Cultura d’impresa per l’impresa · 9. Quanti sono su Facebook? 10. Quanti sono su altri social...
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Cultura d’impresa per l’impresa culturale e creativaGiuseppe GiaccardiConsulente di strategia e web economyCEO Studio Giaccardi & Associati
Polo Museale Trani - Museo della Macchina per Scrivere - Fondazione S.E.C.A.
Chi sono
© Studio Giaccardi & Associati – Consulenti di Direzione 2
Giuseppe GiaccardiConsulente di direzioneAlta formazione in pianificazione, progettazione, marketing manifatturiero, culturale , del turismo e dei serviziLavoratore autonomo dal 1985Consulente di direzione dal 1989Mi occupo di strategia e ricerca economica dal 1990Di turismo alberghiero e poi di sistemi turistici dal 1994Nel 1999 ho fondato con Lidia Marongiu lo Studio Giaccardi & Associati Dal 2003 ci occupiamo di digitale, web economy e benchmarking internazionaleNel 2009 abbiamo fondato G&M Network Srl focalizzata in tecnologie web open source, digital strategy e formazione digitaleAbbiamo lavorato e lavoriamo con più Regioni italiane, PMI e start up nei settori manifatturiero, turismo, sanità convenzionata, cultura e servizi digitali.
www.giaccardiassociati.it
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1. Cultura d’impresa e trasformazioni in atto
2. Cultura di progetto, cosa come perchè
3. Proxi di realtà culturali e creative che fanno «industry»
4. Proposta «Hybrid Lab/Hub»
4 step per lavorare insieme
Prima conosciamoci, facciamo una surveyistantanea per alzata di mano, vi va?
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1. Quante donne e quanti uomini?2. Quanti lavoratori autonomi con partita IVA?3. Quanti lavoratori dipendenti più o meno stabili o precari?4. Quanti responsabili di associazioni o soggetti non profit?5. Quanti responsabili di imprese?6. Quanti responsabili di soggetti pubblici?7. Quanti sono i diplomati?8. Quanti sono i laureati?9. Quanti sono su Facebook?10. Quanti sono su altri social network, oltre a Facebook?11. Quanti hanno un blog personale o ne gestiscono almeno uno?12. Quanti hanno competenze anche minime di programmazione web?13. Quanti si sentono soddisfatti del lavoro che fanno?14. Quanti hanno in mente un nuovo progetto culturale?15. Quanti hanno in mente un nuovo progetto d’impresa culturale e creativa?
Qualcuno di voi per favore può annotare le risposte?Grazie della vostra collaborazione!
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1. Cultura d’impresa e trasformazioni in atto
Definizione di cultura d’impresa (sostenibile)-1-
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«Per la maggior parte degli imprenditori significa creatività, innovazione e responsabilità, capacità di integrarsi in modo consapevole nel sistema economico-sociale, capacità di farsi carico di obiettivi altri oltre al profitto.Per la maggior parte della società civile, invece, cultura d’impresa ha soprattutto un rapporto con l’onestà, la trasparenza, la responsabilità. Le risorse che fanno crescere questa cultura sono le persone, la ricerca e l’innovazione (per gli imprenditori), la passione e le motivazioni (per la maggior parte dei cittadini).» …
Indagine Eurisko 2009
Definizione di cultura d’impresa (sostenibile)-2-
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tto … «Emerge la convinzione che la cultura d’impresa debba
concentrarsi sullo sviluppo dell’azienda, del territorio in cui opera e del Paese più in generale, contribuendo a stimolare il mercato del lavoro e le risorse umane, creando un circolo virtuoso al servizio di clienti e consumatori. Un’impresa rivolta al futuro quindi, quella che emerge nelle aspirazioni degli intervistati, rivolta verso il massimo risultato, verso una nuova mentalità e nuove politiche culturali per le imprese. In sintesi, comunicare meglio e valorizzare al massimo l’identità delle impresa e i suoi valori; fare al meglio il proprio lavoro quotidiano, puntare su giovani, università e coinvolgimento all’interno della società civile. Sembra questa la ricetta per le aziende di nuova generazione.»
Indagine Eurisko 2009
Ma che significato hanno assunto oggi questi due concetti?
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Impresa Sostenibilità
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8 virtù per fare impresa
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tto 1. Avere un’idea business che generi valore per dei
potenziali clienti2. Stabilire una missione sociale3. Decidere quali clienti servire, imparare a conoscerli,
ascoltare e cooperare4. Progettare, realizzare e distribuire prodotti/servizi
orientati a quei clienti5. Aggregare le competenze giuste, motivare, continuare a
studiare, essere innovativi, anticipare i mercati 6. Pianificare e organizzare, promuovere e vendere7. Tendere ad aver qualcosa di oggettivamente unico,
sviluppare visibilità e brand reputation8. Misurare, gestire e valutare, riconoscere gli errori e
correggerli
4 livelli di sostenibilità integrati, inscindibili
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CulturaleEconomicaSociale Ambientale
Si può fare, ma …
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Quale è il senso di essere/fare impresa?
Quale è il driver, quale è la bussola di tutto ciò?
Quali fattori generano successo nel fare impresa?
E web e digitale?
Fare impresa: la dimensione di senso
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Il senso di «fare impresa» è sempre stato e sempre sarà la creazione di valore per il cliente e per l’imprenditore e la sua organizzazione tramite la
messa in gioco di passione, competenza, impegno e rischio.In pratica occorre domandarsi:• Quali bisogni e aspettative posso andare a soddisfare?• Quale passione, quale sogno voglio realizzare e condividere?• Chi sono i miei competitor?• Che cosa so e posso fare meglio di loro in rapporto al cliente?• Che tipo di valore – tecnico, economico, culturale, sociale, di
reputazione – sono in grado di generare e condividere?
Fare impresa: il driver
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tto Il faro, la bussola di orientamento fondamentale del «fare
impresa» è l’orientamento al cliente di ogni scelta e decisione che assumerò a livello di prodotti/servizi, innovazione, organizzazione, comunicazione e distribuzione.Le domande che ci possono aiutare nel mettere a punto il driver di riferimento sono:• Quali bisogni esprime la figura-cliente alla quale mi rivolgo?• Quali aspettative non sono esplicitate ma hanno un peso per quel cliente?• Conosco quei bisogni e quelle aspettative?• Li ho mai analizzati e misurati?• La mia aspirazione di fare impresa - fatta di passione, competenza, impegno e
rischio - è in grado di soddisfarli?• E una volta appurato tutto ciò quali sono le scelte e le azioni da compiere per
proporre prodotti/servizi strutturati e fruibili che quel cliente sarà disposto a pagare (e quanto?) per acquisirli?
• E infine, cosa devo mettere in atto per coinvolgerlo, iniziare a collaborare e a vendere?
Fare impresa: i fattori di successo
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Il marketing strategico ci fornisce quattro punti cardinali per definire scelte e azioni potenzialmente di successo. Sono chiamati anche fattori critici di successo perché la correttezza di ciò che adottiamo come policy del fare impresa dipendono dalla capacità di aver intuito le risposte giuste al driver di riferimento.I quattro punti cardinali che dobbiamo riempire di contenuti sono:
Prodotto/servizioChe cosa proponiamo di al cliente?Quali prestazioni soddisfacenti gli offriamo?Come è composto e cosa ha di unico e significativo?Si tratta di un prodotto/servizio standardizzato e seriale oppure di un’offerta personalizzata?
Prezzo Quale è il valore di scambio che assegniamo al prodotto/servizio?In base a quali variabili di prestazione?Il prezzo proposto è concorrenziale rispetto alla sua disponibilità di spesa e a quello che di analogo propongono i competitor?E i costi di post vendita sono compresi oppure sono a parte?
DistribuzioneCome e dove è reperibile il prodotto/servizio che ho strutturato?In che modo diventa fruibile, o meglio percepibile, accessibile, valutabile e quindi erogabile?Come gestisco la relazione con il cliente per coinvolgerlo e rendere evidenti, oggettivi, i vantaggi della proposta?
ComunicazioneQuale è il naming del prodotto/servizio?Quali caratteristiche culturali deve soddisfare?Cosa fare per trasformare un naming in un brand?Quali scelte e azioni devo sviluppare per valorizzare i vantaggi per il cliente? Come si pratica una relazione a due vie, un rapporto di collaborazione?
Da qui, costruiamo la polis dell’impresa orientata al cliente
Fare impresa: web e digitale
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Quello che abbiamo visto finora aveva senso e totale legittimità fino a circa dieci-quindici anni fa. Poi sono arrivati internet, il web e il digitale. Come possiamo categorizzarli nella cultura d’impresa contemporanea e soprattutto quali vantaggi danno all’impresa e ai suoi clienti?Alcune risposte iniziali e sintetiche:• Internet è l’infrastruttura (ricordare le «autostrade informatiche» di Clinton e Gore?)• Il web è il sistema di linguaggi e contenuti digitali che connettono il mondo, che consentono il
dialogo uno-a-uno e uno-a-molti con un’efficienza straordinaria e a costi sempre più accessibili• Il digitale è la tecnologia abilitante, è il mezzo non è il fine, è il linguaggio-codice di base
dell’innovazione a tutti i livelli di sostenibilità (culturale, economica, sociale, ambientale)E inoltre vanno fissati nella nostra mente e nel nostro agire quotidiano alcuni ‘must’:• Ascoltare ed essere disposti a collaborare è diventato imprescindibile
• La trasparenza è pre-requisito non è una variabile
• La credibilità è il primo fattore che genera visibilità e reputazione
• Il fare impresa si è trasformato, il cliente è cresciuto di peso, tutto è diventato tracciabile
• Idea business, missione, marketing mix, organizzazione, gestione, valutazione, etc., sono riscritti con internet, web e digitale perché il cliente li rende connaturati ad essi
• Gli scenari di business che si aprono sono immensi come praterie (avete mai sentito parlare della cosiddetta «long tale»?) e altrettanto innumerevoli sono i possibili competitor con i quali misurarsi.
Cosa c’entra tutto ciò con l’essere operatori culturali?
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Un primo esempio e una prima spiegazione: 15 anni fa questi
prodotti e queste attività non esistevano o non li conoscevamo
Cosa c’entra tutto ciò con l’essere operatori culturali?
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tto Un secondo esempio e una seconda spiegazione:
5-6 anni fa questi altri prodotti e attività non esistevano o non erano
ancora diffusi
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Tutto ciò è cultura?Influisce sul nostro essere operatori culturali?Sul nostro voler essere o diventare nuove imprese culturali e creative?In che modo possiamo evolverci?Che cosa di diverso e nuovovogliamo affermare?
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Cultura d’impresa
10 trasformazioninelle quali siamo immersi
1. Big open data
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Credito e finanzaTelecomunicazioniTrasportiSanitàIstruzioneCulturaSpettacoloTurismoAttività private di pubblico interessePubblici servizi in genere,Etc.
gestiscono grandi dataset con enormi moli di informazioni che oggi, mediante apposite convenzioni, possiamo attingere, consultare, classificare, orientare, interpretare e da qui generare nuovi servizi, monitoraggi o analisi predittive molto efficienti. Una gigantesca opportunità di innovazione cognitiva e sociale.Nascono nuove figure professionali basate sull’ICT - data scientist, data researcher, data analyst, etc. - ma necessariamente arricchite e integrate da sociologia, statistica, economia, medicina, logistica, turismo, comunicazione, arte, semiotica, semantica, editoria etc.
E’ la cosiddetta fisica delle relazioni sociali – ottimamente raccontata da Alex Pentland, uno dei suoi protagonisti, nell’omonimo libro – che ci permette di descrivere, immaginare, misurare e governare idee e comportamenti e i loro effetti o combinazioni nelle relazioni collettive che muovono l’energia umana del pianeta.
2. Internet delle cose
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Gli oggetti, proprio grazie ai big open data e alla miniaturizzazione dei dispositivi ICT e mobile, parlano tra loro e possono risolvere esigenze e problemi al nostro posto o in nostra assenza: un frigo può ordinare il latte prima che sia finito, uno smartphone può comprare un biglietto di aereo o di uno spettacolo anche con un ordine vocale, un chirurgo può operare a distanza, un’aspirapolvere può tenerci pulita l’abitazione quando siamo al lavoro, un’auto può portarci a destinazione senza che noi la guidiamo, un sistema di sensori previene gli incendi di un bosco, un sistema 3D può fabbricare pressoché qualunque oggetto anche con materiali poveri e a distanza, etc.
3. Paesaggio georobotico
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Quando usiamo Facebook o Google avete mai visto una finestrella sul vostro smartphone che vi suggerisce «se attivi il wi-fi i servizi sono migliori»?Se attiviamo il wi-fi un satellite ci georeferenzia, riconosce cioè dove siamo e cosa stiamo facendo, e il network al quale siamo collegati, in base al suo algoritmo di lavoro, registra che cosa cerchiamo e come operiamo ed è in grado di assisterci con informazioni, servizi, indicazioni, etc., prodotte dalla nostra e altrui esperienza.
Via via che viaggiamo e via via che viviamo georeferenziatigeneriamo mappe tramite le quali è possibile leggere e misurare comportamenti e bisogni di «n» persone come noi che fanno cose uguali e simili.Mappe agronomiche per gestire stagioni, clima ed emergenze.Mappe di traffico per migliorare la mobilità, ridurre gli incidenti, etc.Mappe di consumo per efficientare la distribuzione di beni e servizi.Mappe di comportamenti turistici e culturali per innovare l’offerta di servizi, gestire i picchi di flussi di incoming e aumentare la sicurezza delle persone.Etc.
Ma anche mappe di marketing in base alle quali ri-progettare il nostro marketing mix così meglio orientato a soddisfare le aspettative dei clienti.
4. Bioscienze
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ENZIMOLOGIA MOLECOLARE (un caso)«Allo scopo di chiarire processi biologici e la loro regolazione, ed utilizzare tali conoscenze in campo biomedico e biotecnologico, applichiamo metodi cinetici, spettroscopici, strutturali e dell’ingegneria proteica alla comprensione del meccanismo di azione e regolazione di alcune proteine e enzimi particolarmente interessanti, tra cui flavoenzimi ad attività ossidoriduttiva.»
Genomica e big dataSiamo alle soglie di una medicina personalizzata, di terapie one-to-one in grado di debellare patologie cliniche e degenerative molto gravi e di aiutarci a modificare i comportamenti sociali, individuali e collettivi spesso concausa di quelle malattie.Sarà possibile migliorare la resa medica mentre migliorerà la prospettiva di vita, si riduranno i costi delle prestazioni sanitarie standard liberando intelligenze e risorse per le nuove scienze della vita.
5. Intelligenza artificiale
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Avrete sentito parlare di industria 4.0?Di welfare 4.0?Di medicina 4.0?Di turismo 4.0?Di cultura 4.0?E di umanoidi intelligenti?
Sono sistemi digitali integrati di grandi moli di conoscenze culturali, economiche, sociali e ambientali che vengono erogati da macchine anche bioformi in grado di pensare quasi come un umano e di interagire con l’ambiente per le quali sono state costruire e nel quale vengono collocate.Nel corso dei prossimi 10-15 anni vivremo la più grande trasformazione dei modelli di vita e lavoro ai quali siamo abituati. Badanti, commercialisti, disegnatori tecnici, piloti, autisti, guide, guardie, lavoratori di settori pericolosi e usuranti, ietc. verranno affiancati o in alcuni casi più gravosi e costosi sostituiti da robot umanoidi.
Dobbiamo anticipare gli effetti e le interconnessioni di questo cambiamento per generare nuove soluzioni cognitive, nuovi modelli sociali e comportamentali.
6. Bitcoin e blockchain
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tto Non si tratta di «monetica» né di pagamenti online né di semplice denaro virtuale.
E’ un vero e proprio conio digitale dal basso basato su un sistema di algoritmi, una currencycondivisa online non amministrata da nessuna banca centrale ma protetta da «una catena di blocco» che la rende inviolabile oppure modificabile solo dai legittimi proprietari codificati. Il suo valore è dato dall’uso, dalle connessioni, dalla sicurezza e dagli scambi. E’ più stabile di qualunque altra valuta, è disponibile online ovunque, potremo pagarci qualunque cosa.E’ la messa in discussione del mezzo portatile di scambio che da secoli accompagna cultura e pratiche mercantili dell’umanità nei cinque continenti.
7. Smart living
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Competenze digitali, contenuti digitali, strumenti digitali, imprese digitali, persone iperconnesse mobile, cittadini digitali, smart city e smart land.
Nell’insieme è smart living.E’ la nuova dimensione in cui già agiamo e siamo immersi, è nello smart living che le imprese culturali e creative devono rielaborare e ricollocare missione, passione, competenze, investimenti, organizzazione, marketing mix, sistemi di relazione, comunicazione e customer caring.
E’ più disruptive dell’avvento della ruota, o della energia a vapore nella prima rivoluzione industriale, o della trazione a motore che sostituì quella animale, più invasiva e diffusa dell’office automation e dei social network. E’ il presente futuro della Generazione Y che
vive già tra noi. Come dire «la domanda corre e l’offerta (la nostra) rincorre».
6. Cybersicurezza
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tto Avrete sentito parlare di
hackeraggio, di furti di dati e informazioni, di privacy e privacy violata, di firewall, di backend e sistemi di protezione dati, di copyright violati, etc.?Dati e informazioni hanno assunto un crescente valore di scambio, ma anche di offesa, di ricatto, di condizionamento e di arricchimento lecito o illegale.
Ricordate inoltre la vicenda del funzionario dello staff della Clinton che mandava mail porno alle proprie amanti e che è stato intercettato da hacker di varia natura?Tutto ciò evidenzia e sottolinea un apparente ossimoro declinato dal rapporto tra tutela e protezione delle informazioni da un lato e libertà della persona dall’altro.Oggi la cybersecurity è un’industria gigantesca che assorbe e produce miliardi di dollari seconda solo alle grandi economie fordiste tradizionali. Software, device e sistemi sono indispensabili per mantenere e migliorare i modelli di convivenza in un mondo iperconnesso. Nessuno individuo e nessuna organizzazione ne è esente. Anche nell’universo della cultura si gioca una partita gigantesca per rigenerare patrimoni e patrimonio culturale.
9. Cod war e war code
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Guerra dei codici informatici e codici di guerra sono purtroppo una realtà molto complicata che va oltre i precedenti concetti di cybersecurity, anche se ovviamente li comprende.
Come imprese culturali e creative siamo solo apparentemente distanti da questi conflitti, anzi possiamo giocare un ruolo positivo lavorando in chiave digitale sui contenuti che generano pace e collaborazione contro quelli di fomentano odi e violenze.E’ una partita aperta nella quale la cultura, la conoscenza e lo scambio culturale hanno un oggettivo ruolo educativo, deterrente e rassicurante.
10. Umanisti digitali
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Quindi, come operatori culturali e imprese culturali «chi siamo, che cosa siamo diventati, da dove veniamo e soprattutto dove vogliamo andare»?
Ritengo che il mondo digitalizzato abbia ancora più bisogno di prima di filosofi, poeti, musicisti, designer, fotografi, cineasti, teatranti, narratori, esploratori, ricercatori e artisti di ogni genere.Dante ha dato la lingua a una nazione che ancora non esisteva, Shakespeare una nazione ha contribuito a costruirla più di qualunque corona, Leonardo ha dipinto il presente e immaginato il futuro, Michelangelo e Caravaggio hanno narrato emozioni e costumi sociali per immagini, fino ai giorni nostri dei Fò, dei Dylan o degli scrittori turchi e indiani o degli artisti cinesi. L’arte è il coadiuvante fondamentale della libertà.
È l’umanità creativa che traccia la via.Gli umanisti hanno sempre prodotto la cultura che ci fa crescere, oggi tocca agli umanisti digitali, coloro i quali sono trasgressivi, creativi, trasversali e tecnologicamente affini, in una parola: ibridi.E, se posso usare questa affermazione, tocca a un Piano Strategico della Cultura organizzarli e farli crescere in una dimensione contemporanea di impresa profit e non profit.
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2. Cultura di progetto, cosa come perchè
Cultura di progetto: scopo
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hè RENDERE VISIBILE L’INVISIBILE.
“Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”
E’ la frase più celebre de Il piccolo principe (1943), libro che ha affascinato e continua ad affascinare milioni di persone, bambini e adulti, in tutto il mondo. Tradotto in più di 253 lingue, Antoine de Saint-Exupéry ha segnato l’infanzia di ognuno di noi, lasciandoci una storia inestimabile ricca di sfumature da scoprire ad ogni nuova lettura.
Quale è il senso di questo aforisma per la moderna cultura d’impresa e in particolare per chi promuove, sviluppa e gestisce
impresa culturale e creativa?
Cultura di progetto: significato
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RisTornare al valore del sogno, riscoprire il significato di evocazione, interpretare il valore di un’emozione, risalire la corrente, intuire e valutare la potenzialità di un’innovazione che possa migliorare la vita delle persone. E quindi studiare la sua realizzazione pratica –seriale o personalizzata – , capire come condividere quel sogno , come scambiare quell’evocazione generando emotività e attrattività insieme con ricchezza cognitiva, economica, sociale e ambientale.
Questa è la grande utilità della cultura di progetto per la
moderna cultura d’impresa e per affrontare le trasformazionirafforzando identità, unicità e autonomia creativa.
Cultura di progetto: processo compositivo
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Vita reale Vita apparente
IntuizionePassione
Competenze
Bisogni Aspettative
Creatività simulazione
Idea strutturata ricerca & sviluppo
Persona al centro
Customerorientation
ImpattoValutazioni CorrezioniDecisioni
Processo creativo
materiale e immateriale
Processo produttivo e organizzativo
Processo di marketing e commerciale
Cultura di progetto: attori e co-attori
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Interni all’ambiente sociale e creativo dell’ideatore-pioniere• Amici, famiglia, partner, colleghi dell’ideatore
pioniere• Esperti tecnici conosciuti, stimati o
appositamente coinvolti• Esperti media conosciuti, stimati o
appositamente coinvolti• Istituzioni, centri di ricerca, università, enti
didattici e formativi che possono conoscere, apprezzare e sostenere il processo creativo
• Etc.
Esterni all’ambiente creativo frequentato dall’ideatore-pioniere• Persone immaginate come interessabili• Persone con bisogni espliciti• Persone con aspettative latenti• Persone che possono informare e influenzare il
processo cognitivo interno-esterno e facilitare il processo creativo
• Responsabili di organizzazioni che possono collaborare e contribuire alla trasformazione dell’idea strutturata in prodotto/servizio accessibile e fruibile
• Esperti tecnici ed esperti media• Sistemi di relazione online e offline contigui alla
cultura del nuovo prodotto/servizio• Etc.
Cultura di progetto: quando capiremo che il nuovo prodotto/servizio è possibile e può funzionare?
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hè Quando intuiamo e
poi capiamo razionalmente che il nuovo prodotto/servizio
migliorerà la vita,cioè la vita di relazione, il lavoro, la conoscenza,
l’apprendimento, la salute, la sicurezza, la socialità, il viaggiare, il visitare e in generale
il piacere sensoriale e pratico delle persone alle quali è rivolto e verrà proposto.
Vi ripropongo adesso le domande di poco fa, la vostra percezione e le vostre risposte interiori sono mutate?
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Tutto ciò è cultura?Influisce sul nostro essere operatori culturali?Sul nostro voler essere o diventare nuove imprese culturali e creative?In che modo possiamo evolverci?Che cosa di diverso e nuovo vogliamo affermare?
E come?
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3. Proxi di realtà culturali e creative che fanno «industry»
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Avanzi SPA MilanoSostenibilità Per Azioni
www.avanzi.org
Quale è il fattore che accomuna queste proxi tutte differenti e prive di rapporti tra loro?
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Il sogno è diventato un bene collettivo fruibile.
La cultura di progetto ha fatto la magia, ha reso visibile l’invisibile.È un processo che produce un altro fattore
indispensabile di crescita: l’accountability socialedi risorse pubbliche e private.3
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Mailstone 1
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Mailstone 2
Punto di svolta, assunzioni
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Quali priorità e quale senso delle scelte di INVESTIMENTO PUBBLICO nei confronti delle imprese culturali e creative?
Quali priorità e senso delle scelte di sviluppo dei RESPONSABILI DI IMPRESE culturali e creative profit e non profit?
• Creare un ambiente profittevole e stimolante di respiro internazionale• Promuovere e sostenere innovazione di prodotto/servizio e segmentazione di
prodotto/servizio• Investire in conoscenza e scambi internazionali
• Sviluppare innovazione di prodotto/servizio orientata a nuovi bisogni e a nuovi clienti locali ed extralocali
• Sviluppare progetti d’impresa di respiro internazionale e mediterraneo• Sviluppare team building, fare «fare gioco di squadra»
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Il modello «ibridare»
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Rompere gli schemiUscire dai silos
Farsi attraversare dai flussiMischiare conoscenze ed esperienze
Studiare insiemeTornare a discutere di inventare
Tornare a sperimentareAvere la possibilità di «cadere e risalire»
Mischiare «sacro, profano, digitale»Allargare il significato di «cultura» e di «creatività»Incontrarsi con «altri» con «diversi» con «opposti»
Moltiplicare le fonti di energiaDomandarsi sempre a chi può interessare il frutto di un lavoro
Strutturare beni accessibili, beni comuni e beni privati, beni vendibiliDiventare trasparenti e rendicontabili
Raccontare e condividere le esperienze
Produrre storie significative
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La sfida
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Hybrid Agenda
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• Analizzare e misurare la domanda pubblica di nuovi prodotti e servizi culturali• Contribuire a definire e orientare il mercato della domanda pubblica
• Analizzare e misurare la domanda privata di nuovi prodotti e servizi culturali• Contribuire a definire e orientare il mercato della domanda privata
• Analizzare e misurare il fabbisogno di competenze di mercato nelle imprese culturali e creative• Contribuire a definire e orientare un’offerta qualificata di accesso e sviluppo
• Workshop tematici internazionali• Umanisti digitali• Cultura di progetto e design• Prodotto Mediterraneo• Fattore D
• Barcamp per startupper• Fiera internazionale di settore• Un master per responsabili di progettazione e prodotto nell’impresa culturale e creativa• Un master in progettazione europea per responsabili di imprese culturali e creative• Un official desk stabile di consultazione online e offline
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Grazie dell’attenzione
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176Piani di ricerca economica e sociale
per progetti di sviluppo di imprese e
territori
Founded
1999
Questo elaborato è un prodotto originale dello Studio Giaccardi & Associati – Consulenti di Direzione © All Rights Reserved, Ravenna 28 novembre 2016.
www.giaccardiassociati.it