cari amici, dobbiamo essere convinti che qualunque cosa il bambino faccia è una preparazione alla
vita. Anche il bambino che gioca con le sue dita nella culla si prepara alla vita futura.
Vi sono anche altre cose che sembrerebbero dei doveri e invece sono dei diritti; per esempio, andare
a letto. Se una madre non sa come trattare con il proprio figlio può succedere che lo mandi a letto;
in questo caso il letto diventa una punizione. Non dobbiamo mai comportarci così, perché i bambini
devono imparare ad andare a letto da soli. lì riposarsi deve diventare una cosa piacevole.
La cosa più importante per i bambini è l’imparare ad essere responsabili di se stessi. Devono
imparare a lavarsi da soli non appena sono in grado di farlo, anche se non bene. Possono vestirsi da
soli; se un bimbo piccolo vuole mettersi le scarpe da solo la madre potrà fargli mettere la sinistra
mentre lei mette la destra. Molti dei cosiddetti doveri e obblighi possono essere insegnati ai bimbi
giocando, anche il lavarsi i denti.
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Un altro diritto dei bambini è quello di avere dei genitori coerenti. I bambini imparano soltanto
ripetendo le azioni. Dobbiamo chiedere ai bambini cose che siamo sicuri potranno fare, lì dire una
cosa e poi essere costretti a ritirarla non fa parte di un buon metodo educativo.
Ricordiamo che non dobbiamo dare dei comandi ma piuttosto offrire dei suggerimenti ai nostri
bambini, senza mai alzare la voce. Vi racconto ora un fatto abbastanza indicativo. Vi era una
signora piuttosto anziana che vedeva giocare dei bambini. Ad un certo punto si apre una finestra di
una casa vicina; una donna si affaccia e chiama: <Maria, il pranzo è pronto”. Nessuno dei bambini
reagisce. L’anziana signora, incuriosita, si chiese che cosa sarebbe successo dopo. Passa qualche
minuto e la finestra si riapre. <Maria, il pranzo è pronto” ripete, con il tono un po’ più alto, la stessa
donna. Nessun bambino risponde. Passa ancora un po’ di tempo e la stessa donna riappare alla
finestra urlando: “Maria, il pranzo è pronto!”. I bambini continuano imperterriti a giocare. A questo
punto l’anziana signora si rivolge ai bambini dicendo: <Maria, tua madre ti chiama, perché non vai
a casa?.. “Beh, la mamma non ha ancora gridato per davvero!” risponde Maria. Vedete, i bambini si
adattano alle nostre abitudini! Che cosa doveva fare la madre di Maria? Poteva chiamarla una volta
sola e sicura di essere stata sentita, poteva iniziare a mangiare con il resto della famiglia. Al suo
arrivo, Maria non avrebbe trovato nulla da mangiare; sarebbe stata questa, una conseguenza logica
di un comportamento scorretto e non una punizione. Dopo due o tre esperienze di questo genere
Maria avrebbe sicuramente imparato a rispondere al primo richiamo.
Voglio ora parlarvi del principio di evitare i conflitti. Spesso i bambini litigano perché vogliono
coinvolgere i genitori. Vi ho già parlato dell’importanza di non interferire nelle liti dei figli.
Naturalmente umorismo non significa prendersi gioco del bambino, perché questo lo scoraggerebbe
molto.
Del principio dell’incoraggiamento abbiamo già parlato; così pure del principio del timor di Dio. Se
avete problemi con i vostri figli potete sempre ricondurli o a una mancanza d’ordine o a conflitti o a
mancanza d’incoraggiamento o, infine, a mancanza di timor di Dio.
Se si creano delle situazioni difficili, vi sono modi per allentare la tensione, per esempio con
l’humour. Se i genitori pensano di non essere persone con senso dell’umorismo possono imparare
aneddoti, storielle ridicole che si adattino a diverse situazioni.
Possiamo ora passare a rispondere alle vostre domande.
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Domanda; Se un bambino gioca con i fiammiferi è giusto impedirglielo o lasciare che si bruci
perché impari?
Risposta: Vi ho detto che in casi di pericolo non c’è tempo per l’educazione; la nostra responsabilità
consiste nell’evitare questi pericoli. La madre può andare vicino al bambino e fargli vedere, senza
fargli del male, come può essere doloroso. Può anche dire come sono pericolosi i fiammiferi perché
tutto può bruciare. E’ bene non parlare troppo di quest’argomento, distraendo il bambino con
qualcosa altro. Se la situazione dovesse verificarsi di nuovo, non è giusto ripetere le stesse cose;
sarà bene nascondere i fiammiferi in modo che il bambino sia portato a dimenticarseli. E li
dimenticherà facilmente dato che non vi è stata nessuna lite.
Dire le cose una volta è sufficiente, due volte non è necessario, tre volte diventa dannoso per il
bambino. Bisogna spiegare le cose una volta sola, alla seconda volta bisogna agire senza usare le
parole.
Un altro modo per risolvere il problema può consistere nel mostrare l’utilità dei fiammiferi usandoli
per accendere il fuoco; il solo proibire non è sufficiente.
Domanda: Come si fa a parlare del timore di Dio a un bambino di 7 anni?
Risposta: Bahà’u’llàh dice che sin dalla primissima infanzia dobbiamo inserire i bambini
nell’atmosfera Bahà’ì in modo che sperimentino dal vivo l’amore per Dio che, in pratica, è il timore
di Dio. Se sperimenteranno attraverso le nostre azioni che cosa è il timore di Dio non vi sarà
bisogno di parole per capire queste cose.
Naturalmente anche prima dei sette anni i bambini chiedono chi è Dio. Dato che i bambini non
hanno ancora sviluppato certe qualità spirituali non possono accettare le risposte che accetta un
adulto per cui si può soddisfare la loro curiosità raccontando che cosa il timore di Dio produce in
persone che lo hanno e che cosa succede invece a persone che non hanno il timore di Dio.
Domanda: Che cosa possiamo fare quando, dopo aver rifiutato al bambino una certa cosa, vediamo
che qualche altro adulto la concede?
Risposta: Supponiamo che un bambino voglia della cioccolata e la madre rifiuti di darla perché di li
a poco vi sarà il pranzo; il bambino la domanda alla nonna la quale lo accontenta. C’è una regola di
ferro che sta alla base dell’armonia della famiglia:
mai un membro della famiglia deve dire ad un altro che cosa deve fare. Sarebbe quindi sbagliato
che la madre andasse dalla nonna iniziando una lite.
Certamente può chiedere di non dare la cioccolata al bambino perché gli fa male, specie prima del
pranzo. Ci sono moltissime nonne che asseconderebbero volentieri, ma se la nonna non dovesse
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essere d’accordo, la madre potrà dire a se stessa: “lo voglio bene al mio bambino e farò tutto ciò che
mi è possibile. Se il bambino va dalla nonna e ottiene quello che vuole, vuoI dire che il bambino è
intelligente e la nonna è stupida”. Situazioni di questo genere fanno parte delle esperienze della vita
ma in ogni caso il litigare con la nonna sarebbe sbagliato. lì bambino si renderà conto, prima o poi,
che la madre vuole Il suo bene: mangerà un po’ meno a pranzo, mentre un’eventuale lite farebbe
molto più male al bambino.
Domanda: C’è un tipo di punizione (senza botte) che possa giovare al bambino?
Risposta: Abdu’l Bahà dice che la punizione non fa altro che accrescere la depravazione; dobbiamo,
invece, mettere in pratica il sistema delle logiche conseguenze, che sono una forma di punizione
con la differenza che il bambino reagirà positivamente. Dietro la punizione, abbiamo detto, c’è
l’autorità dell’individuo che il bambino non accetta, ma dietro la conseguenza logica c’è l’autorità
della realtà, della società, della vita e il bambino è portato ad accettarla. C’è una differenza molto
fine tra punizione e conseguenza logica, ma è una distinzione molto importante per i nostri bambini.
Domanda: Quale deve essere il nostro comportamento verso i bambini che dicono parolacce?
Risposta: Solitamente un bambino viene a casa dicendo parolacce perché le ha sentite da altri. Se
scopriamo che le dice perché vuole attirare l’attenzione, la cosa migliore è ignorarlo
completamente. Forse continuerà per un po’ di giorni, ma poi, vedendo che non ottiene quanto
desidera smetterà completamente. lì rimproverano in continuazione porterà ad una atmosfera di
contrasto e può succedere che, seguendo la regola del volersi mostrare superiore, continuerà a farlo.
Domanda: Come si può riconciliare il metodo della conseguenza logica con le parole di Bahà’u’llàh
quando dice che l’ordine mondiale è basato sui due pilastri della ricompensa e della punizione?
Risposta: Bahà’u’llàh si riferisce all’Ordine Mondiale e c’è una differenza enorme tra un insieme di
popoli e nazioni, e dei bambini. E’ la stessa differenza che c’è tra la giustizia e l’amore.
Domanda: Come si può insegnare ai bambini a rimettere a posto le cose dopo averle usate?
Risposta: Ci possono essere delle situazioni per le quali è difficile trovare subito una conseguenza
logica. Se, per es., lì bambino adopera l’asciugamano e poi lo butta per terra non è possibile
toglierlo perché altre persone lo usano. Dobbiamo chiederci che cosa può essere scomodo, in quella
situazione, per il bambino. Per es., possiamo fargli lavare le mani in un altro posto dove c’è la carta
per asciugarsi, dando però una ulteriore possibilità al bambino di lavarsele dove c’è l’asciugamano;
e, se non si comporterà bene, gli rifaremo lavare le mani dove può usare la carta; e così via fino a
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che non avrà imparato a mettere l’asciugamano al suo posto.
La regola generale è che se non riusciamo a trovare immediatamente una conseguenza logica, può
darsi che con il tempo si riesca a scoprirla.
San Zeno di Montagna, 20 marzo 1977, pomeriggio
Carissimi amici,
questo pomeriggio voglio parlarvi di altre cose utili per capire la situazione del bambino. La prima
cosa a cui dobbiamo guardare è la costellazione della famiglia. Iniziamo a considerare la posizione
del figlio unico. In questo caso è molto probabile che il figlio abbia sviluppate certe caratteristiche,
sia, per esempio, troppo viziato o troppo interessato a se stesso. Oppure sia insicuro perché i
genitori che hanno un solo bambino sono troppo ansiosi.
Vediamo la posizione del primogenito. E’ importante sapere per quanto tempo è rimasto figlio
unico e se alla nascita del secondo bambino si è sentito defraudato. Molto spesso i primogeniti
vogliono restare superiori ai loro fratelli e non è esclusa l’attitudine di voler proteggere gli altri.
Capita molto spesso che il primogenito abbia sensazioni di odio per il secondo nato; i genitori non
devono aver paura se si accorgono addirittura che ha desideri di morte. Non bisogna prendere questi
sentimenti troppo seriamente, perché sappiamo che sin dall’inizio i due bambini della stessa
famiglia tenderanno ad essere in competizione: dobbiamo fare in modo che questa competizione
non avvenga. Se il primogenito è maschio e il secondo è femmina può capitare che il maschio, a una
certa età si senta scoraggiato perché la ragazza ha uno sviluppo maggiore; inoltre la ragazza
cercherà di essere più brava.
Se osserviamo i primi due nati della famiglia scopriamo che hanno quasi sempre caratteristiche
diverse. Il secondo figlio è normalmente l’opposto del primo; il secondogenito non ha mai tutta
l’attenzione che riceve il primogenito.
Abbiamo detto che si crea una forma di competizione tra i due fratelli. Di solito il primo ha più
vantaggio perché è più vecchio e più esperto del secondo. Se la differenza di età è molta, tale da non
poter essere colmata, è possibile che il secondo figlio si senta molto scoraggiato. Se il secondo sarà
coraggioso, la differenza di età potrebbe essere superata; se il primo è bravo a scuola, anche il
secondo cercherà di essere molto bravo. E’ molto importante notare se c’è l’interdipendenza tra i
due figli.
Se oltre ai due figli ne nasce un terzo, il secondo diventa un “figlio-sandwich”, resta come imbottito
tra il primo e il terzo. Questi bambini sono molto spesso i più scoraggiati, perché non possono
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raggiungere il primo che li precede e non possono, d’altra parte, ricevere tutte le attenzioni che
riceve l’altro che li ha seguiti.
Possiamo quindi notare che molti dei problemi dei bambini dipendono da questa costellazione,
perché non si trovano bene nel gruppo e sono scoraggiati: si sentono trascurati e non si sentono
amati.
Vediamo ora la costellazione del figlio più giovane. Se la differenza di quest’ultimo figlio e gli altri
è molto alta, questi bambini sono molto coccolati e hanno troppo affetto sia dal padre sia dalla
madre. Può accadere che il fratello o la sorella più vecchia prendano il ruolo del padre o della
madre. Può accadere anche che il bambino non si senta preso sul serio dagli altri ed è quindi portato
ad assumere il ruolo del bambino che vuole tutti al suo servizio: basta che pianga in mezzo alla
stanza che tutti vengono in suo aiuto. Può anche darsi che non essendo preso sul serio, l’ultimo nato
divenga molto ambizioso: potrebbe voler cercare di superare i fratelli e sorelle maggiori. Un esem-
pio del genere lo troviamo nella Bibbia dove Giuseppe, ultimogenito, divenne Re.
Dopo aver osservato la costellazione della famiglia bisogna riflettere su quanto si è costatato. In una
situazione concreta bisogna cercare di capire quale delle quattro mete il bambino sta perseguendo;
successivamente va presa in considerazione quale atteggiamento si è portati ad assumere in seguito
ad un errore del bambino. Per esempio, se siamo portati a rimproverare troppo spesso il bambino,
senz’altro egli si aspetta il rimprovero; fino a quando noi reagiremo impulsivamente, non faremo
altro che fare quello che il bambino cerca inconsciamente. Per questo motivo è importante non
reagire impulsivamente ed esaminare, invece, i fatti così come stanno.
Bisogna quindi assumere la giusta attitudine che consiste nel non lasciarsi mai andare all’emotività.
Non bisogna neppure credere che il bambino sia quello che è apparentemente; non è neanche
abbastanza credere in un bambino per quello che potrebbe essere. E’ molto frequente che insegnanti
e genitori dicano: "Questo bambino potrebbe essere molto bravo, ma è svogliato, è pigro... "Dire al
bambino che è intelligente ma è pigro non lo incoraggia perché tutto ciò che può capire è che non è
abbastanza bravo. Se vogliamo incoraggiare un bambino dobbiamo avere un’incrollabile fede in lui
sia per gli aspetti positivi che per quelli negativi. Senza credere in un bambino non si potrà mai
incoraggiarlo.
Una cosa che dobbiamo ricordare è che dobbiamo essere gentili e fermi nello stesso tempo. Molti
genitori sanno essere gentili ma non fermi; altri sanno essere fermi ma non gentili. Altri ancora
sanno essere sia gentili sia fermi ma non contemporaneamente. E’ questa una cosa che dobbiamo
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assolutamente imparare.
Un’altra cosa utile all’educazione è una certa regolarità nelle azioni che svolgiamo durante la
giornata. Per esempio, concedere ai bambini un certo tempo, regolarmente, tutti i giorni da passare
insieme. Se si abituano ad un certo piano non disturberanno tutto il giorno la mamma per avere la
sua attenzione.
Spero che quanto vi ho detto possa essere un ulteriore aiuto per voi tutti. Possiamo passare a
rispondere ad altre domande.
Domanda: L’educazione sessuale del bambino va fatta direttamente o meglio, rispondere solamente
alle domande che il bambino fa?
Risposta: Quando c’è una buona relazione tra il bambino e i genitori il bambino rivolgerà
spontaneamente delle domande. Se questa relazione invece non è buona, la madre deve osservare il
bambino ed iniziare l’educazione sessuale appena possibile; meglio presto che tardi, perché se non è
la madre a dare queste informazioni il bambino le chiederà ad altre persone.
Domanda: Quale è il corretto rapporto tra il bambino e la televisione?
Risposta: Siamo nell’era della televisione e perciò non è utile affermare che il bambino non deve
guardare la televisione. Dobbiamo vivere con la televisione e ci sono delle regole che possiamo
osservare. Per esempio, se ci sono dei programmi nuovi possiamo consultarci all’interno della
famiglia e decidere per chi un certo programma è adatto. Ogni membro della famiglia saprà, in
precedenza, a quale programma potrà assistere.
Se un bambino vuole vedere un programma che non è molto adatto a lui, ma i genitori non hanno
motivi sufficienti per negarglielo, si può guardare insieme il programma e, al termine, si potrà
parlare con il bambino per rendersi conto se ha capito bene o se ha confusioni o dubbi su quanto ha
visto.
Domanda: Se il bambino si rifiuta categoricamente di raccontare ciò che ha fatto a scuola o alle
riunioni Bahà’ì ritenendo che ciò interessi solo a lui, come si devono comportare i genitori per
abituarlo al colloquio?
Risposta: Se il bambino non racconta queste cose, vuol dire che è in uno stato di resistenza verso i
propri genitori. Se una madre, quando il bambino torna a casa da scuola, continua a chiedergli:
<Che cosa hai fatto? Come è andata? Che voti hai preso?.... non fa altro che abituare il bambino a
non dire niente. lì bambino inconsciamente dirà: <Tu puoi chiedermi quello che vuoi che io non ti
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rispondo!.. E in questo modo prova la sua superiorità. Dobbiamo perciò essere molto pazienti con i
bambini restii a parlare. Forse un bambino con una madre come quella sopradescritta, avrà
l’impressione di voler essere dominato, per cui un atteggiamento più tranquillo porterà il bambino a
essere più disponibile. E’ un processo che può aver bisogno di un certo periodo di tempo, e i
genitori possono, con un certo comportamento, accelerarlo: basterà che la madre (e il padre)
tornando a casa dal lavoro o dalla spesa, racconti ciò che le è successo.
Domanda: Essendo il papà cattolico, come devo comportarmi volendo egli far fare al bambino la
prima Comunione e la Cresima? Il papà non ha mai ostacolato la partecipazione del figlio alle
riunioni Bahà’ì
Risposta: Vi è il punto fisso dell’uguaglianza. Se il padre lascia libero il bambino di andare alle
riunioni Baha'ì, la madre deve lasciarlo libero di andare alle riunioni della Chiesa. Non ci devono
essere limiti perché, se ci saranno, la madre non avrà mai successo nel guidare il marito verso la
Fede Bahà’ì. La cosa più importante è che la madre sia intimamente convinta che la cosa migliore
per il figlio sia quella di diventare Bahà’ì; quindi lei stessa deve comportarsi da Bahà’ì. In casa
dovrà parlare della Fede e fare di tutto per creare l’atmosfera Bahà’ì.
Domanda: Come posso fare per togliere Il succhiotto a una bimba di tre anni?
Risposta: Per quanto ne sappia, i succhiotti non sono fatti per durare un’eternità, il bambino
continuerà ad usarlo finché lo consumerà o lo perderà, e la madre che vuole aiutarlo a perderlo,
dovrà essere molto prudente perché il bambino non deve sospettare di nulla. Se il bambino ne
chiede un altro, la madre potrà spiegare che ormai è grande, senza però ripeterlo in continuazione.
E’ importante che la madre non sia ansiosa per questo fatto, altrimenti la situazione non potrà che
peggiorare. L’attitudine della madre (non è necessario che lo dica apertamente) deve essere di
comprensione per il problema del bambino ma, al tempo stesso, di fiducia nella possibilità di
superarlo. E’ importante anche che non si arrabbi per questo problema.
Domanda: Ho un bambino che sì succhia continuamente il pollice, che cosa devo fare?
Risposta: Vi è un periodo nello sviluppo del bambino durante il quale deve conoscere le cose
attraverso la sua bocca e quindi si mette anche le dita in bocca. Se la madre lo ignora e non gli dà
importanza, smetterà da solo. Se invece la madre incomincia a pensare: “Addio, adesso inizia a
succhiare e non la smette più!” è già in errore. L’errore più frequente quando il bambino mette il
pollice in bocca e la madre glielo toglie. Qualsiasi bambino degno di questo nome, si rimetterà il
dito in bocca e allora si verifica che dopo la quarta o quinta volta che la mamma gli toglie il dito
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dalla bocca, gli darà anche una sberla sulla mano. Agendo così la mamma rende, in un solo
momento, il bambino un perfetto succhiatore di pollici. Se un bambino si succhia il pollice a sette
anni vi è pericolo per la dentatura. Ignorarlo a questo livello, non è più sufficiente. Si può fare
qualcosa di positivo portandolo dal dentista, il quale, avvertito preventivamente di questa abitudine
potrà dire al bambino: “Ma cosa ti è successo ai denti? Sono storti, è stato forse perché ti succhi il
pollice?”. Una semplice frase così potrà essere di gran lunga migliore di cento raccomandazioni
fatte dalla madre. In qualsiasi situazione, comunque, è necessario che ci sia dell’armonia nella
famiglia, senza litigi o relazioni sbagliate.
Domanda: Come posso far smettere di fumare a mio figlio?
Risposta: Se i genitori desiderano che il loro figlio non fumi più, la cosa migliore è che loro stessi
smettano di fumare. Vale la pena fare un sacrificio per il bene di un figlio!
Domanda: Quale è la posizione di una padre adottivo nei confronti dei figli della moglie?
Risposta: Questo padre deve essere molto, molto paziente; il suo compito è quello di conquistare i
figli con la forza dell’amore. I figli adottati sono esattamente come i propri figli. I genitori che
adottano dei figli devono stare attenti a non cadere nel vecchio pregiudizio dell’ereditarietà. Per es.,
se la madre crede che il figlio di una persona alcolizzata diventi un alcolizzato, questi lo diventerà
veramente, ma se ella è sicura che è più importante quello che lei farà e non quello che il bambino
potrebbe aver ereditato dal padre, senz’altro il bambino non diventerà alcolizzato.
Domanda: Se un bambino va a casa di un suo amico e vuole prendere un suo giocattolo senza
dirglielo, come si può fargli capire che non deve comportarsi così?
Risposta: Se c’è una buona relazione tra la madre e il bambino, la madre può consultarsi con il
figlio e convincerlo facilmente a riportare il giocattolo dov’era. Ma se la relazione tra madre e figlio
non è buona e la madre ha trovato il giocattolo nascosto nella stanza del bambino, ciò che deve fare
e capire quale è stato lo scopo del bimbo nel rubare il giocattolo. Una volta scoperto il motivo, farà
in modo che questo atto venga riparato.
Domanda: Se un bambino dice molto spesso le bugie, come ci si deve comportare perché cessi tale
sua abitudine e che cosa significa il suo comportamento?
Risposta: Anche in questo caso non dobbiamo cercare le ragioni per le quali il bambino mente, ma
lo scopo che sì prefigge. Può essere, per es., la ricerca di maggior attenzione da parte della madre.
Non bisogna fare di questo comportamento una cosa enorme, ma far capire al bambino, magari con
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una strizzatina d’occhio e una tiratina d’orecchi, che sappiamo che sta mentendo. Così se il
bambino dice una bugia si può rispondere con una bugia più grossa in modo che capisca subito che
non si stanno dicendo cose serie. Se invece lo rimproverate dicendogli che non deve dire le bugie,
egli continuerà a farlo per dimostrare la sua superiorità, i bambini che mentono sanno benissimo che
il loro comportamento è sbagliato, quindi non è il caso di continuare a ripetere la stessa cosa.
Domanda: Vorrei sapere se i metodi che ha spiegato sono validi anche per gli adulti.
Risposta: Gli adulti che hanno superato l’età della pubertà non dovrebbero essere più l’oggetto della
nostra arte dell’educare. Teoricamente questi metodi sono validi per qualunque età ma è sbagliato
volerli usare con gli adulti.
Domanda: In quale modo possiamo far capire ai figli che devono responsabilizzarsi?
Risposta: Abbiamo già trattato questo problema e abbiamo detto che più noi diciamo: "Questo devi
farlo, questo non devi farlo", più il bambino non diventerà mai responsabile. Ogni bimbo vuole
aiutare, vuole rendersi utile, vuole darsi da fare per dare un contributo agli altri. Quindi quello che
influisce affinché divenga responsabile è il fatto che voi accettiate il suo aiuto (non ha importanza
che sia un aiuto valido o meno); in questo modo lo incoraggiate, altrimenti lo scoraggerete e non
diventerà mai responsabile.
Domanda: C’è un bimbo di dieci anni che è innamorato, a suo modo, di un’amichetta; il bimbo non
ne parla con i genitori, ma descrive i suoi sentimenti su un diario. Cosa possono fare i genitori?
Risposta: E’ un diritto di un ragazzo di IO anni soffrire e imparare da questa esperienza, I genitori
possono aiutarlo soltanto se egli vuole essere aiutato; devono aver fiducia che egli potrà superare
questa difficoltà e che gli servirà per la sua maturazione. Dovrebbero cercare di parlare <con” lui e
non <a” lui, facendo bene attenzione a non creare nel ragazzo una resistenza. Soprattutto non
abbiate paura.
Domanda: Individuata la meta che il bambino persegue, è positivo o negativo fargli capire il perché
del suo comportamento?
Risposta: Possiamo parlarne e il risultato sarà sorprendente. Abbiamo già fatto l’esempio del
bambino che dice parolacce. Una volta scoperta la meta che persegue possiamo iniziare un
colloquio con il bambino. La cosa migliore è dare l’impressione di voler discutere di una cosa
normale. Nel caso precedentemente citato si potrebbe iniziare la discussione dicendo: <Sai perché
le persone dicono parolacce?” (mai dire al bambino <perché tu dici le parolacce!”). Probabilmente
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risponderà di no. Si potrebbe quindi chiedere: <Sei interessato a sapere il mio parere in proposito?”.
Se avete iniziato il dialogo in modo giusto il bambino vi dirà di sì; in caso contrario si potrebbe
continuare dicendo: <Penso che, nel momento che dicono le parolacce, le persone si vogliono
sentire grandi”.
A questo punto la reazione del bambino potrà far capire se ha capito o no. Se però il dialogo è
andato nella direzione sbagliata dicendo chiaramente al bambino che dice parolacce perché vuole
sentirsi superiore egli si sentirà forzato eccessivamente. Dobbiamo parlare senza imporre, facendo
soprattutto delle domande. Un’altra domanda potrebbe essere: <Ti senti un grande uomo dicendo
delle parolacce? Oppure vuoi farmi arrabbiare?”. lì discorso potrebbe seguitare parlando di persone
che si sentono grandi per cose più positive suggerendo al bambino altri metodi che lo possono fare
sentire importante.
Domanda: Come ci si può comportare con ragazzi dai 14 ai 20 anni quando pensano di fare ciò che
vogliono, nell’uscire liberamente, nell’amore ecc.
Risposta: Abbiamo già risposto a questa domanda quando abbiamo parlato dei consigli di famiglia.
Per ragazzi di questa età non vi è altra soluzione. L’attitudine deve essere quella di voler diventare
amico dei ragazzi. Devono anche sentirsi riconosciuti nei loro diritti altrimenti sarà impossibile
influenzarli data l’età.
Domanda: Come si possono convincere i bambini ad andare a letto quando non vogliono andare?
Risposta: Nelle famiglie che credono nell’importanza della regolarità ci deve essere un’ora
particolare per andare a letto. Con le mie due figlie più giovani non abbiamo mai detto loro quando
andare a letto perché andavano a letto quando erano stanche. Una delle due ha quasi 16 anni e va a
letto verso le Otto di sera perché, fin dall’inizio non abbiamo mai creato problemi ed è quindi
naturale che vada a letto quando è stanca.
Talvolta mi sono accorto che la luce restava accesa fino a tarda ora; non ho mai detto nulla perché si
trattava del suo tempo.
Quando vogliamo a tutti i costi, persuadere i bambini, allora iniziano le liti. Se i figli hanno una
certa età e voi non avete agito correttamente fin dall’inizio un rimedio può trovarsi nel Consiglio di
Famiglia.
Domanda: Perché nei suoi esempi parla più della madre che del padre nell’educazione? Vi è
realmente una differenza?
Risposta: Per i bambini molto piccoli la madre ha un ruolo più importante del padre. Molti padri
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amano dare alla madre la maggior parte della responsabilità nell’educazione perché non si sentono
sicuri di poterlo fare e per aver il diritto di criticare le mogli, I padri devono prendere, il più presto
possibile, la responsabilità dell’educazione.
Domanda: Quale è lo specifico ruolo del padre nell’educazione dato che solitamente passa meno
tempo con i bambini?
Risposta: Nell’educazione non è mai questione di quantità di tempo dedicato, ma di qualità. Essere
con il bambino anche solo per mezz’ora, partecipando attivamente, può essere molto più utile dello
starci con indifferenza per tre ore.
Domanda: Se uno dei due genitori è immaturo, aggressivo, pieno di conflitti e problemi è meglio
una separazione o una presenza così negativa?
Risposta: La domanda che dobbiamo porci è questa: come può uno dei due coniugi dire che l’altro è
immaturo? Forse questo genitore ha un’attitudine sbagliata nei confronti dell’altro. Comunque, se vi
è veramente dell’immaturità, l’altro coniuge si deve adoperare per aiutare il compagno. Se
l’immaturità è nell’uomo la moglie può proporre, amorevolmente, di consultare uno psicologo per
un aiuto. Certamente lo specialista dovrà essere contattato da tutti e due perché l’orgoglio maschile
porterà l’uomo a pensare di poter risolvere tutti i suoi problemi da solo.
Domanda: In caso di assenza per un viaggio di una decina di giorni si possono lasciare con i parenti
bambini di 2-3-4 anni? Sarà negativo il distacco?
Risposta: E’ stupefacente vedere come i bambini piccoli possano presto essere indipendenti da
soli. Pochi giorni fa, su un giornale, ho letto che una bimba di quattro anni e mezzo ha salvato i suoi
due fratellini durante l’assenza dei suoi genitori. Dipende tutto dalla fiducia che si ha nei bambini.
Se una madre ha paura che i suoi figli soffriranno durante la sua assenza, allora quei bambini
veramente soffriranno. Se, invece, la madre crede che il distacco non porterà alcun danno ai
bambini, sicuramente andrà tutto bene. Bahà’u’llàh dice che abbiamo molti poteri in noi stessi che
non conosciamo. Questo potere di aver fiducia negli altri noi lo conosciamo ma non lo usiamo.
Tutto dipende quindi dall’attitudine della madre; se la madre sa che i figli si sono familiarizzati con
l’ambiente, con le persone che li cureranno durante la sua assenza perché tutto non dovrebbe andare
bene?
Domanda: Potrebbe dire qualche cosa di più sull’educazione sessuale?
Risposta: L’educazione sessuale, oggigiorno, è più facile di quanto non fosse prima; ogni bimbo
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è interessato alla differenza fisica dei due sessi. Noi dobbiamo rispondere alle domande in modo
molto semplice, molto chiaro, soprattutto senza pensare, senza supporre che dietro a quelle
domande vi siano altre domande, perché i nostri bambini ragionano in modo molto più semplice,
molto più puro di noi. La prima domanda potrebbe essere: <Come nascono i bambini?.. Vi prego di
rispondere semplicemente che essi vengono dal grembo della loro madre. La domanda che potrà
seguire, dopo un certo tempo sarà: <Come possono i bambini uscire dal ventre della propria
madre?.. La mamma dirà onestamente: <C’è un’apertura e quando il bambino sta per uscire si
allarga”. Poi, la prossima domanda sarà, magari dopo qualche mese: <Come fa il bambino ad
entrare nella pancia della mamma?”. Se il rapporto è sincero il vostro bimbo si sentirà soddisfatto
della risposta e cioè che il bambino entra nella madre mediante il padre. Più tardi il bambino
chiederà: <Ma come fanno i bambini a passare dal padre alla madre?”. Voi dovete sempre pensare
alle attitudini del bimbo, al suo pensiero, non al vostro pensiero e la risposta sarà molto facile:
<Questo succede perché il papà e la mamma si amano”. Probabilmente il bambino sarà soddisfatto
per molto tempo delle nostre risposte perché il suo modo di pensare è diverso dal nostro. Vi sono
anche libri con illustrazioni che possono aiutare a capire la differenza tra gli organi sessuali
maschili e quelli femminili, ma per favore, non raccontate storie assurde sugli organi sessuali.
Domanda: Come comportarsi quando il bambino prende di nascosto dei soldi dai genitori,
nonostante abbia la sua paga settimanale e abbia anche tutte le sue esigenze soddisfatte?
Risposta: E’ anche questa una questione che si risolve ricercando la causa del comportamento tra
le quattro mete. Probabilmente il bambino fa questo atto di nascosto, ma inconsciamente desidera
che i genitori scoprano l’azione. Questo significa che vuole avere più attenzione. C’è una
sensazione di superiorità del bambino nei confronti dei genitori ai quali vuole dimostrare che, anche
se loro nascondono i soldi, lui riesce a trovarli. Bisogna discutere molto francamente con lui di
come può restituire i soldi; non dobbiamo arrabbiarci perché non serve a nulla. Non è necessario
dire al bambino che si è comportato male, perché lui già lo sa.
Bibliografia consigliata:
J. Donald Walters IMPARARE A EDUCARE Edizioni Il Punto d’incontro
Harriet Lerner ESSERE MADRE Edizioni TEA
101
Malolo L’OCCHIO DEL GENITORE. L’ATTENZIONE AI BISOGNI PSICOLOGICI DEI FIGLI,
Edizioni Erickson
Jesper Juul IL BAMBINO E’ COMPETENTE Feltrinelli
Elena Mora e Maria Rita Parsi MANUALE ANTI ANSIA PER GENITORI Piemme
Anne Bacus -Lindroth LA VITA SPIEGATA AI MIEI FIGLI Bompiani
Robert Coles L’INTELLIGENZA MORALE DEI BAMBINI Rizzoli
M.Bernardi – Pina Tromellini LA TENERZZA E LA PAURA TEA Editrice
Alon Gratch SE GLI UOMINI POTESSERO PARLARE Sperling & Kupfer Editori
Jacques Salomé DIMMI PAPA’ COS’E’ L’AMORE Sonzogno Editore
Myla e Jon Kabat-Zinn IL GENITORE CONSAPEVOLE CASA EDITRICE TEA
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APPENDICE I
POLEGGE 28 APRILE 2004 INCONTRO CON LE MAMME
Scriviamo una lettera d’amore ai figli perché amino il papà
“Il più bel regalo che un papà può fare ai propri figli
è amare la mamma”
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Cari bambini miei,
il vostro papà è un uomo meraviglioso dotato di sensibilità di amore e grande positività.
Vi sa stare vicino sia per giocare come un bambino, ma sa essere severo al punto giusto per
insegnarvi come vivere la vostra vita. e’ un esempio da imitare perché con il suo amore, il suo
carattere, il suo modo di comportarsi sa rendere felice la vostra mamma ed anche voi. E’ un punto
di riferimento sicuro: con lui si può parlare di qualsiasi cosa e quando non si sa prendere una
decisione, lui è sempre disponibile per parlare e dire il suo punto di vista senza imporlo. E’ un uomo
libero e ci insegna ad esserlo a nostra volta.
Ci rispetta, non sminuisce il nostro essere, ci ama, ce lo dice e ce lo dimostra senza nulla volere in
cambio.
Vorrei tanto che un giorno da grandi voi assomigliaste a lui perché ha il potere di far star bene e
rendere felici le persone che lo circondano così come fa il nonno, suo papà con lui. E’ così bello
vedere il nonno e papà che si abbracciano quando si incontrano: ancora oggi si dimostrano il loro
amore.
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Cari tesori non ho mai avuto questa occasione speciale per poter scrivere il bene che vostro padre ha
per voi. Purtroppo per problemi di lavoro lo vedete poco, ma non per questo non dovete pensare che
papà non vi ama. Voi dovete sempre dimostrare l’amore a papà, perché è una persona speciale.
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Cari figli miei vi devo spiegare perché dovete volere bene al vostro papà. Non mi costa fatica, per
me è una gioia perché sono orgogliosa del vostro papà. Forse farò fatica ad esprimerlo con le parole
giuste ma farò il possibile. Prima di tutto vi devo dire che non è proprio difficile volere bene al
vostro papà, anzi.
Papà è una persona buona che vuole bene alla mamma e le è stato sempre vicino nei momenti di
difficoltà e nei vari problemi della vita. Abbiamo avuto tempi lunghi per avervi e quando io ero
presa dallo sconforto papà mi è sempre stato vicino. Papà vi adora e vive per voi. A dire la verità io
ho sempre detto che avete un bravo papà. Tu figlio maggiore le sai queste parole le ho sempre dette
e d’altra parte tu lo adori e niente viene per caso. Il tuo fratellino è ancora piccolo ma sono sicura
sarà uguale anche per lui. Figli miei siate fieri del vostro papà.
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Mio caro piccolo, ci sono delle cose che tu forse non capisci o forse percepisci appena di me e papà.
Lo so che molte volte ci vedi arrabbiati o distaccati l’uno verso l’altro.
Però ti voglio dire una cosa molto bella di papà che ti riguarda profondamente.
Sei stato e sei sempre più una sorpresa nella sua vita.
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Papà e mamma ti hanno generato amandoti da prima ancora della tua nascita. Ora vorrei elencarti
alcune qualità e bellezze del tuo papà per poter aprire i tuoi occhi e farti amare ancor più l’uomo
che spero sia e sarà sempre per te un punto di riferimento nella tua vita.
Apprezza in lui la sua disponibilità che in qualsiasi attimo sa donare con tutto il cuore.
Apprezza la gioia di vivere che sprigiona dai suoi occhi e in tutti i suoi gesti anche quotidiani.
Nonostante la vita gli abbia riservato prove molto dure ha sempre sfoderato una gran grinta per
andare avanti.
Apprezza i suoi saggi insegnamenti di vita. Sono sinceri.
Ama anche il tuo papà con i suoi difetti e le sue caparbietà, sono comunque parte di lui.
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Ciao Amore
Vorrei raccontarti di quanto il tuo papà ti ami, anzi, ti adori, ma io penso che questo tu lo sappia già,
sei ancora piccolo, ma la tua sensibilità innocente e fiduciosa te lo fa capire.
A volte lui ti sgrida è vero, ti fa anche spaventare con il suo vocione e gli occhi fiammeggianti e
spesso corri da me a cercare protezione, ma io vorrei che tu chiudessi gli occhi e provassi a non
guardare l’aspetto esteriore della sua rabbia, perché sotto la scorza dura si nasconde un cuore tenero
e pieno d’amore, una voglia smisurata di renderti felice e di giocare assieme a te. Perdonalo, se
puoi, per quei momenti bui e amalo per tutto quello che di bello, buono e prezioso lui ti sa donare.
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Carissimi ragazzi
Nel crescervi l’elemento di primaria importanza è stato l’amore. Una grossa parola con mille
sfumature di significato. In nome di quest’amore voglio ricordarvi quanto vostro papà ha sempre
fatto per voi. Non dimenticate mai il suo enorme altruismo, la sua disponibilità nell’aiutare tutti,
anche coloro che forse non gli piacciono molto. Imparate ad essere come lui. Non dimenticate mai
quanto sappia essere generoso, una qualità molto e sempre più rara. Amatelo sempre anche nei
momenti di fermezza e severità perché in quei momenti vi sta insegnando a vivere. Qualsiasi scelta
facciate io so, che lui vi darà il suo sostegno anche se potrebbe non essere della vostra idea. Siete
fortunati, avete un papà attento e presente sotto tutti i punti di vista e credetemi non è cosa da poco.
Apprezzate la sua capacità di rimettersi in gioco, di capovolgere la sua vita per il benessere di chi
gli vive intorno.
Imparate dai suoi difetti perché ogni difetto è motivo di miglioramento e d’umiltà.
Tutto ciò è amore o un aspetto di esso. Ricordatevi di dimostrarglielo sempre.
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Tesori miei, so che volete molto bene al papà, ma so anche che a volte lo temete perché lui è brusco
con voi e non ha pazienza.
Vorrei dirvi che lui vi ama moltissimo e che, assieme a me, siete la cosa più bella che gli sia mai
capitata, che quando siete nati camminava a un metro da terra ed era fiero di essere vostro padre.
E’ molto appassionato del suo lavoro che lo porta a stare parecchio fuori casa, ma lui fa di tutto per
trovare del tempo per stare con voi, per giocare, per esservi vicino nei momenti importanti della
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vostra vita. Ma tutto quello che lui fa lo porta ad essere spesso preoccupato e pensieroso e per
questo a volte non ha molta pazienza.
Lui ha tanto amore da dare, ma forse a volte, per paura non lo dimostra e non si lascia andare,
sappiate, comunque, che anche se a volte è difficile da comprendere, lui fa tutto quello che fa per
farci felici e per farci stare bene. Un abbraccio
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Care bimbe mie
oggi voglio raccontarvi una bellissima: c’era una volta un papà che ogni volta che tornava a casa gli
s’illuminavano gli occhi quando vedeva i suoi “angeli biondi” come li chiamava lui. Anche se
stanco dopo una lunga giornata di lavoro giocava sempre con le sue due bimbe, prima le portava a
fare un giro con la sua moto, poi accettava di far fare loro l’aeroplano anche se ormai non erano più
loro leggere come farfalle.
Spesso le accompagnava in camera alla sera e prima di addormentarle leggeva loro tutte le storie
che volevano. E per finale una sorpresa, il protagonista di questa bella favola è proprio il vostro
papà che vi vuole un bene “grande come una montagna”.
Amatelo ed imparate ad avere pazienza perché lui, con voi, ne ha moltissima.
un bacione
la mamma
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Amore dolce, la tua presenza è fonte di gioia e amore per noi. Ti amiamo con tutto il cuore e sono
sicura che anche tu ami noi. Il papà ogni tanto è burbero…amalo ugualmente con tutto il cuore, ti
ama tanto, ma non te lo dice spesso……comprendilo. Ha un cuore grande, a volte è stanco, a volte
non sa bene come dirti le cose…ci vuole pazienza, ma AMALO con tutto il cuore perché lui ti ama.
Hai visto?Sa essere anche dolce, paziente e sa anche giocare con te e farti ridere a crepapelle!Ti
racconta “cos’è questo e quello” e le storie che rimani incantato ad ascoltarle. Amore
dolce…..amalo, perché è il tuo papà!
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Carissimo orgoglio mio, non mi sento di darti consigli e spiegazioni sul perché devi amare il tuo
papà.
Se tu riceverai il suo amore e la sua presenza, saprai ricambiare da solo.
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Quando ho conosciuto “il mio principe” non lo immaginavo certo nella veste di papà: stavamo bene
insieme, avevamo valori comuni, guardavamo nella stessa direzione.
Ora voi siete innamorate di lui: è diventato anche il vostro principe.
Il vostro papà è fiero di voi, mostra le vostre foto ai colleghi, ed è convinto che siate le più belle
bambine del mondo. Vi pensa sempre. Mi telefona in ufficio per sapere cosa avete fatto e detto al
mattino appena alzate.
Quando è stanco è un po’ nervoso e allora …si salvi chi può…..ma quando è rilassato ci fa ridere e
divertire e stiamo bene tutti e quattro insieme.
Sono contenta che voi gli vogliate così bene perché significa che ho scelto per voi il papà giusto!.
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Carissimi bimbi,
con questa lettera vorrei tentare di spiegarmi quanto bello è avere un papà tutto per voi.
Un papà con il quale poter giocare, parlare, divertirsi e impegnarsi nei compiti più difficili.
Questo papà è un papà che vi accompagnerà fino a quando ne avrete bisogno, ogni volta che
chiederete il suo aiuto lui sarà presente.
penso che un papà così sia meglio tenerselo stretto e portare un po’ di pazienza quando perde la
calma.
Cari bimbi, concludo pensando che l’amore che portate adesso per il vostro lo porterete anche
quando sarete grandi.
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Il papà è davvero speciale !!!!!!
Ha un bellissimo sorriso e due occhioni che sprizzano gioia – è solare –
La cosa che lo entusiasma di più è stare con gli altri. E’ la gente. E’ il condividere.
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E’ intelligente e calcolatore ma sa anche essere un bambinone. Quanti scherzi e quanti giochi sa
inventare per farci divertire.
E’ un po’ pigro, non gli piace molto camminare e fare fatica, ma quanti lavoretti sa fare in casa!!!!!
Quanti giocattoli riesce ad aggiustare!!!! Quante corse fa ogni giorno per portarvi di qua e di là, e la
sera poi è sempre pronto per una storia o un indovinello.
Grazie papà
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Caro figlio
quando sei nato tuo padre era con me, mi ha accompagnata in ospedale e mi è stato accanto in tutto
il tempo, un po’ travagliato, prima che venissi alla luce. Ricordo che per me la sua presenza è stata
importante e nell’attimo prima di aiutarti ad uscire mi sono aggrappata alle sue gambe, volevo
sentire la sua forza, il suo sostegno. Lui c’era!
…Quando sei nato all’unisono senza guardarci, lui era dietro di me, abbiamo detto: “ Benvenuto” e
per più di un giorno non abbiamo voluto darti altri nomi.
la gioia nei nostri occhi è durata a lungo, lui mi disse, anche, che ero stata bravissima, ma
bravissimo era stato pure lui che ha sostenuto il mio travaglio senza scappare come lui stesso
temeva.
E’ un uomo sensibile, con forti emozioni, ma coraggioso e determinato.
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Dolcissimo amore della mamma, mi rivolgo a te in questa mia lettera nell’intento di riuscire, non
solo a parole, ma farti comprendere l’importanza della figura del papà per me, per te, per tutta la
famiglia.
Il papà, è una persona meravigliosa che ci circonda d’amore e di attenzioni non solo quando è
presente, ma anche quando noi gli siamo fisicamente vicine. Bastano le sue telefonate improvvise
per darci conferma che ci stava pensando e che per lui siamo molto importanti.
Ci dà la sicurezza di una famiglia solida, serena, armoniosa che pure nei momenti più “difficili” ci
fa sentire amate.
E che dire del “papà-bambino”, scoperto in questi tre anni e mezzo e che la tua mamma era certa
non esistesse in lui! La gioia di voi due che giocate in perfetta sintonia, creandovi uno spazio tutto
vostro, mi riempie di gioia.
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Ama il tuo papà per sempre, come stai facendo ora. E ricordati, esterna sempre ei tuoi sentimenti
anche nei suoi riguardi. E’ bello sentire il suono del proprio amore!
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Cara (A).So che vuoi bene al tuo papà perché sei una bambina ragionevole e matura per la tua età,
come ne vuoi a tutti noi.
Sei il pilastro il pilastro della casa, dai affetto e dolcezza a tutti.
Cara… (B) …sei nell’età dell’adolescenza ed hai conflitti con tutti perché ti credi matura e non lo
sei. Ma io ti affermo che devi voler bene al tuo papà perché vuole bene a te più di chiunque altro, ti
dai consigli e se gli dimostri un minimo ma minimo te li toglie. Ti accontenta sempre in tutto.
Secondo io è troppo buono con te. E tu lo sai se ci pensi. Ti basta poco per accontentarlo, spero che
ti rendi conto in fretta di quello che accade intorno a te. Ciao mamma
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APPENDICE II
POLEGGE 21 APRILE 2004 INCONTRO CON I PAPA’
Scriviamo una lettera d’amore
“Il più bel regalo che un papà può fare ai propri figli
è amare la mamma”
Se penso ai nostri progetti, alle nostre aspettative, a quanto siamo disposti a
sacrificare per questo. Se penso a quante volte non sarò fisicamente presente per
te e per i nostri bimbi, se penso a tutto ciò come la prima cosa che mi viene in
mente in un momento in cui ti devo scrivere velocemente queste mie riflessioni,
allora capisco l’importanza e l’efficacia del nostro Amore. Ne capisco oggi la
maturità, la tempra. Ne capisco la sua capacità a modellare il nostro destino, il
nostro prossimo futuro, per quanto questi possano, ovviamente, dipendere da noi.
Ma la cosa più importante e spontanea che tengo a dirti, è ritrovarlo ancora sano,
effervescente e costruttivo, assolutamente inossidato dagli anni, anche se il
tempo ha magari assopito l’entusiasmo dei 20 anni, forse perché quello che
rimane da scoprire in noi due sta ormai veramente nel profondo, nel profondo
della nostra silenziosa e costante dedizione di l’uno all’altra.
Penso che non sia più tempo ormai di sviolinate romantiche, ma ci rimane e ci
rimarrà sempre il tempo per dirci semplicemente, anche coi nostri atteggiamenti
più segreti, quanto e quanto ci amiamo.
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Amore mio,
spesso te lo dico, ti amo!
Te lo ripeto ancora una volta scrivendolo.
Ti amo per l’amore che hai per me e per i bimbi.
Ti amo perché sei presente anche nelle difficoltà.
Ti amo per le gioie che mi hai dato e che mi dai, ogni giorno, anche se spesso
passano inosservate.
Ti amo perché mi capisci, perché mi comprendi e perché insieme abbiamo deciso
di camminare per un futuro migliore.
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Ciao cara
ti scrivo questa lettera per esprimerti quanto ti voglio bene e quanto sono
contento di averti conosciuta e di averti sposata.
Ti ringrazio per quello che sei, per quello che fai per me e per i nostri bimbi.
Sono felice di condividere questa mia vita con te, anche e se a volte bisogna
superare qualche momento di difficoltà.
Vorrei che nulla fosse cambiato di come sei. Rimani come sei e da parte mia farò
il possibile per essere ancora migliore come padre e come marito.
Ti voglio tanto bene
Ti amo.
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Ti voglio bene perché con te sto bene.
Sto bene con te perché con te vivo e ritrovo la serenità dopo una giornata di
lavoro a volte di difficoltà.
Ti voglio bene perché a molti anni di distanza dal primo momento che ti ho
amata sento ancora vivo lo stesso sentimento ed attrazione.
Mi piaci perché nonostante le incomprensioni che la vita in comune ci porta ad
avere, i chiarimenti, la riappacificazione che ne segue ci lascia più uniti di prima.
Sono contento perché dal sacrificio di una parte di noi stessi è nata la nostra vita
di comunione a volte irta di difficoltà, ma sicuramente anche piena di gioie.
Ti voglio bene perché mi hai reso padre di due meravigliose creature che ogni
giorno mi stimolano nel mestiere di padre, a volte con momenti d’esaltazione,
altre………
Mi piaci perché sei una mamma fantastica.
Mi piaci perché so che ci sei.
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Ciao amore,
le stagioni sono diverse tra loro,
qualche giorno piove
qualche giorno c’è il sole
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qualche giorno nevica
qualche giorno grandina.
Così il nostro amore
in questi anni ha vissuto
giorni di pioggia
giorni di sole
giorni di neve
giorni di grandine
Ma per me il giorno più bello
è stato quando ci siamo sposati
E lo farei ancora.
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Il più bel regalo di papà: voler tanto bene alla mamma dei propri figli.
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Mia cara moglie e mamma dei nostri figli.
Ti scrivo questa lettera per esprimere la mia gioia e immensa fortuna d’avere te
come moglie, e non voglio ripetermi ma ribadire che sei la migliore mamma che
le nostre bimbe potessero avere.
Gioia e amore che voglio esprimere nei tuoi confronti se possibile ogni giorno,
per portare felicità e serenità per tutta la vita.
Il mio amore e gioia nei tuoi confronti deve essere esempio per le nostre bimbe.
Un augurio che anche loro un domani possano essere felci con il proprio
compagno come lo siamo e lo saremo noi in futuro.
Ti voglio bene, un grosso bacio e ciao
il Tuo Amore
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Io ti voglio bene
perché mi hai detto tante volte sì
e tante volte no
Perché ho imparato molte cose, prima insignificanti, sui rapporti con gli altri e
soprattutto con i figli.
Perché nel lungo periodo risento nelle tue affermazioni anche il mio modo di
pensare di comportarmi.
Perché siamo andati sempre avanti
e perché penso sia, secondo te, indispensabile la mia presenza a far crescere bene
i figlioli.
GRAZIE
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Amore mio, è da molto tempo che vorrei poter stare solo con te per dirti quanto
ancora ti voglio bene, per farti una carezza, per stringerti a me. Purtroppo non
riesco a trovarne il tempo, o meglio, forse mi lascio sfuggire l’occasione per
farlo. Mi piacerebbe portarti sulla vetta della montagna più alta e respirare l’aria
frizzante e chiara, e dirti che dopo molti anni il mio amore per te è come
quest’aria.
Guardare la pianura e l’orizzonte, e dirti che il mio amore per te è ancora
sconfinato come la distesa che appare ai nostri occhi.
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Mia carissima, non stupirti di quello che leggerai, ma queste cose te le ho scritte
proprio io, e non pensare che sono diventato pazzo improvvisamente.
Dato che spesso mi solleciti che io ti manifesti i miei sentimenti, con l’occasione
ti scrivo tutto ciò che penso di te:
Ti amo per tutto ciò che sei, per tutto quello che fai, per quello che ci dai.
Ti amo per la determinazione che hai dimostrato per creare quello che qualche
anno fa, per noi, era solo un sogno, la nostra famiglia.
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Spero un giorno di riuscire a dirti parole o frasi che non ti ho detto mai.
Spero che un giorno io riesca a guardarti negli occhi e capire cosa vuoi dirmi.
Spero che un giorno riesca a trovare quella felicità che due persone sognano ma
che non hanno ancora.
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Ti scrivo questa dichiarazione d’amore e di affetto perché con coraggio hai
deciso di condividere con me il cammino di questa vita e conseguentemente le
gioie e le amarezze che questo comporta.
Abbiamo deciso insieme di percorrere con fiducia questo percorso e non è
mancato girono che tu non dimostrassi il tuo affetto e il tuo amore. Riesci a
sopportare il mio carattere, i miei difetti, e a gioie dei miei pregi.
Da quando abbiamo avuto nostro/a figlia/o non passa momento in cui non
dimostri il tuo affetto verso di lei/lui e ti sei rivelata una madre tenera, affettuosa
e premurosa.
Ti ringrazio per tutti i bei momenti di affettività e intimità che mi sai dare.
So che posso contare su di te come amica, amante, moglie, collega ecc. e sono
convinto che la nostra storia d’amore proseguirà in eterno.
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Caro dolce amore mio
prendo al volo questa occasione per dirti che ti sono grato per tutto quello che hai
saputo darmi e quanto hai saputo scoprire di me. Sei una donna semplice e unica.
Sai essere ferma ma mai severa. Sai aiutare quando è il momento e stimolare
senza aggredire. Grazie di essere qua.
La tua positività mi ha insegnato a vivere l’attimo fuggente della vita apprezzare
tutto quello che tu mi hai regalato. Che altro dirti? Una cosa soltanto
Ti voglio un bene ma un bene
che più grande non si può
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APPENDICE III
SCUOLA MATERNA DI POLEGGE Incontro del 17 ottobre 2002
UN GENITORE SOGNA:
AIUTARE I FIGLI A CRESCERE FELICI E MENTALMENTE “SANI”
E una donna che si stringeva un bimbo al seno disse:
PARLACI DEI FIGLI
Ed egli disse:
I vostri Figli non sono i vostri Figli.
I Figli e le Figlie del desiderio che la Vita ha di se stessa. Essi arrivano grazie a voi, ma non da voi.
E sebbene essi siano con voi, non vi appartengono affatto.
Potete donare loro il vostro Amore, ma non i vostri pensieri perché essi posseggono i loro pensieri.
Potete dare una casa ai loro corpi, ma non alle loro anime, perché le loro anime hanno dimora nella casa del domani,
che voi nemmeno in sogno potete visitare. Potete sforzarvi di farvi simili a loro, ma non pretendete di
renderli simili a voi. Poiché la Vita non va all’indietro né indugia su ciò che è stato.
Voi siete come Archi da cui i vostri Figli, Frecce viventi, vengono scoccati.
L’Arciere vede il bersaglio in vista dell’infinito e vi tende con la sua forza affinché le sue frecce vadano veloci e lontane.
Fate sì che il vostro tendersi nelle mani dell’Arciere sia per la felicità,
poiché Egli tanto ama la freccia che se ne va, quanto l’arco che se ne sta.
Kahlil Gibran
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Documento finale, emerso dalla consultazione dei genitori presenti:
Accettare i propri figli con tutte e in tutte le loro sfaccettature, anche quando sono lenti in tutto ciò che non piace loro, e in cui noi vorremmo fossero più veloci. Aiutarli a crescere felici e mentalmente sani, predisponendo le cose in modo che il tempo che noi dedichiamo ai nostri figli non passi mai, insegnando loro ad ascoltare.
Per realizzare quanto espresso nel paragrafo precedente bisognerà creare queste situazioni
famigliari:
4. Sentirsi uniti e desiderarsi in ogni momento importante della vita, perché i nostri figli possano diventare degli uomini con un carattere e con degli ideali giusti.
5. Dobbiamo trasmettere alcuni valori ai figli come: rispetto per se stessi, per gli altri, amore per la vita, in modo da farli diventare donne e uomini veri, sensibili, responsabili consapevoli delle proprie capacità, delle emozioni e sentimenti che vivono, innamorati della vita.
6. Questo va fatto organizzandoci in modo da passare la maggior parte possibile della nostra giornata insieme, in modo da avere serenità in famiglia, sorrisi e pianti, ma il tutto con il sapore dell’amore.
Per creare questa situazione bisognerà far sì che in famiglia ci sia: 11. Una vita serena 12. Nell’eventualità, dare un fratello e una sorella al figlio. 13. Per creare un mondo più umano, più solidale, più pulito da lasciare in eredità ai figli, il primo
passo è far crescere una famiglia unita e serena. 14. La possibilità di avere una casa grande con un grande giardino con i figli che giocano all’aperto,
senza zanzare tigre, e sonnecchiare su un’amaca, la moglie serena e riposata in cucina. Bisognerebbe, infatti, abitare in una casa, con grande spazio all’esterno, e tenere degli animali. Potendoli lasciarli fuori a sfogarsi e vedere, così, crescere i nostri figli sereni, sicuri di loro stessi e forti per affrontare la vita con assoluta serenità e gioia, perché il sogno di ogni genitore è di vedere i propri figli adulti e realizzati nella vita. Nel caso non fosse possibile, creare esperienze similari.
15. Bisognerà che crescano senza patire confronti fra loro. 16. Dobbiamo essere per loro una strada sicura, per essere sempre con loro e accompagnarli 17. Quando tutto ciò non fosse possibile, almeno tentare di avvicinarsi con situazioni similari, ma
non andare in crisi….. …..O Tu, Dio Compassionevole! Donami un cuore che, simile ad un cristallo, sia illuminato dalla luce del Tuo amore, e ispirami pensieri che, mercé le effusioni della Tua grazia celestiale, possano cambiare questo mondo in un giardino di rose…… (Preghiere Baha’ì)
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APPENDICE IV
LE BUGIE DEI BAMBINI
“I cuori di tutti i bambini sono purissimi... Non hanno né ipocrisia né astuzia”
(dagli Scritti Baha'ì)
Se le bugie si possono definire affermazioni false fatte deliberatamente per ingannare gli altri, allora i bambini, soprattutto sotto i cinque anni, non dicono vere bugie. Le loro affermazioni non possono essere definite tali per quanto possano essere false. Sebbene gli adulti possano pensare che un bambino non dica la verità, il loro discostarsi da essa di solito non è basato su cattive intenzioni né è stato pensato per ingannare gli ascoltatori. Se si approfondiscono le ragioni per cui fanno affermazioni non vere, si comprende facilmente la logica di quest’argomentazione.
A volte un bambino mente per paura della punizione o d’essere trattato male, per gelosia verso i fratelli e le sorelle, per egoismo o semplicemente per mettersi in mostra. Anche l’ostinazione, sia nelle parole sia nelle azioni, può portare a dire bugie, se un bimbo mente per una di queste ragioni, l’ostinazione può indurlo a aderire strettamente alle proprie parole. Più spesso tuttavia, il fatto che un bambino racconti storie è il prodotto della sua immaginazione Molti genitori si sono accorti che i figli inventano strane storie per poi raccontarle come se fossero avvenute realmente, con loro come protagonisti. Per l’intensità del potere d’immaginazione la differenza fra fatti ed invenzione viene annullata completamente
Per esempio, un bambino può descrivere alla mamma con la più gran semplicità come egli stesso fosse seduto al posto di comando dell’aeroplano che ha sorvolato la casa la sera precedente o potrebbe asserire di aver distrutto completamente, in un certo gioco, la parete della casa dei vicini, usando solo mani e piedi. Tutto ciò non dovrebbe essere interpretato come una menzogna, né si deve accusare il bambino innocente di comportarsi male, o tanto meno sottoporlo ad alcun tipo di pressione. Il dottor Robert Goup, che ha scritto un libro sui modelli di comportamento dei bambini paragona la punizione nei confronti di un bimbo del genere all’abbattimento di innocue colombe. All’età di tre e quattro anni, i bambini attraversano una fase in cui sono inclini ad esagerare. Se ciò viene interpretato come mentire, ci si comporta ingiustamente.
Pensate che, se chiedete ad una bimba come sta la sua bambolina vi racconterà tutta felice di come essa strilli e pianga e le disubbidisca Se cercate di fare domande che mettano in attività l’immaginazione di un bimbo, vi racconterà molte storie simili con gran semplicità. Si capisce chiaramente dal suo viso felice e dagli occhi lucidi che considera le proprie parole proprio la verità. Perciò, se un bambino occasionalmente fa qualcosa che non dovrebbe fare, inconsciamente riversa la colpa sugli altri. Accade raramente che un bambino, in tenera età, dica di proposito e consapevolmente bugie. Il suo discostarsi dalle regole ha piuttosto ragioni che a noi, come adulti, non sono chiare, ma che hanno a che fare con la sua immaturità. Con il maturare della mente ed il suo progressivo distacco dall’immaginazione e dalle fantasie, passa anche questa fase dello sviluppo del bambino. Pertanto, da parte dei bambini il raccontare fandonie è di solito il risultato di un’immaginazione fertile e non può mai paragonarsi alle bugie degli adulti, che le raccontano con l’espresso proposito di ingannare gli altri.
Jean-Jacques Rousseau ritiene che la mancanza di un’educazione adeguata possa far si che questa caratteristica diventi effettivamente mentire, e che se l’educatore o l’insegnante non sono informati sulla struttura psicologica dei bambini, li tratterà in modo tale che, poco a poco, essi si sentiranno obbligati a dire bugie. Gli educatori dovrebbero tutti comprendere a fondo una questione importante: non si deve mai sgridare o mortificare un bambino in casi del genere, né lo si dovrebbe accusare di mentire in presenza di amici o compagni. In altre parole, non si dovrebbe creare un problema. E’ ancora più importante che gli educatori non picchino o puniscano un bambino perché si è discostato dalla verità. Al contrario, la loro condizione dev’essere corretta gradualmente, con molta pazienza e cortesia, con la piena consapevolezza che si tratta di una caratteristica
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dell’infanzia che alla fine verrà abbandonata. A volte, gli educatori pensano che infliggendo una punizione possano immediatamente
correggere una determinata situazione e condurre il bimbo ad essere sincero (secondo la valutazione dell’adulto). Ma il risultato finale sarà esattamente l’opposto, perché il bambino per natura è involontariamente influenzato dalla propria immaginazione. Di fronte al condizionamento della natura, la punizione gli sarà di poco aiuto. Per proteggersi dalla crudeltà dell’educatore disinformato il bimbo si atterrà strettamente alla propria cattiva condotta e al mentire vero e proprio e, poco a poco, acquisterà tanta esperienza nel farlo da diventare un bugiardo di prima categoria.
Per chiarire l’argomento, faremo un esempio: vostro figlio di sette anni torna da scuola con gli occhi vispi ed il viso radioso e vi racconta pieno di gioia di aver saputo oggi a scuola la lezione meglio degli altri e di essere stato molto lodato dagli insegnanti; a tutti gli altri bambini l’insegnante ha detto di seguire il suo esempio e d’andare a congratularsi con lui. La storia continua dicendo che uno dei compagni geloso si è messo a piangere; durante l’intervallo quel bambino lo ha preso in giro fino ad arrivare al punto di picchiarlo. Poi, è venuto il preside a mettere a posto le cose, e così via...
Conoscendo bene vostro figlio, non ritenete che sia progredito a tale punto da essere stato al centro dell’ammirazione dell’insegnante. Ma se non state attenti, dicendo con rabbia cose tipo “tutte queste storie sono senza senso”, e “dovresti vergognarti”, o “alzati immediatamente e andiamo dal tuo maestro per vedere se queste sciocchezze sono vere, e se mi hai raccontato bugie, faremo i conti!” potreste rischiare di smascherarlo. Allora il povero bambino, come un ubriaco a cui passa la sbornia, torna allo stato normale e rimpiange moltissimo le sue fantasie poetiche alle quali aveva finito per credere. Pensando alla punizione dei genitori e immaginandosi deriso a scuola, inizia, per proteggersi a raccontare altre strane storie. Sostiene innumerevoli volte, portandosi una mano al cuore e augurandosi di morire se ciò che ha detto è falso, che se la mamma chiarisce la faccenda a scuola, lo sospenderebbero, gli altri bambini lo maltratterebbero e che ciò che ha raccontato è vero; e che il bambino che lo ha picchiato penserebbe che la madre vada lì a punirlo, e così via. Vengono fuori tante menzogne che la situazione diventa impossibile da gestire e il risultato sarà il contrario di ciò che si voleva.
Comunque, se si sta abbastanza attenti e se al momento non si dice niente al bambino senza mostrarsi felici delle sue invenzioni, ma se si ascolta calmi e tranquilli, dopo un pò l’influenza dell’immaginazione del bambino si esaurirà: o scorderà completamente la storia o confesserà alla mamma che era solo uno scherzo. Potrebbe anche pensare che la storia è frutto della sua immaginazione, che l’ha semplicemente raccontata a se stesso e che da essa ha ritrovato un piacere immediato. A questo punto la madre, con molta saggezza e cortesia può dare consigli al suo bambino e dirgli che, se Dio vuole, potrà studiare tanto che ciò che ha raccontato per scherzo diventi realtà, che altri seguano il suo esempio e che l’insegnante lo ammiri. E’ persino possibile che la madre gli dica che egli ha predetto il proprio futuro e che si augura che tutto vada proprio nel modo da lui descritto. Se le circostanze sono adatte, può spiegare con prudenza che le storie che i bambini raccontano dovrebbero essere come sono accadute realmente.
In breve, quest’argomento è importante e delicato. Gli adulti hanno a che fare con creature sensibili, tenere e dall’immaginazione fertile, che hanno cuori più delicati delle ninfee e che si possono spezzare per la minima noncuranza. D’altro canto se il bimbo sarà abbandonato a se stesso, ovviamente non sarà corretto. Per questo motivo l’educatore dovrebbe guidare il bambino con attenzione e concentrazione, con grandissima pazienza e cortesia Piuttosto che adoperare forza e minacce, dovrebbe cercare di seguire i consigli di uno psicologo dell’età infantile.
(Furutan, Madri, Padri e Figli, Casa Editrice Baha’ì)
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APPENDICE V
I DIRITTI DELL’INFANZIA E I SOPRUSI DEGLI ADULTI
(di Beppe Severgnini - Corriere della sera 21 novembre 2002)
Ieri era il 20 novembre, giornata mondiale per i diritti dell’infanzia. E’ una festa che mi fa
arrabbiare. Perché ai bambini dedichiamo le giornate mondiali, le feste nazionali e le celebrazioni
locali. E poi gliene facciamo di tutti i colorì.
Provate a leggervi la Dichiarazione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia, approvata
all’unanimità (naturalmente) dai rappresentanti degli Stati di tutto il mondo, il 20 novembre 1989.
E’ un campionario di buone intenzioni sventolate da cattive coscienze. Un esempio dell’ipocrisia
dell’uomo (adulto), che si può riassumere in dieci parole: fa cose che non dice, e dice cose che
non fa.
Articolo 3: “ I Capi dei vari Paesi devono proteggere il bambino e fare in modo che abbia ogni cura
necessaria al suo benessere.” Andiamolo a dire a quei dirigenti argentini che si sono venduti il
Paese: chissà cosa pensano mentre i bimbi muoiono di fame nelle periferie di Buenos Aires.
Art. 34: “Ogni Paese deve disporre di misure adeguate per proteggere i bimbi dallo sfruttamento
sessuale”. Andiamo a vedere cosa accade nel Sud-est asiatico, con la vergognosa collaborazione di
molti turisti occidentali.
Art. 36: “Ogni Paese deve proteggere il bambino da ogni forma di sfruttamento”. Andiamo a controllare nei sottoscala del subcontinente indiano, e vediamo se applicano lo Statuto dei Lavoratori. Ho partecipato ieri ad un convegno qui a Milano a Palazzo Reale, organizzato dalla fondazione
Francesca Rava (“Diventar grandi nel terzo Millennio”). Era ospite padre William Wasson, un
americano che ha creato case d’accoglienza per ventimila bambini di strada del Centro America
Avrà pensato: in Italia certe cose non succedono. E’ vero. Ma ne accadono altre. Meno gravi,
certamente. Ma molto irritanti.
Pensate a come viaggiano, i nostri bambini: incollati ai parabrezza come pupazzi, col papà
che guida a cento all’ora. Gli incidenti sono la prima causa di morte, fino ai quindici anni: ma
nessuno sembra ricordarsene. Una volta, fermo ad un semaforo di Milano, ho visto un quarantenne
al volante, e una bimba di due anni in piedi sul sedile davanti. Ho abbassato il finestrino e ho detto
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con un gran sorriso: “Mi scusi, è pericoloso...”. Il papà mi ha risposto. Ma quello che ha detto non si
può pubblicare sul Corriere della Sera (neppure quello che io penso di lui, a dire il vero).
Pensate alle scuole che frequentano i nostri bambini: ci voleva un terremoto per accorgersi
che non sono sicure? E non ci sono solo le catastrofi, ma anche i piccoli soprusi silenziosi. In buona
parte del mondo con cui vogliamo confrontarci, le scuole sono dotate di cortili e campi-giochi dove
i ragazzi possono sfogarsi. Conosco scuole in Italia dove i cortili sono off-limits: servono per il
parcheggio degli insegnanti.
Pensate all’affetto riversato sui nostri figli, che in qualche caso rischia di diventare tossico
(l’aggettivo è di Gustavo Charmet, psicologo).
Al convegno di ieri (condotto da Daria Bignardi) c’era anche l’assessore all’educazione e
all’infanzia del Comune di Milano, Bruno Simini, di cui mi dicono bene. Raccontava delle sue
visite negli asili e nelle elementari: incontra mamme che quando si domanda al bambino “Come ti
chiami?Quanti anni hai?” rispondono “Filippo, quattro anni” al posto del figlio, il quale osserva la
scena con aria rassegnata, e porta in tasca un cartoccio di stagnola con il pasto, perché a casa non si
fidano della giornata in cui a scuola si mangia “cibo etnico”. Filippo, ovviamente, è candidato ad
unirsi all’esercito di italiani che resteranno in casa dei genitori fino a trent'anni (sette su dieci, se
interessa). Pensate, infine, a quello che facciamo vedere in televisione ai nostri figli: violenza e
volgarità a tutte le ore, in barba ai regolamenti e alle “fasce protette” (16 mila violazioni in un anno,
secondo L’Osservatorio per i Minori). Perfino “Paperissima” (uno degli ultimi rifugi), venerdì è
stata interrotta dalla solita pubblicità sbracata del solito calendario.
Ai televisivi di mestiere chiedo: divento intollerante, quando scrivo queste cose? Può essere.
Ma anche Gesù Cristo perdeva la pazienza, quando toccavano i bambini. Figuriamoci un
giornalista.
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APPENDICE VI
Polegge 04/03/09
LE STORIE
Da tempo immemorabile storie leggende, metafore e racconti sono i metodi preferiti dagli uomini per trasmettere informazioni , valori, e importanti insegnamenti. Attraverso una storia apparentemente semplice gli anziani comunicavano alle generazioni più giovani vari messaggi riguardanti l’egoismo, la collera, insomma le varie emozioni. Attraverso i racconti passavano idee, convinzioni, moralità, generosità e quant'altro. Nel corso dei secoli in tutte le culture, storie e metafore, sono state un mezzo efficace di insegnamento e di passaggio di informazioni educative di generazione in generazione. Ripensiamo solamente alle storie raccontate nella Bibbia, nelle saghe australiane, nell’antica Grecia con i suoi miti per spiegare la creazione del mondo. Le storie ci insegnano ad affrontare le situazioni che incontriamo nella vita e a gestire meglio le sfide che ci attendono. Noi uomini, di ogni razza e di ogni continente abbiamo usato le storie per spiegare il nostro mondo e le sue origini. Nello stesso modo le storie possono esser utili per insegnare valori, criteri e modelli di comportamento educativi e quindi accettabili da tutti. In molti casi le storie forniscono le modalità migliori per affrontare ciò che i bambini e i genitori non desiderano discutere apertamente. Se vi accingete a raccontare delle storie fate in modo che la cosa sia divertente. Affidiamoci al nostro entusiasmo più che alle tecniche. Le storie possono cominciare con entusiasmo più o meno così: Ma sai cosa mi è successo oggi! Se te lo dico non ci credi!” Non c’è bisogno che le storie siano veritiere, il cielo può assumere mille colori, gli alberi parlare, i leoni volare. E, incredibile, possono esistere anche le fate e gli elfi. La narrazione deve essere spontanea ed avere tre elementi importanti: chi narra, chi ascolta e la comunicazione. La storia sarà tanto efficace quanto più queste tre cose interagiscono armonicamente fra di loro con spontaneità. Più particolari si aggiungono e più reale è la storia per chi racconta e per chi ascolta. Aggiungete i particolari usando i sensi, fate sentire gli odori, fate vedere i colori, sentire i rumori, immaginare le sensazioni e…….così via
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Eccone due storie scritte da due gruppi di genitori che recitavano la parte, un gruppo, dei genitori, e l’altro quello dei bimbi. Il tema era scrivete le vostre emozioni pensando al momento di andare a letto e i bambini rispondono con la classica frase “ Non voglio andare a letto”. Emozioni descritte e dettate dai genitori riuniti, inizialmente, in un unico gruppo: Paura, felicità, comicità. Curiosità. Tristezza, gelosia, rabbia, autostima.,, sensibilità, gioia, frustrazione, coraggio.
GENITORI FIGLI Una sera Autostima stava giocando con i Lego e si sentiva molto coraggioso perché stava facendo le astronavi spaziali. Provò una rabbia fortissima quando mamma Frustrazione, senza comicità, gli disse che doveva finire il suo gioco e andare a letto. Autostima sentì subito nel cuore una gran paura perché in cameretta c’erano i mostri e si sentiva, quindi, molto triste. Mamma Frustrazione, colta da un impeto di sensibilità gli raccontò che andando a letto e chiudendo gli occhi, sarebbe arrivata la principessa Gioia, che aveva nel suo sacco una magica polvere, che lo avrebbe reso coraggioso e invincibile, e, quindi, pieno di gioia. Allora Autostima diede la mano a Frustrazione e si rimboccò sotto le copertine, chiuse gli occhi con la Curiosità nel cuore.
C’era una volta… Felicità e <Gioia che stavano giocando allegramente aspettando che mamma e papà finissero di cenare. Ad un certo punto mamma Rabbia le invita a mettere via tutti i giochi perché “è ora di andare a letto!”. Papà coraggio aiuta le figlie a non diventare tristi trasformando questo momento in Comicità. La curiosità, però, per una nuova favola le convince ad andare a letto. Autostima arriva ed esclama "Che belle siamo!”.
La bravura e la capacità di raccontare storie emerse nei due gruppi è palese. Questo genitore e questi bambini si sono parlati, capiti fin nel profondo dell’anima. COMPLIMENTI! Bibliografia Silvia Tamberi - Gli oggetti raccontano, storie straordinari di oggetti comuni, Ed. Erickson Roberta Verità, - Pensieri favolosi, come trasformare le emozioni negative in emozioni positive, Ed. Erickson - Con la testa fra le favole, favole per bambini che pensano serenamente, Ed. Erickson