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del EDIZIONE FEBBRAIO 2014

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del

EDIZIONE FEBBRAIO 2014

Buongiorno Ragazzi e Ragazze,

con questo articolo vi spiegheremo come abbiamo deciso di

utilizzare i 2000€ dati dal comune. Il progetto più votato

l'anno scorso è stato quello di realizzare una piastra

polivalente tra i due plessi. Quest'anno abbiamo cercato di

mettere in pratica il progetto ma attraverso diversi preventivi

abbiamo capito che il progetto non era realizzabile a causa

dei costi troppo elevati; anche il secondo progetto più votato

( Tettoia tra i due plessi) aveva lo stesso problema

economico. A questo punto, siamo passati al terzo progetto

che è quello che realizzeremo: esso prevede l'acquisto di due

Lavagne Interattive Multimediali (LIM) che saranno

installate nel plesso centrale per l'inizio dell'anno scolastico

2014/2015. Buona lettura,

Il Sindaco Leonardo Calzavara

Il Vice Sindaco Filippo Magro

IL BULLISMO

Ormai da molti anni a questa parte, si verificano, soprattutto

in ambito scolastico, numerosi atti di bullismo.

Gli atti di bullismo non sono, come qualcuno potrebbe

pensare, scherzi innocui tra amici o compagni di classe: sono

vere e proprie violenze!

Si può offendere una persona sia fisicamente sia usando

parole offensive nei confronti di un ragazzo più debole o più

piccolo. Si è iniziato a identificare questo fenomeno verso la

fine degli anni ’70, quando si verificarono una serie di

suicidi da parte di bambini e ragazzi di età diverse. Quindi,

per giustificare la loro decisione, lasciarono dei biglietti nei

quali spiegavano di essere arrivati ad un gesto così estremo,

per colpa dei continui abusi subiti da parte dei compagni di

classe. Per questo motivo fu effettuata una ricerca nelle

scuole attraverso dei questionari, dati da svolgere ad un

campione di alunni. Ciò portò alla scoperta di un nuovo tipo

di maltrattamento: il bullismo, che coinvolgeva il 16% degli

studenti delle scuole primarie e secondarie.

Il bullo vuole sottomettere un’altra persona offendendola,

stuzzicandola, causandole danni o disagi. La maggior parte

delle volte il giovane prepotente non è solo, ma agisce in

gruppo. Il gruppo conta sulla propria superiorità numerica,

per sembrare più forte; Esistono vari tipi di bullismo: il

bullismo diretto fisico, che consiste nel causare alle vittime

danni fisici, come pestaggi; il bullismo diretto verbale, per il

quale si subiscono insulti, minacce ed espressioni razziste;

ed, infine, il bullismo indiretto psicologico, che consiste nel

far allontanare dal gruppo la vittima, rovinargli le amicizie e

mettere in giro falsità sul suo conto.

I motivi per i quali i bulli prendono di mira ragazzi e ragazze

sono molti e tutti superficiali: il peso corporeo, troppo grasso

o troppo magro, il modo di vestire, una particolarità o un “

difetto” del viso, la cultura, il colore della pelle.

Tutte le motivazioni sono buone, per prendere di mira

qualcuno.

La maggior parte delle volte il bullo ha avuto dei percorsi

personali difficili o situazioni familiari instabili e poco

serene. Probabilmente per questi motivi si sfoga su ragazzi

più deboli, proprio per il bisogno di scaricare la propria

infelicità e la propria rabbia. Spesso il bullo non si accorge

della gravità dei gesti compiuti e li considera, lui stesso,

degli scherzi innocui. In certi casi arriva perfino a filmare i

suoi atti di vandalismo e metterli su internet per vantarsene.

La vittima viene definita come una persona, incapace di

difendersi o troppo buona per provocare alcun danno a

nessuno.

In molti casi, la prima persona che protegge dalle sue colpe

il bullo, è proprio la vittima, perché è piena di paura nei

confronti del suo aggressore.

Secondo noi è anche fondamentale parlare del cyberbullismo

che è molto frequente adesso che ci sono molte community

in rete. In questo caso la persona che minaccia lo fa

attraverso un apparecchio elettronico con la quale si esprime

con offese, foto o video che mostrano falsità sulla persona

presa di mira. Le persone offese reagiscono in malo modo

facendo del male a se stessi, stando sempre da sole oppure

avendo paura di mostrare il proprio valore o il proprio corpo.

La maggior parte di ragazzi e ragazze, che assiste agli atti di

bullismo, non li denuncia per paura di essere a sua volta

preso di mira dai bulli.

Per riuscire a sconfiggere questo fenomeno, c’è bisogno di

avere il coraggio di denunciare.

Bisogna segnalare anche gli scherzi che ci possono risultare

di cattivo gusto, perché proprio da questi gesti, non

considerati gravi, possono nascere azioni più violente.

Trattare l’argomento in classe con gli insegnanti potrebbe

essere un altro modo utile per prevenire episodi di questo

genere e per sensibilizzare gli alunni al rispetto reciproco,

fondamentale nella nostra società, dove il senso di questa

parola a volte sembra essere stato dimenticato.

Beatrice Pagin

Sofia Osto

IL RAZZISMO

Che cosa sta accadendo nelle scuole?

Sono numerosissimi gli stranieri che in età scolare entrano

nelle scuole italiane,spesso con diverse difficoltà soprattutto

legate alla lingua poco conosciuta o peggio mai parlata. Si

tratta di difficoltà tangibili, non solo legate alla semplice

comprensione ma anche all’ avvicinamento di culture spesso

molto diverse, che si dovrebbero avvicinare, ma che in realtà

purtroppo si allontanano dietro barriere razziali neanche

troppo velate!

Allo stato attuale in

Italia non esiste un vero

e proprio piano

nazionale per

fronteggiare tutti i

problemi legati all’

immigrazione, in

maniera strutturata e

sistematica. In alcune

scuole di periferia il problema legato all’ inserimento di

ragazzi stranieri si fa più forte, dove, le difficoltà evidenziate

sono moltissime. Casi di risse quotidiane, insulti, sberle,

baruffe tra gruppi etnici diversi, il tutto dal primo anno di

medie! I docenti attuano diverse strategie, come ad esempio

non lasciare fissi i posti di banco in classe, ma far ‘’girare’’ i

ragazzi, in questo modo si facilita la conoscenza del nuovo

vicino di banco e si superano meglio gli ostacoli. Certamente

a questi ragazzi stranieri non fa bene il peso di sentirsi

‘’diversi’’ o ancora peggio ghettizzati.

Il razzismo può essere presente in tante maniere, spesso

magari subdole. Gli stessi professori ne sono consapevoli,

ma non tutti se la sentono di combatterlo,di investire delle

energie, oltre le tante già spese nelle ore scolastiche.

Secondo me il razzismo è una delle peggiori cose che

esistono. Nessuno può decidere chi ha dei diritti e chi no. Il

razzismo è stata la causa della Seconda Guerra Mondiale

scatenatasi dopo lo sviluppo di alcune idee anti-semite che

convinsero grandi masse di persone ad eliminare intere

popolazioni. A volte mi domando come l’uomo possa

sterminare o disprezzare i suoi simili. Anche nella nostra

scuola ci sono piccoli esempi di razzismo, alcuni studenti

vengono esclusi per motivi insensati come il carattere ma,

anche per il modo in cui si vestono o per il loro aspetto

fisico.

Beatrice De Checchi

L’ALIMENTAZIONE

L’alimentazione per noi è una cosa importante,bisogna

mangiare bene per vivere meglio. L’alimentazione consiste

nell’assunzione di un’ organismo,degli alimenti

indispensabili alle funzioni vitali quotidiane e prende in

considerazione tutte le trasformazioni fisiche. In fisiologia l’

alimentazione è distinta dalla nutrizione, un concetto

considerato più ampio, che sottintende i processi metabolici

di un organismo al fine di utilizzare quei principi nutritivi

che ha assunto tramite l’ alimentazione. Se si mangia del

cibo spazzatura si rischia di ingrassare e rovinare

l’organismo mentre, al contrario bisogna mangiare sano e

fare attività fisica.

Non serve fare sport, basta una lunga passeggiata per

bruciare calorie.

Consigli per una buona alimentazione.

1) non saltare mai la colazione

2) mangiare sano a pranzo con scelte salutari

3) abbondare con frutta e verdura

4) non mangiare merendine dai distributori

5) moderare le porzioni mangiando poco ma spesso

6) mangiare lentamente non con rapidità

7) variare molto la dieta

8) cercare di mangiare più spesso a casa e considerare il

fast-food un’ uscita occasionale.

Andrea Piovan

Alessandro Carraro

UNA MODA PREOCCUPANTE…

In questo articolo vogliamo parlarvi di un fenomeno che sta

spopolando e preoccupando tra i giovanissimi,

l’autolesionismo.

Attualmente, in Italia, il 30% degli adolescenti lo pratica;

ferirsi con tagli e ustioni sono le più comuni forme di

autolesionismo tra i giovanissimi, alcuni degli altri metodi

includono l’avvelenamento e l’overdose in età più adulta.

L’autolesionismo è stato associato a depressione e ansia, a

comportamenti antisociali e, soprattutto, all’uso di alcool (il

rischio è raddoppiato), all’uso di cannabis e al fumo.

Una delle maggiori difficoltà connesse a questo disturbo è

che i comportamenti autolesivi sono spesso sottostimati

poiché vengono fatti in condizioni di segretezza e sono

frequentemente accompagnati da sentimenti di vergogna.

Coloro che si autoferiscono, infatti, quasi spesso tendono a

isolarsi e a nascondere le proprie ferite soprattutto per il

timore di essere giudicati. Le ragioni per cui le persone si

feriscono sono molteplici, ma va cambiato lo stereotipo

dell’adolescente turbato, emotivamente fragile e ribelle che

compie gesti estremi come e che quindi può anche

autolesionarsi.

L’autolesionismo è sia un modo per attirare l’attenzione, sia

un modo per dimostrare il disagio.

Infatti molti ragazzi si fanno del male per essere visti dagli

adulti che si prendono cura di loro, perché sono invasi dalle

loro emozioni, come la tristezza o l’ansia o forti stress e

recare danno al proprio corpo rappresenta un modo per

gestire queste emozioni vissute come intollerabili. Chi

utilizza l’autolesionismo in questo modo sostiene che farsi

del male li riporta in contatto con il loro corpo e con la

mente, come se fosse un modo per esprimere emozioni

indicibili, tenendole però sotto controllo. Quindi se

conoscete o se vi riconoscete in queste descrizioni non

esitate a chiedere aiuto o a mettervi in contatto con gli adulti,

quali insegnanti e genitori.

Nicolò Dario

Andrea Canovese

FRONTEGGIARE L’ANSIA A SCUOLA

Che cos'è l'ansia?

L’ansia rappresenta l’energia vitale che vuole venire a

contatto con la nostra consapevolezza, con la nostra

coscienza, col nostro Io che è forse troppo rigido.

Normalmente funge da richiamo per la nostra attenzione, ci

mette sul “chi va la” nelle situazioni di pericolo, ci orienta e

ci stimola a realizzare obbiettivi a volte indispensabili per la

vita stessa.

Ansia da interrogazione?

E' naturale che l'attesa di un'interrogazione o di un compito

in classe porti ansia, senso di nausea, perdita

dell’orientamento e, soprattutto, voglia di prendersela con il

mondo intero; a maggior ragione quando si tratta di materie

che per noi sono difficili e nelle quali non brilliamo come le

stelle del firmamento. Se vi siete riconosciuti in questa

descrizione, non abbiate paura, perché non siete i soli, e

quasi tutti i vostri compagni ne soffrono e condividono

questo destino con voi. Come ci si può mantenere freddi e

impassibili mentre il professore ci pone le domande che

tanto abbiamo temuto? Come facciamo a evitare il tremolio

nella voce, le mani che sudano senza controllo, e tutti gli

elementi che rendono visibili la nostra ansia da

interrogazione?

Gli esperti raccomandano comunque calma e tranquillità;

solo puntando su questi aspetti si potrà evitare di farsi

trovare impreparati e riportare un brutto voto esclusivamente

per fattori che nulla hanno a che vedere col nostro grado di

preparazione.

Per aiutarvi ulteriormente vi do sei utili consigli sperimentati

personalmente:

1. Evitate di ridurvi all'ultimo giorno (oppure notte) utile,

per studiare.

2. Cercate di mangiare leggero, almeno nelle ore

immediatamente precedenti l'interrogazione; infatti se avete

mangiato pesante il vostro sistema digerente sarà in

competizione col vostro cervello e tutto il lavoro che avrete

fatto per garantirvi una buona preparazione potrebbe

risultare vano.

3. Indossate abiti comodi, di quelli che potete anche

dimenticare di avere indosso.

4. Siate positivi. Non appesantitevi con lo stress, e

soprattutto pensate di fare un'ottima interrogazione; vi

aiuterà a tenervi carichi e a mantenere alta la concentrazione.

5. Evitate distrazioni. Non badate a quello che sta facendo il

vostro vicino di banco (nel caso di un compito in classe), di

quanto scrive veloce e di quante pagine abbia riempito.

Pensate solo a quello che è il vostro obiettivo.

6. Fate una pausa ogni qualvolta ne sentite il bisogno;

ovviamente questo lo potrete fare solo in caso di compito in

classe o esame scritto, mentre in caso di interrogazione orale

allora potrete optare per un respiro profondo e continuare a

parlare di fronte ai vostri compagni di classe.

Spero che con questi consigli io abbia potuto aiutarvi.

Filippo Tonello

Davide Giacometti

OGNI TRUCCO ALLA SUA ETA’….

A questa età le ragazze voglio apparire belle e pensano che

per fare questo occorra molto trucco, ma non è proprio vero.

Ovviamente dipende dalla situazione e dal trucco in sè.

Se hai la pelle molto chiara o

hai imperfezioni sul viso puoi

metterci della terra, ma

attenzione, deve essere

omogenea su tutta la faccia

altrimenti si noterà troppo.

Per la scuola non bisogna

esagerare con matita nera o

eyeliner per non dare troppo

peso all'occhio, ma bisogna

invece fare con il mascara

delle ciglia lunghe che

risaltino.

Se invece ci troviamo in una situazione in cui ci vuole un

trucco particolare che deve essere notato, è diverso: in

questo caso si può mettere un ombretto acceso e vivace su

tutta la palpebra mobile e un po' di mascara solo sulle ciglia

superiori.

Per quanto riguarda le labbra basta mettere un po' di

lucidalabbra o rossetto, ma non troppo rosso e non troppo

acceso, per non sembrare troppo eccessiva.

Non fatevi troppo influenzare da come si truccano le

vostre amiche, ragionate con la vostra testa e cercate il

trucco adatto al vostro viso.

Samantha Zornetta

Francesca Esposito

RECENSIONE

“Braccialetti rossi, 6 ragazzi fanno squadra in corsia”

Braccialetti rossi racconta l'ospedale dalla prospettiva di un

gruppo di sei giovani malati: la fiction di Rai Uno vuole

commuovere e dare speranza sulle note di grandi artisti come

Tiziano Ferro a Laura Pausini. L'asso nella manica? Gli attori

in erba...

Tutta la fiction italiana ambientata in corsia genera sempre

nel pubblico l'impressione di assistere ad un racconto di

fantascienza. Nel piccolo schermo, infatti, medici e

infermieri si comportano in maniera professionale e

dimostrano persino un senso etico al limite dell'eroismo. La

sanità nella Penisola, invece, resta lontana anni luce da

questa visione edulcorata e buonista.

In questa dicotomia si colloca Braccialetti rossi, in onda per

sei puntate nella prima serata di Rai Uno a partire da

domenica 26 gennaio, ispirata alla serie spagnola Polseres

Vermelles e poi trasformata nell'omonimo romanzo di

Albert Espinosa (Salani editore). Coprodotta da Rai Fiction

e Palomar, diretta da Giacomo Campiotti e sceneggiata da

Sandro Petraglia, vanta una colonna sonora (su etichetta

Carosello) composta da nove inediti di Niccolò Agliardi

interpretati, tra gli altri, da Francesco Facchinetti, e da

cinque canzoni di Vasco Rossi, Laura Pausini, Tiziano

Ferro, Emis Killa ed Emma Marrone.

La fiction è ambientata in un ospedale, dove ogni operazione

chirurgica viene contrassegnata da un braccialetto rosso: a

questa consuetudine s'ispira il titolo e da qui parte la storia di

Leo (Carmine Buschini), un adolescente a cui hanno

amputato una gamba in seguito ad un tumore. Il ragazzo

vive in corsia da oltre un anno ed è passato sotto i ferri sei

volte: "I braccialetti - dice - sono come i gradi". I suoi, però,

decide di condividerli con un gruppo di amici conosciuti

durante il periodo della degenza. Ogni compagnia che si

rispetti, gli viene spiegato, si basa su ruoli ben precisi e lui è

chiaramente il "leader". Ogni comandante ha bisogno del

suo braccio destro e Leo lo trova nell'ultimo arrivato, Vale

(Brando Pacitto), ricoverato per un tumore alla tibia che

comporta l'amputazione dell'arto proprio come è accaduto al

compagno di stanza/amico. Tra i due nascono subito

dinamiche di complicità ma anche di competizione, quando

conoscono Cris (Aurora Ruffino), l'unica "ragazza"

presente, affetta da disturbi dell'alimentazione. A loro si

uniscono lo scalmanato e ribelle Davide, il "bello" (Mirko

Trovato) e lo spassosissimo Toni (Pio Piscicelli), detto "il

furbo". Completa il quadro la voce narrante, un bimbo in

coma da 8 mesi dopo un incidente in piscina, Rocco

(Lorenzo Guidi), ossia "l'imprescindibile", il collante di

quest'amicizia singolare nata dalla malattia. Nonostante le

sofferenze, i protagonisti cercano di guardare il lato positivo

della situazione e sarà proprio questo legame a permettere

loro di superarle.

Una volta tanto - e per fortuna - gli adulti si limitano a fare

da spalla a questi giovani talenti molto promettenti, in grado

di reggere perfettamente la scena. Michela Cescon

interpreta Piera, la mamma di Rocco che s'improvvisa clown

per star vicina al bambino, Simonetta Solder dà il volto a

Nora, la mamma di Vale che prova a farsi forza davanti

all'operazione e soffre per la lontananza del marito

(Giampaolo Morelli), Laura Chiatti diventa Lilia, la

compagna del padre di Davide (Ignazio Oliva), Carlotta

Natoli indossa il camice della dottoressa Lisandri mentre

Vittorio Viviani è il nonno di Toni, un meccanico che tira a

campare con difficoltà. Va riconosciuto a Braccialetti rossi

il merito di averci provato, fino in fondo, avventurandosi in

un sentiero impervio e raccontando temi ancora tabù come la

malattia e la morte in maniera diversa.

Caterina Franceschini

DIVERTITEVI UN PO’…..

GRAZIE ALLA PROSSIMA EDIZIONE