Elisa Pugliese

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Elisa Pugliese Raccolta di articoli su corsi gratuiti o quasi

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Mi presento:Non sono nata come grafica ma sono ormai cinque anni che utilizzo i programmi di grafica. Ho fatto molti corsi e un master. Nel mio sito di portfolio ho creato una rubrica e ho scritto numerosi articoli con la descrizione dettagliata dei contenuti che ho appreso in questi corsi.

Dopo la laurea specialistica in Comunicazione d’Impresa, ho vissuto qualche anno all’estero per imparare bene l’inglese. Al mio rientro in Italia ho cominciato a lavorare come impiegata marketing. Con il passare del tempo le mie mansioni sono diventate sempre più “digital” pertanto, per perfezionare le mie competenze ho seguito numerosi corsi di grafica, web editing, digital analytics, motion graphic, video editing ecc..

Con questi strumenti mi sono occupata soprattutto della creazione di contenuti per il web, banner, newsletter, e contenuti per i social come piccoli video e gif. Ho delle basi di web design, una conoscenza di base di HTML e CSS, quanto basta per personalizzarmi un pochi-no il tema di WordPress e creare delle newsletter accattivanti con Dreamweaver. Nel 2020, spinta dalla mia passione per l’interior design ho fatto dei corsi di progettazione 3D con AutoCad, Rhinoceros, 3ds MAX e rendering con VRAY.

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Aree di Competenza

GRAFICA & VIDEOPhotoshop Illustrator

After Effects IndesignResolve

WEBGoogle Analytics

Social Media WordPress

HTML/CSS SEO/SEM

PROGETTAZIONEAutoCAD

Rhinoceros 3D3d Studio MAX

Grafica 3D

La grafica 3D mi interessava da anni, inoltre, quando ho arredato la mia casa mi sono davve-ro appassionata. Così, di recente, ho seguito alcuni corsi di modellazione 3D.

In particolare, ho frequentato un corso completo di Interior Design in cui abbiamo utilizza-to il software Rhinoceros per la fase di modellazione e VRay per la fase di Rendering. In un secondo tempo, seguendo dal vivo e rifruendo delle registrazioni del corso di Operatore Render offerto da Yous srl, ho imparato ad utilizzare 3ds Max sempre combinato con Vray per la parte di Rendering. Per concludere ho seguito il corso di AutoCAD del CFTA.

Ognuno di questi corsi è stato accuratamente relazionato come segue

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Corso di Progettista di Interior Design con Rhinoceros

Da qualche giorno ho terminato il corso gratuito di Progettista di Interior Design con Rhino-ceros organizzato dall’agenzia di somministrazione Manpower e l’ente formativo Newpeo-ple Team. Il corso ha avuto la durata di 240 ore che si sono svolte in maniera intensiva, full time, 8 ore al giorno per circa 30 giorni lavorativi.

Anche questo corso, come altri che ho frequentato e ho recensito in questo sito, è stato finanziato da Forma.Temp, un fondo per la formazione dei lavoratori in somministrazione.

Ho trovato questo corso su Infojob digitando nella barra di ricerca “corsi gratuiti”, dopo un paio di giorni dalla mia candidatura sono stata contattata da un consulente di Newpeople Team per l’invio dei documenti necessari per la partecipazione al corso.

Il mio interesse nei confronti della materia nasce da una mia forte passione per l’arredamen-to e tutto ciò che riguarda gli articoli per la casa, dalle cose più complesse ai complementi di arredo. Così, avendo delle forti basi di grafica, ho potuto accedere ad un corso che si rivolge-va prevalentemente a geometri, architetti, ingeneri delle costruzioni, e specialisti nell’ambito della progettazione di interni. Il docente, Dario Polimene, un architetto esperto nell’utilizzo di software per la progettazione e la creazione di render 3d, ha cercato di procedere con il programma con una velocità che rispettasse il ritmo di apprendimento di tutti gli studen-ti, da quelli più esperti a quelli che erano per la prima volta alle prese con questo tipo di programma.

Il programma, come ci è stato presentato da Newpeople Team prevedeva lo svolgimento di 14 moduli che sono stati svolti nella quasi totalità.

La prima settimana è stata esclusivamente teorica, nel corso della seconda settimana abbia-mo mosso i primi passi su Rhinoceros e abbiamo visto gli strumenti per il disegno 2D, nel corso della terza settimana abbiamo svolto degli esercizi che ci hanno consentito di imparare le basi della modellazione 3D, e negli ultimi 13 giorni abbiamo realizzato il nostro progetto.

Come in ogni corso Foma.Temp ci sono state due lezioni di 4 ore ciascuna sui moduli obbliga-tori: Diritti e Doveri dei Lavoratori Temporanei e Sicurezza sul lavoro, in cui abbiamo ottenu-to la Formazione Generale art. 37 comma 1 lettera a) del d.lgs. 81/08 ai sensi dell’Accordo Stato Regioni del 21/12/2011.

COSA SERVE PER SEGUIRE IL CORSOIl corso si è svolto interamente da remoto, pertanto, è stato necessario disporre di una connessione ad Internet stabile. Non si è trattato di lezioni precedentemente registrate ma di lezioni live; accendendo il microfono o utilizzando una chat era possibile fare domande al docente e rispondere alle sue richieste in tempo reale. Inoltre, quando necessario, era possi-bile condividere il monitor e i controlli di mouse e tastiera per farsi aiutare.

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Ho seguito questo corso e ho svolto tutti gli esercizi con un PC Notebook HP acquistato nel 2015, Intel ® Core ™i5-6200U CPU @ 2.30GHz 2.40 GHz, 16 GB di RAM, una scheda video dedicata AMD RADEON graphic da 2 GB. La macchina ha retto bene fino alla fase di rende-ring, poi ha cominciato a manifestare poca fluidità nei movimenti e forti rallentamenti. Non ho utilizzato il monitor del portatile ma ho seguito su un monitor esterno HP da 27 pollici; ho inoltre utilizzato mouse e tastiera wireless, un hard disk esterno per non dovermi preoc-cupare della quantità di materiale che scaricavo e salvavo per il mio progetto. Per migliorare la qualità dell’interazione con il docente e con la classe ho utilizzato un vecchio paio di casse e un microfono Logitech.

Con un equipaggiamento al sotto di quello che ho utilizzato è comunque possibile frequen-tare il corso, ma sarà molto difficile completare gli esercizi nelle fasi finali. Il PC ideale per questo tipo di lavoro dovrebbe avere una CPU con più core possibili, da 16 core in su è possibile lavorare con il rendering in simultanea ottenendo, nelle fasi finali, tutta un’altra resa rispetto a quanto si poteva ottenere con un PC come il mio. Per lavorare con fluidità e in velocità sono inoltre consigliabili 32 giga di RAM, una scheda video NVIDIA GeForce RTX 2070 SUPER, un SSD allo stato solido.

Utilizzando un monitor da 27 pollici ho potuto lavorare con due finestre aperte, una a fianco all’altra; nella prima osservavo come il docente operava sul software e nell’altra replicavo. In questo modo ho potuto mantenere un ritmo che mi ha consentito di terminare comoda-mente tutti gli esercizi.

ARGOMENTI TRATTATIIl corso è iniziato l’11 maggio e si è aperto con la distinzione delle tipologie di modellazione 3d che è possibile fare oggi: modellazione per mesh e modellazione di superfici. Abbiamo visto con quali software è possibile svolgere questo tipo di modellazioni e in quali ambiti è preferibile utilizzare l’una o l’altra.

Per insegnarci ad osservare e a progettare spazi chiusi, il docente ci ha fornito di alcune nozioni geometriche di base che ci potessero mettere in grado di capire e redigere delle planimetrie che rispettassero gli standard reali.

Prima di cominciare a progettare, il docente ci ha mostrato strumenti e tecniche di rilevazio-ne in relazione ai sistemi costruttivi, inoltre, nel corso della prima settimana l’insegnante ci ha fatto una rapida carrellata su tutti i materiali che vengono utilizzati in ambito costruttivo, indicandoci come vengono lavorati, come utilizzarli nella progettazione e come acquistarli.

Siamo partiti da tutti i materiali riconducibili al legno: MDF, truciolato, multistrato e listella-re, abbiamo visto le rifiniture, come è possibile trovare questo tipo di materiali sul mercato e come vengono utilizzati. Abbiamo appreso l’utilizzo di materiali innovativi come il Solid Surface (Corian), le varie tipologie di vetro, i metalli e i materiali sintetici, come il Plexiglass e il policarbonato. Infine, abbiamo visto velocemente l’utilizzo di stampi, macchine a controllo numerico, strumentazioni per le varie tipologie di taglio e saldatura.

Nelle lezioni successive il docente ha fatto una veloce carrellata su stili architettonici, correnti

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e artisti che hanno determinato l’evoluzione del gusto nel corso del XX Secolo. Così, siamo partiti dall’Art & Craft Movement di William Morris, abbiamo visto lo stile liberty nelle sue varie declinazioni soffermandoci in particolar modo su Guimard a Gaudì. In seguito, abbiamo inoltre visto velocemente le testimonianze più famose di Franco Marescotti, Charles Rennie Mackinotosh, Antonio S.Elia, la Secessione Viennese, Les Corbusier (con un analisi delle sue opere in relazione al suo manifesto), Walter Gropius e la Bahuaus, che abbiamo studiato sia dal punto di vista architettonico che nell’analisi degli elementi di arredo più famosi come le varie sedute Wassily, LC4, Swan, Eames, Womb, Barcelona, Kubus, Red & blu, Uovo & Corona. Infine, dopo aver analizzato la ruota di Itten, abbiamo parlato dell’utilizzo del colore nella progettazione, e di come si relaziona con l’illuminazione.

Tornando a parlare di architettura, docente ha descritto brevemente gli stili che si sono susseguiti negli anni illustrandoci il neo-espressionismo, il post–modernismo e il decostrutti-vismo. Ci ha mostrato le opere più famose di Daniel Liberskind, Frank Gehry e Zaha Hadid; e, con l’analisi del museo Guggenheim di Bilbau, ci ha illustrato come la progettazione median-te il software Catia di Dessalult System si sia affermata come standard di riferimento, così ci ha parlato brevemente di Digital Project e dei software BIM.

Dal punto di vista degli arredi, il docente ci ha presentato le caratteristiche degli stili “commer-ciali” che si sono susseguiti nella seconda metà del XX secolo. Pertanto, abbiamo visto come sono nati e da cosa si caratterizzano. Sulla base di quelli che erano i nostri interessi, ampia-mente discusso di Neo-liberty, Arte povera, Minimal, Shabby Chic e Industrial.

LA LUCEDopo aver passato in rassegna stili e correnti architettoniche e di design, il docente si è soffermato molto sulla luce, così ci ha spiegato la Carta del sole e come viene analizzata l’esposizione solare di un interno.

Dunque, abbiamo visto le tipologie di illuminazione artificiale che è possibile utilizzare, i vari tipi di lampade: industriali, alogene, a scarica di gas, al neon e led. Abbiamo appreso come misurare la luce, quali sono le sue unità di misura: i Lux e i Lumen, e come analizzarla all’interno dei progetti utilizzando software gratuito per la misurazione della luce: https://www.dialux.com/. Dopo aver parlato di tutte le possibilità in merito all’illuminazione artificia-le, il docente ha presentato alcune metodologie innovative per filtrare o aumentare la luce naturale negli interni: le brise-soleil, le light shelves e i tunnel solari.

In seguito, il docente ci ha mostrato quei sistemi che che non si limitano a gestire l’illumina-zione ma che sono in grado di offrire regolazione termica, così dopo aver passato in rasse-gna le tipologie di tendaggio: filtranti, oscuranti, semi oscuranti, ci ha introdotto l’utilizzo delle vetrocamere.

In fine, il docente ci ha presentato che tipo di illuminazione utilizzare: diretta o diffusa e in quali circostanze è richiesto l’impiego di una o dell’altra in relazione agli standard vigenti.

Prima di iniziare le attività di progettazione docente ci ha mostrato due manuali tecnici: Architects’ data di Neufert e il manuale dell’Architetto di Zevi, così nella creazione del nostro

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progetto, un appartamento arredato, abbiamo potuto avere dei punti di riferimento concreti per posizionare in maniera corretta tutti gli elementi di arredo.

Abbiamo inoltre visto brevemente come gestire l’impiantistica e come svolgere l’analisi dei flussi e delle funzioni anche in contesti industriali.

RHINOCEROS: ESERCITAZIONIAbbiamo scaricato la versione di prova del software che dura 90 giorni, in questo modo abbiamo potuto utilizzarlo in tutte le sue funzioni. Nel corso della prima settimana di eserci-tazioni abbiamo preso confidenza sul programma sul 2D ricalcando delle planimetrie. Il docente ci ha spiegato come utilizzare le barre di comando, l’interfaccia, la personalizza-zione, le viste, i livelli, i sistemi di navigazione nello spazio 2D, il concetto di Nurbs e le sue caratteristiche, il grado delle curve e i punti di controllo. Nella seconda settimana in cui eravamo alle prese con il programma abbiamo iniziato a modellare 3D creando dei solidi partendo dalla proiezione ortogonale dell’oggetto. Così, abbiamo appreso come muoverci nello spazio 3D, abbiamo imparato a creare e manipolare solidi e superfici. Andando avanti con le attività pratiche abbiamo imparato ad inserire quotature, annotazioni, testi, immagini e oggetti in mesh. In particolare ci siamo soffermati sugli strumenti per le mesh in modo tale da poter sfruttare materiale importato nel nostro progetto.

Alla fine, abbiamo imparato ad esportare e a stampare.

L’ELABORATO FINALEDopo alcune settimane di allenamento sul programma, il docente ci ha assegnato un finto progetto: ci ha consegnato due piante e delle indicazioni ben precise: scegliendo la pianta A dovevamo progettare un appartamento di 130 metri quadri in città con una ripartizione che prevedesse due camere da letto, di cui una matrimoniale e una singola, due bagni e una lavanderia. L’obiettivo di questa abitazione era creare un ambiente vivibile e confortevole per una famiglia di tre persone che avesse un’ampia zona giorno.

Scegliendo la pianta B, dovevamo restaurare una vecchia abitazione in muratura di circa 64 metri quadri collocata in una località balneare. In questa metratura dovevamo essere in grado di tirare fuori il più possibile gli spazi per creare un appartamento che avesse due camere da letto di cui una singola e una matrimoniale di 14 metri quadri, entrambe completamente attrezzate e complete di letto matrimoniale. L’obiettivo di questo progetto era creare, in un ambiente piccolo, un alloggio completo in grado di garantire al proprietario ampi margini di guadagno con gli affitti nelle stagioni estive.

Io ho scelto la seconda opzione e, rispettando tutti i limiti che un ambiente in muratura comporta, mantenendo le distanze tra i vari elementi di arredo imposte dal manuale Neufert, sono riuscita a ricavare due camere da letto completamente attrezzate con letto matrimonia-le. Una con armadio a ponte, l’altra con un terzo letto, un ampio bagno in camera completo

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di vasca grande, cabina armadio, e angolo scrivania.

Ho inoltre inserito un altro bagno e un’ampia zona giorno con cucina con penisola e balcone

VRAY, LA REALIZZAZIONE DEI RENDERDi questo progetto dovevamo scegliere una stanza da sviluppare in 3D e fare i render sia con Rhino che con VRAY. Nel mio caso la stragrande maggioranza degli arredi sono stati disegnati su misura, tuttavia il docente ci ha consigliato dei siti per scaricare il materiale:

www.archweb.it/ per scaricare blocchi DWG utili soprattutto alla pianificazione del 2D,

https://3dsky.org/, per scaricare elementi di arredo 3D, così come

https://www.cgtrader.com/free-3d-models, e https://free3d.com/ .

Dopo aver realizzato l’ambientazione 3D completa di arredi abbiamo installato la versione di prova di VRAY for Rhino di Chaos Group e abbiamo svolto le attività di lighting.

Così, siamo andati sul sito https://hdrihaven.com/ e abbiamo scelto uno sfondo che fosse idoneo al tema selezionato per il nostro progetto e che fosse in grado di trasmettere luce all’interno. Abbiamo operato degli aggiustamenti con altre tipologie di luci presenti in VRAY e una volta completato questo processo siamo passati ai materiali. Abbiamo attribuito ad ogni oggetto della nostra scena un materiale, talvolta utilizzando texture già presenti su VRAY e in altre situazioni, al fine di creare pavimentazioni con piastrelle, marmi particolari ed elementi di vegetazione, abbiamo appreso come caricare materiali nuovi creando le mappe per le texture con Photoshop. In fine abbiamo realizzato i render e presentato il nostro progetto.

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Corso di Operatore Render 3ds MAX e VRay,

Dal 07/07/2020 al 27/07/2020 ho seguito il corso di Operatore Render 3DS Max e V-Ray.

Ho potuto seguire questo corso in forma del tutto gratuita grazie a Forma.Temp, il fondo per la formazione e il sostegno al reddito dei lavoratori in somministrazione. Il corso è stato organizzato dalla scuola Your srl ed è stato promosso dall’agenzia di somministrazione “Alì, il punto sul lavoro”.

Sono venuta a sapere di questo corso grazie ad una ragazza che ha partecipato insieme a me al corso di Rhinoceros 3D. Per completare l’iscrizione mi è bastato registrarmi al sito dell’a-genzia di somministrazione Alì e completare un form su http://www.yous.it/ . In seguito, sono stata contattata da un operatore della scuola che mi ha confermato l’avvenuta registra-zione al corso. In breve, abbiamo fatto una lezione di test in cui il docente Alberto Pieroni, Architetto e Docente freelance di grafica 3d, ci ha spiegato come scaricare i programmi e cosa ci sarebbe servito per lo svolgimento del corso.

Le lezioni si sono svolte in videoconferenza su Google meet, il corso è durato complessiva-mente 120 ore e si è svolto in modalità full time 8 ore al giorno.

Dal momento che 3ds MAX e V-Ray sono programmi che hanno bisogno di molta CPU e di molta RAM, per risparmiare le risorse del PC ho seguito il corso da un tablet con tastiera collegato ad un paio di casse e ad un microfono logitech. Per quanto riguarda lo svolgimen-to delle esercitazioni ho utilizzato il mio portatile, un PC Notebook HP acquistato nel 2015, Intel ® Core ™i5-6200U CPU @ 2.30GHz 2.40 GHz, 16 GB di RAM con scheda video dedicata AMD RADEON graphic da 2 GB con un monitor esterno HP da 27 pollici, mouse e tastiera wireless. Il docente ha condiviso moltissime risorse con noi studenti attraverso il Cloud di Google, pertanto per non andare a riempire la memoria del mio pc ho utilizzato un hard disk esterno.

Con questo tipo di equipaggiamento non ho avuto grossi problemi nello svolgimento delle attività, se non nella creazione di render per la post produzione, perché con questo tipo di macchina i tempi erano un po’ più lunghi. Per le attività di post produzione abbiamo utiliz-zato Photoshop sul quale abbiamo lavorato circa 16 ore in totale.

TUTTE LE LEZIONI SONO STATE REGISTRATE E CONDIVISE CON GLI STUDENTI, COSì HO POTUTO FRUIRE DELL’INTERO CORSO UNA SECONDA VOLTA E HO POTUTO RIFARE TUTTI GLI ESERCIZI E RIELABORARLI IN

UN’OTTICA DEL TUTTO PERSONALIZZATA, SEPPUR SEGUENDO LE METODOLOGIE PRESENTATE.

Nel corso della prima lezione abbiamo visto l’Interfaccia di 3ds Max, i menù, le metodologie per attivare i comandi, le opzioni New e Reset e i formati.

Il docente ci ha mostrato le varie tipologie di importazione, la gestione delle viewport, le viste e le modalità di visualizzazione.

Abbiamo visto tutti i comandi che ci potessero consentire di muoverci con più facilità nello

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Esercitazione della lezione su Edit Poli e Cloth. Le cuciture di tutti gli elementi sono state create con la selezione in loop nel filtro Edge di Edit Poli. I cuscini e la coperta con il modificatore Cloth, la coperta è stata creata dando ad un Plain forza di gravità (il divano è il suo Collision object), mentre i cuscini sono stati realizzati dando loro forza di gravità e pressione. La maggior parte delle texture sono prese da internet tranne i piedini che sono un semplice materiale metallico: VrayMtl, Diffuse nero, Riflection alta, Glossiness media, No fresnel

spazio 3D e il Common Panel, ovvero i menu laterale dove si trovano il Create con tutti gli strumenti di creazione di solidi, spline, luci, camere, helpers ecc..e il Modify per inserire i modificatori. Inoltre, il docente ci ha dato dei consigli operativi come: “creare in create e modificare in modify”, dare sempre i nomi agli oggetti e usare colori molto diversi tra loro.

Così, abbiamo visto come impostare le preferenze del programma, come sistemare le unità di misura, le varie spunte che possono tornarci utili per passare dalla versione standard di 3ds Max a quella di design, e come gestire gli auto salvataggi.

Andando avanti, il docente ci ha mostrato i metodi di selezione, il pivot, come spostarlo, ruotarlo e come utilizzarlo in maniera precisa con il Transform Type-In . Abbiamo passato in rassegna gli altri comandi: il seleziona e ruota, seleziona e scala, il select and place, gli snap, la clonazione degli elementi, la differenza tra istanza e copia, e come creare degli archivi in modo da mantenere tutti i collegamenti.

In seguito, siamo passati alla fase di modellazione e il docente ci ha mostrato le Standard primitives (box, sfera, teapot, plane, ecc….) le Extended primitives, la generazione di porte, scale, finestre e piante.

In breve, abbiamo imparato a modellare degli oggetti anche partendo dalle forme 2D, così abbiamo visto come visualizzare le forme piatte nel render, come si usa la Section, le varie tipologie di linea e abbiamo fatto degli esercizi utilizzando il modificatore Edit Spline.

Successivamente siamo passati ai solidi, abbiamo appreso come convertire in Editable poli e quando invece preferire modificatore Edit Poli. Abbiamo osservato altri modificatori come Bend, Sweep, Twist, Simmetry, Melt, Lattice, Turbosmooth, Noise, FFD box e Cloth. Su quest’ultimo ci siamo soffermati per imparare a svolgere la modellazione di tessuti, cuscini, divani, e pouf. Così, abbiamo imparato ad utilizzare il Garmen Maker per imparare a fare la modellazione con il Cloth partendo da forme piatte. Andando avanti, abbiamo visto la Ribbon bar, i modificatori a mano libera e le tipologie di selezione in serie. Infine ci siamo avviati nella modellazione dell’elaborato e abbiamo visto solidi particolari come i Probolean.

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ESERCITAZIONE

IL DOCENTE CI HA ILLUSTRATO IL FLUSSO DI LAVORO CON IL QUALE SI SVOLGONO QUESTO TIPO DI ATTIVIT À:

• modellazione degli elementi in scena

• creazione delle viste

• lighting

• creazione dei materiali

• post produzione

e, utilizzando le sue camere, abbiamo creato le nostre viste. Il docente ci ha mostrato tutti i roll out delle camere spiegandoci come andare ad agire su parametri quali: la lunghezza

dal quale abbiamo svolto alcune attività come creare formati differenti, aggiungere render

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element, cambiare il tipo di camera, ecc… In seguito, abbiamo iniziato le attività di lighting, abbiamo messo un materiale neutro su tutto, e abbiamo visto tutte le tipologie di luci e le loro impostazioni. Abbiamo inserito una Dome light e abbiamo messo una HDRI che facesse da sfondo al nostro progetto. Per imparare a svolgere questo tipo di attività il docente ha fatto alcuni accenni di fotografia parlandoci del sensore della macchina fotografica, diafram-ma dell’obiettivo e sensibilità ISO ecc.., così abbiamo imparato a mettere mano su alcuni valori delle camere come Film speed (ISO), F number, Shutter speed, ecc… Per svolgere le attività di lighting ci siamo creati diverse copie del nostro progetto ognuna finalizzata ad un tipo di illuminazione differente, ad esempio un diurno con la sola illuminazione della HDRI, e un crepuscolare con HDRI ad hoc e luci artificiali. In seguito, l’insegnante ci ha suggerito qualche script e qualche plug in che ci aiutasse nello svolgimento delle attività, ad esempio per la creazione del perlinato sulla casa e al suo interno, abbiamo utilizzato il floor generator con la mappa Multi-texture, un plug in che trasfoma spline chiuse o poligoni in solidi costi-tuiti da listelli parametrici. Di questi ne abbiamo curato dimensioni, fughe ed effetti rilievo, che dessero maggior realismo alla nostra rappresentazione. Dopo aver ultimato le attività di lighting siamo passati alla gestione dei materiali e abbiamo visto il Material editor. All’inter-no del Material editor abbiamo imparato a creare e modificare materiali complessi, pertanto, abbiamo visto come imparare ad utilizzare il colore, la Glossiness, la capacità di riflettere e far vedere attraverso. Utilizzando il materiale di base di Vray nelle sue opzioni abbiamo impara-to a creare materiali più semplici come le plastiche, i metalli, il vetro, l’acqua, e materiali più complessi utilizzando mappe di riflettività, di rilievo (Bump) e di Displacement o mediante il modificatore Vray displacement mode.

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Plastiche satinate

Blend Materials

Plastiche lucide

Materiali Metallici

Displacement Map

Sopra il cemento, dove è collocato il pupazzo di neve, ho voluto creare una situazione in cui la neve si stava scioglien-do. Per creare questo effetto ho utilizzato il Blend materials e ho mischiato il materiale neve, un materiale bianco con poca riflettività, con il materiale acqua, un materiale semitra-sparente molto riflettente.

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Per fare questa immagine abbiamo utilizzato un materiale traslucente di tipo Two sided material per creare delle tende che lasciassero filtrare la luce. L’acqua è stata creata con un materiale con una Refraction altissima, con un indice di rifrazione pari a 1,33 e una mappa Noise nel Bump per creare le ondine. Per fare le foglie che galleggiano nella piscina dopo aver creato dei plain al quale abbiamo dato la mappa della foglia come materiale in modo che risultasse scontornata, li abbiamo stropicciati e abbiamo utilizzato i comandi Paint with Object in List, Paint on nella Ribbon Barandando a modificare distanza e rotazione.

Nel corso di un’esercitazione abbiamo creato questo mobiletto utilizzando il modificatore Chanfer per creare lo smusso e, per mostrare come le venature del legno si distri-buiscono in maniera differente sulle varie superfici, abbia-mo utilizzato il Multi/sub-Object. Ad ogni poligono abbiamo attribuito un UVW Map differente e lo abbiamo messo in comunicazione con il suo rispettivo ID nel Multi/sub-Object mediante la selezione dei canali

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In seguito, abbiamo appreso come creare, importare delle texture e come posizionar-le e ridimensionarle sugli oggetti con l’utilizzo del modificatore UVW map. Così, abbiamo imparato ad attribuire i materiali agli oggetti in scena, e abbiamo visto come gestire ogget-ti complessi composti da più materiali differenti utilizzando il multi/sub-object. Pertanto, abbiamo appreso come costruire superfici di piastrelle con la mappa Tiles e come regolarle attaverso l’ UVM map. Inoltre, abbiamo visto come utilizzare la mappa Fall off per la rappre-sentazione dei tessuti e come creare materiali che fondessero insieme superfici differenti utilizzando delle mappe in bianco e nero, come ad esempio il Blend materials e la mappa Mix. Procedendo oltre, abbiamo imparato a creare materiali traslucenti usando il Two-sided material, e materiali auto illuminanti come il Vray light materials; inoltre, abbiamo visto come creare superfici pelose come i tappeti utilizzando il Vray Fur.

Questa è un’immagine non post-prodotta, la superficie del tappeto è generata con Vray Fur.Cliccando sulla foto è possibile ingrandire l’immagine per visualizzare meglio la texture.

Infine, abbiamo visto come importare oggetti in scena che avessero già un materiale, come importare materiali dall’esterno, come creare delle librerie di materiali e come salvarci i materiali da noi creati nelle stesse. Così siamo passati alla fase di render e abbiamo visto come aggiungere i render element per la fase di post produzione; in particolare abbiamo visto il denoise, i Vray extra text (per la post produzione e combinata con la mappa Vray edge text per la presentazione dei nostri lavori, il Vray reflection, il Vray raw reflection, il Vray refraction, il Vray wire color, il Vray light mix e il Vray light select. Alla fine siamo passa-ti alla fase di post produzione su Photoshop e abbiamo visto come utilizzare e combinare le varie immagini che sono state generate nella fase di rendering con i metodi di fusione

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e le maschere per la realizzazione di effetti. Così, abbiamo visto come utilizzare le mappe Vray extra text con il metodo di fusione moltiplica e delle maschere di livello per dare una sensazione di maggiore nitidezza andando a rafforzare i bordi e le ombre. Successivamente abbiamo visto come creare il nostro RGB finale andando a posizionare le luci con il metodo di fusione scolora, abbiamo appreso come utilizzare le mappe di riflettività con il metodo di fusione luce soffusa, abbiamo imparato a creare degli effetti bagliore andando a combi-nare più immagini con metodi di fusione differenti, abbiamo visto come inserire dei filtri lavorando in modalità non distruttiva utilizzando dei livelli di regolazione, abbiamo visto come cambiare lo sfondo utilizzando l’alfa channel e come creare l’effetto profondità di campo utilizzando la mappa Zeta depth. Pertanto, il docente ci ha mostrato come creare lo stesso effetto su 3ds Max andando a regolare i parametri della camera.

Altre viste con post produzioni differenti

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In questa immagine c’è l’effetto “Profondità di Campo“. Lo si nota osservando il centro tavola che è perfettamente a fuoco mentre le sedie sono leggermente sfuocate. Questo effetto è stato generato all’interno di 3ds andando a gestire i parame-tri della camera: posizionando la camera e il target corretta-mente, attivando il flag su focal lens e dando un valore alto, es 150, abbassando F number da 8 a 2 e inserendo il flag su depth of Field

Anche in questa immagine c’è l’effetto profondità di campo, infatti il pupazzo di neve è completamente a fuoco ma lo sfondo è sfuocato, tuttavia, a differenza dell’immagi-ne precedente, in questa immagine questo effetto è stato creato su Photoshop in fase di post-produzione, copiando la mappa Zeta Depth nei canali e utilizzandola come mappa nel filtro sfuocatura con lente.

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Inoltre, abbiamo visto come inserire immagini piatte dietro le finestre al posto delle HDRI andando ad eliminarne la capacità di creare e ricevere delle ombre e andando a regolarne i gamma.

In questa immagine fuori dalla finestra c’è una foto che è stata posizionata in 3ds Max in quella posizione mediante l’utilizzo di un Plain al quale è stata attribuita l’immagine come mappa nel Diffuse, sono state tolte le proprietà Cast Shadow e Recei-ve shadow all’oggetto all’interno della scena.

La carta da parati è stata generata con la mappa Mix, i materiali del pacchettino sono stati attribuiti utilizzando un VRAY Multi/sub-object, le palline illuminate dell’albero sono in materiale auto-illuminante Vray light material, mentre sulla tenda oscurante, per simulare i riflessi dei tessuti ho utilizzato la mappa Fall off. I cuscini sul divano sono stati creati con il modifi-catore Cloth, metre il pavimento con i plug in Floor generator e Multi-texture.

Al termine del corso abbiamo visto come impostare il Batch render per far partire in maniera automatica consequenziale più render con viste differenti, come impostare la stampa utiliz-zando il Render tools print size assistant e come creare un render a 360 gradi.

CONSIGLIO ASSOLUTAMENTE qUESTO CORSO A GRAFICI O ARCHITETTI CHE HANNO BISOGNO DI IMPARARE A PRESENTARE AL MEGLIO I PROPRI LAVORI A CLIENTI SEMPRE PIù ESIGENTI.

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Corso di Operatore AutoCAD del CFTA, 240 ore

Di recente ho terminato il corso di Autocad 2D e 3D del CFTA con la docenza di Elvin Kondo. Il corso ha avuto una durata di 140 ore che si sono svolte da remoto attraverso la piattafor-ma Zoom in modalità part-time, ovvero 4 ore al giorno. Anche questo corso viene offerto gratuitamente poiché finanziato da Formatemp.

Lo svolgimento del corso si è articolato intorno ad una serie di esercizi pratici che il docente ci ha somministrato. Siamo partiti da disegni in 2D abbastanza semplici, andando avanti il docente ci ha assegnato disegni sempre più complessi seguendo un percorso didattico ben preciso. Infatti, ogni due o tre progetti il docente illustrava qualcosa di nuovo. Dopo aver a lungo lavorato su grafiche 2D abbiamo cominciato a creare dei solidi. Infine, l’insegnante ci ha fornito istruzioni operative per la stampa 2D e 3D e per la fase di render.

Consiglio di partire da questo corso a tutti coloro che vogliano apprendere programmi CAD in generale, specie a tutti coloro che non hanno mai affrontato questo tipo di programmi.

Il corso

Siamo partiti dalle cose più basilari, quindi abbiamo visto come si presenta il programma, le sue varie barre degli strumenti, la linea, le selezioni, la differenza tra il punto e la virgola, i comandi per orientarsi nello spazio come: il pam, lo zoom delle estensioni, le combinazioni di tasti sulla tastiera; come impostare la modalità ortogonale, come salvare i progetti e come risolvere gli eventuali problemi di salvataggio con la funzione Rigen.

In seguito, abbiamo appreso come utilizzare il righello, come copiare gli elementi e come lavorare evitando di creare delle sovrapposizioni tra le linee. Così, abbiamo visto come trova-re velocemente le linee sovrapposte e perché è necessario cancellarle.

Abbiamo imparato a tagliare, allungare, scalare, ruotare, attivare gli snap e disegnare utiliz-zando le coordinate relative e assolute. Così abbiamo visto in cosa consiste l’input dinamico e a cosa serve.

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In seguito, abbiamo appreso come incollare immagini esterne e come utilizzare la finestra dei collegamenti, abbiamo imparato a risolvere i problemi di visualizzazione, cambiare l’unità di misura, personalizzare il cursore e le funzionalità del mouse. Abbiamo imparato ad utiliz-zare l’opzione “da” per traslare il punto di partenza del disegno rispetto ad un altro punto, ad attivare i grip e manipolare i disegni con essi, ad inserire le quote creando stili di quota ad hoc, ad utilizzare le coordinate polari, ad utilizzare le varie tipologie di archi e cerchi, a fare i raccordi e ad utilizzare il comando cima

Andando avanti abbiamo visto come disegnare i poligoni inscritti e circoscritti, come creare linee che partivano o che terminavano in tangenza ad un altro oggetto, come unire più linee e dividere le polilinee, come copiare in serie, come utilizzare i retini di riempimento, come eliminare i duplicati, come utilizzare il comando offset e come isolare e nascondere gli oggetti nel corso del lavoro.

In seguito, abbiamo imparato le peculiarità del disegno meccanico e di quello architettoni-co, così abbiamo appreso come cambiare lo spessore delle linee, fare i tratteggi, copiare i formati, cambiare i colori, lavorare con i livelli, visualizzare le proprietà degli oggetti ecc. Il docente ci ha mostrato come creare dei blocchi DWG e a realizzare delle librerie di blocchi personalizzate.

Infine, abbiamo visto le scale, i formati, come impostare il layout per la stampa modificando: colori, quote e spessori delle linee e abbiamo imparato a preparare e utilizzare i cartigli.

Così, abbiamo appreso come prepararci template di stampa specifici che fossero adatti al nostro utilizzo andando a modificare le viste e le barre degli strumenti, pertanto, siamo passati alla fase di modellazione 3D.

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Corso di Digital Analytics & Digital Strategy

In questo breve articolo riassumerò velocemente quanto affrontato nel corso di DIGITAL ANALYTICS & DIGITAL STRATEGY organizzato da Job Solution nella sede di Milano

Il corso, offerto dall’agenzia di lavoro EtJca, ha avuto la durata di 240 ore e ha toccato vari argomenti riconducibili a 3 tre aree principali:

• Strategia imprenditoriale e tattiche di marketing

• Strumenti e metodologie per l’analisi dei dati

• Comunicazione digitale

La condizione ideale per massimizzare la portata formativa del corso è avere un minimo di esperienza in ambito Marketing e comunicazione, conoscere la lingua inglese almeno a livello B1 perché il 90% delle lezioni è in lingua inglese, e avere a disposizione un proprio sito costruito con il CMS WordPress. Non è necessario aver a disposizione un sito aziendale, sarà sufficiente avere anche un semplice sito di portfolio perché una parte importante del corso riguarderà l’analisi pratica dei dati e il settaggio di vari tools es: Google Analytics, Google Tag Manager e Google Search Console. Poter svolgere queste operazioni sul proprio sito sarà particolarmente importante quando si dovranno eseguire attività di una certa complessità come “event Tracking” e “campaing tracking”; inoltre, poter osservare i dati del proprio sito renderà le analisi di gran lunga più interessanti.

Come ho già detto, il corso si compone prevalentemente di tre moduli:

• Strategia imprenditoriale e tattiche di marketing

• Strumenti e metodologie per l’analisi dei dati

• Comunicazione digitale

I primi due moduli sono stati tenuti da Fierozeh Usufzay, una giovane imprenditrice di Dubai professionista 360° dell’ambito digital e non solo, che ha mostrato strategie e metodologie con un approccio olistico, strategico e analitico.

La docente ha illustrato, in lingua inglese, le strategie aziendali utilizzabili in ogni fase della vita di una società combinando le stesse con le dinamiche innestate dal mercato e dalle caratteristiche dell’utenza. Al termine del corso ci ha fornito materiali, documenti e strumen-ti professionali che mi potranno essere utili per creare un sito internet ben strutturato e connesso con tutti i tools di analisi ed eseguire una pianificazione annuale con tanto di budget e calendario editoriale.

Il 10% delle lezioni è stato invece tenuto da un docente romano Andrea Carfi, esperto di Comunicazione che ha trattato le tecniche di comunicazione digitale: SEO, SEM, blogging, Influencer e Content Marketiing con un approccio umanistico, semplificando il livello tecnico per metterne in risalto le dinamiche sociologiche.

Il corso si è aperto con la creazione di un ipotetico business, ma prima di avviare il processo

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d’implementazione strategica, ci siamo assicurati che il nostro business avesse i seguenti requisiti:

• un ‘ USP valida

• la risposta a una reale necessità del mercato

• concorrenza limitata

Così abbiamo effettuato un’analisi delle situazione e abbiamo eseguito un analisi SWOT per individuare quali dinamiche interne all’azienda avessero potuto costituire dei punti di forza e di debolezza e quali fossero le dinamiche esterne che potessero essere considerate oppor-tunità o minacce.

In seguito abbiamo visto come si fa un’analisi della situazione online, quali variabili debbano essere considerate e quali tools possono essere utilizzati. Abbiamo esaminato la presenza online dei nostri competitor per comprenderne: stile di comunicazione, tono, linguaggio, competenza tecnica, core business e posizionamento commerciale.

Poi ci siamo soffermati nello studio del nostro target, e abbiamo creato delle analisi di merca-to di tipo quantitativo e qualitativo.

Sulla base delle analisi abbiamo costruito dei profili ipotetici di acquirente tipo “persona” delineando tutte le loro caratteristiche demografiche, stile di vita, nazionalità, religione, alimentazione, etnia… ecc.

Sulla base della “primary persona” e della “secondary persona” abbiamo delineato i valori aziendali, il tono e il sentiment con il quale contrassegnare il materiale comunicativo così ne abbiamo ipotizzato la customer journey.

Per definire i contenuti e avere una base dal quale partire nella creazione dei nostri messaggi abbiamo utilizzato una SEO Strategy di otto step. Siamo partiti da 10 tematiche principali, da esse abbiamo sviluppato 25 topic e, con l’aiuto di Google Suggest e di Google Keyword Planner, abbiamo individuato le parole chiave e la modalità di comunicazione ideale per i nostri messaggi.

Abbiamo poi visto chi è lo Strategist, quali devono essere le sue competenze tecniche e di cosa deve tener conto per arrivare a definire obiettivi di marketing e di business. Abbiamo ipotizzato business diversi e ne abbiamo individuato micro e macro obiettivi.

Abbiamo visto quali caratteristiche un obiettivo deve rispettare per poter essere definito “smart” ovvero specifico, misurabile, perseguibile, realistico e in quanto tempo debba essere raggiunto. Abbiamo visto come poterne misurare il raggiungimento attraverso Google Analytics e come gli Analytics ci possano tornare utili per studiare il percorso di acquisizione del cliente andando a misurare anche attività al di fuori dal sito internet o addirittura offli-ne. In fine abbiamo visto che questo tipo di dati basati sui click ha dei limiti e come poterli superare.

Per facilitare il processo strategico la docente ha illustrato i modelli teorici più popolari che offrono una visione schematica del processo di acquisizione del cliente: Funnel, Race ecc,…. Cosí, abbiamo collocato le varie tattiche di marketing nelle fasi del processo e abbiamo visto

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come le caratteristiche dei media potessero essere di aiuto.

Abbiamo visto in che misura le offerte soft e hard vadano alternate con altri tipi di messag-gi per mantenere un ritmo costante che non martelli in misura eccessiva il consumatore e abbiamo visto come misurare e sfruttare la soddisfazione dei clienti più fedeli in un advocacy funnel.

Abbiamo visto come utilizzare i canali digitali per comunicare prestando un’attenzione parti-colare al sito internet, i social media e i video. Abbiamo visto varie classificazioni per i conte-nuti per una distribuzione ottimale; content food marketing & hub, hero e hygene.

In fine abbiamo visto come misurare l’efficacia dei nostri messaggi grazie a Google Analytics, Google Tag Manager e il codice UTM. Abbiamo imparato a pesare l’efficacia di ogni singolo evento trasformando ogni attività in un parametro numerico. Così, dopo aver definito KPI e leading indicator, abbiamo visto quali KPI devono essere utilizzati per valutare le perfoman-ce di ogni canale e quali possano aver un peso maggiore in determinate circostanze. In fine abbiamo analizzato il profilo professionale di alcune figure molto vicine a quella dello strate-gist: UX, IA e CRO e ne abbiamo osservato attività, fasi del lavoro, strumentazioni, strategie di misurazione e stile di pensiero. Questo è stato molto importante perché guardando noi stessi, in una classe di “addetti marketing” ognuno di noi ha cercato così di capire quale percorso fosse più consono ai propri skills.

Nelle ultime giornate di pratica abbiamo visto nello specifico la creazione delle landing page, le strategie di test: AB testing e multivariate testing, i tool di project management, alcuni esempi di action plan annuale, budget e calendario editoriale.

Per quanto riguarda Google Analytics abbiamo visto come settare gli obiettivi, come misura-re tempo, canali, e percorsi di acquisizione dell’utente. Abbiamo imparato ad analizzare campagne esterne al sito, a segmentare l’utenza e a filtrare i dati per avere analisi il più accurate possibili. Abbiamo visto come misurare l’engagement, il ROI, e come capire cosa non funziona e perché, sviluppando varie ipotesi. Abbiamo eseguito il settaggio di Google analytics, Google Search Console e di Google Tag Manager e abbiamo creato delle dashbo-ard con Google Data Studio.

L’ultimo giorno la docente ci ha consegnato una lista di strumenti utili per le seguenti attività: SEO, creazione delle landing page, librerie di contenuti, hosting, siti per acquistare materiale, siti per trovare liberi professionisti, corsi, app di video e foto editing e una lunga lista di plugin per svolgere una vasta gamma di attività come misurare la velocità del sito, e backup, chat, lead generation, membership, page builder, redirection, SEO map e creazione di sitemap.

Per poter sfruttare al meglio questo corso è fortemente consigliato aver a disposizione un sito personale creato con WordPress per poter eseguire le esercitazioni con i tool di Analyti-cs.

Consiglio questo corso a tutti coloro che vogliono intraprendere un percorso professionale come Addetto Marketing in aziende in cui vi sia la possibilità di svolgere attività di Marketing Strategico.

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Corso di montaggio cinetelevisivo: Avid e Da Vinci Resolve

Internet, la potente affermazione dei Social Network e la tecnologia, hanno offerto nuove importanti vetrine alle aziende e, se una volta poter fare un bel video e trasmetterlo ai propri clienti era un privilegio per pochissimi, oggi non è più così.

Come ho anticipato nel mio articolo precedente, ci sono moltissimi tool per poter fare video carini da condividere sui Social Media o, per trasmettere in modo semplice, dei contenuti che possano essere utili per comunicare, e dare loro un valore aggiunto alla semplice vendita di un prodotto. Così, alla luce della consapevolezza della potenza commerciale del mezzo audiovisivo, ho frequentato una formazione professionale per Assistant Editor & Motion Design nei suoi due corsi: base e avanzato.

Entrambe i corsi erano gratuiti poiché finanziati da un fondo Formatemp, e avevano la durata di 240 ore l’uno per un totale di 480 ore. Sia il corso di base che quello avanzato si compo-nevano a loro volta di due moduli: il primo modulo di montaggio e il secondo di animazione grafica.

Nel primo modulo del corso di base, quello relativo al montaggio video, ci siamo concen-trati sul linguaggio cine-televisivo e abbiamo imparato ad utilizzare Avid Media Composer 8.4; il più storico tra i software di montaggio. Nel primo modulo del corso avanzato invece, abbiamo imparato ad utilizzare Da Vinci Resolve 15, il software più noto in commercio per le attività relative alla Color Correction; un software completo “che mira a diventare leader di mercato ponendosi come ambiente integrato per la post produzione video”. Invece, nel secondo modulo di entrambe i corsi, abbiamo imparato le basi di After Effect per la creazio-ne di animazioni video ed effetti speciali in ambiente 2D e 3D.

I corsi sono stati tenuti presso il CFTA di Milano, un ente formativo situato nelle vicinanze della Stazione Centrale. Il corso di base è stato finanziato da OpenJobMetis mentre il corso avanzato da In Job SpA.

In questo articolo parlerò solo dei due moduli relativi al montaggio video, prossimamente pubblicherò un articolo in cui invece parlerò dei due moduli relativi alla Motion Design.

Il docente, Fabio Selvafiorita, un professionista milanese, figlio di una lunga tradizione famigliare e universitaria nell’ambito audiovideo e non solo; per l’intera durata del corso ha cercato di alternare teoria e pratica, provando ad andare oltre ai tecnicismi, per mostrarci le peculiarità del linguaggio che il montatore dev’essere in stato in grado di creare. Infatti, citando una sua dispensa, l’obiettivo del corso è mettere in grado gli studenti di “costruire e strutturare artisticamente e tecnicamente un prodotto che abbia coerenza narrativa rispetto all’ipotesi stilistica”. Pertanto, mediante la visione di una serie di documentari sulla storia del montaggio, sulla storia del cinema e dei mass media, sui professionisti che ne hanno decre-tato lo sviluppo, sulle tecnologie che ne hanno stimolato un’evoluzione e sulle tendenze più bizzarre e innovative, ha cercato di stimolare noi studenti affinché sviluppassimo senso critico, espressività, gusto e coerenza stilistica. Così il docente, ha cercato in primo luogo di insegnarci a comprendere le potenzialità espressive dei materiali, per poi condurci, ad

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adattarli alle finalità del prodotto da realizzare. In aggiunta, ci ha indicato i tools e le malizie per riconoscere le caratteristiche tecniche delle clip che ci venivano fornite e ci ha insegna-to ad assemblarle in un montaggio fluido capace di dare continuità all’azione. Oltre a ciò, il docente, ci ha insegnato i flussi di lavoro: dalla raffigurazione della struttura narrativa alla post produzione. In fine, ci ha mostrato come esportare il nostro elaborato nel formato più consono alla finalità del nostro progetto.

Per quanto riguarda Avid, ci sono stati mostrati tutti gli strumenti del programma, anche quelli necessari per quelle attività che spesso vengono svolte con altri software. Per quanto riguarda le funzionalità del programma in senso stretto, abbiamo imparato ad utilizzare: Bin, Project Window, Setting, Smart Tool, i due monitor, lo zoom e la keyboard. Abbiamo appreso come sfruttare al meglio i comandi per inserire le clip dal monitor sorgente alla timeline, e così le modalità per spostare, cancellare e sovrascrivere. In fine, abbiamo imparato ad utiliz-zare lo strumento multicamera, come si inseriscono gli effetti, come funziona la titolatrice, quali sono le modalità di lavoro: online e offline e in quali casi si utilizza l’una o l’altra.

Per quanto riguarda l’audio, dopo aver visto come il suono venga gestito in ambiente cinema-tografico, chi sono i foley artist, e quali sono le altre figure professionali che se ne occupano. In Avid, abbiamo visto come si creano delle tracce audio, la differenza tra mono e stereo, come si fa il mix, come si lavora con i pan e con l’equalizzatore. Fabio ci ha spiegato le scale del suono: ampiezza e volume, i limiti imposti dal broadcasting, le regolamentazioni relative alla proprietà intellettuale dei pezzi, dove acquistare colonne sonore e rumori, quali sono le associazioni internazionali di riferimento e quali standard dobbiamo rispettare.

In fine, per comprendere al meglio la vera e grande differenza tra i formati video pro-sumer, professionali e cinematografici, abbiamo passato in rassegna le tipologie di sottocampio-namento della crominanza, e abbiamo visto su quale di questi si può andare ad operare con la Color Correction. Abbiamo affrontato tutti i parametri che definiscono la qualità di un’immagine: Pixel Aspect Ratio, compressione, media, risoluzione, target bit rate, croma sampling, profondità di bit. Abbiamo compreso la differenza tra le tipologie di compressione intraframe e interfame, cos’è il bit rate, come si misura e in cosa consiste la sua relazione con la compressione. Inoltre, abbiamo viso le differenze tra i vari codec e quali di questi sono più adatti alle riprese, alla fase di editing o a quella di delivery.

Nel modulo avanzato abbiamo ripreso tutti i questi concetti e siamo scesi ad un ulteriore livello di complessità. Per di più, con lo svolgimento delle attività di Color Correction, abbia-mo potuto osservare come, i parametri elencati, determinassero una notevole differenza nella resa dell’elaborato finale. In questo modo, alcuni concetti come ad esempio il sotto-campionamento della crominanza, che al termine del primo corso risultavano chiari ma con un buon livello di astrazione, sono stati compresi nel concreto delle attività.

Il software che abbiamo imparato ad utilizzare nel secondo modulo è Da Vinci Resolve 15, un programma utilizzato da tutti i più grandi professionisti per le attività di Color Correction. Di Da Vinci Resolve 15 non ci siamo limitati ad apprendere la parte relativa alla Color, ma abbia-mo visto anche le sue sezioni riguardanti importazione, delivery, montaggio e audio. Infatti, Da Vinci Resolve, presenta un ambiente integrato in cui poter svolgere tutte le attività che

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si possono fare su un video, dal montaggio agli effetti di Motion Design, che però abbiamo visto nell’altro modulo utilizzando Adobe After Effect.

Come nel primo modulo relativo al montaggio, anche in questo caso, la finalità del docen-te non era circoscritta a farci apprendere le tecniche di post produzione, ma mirava a farci acquisire sensibilità estetica e acustica, capacità espressive e narrative. Abbiamo per giunta visto che gran parte delle potenzialità del software sono addirittura disponibili nella versione gratuita, che, per un utilizzo non professionale, potrebbe essere più che sufficiente. Abbiamo osservato tutte le più grandi differenze con la versione a pagamento e abbiamo preso atto che il costo della stessa non è poi così elevato, rispetto ad altri software.

Il docente ci ha offerto una panoramica completa di tutte le funzioni più o meno rilevanti di Da Vinci Resolve: i settaggi per le directory, le impostazioni, le preferenze…. Abbiamo visto che anche con Da Vinci è possibile lavorare off line utilizzando gli “optimized media” e che i processi di importazione e delivery sono un po’ più semplici rispetto ad Avid. Nell’appren-dimento del programma, siamo partiti dalla sezione relativa al montaggio. Il docente ha spesso sottolineato come l’apparente facilità d’uso della Edit Page lo sottoponga al rischio di un utilizzo poco “professionale”, pertanto ci ha un imposto un metodo di lavoro strutturato, in modo tale da farci apprendere tutte le opportunità di placentement in Timeline. Dopo la Edit Page abbiamo visto la sezione dedicata alle attività di Color Correction. Anche in questo caso Fabio ci ha illustrato le fasi di un’elaborazione professionale, gli step e le prassi in modo tale che anche di questa parte del programma non se ne facesse un uso banale. Così abbia-mo visto come lavorano i veri professionisti della Color Correction, le tre grandi fasi: Color primaria, Color Secondaria, Color Grading; tutti gli strumenti: gli scopes, i nodi, le lut…ec, e le metodologie organizzative del lavoro. Per quanto riguarda gli Scopes non ci siamo limitati ad apprendere quelli del programma, ma abbiamo passato in rassegna diverse apparecchia-ture software ed hardware. Per quanto riguarda i nodi invece, abbiamo visto in che ordine procedere, come raggrupparli, gerarchizzarli, fonderli e scomporli in canali RGB.

Nella Color Correction Primaria abbiamo visto tutte quelle attività che ci consentono di miglio-rare la qualità dell’immagine nel suo complesso: regolare il contrasto, bilanciare il bianco, ecc… Nella Secondaria abbiamo imparato a modificare solo una piccola parte dell’immagine, come fare il camera tracking, cosa sono le Lut e quando si applicano. Quando Fabio ci ha parlato dei formati Raw e Log, delle lut e di come si lavora con questi formati su Da Vinci, abbiamo ripreso il concetto di Spazio Colore e abbiamo visto in cosa consiste il REC 709. In fine abbiamo visto Fairlight, un audio tool integrato, con potenzialità ben più elevate rispetto alla gestione delle tracce audio, che possiamo svolgere con gli altri software di editing.

Il corso mi è piaciuto molto, e, per essere stato un corso completamente gratuito, posso dichiarare di essere davvero soddisfatta di aver fatto questa esperienza.

Mi ero interessata a questo corso per poter fare dei video per le aziende da pubblicare sui social, ma mi sono resa conto che essere un Video Maker non è assolutamente un mestie-re che si può apprendere con quattro mesi di corso; serve tanta pratica e serve una buona

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dimestichezza con gli strumenti hardware: cavi, casse, scopes, cavalletti, camere, carrelli, ecc… Purtroppo in questo corso, per quanto nei suoi due moduli da 240 ore l’uno il ritmo sia stato intenso e non ci siano state perdite di tempo, le attività inerenti alle riprese sono state mostrate solo a livello teorico. Infatti, per completare quanto appreso, frequenterò al più presto anche un corso di riprese video. Il docente, dal canto suo, ci ha dato tutte le indica-zioni necessarie per poter svolgere i nostri acquisti in materia in modo intelligente e ci ha illustrato anche dove e come poter continuare a studiare quanto appreso nei suoi moduli, suggerendoci corsi e tutorial. Pertanto, non penso che questo corso possa essere sufficiente per poter diventare dei veri video maker, ma costituisce sicuramente un buon inizio di un bellissimo percorso. Per quanto riguarda la mia esperienza, consiglio di frequentare entram-be i moduli perché mi sono resa conto di essermi creata un’idea precisa di questo tipo di attività, e di aver compreso e sedimentato le basi tecniche e i linguaggi delle attività di editing, solo al termine del corso avanzato.

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AIFS Au-pair in america, l’unico modo per arrivare, lavorare e vivere negli USA gratuitamente: la mia

esperienza (2011-2012)Saper bene l’inglese oggi è fondamentale per intraprendere quasi qualsiasi percorso profes-sionale, la scuola italiana da sola non sempre riesce a fornire una conoscenza ottimale delle lingue straniere, pertanto per imparare a comprenderle e ad utilizzarle spesso serve qualche aiutino esterno, qualche vacanza studio e qualche corso extra.

Io ebbi la sfortuna di cominciare a studiare l’inglese molto tardi, alle superiori; fino ad allora avevo studiato solo la lingua francese. A scuola non avevo problemi particolari, ero una ragazza che studiava quindi, seppur non sapendo la lingua inglese come le mie compagne, nelle verifiche e nelle interrogazioni me la cavavo discretamente, e fu lo stesso all’Università.

Tuttavia, fare una conversazione in lingua inglese per me era impossibile; così in un perio-do in cui mi si aprivano delle porte solo per stage e occupazioni lontane dal mio ambito di studio, decisi di colmare questa lacuna facendo delle esperienze all’estero.

Inizialmente andai a fare una costosa vacanza studio a Dublino; con un mese di corso mi sbloccai un pochettino e imparai a spiaccicare qualche piccola frase di senso compiuto, ma il mio livello non era ancora sufficiente per poter trovare un buon lavoro, così cominciai a cercare una soluzione economica ed efficace.

In pochi lo sanno, ma esistono moltissimi programmi quasi gratuiti che permettono ai giova-ni di fare delle esperienze all’estero e di migliorare i propri skills linguistici.

Frequentando le biblioteche e i vari career day scoprii l’Informagiovani, uno sportello infor-mativo a disposizione dei ragazzi per moltissime attività, tra cui questo tipo di programmi.

All’informagiovani di Milano, un consulente mi sventagliò le varie opportunità: Servizio di Volontariato Europeo, https://serviziovolontarioeuropeo.it/; progetto Leonardo, https://www.scambieuropei.info/category/partire/leonardo-vet/, Work in Holiday in Australia e Canada e Aupair in America https://www.aupairinamerica.com.

Dopo essermi fatta un prospetto delle varie opportunità mi interfacciai con questi program-mi, raccolsi le informazioni e cominciai a fare questo tipo di esperienze, Aupair in America fu solo la prima.

In quel momento il mio inglese era molto scarso quindi avevo bisogno di una soluzione che non implicasse una conoscenza di partenza elevata della lingua; perché fare un Work in Holiday in Australia o Canada significa semplicemente fare un visto, prendere un aereo e ritrovarsi dall’altra parte del mondo a cercare da soli un lavoro in un paese ricco ma costoso. Il mio Work in Holiday in Australia fu un’esperienza fantastica, ma riuscii ad affrontarla senza troppi problemi, grazie alla conoscenza della lingua inglese che avevo maturato l’anno prima in America.

Per cominciare volevo fare un’esperienza cuscinetto, un’esperienza low cost dove, dall’italia, sapevo già dove sarei andata a vivere, a studiare e a lavorare; le alternative che mi rimaneva-

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no erano due: lo SVE e l’Aupair in America, così intorno ad Aprile Maggio 2010 incominciai a inoltrare l’application per entrambe i programmi e tra i due scelsi quello che per primo mi diede l’opportunità di partire.

Così l’InformaGiovani mi diede i contatti di Euro Educa https://www.euroeduca.it/ , un’agen-zia specializzata nei percorsi formativi all’estero. Questa società non promuove le semplici vacanze studio di un paio di settimane che molti fanno nei periodi estivi, come ad esempio i soggiorni all’estero di ESL https://www.esl.it, Euro Educa propone percorsi formativi di lungo periodo come Stage, esperienze di volontariato, l’anno di liceo all’estero e programmi di Aupair.

Aifs Aupair in America è qualcosa di molto differente da un qualsiasi programma di AuPair, non si tratta di un’iniziativa a pagamento di qualche piccola agenzia, ma di un programma regolamentato dagli enti governativi USA che, più di 30 anni fa, hanno costruito questo sistema per rispondere al desiderio di famiglie americane di ceto elevato, per avere supporto nella cura e nell’educazione dei bambini.

Il programma per le AuPair è quasi gratuito, la quota di iscrizione è al di sotto delle € 200; il resto delle spese da affrontare sono quelle legate agli obblighi burocratici: patente interna-zionale, assicurazione medica non obbligatoria, visto di tipo J1, certificato dei carichi penden-ti e relativi bolli.

Prima di partire occorre completare un medical report con un certo numero di vaccinazioni, per poterle sostenere in maniera gratuita basta semplicemente far esplicitamente riferimen-to al programma con gli operatori Asl.

Quando partii per gli USA non avevo esperienze all’estero, così, in preda a mille mila preoc-cupazioni, feci tutte le assicurazioni possibili e immaginabili e prima della partenza arrivai a spendere circa € 700, che per un anno di esperienza all’estero rimane comunque una cifra irrisoria. Tuttavia, con la coscienza di poi, capii che tali assicurazioni erano abbastanza inutili e avrei potuto fare lo stesso l’esperienza con una spesa complessiva al di sotto delle € 350. Infatti, le assicurazioni mediche che vi verranno proposte dal in Italia, non sono convenzio-nate con tutti gli ambulatori sul territorio americano, e, per quanto riguarda la mia esperien-za, quando ebbi l’influenza in America, l’assicurazione che avevo fatto dall’Italia non venne accettata, fui comunque visitata e curata privatamente e la mia host family pagò per me.

INDICAZIONI GENERALIIl programma ha una durata minima di un anno e massima di due. Qualora si è entusiasti dell’esperienza e non si è compiuto il 26° anno di età, al termine del secondo anno è possi-bile tornare in Italia e ripetere il programma facendo altri due anni in un’altra famiglia.

Nel corso del programma qualora sorgessero dei problemi con la famiglia ospitante è possi-bile chiedere che sia cambiata, ma affinché la richiesta venga accettata è indispensabile avere delle motivazioni oggettivamente rilevanti, in alternativa si corre solo l’inutile rischio di essere rispediti a casa prima del termine.

Per cogliere il meglio da questo tipo di esperienza è importante mantenere sin dal primo giorno un atteggiamento serio, maturo e trasparente, rispettando gli obblighi in materia di

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igiene e pulizia, orari di lavoro, e riservatezza. Non tutte le famiglie sono uguali, un po’ va a fortuna e un po’ occorre aver malizia nella selezione a seconda di quelle che sono le vostre esigenze specifiche.

I requisiti fondamentali per poter partecipare al programma sono i seguenti: avere un età compresa tra i 18 e i 26 anni, aver già ottenuto il diploma di maturità o la laurea, avere due o tre esperienze con i bambini, avere un minimo di conoscenza della lingua inglese ed essere incensurati.

Quello che di base avrete dal programma sarà: voli gratuiti di andata e ritorno, vitto e allog-gio, due trimestri di corsi “para universitari” pagati, due settimane di ferie, un piccolo premio in denaro a completamento del programma e un pocket money settimanale.

In caso capitiate in una famiglia discreta non mancheranno bagno personale, auto persona-le, soldi extra a fronte di qualche ora di lavoro extra, possibilità di andare in vacanza con la famiglia, possibilità di frequentare i vari club con palestra e piscina di cui la famiglia ospitante è membro, anche nel tempo libero.

E’ importante avere un buon livello di motivazione nel voler trarre il meglio dal programma.

L’esperienza può dare molto anche oltre l’apprendimento della lingua inglese, ma per poter cogliere al meglio tutte le sfumature formative è necessario darsi da fare e far cadere qualsi-asi tipo di presunzione, perché a circa 10 ore di volo da casa i momenti duri non mancheran-no, e quello che vi aiuterà a tenere duro saranno i miglioramenti linguistici che riscontrerete giorno per giorno.

Se ad esempio non andate pazze per i bambini e siete già laureate in lingue o delle insegnan-ti di inglese, non scegliete AuPair in America solo per la sua convenienza, ci sono molti altri programmi che richiedono una buona conoscenza di partenza, scegliete qualcos’altro, perché nel momento in cui non sarete sufficientemente motivate a restare e a fare quel tipo di lavoro, creerete una marea di problemi alla vostra host family, all’agenzia americana che vi ha inserito, e alla ragazza che prenderà il vostro posto.

INDICAZIONI OPERATIVE

Per cogliere il meglio dall’esperienza ho pensato ad una serie di consigli:

1- Dimostrare alla vostra host family di saper guidare con prudenza.

La vostra host family avrà bisogno di sapere che i loro figli in mano vostra sono al sicuro, e se dimostrerete di avere un atteggiamento responsabile alla guida, avrete l’opportunità di poter uscire più spesso e di svolgere attività più interessanti con i bambini.

Gli USA sono un territorio molto esteso e le ville delle famiglie che scelgono di avere un aupair non sono sempre all’interno del centro urbano, i mezzi pubblici non sono presenti ovunque e sono molto costosi rispetto alla benzina. Stare a casa tutto il tempo con i bambini potrebbe essere alienante per voi e per loro, e dimostrare di saper guidare con prudenza sarà uno di quei requisiti con un peso così importante da cambiare del tutto la vostra esperienza rendendola molto più gradevole.

2- Mantenete ordine e pulizia nella vostra stanza, nel vostro bagno personale e se la vostra

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host family vi ha fornito di un’auto a vostro uso esclusivo, andatela a lavare almeno una volta alla settimana. Assicuratevi che le gomme non siano lisce, che i pneumatici siano sempre gonfi e che tutto sia correttamente funzionante.

Gli americani hanno l’abitudine di consumare snack in auto, pertanto non bisogna assolu-tamente lasciare che l’automobile si trasformi in un ambiente putrido con briciole ammuf-fite, cattivi odori e latte fermentato. Dimostrate alla vostra host family di essere in grado di prendervi cura della vostra auto e non avranno avranno alcun problema a farvela usare anche nel week end e a rimborsarvi tutte le spese: lavaggio, benzina, penumatici, tergicristalli. In alcune zone degli USA nevica molto e le strade ghiacciano, se vi accorgete di aver le ruote lisce, fatelo presente e vedrete che la vostra famiglia ospitante sarà ben felice di provvedere con un cambio pneumatici.

3- Essere un AuPair in America è molto diverso da essere una bambinaia casalinga, il vostro aspetto dovrà essere aggraziato e ordinato, le famiglie in cui vivrete saranno molto benestan-ti e probabilmente passerete molto tempo all’interno di club privati in cui è necessario aver un aspetto curato. In questo tipo di ambienti, meglio vi presenterete, meglio verrete trattate dal personale e dalle altre persone presenti nei club.

4- I disturbi alimentari non sono assolutamente tollerati, quindi se avete una seppur lontana inclinazione a bulimia o anoressia, o la vincete prima di partire o in breve sarete rispedite a casa.

5- La maggior parte delle famiglie americane ha degli animali domestici, tuttavia aver esperienza con gli animali da compagnia non è un elemento richiesto dal programma, ma a mio avviso è consigliabile, perché tra i vostri compiti di educatrice ci sarà anche quello di insegnare ai bambini ad amare e a rispettare i loro cuccioli.

6- Fumare o consumare bevande alcoliche davanti ai bambini è un comportamento da evita-re anche quando non siete in servizio. Fumo e alcol sono ritenuti diseducativi, e seppur le persone della vostra host family abbiano questo tipo di abitudini, è consigliabile per voi astenervi.

7- Se avete problemi con la vostra famiglia ospitante evitate di sfogarvi con le altre aupair, per i vostri problemi avrete un professionista a disposizione che vi aiuterà a risolverli: il Cunselor. Le famiglie che scelgono di avere un Aupair sono facoltose e rispettabili, se mette-rete a rischio la loro reputazione vi manderanno subito a casa.

8- Se riscontrate problematiche gravi comunicatele subito al Cunselor, le famiglie ospitanti non sono tutte uguali e c’è ne sono alcune meno buone di altre. In caso esistano problemi seri contattate immediatamente il Cunselor, cercate di dimostrare con i fatti, la valenza dei vostri problemi. Se il cunselor avrà modo di comprendere le vostre motivazioni vi guiderà nella ricerca di una nuova famiglia. A quel punto la vostra famiglia ospitante piuttosto che ricominciare con una nuova ragazza cercherà di farvi credere che il re-mach sia una cosa da disadattati, ma voi non fatevi influenzare, se avete deciso di cambiare, cambiate. Però fate attenzione, per far sì che il re-mach vada a buon fine è necessario avere un elevatissimo livello di riservatezza sulle problematiche affrontate e dimenticare tutto prima dell’ingresso nella nuova famiglia.

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9- Se la vostra host family vi affiancherà ad un Aupair che sta lasciando il programma prima del tempo, non ascoltate nulla di quello che vi dice perché, specie in caso di mancato completamento del programma, ci sarà l’opportunità che vi dia delle informazioni distorte e scoraggianti. Se avete bisogno di aiuto, piuttosto, fatevi aiutare dal fratellino o dalla sorel-lina maggiore; essi saranno con voi sul lavoro, vi aiuteranno a comunicare e comprendere, vi potranno fornire indicazioni stradali e operative. Male che vada i bambini cercheranno di approfittarsi della vostra ingenuità per cose di piccolo conto, tipo mangiare un gelato in più o giocare dieci minuti in più al PC. Ma questi bambini non saranno mai in grado di crearvi i danni, che vi può causare l’intervento di un’Aupair delusa, che se ne sta andando a casa prima del tempo.

Sono passati quasi 8 anni da quando sono partita come Au Pair in America, e seppur in tutti questi anni, io abbia mantenuto i contatti con la famiglia che mi ha ospitato, tanto da averla ricevuta in visita in Italia; per anni ho preferito che non si sapesse nulla riguardo alla mia occupazione negli USA, perché molte persone non capiscono la portata formativa di questo tipo di mansione e né condannano l’eccessiva umiltà e accessibilità.

Ricordo addirittura una persona che in modo poco educato mi disse, ferendomi, “ sei andata a fare la rumena in America ma non ti vergogni?”

E io mi chiedo, devo davvero vergognarmi di aver vissuto un anno a New York senza aver speso un lira? di aver trovato una famiglia americana che ancora mi vuole bene e di esser passata in dodici mesi da un livello di inglese assolutamente scarso ad essere fluente?

Devo davvero vergognarmi di aver scorrazzato in Audi per le strade di New York ascoltando i rapper americani con due bambini che si divertivano come pazzi?

devo davvero vergognarmi di aver passato un estate nei club privati di Sothampton e di aver riso degli sterotipi che coinvolgono noi presunti pastasciuttari italiani?

Non credo proprio.

Il mio anno negli USA non è stato di certo un anno facile; non avevo la maturità e l’esperienza con il quale ho scritto questo articolo, ma ero molto motivata e sono riuscita a spremerlo al massimo affinché mi desse tutto quello per il quale ero partita, ed è stato uno degli anni più costruttivi e particolari della mia vita.

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Milano, corso di After Effects del CFTA: moduli base e avanzato

Oggi, tra le tecniche di lead generation, si parla sempre di più di inbound marketing, ovvero, di tutte quelle attività finalizzate ad attirare i potenziali prestatori di interesse mediante la generazione e la diffusione di contenuti.

Lavorando come Addetto Marketing, ho avuto modo di costatare che, soprattutto da quando gli smartphone sono divenuti alla portata di tutti, il video si è affermato come la miglior modalità di comunicazione in termini di engagement. Tuttavia, per fare dei video che siano in grado di trasmettere in modo chiaro e gradevole dei contenuti di grande complessità, fare delle riprese e montarle insieme con il cellulare non basta. Per sfruttare al meglio la portata comunicativa di immagini e filmati servono una buona capacità fotografica e delle basi di motion design. Ci sono diversi programmi che ci consentono di svolgere queste attività, il più famoso è Adobe After Effects, un programma simile a Photoshop, con una timeline sul quale si possono aggiungere effetti speciali.

Con After Effects possiamo inserire titoli, testi in movimento, personaggi animati, frecce, grafici, effetti speciali e soprattutto possiamo animare il nostro logo.

Ad oggi ho seguito due corsi di After Effects presso il CFTA di Milano e domani, 19/03/2019, inizierò un Master di After Effects presso un altro ente formativo: Espero Srl.

Ho terminato i primi due corsi già da qualche mese, tuttavia, ci tengo ad esprimere ora quanto appreso al CFTA perché ho visto che il programma del master che inizierò domani è differente e, nella stesura di questo articolo, non voglio farmi influenzare da quanto imparerò nel prossimo corso.

I due corsi che ho seguito presso il CFTA sono stati tenuti dal da un Docente di Varese: Gerardo Forlenza detto Gerry, un professionista noto soprattutto per il grande seguito del suo canale di Youtube: Motion Graphic Tutorials

All’interno della pagina “Animazione Grafica” ci sono alcuni video di quelli che ho realizzato al corso.

Premetto dicendo che il corso era aperto a tutti, anche a gente con molta più esperienza di me in ambito video e motion graphic, pertanto nel corso delle lezioni, alcuni studenti hanno prodotto elaborati di gran lunga più complessi e precisi dei miei.

Le lezioni di Gerry hanno avuto un carattere prevalentemente tecnico e operativo. Il docente non si è mai dilungato in spiegazioni teoriche ma ci ha sempre guidato nella costruzione degli effetti accompagnandoci passo dopo passo nella creazione di video e animazioni che da sola non avrei mai pensato di essere in grado di fare.

Gerry ci ha insegnato ad utilizzare After Effects partendo dalle basi; ci ha insegnato a creare una composizione e a stabilirne le caratteristiche, ci ha indicato come importare corretta-mente le varie tipologie di materiali: video, footage, sequenze di immagini, file vettoriali con e senza i livelli e ci ha dato delle direttive per procedere in maniera precisa e ordinata nell’or-ganizzazione di materiali, composizioni e scene.

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Insieme a Gerry abbiamo imparato ad utilizzare i key frame, ovvero i punti chiave che deter-minano il movimento dell’animazione nel tempo. Abbiamo visto tutti i tasti rapidi, il trim, tutte le funzionalità della time line, lo strumento crea forme e moltissimi effetti.

Sin dal primo giorno abbiamo provato ad esportare il nostro elaborato, così abbiamo visto tutto quello che deve essere stabilito nell’esportazione del materiale: i vari formati, come mantenere la trasparenza, come creare delle gif, e come agire per determinare qualità e peso dell’elaborato finale.

Abbiamo imparato ad utilizzare le varie tipologie di livelli: livello di aggiustamento, il solido e l’oggetto nullo, inoltre, a seconda di cosa volevamo realizzare, abbiamo imparato a sfruttare le parentele. Per di più, abbiamo appreso quei piccoli trucchi per gestire i rallentamenti del programma modificando l’ouput sullo schermo, pulendo la cache e semplificando i progetti.

Dal punto di vista strettamente operativo abbiamo visto in maniera approfondita l’utiliz-zo delle maschere: come modificarle, invertirle, sfumarne i bordi, creare delle intersezioni, bucare il testo o un logo,… ecc. Abbiamo creato moltissime transizioni personalizzate, abbia-mo imparato ad utilizzare la traccia audio e tutte le modalità con le quale si possono animare linee e testi. Abbiamo imparato a lavorare nello spazio 3D utilizzando camere a uno o a due nodi, abbiamo imparato delle nozioni di base riguardo al compositing cinematografico, e abbiamo provato a creare alcuni effetti speciali partendo da video reali, inserendo incendi, esplosioni ed eventi atmosferici.

Utilizzando le camere abbiamo imparato a fare zoom e panoramiche, a mettere a fuoco alcuni elementi e a sfuocare lo fondo.

In seguito abbiamo visto come mimare dei movimenti di camera con il video tracking, abbia-mo imparato a scontornare un elemento e a cambiargli l’ambientazione, ad eliminare un elemento indesiderato dalla scena, ad esempio un tavolo o un ostacolo.

In fine abbiamo provato ad utilizzare il Mocha per fare un tracking accurato di un elemento sulla scena.

Nel corso avanzato abbiamo rivisto pressoché tutti gli elementi che avevamo visto nel primo corso aumentando leggermente il livello di difficoltà. Inizialmente abbiamo fatto un ripasso generale, abbiamo rivisto pressoché tutti gli effetti, le palette, le transizioni e i metodi di fusione; in seguito abbiamo ripreso i text tolls e la displacement map. Al termine del ripasso Gerry ha introdotto alcuni argomenti nuovi e abbiamo imparato a creare e animare perso-naggi di vario genere: il pedone, l’atleta, il braccio meccanico…ecc

In fine abbiamo inserito i nostri personaggi all’interno dello spazio 3D utilizzando contesti creati ad hoc o importati da Element 3D. A pochi giorni dal Natale ci siamo sbizzarriti con le animazioni natalizie e, nel loro svolgimento, abbiamo avuto modo di apprendere nuove applicazioni del Particular e nuovi effetti luce come quelli generati dall’Optical Flair; inoltre utilizzando Element 3D abbiamo creato dei video promozionali con oggetti tridimensionali.

Il corso mi è piaciuto molto ma l’elevata complessità degli argomenti richiede numerosi approfondimenti e tanta pratica. Consiglio questo corso non solo a grafici e video maker professionisti ma anche a tutti coloro che come me, hanno riscontrato la necessità di saper produrre contenuti video per il web. Il docente è molto preparato e avere la possibilità di

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seguire i suoi tutorial online è sicuramente un valore aggiunto.

Milano: Master In After Effects presso un partner ufficiale Adobe

In questi ultimi mesi, grazie al progetto Form & Go, ho avuto l’opportunità di frequentare gratuitamente un Master in Adobe After Effects presso Èspero Srl, un ente formativo partner ufficiale Adobe, che eroga corsi di formazione per professionisti e per docenti che vogliono certificarsi.

La scuola ha tre sedi in Italia, una a Milano, una a Roma e una a Firenze. La sede di Milano si trova sulla cintura esterna a sud della città nelle vicinanze immediate di P.za Salgari, raggiun-gibile con il tram 16 e con le linee 90/91. Inoltre, con una passeggiata di circa dieci minuti è possibile raggiungere Èspero Srl dalla Stazione di Milano Porta Romana e dalla fermata Lodi T.I.B.B. della linea metropolitana M3.

Èspero Srl offre molteplici corsi a pagamento al quale è possibile accedere con diversi fondi ad esempio: Fondo Impresa, Form & Go e così via. I corsi hanno una natura prevalentemente tecnica e, nella maggior parte dei casi, si rivolgono a professionisti che si affacciano ai corsi di Èspero per affinare ed espandere le proprie competenze.

Il master in Adobe After Effects si compone complessivamente di dodici giornate full immer-sion per un totale di novantasei ore così suddivise:

• due giornate di Adobe After Effects Base,

• due giornate di Adobe After Effects Intermedio,

• due giornate di Creazione di Infografiche Animate con Adobe After Effects

• due giornate di Adobe After Effects Avanzato

• due giornate di Tracking e Mocha

• due giornate di Character Animator.

Ognuna di queste unità costituisce un modulo indipendente che è possibile seguire singo-larmente a seconda del proprio livello di partenza.

In questo articolo cercherò di delineare quali sono stati i contenuti principali che sono stati affrontati all’interno del master.

L’insegnante, Carlo Macchiavello, un docente certificato Adobe, con esperienza trentennale nelle attività di video editing, ha spiegato passo dopo passo tutte le attività senza dare nulla per scontato. Inoltre, attraverso un’area dedicata ai suoi studenti presente sul suo sito, ci ha fornito una serie di manuali e di esercizi.

MODULO DI BASE

Il primo giorno il docente ha fatto una breve introduzione al video illustrando una serie di nozioni tecniche per la corretta manipolazione delle immagini. Così, dopo aver definito i

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concetti di: codec, spazio colore e frame rate, ci ha indicato gli standard principali per quanto riguarda la produzione video di TV, cinema e web.

Dopo questa breve parentesi teorica abbiamo aperto il programma e abbiamo visto come debbano essere impostati i parametri per avviare correttamente il progetto a seconda delle varie necessità che potremmo incontrare.

Così abbiamo visto come creare un nostro progetto predefinito, che ci faciliti l’organizzazio-ne dei materiali in cartelle e che ci aiuti a strutturare in maniera ordinata il lavoro.

In seguito abbiamo visto insieme tutte le aree de programma e come utilizzare i tasti e il mouse nell’area di lavoro per spostarsi, fare lo zoom e svolgere una serie di attività. In questo modo abbiamo passato in rassegna tutti i comandi presenti nella timeline, gli strumenti e le finestre. Successivamente, dopo aver fatto una panoramica generale sulle funzioni di base del programma, soprattutto su quelle legate alle proprietà di trasformazione dei Key Frame, abbiamo visto i metodi di fusione e come Alfa e luma possano tornarci utili nella selezione e nell’isolamento degli elementi. Le stesse funzioni le abbiamo viste nel mascherino traccia e abbiamo compreso quando preferire un metodo o l’altro.

Il docente ha parlato ampiamente delle proprietà connesse all’interpolazione nello spazio e nel tempo tra i vari fotogrammi chiave, mostrandoci le opzioni di attacco e stacco, il vagante nel tempo, le bezier e l’editor grafico. Così, abbiamo provato a fare delle piccole animazioni con effetti particolari e abbiamo imparato a salvare le animazioni nei preset, a ripescarle e a personalizzarle; con la prospettiva di acquisire un metodo di lavoro che, mediante l’utilizzo di una libreria di preset personalizzati, possa essere il più efficiente e rapido possibile. Nell’e-sercitazione abbiamo utilizzato numerosi effetti: orientamento automatico, cambi colore, sfuocature, effetti per stabilizzare filmati molto mossi e per manipolare il tempo.

Nel corso dello svolgimento dei lavori gli studenti hanno posto diverse domande al docente relative soprattutto a quelle piccole difficoltà che si possono venire a creare nel momento in cui le animazioni diventano più impegnative e si cominciano a verificare dei rallentamenti del programma; così Carlo ci ha spiegato alcune procedure per ottimizzare i progetti come utilizzare i file proxy, utilizzare i codec di lavorazione e visualizzare l’anteprima in modalità half & quarter. Inoltre ci ha consigliato alcuni siti per scaricare legalmente le vecchie versio-ni di Adobe: https://prodesigntools.com, utili qualora dovessimo condividere il lavoro con clienti e collaboratori che non si sono ancora dotati dell’ultima versione.

Nella seconda giornata del modulo di base, il docente ha spiegato in maniera approfondita il programma Adobe Media Encoder, e ci ha mostrato come possa essere utilizzato per fare l’ingest e l’esportazione dei nostri progetti.

MODULO INTERMEDIO

Il modulo intermedio ha visto la partecipazione di alunni diversi, così, per partire con il piede giusto, il docente ha ripreso alcuni concetti delle giornate precedenti facendo una sorta di ripasso per poi scendere in profondità con le argomentazioni nuove.

Nel modulo intermedio abbiamo lavorato molto con le forme vettoriali e ne abbiamo affron-tato i contenuti, ovvero tutte le proprietà che possono essere combinate per ottenere risulta-ti diversi. Abbiamo visto le tipologie di trasformazione all’interno del tracciato, del poligono

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e del livello e ci siamo concentrati sulle impostazioni interne alle forme, al fine di imparare a creare animazioni senza utilizzare script ed effetti. In seguito abbiamo visto gli strumenti di disegno, il timbro clone e lo strumento rotoscopio. Al termine del modulo il docente ha illustrato i principi generali delle attività di color correction e ci ha presentato il pannello Lumetry, che poi ha spiegato in maniera molto più approfondita nel modulo avanzato.

MODULO INFOGRAFICHE

Nell’apertura del modulo infografiche Carlo ci ha spiegato cos’è un infografica e come debba essere strutturata a seconda del mezzo che la veicola. Così, abbiamo analizzato le differenze principali di cui dobbiamo tener conto nella progettazione di infografiche statiche e dinami-che, di quelle pensate per i dispositivi mobile e di quelle destinate a filmati e presentazioni aziendali. Abbiamo visto quali sono i punti fondamentali di cui tener conto nella progettazio-ne di un’infografica: obiettivo del messaggio, pubblico, media e durata, così abbiamo visto la Sezione Aurea e la Regola dei Terzi. Il secondo giorno del modulo infografiche abbiamo lavorato nello spazio 3D di After Effects e abbiamo imparato ad utilizzare camere, luci e ombre. Inoltre abbiamo compreso come leggere e scrivere le espressioni e come utilizzare gli animatori dei testi.

Infine il docente ci ha mostrato come farci aiutare dal programma nella stesura delle espres-sioni e come poterlo avviare in inglese in modo tale che lavorando con le espressioni tutto risulti più chiaro.

MODULO AVANZATO

Nel modulo avanzato, il docente ha introdotto lo strumento marionetta e ci ha dato i primi cenni per quanto riguarda le attività di animazione personaggi. Abbiamo eseguito insieme il rig di alcuni elementi utilizzando le parentele e abbiamo visto come lo strumento marionet-ta possa essere utilizzato in maniera stravagante e creativa. In seconda battuta, su richiesta dei corsisti, abbiamo visto in maniera approfondita alcune cose legate maggiormente alle attività di video editing, come lavorare sulla nitidezza delle immagini, le varie tipologie di sfuocature e la Color Correction utilizzando il Pannello Lumetry. Così il docente ha riepi-logato i concetti di spazio colore, ha introdotto i formati Raw e Log e la profondità di bit. In seguito, dopo aver imparato a leggere gli scope del pannello Lumetry abbiamo visto le attività di color primaria e secondaria, ovvero gestire il contrasto, fare il bianco, tirare fuori delle maschere e così via….

Dopo la lezione sulla Color abbiamo visto come fare Green Screen utilizzando Key Light. Il docente ha insistito nel farci operare su un formato in scarsa qualità per insegnarci un metodo di lavoro più efficace capace di darci maggiori opportunità di ottenere risultati ottimali.

Al termine del modulo, abbiamo visto le funzioni principali di Cinema 4D nella sua versione gratuita compresa in After Effects. Così abbiamo compreso in quali situazioni è preferibile utilizzare Cinema 4D e quando è invece sufficiente l’utilizzo del plug-in Element 3D di Video Copilot.

MODULO MOCHA E TRACKING

Nel modulo Mocha e tracking abbiamo visto alcune modalità di tracciamento che il program-ma mette a disposizione per inserire o cancellare elementi in un video. In particolare abbia-

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mo visto: il Camera Tracking, l’effetto Stabilizzazione Alterazione VFX, il Tracking pixel e Mocha nelle versioni Free e Pro.

Inizialmente abbiamo visto come utilizzare l’effetto Tracking Pixel (traccia movimento) per agganciare un’oggetto ad un determinato gruppo di pixel. In seguito il docente ci ha fatto fare diversi esercizi per insegnarci a creare delle maschere che si evolvessero con il movimen-to di camera mediante l’utilizzo di parentele e oggetti nulli.

Purtroppo abbiamo costatato che questo effetto non funziona allo stesso modo in tutti i filmati; pertanto il docente ha aperto una parentesi sulla tipologia di obiettivo utilizzato nelle riprese, mostrandoci come in presenza di filmati girati con obiettivi grandangolari, seppur corretti con sensori PSC, le attività di tracking risultano molto più complesse.

Dopo il Tracking Pixel abbiamo visto il Camera Tracking, un sistema che, offrendoci una serie di marcatori, ci permette di individuare i piani all’interno dell’immagine in movimen-to in modo tale da poter inserire scritte e oggetti 3D mantenendo la prospettiva. Inoltre, il docente, ci ha mostrato come dare la stessa sfuocatura e granulosità agli elementi inseriti con questo sistema. Infine, prima di passare a Mocha, abbiamo visto che anche con l’effet-to Stabilizzazione Alterazione VFX è possibile incorporare elementi in un video. Per quanto riguarda Mocha abbiamo visto entrambe le versioni: quella offerta gratuitamente con il programma e quella Pro, di conseguenza abbiamo compreso in cosa differiscono, e in quali casi è necessario utilizzare la versione con licenza professionale.

MODULO CHARACTER ANIMATOR

Nelle ultime due giornate abbiamo visto le funzionalità di Character Animator un program-ma di Adobe che consente di animare personaggi in real time mediante l’uso della web cam. Così abbiamo visto quali personaggi vengono offerti nei template e come progettare con Photoshop personaggi ad Hoc che possano essere importati.

Abbiamo visto come debba essere effettuato il Rig e in quali casi preferire questo tipo di animazione rispetto a quanto si può fare su After Effects utilizzando il plug-in Duik o l’effetto marionetta.

Al termine del master, il docente si è messo a mia disposizione per rispondere alle mie esigen-ze specifiche. Pertanto, su mia richiesta, abbiamo aperto una parentesi su Adobe Premiere, e mi sono fatta mostrare tutte le funzionalità di base del programma: tasti rapidi, peculiarità, comunicazione con altri software, effetti e strumenti audio. L’ultimo giorno abbiamo girato un filmato in cui sono stata intervistata per descrivere il corso. Così il docente ha portato delle attrezzature professionali per quanto riguarda le riprese video e la registrazione dell’audio e me ne ha mostrato l’utilizzo.

In particolare, Carlo, mi ha spiegato cosa fare quando mi trovo a lavorare con più camere tra loro differenti, quali valori regolare e come per avere un risultato omogeneo.

Sono stata molto felice di poter frequentare questo master perché, pur avendo già sostenuto due corsi di video editing e After Effects al CFTA, avevo ancora molti dubbi di carattere teori-co e operativo, e l’opportunità di poter seguire un terzo corso in aula sugli stessi argomenti è stata davvero grandiosa. Gerardo, il docente di After Effects del CFTA ci ha fatto lavorare molto con il programma facendoci fare molta pratica, utilizzando anche script creati da lui

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e plug in esterni. Carlo di Èspero invece, con un approccio didascalico e teorico, ci ha tolto ogni dubbio sulle le funzionalità specifiche di After Effects sopratutto per quanto riguarda le attività legate al video.

Sommando quanto appreso in tutti i corsi che ho sostenuto, ho avuto l’opportunità di poter cogliere approcci e metodi del tutto complementari. Tuttavia After Effects è un programma molto ricco e complesso, e studiare non basta, occorre utilizzarlo seriamente e fare molto esercizio.