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A cura di Sofia Sergi ed Elisabetta Costante Dante e le sue opere

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A cura di Sofia Sergi ed Elisabetta Costante

Dante e le sue opere

La Divina Commedia è una delle opere più importanti della letteratura italiana ed è considerata un capolavoro per stile e contenuto . La data di composizione dell’opera è incerta:probabilmente Dante vi lavorò tra il 1306 e il 1321, quando era in esilio.L’opera è scritta in volgare fiorentino ed è un poema in terzine di endecasillabi a rima incatenata .É divisa in tre cantiche, Inferno, Purgatorio e Paradiso, ciascuna composta da trentatré canti, oltre al primo canto dell’inferno, il quale è introduttivo e funge da proemio per l’intero poema. Il poema narra un viaggio immaginario compiuto dal poeta attraverso i tre regni ultraterreni dell’Inferno, del Purgatorio e del Paradiso. Qui le anime dei defunti vanno dopo la morte, a seconda dei peccati compiuti.

La Divina Commedia I tre regni dell’universo Dantesco

Inferno:secondo il poema dantesco, sotto la città di Gerusalemme si apre una profonda voragine a forma d’imbuto, l’inferno,dove gli uomini morti senza pentirsi dei peccati compiuti subiscono la loro eterna punizione(il contrappasso).Purgatorio:nella parte più profonda dell’inferno si innalza il Purgatorio, una montagna dove vengono puniti coloro che, pur avendo peccato in vita, meritano di andare in Paradiso una volta espiate le proprie colpe.Paradiso : infine si apre il Paradiso, dove i beati godono della vicinanza di Dio e della letizia eterna.

Il ConvivioScritto tra il 1304 e il 1307/8, dei 15 previsti dall’autore, il Convivio si compone di soli quattro trattati: il primo è introduttivo e i restanti scritti in forma di prosimetro.Vero e proprio trattato di filosofia il Convivio viene da Dante scritto in volgare affinché di esso ne possano usufruire tutti coloro che, pur essendo desiderosi di conoscenza, non possono avvicinarsi alla cultura dei dotti. I temi di cui trattano i commenti alle canzoni sono l’amore per la Filosofia, la natura della nobiltà e, infine la felicità che questa dona agli uomini. Il termine Convivio deriva dal latino convivium e può essere tradotto come banchetto, simposio.La prosa del Convivio è caratterizzata da uno stile argomentativo lucido e razionale, che passa in rassegna grandi temi filosofici del tempo, intrisi di aristotelismo, allo scopo di formare un’opera enciclopedica che contenga in teoria tutto lo scibile umano. Con il Convivio Dante tenta di dimostrare di sapere la propria dottrina e di difendersi dalle accuse dei concittadini che l’avevano condannato all’esilio. Bloccherà la stesura dei trattati per dedicarsi al componimento delle tre cantiche.

Le EglogheI

Le Egloghe sono due componimenti di carattere bucolico scritti in lingua latina da Dante Alighieri tra il 1319 ed il 1320 a Ravenna e pubblicate per la prima volta a Firenze nel 1719. Le egloghe, rispettivamente Vidimus in in nigris albo patiente lituris di 68 versi e Velleribus Colchis prepes detectus Eous di 97 versi, sono composte in esametri e si rivolgono a Giovanni del Virgilio, lettore di Poesia latina presso l’Università di Bologna,che con una epistola di carattere oraziano, il Pyeridum vox alma, novis qui cantibus orbem, invitava il poeta del”carmen vatisonum”, cioè un carme di carattere eroico, per conquistare i letterati e ottenere la corona d’alloro. Dante risponde al letterato con un’egloga di tipo virgiliano nella quale immagina che il pastore Titiro e Melibeo mentre si trovano a pascolare il gregge ricevono l’epistola di Mopso. A Melibeo che vuole conoscere il contenuto della lettera, Titiro dice che il maestro lo invita a cingersi d’alloro e aggiunge che ne sarebbe felice ma non a Bologna e per il genere di componimento che vorrebbe il dotto, tuttavia sulle rive dell’Arno e per la sua Commedia.Giovanni del Virgilio risponde a Dante con Forte sub inriguos colles, ubi Sarpina Rheno. Dante risponde con una seconda egloga dove racconta ad un suo corrispondente le numerose prestazioni d’affetto e di stima che egli stesso riceve a Vienna. Quattro di questi componimenti ci sono stati tramandati da otto codici del XIV e XV secolo , tra i quali ad esempio vi è lo Zibaldone Laurenziano di Boccaccio

Vita Novadi

Dante Alighieri

Databile tra il 1294 e il 1296 la Vita Nova è stata pubblicata solo nel 1576 ed è un prosimetro dove, all’interno dei 42 capitoli di cui è composta (o 32 secondo l’edizione di Guglielmo Gorni), si susseguono 31 liriche. Il componimento ruota attorno alla figura di Beatrice a all’amore che Dante ha nutrito nei suoi confronti. Inoltre la poesia si compone di due parti: la prima è dedicata all’esaltazione e alla gioia per l’amata in vita, mentre la seconda tratta della consolazione per la sua morte. Nell’ultima parte della Vita Nova si profetizza una “mirabile visione”, in cui di Beatrice sarà detto quello “che mai non fu detto ad alcuna” ovvero, la visione di Beatrice raccontata nella Divina Commedia. Il titolo dell’opera accenna allo scambio reciproco tra letteratura e vita: l’una rinnova l’altra e viceversa.

Monarchia di Dante Alighieri

Il De monarchìa è un saggio politico in latino di Dante Alighieri diviso in tre libri, all’interno dei quali Dante affronta tre temi principali: se la monarchia universale è necessaria al benessere dell’umanità, se i Romani abbiano attuato nel passato un giusto esempio di monarchia e se il potere dell’Impero derivi dal Papa o direttamente da Dio. Nel primo libro, Dante afferma la necessità della monarchia universale per realizzare un mondo ordinato e pacifico. In caso contrario si viene a creare uno stato di discordia. Il miglior esempio di Stato nella storia proviene dall’Antica Roma al tempo di Augusto. All’interno del secondo libro Dante dimostra come i romani abbiano costituito il loro impero basandolo principalmente sulla giustizia e sul diritto. Successivamente nel terzo libro, Dante analizza il rapporto tra l’imperatore e il Papa. Inoltre affronta un problema già visto in passato che aveva creato contrasti tra i sostenitori della superiorità del Papa sull’Imperatore e viceversa. Egli li considera come due sovrani sul mondo, entrambi necessari al benessere della civiltà.

Il De Vulgari Eloquentia è un’opera filosofica e dottrinaria elaborata da Dante negli stessi anni della stesura del Convivio. Nel De Vulgari Eloquentia Dante espone il tema fondamentale della lingua, e quindi delle strutture retoriche della letteratura. Protagonista dell’opera è la lingua volgare, che viene definita cardinale, perché deve essere comune tra tutti gli abitanti della penisola, aulica, affinchè venga parlata nelle corti più nobili, e curiale, perché le sue regole devono essere fissate dalla “Curia”, cioè l’insieme dei saggi e dei sapienti d’Italia. L’opera si sarebbe dovuta comporre da quattro libri. Dante, tuttavia, si limitò a scriverne solo due, fermandosi al quattordicesimo capitolo. Nel decimo capitolo contenuto nel primo libro, Dante descrive una vera e propria “cartina linguistica” dell’Italia. Nel sedicesimo, la nuova lingua viene metaforizzata mediante l’immagine della caccia a una pantera.

De Vulgari Eloquentia di Dante Alighieri