EFFETTO DI INTAGLIO (FORMA) - units.it · 2018. 10. 17. · 3-Effetto di intaglio_____...
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3-Effetto di intaglio________________________ ______________Costruzione di Macchine
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EFFETTO DI INTAGLIO (FORMA)
Negli organi di macchina spesso i parametri di forma, le tipologie dei vincoli le forme di
applicazione dei carichi sono diversi da quelli ipotizzati nello studio con i metodi di SdC.
Sotto queste nuove condizioni nascono delle concentrazioni locali di sforzo che costituiscono l’ effetto
d’intaglio o di forma.
Alcuni tipici elementi che debbono essere studiati e progettati secondo questi nuovi criteri sono:
i fori su piastre o dischi;
le saldature;
le cave per chiavette;
gli accoppiamenti forzati;
le filettature;
le gole;
…
Fattori dell’ effetto di intaglio
L’ effetto d’ intaglio dipende soprattutto dalla forma del pezzo e dal materiale di cui lo stesso è
costituito.
Per lo studio dell’effetto di forma definiremo due tipi di tensione:
Nominale, riferita alla geometria idealizzata (quindi semplificata) del pezzo e considerando il materiale ideale (comportamento perfettamente elastico); il suo calcolo risulta quindi una mera
applicazione delle teorie di SdC
Teorica, riferita alla geometria reale, ma sempre considerando il materiale come perfettamente corrispondente alla legge di Hooke; risulta quindi un passo intermedio nell’
approccio del problema reale.
Molti autori introducono anche la tensione effettiva, che però non è necessaria e la cui definizione
non è chiara. Dovrebbe essere riferita alla geometria ed al materiale reale, quindi non più
perfettamente elastico.
Nella pratica però si preferisce applicare opportuni coefficienti alle tensioni calcolate in casi
simili più semplici.
N.B. E’ opportuno fare alcune precisazioni sul calcolo delle tensioni:
non esiste un metodo sperimentale che misuri direttamente le tensioni
la definizione di tensione presuppone un’omogeneità del materiale, che è una astrazione matematica
non è poi così chiaro cosa sia realmente la tensione effettiva
tuttavia le definizioni qui riportate e le tecniche di calcolo su di esse basate sono senza dubbio utili nella progettazione meccanica (da impiegare però con spirito critico)
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Tensione nominale
Viene calcolata trascurando l’intaglio o la causa della sovrasollecitazione con teorie classiche
Come, ad esempio, quella di de Saint Venant. E importante ricordarsi che lo stato tensionale va
comunque riferito alla minima sezione resistente. Presentiamo ora alcuni esempi classici nello studio
di costruzione di macchine.
ESEMPIO: ALBERO (MAT. DUTTILE) CON SPALLAMENTO
d
A
A
r
D
Figura 3.1
La tensione nominale viene calcolata per:
trave con diametro d
materiale elastico lineare
utilizzando le formule di SdC
N.B. : considero la sezione più piccola:
le tensioni sono superiori
simula meglio il caso reale
N.B.: se studio le deformazioni è indifferente considerare d o D:
calcolo le deformazioni prima e dopo lo spallamento, poi raccordo (es. Se è soggetto a Mf la freccia è
praticamente uguale)
Questo perchè:
tensioni = fenomeno locale, puntuale (cerco la massima, non la media)
deformazioni = fenomeno globale
Sez A-A: vicina al raccordo
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ESEMPIO: LASTRA FORATA A TRAZIONE
P
sez. A-AA
A
P
Figura 3.2
Le concentrazioni di sforzo sono sui fianchi del foro in A-A
La geometria per calcolare la tensione nominale è:
prismatica
sezione: quella indebolita dal foro lungo A-A
ESEMPIO: MANICOTTO CON FORO TRASVERSALE
A
P
A
P
Figura 3.3
Le concentrazioni di sforzi sono vicino ai fianchi del foro lungo A-A
La tensione nominale andrebbe calcolata utilizzando l’area della sezione della cava, indebolita dal foro
(area tratteggiata). Tuttavia in questi casi, in cui l’area della sezione indebolita non è subito
calcolabile, si fa solitamente riferimento ad una sezione con geometria semplificata ed i coefficienti
correttivi terranno conto anche di questo effetto.
Quindi, nello specifico, utilizzo l’intera area della sezione.
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ESEMPIO: ALBERO CON CAVA PER CHIAVETTA O LINGUETTA
A
A
Figura 3.4
La cava causa concentrazioni di tensione e la sezione trasversale indebolita sarebbe quella tratteggiata
ma benché le dimensioni delle cave sono unificate in base al diametro dell’albero:
dovrei estrarre le dimensioni da tabelle
calcolare Wf o Wt (complesso)
Anche per questo tipo di intaglio conviene riferirsi alla sezione “comoda” (circolare piana):
i coefficienti correttivi terranno poi conto di questa semplificazione.
Tensione teorica
Studia il problema geometrico reale, pur considerando ancora il materiale elastico lineare
Si può esaminare con la teoria dell’elasticità, che in genere permette di trattare geometrie anche
complesse a patto di idealizzare il materiale.
Tecniche operative differenti possono essere:
metodi sperimentali:
- estensimetri
- effetto moiré, interferometria
- olografia
- fotoelasticità
metodi numerici
- elementi finiti
- boundary elements
- celle
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ESEMPIO: LASTRA FORATA SOGGETTA A TRAZIONE
n t t
Rsn
t
Figura 3.5
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Sono riportate le tensioni nominale e teorica, entrambe riferite alla sezione indebolita.
L’esame va condotto separatamente per materiali duttili e fragili, e per carichi statici o affaticanti.
CARICO STATICO, MATERIALE DUTTILE
1. assumendo un legame costitutivo elastico-perfettamente plastico, la tensione non può superare la tensione di snervamento
2. quando, in seguito all’applicazione del carico, la tensione teorica supera Rsn, la parte di picco di tensione teorica che oltrepassa Rsn si ridistribuisce sulle zone adiacenti
(ridistribuzione delle tensioni) e la nuova curva diventa la distribuzione della tensione
3. la risultante deve sempre restare la stessa, per equilibrare il carico
Carichi statici
Se tensione teorica Rsn allora la distribuzione delle tensioni agente nel componente coincide con
quella teorica.
Se tensione teorica > Rsn allora la tensione massima agente sul componente è uguale a Rsn e la
distribuzione delle tensioni sarà diversa da quella delle tensioni teoriche.
Fattore di forma Kt
Alcuni autori lo indicano con k:
n
t
nominale
teoricatK
Viene anche citato come coefficiente di intaglio, coefficiente di forma, coefficiente di
sovrasollecitazione teorica (elastico lineare).
N.B. le direzioni di t e n possono non essere coincidenti.
Kt dipende essenzialmente da:
geometria (del componente e dell’intaglio)
ma anche da:
materiale
caratteristica di sollecitazione
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FATTORE DI CONCENTRAZIONE DELLE TENSIONI, Kt
Figura 3.6
Albero con spallamento raccordato (a) flessione; (b) carico assiale; (c) torsione. Figura tratta da R.C. Juvinall,
K.M. Marshek - “Fondamenti della progettazione dei componenti delle macchine” - Edizioni ETS, 1991- Pag.
133
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Figura 3.7
Albero con gola (a) flessione; (b) carico assiale; (c) torsione. Figura tratta da R.C. Juvinall, K.M. Marshek -
“Fondamenti della progettazione dei componenti delle macchine” - Edizioni ETS, 1991- Pag. 134
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Figura 3.8
Albero con foro radiale. Figura tratta da R.C. Juvinall, K.M. Marshek - “Fondamenti della progettazione dei
componenti delle macchine” - Edizioni ETS, 1991- Pag. 135
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Figura 3.9
Barra con spallamento raccordato (a) flessione; (b) carico assiale . Figura tratta da R.C. Juvinall, K.M.
Marshek - “Fondamenti della progettazione dei componenti delle macchine” - Edizioni ETS, 1991- Pag. 136
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Figura 3.10
Barra intagliata (a) flessione; (b) carico assiale . Figura tratta da R.C. Juvinall, K.M. Marshek - “Fondamenti
della progettazione dei componenti delle macchine” - Edizioni ETS, 1991- Pag. 137
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Figura 3.11
Piastra con foro centrale (a) flessione; (b) carico assiale . Figura tratta da R.C. Juvinall, K.M. Marshek -
“Fondamenti della progettazione dei componenti delle macchine” - Edizioni ETS, 1991- Pag. 138
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Figura 3.12
Estremità a T di una barra soggetta a carico assiale. Figura tratta da R.C. Juvinall, K.M. Marshek -
“Fondamenti della progettazione dei componenti delle macchine” - Edizioni ETS, 1991- Pag. 139
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BARRA (MAT. DUTTILE) NON INTAGLIATA
Figura 3.13
Distribuzione delle tensioni di trazione in una barra in materiale duttile non intagliata ed intagliata
Nella barretta non intagliata posso aumentare il carico F finchè FF per cui:
A
FR
A
Fsn
poi la sezione cede per snervamento.
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BARRA (MAT. DUTTILE) INTAGLIATA
La barretta intagliata ha 2
ktK
lo snervamento inizia per sn
RA
F2
, quindi per
2
FF
.
L’andamento è quello di a nella figura 8(f ).
Aumentando F la distribuzione delle tensioni diventa b, c, d.
Si vede come lo snervamento, che inizia in un punto (fenomeno locale) via via si propaga investendo
zone sempre più ampie della sezione. La plasticizzazione completa, totale, della barretta si ha solo in
d. In questa situazione il carico applicato è F . Notiamo che F è lo stesso carico che plasticizza la barretta non intagliata che ha la stessa sezione resistente. La distribuzione della tensione è la stessa
della distribuzione nominale che plasticizza tutta la sezione (Rsn uniforme su tutta la sezione).
Fattori di forma per intagli di forma astratta
La stessa geometria si riferisce a organi meccanici diversi ed è compito del progettista individuare
quale forma astratta descrive meglio il componente reale
Kt validità > di quelli ricavati per un organo meccanico
ESEMPIO: forma astratta = lastra forata
Il foro può essere, per esempio:
foro per rivettatura
oblò nave, aereo
bocchello recipiente in pressione
ecc..
Problemi molto specifici
Per questi casi esistono diagrammi appositi di Kt
ESEMPI:
filettature
cave per linguette
ecc..
N.B. Kt non sempre noti
piastre s d intaglio
sovrapposizione intagli
in questo caso occorre far uso di metodi numerici o sperimentali.
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Lastra forata (di solito spessore sottile)
E bene subito definire quali sono le differenze fra lastre(spessore sottile) e piastre.
Nelle lastre i carichi agiscono sul piano.
Nelle piastre i carichi agiscono fuori dal piano
Nelle LASTRE:
tensioni costanti lungo lo spessore
stato di tensione piano
Nelle PIASTRE:
tensioni variano lungo lo spessore (di solito a farfalla perchè flessione = effetto prevalente)
Figura 3.14
Andamento sforzi lungo le sezioni di simmetria
4
4
2
2
2
3
21
x
r
x
rn
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Lastra forata tesa
sez. A-A
P
A A
P
wd
C
B
Figura 3.15
Pnominale
: area sezione indebolita
maxteorica
è in B, circonferenziale
0r
sul bordo interno del foro
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Caso 1: Foro piccolissimo (o foro finito e w )
0w
d
In B si conosce il valore esatto
Kt = 3
nt 3max
AAn distanza dal foro
mediaAA (i picchi di tensione sono su aree piccole non influenzano media
In C = - nominale (compressione)
Osservazione I.
per 0w
d (cioè senza foro) Kt = 1
per 0w
d (cioè foro piccolissimo) Kt → 3
Questo è un esempio meccanico di funzione discontinua
Osservazione II.
Per foro piccolissimo lungo A-A
A A
P
P
x
Figura 3.16
4
4
2
2
2
3
21
x
r
x
rn
x: distanza dal centro del foro
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per x = r n 3 (come già visto)
per nrrx 2225.12
3
infatti:
nnnr
r
x
r
2
3
2
3
11
9
4
2
3
21
4
4
2
2
diminuisce molto spostandosi di poco
la concentrazione di sforzo è un fenomeno locale
Caso 2: FORO DIMENSIONI MAGGIORI
La soluzione analitica risulta essere complessa. Solitamente ci si avvale di:
Diagrammi
Formule approssimate
ES. valida per l’intero campo 10 w
d:
3
12
w
dKt
(formula approssimata semplice, precisa)
σ max
σ nom
(a)
y
y
x
(b)
a b
A
B a
r
σ r
σ θ θ
Figura 3.17
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Figura 3.18
Barretta forata tesa:
(a) sforzi elasto-plastici nella sezione AB
(b) autotensioni nella sezione AB
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PLASTICIZZAZIONE NELLA ZONA DELL’INTAGLIO
Barretta forata tesa, realizzata in materiale perfettamente plastico, cioè:
ipl
carico
scarico
- Rsn
Rsn
Figura 3.19
Se spessore e diametro del foro sono molto piccoli rispetto alla larghezza della lastra, l’andamento
degli sforzi elastici è:
0
0
r
x
y
Figura 3.20
E tale si mantiene finché snely RMAX
Quando snely RMAX la distribuzione degli sforzi cambia.
4
4
2
2
0
4
4
2
2
0
2
3
2
3
21
x
r
x
r
x
r
x
r
relx
ely
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IPOTESI SEMPLIFICATIVE:
1. Studio solo la sezione minima
2. Nella sezione trascuro σx e considero solo σy (N.B. dal momento che σx è trazione, col criterio di Guest-Tresca lo sforzo efficace è comunque solo σy, con altre teorie dovrei tenere conto
anche di σx)
3. Lo sforzo nominale nella sezione è:
dw
wn
0
supponendo: σn >Rsn σy sarà in campo plastico dal bordo fino a x = xipl (inizio plasticizzazione)
e poi elastico (v. fig.).
Lo stato di sforzo nella zona elastica è ancora dato dall’equazione di prima, traslando ora di una certa
quantità, t, in modo che sia:
Figura 3.21
SCARICO
Supponiamo ora di scaricare la barretta. Ricordando il diagramma , bisognerà togliere dalla
distribuzione di sforzi elasto-plastico '
y , la distribuzione (ipotetica) che dà la stessa forza risultante
sulla sezione in figura, bisognerà togliere la linea a tratti da quella continua. Il risultato è in figura
di pagina 79.
N.B. Lo stato di sforzo rimasto (detto autotensione o coazione) ha:
00 MeR
il segno degli sforzi vicino al foro (dove ho σt max e la plasticizzazione era iniziata) è di segno opposto a quello degli sforzi in fase di carico.
N.B. Tutto questo vale se snely MAX 2 , altrimenti sul bordo del foro anche allo scarico si avrebbe
una zona in cui σy = -σsn.
N.B. σ0 xipl quando xipl = w/2 (metà larghezza della lastra) plasticizzazione totale σy
(uniforme) σnominale che provoca lo snervamento completo della sezione.
σy = Rsn per x xipl
congruenza delle due aree tratteggiate
sono in grado di determinare la distribuzione elasto-
plastica (linea continua)
4
4
2
2
0
'
2
3
21
tx
r
tx
ry
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Lastra forata con foro ellittico piccolo
b
an 21max
Inglis (1913)
max con b
a
Figura 3.22
in una fessura molto sottile perpendicolare all’asse di sollecitazione (cricca) esiste una
concentrazione di tensione molto elevata.
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Lastra forata soggetta a Mf
Mf h
d
w
BA
Mf
Figura 3.23
Concentrazione tensione in A
sapendo che W
Mfn
con W , modulo di resistenza a flessione dell’area indebolita
si ha:
hdwdMfd
hdw
MfAn 3333,
6
2
12
se definisco così σn,A Kt è sempre per ogni h
d : Kt,A = 2
N.B.: questa è unica situazione in cui Kt non dipende dalle dimensioni del foro.
Concentrazione tensione in B
In realtà σmax è vicina a B.
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Se definisco: W
Mfn tensione flessionale in B sulla sezione indebolita dal foro.
hw
dw
Mfw
hdw
MfBn 3333,
6
2
12
con la quale si ha: Kt,B = 1
La condizione perchè BtAt è che:
BnBtAnAt KK ,,
Cioè, sostituendo:
5.02
6
1
6
23333
w
dwd
h
w
dw
Mf
h
d
dw
Mf
SE: BtAtw
d 5.0 e viceversa.
dovrò effettuare la verifica in A o in B a seconda del rapporto w
d .
Piastra forata
Figura 3.24
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Mf fuori dal piano della piastra.
Il caricamento flessionale deforma la piastra secondo una superficie cilindrica.
dwhMf
hdw
Mfn
22
6
6
(area indebolita dal foro)
In pratica: w >> d
per 101.0 h
de
w
d
formula approssimativa:
h
d
h
dK t 1
8.0
68.085.1 ancora accettabile fino a 2.0
w
d (sottostima), dopo
tabelle.
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Sovrapposizione di intagli
Spesso negli organi di una macchina si incontrano più disturbi geometrici, abbastanza vicini da
interagire tra loro (es: cava per chiavetta vicino a spallamento, più fori affiancati o allineati in una
lastra).
Innanzi tutto bisogna distinguere tra:
INTAGLI IN SERIE
Allineati rispetto al flusso di tensione per la sollecitazione considerata.
INTAGLI IN PARALLELO
Se vengono investiti contemporaneamente dal flusso di tensione.
Intagli in parallelo
Consideriamo il caso: lastra piana tesa con un foro circolare di diametro d ed un’ulteriore intaglio
semicircolare di raggio r .
Figura 3.25
La presenza dell’intaglio aumenta il valore della tensione più di quanto non farebbe il foro da solo.
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3-Effetto di intaglio________________________ ______________Costruzione di Macchine
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A
r
Figura 3.26
In generale, il fattore di forma 2,1tK dell’elemento con intagli multipli non potrà essere dedotto
direttamente dai valori 1tK e 2tK .
I due fattori di forma interagiranno tra loro e produrranno una nuova distribuzione di tensione.
Anche se non c’è una regola generale, vediamo alcuni casi di particolare importanza nella
progettazione.
CASO 1: rd
2 dimensione caratteristica della geometria di uno >> di quella dell’altro.
Se rd
2 la presenza dell’intaglio semicircolare di raggio r non avrà una influenza significativa
sulla distribuzione globale delle tensioni nell’elemento con il foro circolare, tuttavia localmente, la
presenza dell’intaglio altera profondamente lo stato tensionale nell’elemento.
Il fattore di forma per lastra piana infinita con foro circolare vale:
1tK = 3
e per l’elemento con intaglio laterale:
2tK = 3,06
Dal momento che l’intaglio non altera significatamente lo stato tensionale globale, la tensione teorica
nell’intorno dell’intaglio vale approssimativamente:
1tK
Quindi, in prima approssimazione, si può considerare che l’intaglio semicircolare si trovi in una
regione tesa da un carico e di conseguenza la tensione teorica in A vale:
1tK 2tK
Chiamiamo:
1tK il fattore di forma dell’elemento in presenza del solo
foro circolare
2tK il fattore forma di una lastra tesa intaglita lateralmente
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3-Effetto di intaglio________________________ ______________Costruzione di Macchine
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fattore di forma complessivo 2,1tK = 1tK 2tK = 9.18 che è molto vicino ai valori proposti in letteratura (p.es. Mitchell
1966 ha proposto questo risultato).
Figura 3.27
Se l’intaglio è invece disposto in serie rispetto al flusso di tensione, punto B, il fattore di forma dovuto
alla sovrapposizione degli intagli sarà diverso dal caso precedente.
Figura 3.28
Dal momento che al punto B il fattore di forma dovuto al solo foro è 1tK = –1, con il raggionamento
analogo a prima:
2,1tK = 1tK 2tK = -1 3.06 = -3.06
con lo stesso tipo di argomentazione, se l’intaglio è situato in C (=/6) 1tK = 0 e 2,1tK = 1tK 2tK = 0 3.06 = 0
la concentrazione delle tensioni può essere efficacemente ridotta posizionando l’intaglio in C.
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3-Effetto di intaglio________________________ ______________Costruzione di Macchine
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Consideriamo ora il caso: albero cilindrico con una gola circonferenziale, soggetto a un momento
torcente T. Vi sia inoltre un piccolo foro cilindrico sul fondo della gola.
Figura 3.29
Se non ci fosse il foro, lo stato di tensione sul fondo della gola sarebbe di tensione tangenziale e dai
grafici in letteratura (oppure ad esempio con la formula interpolare
342321 sKsKsKKKt , in cui D
ds 1 variabile ausiliaria, Ki in tabella in funzione
di t):
d
D
d
rKK tt ,11
La concentrazione di sforzo vicino al piccolo foro radiale può essere modellata utilizzando un
elemento infinito soggetto a tensione tangenziale con foro circolare 2tK
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3-Effetto di intaglio________________________ ______________Costruzione di Macchine
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A
B
Figura 3.30
4
4
At
Bt
K
K ancora dai grafici in letteratura
2,1tK = 1tK 2tK
-
3-Effetto di intaglio________________________ ______________Costruzione di Macchine
85
CASO 2: le dimensioni caratteristiche degli intagli non sono molto diverse tra loro.
In questo caso non è più possibile calcolare il fattore di forma complessivo come prodotto dei singoli
fattori di forma.
Nel caso, ad esempio, il punto A1, in cui si ha la massima tensione teorica per il solo foro circolare,
non coincide con il punto A2, in cui si ha la massima tensione teorica a causa del secondo intaglio.
max 1
A1
max 2
A2
Figura 3.31
In generale si può utilizzare la relazione (Nishida 1976):
212,121 ,max ttttt KKKKK
Purtroppo non c’è una regola generale.
Sono disponibili in letteratura soluzioni relative ad alcuni casi, per gli altri occorrerà effettuare
un’analisi (numerica o sperimentale) ad hoc.
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3-Effetto di intaglio________________________ ______________Costruzione di Macchine
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Intagli in serie
In questo caso gli intagli si presentano allineati rispetto al flusso di tensione per quella sollecitazione.
Distinguiamo i casi:
Se distanza tra gli intagli 23rmax
posso trascurare la sovrapposizione:
Kt = Kt max singolo Se invece gli intagli sono più vicini
non esiste una regola generale.
In alcuni casi però la presenza di intagli vicini tra loro in serie ha un effetto benefico. Siamo in
presenza del cosidetto effetto ombra.
Un modo intuitivo per rendersene conto è quello fa ricorso all’analogia idrodinamica, che permette di
considerare le isostatiche come linee di flusso di un campo vettoriale.
Per esempio:
Figura 3.32
L’addensamento delle linee di flusso in questo caso è >> che nel caso:
Figura 3.33
la concentrazione di sforzo negli intagli intermedi è considerevolmente ridotta rispetto al caso di
intaglio singolo.
La massima concentrazione di sforzo si ha negli intagli alle estremità, dove risulta simile (anche se un
po’ inferiore in questo caso) a quella dell’intaglio singolo.
Una soluzione ancora migliore, se praticabile del punto di vista costruttivo, risulta:
Figura 3.34
Grazie all’effetto ombra, dunque, la presenza di più intagli, opportunamente disposti, migliora la
resistenza a fatica rispetto al caso del solo intaglio principale.
-
3-Effetto di intaglio________________________ ______________Costruzione di Macchine
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Accorgimenti di disegno per diminuire l’ effetto di
intaglio.
Effetto della lunghezza di un risalto anulare in un albero
Figura 3.35
Metodi per attenuare una rapida variazione di sezione
Progressiva diminuzione di Kt all’aumentare dei raggi di raccordo.
Figura 3.36
Soluzioni al problema dello spallamento del cuscinetto.
Figura 3.35
-
3-Effetto di intaglio________________________ ______________Costruzione di Macchine
88
Albero con foro perpendicolare all’asse.
Figura 3.36
Le fresature in a) tendono ad allontanare le linee isostatiche dal contorno del foro.
Effetto analogo in b).
Albero a gomiti.
a) b)
c) d)
Figura 3.37
In a) zone di sovratensione ai passaggi dello sbraccio ai perni.
In b) miglioramento adottando pezzi cavi.
In c) miglioramento con raccordi grandi
In d) albero a gomito di locomotiva con foro al centro degli sbracci circolari per allontanare le linee di
flusso di tensione dalle zone di sovratensione.
a) b)
-
3-Effetto di intaglio________________________ ______________Costruzione di Macchine
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Accoppiamento forzato albero-mozzo.
In questo caso bisogna pensare, come in effetti è stato trovato sperimentalmente, che il
complesso albero-mozzo, a forzamento avvenuto, tenda a comportarsi come un insieme
monolitico; sicchè un mozzo forzato, agli effetti della resistenza dell’albero, tende a
comportarsi come una rapida variazione di sezione dell’albero stesso. Perciò la presenza di
raggi di raccordo sull’albero o di scarichi sul mozzo fa diminuire la concentrazione delle
tensioni.
Soluzione migliore:
Figura 3.38
N.B. in 4) lo scarico centrale migliora
Figura 3.39
1
2
4
3
-
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Accoppiamento a chiavetta
Figura 3.40
Carichi affaticanti
Prove sperimentali dimostrano che un componente intagliato resiste ad un carico affaticante critico
maggiore (anche se di poco) di quello che si aspetterebbe nello stesso componente se la tensione
effettivamente presente fosse quella teorica.
I risultati sperimentali mostrano anche che il parametro dominante è il gradiente di tensione in
prossimità del picco di tensione ( raggio intaglio) e che l’altro parametro importante è il rapporto tra
la dimensione media dei grani del materiale e il raggio dell’intaglio.
Per carichi affaticanti si definisce il:
FATTORE DI EFFETTO DI INTAGLIO
F
FfK
dove:
F = limite di fatica nominale (provino liscio con pari sezione netta)
F = limite di fatica effettivo (nel provino intagliato)
Il coefficiente di effetto di intaglio così definito vale per durata illimitata.
Non è molto agevole ricavarlo da grafici, inoltre per tenere separato l’effetto di forma da quello del
materiale si introduce un fattore specifico.
Per i carichi affaticanti viene quindi introdotto il fattore di sensibilità all’intaglio q (indicato da alcuni
autori con k) che tiene conto della sensibilità del materiale alla presenza di intagli, cioè quantifica l’entità della ridistribuzione delle tensioni in presenza di carichi affaticanti.
Si definisce quindi, utilizzando fK al posto di eK :
1
1
t
f
K
Kq
che esprime il legame tra fK e tK , e può anche essere espressa:
11 tf KqK coeff. di effetto d’intaglio
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combina: - forma tK
- materiale q
Osserviamo che:
q =0 1fK la presenza dell’intaglio non influenza la resistenza del pezzo
q =1 tf KK bisogna tener conto dell’intera tensione teorica
il fattore di sensibilità all’intaglio è una misura di quanto fK si avvicini a tK .
Il valore di q viene ricavato su diagrammi oppure utilizzando formule.
Figura 3.41
Riassumendo, le espressioni da utilizzare per valutare eK sono:
mat. Fragile mat. Duttile
Carichi statici te KK 1eK
Carichi affaticanti te KK 11 tf KqK
Come decidere rapidamente se un acciaio è fragile o duttile?
Guardo le sue caratteristiche in superficie.
Se è da cementazione (strato superficiale arricchito in carbonio + TT)
lo strato superficiale è più fragile della zona centrale
è un acciaio fragile
Se è da bonifica
superficie e centro sono più uniformi
è un acciaio duttile
Per esempio: formula di Peterson:
intaglioraggior
materialedaldipendea
ra
q
:
:
1
1
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Esempio:
C40 bonifica duttile
C10 cementazione fragile
C20 di passaggio
In generale (teorema di Volterra) le tensioni massime sono in superficie (o -per esempio trazione
semplice- uniformemente distribuite).
Questo giustifica la suddivisione degli acciai in duttili o fragili a seconda delle caratteristiche
superficiali
Conseguentemente a questo, l’acciaio da cementazione si dice fragile perchè è fragile in superficie,
quello da bonifica si dice duttile perchè lo è in superfice.
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COEFFICIENTI DI INTAGLIO E FATICA
Abbiamo già visto il caso di fatica alternata. Per un ciclo di fatica generico i fenomeni di
adattamento locale possono essere più sensibili
Bisogna separare gli effetti di forma legati a m da quelli legati a a
Definisco due coefficienti di intaglio:
uno per m
uno per a
Bisogna distinguere:
1. MATERIALI DUTTILI
Sappiamo che:
Sono sensibili a Kf a fatica alternata
Kst =1 per sollecitazione statica
Si vede anche sperimentalmente che i diagrammi diventano:
Figura 3.42
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Figura 3.43
questo è come dire, a pari m, le componenti alternate a (provino non intagliato) e a ( con
intaglio) stanno tra loro in un rapporto che non dipende da m
si ammette Ke =1 per la m
si applica Ke =Kf alla a
il diagramma di Smith si riduce e diventa:
Figura 3.44
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2. MATERIALI FRAGILI (esclusa ghisa)
Entrambi i coefficienti sono uguali a quello teorico
il diagramma del provino intagliato è omotetico rispetto a quello del provino liscio,
con rapporto di omotetia uguale a Kt
max
mR
R
min
R/Kt
a (0)
a (0)
a (0)/Kt
a (0)/Kt
R/Kt
Figura 3.45
Questo comportamento vale anche per leghe come duralluminio o acciaio 18-8 per loro non è molto
valida l’approssimazione a rette.
Questo almeno per tensioni medie piccole rispetto alla tensione di plasticizzazione
Nel campo della resistenza a termine, il comportamento dei provini intagliati tende ad avvicinarsi a
quello dei provini non intagliati
Nel campo della resistenza a termine gli effetti di ridistribuzione delle tensioni tendono a farsi sentire
anche per quanto riguarda la componente alternata anche per questa Kf 1.