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A cura di
Fiorenzo Zampieri
Circolo di Psicobiofisica
Amici di Marco Todeschini
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PREFAZIONE
Giuseppe DI NITTO - Il “TESLA” italiano
Molto probabilmente questa è una “storia”, tipicamente italiana, che molti non
conoscono.
Si tratta di una vicenda parascientifica accaduta oltre sessanta anni orsono,
della quale si interessarono gli organi di informazione dell’epoca in quanto
degna di attenzione visti gli incoraggianti sviluppi in termini di rivoluzione
scientifica ed economica che prometteva.
Perché citare Nikola Tesla? La risposta è molto semplice in quanto si tratta
della “trasmissione di energia elettrica senza fili” della quale lo scienziato
serbo-americano fu l’antesignano. Noi non sappiamo se Giuseppe Di Nitto
trasse spunto dagli studi di Tesla, resta il fatto però che egli sviluppò qualcosa
di molto simile e che le sue intenzioni di regalare all’umanità la possibilità di
utilizzare l’energia elettrica libera da qualsiasi condizionamento erano le
medesime. Nelle interviste rilasciate il Di Nitto fa riferimento palese al nostro
Guglielmo Marconi che avvallò le sue teorie come teoricamente possibili
seppure di complessa realizzazione. Chi fosse Giuseppe Di Nitto e quali le
sue teorie e realizzazioni tecniche si comprenderanno leggendo gli articoli
pubblicati nei quotidiani e riviste dell’epoca qui riprodotti. Quello che
proponiamo è quanto siamo riusciti a reperire attraverso un primo lavoro di
ricerca che potrà essere irrobustito in futuro con l’ausilio di altre indagini e
con l’auspicabile collaborazione di altre persone interessate all’argomento.
Qualcuno si chiederà il perché della scelta di pubblicare nel nostro sito
dedicato all’ Ing. Marco Todeschini, avvenimenti come questo. Oltre ad essere
sicuri che la materia, per i nostri lettori, possa essere comunque interessante,
siamo altresì certi che mettere in risalto teorie e studi cosiddetti “di frontiera”
di altri personaggi, anch’essi dimenticati come accaduto a Todeschini, sia
degno di attenzione e di spunto per eventuali sviluppi di ricerca tecnico-
scientifica.
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Da LA STAMPA di Torino del 02 novembre 1953
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Da LA STAMPA di Torino del 03 novembre 1953
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Da LA STAMPA di Torino del 04 novembre 1953
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CORRIERE DELLA SERA 3 novembre 1953
Gli esperimenti per la trasmissione di energia elettrica senza filo
“Il principio dell’invenzione sta nel campo inesplorato del magnetismo” –
Secondo le previsioni teoriche l’energia elettrica potrebbe essere trasmessa a
grande distanza.
Sui particolari dell’invenzione, annunciata ieri alla stampa, d’un sistema per
trasmettere l’energia elettrica senza filo a distanza, non è ancora possibile
divulgare notizie precise, poichè sulle esperienze di Genova, s’impone una
comprensibile riservatezza.
“il principio teorico del istema sta nel campo inesplorato del magnetismo”.
Così ci dice l’inventore, in un breve colloquio riassumendo la storia della sua
avventura.
Il capitano del Genio navale Giuseppe Di Nitto aveva in mente da molto
tempo questo progetto, portato a compimento dopo una lunga preparazione
teorica. I primi passi dalla teoria alla pratica cominciarono vent’anni fa.
Autorevoli studiosi e brillanti scrittori scientifici di vari Paesi, descrivendo la
futura civiltà della scienza, avevano già considerato fra le maggiori conquiste
il trasporto dell’energia elettrica a distanza senza fili. Qualcuno accennò
anche le vie probabili per le ricerche in tal senso.
Le prime esperienze del capitano De Nitto avvennero nel castello di Santo
Spirito, sul mare di Santa Severa, a una cinquantina di chilometri da Roma.
Alla fase sperimentale, interrotta dalla guerra e ripresa nel 1948, si è
interessato di recente il Ministero competente. Dalle informazioni che
abbiamo avuto finora in ambienti dove è ben giustificata la massima cautela
nell’esprimere giudizi che, comunque, sarebbero oggi prematuri, sembra che
il progetto teorico e i programmi sperimentali siano stati riconosciuti degni di
attenzione.
Quale sia il principio dell’invenzione non è stato precisato. La soluzione
teorica del problema, dice il Di Nitto, ha origine in alcuni principi elementari
di elettrotecnica, essenzialmente nella “reversibilità del campo
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elettromagnetico”. In conseguenza, egli ha progettato un complesso per
trasmettere nell’etere onde generatrici di campi elettromagnetici su un
ricevitore a distanza.
Quando l’autore parla di inesplorato campo magnetico “ è in accordo con gli
esperti della materia.. Tutto il magnetismo non è che una manifestazione di
cariche elettriche. Ma c’è ancora molta da indagare. Lo dice Einstein,
spiegando agli ascoltatori della radio I suoi concetti sull’argomento.
Dobbiamo considerare il campo magnetico come una riserva di energia;
soltanto in tal modo possiamo rappresentare I fenomeni elettrici e magnetici
con la legge della conservazione dell’energia.
Questo non basta per illuminarci sul principio dell’annunciata scoperta. Vale
soltatnto a dimostrare in generale, secondo le conclusioni di Einstein, la
probabilità di future scoperte teoriche e di applicazioni prtatiche.
Sul significato della parola etere – che leggiamo nella comunicazione data
alla stampa – conviene intendersi. Come interpretarla? Ricorriamo ancora
all’autorità di Einstein. Continuiamo pure a usare òa parola etere – egli dice –
ma soltanto al fine di designare una particolare proprietà dello spazio. Nel
corso dell’evoluzione della scienza la parola etere ha più volte cambiato
significato. La sua storia non è finita, continua nella teoria della relatività.
A conclusione del colloquio, rispondendo ad una domanda, il cap. Di Nitto
dichiara di ritenere che, secondo le previsioni teoriche, si possa immaginare
per l’avvenire la trasmissione dell’energia elettrica senza filo da un capo
all’altro della Terra. I risultati delle esperienze dimostreranno quali
probabilità vi siano perchè questo bel sogno possa avverarsi
Ugo Maraldi
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Da L’UNITA’ di Roma del 03 novembre 1953
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Da L’UNITA’ di Roma del 05 novembre 1953
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Da The Times News di New York del 04 novembre 1953
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Da rivista VISTO di Milano del 14 novembre 1953
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Da rivista EPOCA di Milano del 15 novembre 1953
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