Dalle Rime - Boccaccio

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GIOVANNI BOCCACCIO.dalle Rime.TRASCRIZIONE ELETTRONICA - PER I NON VEDENTI - CURATA DA: EZIO GALIANO.[Intorn' ad una fonte...]Intorn' ad una fonte, in un pratellodi verdi erbette pieno e di bei fiorisedean tre angiolette, i loro amoriforse narrando, ed a ciascuna il belloviso adombrava un verde ramicelloch'i capei d'or cingea, al qual di fuorie dentro insieme i dua vaghi coloriavvolgeva un suave venticello.E dopo alquanto l'una alle due disse(com'io udi'): - Deh, se per avventuradi ciascuna l'amante or qui venisse,fuggiremo noi quinci per paura? -A cui le due risposer: - Chi fuggisse,poco savia sara, con tal ventura! -[Vetro son fatti i fiumi... ]Vetro son fatti i fiumi, e i ruscelligli serra di fuor ora la freddura;vestiti son i monti e la pianuradi bianca neve e nudi gli arbuscelli,I'erbette morte, e non cantan gli uccelliper la stagion contraria a lor natura;Borea soffia, ed ogni creatura sta chiusa per lo freddo ne' sua ostelli.Ed io, dolente, solo ardo ed incendoin tanto foco, che quel di Vulcano a rispetto non una favilla;e giorno e notte chiero a giunta mano,alquanto d'acqua al mio signor, piangendo,n ne posso impetrar sol una stilla.[Dante, se tu nell'amorosa spera].Dante, se tu nell'amorosa spera com'io credo, dimori riguardandola bella Bice, la qual gi cantandoaltra volta ti trasse l dov'era:se per cambiar fallace vita a veraamor non se n'obla, io ti domandoper lei, di grazia, ci che, contemplando,a far ti fia assai cosa leggiera.lo so che, infra l'altre anime lietedel terzo ciel, la mia Fiammetta vedel'affanno mio dopo la sua partita:prgala, se il gustar dolce di Letenon la m'ha tolta, in luogo di merzede, a s m'impetri tosto la salita.GIOVANNI BOCCACCIO.dal Ninfale Fiesolano. EZIO GALIANO.[Ella lo vide...]ottave da 99 a 115.Ella lo vide prima ch'egli lei,per che a fuggir del campo ella prendea;Africo la sent gridar omei,e poi, guardando, fuggir la vedea,e 'nfra s disse: Per certo costei Mensola; e poi dietro le correa,e s la priega e per nome la chiama,dicendo: - Aspetta que' che tanto t'ama!Deh, o bella fanciulla, non fuggirecolui che t'ama sopra ogni altra cosa;io son colui che per te gran martiresento, d e notte, sanz'aver mai posa;io non ti seguo per farti morire,n per far cosa che ti sia gravosa:ma sol Amor mi ti fa seguitare,non nimist, n mal ch'i' voglia fare.lo non ti seguo come falcon face la volante pernice cattivella, n ancor come fa lupo rapacela misera e dolente pecorella,ma s come colei che pi mi piacesopra ogni cosa, e sia quanto vuol bella;tu se' la mia speranza e il mio disio,e se tu avessi mal, s l'are' io.Se tu m'aspetti, Mensola mia bella,i' t'imprometto e giuro per gli dei,che io ti terr per mia sposa novella,ed amerotti s come coleiche se' tutto il mio bene, e come quellache hai in bala tutti i sensi miei;tu se' colei che sol mi guidi e reggi,tu sola la mia vita signoreggi.Dunque, perch vuo' tu, o dispietata,esser della mia morte la cagione?Perch'esser vuoi di tanto amor ingrataverso di me, sanz'averne ragione?Vuo' tu ch'i' mora per averti amata,e ch'io n'abbia di ci tal guidardone?S'i' non t'amassi, dunque, che faresti?So ben che peggio far non mi potresti.Se tu pur fuggi, tu se' pi crudeleche non l'orsa quand'ha gli orsacchini,e se' pi amara che non il fiele,e dura pi che sassi marmorini;se tu m'aspetti, pi dolce che il mlesei, o che l'uva ond'esce i dolci vini,e pi che il sol se' bella ed avvenente,morbida e bianca, ed umile e piacente.Ma i' veggio ben che il pregar non mi vale,n parola ch'io dica non ascolti,e di me servo tuo poco ti cale,n mai indietro gli occhi non hai volti;ma com'egli esce dell'arco lo strale,cos ten vai per questi boschi folti,e non ti curi di pruni o di sassi,che graffian le tue gambe, o di gran massi.Or poi che di fuggir se' pur dispostacolui che t'ama, secondo ch'i' veggio,sanza a' mie' prieghi far altra risposta,e par che per pregar tu facci peggio,i' priego Giove che il monte e la costaispiani tutta, e questa grazia chieggio,e pianura diventi umile e piana,che al correr non ti sia cotanto strana.E priego voi, iddii, che dimorateper questi boschi e nelle valli ombrose,che, se cortesi foste mai, or siateverso le gambe candide e vezzosedi quella ninfa, e che voi convertiatealberi e pruni e pietre ed altre cose,che noia fanno a' pi morbidi e belli,in erba minutella e in praticelli.Ed io, per me, omai mi rimarroe di pi seguirti, e va' ove ti piacee nella mia malora mi staroecon molte pene, sanz'aver mai pacee sanza dubbio al fin ch'i' ne morroech'i' sento il cor, che gi tutto si sfaceper te, che il tieni in s ardente foco,e mncali la vita a poco a poco. -La ninfa correa s velocemente,che parea che volasse, e' panni alzatis'avea dinnanzi per pi prestamentepoter fuggir, e aveasegli attaccatialla cintura, s che apertamentedi sopra a' calzerin che avea calzati,mostra le gambe e il ginocchio vezzoso,che ognun ne diverra disideroso.E nella destra mano aveva un dardo,il qual, quand'ella fu un pezzo fuggita,si volse indietro con rigido sguardo,e diventata per paura ardita,quello lanci col buon braccio gagliardo,per ad Africo dar mortal ferita;e ben l'arebbe morto, se non fosseche in una quercia innanzi a lui percosse.Quand'ella il dardo per l'aria vedazufolando volar, e poi nel visoguard del suo amante, il qual paraveracemente fatto in paradisodi quel lanciar forte se ne penta,e tocca di piet lo mir fiso,e grid forte: - Om, giovane, guarti,ch'i' non potrei omai di questo atarti! -Il ferro era quadrato e affusolatoe la forza fu grande, onde si cacciaentro la quercia e tutt'oltre passatocome se dato avesse in una ghiaccia,ell'era grossa s che aggavignatoella s'aperse, e l'asta oltre passoee pi che mezza per forza v'entroe.Mensola allor fu lieta di quel tratto,che non aveva il giovane ferito,perch gi Amor l'avea del cor trattoogni crudel pensiero, e fatto 'nvito;non per ch'ella aspettarlo a niun pattoun uomo non l'arebbe con le braccia;pi lo volesse, o pigliasse partitod'esser con lui, ma lieta sara statadi non essere da lui pi seguitata.E poi da capo a fuggir cominciavavelocissimamente, poi che videche il giovinetto pur la seguitavacon ratti passi e con prieghi e con gride;per ch'ella innanzi a lui si dileguava,e grotte e balzi passando ricde,e 'n sul gran colle del monte pervenne,dove sicura ancor non vi si tenne.Ma di l passa molto tostamente,dove la piaggia d'alberi era spessa,e s di fronde folta, che nientevi si scorgeva dentro: per che messasi fu la ninfa l tacitamente,e come fosse uccel, cos rimessanel folto bosco fu, tra verdi frondedi bei querciuol, che lei cuopre e nasconde.ottave da 234 a 240.Ell'eran gi tanto gi per lo collegite, ch'eran vicine a quella vallech'e' duo monti divide, quando volled'Africo Amor le voglie contentalle,n pi oltre che quel giorno indugiolle,trovando modo ad affetto menalle;ch, mentre in tal maniera insieme genonella valle, acqua risonar senteno.N furon guari le ninfe oltre andate,che trovaron duo ninfe, tutte ignude,che in un plago d'acqua erano entrate,dove l'un monte con l'altro si chiude;e giunte l, s'ebbon le gonne alzate,e tutte quante entrar nell'acque crude,con l'altre ragionando del bagnare:- Che faren noi? Voglianci noi spogliare? -Perch allor era la maggior calurache fosse in tutto il giorno, e dal dilettotirate di quell'acqua alla frescura,e veggendosi sanz'alcun sospetto,e l'acqua tanto chiara e netta e pura,diliberaron far com'avevan detto,e per bagnarsi ognuna si spogiiava;e Mensola con Africo parlava,e s diceva: - O compagna mia cara,bagnera'ti tu qui con esso noi? -Africo disse con la boce chiara:- Compagne mie, i' far quel che voi,n cosa che vogliate mi fa amara -.E tra se stesso s diceva poi:S'elle si spoglian tutte, al certo ch'ionon terr pi nascosto il mio disio.Ed avvisossi di prima lasciarletutte spogliar, e poi egli spogliarsi,acci che le lor armi adoperarlecontra lui non potessono; ed a trarsicominci lento il vestir, per poi farle,quando nell'acqua entrasse per bagnarsi,per vergogna fuggir pe' boschi via,e Mensola per forza riterra.E innanzi che spogliato tutto fosse,le ninfe eran nell'acqua tutte quante;e poi spogliato verso lor si mosse,mostrando tutto ci ch'avea davante.Ciascuna delle ninfe si riscosse,e, con boce paurosa e tremante,cominciarono urlando: - Om, om,or non vedete voi chi costui ? -Non altrimenti lo lupo affamatopercuote alla gran turba degli agnelli,ed un ne piglia e quel se n'ha portato,lasciando tutti gli altri tapinelli:ciascun belando fugge spaventato,pur procacciando di campar le pelli;cos correndo Africo per quell'acque,sola prese colei che pi gli piacque.