Europa Galante Fabio Biondi · invece due viole da braccio, due viole da gamba, un violoncello e...
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STAGIONE 2017 | 18 martedì 30 gennaio 2018 | ore 20,30
SALA VERDI DEL CONSERVATORIO
Europa Galante Fabio BiondiDIRETTORE
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SOSTENGONO LA SOCIETÀ DEL QUARTETTO
COLLABORANO CON LA SOCIETÀ DEL QUARTETTO
LA SOCIETÀ DEL QUARTETTO PARTECIPA A
MEDIA PARTNER
Di turno
Marco Bisceglia Andrea Kerbaker
Direttore artistico
Paolo Arcà
È vietato, senza il consenso dell’artista, fare fotografie e registrazioni, audio o video, anche con il cellulare.
Iniziato il concerto, si può entrare in sala solo alla fine di ogni composizione. Si raccomanda di:
• disattivare le suonerie dei telefoni e ogni altro apparecchio con dispositivi acustici
• evitare colpi di tosse e fruscii del programma
• non lasciare la sala fino al congedo dell’artista
Il programma è pubblicato sul nostro sito web il venerdi precedente il concerto.
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Johann Sebastian Bach (Eisenach 1685 – Lipsia 1750)
I sei Concerti brandeburghesi
Concerto n. 3 in sol maggiore BWV 1048 (ca. 12’)I. [senza indicazione] II. Adagio III. Allegro
Concerto n. 6 in si bemolle maggiore BWV 1051 (ca. 17’)I. [senza indicazione] II. Adagio, ma non tanto III. Allegro
Concerto n. 2 in fa maggiore BWV 1047 (ca. 12’)I. [senza indicazione] II. Andante III. Allegro assai
Intervallo
Concerto n. 5 in re maggiore BWV 1050 (ca. 20’)I. Allegro II. Affettuoso III. Allegro
Concerto n. 4 in sol maggiore BWV 1049 (ca. 15’)I. Allegro II. Andante III. Presto
Concerto n. 1 in fa maggiore BWV 1046 (ca. 20’) I. [senza indicazione] II. Adagio III. Allegro IV. Menuetto V. Trio VI. Menuetto VII. Polonaise VIII. Menuetto IX. Trio X. Menuetto
Il concerto è registrato da RAI Radio3
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Non sappiamo con esattezza a quando risalga la composizione dei
sei Concerti brandeburghesi. Un termine ante quem è sicuramente il 24
marzo 1721, data riportata sul manoscritto autografo compilato per il
margravio di Brandeburgo Christian Ludwig (1677-1734) e corredato da
un’ampia dedicatoria stesa in francese, lingua ufficiale nel Brandeburgo
e alla corte prussiana nelle dissertazioni scientifiche: Six Concerts
/ Avec plusieurs Instruments / Dédiées / A Son Altesse Royalle /
Monseigneur / Crêtien Louis, / Margraf de Brandenbourg & c. & c. & c.,/
par Son tres-humble & très obeissant Serviteur / Jean Sebastian Bach,
/ Maître de Chapelle de S.A S. le / prince regnant d’Anhalt-Coethen.
L’umile e obbediente servitore prosegue: “Ella ha voluto farmi l’onore
di commissionarmi qualche pezzo di mia composizione… ed io ho
arrangiato i presenti concerti”, come se invece di un capolavoro assoluto
nella storia della musica avesse compilato due paginette!
Bach non lavorò ai sei Brandeburghesi solamente durante gli anni 1717-
1723 trascorsi a Köthen al servizio del principe Leopold in qualità di
maestro dei concerti e della musica da camera, bensì già alla corte
di Weimar (1708-1717) dove fu impegnato come organista; gli studiosi
ipotizzano un ordine nella creazione: prima il sesto, poi il primo, il terzo e
il secondo, infine il quarto e il quinto.
Il titolo “Brandeburghesi” non è originale, ma fu introdotto nell’Ottocento dal musicologo tedesco Philipp Spitta con riferimento al committente e dedicatario.
Tra estro e rigore: i Concerti brandeburghesi di Johann Sebastian Bach
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Il titolo “Brandeburghesi” non è originale, ma fu introdotto nell’Ottocento
dal musicologo tedesco Philipp Spitta con riferimento al committente
e dedicatario. I concerti furono eseguiti dai musicisti della cappella di
Köthen dove il principe Leopold, abile musicista (suonava clavicembalo,
violino, viola da gamba e cantava “con buona voce di basso”, a detta
dello stesso Bach) aveva creato un’ottima orchestra; al contrario,
non ricevettero la dovuta attenzione alla corte del margravio, dove
la partitura rimase ignorata forse per le troppe difficoltà esecutive.
Sappiamo che intorno al 1754 l’autografo bachiano entrò in possesso
di Johann Philipp Kirnberger, uno degli allievi prediletti di Bach;
attualmente è conservato presso la Biblioteca di Stato di Berlino. La
definizione presente nella dedica “concerts avec plusieurs instruments”
(“concerti con vari strumenti”) allude e nel contempo rifugge la
classificazione delle principali categorie concertistiche dell’epoca: il
concerto solistico e il concerto grosso. Il primo, sviluppatosi nel secondo
Seicento con Giuseppe Torelli, veronese di nascita e bolognese di
adozione, ebbe da Antonio Vivaldi la sua forma definitiva (si ricordi
che Bach aveva approfonditamente studiato le opere di quest’ultimo
realizzandone diverse trascrizioni): tre movimenti di cui quelli esterni
caratterizzati dalla struttura “a ritornello” basata sull’alternanza tra una
serie di motivi orchestrali (che costituiscono per l’appunto il ritornello)
e gli episodi intermedi affidati al solista. Il concerto grosso ha invece
in Arcangelo Corelli e nella sua Op. VI (Amsterdam, 1714) il principale
riferimento; Corelli individua all’interno dell’ensemble strumentale un
complesso solistico ridotto a tre parti, due violini e basso continuo,
denominato “concertino”, cui si oppone il tutti, il “grosso” ovvero l’intero
gruppo orchestrale, indicato talvolta come “ripieno”.
Bach riprende le idee vivaldiane o corelliane, ma da par suo, in una
sintesi particolarissima, una vera e propria summa di figurazioni, armonie,
tempi, metri, soggetti, desunti non solo dallo stile italiano, ma anche da
quello francese e tedesco: pur concepita – come si scriveva - in periodi
diversi, la raccolta dei Brandeburghesi presenta una forte organicità. Così
convivono armoniosamente il contrappunto rigoroso delle fughe e i ritmi
di danza della musica francese, lo stile gravis da chiesa e le movenze
Tra estro e rigore: i Concerti brandeburghesi di Johann Sebastian Bach
Bach riprende le idee vivaldiane o corelliane, ma da par suo, in una sintesi particolarissima
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leggere e ariose di quello da camera. Altra cifra caratteristica di queste
pagine è il virtuosismo che coinvolge i singoli esecutori del concertino,
dell’insieme e anche quegli strumenti (clavicembalo e violoncello)
cui è affidata la parte del basso continuo, straordinariamente ricca di
invenzioni armoniche. Altro elemento peculiare è la grande varietà
e originalità delle combinazioni strumentali: ogni concerto presenta
infatti un organico diverso. I sei brani differiscono inoltre per quanto
riguarda l’articolazione dei movimenti. Vediamo più approfonditamente
le caratteristiche di ciascuno di essi. Il Primo Concerto è l’unico della
raccolta suddiviso in quattro movimenti e la sua struttura è piuttosto
atipica. I primi tre tempi ripropongono la classica tripartizione del
concerto Allegro-Adagio-Allegro (con l’adozione del modello vivaldiano
“a ritornello” nei due estremi), l’ultimo è costituito invece da una serie
di danze disposte secondo uno schema affine al rondeau (in cui il
minuetto iniziale funge da refrain). Sia le danze (minuetto e polonaise)
che la presenza di un “violino piccolo” (strumento di formato ridotto e
d’intonazione più acuta diffuso in Francia), al quale sono affidati brevi
passaggi solistici, sono elementi che rimandano allo stile francese. La
scelta di porre questo concerto in apertura della raccolta non è casuale:
Bach intendeva rendere un esplicito omaggio al margravio Christian
Ludwig di Brandeburgo, noto amante della cultura francese, allora di
moda in Germania. Il climax espressivo è rappresentato dall’Adagio, nel
quale i due corni da caccia non suonano mentre il violino piccolo e il
primo oboe dialogano come in un doppio concerto.
Il Secondo Concerto (BWV 1047) segue invece la classica articolazione
in tre tempi. L’organico, secondo lo schema del concerto grosso, è
costituito da un ripieno degli archi cui si contrappone un concertino
formato da un flauto dolce, un oboe, un violino e una tromba piccola
in Fa dal timbro acuto e penetrante. L’utilizzo della tromba rinvia
inoltre all’antica e gloriosa tradizione della cappella bolognese di San
Petronio, dove lo strumento era stato frequentemente usato in veste
solistica. Originale è la disposizione delle sezioni affidate al concertino;
Convivono armoniosamente il contrappunto rigoroso delle fughe e i ritmi di danza della musica francese, lo stile gravis da chiesa e le movenze leggere e ariose di quello da camera
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si alternano infatti episodi solistici con altri in cui i quattro strumenti
suonano a coppie, in trio o tutti assieme, sfruttando un’ampia e inedita
varietà di combinazioni. Nel movimento centrale, Andante, la tromba
tace (lo strumentista può in questo modo riposare il labbro tra i due
tempi estremi, ricchi di passaggi di agilità); suonano invece gli altri tre
solisti, sostenuti dal basso continuo, che dialogano e si imitano partendo
da un unico spunto melodico. Diversamente dai precedenti, nel Terzo
Concerto sono esclusi gli strumenti a fiato; l’organico comprende infatti
tre violini, tre viole e tre violoncelli oltre al cembalo e a un violone
utilizzati per il basso continuo. L’omogeneità timbrica si lega anche
ad una maggiore compattezza dell’ensemble: non vi è qui la netta
alternanza tra soli e tutti propria dello stile concertato.
Singolare è l’articolazione formale; i due tempi Allegri sono separati
infatti da una breve cadenza (Adagio) costituita da due soli accordi.
L’esecuzione del passaggio così come scritto non sembrerebbe avere
però senso musicale; probabilmente nell’intenzione di Bach in questo
momento si sarebbe dovuta inserire infatti una sezione improvvisata
da parte del cembalo o di un altro strumento sostenuto dal continuo.
Il Quarto Concerto reintroduce nuovamente l’alternanza tra il ripieno
e un gruppo di solisti formato da un violino e due flauti che si imitano
spesso come in un gioco di echi. Questi ultimi vengono indicati da Bach
proprio come “Flauti d’Echo”. Secondo alcuni studiosi tale definizione
farebbe riferimento ad un particolare tipo di flauto a becco, detto
flageolet, originario della Francia ma di moda in quegli anni anche
a Londra (Händel vi aveva fatto ricorso in Water Music del 1717). È
probabile che lo strumento avesse suscitato interesse anche da parte
del margravio Christian Ludwig, motivo che avrebbe spinto Bach a
inserirlo nell’organico di questo concerto. La struttura fugata del Presto
conclusivo rivela la predilezione del compositore di Eisenach per lo
stile contrappuntistico e imitativo e allo stesso tempo mostra il legame
con l’antico modello della sonata da chiesa. Il Quinto Concerto, come
il precedente, prevede un’opposizione tra il tutti e un gruppo di solisti
costituito da un flauto traverso, un violino e un clavicembalo. Il cembalo
Altro elemento peculiare è la grande varietà e originalità delle combinazioni strumentali: ogni concerto presenta infatti un organico diverso
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pertanto assolve qui non solo la classica funzione di accompagnamento,
bensì anche quella di strumento concertante quando non solistica.
Infatti Bach al termine del primo movimento Allegro affida al
clavicembalista un’ampia e virtuosistica cadenza, parte essenziale e
insostituibile del movimento, un solo senza stromenti (così nella partitura
originale); essa non rappresenta un momento di sospensione, ma al
contrario prosegue e sviluppa il discorso musicale. Non si tratta infatti
né di una ripresa variata dei temi principali finora ascoltati, né tantomeno
di mera esibizione delle abilità tecniche del musicista ma di una geniale
prova dell’estrosità creativa di un Bach tastierista poco “severo” e
assai fantasioso! Il tempo centrale, Affettuoso, perde la complessità
del concerto grosso per trasformarsi in una sorta di “sonate en trio” -
avrebbero detto i francesi - con la parte del clavicembalo dialogante alla
pari con il violino e il traversiere.
Nel Sesto Concerto stupisce il mutamento radicale di organico, in
quanto Bach utilizza non gli strumenti in auge nell’epoca ma al contrario
strumenti quasi “desueti”: oltre ai legni e ottoni, sono esclusi anche gli
archi di registro acuto, ovvero i violini e il violino piccolo; sono presenti
invece due viole da braccio, due viole da gamba, un violoncello e
infine violone e clavicembalo per il basso continuo. Il movimento
centrale Adagio ma non tanto è concepito come un tempo di sonata
a tre; tacciono infatti le due viole da gamba, mentre il violoncello
contrappunta la parte delle due viole. Il dialogo tra i tre strumenti guida
anche l’Allegro, basato su un gioioso ritornello esposto dal tutti e variato
negli episodi da passaggi virtuosistici e imitativi.
Lorenzo Paparazzo Conservatorio “G. Verdi” di Milano Laureato in discipline storiche, critiche e analitiche della musica
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“Noi non siamo autori, ma interpreti. Serviamo la musica con le nostre capacità”
Fabio Biondi direttore
Nato a Palermo nel 1961, Fabio Biondi ha iniziato la carriera a dodici anni con i primi concerti da solista con l’orchestra della RAI. A sedici anni debutta al Musikverein di Vienna. Da allora collabora quale primo violino con ensemble specializzati nell’esecuzione di musica antica quali Cappella Real, Musica Antiqua Vienna, Il Seminario Musicale, La Chapelle Royale e i Musiciens du Louvre.Nel 1990 ha fondato l’ensemble Europa Galante, con il quale è stato ospite dei più importanti festival e delle maggiori sale da concerto in tutto il mondo. In qualità di solista e direttore collabora con orchestre quali Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Orchestra da Camera di Rotterdam, Opera di Halle, Orchestra da Camera di Zurigo, Orchestra Mozarteum di Salisburgo, Mahler Chamber Orchestra, Orchestra del Maggio Musicale e English Concert. Dal 2005 al 2016 è stato direttore stabile per la musica antica della Stavanger Symphony Orchestra. Nel 2015 è stato nominato direttore musicale del Palau de las Artes Reina Sofia di Valencia. Si esibisce anche in duo con pianoforte, cembalo, fortepiano (Cité de la Musique a Parigi,
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Hogi Hall a Tokyo, Carnegie Hall a New York e Wigmore Hall a Londra). In duo con il cembalista Kenneth Weiss ha presentato un programma bachiano in Europa e negli Stati Uniti.Si dedica con passione alla ricerca e allo studio di opere di rara esecuzione. Il suo repertorio copre 300 anni di musica e la sua produzione discografica lo conferma. Accanto alla registrazione delle Quattro stagioni di Vivaldi che ha meritato numerosi riconoscimenti, i Concerti Grossi di Corelli, le Sonate di Schubert, Schumann e Bach, troviamo oratori, serenate e opere di Alessandro Scarlatti e Händel, e il repertorio violinistico del Settecento italiano. Con Europa Galante ha meritato importanti premi discografici internazionali.Nell’aprile 2002 l’Associazione Nazionale dei Critici Musicali ha assegnato a Fabio Biondi ed Europa Galante il Premio Abbiati; nel 2008 è stato assegnato a Fabio Biondi ed Europa Galante, insieme alla Compagnia Marionettistica Colla, il premio speciale per Filemone e Bauci di Haydn (produzione della LXV Settimana Senese), per l’originalità e il pregio della riscoperta.Dal 2011 è Accademico dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.Suona un violino Andrea Guarneri (Cremona, 1686) e un Carlo Ferdinando Gagliano del 1766 appartenuto al suo Maestro Salvatore Cicero.Con Europa Galante è stato ospite della nostra Società nel 2008, 2011 e 2015, per le Settimane Bach nel 2000 (14° ciclo) e per Musica e poesia a San Maurizio nel 2007 (61° ciclo).
Europa Galante
L’ensemble Europa Galante è stato fondato nel 1990 da Fabio Biondi, che ne è anche direttore artistico. Si è rapidamente affermato in campo internazionale in seguito alla pubblicazione di un primo disco, dedicato a Vivaldi che ha meritato il Premio Cini di Venezia e, in Francia, il premio Choc de la Musique.L’ensemble, che suona su strumenti d’epoca, si è esibito nelle più importanti sale da concerto e teatri del mondo ed è ospite di festival di primo piano quali Lufthansa Baroque Festival, Utrecht, Chopin di Varsavia, Mozart a Würzburg e BBC Proms a Londra. Dal 1998 collabora con l’Accademia di Santa Cecilia nel recupero di opere vocali del Settecento italiano. Con il Festival Scarlatti di Palermo ha realizzato opere quali Massimo Puppieno,
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Il Trionfo dell’Onore, Carlo Re d’Alemagna e La Principessa Fedele. A Venezia collabora con la Fondazione Teatro La Fenice.Fabio Biondi ed Europa Galante hanno meritato numerosi riconoscimenti: nel 2002 il Premio Abbiati della critica musicale italiana; nel 2004 il Premio Scanno per la Musica; nel 2008 il Premio speciale Abbiati per Filemone e Bauci di Haydn. Tra gli impegni recenti Piramo e Tisbe di Adolf Hasse al Theater an der Wien di Vienna e a Budapest e Silla di Händel al Konzerthaus di Vienna, oltre a importanti sedi musicali italiane ed europee.L’importante discografia di Europa Galante ha meritato riconoscimenti internazionali quali cinque Diapason d’Or, Diapason d’Oro dell’Anno in Francia, Premio RTL, Prix du disque e il Premio della rivista Telerama. Nel 2015 ha pubblicato per Glossa il CD I Concerti dell’addio di Antonio Vivaldi (Diapason d’Or). Nella stagione in corso è prevista la registrazione dell’opera Silla di Händel registrata dal vivo al Konzerthaus di Vienna e i Concerti per violino di Jean-Marie Leclair.Europa Galante è in residence alla Fondazione Teatro Due a Parma.È stato ospite della nostra Società nel 2008, 2011 e 2015, per le Settimane Bach nel 2000 (14° ciclo) e per Musica e poesia a San Maurizio nel 2007 (61° ciclo).
Fabio Biondi violino, viola Fabio Ravasi, Andrea Rognoni violiniStefano Marcocchi, Krishna Nagaraja, Simone Laghi violeAlessandro Andriani violoncelloPerikli Pite violoncello e viola da gambaNicola Barbieri violonePatxi Montero viola da gambaGiangiacomo Pinardi tiorbaMarcello Gatti flauto traversoPetr Zejfart, Marco Scorticati flautiEmiliano Rodolfi, Guido Campana, Aviad Gershoni oboiIvan Calestani fagottoTeunis Van der Zwart, Ricardo Rodriguez corniDavid Staff trombaPaola Poncet cembalo
I GIOVANI VINCITORI DEL PREMIO DEL CONSERVATORIO DI MILANO 2017 La giuria del concorso è formata dai musicisti Ospiti di Casa Verdi piazza Buonarroti 29, Milanoil giovedi dalle ore 17 alle ore 18
Premio Sergio DragoniA CASA VERDI... QUASI UN TALENT SHOW MUSICALE
INFORMAZIONI [email protected]à del Quartetto di Milano via Durini 24 - 20122 MilanoTel 02 795 393 www.quartettomilano.it
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Ingresso € 2
Società del Quartetto via Durini 24, Milano, da lunedì a venerdì ore 13,30 - 17,30
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DATE
gennaio 11, 18febbraio 1, 8, 15, 22marzo 1, 8, 15, 22aprile 5, 12, 19maggio 3, 10, 17, 24, 31
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IN VENDITA PRESSO
9.3 Ingresso intero € 10 € 20Socio FAI € 5 € 10Socio Società del Quartetto € 5 € 10Under 26 € 5 € 5
Società del Quartetto, via Durini 24, Milano, da lunedì a venerdì ore 13.30 - 17.30Call Center 89.22.34 (servizio a pagamento)Punti vendita VivaticketOnline su www.quartettomilano.it e www.vivaticket.itda un’ora prima del concerto a Villa Necchi Campiglio, secondo disponibilità
Quartetto DàidalosBeethoven Dodaro Verdi
Quartetto Echos Haydn Vacchi Schumann
Quartetto EposHaydn Dall’Ongaro Schubert
Quartetto IndacoMozart Boccherini Schubert Puccini Stravinskij Sollima
Quartetto FauvesMozart Galante Borodin
20.1
27.1
28.4
24.3
10.29.3
Quartetto MauriceBach Fedele Šostakovič
3.2
Quartetto di Cremona
Webern Beethoven
Società del Quartetto di Milano via Durini 24 - 20122 MilanoTel 02 795 393 www.quartettomilano.it [email protected]
INFORMAZIONI
in collaborazione con
Tutti i concerti ore 17,30 eccetto il 9 Marzo ore 18,30
in collaborazione con
MUSICA NEL TENNIS dedicata a Etta Rusconi A VILLA NECCHI CAMPIGLIO Via Mozart 14 Milano
Quartetti d’Italia
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Grazie ai musicisti che hanno dato prestigio al Quartetto e ai Soci che l’hanno sostenuto e lo sostengono!
Vogliamo esprimere gratitudine ai Soci d’Onore, e prima di tutto ai grandi musicisti che hanno contribuito al successo del Quartetto nei suoi 153 anni di attività (da Richard Strauss e Anton Rubinstein nei lontani anni dell’800 a Rudolf Serkin, Mieczyslav Horszowski e Ton Koopman in tempi più vicini), ai Soci Vitalizi, ai Soci Benemeriti, fra i quali i “fedelissimi” con oltre 50 anni di associazione, ai Sostenitori, che col loro contributo annuale esprimono il loro apprezzamento per il Quartetto, e vorremmo crescessero sempre più.
Soci d’Onore
Johann Becker (1888), Franco Faccio (1888), Charles Gounod (1888), Joseph Joachim (1888), Joachim Raff (1888), Anton Rubinstein (1888), Pablo de Sarasate (1888), Richard Strauss (1888), August Wilhelmj (1888), Antonio Bazzini (1892), Felix Mottl (1892), Mieczyslav Horszowski (1985), Rudolf Serkin (1985), Ton Koopman (2003), Francesco Cesarini (2006), Harry Richter (2006), Giancarlo Rusconi (2017)
Soci Vitalizi
Gerardo Broggini, Paolo Dardanelli, Tomaso Davico di Quittengo, Carla Giambelli, Antonio Magnocavallo, Maria Majno, Francesca Moncada di Paternò,Carlo Vittore Navone, Gian Battista Origoni della Croce, Franca Sacchi, Luca Sega, Società del Giardino, Beatrice Svetlich, Pietro Svetlich, Paolo Terranova
Soci Benemeriti
Domenico Arena, Sandro Boccardi, Salvatore Carrubba, Francesco Cesarini, Philippe Daverio, Francesca del Torre Astaldi, Fondazione Sergio Dragoni, Anna Maria Holland, Carlo Musu, Quirino Principe, Sua Eminenza Gianfranco Ravasi, Harry Richter, Carlo Sini
I fedelissimi (soci da oltre 50 anni)
Francesco Adami, Ladislao Aloisi in memoriam, Ester Ascarelli, Margherita Balossi Barbiano di Belgiojoso, Maria Piera Barassi Livini, Carlo Barassi,Cecilia Bicchi,Maria Luisa Bonicalzi, Alessandra Carbone, Paolo Carbone, Paolo Carniti, Claudio Citrini, Mathias Deichmann, Giuseppe Deiure, Maria Cristina Delitala, Antonio Delitala, Roberto Fedi, Renzo Ferrante, Anna Ferrante, Salvatore Fiorenza, Maria Teresa Fontana, Anna Genoviè, Emma Guagnellini, Riccardo Luzzatto, Federico Magnifico, Antonio Magnocavallo, Giovanna Marziani Longo, Giovanni Miserocchi, Jacqueline Molho, Davy Molho, Giuseppe Mottola, Anna Mottola, Luciano Patetta, Luisella Patetta Deiana, Maria Carla Peduzzi, Giancarlo Rusconi, Pietro Saibene, Giuliana Saibene, Maria Vittoria Saibene, Giovanni Scalori, Luigi Scalori in memoriam, Luciano Scavia, Angelo Mario Sozzani, Ilaria Stendardi Antonini, Luca Trevisan, Giovanni Weisz
Soci Sostenitori
Marco Bisceglia, Ilaria Borletti Buitoni, Alberto Conti, Nora del Torre, Liliana Konigsman Sacerdoti, Marco Magnifico Fracaro
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Tel 02 795 393 | [email protected]
via Durini 24 - 20122 Milano |
www.quartettomilano.it
Per la stagione 2017/18 la Società del Quartetto ha attivato i seguenti progetti in collaborazione con: CONSERVATORIO “G. VERDI” Biennio di Discipline storiche, critiche e analitiche della musica
PROGETTO NOTE DI SALA
Maria Grazia Campisi, Giulia Ferraro, Lorenzo Paparazzo, Paola Rossetti, Creusa Suardi, Maurizio Tassoni
Supervisori: Pinuccia Carrer docente di Discipline musicologiche e Antonio Schilirò ex docente di Storia della musica
FONDAZIONE ARNOLDO E ALBERTO MONDADORI
PROGETTO EDITORIALE SOCIAL NETWORK
Alice Gualandris, Marta Mazzucchelli, Irene Milazzo, Valerio Talevi
Docente: Marco Cadioli
IED, ISTITUTO EUROPEO DI DESIGN
PROGETTO GRAFICO PROGRAMMA DI SALA
Camilla Agazzone, Alessia Arrighetti, Antonija Bubalo, Edoardo Campagner, Arianna Cassani, Tommaso De Bonis, Federico A. Fava, Sofia Fonda, Alice Porcella, Federico Sartori, Giulia Sigismondi
Staff: Dario Accanti coordinatore del corso triennale in Graphic Design, Sara Canavesi assistente triennale
Docente: Silvia Lanza, Studio 150up
PROGETTO FOTOGRAFICO Cristiana Cappucci, Valentina Colombo, Ilaria Cutuli, Eleonora Dottorini, Angela Guastaferro, Alessio Keilty, Marta Lunardi, Andrea Puxeddu, Luca Taddeo
Staff: Silvia Lelli coordinatrice del corso di formazione avanzata, Sabrina Radice assistente Master
Docente: Silvia Lelli
PROSSIMO CONCERTO martedì 6 febbraio 2018, ore 20.30
SALA VERDI DEL CONSERVATORIO
CLASSICA HDMUSICA PERI TUOI OCCHI
“La musica esprime ciò che non può essere dettoe su cui è impossibile rimanere in silenzio”
Victor-Marie Hugo
Jan Lisiecki pianoforteHa soltanto 22 anni Jan Lisiecki però già per terza volta è ospite del Quartetto. Dopo il debutto nel Maggio 2014 è tornato nella stagione successiva, sempre con interpretazioni magistrali. In realtà il pianista canadese di origini polacche è ormai un veterano delle sale da concerto. Nel 2010 ha registrato i Concerti di Chopin proprio nella casa natale del compositore. In Italia si è segnalato quando Antonio Pappano e Claudio Abbado lo hanno chiamato per sostituire Martha Argerich dopo un improvviso forfait. Ormai suona in tutto il mondo, da solo e assieme a grandi orchestre. Concentra la sua attenzione sull’amato Chopin e sugli autori che ne hanno subito il fascino. Questa volta ci propone il brivido caldo della notte, con le inquietudini di Schumann, gli spettri di Ravel, i sogni di Rachmaninov; incorniciati da un estremo notturno e un giovanile scherzo, appunto di Chopin.