DOMENICA 11 DICEMBRE 2016 - Chiesa di San...
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BOLLETTINO SETTIMANALE
DOMENICA 11 DICEMBRE 2016
TEMPO DI AVVENTO
DOMENICA DELLA RIVELAZIONE A SAN GIUSEPPE
Orario Sante Messe in Parrocchia
Festivi: Ore 11.00
Feriali: Ore 13.30
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LETTURE DELLA DOMENICA
TEMPO DI AVVENTO
DOMENICA DELLA
RIVELAZIONE A SAN GIUSEPPE
* Lettera agli Efesini: 3:1-13
* Santo Vangelo di Matteo: 1:18-25
«Un angelo del Signore gli apparve in sogno, dicendo: «Giuseppe, figlio di Davide,
non temere di prendere con te Maria, tua moglie; perché ciò che in lei è generato,
viene dallo Spirito Santo.»
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BLOCCO DEL TRAFFICO DOMENICA 11 DICEMBRE 2016
Tornano a Roma le 'domeniche ecologiche'
con relativo blocco totale del traffico.
Come sempre riceverete tramite email la dichiarazione del nostro Cappellano
per poter venire alla Santa Messa delle ore 11.00
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NOVENA DI NATALE IN PARROCCHIA
GIOVEDÌ 15 DICEMBRE PROSSIMO
ALLE ORE 18.45
INIZIERÀ LA
SANTA NOVENA DI NATALE
PRESSO LA NOSTRA CHIESA DI SAN MARUN
CON LE PREGHIERE E LE MELODIE TIPICHE DEL NOSTRO
RITO MARONITA.
PREPARIAMO LA NOSTRA ANIMA AL SIGNORE CHE VIENE.
PARTECIPIAMO NUMEROSI!
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PELLEGRINAGGIO PARROCCHIALE IN TERRA SANTA
CARISSIMI PARROCCHIANI ED AMICI
CON GIOIA ANNUNCIAMO IL
1° PELLEGRINAGGIO PARROCCHIALE
IN TERRA SANTA
PER RIPERCORRERE I LUOGHI DOVE NOSTRO SIGNORE HA VISSUTO
IL PELLEGRINAGGIO E' PROGRAMMATO
DAL 20 AL 28 MAGGIO 2017
PER MOTIVI ORGANIZZATIVI LE ADESIONI
E IL SALDO DELLA QUOTA DI PARTECIPAZIONE
VANNO DATI ENTRO E NON OLTRE
IL 31 DICEMBRE 2016
MAGGIORI DETTAGLI VERRANNO FORNITI A BREVE
PARTECIPIAMO NUMEROSI!!!!
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SABATO 3 DICEMBRE SCORSO:
GRANDE FESTA IN PARROCCHIA PER SANTA BARBARA
Sabato scorso abbiamo festeggiato tutti insieme Santa Barba, Martire, la quale
rappresenta una delle tappe più attese dell'anno, specialmente dai bambini. Alle ore
18:00, Padre Maged Maroun O.A.M., Procuratore Generale dell'Ordine Antoniano
Maronita a Roma, ha presieduto la Santa Eucaristica, assistito dal nostro Cappellano
Mons. Tony Gebran e da alcuni sacerdoti del Convento Sant'Isaia di Roma e del
Pontificio Collegio Maronita. Hanno partecipato alla Santa Messa tantissimi
parrocchiani ed amici, tanto da riempire la Chiesa, tra i partecipanti vi era anche il sig.
Albert Samaha, Incaricato d'Affari della Repubblica Libanese presso la Santa Sede e
la sua consorte Diana. Durante la sua omelia, Padre Maged ha proposto una
meditazione teologico-spirituale sulla liturgia del giorno, che prevedeva la Nascita di
San Giovanni Battista, per poi collegare la i testi della messa con il motivo della festa,
ossia Santa Barbara, riproponendo a tutti alcuni tratti biografici della martire, e la sua
forte e determinata volontà a seguire Cristo fino all'effusione del sangue.Al termine
della Funzione Sacra, Mons. Gebran ha preso la parola ringraziando tutti quanti per
la loro presenza, specialmente coloro che hanno curato tale evento e hanno
preparato i cibi del momento conviviale, inoltre ha tirato le orecchie ai parrocchiani,
affinchè si dimostrino più dinamici e attivi nella vita parrocchiale. Mons. Gebran
collegando il fatto che durante la festa di Santa Barbara vi è l'uso di mascherarsi, ha
invitato tutti i presenti a voler dismettere le maschere che ogni giorno ciascuno di noi
indossa: ipocrisia, gelosia, falsa amicizia e via dicendo. Dopo la Messa, tutti si sono
ritrovati presso i locali del Pontificio Collegio Maronita dove hanno assistito ad un
momento di felicità ed allegria animato dai nostri bambini e ragazzi che hanno sfilato
con maschere molto divertenti e simpatiche. Al piccolo e gioioso spettacolo erano
presenti anche: Sua Eccellenza Rev.ma Mons. François Eid, Procuratore Patriarcale
Maronita, e grande amico della nostra Parrocchia, il Rev.mo Padre Daoud Ready,
Abate Generale dell'Ordine Antoniano Maronita, da sempre vicino alla nostra
Comunità Parrocchiale. Terminate le sfilate in maschera, la festa è proseguita con la
degustazione del cibo che alcune parrocchiane hanno preparato. Un particolare
grazie è dovuto a Padre Farid Saab e ad alcuni giovani della nostra Parrocchia, i
quali hanno materialmente preparato l'addobbo per la festa e organizzato il momento
di festa, a loro va la nostra più sentita riconoscenza per il grande lavoro e la
dedizione impiegata per la riuscita della festa.
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IL PATRIARCA RAI E I VESCOVI MARONITI SPERANO NELLA
FORMAZIONE DI UN GOVERNO PRIMA DI NATALE
Si è riunito il 7 dicembre scorso a Bkerke sotto la presidenza del Patriarca Maronita,
il Cardinale Bechara Rai, il Consiglio dei Vescovi Maroniti che ha esaminato le
condizioni della Chiesa Maronita e del Libano, nonché le questioni relative alla
sicurezza nel Paese. Pur accogliendo con favore la "vitalità con cui il nuovo corso
della politca ha iniziato, dato il sostegno popolare e internazionale che ha ricevuto", i
Presuli hanno espresso "profonda preoccupazione per il ritardo nella formazione del
governo a causa delle dispute politiche ". i Vescovi hanno criticato come " vi sia un
indurimento che si verifica in corrispondenza delle posizioni e richieste di tutte le
parti", notando che tutto ciò avviene "a scapito di un maggiore interesse nazionale e
del benessere dei libanesi". Questo indurimento delle parti, ha continuato la
dichiarazione dei Vescovi, che è stata letta da Monsgnor Paul Abdel Sater,
"impedisce all’'autorità esecutiva di funzionare mentre le scadenze e le esigenze
sono molte e urgenti". "E 'necessario fare in fretta per formare un governo capace,
per perseguire la riconciliazione nazionale, consolidare la fiducia tra i componenti del
paese e per lavorare seriamente per rilanciare l'economia, incoraggiare gli
investimenti, realizzare una autentica cooperazione tra i settori pubblico e privato, e il
rafforzamento della giustizia sociale ", hanno insistito i Vescovi. Per quanto riguarda
la legge elettorale, i vescovi l’ hanno visto come "una via fondamentale." Hanno
messo in guardia i politici contro qualsiasi "prevaricazione" per lo sviluppo di un
nuovo testo, affermando che il nuovo governo deve presentare il disegno di legge al
Parlamento "prima che sia troppo tardi." Il testo, hanno aggiunto, "deve garantire i
requisiti del Patto Nazionale, vale a dire vera parità che riflette la specificità unica del
Libano, la partecipazione politica efficace di tutti i libanesi, senza eccezioni e
consentire un rinnovamento del tessuto parlamentare ". I Vescovi Maroniti
apprezzano "gli sforzi e i sacrifici dell'esercito e delle forze di sicurezza interna in
lotta contro il terrorismo, per proteggere i confini e garantire la sicurezza nel paese",
prima di esprimere la loro preoccupazione per l’aumento della criminalità in alcune
aree. Essi hanno chiesto l'adozione di una serie di misure sociali che possano
"mantenere un sano ambiente umano".
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14 DICEMBRE FESTA DI
SAN NIMATULLAH AL-HARDINI
All’ombra dei cedri del Libano, in una terra travagliata ed al contempo meravigliosa,
ricca di testimonianze storiche e cristiane, nel XIX secolo, sono vissute grandi figure
di persone che si sono santificate mediante la preghiera e l’ascetismo, raggiungendo
alte vette mistiche. Tra esse, accanto a San Charbel ed a Santa Rafqà, spicca quella
di San Al-Hardini, al secolo Youssef Kassab. Si tratta di un’alta figura monastica, di
una grande intransigenza, soprattutto con se stesso, dottrinaria e spirituale. Egli
nacque nel 1808, da Girges (Giorgio) Salhab Kassab e Miryam Raad, sorella di un
sacerdote, Yousef Yacoub, in Libano, in una terra che porta il nome della sua
famiglia, Beit Kassab, nei pressi di Hardin. Quella regione era (ed è), in terra
libanese, conosciuta per il gran fervore cristiano e per la forte presenza maronita. Il
nostro Santo aveva quattro fratelli (‘Assaf, Elias, Tanious, Yacoub) e due sorelle
(Masihieh e Miryam). Quattro prenderanno i voti. In particolare, il fratello di Youssef,
Elias, consacrandosi a Dio con il nome di fratel Lesha, si dedicherà all’eremitaggio,
dapprima a Qozhayya e più tardi ad ‘Annaya, dove morirà nel febbraio 1875 e dove,
tempo dopo, sarà sostituito da quello che diverrà S. Charbel. ‘Assaf, invece, preferì il
matrimonio, così come la sorella minore, Miryam. I loro discendenti sono tuttora
viventi. Il giovane Youssef compì gli studi elementari presso la scuola monastica del
convento di S. Antonio di Houb, dal 1816 al 1822. Dopo di ciò, si dedicò ai lavori
agricoli con i suoi genitori. La vocazione religiosa, quasi naturale per un ragazzo pio
che aveva studiato in una scuola monastica, nacque subito, ma il giovane dovette
attendere i 20 anni per poterla dichiarare ai suoi. Entrò quindi come novizio, nel
novembre 1828, nel convento maronita di S. Antonio in Qozhayya. Due anni più tardi,
e precisamente il 14 novembre 1830, emise i suoi voti, assumendo il nome di
Nimatullah, che significa "dono di Dio". Terminati gli studi teologici e filosofici,
ricevette l’ordinazione sacerdotale, dal vescovo Seiman Zwain, nel monastero dei
Santi Cipriano e Giustino in Kfifane, il giorno di Natale del 1833. A differenza del
fratello Elias, Nimatullah non assumerà la vita eremitica a proprio cammino di
perfezione. Tutta la sua esistenza la visse prevalentemente a Kfifane, nel convento
maronita con annessa scuola di teologia, tanto da essere noto come il "Santo di
Kfifane". La sua fu una vita trascorsa santamente nel rigore della disciplina. Era
uomo di preghiera, totalmente immerso in Dio. Era solito, infatti, pregare per ore nella
cappella del monastero dinanzi al SS. Sacramento, inginocchiato, con le braccia
aperte a croce e lo sguardo fisso, rivolto al tabernacolo. Nutriva, altresì, una tenera
devozione nei riguardi della Madre di Dio. Per questo, oltre alla recita quotidiana del
Rosario e dopo la celebrazione della messa, aveva molta familiarità con le “Glorie di
Maria” di S. Alfonso M. De Liguori, grande maestro di teologia morale. Non mancava
di accostarsi quotidianamente all’Eucarestia ed al sacramento della penitenza, tanto
che il suo confessore si trovava assai spesso in difficoltà nel dargli l’assoluzione, non
avendo materia su cui accordargliela. Uomo di grande cultura, nel 1845, ricevette la
nomina ad assistente generale dell’ordine. Ricoprì per obbedienza tale carica
ritenendosene sempre indegno. Ciononostante svolse tale mandato
complessivamente tre volte (dal 1845 al 1848; dal 1850 al 1853 e dal 1856 al 1858).
Si rifiutò sempre e fermamente, però, di ricoprire la carica di abate generale,
declinandone le responsabilità, in quanto la Vergine glielo avrebbe proibito. Durante
l’espletamento dei tre mandati fu costretto a vivere presso il monastero di Nostra
Signora di Tamish, dove era la casa generalizia dell’ordine maronita. Ciò lo obbligava
a spostarsi di frequente a Kfifane, dove insegnava teologia morale. Tra i suoi allievi vi
fu il già nominato S. Charbel Makhlouf. La sua sterminata preparazione teologica
non gli impedirà di essere vicino alla comunità dei fratelli e dei fedeli (eccezion fatta
per le donne che, secondo un’antica tradizione, era vietato ai monaci di frequentare).
Quando non pregava o non insegnava, era immerso nello studio e nella rilegatura
degli antichi incunaboli: arte trasmessagli dal padre che era stato rilegatore. Il Beato
Nimatullah, nel 1858, ammalatosi gravemente di polmonite per l’inclemenza del
clima, morì il 14 dicembre di quell’anno, nel monastero di Kfifane, invocando il nome
della Vergine ed affidandosi a Lei. Al momento della morte una grande luce illuminò
l’umile stanza in cui si era spento, ed un soave odore aromatico si sprigionò dal suo
corpo, rimanendo in quel luogo per diversi giorni dopo. La sua fama di santità, già
molto viva durante la sua esistenza, si consolidò dopo la morte, anche grazie ai molti
miracoli, ottenuti per sua intercessione, che fiorirono e continuano a fiorire intorno alla
sua tomba a Kfifane, dov’è conservato il suo corpo miracolosamente incorrotto. Il
processo di beatificazione iniziò nel 1926. Fu dichiarato venerabile il 7 settembre
1989. L’accertata guarigione prodigiosa dalla leucemia di un giovane libanese fu il
miracolo che fece proclamare Beato, dal papa Giovanni Paolo II, il venerabile
Nimatullah il 10 maggio 1998, durante una solenne celebrazione in piazza S. Pietro.
E' stato proclamato santo da Giovanni Paolo II il 16 maggio 2004.
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PAPA FRANCESCO A PIAZZA DI SPAGNA PER L’IMMACOLATA:
"LE FAMIGLIE FANNO FATICA, PREGO PER CHI È SENZA LAVORO"
Il Pontefice è stato accolto in Piazza di Spagna dal sindaco Virginia Raggi prima di
recitare la tradizionale invocazione allʼImmacolata. "Prego per i bambini sfruttati, per
le famiglie che fanno più fatica, per le persone senza lavoro". E' questo il messaggio
lanciato da Papa Francesco davanti all'Immacolata nel tradizionale omaggio a
piazza di Spagna. "Non vengo solo - ha detto il Pontefice nella preghiera alla
Madonna -, porto con me tutti coloro che il tuo Figlio mi ha affidato, in questa città di
Roma e nel mondo intero, perché tu li benedica e li salvi dai pericoli". La preghiera
di Francesco - "Ti porto, Madre, i bambini, specialmente quelli soli, abbandonati, e
che per questo vengono ingannati e sfruttati. Ti porto, Madre - ha proseguito Papa
Francesco -, le famiglie, che mandano avanti la vita e la società con il loro impegno
quotidiano e nascosto; in modo particolare le famiglie che fanno più fatica per tanti
problemi interni ed esterni. Ti porto, Madre, tutti i lavoratori, uomini e donne, e ti affido
soprattutto chi, per necessita', si sforza di svolgere un lavoro indegno e chi il lavoro
l'ha perso o non riesce a trovarlo". L'incontro con Virginia Raggi - All'arrivo in
piazza di Spagna per il tradizionale omaggio alla Madonna Immacolata, il sindaco di
Roma, Virginia Raggi, ha accolto il Pontefice con una una lunga stretta di mano. Ad
attendere Bergoglio anche il cardinale vicario di Roma, Agostino Vallini. "Rinnovare
noi stessi, Roma e il mondo intero" - Bergoglio ha poi concluso la sua preghiera
con un accorato appello alla Vergine: "Fa' che non cediamo allo scoraggiamento, ma,
confidando nel tuo costante aiuto, ci impegniamo a fondo per rinnovare noi stessi,
questa città e il mondo intero. Prega per noi, Santa Madre di Dio".
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LA RIVELAZIONE A SAN GIUSEPPE UOMO DEPOSITARIO DEL MISTERO DI DIO
«Giuseppe figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei
viene dallo Spirito Santo. Ella partorirà un figlio, e tu lo chiamerai Gesù; egli infatti salverà il suo popolo dai suoi
peccati» (Mt 1,20-21). In queste parole è racchiuso il nucleo centrale della verità biblica su san Giuseppe, il
momento della sua esistenza a cui in particolare si riferiscono i padri della Chiesa. L'evangelista Matteo spiega il
significato di questo momento, delineando anche come Giuseppe lo ha vissuto. Tuttavia, per comprenderne
pienamente il contenuto ed il contesto, è importante tener presente il passo parallelo del Vangelo di Luca. Infatti,
riferendoci al versetto che dice: «Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo
promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo»
(Mt 1,18), l'origine della gravidanza di Maria «per opera dello Spirito Santo» trova una descrizione più ampia ed
esplicita in quel che leggiamo in Luca circa l'Annunciazione della nascita di Gesù: «L'angelo Gabriele fu mandato
da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di
Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria» (Lc 1,26-27). Le parole dell'angelo: «Ti saluto, o
piena di grazia, il Signore è con te» (Lc 1,28), provocarono un turbamento interiore in Maria ed insieme la
spinsero a riflettere. Allora il messaggero tranquillizza la Vergine ed al tempo stesso le rivela lo speciale disegno
di Dio a suo riguardo: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco, concepirai e partorirai un
figlio, e lo chiamerai Gesù. Egli sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di
Davide suo padre» (Lc 1,30-32). L'Evangelista aveva poco prima affermato che, al momento dell'Annunciazione,
Maria era «promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe». La natura di queste «nozze»
viene spiegata indirettamente, quando Maria, dopo aver udito ciò che il messaggero aveva detto della nascita del
Figlio, chiede: «Come avverrà questo? Non conosco uomo» (Lc 1,34). Allora le giunge questa risposta: «Lo
Spirito Santo scenderà su di te, su di te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà
dunque santo e chiamato Figlio di Dio» (Lc 1,35). Maria, anche se già «sposata» con Giuseppe, rimarrà vergine,
perché il bambino, concepito in lei sin dall'Annunciazione, era concepito per opera dello Spirito Santo. A questo
punto il testo di Luca coincide con quello di Matteo (1,18) e serve a spiegare ciò che in esso leggiamo. Se, dopo
le nozze con Giuseppe, Maria «si trovò incinta per opera dello Spirito Santo», questo fatto corrisponde a tutto il
contenuto dell'Annunciazione e, in particolare, alle ultime parole pronunciate da Maria: «Avvenga di me quello che
hai detto» (Lc 1,38). Rispondendo al chiaro disegno di Dio, Maria col trascorrere dei giorni e delle settimane si
rivela davanti alla gente e davanti a Giuseppe come «incinta», come colei che deve partorire e porta in sé il
mistero della maternità. In queste circostanze «Giuseppe suo sposo che era giusto e non voleva ripudiarla,
decise di licenziarla in segreto» (Mt 1,19). Egli non sapeva come comportarsi di fronte alla «mirabile» maternità di
Maria. Certamente cercava una risposta all'inquietante interrogativo, ma soprattutto cercava una via di uscita da
quella situazione per lui difficile. «Mentre dunque stava pensando a queste cose, gli apparve in sogno un angelo
del Signore e gli disse: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te, Maria, tua sposa, perché quel
che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Ella partorirà un figlio, e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il
suo popolo dai suoi peccati"» (Mt 1,20-21). Esiste una stretta analogia tra l'«Annunciazione» del testo di Matteo e
quella del testo di Luca. Il messaggero divino introduce Giuseppe nel mistero della maternità di Maria. Colei che
secondo la legge è la sua «sposa», rimanendo vergine, è divenuta madre in virtù dello Spirito Santo. E quando il
Figlio, portato in grembo da Maria, verrà al mondo, dovrà ricevere il nome di Gesù. Era, questo, un nome
conosciuto tra gli Israeliti ed a volte veniva dato ai figli. In questo caso, però, si tratta del Figlio che - secondo la
promessa divina - adempirà in pieno il significato di questo nome: Gesù - Yehossua', che significa: Dio salva. Il
messaggero si rivolge a Giuseppe come allo «sposo di Maria», a colui che a suo tempo dovrà imporre tale nome
al Figlio che nascerà dalla Vergine di Nazaret, a lui sposata. Si rivolge, dunque, a Giuseppe affidandogli i compiti
di un padre terreno nei riguardi del Figlio di Maria. «Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato
l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa» (Mt 1,24). Egli la prese in tutto il mistero della sua maternità, la
prese insieme col Figlio che sarebbe venuto al mondo per opera dello Spirito Santo: dimostrò in tal modo una
disponibilità di volontà, simile a quella di Maria, in ordine a ciò che Dio gli chiedeva per mezzo del suo
messaggero. (GIOVANNI PAOLO II, ESORTAZIONE APOSTOLICA ,REDEMPTORIS CUSTOS, 15 AGOSTO
1989).
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DIOCESI DI ROMA: LA COLLETTA PER I POVERI DURANTE IL PERIODO DI NATALE
Una colletta a sostegno dei servizi di ascolto e di assistenza domiciliare per persone o nuclei familiari che vivono
in solitudine. È l’annuncio della Caritas diocesana per l’iniziativa di solidarietà di domenica 11 dicembre, momento
centrale dell’Avvento diocesano della carità. In una lettera rivolta a parroci, sacerdoti, diaconi, istituti religiosi,
monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas diocesana, spiega che «domenica 11 dicembre, terza del tempo
di Avvento, in tutte le chiese della diocesi di Roma si svolgerà la colletta di carità che quest’anno sarà a favore dei
servizi di ascolto e di assistenza domiciliare per persone o nuclei familiari che vivono in solitudine le loro difficoltà,
senza relazioni con familiari e vicini. Ti chiedo di promuovere questa iniziativa con particolare attenzione nella tua
comunità». Va ricordato che nell’ultimo anno sono stati 16.350 gli interventi domiciliari realizzati da operatori e
volontari della Caritas di Roma riguardanti 400 persone: anziani, adulti singoli o in nuclei familiari. Si è trattato di
diversi servizi quali l’assistenza domiciliare leggera (compagnia, accompagnamenti, passeggiate…), il disbrigo di
pratiche burocratiche, l’assistenza alimentare ed economica, la consegna dei pasti a domicilio, l’attivazione e il
monitoraggio salvavita, l’attivazione della teleassistenza, l’assistenza domiciliare sanitaria per malati Aids. Nel
caso delle famiglie, lo status economico di sofferenza è stato il pretesto della chiamata e della presa in carico.
Dalle visite domiciliari è successivamente emersa una forte sofferenza relazionale e affettiva, spesso causa o
conseguenza di eventi traumatici legati al disagio manifestato. Nella sua lettera, monsignor Feroci ricorda che per
il tempo di Avvento «la Caritas diocesana ha predisposto un sussidio per accompagnarci in questo periodo: una
guida alle celebrazioni festive con spunti per impostare omelie, preghiere e per offrire a catechisti ed educatori
riflessioni su cui basare gli incontri durante la settimana. Uno strumento agile, pensato come supporto alle attività
pastorali già programmate nelle parrocchie, per proseguire con l’attenzione ai poveri l’esperienza di misericordia
maturata nel Giubileo appena concluso». Il sussidio è disponibile sul sito della Caritas diocesana. «È iniziato il
tempo in cui, con umiltà e attenzione, siamo in attesa della meta ultima della speranza cristiana – sottolinea il
direttore della Caritas diocesana -. La parola “Avvento”, che nel paganesimo significava l’ingresso solenne del re
nella sua città, nel Nuovo Testamento designa la venuta del Signore alla fine dei tempi; nella liturgia designa il
periodo di preparazione alla festa di Natale, ma in senso generale significa la venuta di Dio tra gli uomini, che
corrisponde al mistero di Gesù Cristo. L’Avvento quindi – prosegue Feroci – ci chiede di essere in attesa, con
coscienza profonda, con attenzione vigile; ci dice anche che l’attesa deve essere costellata da opere di carità per
essere pronti a questa venuta; ci porta alla contemplazione gioiosa e grata della venuta nella carne del Salvatore,
preparata e testimoniata dai grandi personaggi della nostra fede: Giovanni il Battista, Giuseppe, Maria; ci porta a
scrutare il suo venire con le opere del Regno, il suo restare con queste opere che i fedeli fanno proprie; ci proietta
verso il suo ritorno finale quando tutto sarà riunito in Lui e con Lui regneremo per sempre».
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CALENDARIO LITURGICO E RICORRENZE SETTIMANALI
12 DICEMBRE
BEATA VERGINE DI GUADALUPE
L'apparizione, il 9 dicembre 1531, della "Morenita" all'indio Juan Diego, a Guadalupe, in Messico, è un evento che
ha lasciato un solco profondo nella religiosità e nella cultura messicana. L'evento guadalupano fu un caso di
“inculturazione” miracolosa: meditare su questo evento significa oggi porsi alla scuola di Maria, maestra di
umanita’ e di fede, annunciatrice e serva della Parola, che deve risplendere in tutto il suo fulgore, come
l'immagine misteriosa sulla tilma del veggente messicano, che la Chiesa ha di recente proclamato santo. Beata
Maria Vergine di Guadalupe in Messico, il cui materno aiuto il popolo dei fedeli implora umilmente numeroso sul
colle Tepeyac vicino a Città del Messico, dove ella apparve, salutandola con fiducia come stella
dell’evangelizzazione dei popoli e sostegno degli indigeni e dei poveri. (Avvenire)
13 DICEMBRE
SANTA LUCIA, VERGINE E MARTIRE
La vergine e martire Lucia è una delle figure più care alla devozione cristiana. Come ricorda il Messale Romano è
una delle sette donne menzionate nel Canone Romano. Vissuta a Siracusa, sarebbe morta martire sotto la
persecuzione di Diocleziano (intorno all'anno 304). Gli atti del suo martirio raccontano di torture atroci inflittele dal
prefetto Pascasio, che non voleva piegarsi ai segni straordinari che attraverso di lei Dio stava mostrando. Proprio
nelle catacombe di Siracusa, le più estese al mondo dopo quelle di Roma, è stata ritrovata un'epigrafe marmorea
del IV secolo che è la testimonianza più antica del culto di Lucia. Una devozione diffusasi molto rapidamente: già
nel 384 sant'Orso le dedicava una chiesa a Ravenna, papa Onorio I poco dopo un'altra a Roma. Oggi in tutto il
mondo si trovano reliquie di Lucia e opere d'arte a lei ispirate. (Avvenire)
14 DICEMBRE
SAN GIOVANNI DELLA CROCE
Sembra sia nato nel 1540, a Fontiveros (Avila, Spagna). Rimase orfano di padre e dovette trasferirsi con la
mamma da un luogo all'altro, mentre portava avanti come poteva i suoi studi. A Medina, nel 1563, vestì l'abito dei
Carmelitani. Ordinato sacerdote nel 1567 dopo gli studi di filosofia e teologia fatti a Salamanca, lo stesso anno si
incontrò con santa Teresa di Gesù, la quale da poco aveva ottenuto dal priore generale Rossi il permesso per la
fondazione di due conventi di Carmelitani contemplativi (poi detti Scalzi), perchè fossero di aiuto alle monache da
lei istituite. Il 28 novembre 1568 Giovanni fece parte del primo nucleo di riformati a Duruelo, cambiando il nome di
Giovanni di San Mattia in quello di Giovanni della Croce. Vari furono gli incarichi entro la riforma. Dal 1572 al 1577
fu anche confessore-governatore del monastero dell'Incarnazione di Avila. Venne erroneamente incolpato e
incarcerato per otto mesi per un incidente interno al monastero. Fu in carcere che scrisse molte delle sue poesie.
Morì a 49 anni tra il 13 e il 14 dicembre 1591 a Ubeda. (Avvenire)
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INTENZIONI DELLE SANTE MESSE
Vorrei far dire una Messa per… Come faccio? Per far celebrare una Messa secondo una propria intenzione ci
si può rivolgere direttamente al Parroco prima o dopo le celebrazioni, oppure presso la Segreteria Parrocchiale.
Nel caso di ricordo dei defunti, si possono elencare i nomi delle persone o delle famiglie.
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SACRAMENTI
BATTESIMO
I modi e tempi sono da concordare con la Segreteria Parrocchiale, per la preparazione dei genitori, per la
scelta adeguata dei padrini e delle madrine, per la presentazione dei documenti richiesti; per il battesimo
degli adulti sarà richiesto un percorso individualizzato
CONFESSIONI
Le confessioni sono disponibili in Parrocchia DAL LUNEDÌ AL VENERDÌ prima e dopo la Santa Messa
delle 13.30 e OGNI DOMENICA dalle ore 10.00 alle ore 13.00.
CRESIMA
Al termine del cammino di preparazione (iniziazione cristiana), si potrà accedere al sacramento della
Confermazione in data e modalità da concordare col Parroco.
COMUNIONE AI MALATI
Per le persone trattenute in casa da una lunga o invalidante malattia si prega di contattare la Segreteria
Parrocchiale per la visita del sacerdote a portare l’Eucaristia nelle case.
UNZIONE DEGLI INFERMI
l’Unzione è chiesta in caso di malattia di lunga durata o in pericolo di vita, in questi casi si prega di
contattare il Parroco h24 .
CELEBRAZIONE DELLE ESEQUIE (FUNERALI)
La data e l'ora della celebrazione delle esequie sono fissate d'intesa coi familiari, previo contatto con la
Segreteria .
MATRIMONIO
per ricevere informazioni circa le pratiche civili e Parrocchiali, richieste dalla disciplina del
sacramento è necessario rivolgersi alla Segreteria Parrocchiale, almeno 6 MESI prima della data prevista
per la celebrazione del matrimonio. La Parrocchia ogni anno predispone dei corsi per fidanzati.
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