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II Edizione
Gruppo Editoriale Esselibri - Simone
12/2G l i s t r u m e n t i s i n t e s idi
SchemiSchede
di Scienzadelle Finanze
®EDIZIONI GIURIDICHEEIMONS
Aggiornata ed integratacon nuove rubrichedi approfondimento
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TUTTI I DIRITTI RISERVATI
Vietata la riproduzione anche parziale
Azienda certificata dal 2003 con sistema qualità ISO 14001 : 2004
Della stessa collana ricordiamo:1/3 - Schemi e schede di diritto del lavoro2/3 - Schemi e schede di diritto costituzionale3/4 - Schemi e schede di diritto penale4/2 - Schemi e schede di diritto amministrativo5/2 - Schemi e schede di diritto privato6/4 - Schemi e schede di diritto commerciale8/3 - Schemi e schede di diritto processuale civile
44/1 - Schemi e schede di economia politica46/3 - Schemi e schede di diritto internazionale47/5 - Schemi e schede di diritto delle Comunità Europee
Altri sussidi per le materie economiche dal catalogo della ESSELIBRI SIMONE:
12 - Scienza delle finanze e diritto finanziario12/1 - Prepararsi per l’esame di Scienza delle finanze12/3 - Compendio di Scienza delle finanze
13 - Contabilità di Stato13/1 - Compendio di contabilità e ragioneria pubblica
14 - Diritto tributario14/2 - Compendio di diritto tributario
44 - Economia Politica44/2 - L’esame di Economia Politica (quiz per la prova orale)
200/1 - Politica economica582 - Nuovo Dizionario di Economia585 - Dizionario di Amministrazione, Contabilità e Finanza
Il catalogo aggiornato è consultabile sul sito internet: www.simone.it
Tutti i diritti di sfruttamento economico dell’opera appartengono alla Esselibri S.p.A.(art. 64, D.Lgs. 10-2-2005, n. 30)
Finito di stampare nel mese di novembre 2007dalla «Litografia Enzo Celebrano» - Via Campana, 234 - Pozzuoli (NA)per conto della ESSELIBRI S.p.A. - Via F. Russo, 33/D - 80133 - Napoli
Grafica di copertina a cura di Giuseppe Ragno
PREMESSA
Schemi e schede di Scienza delle Finanze fa parte di una collana che,grazie ad una ragionata raccolta di tavole sinottiche, schemi articolati egrafici esplicati, è pensata per fornire a studenti universitari e partecipantia pubblici concorsi e abilitazioni un utile supporto per:
— una visione d’insieme della materia;— un più efficiente ripasso finale;— una più ordinata assimilazione dei concetti già appresi;— il perfezionamento della propria preparazione.
Questa seconda edizione, poi, è arricchita da due innovative rubriche,che consentono una più agevole lettura degli argomenti:
— la rubrica Osservazioni, nella quale sono puntualizzati concetti spessooggetto di dibattiti teorici;
— la rubrica In sintesi, che offre un quadro riepilogativo, in chiave critica,degli argomenti affrontati all’interno di ciascun capitolo.
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PARTE PRIMA
L’EVOLUZIONE STORICADELLE TEORIE FINANZIARIE
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Capitolo LA SCIENZA DELLE FINANZEE IL DIRITTO FINANZIARIO
1 Inquadramento della materia
Nozioni
� Finanza pubblica: insieme di quegli atti economici dello Stato e deglialtri enti pubblici minori finalizzati all’acquisizione, amministrazione ederogazione di mezzi finanziari
� Scienza delle finanze: studia l’attività in essere degli enti pubblici perl’ottenimento delle risorse necessarie all’adempimento delle loro fun-zioni (ordine pubblico, amministrazione della giustizia, pubblica istru-zione, tutela della salute, costruzione di opere pubbliche etc.)
� Diritto finanziario. Parte del diritto amministrativo che abbraccia lenorme giuridiche che regolano l’attività finanziaria dello Stato e deglialtri enti pubblici
2 L’ordinamento giuridico italiano
Diritto
Pubblico Privato
Costituzionale Amministrativo Processuale Penale
Finanziario
D. Tributario Studia l’imposizione e la riscossione delle entrate tri-butarie nonché l’analisi dei conseguenti rapporti giu-ridici fra gli enti pubblici e i cittadini
Contabilità di Stato È il complesso di norme che disciplinano l’attività ge-storia dei pubblici poteri. In particolare:• la gestione dei bilancio e del patrimonio dello Stato• la gestione delle entrate e delle uscite dello Stato• lo svolgimento dell’attività finanziaria pubblica
Osservazioni
Il rapporto tra scienza delle finanze e disciplina giuridica dell’attività finanziaria è stato, in dottrina,motivo di numerose polemiche, perché entrambe le discipline studiano il fenomeno finanziarioponendosi da diversi punti di vista.
Agli opposti estremi, infatti, si collocano:
— da un lato coloro che, ritenendo le due discipline intrecciate, ne auspicano uno studio unitarioe sincretico (GRIZIOTTI, VANONI);
— dall’altro coloro, invece, che ne auspicano una netta distinzione in considerazione delle profon-de differenze attinenti all’oggetto delle stesse (EINAUDI, PARRAVICINI).
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Per altri (ABBAMONTE E MICHELI) la scienza delle finanze costituisce una disciplina ausiliaria deldiritto finanziario. Questo rapporto di ausiliarità emerge:
— nel momento della creazione delle norme, perché il legislatore si orienta nelle sue scelte sullabase dei modelli teorici che si ricavano dalla scienza delle finanze;
— nel momento dell’applicazione delle norme, perché il giudice, nell’interpretare le norme finan-ziarie, spesso deve giovarsi delle nozioni della scienza economica per poterne valutare laportata e gli effetti (ABBAMONTE).
3 Il fenomeno finanziario
È analizzato dalle scienze economiche come modello teorico e dal diritto in relazione all’aspettonormativo.
Diritto finanziario
� Uscite dello Stato
� Entrate dello Stato• tributi (Diritto Tributario)• altre entrate
� Gestione del patrimonio statale • contabilità di Stato
4 Rapporti tra scienza delle finanze e altre discipline
Economia politica� Studia il comportamento umano di fronte al problema di soddisfare
bisogni illimitati con risorse naturali scarse
Politica economica� Si occupa degli interventi dello Stato nell’economia allo scopo di realiz-
zare determinanti obiettivi di interesse generale
Statistica economica� Fornisce i dati quantitativi indispensabili per l’assunzione di qualsiasi
decisione di politica finanziaria
Informatica e telematica� Si occupano rispettivamente dell’elaborazione automatica e della tra-
smissione delle informazioni
Diritto � Vedi paragrafi 1 e 2
Economia aziendale � Fornisce alle scienze delle finanze gli indispensabili supporti tecnici
Sociologia, psicologia,� Possono spiegare i comportamenti dei soggetti dell’attività finanziariapolitica
In sintesi
Nella tradizione accademica italiana scienza delle finanze e diritto finanziario vanno intesi in manieraunitaria. La stessa corrente di pensiero tende a comprendere indistintamente nell’ambito della scienzadelle finanze tutte le indagini sulla finanza pubblica che non rientrano nel diritto finanziario (STEVE).Per precisare il campo dell’indagine occorre distinguere tre tipi di studi: lo studio delle determinanticomplessive dei fatti finanziari, che è problema politico; lo studio dell’economia degli enti pubblici edegli strumenti dell’attività finanziaria; lo studio degli effetti economici della finanza.È ovvio che l’indagine, più precisa e scientifica per quanto concerne il secondo punto (che abbrac-cia problemi economici e problemi giuridici), diventa più sfumata per gli altri due punti che, peraltro,hanno un valore strumentale rispetto al resto della trattazione (STEVE).
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Capitolo L’ATTIVITÀ FINANZIARIA PUBBLICA
1 Finalità dell’intervento pubblico in economia
Soggetti della
� Stato
finanza pubblica� Enti autarchici territoriali (Comuni, Province, Regioni)
� Altri enti istituzionali
� Imprese pubbliche
Obiettivo� Realizzazione del
• Efficiente allocazione delle risorse
massimo vantaggio
• Distribuzione della ricchezza o delreddito prodotto socialmente equa
per la collettività• Stabilità della crescita economica
• Equilibrio dei conti con l’estero
• Sviluppo economico
2 Elementi costitutivi dell’attività finanziaria pubblica
Caratteristiche
� Esistenza di soggetti attivi, dotati di potestà finanziaria. Nel nostro si-stema tributario tale potestà compete allo Stato, che è titolare di unapotestà finanziaria autonoma, mentre Comuni, Province e Regioni astatuto ordinario godono di una limitata potestà impositiva: più ampiapotestà è invece riconosciuta alle Regioni a statuto speciale
� Natura coercitiva dei rapporti finanziari, la quale comporta che il sog-getto passivo (soggetto che paga il tributo) non sia in condizione dinegoziare con l’ente impositore
� Esistenza di un sistema di rapporti economici basato sul principio di libe-ra iniziativa economica, che consente allo Stato di tassare tutti i proventiderivanti dall’uso dei fattori produttivi (rendite, interessi, salari, profitti)
� Sottoposizione dello Stato e degli altri soggetti impositori alla legge,nell’esercizio dell’attività finanziaria (principio di legalità dell’azione am-ministrativa in genere ex art. 97 Cost. e impositiva in particolare ex art.23 Cost.)
Osservazioni
Anche nel passato, tuttavia, non sono mancate riflessioni, soprattutto da parte di filosofi e moralisti,sulle modalità che si dovevano osservare nell’attività di prelievo tributario e di spesa pubblica. S.Tommaso d’Aquino, ad esempio, sosteneva che il carico fiscale dovesse essere distribuito fra leclassi dei cittadini secondo un principio di giustizia e la spesa pubblica dovesse sovvenire allenecessità della società.Solo con l’affermazione della scuola fisiocratica, appena dopo la metà del XVIII secolo, si ha laprima formulazione di una teoria sul ruolo dello Stato: poiché un ordine naturale governa il sistema
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economico e la terra è la sola produttrice di ricchezza, lo Stato deve ridurre al minimo il suo inter-vento per non turbare l’ordine naturale, quindi l’imposizione deve minimizzare e colpire solo il red-dito prodotto dalla terra (imposta unica sulla terra).Le formulazioni teoriche più antiche hanno oggi solo un valore storico, ma la loro conoscenza èutile in quanto consente di vedere l’evoluzione nel tempo del concetto di intervento pubblico nel-l’economia: da teorie che limitavano il ruolo dello Stato nell’economia si è passati a teorie cheinvece hanno sottolineato la necessità di un intervento pubblico per regolare l’economia nel suoinsieme.
3 Attività dello Stato e degli enti pubblici
Funzioni
� Realizzare l’efficacia dell’ordinamento, cioè garantire la sicurezza so-ciale (la difesa interna ed esterna dello Stato, l’amministrazione dellagiustizia etc.)
� Assume le iniziative che, se fossero rimesse alle scelte dei privati, sa-rebbero condotte in modo incompatibile con il raggiungimento di posi-zioni di dimensione ottimale per la collettività (es.: gestione privata diun’azienda filotranviaria)
� Interviene in tutti quei settori riguardanti servizi essenziali, dominati dasituazioni di monopolio, per evitare che il monopolista, forte della suaposizione, consegua un extraprofitto a danno della collettività
� Produrre tutti quei servizi che presentano carattere di indivisibilità nelconsumo (così, ad esempio, la costruzione di una diga che salvaguardiuna città da una inondazione può essere affrontata solo dallo Stato dalmomento che nessun cittadino di quella città sarebbe in grado di so-stenere tale spesa)
� Intervenire in tutti quei settori che presentano rilevanza sociale (così lavendita diretta, il controllo dei prezzi di alcuni beni e servizi basilari etc.)
In sintesi
L’attività finanziaria dello Stato e degli altri Enti pubblici implica l’esistenza di un sistema finanzia-rio pubblico che si fonda su quattro elementi fondamentali:
— soggetti attivi dotati di potestà finanziaria . Nel nostro sistema tributario tale potestà competeallo Stato, che è titolare di una potestà finanziaria autonoma, ed alle Regioni, Province, Comu-ni e Città metropolitane cui tale potere viene delegato dallo Stato. L’accresciuta autonomiafinanziaria degli enti locali, ultimamente estesa per effetto delle modifiche apportate al titolo Vdella Costituzione, della legge costituzionale n. 3/2001 si riflette nell’ampiamento della potestàregolamentare degli stessi in campo tributario;
— soggetti passivi, ovvero i contribuenti che devono sottostare al potere impositivo dei soggettiattivi. Il rapporto intercorrente tra questi ultimi ed i soggetti passivi viene regolato dalla leggeche conferisce ai primi precisi poteri giuridici;
— beni economici di proprietà pubblica, costituiti da fattori produttivi (come terreni, fabbricati,imprese, fonti di energia) e da altri beni economici (es.: denaro, quadri, arredamenti di uffici)purché di proprietà pubblica;
— rapporti giuridici, intercorrenti fra i soggetti attivi e passivi, oppure tra tali soggetti ed i benieconomici di proprietà pubblica.
Obiettivo dell’attività finanziaria dello Stato e degli altri Enti pubblici è la realizzazione del massimovantaggio per la collettività.
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Capitolo L’ECONOMIA DEL BENESSERE
1 Oggetto di studio dell’economia del benessere
Nozione: filone della teoria economica che valuta la desiderabilità sociale di situazioni econo-miche alternative. Grazie ad essa è possibile confrontare situazioni caratterizzate dall’intervento omeno dello Stato e ricavarne indicazioni circa l’alternativa che massimizza il benessere della collet-tività.
2 L’ottimo paretiano
Definizione
� Un sistema è efficiente se non è possibile aumentare il benessere diun individuo senza diminuire il benessere di qualcun altro. Finché talesituazione di efficienza non è raggiunta sarà sempre possibile un mi-glioramento paretiano, ovvero sarà possibile migliorare la situazione diun individuo senza danneggiare nessun altro.
Assunzioni
� Regime di concorrenza perfetta
� Non esistono rendimenti di scale
� Non si verificano fenomeni di esternalità (insieme di effetti, positivi onegativi, che l’attività di un operatore comporta per gli altri agenti eco-nomici)
� Non esistono beni pubblici
� Tutti gli operatori economici sono perfettamente informati
Condizione per � Efficienza produttiva
l’efficiente allocazione � Efficienza dello scambio
delle risorse� Efficienza sociale
Limiti della teoria
� Ignora completamente la questione della migliore o più equa distribu-zione del reddito.Se, infatti, per esempio, il governo operasse una redistribuzione delreddito dalle classi più ricche a quelle più povere non si avrebbe alcunmiglioramento, in senso paretiano, in quanto i più ricchi sarebbero dan-neggiati dalla manovra. Come si vede una situazione di ottimo paretia-no può sussistere sia quando vi è una equa distribuzione del redditoche in una situazione opposta: tuttavia una più equa distribuzione delreddito è sicuramente preferibile dal punto di vista sociale, anche senon lo è dal punto di vista dell’efficienza economica
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3 Tentativi teorici per superare il limite dell’equa distribuzione
Pigou
� Seguendo la tradizione utilitaristica inglese, Pigou ritiene possibile co-struire una funzione del benessere basata su funzioni d’utilità cardinali.Poiché per Pigou il benessere sociale coincide, in sostanza, con il be-nessere economico (e dunque con il reddito), e poiché il reddito, cosìcome ogni altro bene economico, ha un’utilità marginale decrescente,ne consegue che una politica redistributiva, spostando reddito dalle fa-sce più ricche a quelle più povere della popolazione, accresce necessa-riamente il benessere sociale, a patto di non produrre inefficienze nell’al-locazione delle risorse e di non ridurre il volume del reddito
Kaldor-Hicks
� Pur conservando l’assunto paretiano di non confrontabilità delle utilità,Kaldor e Hicks elaborano un criterio secondo cui un intervento redistri-butivo può essere giudicato positivamente se chi vede aumentare ilproprio benessere è anche in grado di compensare il danneggiato ericavare ancora un vantaggio. Facendo ricorso ad una compensazionepuramente potenziale, i due autori rispettano il criterio paretiano e, con-temporaneamente, rendono possibile superare la difesa dello statusquo implicita nell’analisi dell’italiano
Scitovsky
� Scitovsky propone il ricorsoad un «doppio criterio»: unintervento redistributivo puòdirsi socialmente accettabi-le se
Osservazioni
I limiti principali dell’economia del benessere sono i seguenti:
— si adotta una visione troppo individualistica della società, assumendo che i suoi membri sianorazionali e capaci di giudicare al meglio il proprio operato;
— lo Stato non viene considerato un’autonoma fonte di valori, ma la sua volontà risulta dallasemplice aggregazione delle volontà degli individui che ne fanno parte;
— il principio dell’ottimo paretiano può essere facilmente messo in discussione: può darsi che nontutti siano d’accordo sul fatto che il benessere della società aumenta se aumenta la ricchezzadi chi è già ricco, pur senza modificare quella degli altri soggetti.
4 Le vicende del paretianesimo: il marginal cost pricing e il se-cond best
Marginal cost pricing
� Alcuni autori hanno ritenuto che compito dello Stato non sia assicurarecontemporaneamente tutte le condizioni di ottimo, quanto operare inogni singolo settore d’intervento in modo che anche solo in esso l’egua-glianza prezzo = costo marginale sia assicurata. Tale impostazione te-orica (opportunamente definita «paretianesimo parziale» o «marginalcost pricing») ha costituito per lungo tempo la regola di condotta cuiogni impresa pubblica avrebbe dovuto uniformarsi
• chi si avvantaggia è in grado di com-pensare il danneggiato e conservareun vantaggio residuo (criterio di Kal-dor-Hicks) e
• il danneggiato non è in grado di indurrel’avvantaggiato a non preferire più taleredistribuzione versandogli del denaroa titolo di compensazione
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Second best
� Nel 1956 Lipsey e Lancaster dimostrarono matematicamente l’irrile-vanza del marginal cost pricing.I due autori affermarono che se in un sistema economico generaleviene introdotto un vincolo che impedisce di ottenere anche solo unadelle condizioni paretiane, le altre condizioni paretiane (pur essendoancora raggiungibili) non sono più, in genere, desiderabili.
In sintesi
L’economia del benessere, quindi, studia la desiderabilità sociale di allocazioni economichealternative e dei possibili interventi dello Stato. Tale disciplina si basa su due criteri: l’efficienzanell’allocazione delle risorse e l’equità nella loro distribuzione fra gli individui componenti la collet-tività.Secondo Pareto (economista e sociologo italiano vissuto a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento) siha un’efficiente allocazione delle risorse quando non è possibile alcuna riallocazione per accresce-re il benessere di un individuo senza diminuire quello di un altro (allocazione Pareto efficiente).
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Capitolo MOTIVAZIONI DELL’INTERVENTO PUBBLICO:IL FALLIMENTO DEL MERCATO
1 Il fallimento del mercato
Nozione: evento che si verifica quando la mancata realizzazione di alcune delle condizioni diefficienza del mercato impedisce al sistema di raggiungere un’ottima allocazione delle risorse. (v.Ottimo paretiano, cap. 3). Le carenze e le imperfezioni del mercato costituiscono la principale giustifi-cazione teorica dell’intervento dello Stato nel sistema economico: se il mercato non riesce a usarecorrettamente le risorse, lo Stato deve intervenire sia come operatore economico che con funzione diregolamentazione economica.
Cause
� Assenza di libera
• nell’analisi paretiana l’ottima alloca-
concorrenza
zione delle risorse è determinatadall’uguaglianza prezzo = costo mar-ginale, uguaglianza cui un mercato dilibera concorrenza perfetta natural-mente tende.Nella realtà, però, un mercato di con-correnza perfetta costituisce più l’ec-cezione che la regola e il verificarsi del-la condizione di ottimo prezzo = costomarginale è un fenomeno altrettantoraro: in situazioni di oligopolio o di con-correnza monopolistica, situazionimolto più rappresentative della realtàrispetto all’ipotesi della concorrenzaperfetta, il prezzo può divergere anchein misura rilevante dal costo marginale
� Assenza di mercati
• in un’ottica dinamica dei mercati, la rea-
assicurativi e a termine
lizzazione dell’efficiente uso delle ri-sorse è subordinata alla possibilità diassicurare e di acquistare a terminequalsiasi bene o servizio
� Produzione con
• se la produzione presenta costi margi-
rendimenti crescenti
nali decrescenti e quindi rendimenti cre-scenti, le imprese più grandi spingeran-no fuori dal mercato le imprese più pic-cole, fino a quando non vi rimarrà unasola impresa. A ciò si aggiunge la cir-costanza che le imprese monopolisti-che fissano il prezzo non sulla base delcosto marginale, ma ad un livello supe-riore. In entrambi i casi si violano le con-dizioni dell’efficienza paretiana
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Cause
� Esistenza di Esternalità
• in questo caso le scelte degli indivi-dui sono effettuate sulla base di prezziche non riflettono il reale ed effettivovalore delle risorse utilizzate. In ognicaso ci sarà, quindi, un individuo chevedrà aumentare il suo benessere adanno di un altro
� Esistenza di beni pubblici
• le caratteristiche del bene pubblico (v.infra) impediscono al consumatore diesprimere le sue reali preferenze perquesti sul mercato: ogni individuo, in-fatti, potrà comunque disporne gratui-tamente, o ad un prezzo inferiore aquello che dovrebbe pagare ad un pro-duttore privato. Appare allora moltodifficile che il meccanismo di scambio,che consente un’ottima allocazionedelle risorse e la soddisfazione dei bi-sogni del consumatore, possa essereapplicato nel caso di beni pubblici
� Incertezza e informazione
• i consumatori e i produttori non sonoesattamente informati sulle alternati-ve di consumo e di produzione attualie future come pretenderebbe unadelle ipotesi dell’equilibrio concorren-ziale. Le azioni di ogni individuo e ilraggiungimento dei suoi obiettivi, in-fatti, dipendono e sono condizionateda un insieme di eventi esterni (com-preso il comportamento di altri indivi-dui) sui quali il singolo non ha poteri
Osservazioni
Dalla asimmetria delle informazioni derivano due distinti fenomeni: il moral hazard e l’adverse se-lection.Si parla di moral hazard (comportamento sleale) quando una delle parti, dopo la stipulazione di uncontratto, ha la possibilità di agire in modo tale da ledere gli interessi dell’altro contraente, poichéquest’ultimo non è nelle condizioni di osservare i comportamenti del primo. In un contratto di assi-curazione contro incendio, ad esempio, l’assicurato, dopo la stipula, potrebbe mostrarsi meno dili-gente o meno vigile di prima. L’impresa di assicurazione, non potendo osservare direttamente ilcomportamento di ciascun assicurato, si troverà allora nell’impossibilità di discriminare efficace-mente il premio di assicurazione.
La selezione avversa (o antiselezione), invece, rappresenta una situazione in cui, data la distribu-zione delle probabilità del verificarsi di un determinato evento, ad esempio il furto d’auto, un au-mento di tale incidenza provoca le seguenti conseguenze:
— i soggetti che corrono un rischio mediamente più elevato (hanno ad esempio, un’auto nuova),tenderanno maggiormente ad assicurarsi;
— il rischio medio sopportato dall’assicuratore aumenta e, conseguentemente, lievitano i premipagati dai clienti per assicurarsi contro il furto;
— i soggetti che hanno un’auto usata tenderanno a rinunciare all’assicurazione a causa di uneccessivo ed indiscriminato aumento dei premi pagati alle compagnie di assicurazione.
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In un tale contesto, in cui i rischi di furto aumentano, aumentano i premi e si riduce il numero disoggetti disposti ad assicurarsi, il mercato delle assicurazioni contro i furti d’auto tenderà, nel lungoperiodo, a scomparire completamente.
2 Beni pubblici
Caratteristiche
� Non-rivalità
• beni il cui consumo da parte di un in-dividuo non limita la possibilità di con-sumo da parte degli altri (ad es. ser-vizio di difesa nazionale)
� Non-escludibilità
• beni per i quali il produttore è impos-sibilitato ad escludere altri individui daibenefici di tale produzione (ad es. tra-smissioni radiofoniche)
3 I merit goods
Nozione: beni o servizi cui la collettività attribuisce un particolare valore funzionale allo sviluppomorale e sociale della collettività stessa: si pensi all’istruzione, alle cure sanitarie, all’informazioneindipendente, alla possibilità di leggere buoni libri o assistere a validi spettacoli musicali e teatrali ecc.Spesso l’operatore pubblico soddisfa questi bisogni prescindendo da una domanda specifica dei citta-dini, ma in conseguenza della valutazione dei vantaggi che l’intera società può trarne.
Demerit goods
� Beni che si ritiene pregiudichino il progresso della società: si pensiall’uso eccessivo di alcoolici, sigarette, sostanze inquinanti, oppure al-l’uso di droghe. Lo Stato cerca di limitarne i consumi, o attraverso unaelevata imposizione fiscale o con espliciti divieti.
In sintesi
Nella libera concorrenza i problemi e le scelte di produzione, la distribuzione e lo scambio dei benisono il frutto di autonome decisioni adottate in un libero mercato: i capitalisti cercano, in tale situa-zione, di massimizzare i profitti (costituiti dalla differenza tra i ricavi ed i costi), ma non possonoinfluenzare né il prezzo di mercato né il prezzo dei fattori della produzione.I lavoratori, per converso, pur cercando di realizzare il maggior salario possibile e di ottimizzare lecondizioni di lavoro, non possono ottenere più del valore di quanto producono, altrimenti per gliimprenditori diventerebbe più remunerativo ridurre la produzione e procedere al loro licenziamento.In definitiva in un’economia di libero mercato l’equilibrio tra le varie parti contraenti è realizzabilenel presupposto che ciascuna riesca a trarre un vantaggio.In tale situazione, ogni intervento dello Stato può soltanto turbare il libero gioco delle forze di mercato.
In alcuni casi, però, è necessario che lo Stato intervenga per correggere le distorsioni incompatibilicon un mercato di libera concorrenza. Tali distorsioni possono essere così sintetizzate:
— esistenza di beni con caratteristiche tali che non ne rendono conveniente la produzione daparte di privati;
— presenza di esternalità;— esistenza di monopoli naturali;— insufficiente informazione degli operatori economici.
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Capitolo LE TEORIE VOLONTARISTICHE
Nozione: le teorie volontaristiche tentano di interpretare i fenomeni finanziari alla luce della teoriaindividualista neoclassica: punto di partenza comune a tutte le diverse teorie è che il prezzo dei singolibeni pagati dai consumatori è funzione dell’utilità marginale che i consumatori attribuiscono ai benistessi. In sostanza, la finanza pubblica consisterebbe in uno scambio essenzialmente effettuato subasi volontarie.
Emil Sax
� L’individuo destinerà alla soddisfazione dei suoi bisogni, individuali ocollettivi che siano, un ammontare di risorse tale che le diverse utilitàmarginali ponderate dei beni, pubblici o privati, siano tra loro uguali.
� L’ammontare del prelievo fiscale corrisponde all’utilità marginale chel’individuo ricava dalla prestazione dell’operatore pubblico: di conse-guenza, le decisioni pubbliche non sono che la somma delle singolescelte individuali e il criterio di economicità è valido tanto nella sferaprivata quanto in quella pubblica dell’economia
Osservazioni
Le teorie sulla natura dell’attività finanziaria pubblica si possono così classificare:
— teorie economiche, formulate nell’ambito del pensiero economico tradizionale e caratterizza-te dal tentativo di spiegare l’attività finanziaria pubblica utilizzando i principi che l’economiapolitica aveva elaborato per lo studio dell’attività economica privata;
— teorie politico-sociologiche, sviluppate da studiosi italiani verso la metà di questo secolo, ca-ratterizzate dall’orientamento a spiegare l’attività finanziaria pubblica in base ai rapporti di forzafra governanti e governati, con il connesso sfruttamento dei governati da parte dei governanti;
— teoria delle scelte pubbliche, che costituisce lo sviluppo più recente delle teorie finanziarie estudia i processi attraverso i quali si giunge alle decisioni nel settore pubblico, applicando aisuoi attori (elettori, politici, funzionari amministrativi) gli stessi modelli di comportamento deglioperatori privati.
De Viti - De Marco
� Sistemi finanziari
• Stato assoluto (le classi dirigenzialitendono al massimo sfruttamento deisingoli)
• Stato popolare (vige la libera compe-tizione dei gruppi sociali)
� Teoria politica della finanza: nello Stato assoluto prevale il poterecoattivo del gruppo sociale dominante
� Teoria economica della finanza: nello Stato popolare la collettivitàesercita il proprio sindacato sulle scelte finanziarie e il livello di equili-brio della spesa pubblica e delle imposte è dato dall’eguaglianza «be-neficio individuale della spesa = prezzo pagato dal consumatore-con-tribuente»
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Wicksell
� L’individuo razionale non rivela le proprie preferenze e il sacrificio che èdisposto a sopportare per usufruire di un bene pubblico (comporta-mento del free rider)
� Se l’individuo razionale
• solo una decisione adottata all’unani-
si comporta da free rider
mità può soddisfare le condizioni di ef-ficienza paretiana, cosicché nessunoè costretto a pagare per un bene dicui stima il beneficio minore del costo
• con la regola dell’unanimità ciascunindividuo vede attribuirsi una sorta didiritto di veto: ciascun individuo avràinteresse a mascherare le proprie pre-ferenze per tentare di raggiungere ilproprio equilibrio finanziario (cd. com-portamento strategico)
� La politica fiscale è distinta
• nel primo, il processo decisionale è
in due comparti
teso alla determinazione di quali equanti servizi pubblici produrre e dellaripartizione dei costi, ed in esso si adot-terà il principio della quasi-unanimità
• nel secondo, invece, si tenderà ad unaequa distribuzione dei redditi attraver-so meccanismi di voto di maggioran-za semplice
Critiche al modello
� Sul piano storico la costruzione volontaristica è incompatibile con il reale
volontaristico
funzionamento dei sistemi economici complessi: lo schema volontaristi-co dimentica, infatti, che la caratteristica specifica dell’organizzazionepolitica è il suo carattere coattivo
� Sul piano analitico
• per raggiungere una efficiente alloca-zione delle risorse la distribuzione ini-ziale delle risorse deve essere quellaottima
• l’individuo deve poter comparare co-sti e benefici delle scelte pubbliche econoscere le proprie preferenze (as-senza di «illusione finanziaria»)
In sintesi
Le teorie volontaristiche tentano di interpretare i fenomeni finanziari alla luce della teoria individua-lista neoclassica: punto di partenza comune a tutte le diverse teorie è che il prezzo dei singoli benipagati dai consumatori è funzione dell’utilità marginale che i consumatori attribuiscono ai benistessi. In sostanza, la finanza pubblica consisterebbe in uno scambio essenzialmente effettuato subasi volontarie.Si tratta di un approccio decisamente antitetico rispetto a quello della scuola storico-sociologica,secondo cui il carattere principale di ogni fenomeno finanziario consiste nel potere di coazionedello Stato. Per i volontaristi, invece, il fenomeno finanziario non si distingue da qualsiasi altrofenomeno economico e, pertanto, va analizzato in termini di utilità e costo marginale.
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Capitolo TEORIA DELLE SCELTE COLLETTIVE
Nozione: la teoria delle scelte collettive è la branca dell’economia che studia con modelli matema-tici i processi che sono alla base delle scelte politiche. Queste, sintetizzate nelle decisioni sull’alloca-zione delle risorse, avvengono secondo meccanismi del tutto diversi rispetto al settore privato, inquanto è assente l’unico elemento sul quale è impostata l’interazione tra produttori e consumatori,cioè il prezzo. Nei sistemi di democrazia, diretta o rappresentativa (i singoli individui eleggono deirappresentanti), il metodo di scelta è il voto.
Lindahl
� Ipotesi
• se la scelta di produrre un bene pub-blico fosse presa votando e si raggiun-gesse l’unanimità, si otterrebbe un ri-sultato efficiente
• ogni individuo dichiara correttamentele proprie preferenze
� Modello del voto
• ogni individuo vota per la stessa quan-
all’unanimità
tità di bene pubblico, ma non tutti so-stengono lo stesso prezzo: ciascunopaga un prezzo personalizzato che èla tassa, detta anche prezzo di Lindhal
� Equilibrio di Lindhal:
• 1. ognuno preferisce la stessa quan-tità di bene pubblico, dati i prezzi;
2. ognuno paga un prezzo pari al pro-prio beneficio marginale;
3. la somma dei prezzi è pari al costodi produzione.
� Limiti del voto all’unanimità
• gli individui potrebbero non esprime-re sinceramente le loro preferenze,ma potrebbero adottare un compor-tamento strategico
• è probabile che il meccanismo perraggiungere l’unanimità sia molto len-to e dispendioso
Voto a maggioranza� Sono approvate le proposte a favore delle quali si pronuncia la metà
più uno dei votanti. Se le preferenze sono unimodali è possibile rag-giungere un risultato stabile
Paradosso del voto
� L’insieme delle preferenze non porta ad un esito univoco e, a secondadell’ordine di presentazione delle alternative di voto, varia il risultato.Se le preferenze sono bimodali la collettività non riesce ad esprimereun risultato stabile
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w w w . s i m o n e . i t
SchemiSchededi Scienzadelle Finanze
Per programmare la preparazione di un esame in termini rapidie vincenti è necessario pianificare lo studio servendosi di avan-zati supporti didattici.Fase di partenza è la stesura di un framework, cioè di unoschema programmatico generale cui collegare le singole fasi diapprendimento.Schemi & Schede è un originale modello di framework in gradodi offrire, accanto ad una visione globale dei contenuti fonda-mentali di ciascuna disciplina, anche un percorso di apprendi-mento per focalizzare le nozioni apprese e fare “il punto sullamateria”.La rinnovata struttura della collana è corredata anche di nuoverubriche, quali:– Osservazioni, dove sono puntualizzati concetti oggetto di
frequente dibattito teorico;– Sintesi, che offrono, alla fine di ciascun capitolo, un quadro
riepilogativo dell’argomento trattato.
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