Cuba 1956_1959 - La Storia Della Rivoluzione Cubana
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Cuba 1956 – 1959: La storia della rivoluzione Cubana
Dedicato a Yani, a Ylenia
e a tutti i miei più cari amici.
Dedicato anche ad un mio
caro familiare scomparso,
che non sono riuscito a portare a Cuba.
Se ci fossi riuscito, senz’altro sarebbe
rimasto affascinato come me…
Ciao Roberto, questo libro è anche per te…
Seconda edizione
www.concubanelcuore.it
Stefano Guastella © 2007
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Introduzione
Ma c’era veramente bisogno di un altro libro
sulla Rivoluzione Cubana?
Per un appassionato di storia come me, si!
L’idea mi è venuta per gioco, su di un forum, Barriodecuba.it, dove è stata aperta una cartella dedicata alla storia Cubana.
Da tempo, mi sarebbe piaciuto rifare una cronologia degli
avvenimenti dal 1956 al 1959.
Avevo a mia disposizione un libro in Spagnolo,
“Pasajes de la guerra Revolucionaria”, di Ernesto Guevara, meglio conosciuto come il CHE.
Proprio questo libro mi ha fatto da filo conduttore, ho iniziato
a scriverlo sul Barrio, riordinando gli avvenimenti che vi sono
descritti, incrociandoli con qualche curiosità trovata su
Internet e scoprendo anche qualche piccola inesattezza.
Una volta finito di scrivere su forum mi sono detto:
“E perché ora non farne un libro?”
Quello che ne è venuto fuori credo che sia un buon resoconto
con qualche episodio magari anche sconosciuto, sicuramente
anche con molte mancanze, ma sufficiente per capire cosa sia
successo sull’isola caraibica in quegli anni.
Questo libro è per me e per i miei amici appassionati di storia
Cubana, resterà un ricordo di un invisibile filo che ci lega tutti
a quell’isola tanto “amataodiatamata”.
Un isola che, pur con tutte le sue contraddizioni, è riuscita ad
intrigarci, con la sua gente, con i suoi paesaggi, con le sue
proibizioni e con i suoi eccessi.
Cuba per noi è tutto ed il contrario di tutto e…questo ci basta.
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25 Novembre 1956: Un imbarcazione nella notte…
Sono passate un paio d'ore dallo scoccare della mezzanotte
del 25 Novembre 1956, dal porto di Tuxpan una vecchia imbarcazione esce a fari spenti e sotto la pioggia, con il suo
carico di uomini che la fanno ondeggiare.
L'imbarcazione si chiama Granma, la sua destinazione finale è Cuba, la missione è rovesciare il governo militare di
Fulgencio Batista, salito al potere il 10 Marzo 1952
L'imbarcazione Granma
(foto tratte da Cubaycuba.net e dal sito del Governo Cubano Cubagov.cu)
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Ma leggiamo il racconto scritto da uno dei protagonisti
dell'avventura....
*"Mi chiamo Ernesto, sono nato a Rosario, Argentina, il 14 Giugno 1928.
mi trovo a bordo di questa imbarcazione insieme ad altri 81
compagni.
Il comandante della spedizione è Fidel Castro Ruz, un esiliato Cubano che ho conosciuto l'anno passato in
Messico.
Poi ci sono suo fratello, Raúl, Juan Almeida Bosque, Camilo Cienfuegos Gorriaràn, Ciro Redondo Garcia, l'Italiano Gino Donè Paro e tanti altri combattenti.
La nostra missione è sbarcare a Cuba per tentare di
rovesciare il governo del dittatore Fulgencio Batista.
Siamo partiti poco fa, alle due di notte del 25 Novembre
1956, solo adesso che siamo usciti dal porto dello Yucatan
abbiamo potuto accendere le luci dell'imbarcazione.
Qualcuno dei miei compagni ha iniziato a cantare l'inno del
26 di Luglio, qualcun'altro l'inno nazionale Cubano........
.....Sono passate solo poche ore dalla nostra partenza e già
siamo in difficoltà, abbiamo quasi tutti problemi di stomaco
e siamo piegati in due dal mal di mare, non riusciamo a
trovare gli antistaminici che avevamo preparato prima di
imbarcarci.......
.......Siamo al 6° giorno di navigazione, è il 30 Novembre,
siamo ancora in alto mare.... abbiamo sentito per radio che
a Santiago di Cuba sono iniziati i moti rivoluzionari e gli
scioperi, comandati dal nostro grande Frank Paìs.
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I moti avrebbero dovuto coincidere con il nostro sbarco a
Cuba..... ma siamo ancora tremendamente lontani...
.....E' la notte del 1° Dicembre, abbiamo puntato la prua
dell'imbarcazione verso Cuba, speriamo di riuscire a vedere
quanto prima il faro di Cabo Cruz. Ormai sta scarseggiando l'acqua, il cibo e il carburante ...
Sono le 2 di notte del 2 Dicembre, i soldati di guardia si
stanno dando il cambio sul ponte dell'imbarcazione per
vedere se all'orizzonte spunta la luce del faro....
improvvisamente sentiamo delle grida.... Roque, un ex tenente della marina militare Cubana, sporgendosi per
riuscire a vedere meglio all'orizzonte, è caduto in mare....
con difficoltà lo recuperiamo... e a questo punto scorgiamo
in lontananza la luce del faro.... la nostra meta non è più
così lontana....
E' la mattina del 2 dicembre, stiamo arrivando a Cuba, in un
luogo conosciuto come Belic, nella Playa de las Coloradas, purtroppo a causa della nostra lentezza di navigazione, ci ha
avvistati un imbarcazione che telegraficamente ha avvisato
le truppe di Batista.....
....siamo appena scesi dall'imbarcazione che si è arenata,
abbiamo cercato di caricare tutto quello che era possibile e
stiamo avanzando nel pantano verso la boscaglia.
E' appena arrivata l'aviazione di Batista che sta sparando
sulla zona all'impazzata....fortuna che non riescono a
vederci.....
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......Non so più quante ore sono passate.....per colpa di un
nostro compagno che ha detto di conoscere la zona ci siamo
persi nel pantano della Cienaga......
sembriamo un esercito di fantasmi..... fame e sete ci
attanagliano... ma dobbiamo resistere per poter arrivare ad
un posto sicuro....sulla terraferma....
......Oggi è il 5 Dicembre 1956.... anche se sfiniti, affamati e
assetati, a dieci giorni esatti dalla nostra partenza siamo
riusciti ad arrivare in un posto chiamato paradossalmente
Alegría de Pío. Anche se il posto ci pare tutt'altro che sicuro, abbiamo
deciso di fermarci qui almeno per questo
giorno....inizieremo la marcia in nottata...
(foto dal sito www.elhabanero.cubaweb.cu )
* Il racconto è liberamente tradotto da “Pasajes de la guerra revolucionaria”, di Ernesto Guevara de la Serna
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5 Dicembre 1956: La battaglia di Alegría de Pío
La mattina del 5 dicembre gli 82 Guerriglieri stanno
cercando di recuperare le forze dalle tremende marce dei
giorni passati.
Jesús Montané e Ernesto Guevara stanno parlando tra loro appoggiati ad un tronco, quando uno sparo rompe la
tranquillità del gruppo.
Immediatamente dopo scoppia l'inferno, le pallottole
arrivano da tutte le parti.
Juan Almeida si avvicina a Guevara, nel mezzo della
sparatoria, chiedendo cosa fare.
Ma in realtà il gruppo si era già diviso, dato che Fidel Castro
aveva cercato di raggruppare i soldati nel canneto sotto alla
collina.
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I guerriglieri cercano di rispondere al fuoco, ma la sorpresa
dell'attacco li ha completamente disorientati.
Ernesto Guevara viene ferito da una pallottola e cadendo
grida a Faustino Perèz: "Me jodieron!" (mi hanno fatto fuori)
Ecco il racconto di Ernesto su quei fatti......
"…Caddi al suolo, teso.
Sparai un colpo verso il monte, a casaccio....
Iniziai a pensare qual'era la migliore maniera di morire in
quel minuto dove tutto pareva perduto.....
Mi ricordai di un vecchio racconto di Jack London, dove il
protagonista, appoggiato ad un tronco d'albero, si prepara
con dignità alla morte per congelazione, nelle zone gelate
dell'Alaska.....
Sentii qualcuno che gridava che dovevamo arrenderci... in
quel momento la voce di Camilo Cienfuegos disse: ‘Aquì no se rinde nadie Carajo!’*
Si formò un gruppo capitanato da Juan Almeida, i compagni Rafael Chao e Reinaldo Benitez mi aiutarono ad
entrare nel canneto....
Non ricordo molto bene... vedevo fumo
dappertutto.....pensavo di stare per morire....
il nostro gruppo camminò fuori della battaglia fino a che la
notte ci impedì di avanzare e ci addormentammo uniti.
Questo fu il nostro battesimo del fuoco, il giorno 5 Dicembre
del 1956, alla periferia di Niquero..... Così iniziò a forgiarsi
l'esercito ribelle....."
*(In realtà la frase fu detta da Juan Almeida ndr)
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Dal 6 al 21 Dicembre 1956
Dopo la disfatta di Alegría de Pío, I guerriglieri si ritrovano
sparpagliati per la boscaglia, non hanno idea di dove siano
gli altri, ne quanti morti ci siano stati.
Questi sono i Guerriglieri caduti
tra il 5 e il 16 Dicembre 1956:
Luis Arcos Bergnes, René Bedia Morales, Miguel Cabañas Perojo, Israel Cabrera Rodriguez, Noelio Capote Figueroa, Felix Elmussa Agaisse, Cándido González Morales, Santiago (Jimmy) Hirzel González, Humberto Lamothe Coronado, Antonio (Nico) López Fernandez, Andrés Luján Vázquez, Juan Manuel Márquez Rodríguez, José R. Martínez Alvaréz, Armando Mestre Martínez, René O. Reiné García, Eduardo P. Reyes Cauto, Tomás D. Royo Valdés, Miguel Saavedra Pérez, José R. Smith Comas, Raúl Suárez Martínez
Intanto il gruppetto di guerriglieri con Ernesto Guevara ,
continua la sua marcia verso la Sierra Maestra, dove
dovrebbe essere il punto di ritrovo degli eventuali
combattenti superstiti.
La ferita del CHE è meno grave del previsto, dato che gli
permette di marciare.
Insieme a lui ci sono ancora Juan Almeida, Rafael Chao,
Reinaldo Benitez e Ramiro Valdes.
Sono senza acqua e cibo e alla disperata ricerca di una casa
dove poter sostare.....
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Ecco il racconto di quei giorni alla deriva.....
"....Il giorno seguente alla disfatta di Alegría de Pío, marciavamo in mezzo ai monti....
Eravamo praticamente senz'acqua, con l'unico cartone di
latte che era stato affidato a Benitez e che per sua colpa era
andato perduto....
Benitez aveva messo il cartone di latte nel suo zaino al
rovescio, cioè con i fori per bere verso il basso, così al
momento di bere la nostra razione, (un tubetto di vitamine
vuoto dove avremmo dovuto versare il latte condensato), ci
accorgemmo che il latte era finito tutto nella sua uniforme....
.....Dopo molto camminare, dall'alto scorgemmo una grande
pozza d'acqua, però nei saliscendi per scendere a valle
perdemmo di vista la pozza e potemmo bere solo un pò
d'acqua rimasta dalle piogge del giorno precedente nelle
pietre chiamate "Diente de perro"....
.....iniziammo a riposare di giorno e a marciare di notte, per
nasconderci alle truppe di Batista che erano in cerca dei
guerriglieri superstiti, una notte io e Juan Almeida,
andavamo alla testa del gruppetto, quando scorgemmo un
gruppo di persone che dormivano.
Pensammo che fossero soldati di Batista, Almeida avanzò
urlando e intimò la resa agli addormentati.
Con nostra sorpresa ci accorgemmo che erano tre dei nostri
Camilo Cienfuegos, Pancho Gonzalez e Pablo Hurtado.
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....marciammo per alcuni altri giorni, sempre riposando di
giorno e camminando di notte, avvistammo delle case di
contadini, ma quando la nostra avanscoperta si avvicinò per
controllare la situazione, sentì la voce di alcune persone che
parlavano di come avevano battuto i guerriglieri nella
battaglia di qualche giorno prima. Erano soldati di Batista!
Continuammo a marciare verso Las Guásimas, ma il nostro
gruppo aveva sempre più difficoltà nel riuscire a
camminare......
.....Dopo 9 giorni dalla battaglia di Alegría de Pío, vinti
dalla fame, dalla sete, dalla stanchezza e dalle nostre ferite
ai piedi, decidemmo di rischiare andando a bussare alla
porta di un contadino che abitava in un luogo chiamato
Puercas Gordas.... Il contadino ci ricevette molto amichevolmente e nella casa
ci prepararono tanto di quel cibo che non riuscimmo a
resistere dal mangiare avidamente...
I nostri stomachi non resistettero però a tanta abbondanza,
la piccola casa si trasformò in un inferno, Almeida iniziò per
primo con violenti attacchi di diarrea e subito dopo
iniziammo tutti noi......
La notte seguente ci rimettemmo in marcia, i contadini ci
dissero che avevano notizie su Fidel, che era vivo, e ci
potevano guidare fino ad una zona dove probabilmente si
era accampato insieme a Crescencio Perez...."
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Il gruppo di soldati continuò la sua marcia in mezzo alle
difficoltà per altri giorni, fino al ricongiungimento finale,
con gli altri superstiti il 21 Dicembre a Plurial
Riassunto dei giorni dopo la battaglia di Alegría de Pío
8 Dicembre: La giornata più tragica per i guerriglieri, vengono uccisi 17 combattenti
15 Dicembre: Alla data di oggi l'esercito Batistiano è
riuscito a sterminare quasi il 50 % dei rivoluzionari.
In questa data è catturato e successivamente ucciso il
secondo capo della spedizione del Granma, il combattente
Juan Manuel Marquez
18 Dicembre: In questa data si rincontrano i fratelli Castro nella finca di Mongo Perez, qui Fidel Castro, pronuncia la
storica frase "¡Ahora si ganamos la guerra!" (adesso si che vinciamo la guerra)
21 Dicembre: al gruppo di Fidel e Raúl, riesce finalmente a
congiungersi quello di Juan Almeida, a questo punto l'esercito rivoluzionario è formato da 7 Armi e 15 combattenti: Fidel Castro, Raúl Castro, Juan Almeida, Ernesto CHE Guevara, Camilo Cienfuegos, Ramiro Valdes, Faustino Perez, Universo Sanchez, Ciro Redondo, Efigenio Ameijeiras, René Rodriguez, Rafael Chao, Pancho Gonzalez, Reinaldo Benitez, e Armando Rodriguez.
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Mappa dello sbarco del Granma e successivo ricongiungimento
(Pasajes de la guerra revolucionaria)
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Dal 23 Dicembre 1956 al 15 Gennaio 1958
23 Dicembre: Uno dei guerriglieri, Faustino Pérez, parte verso Manzanillo per riorganizzare il movimento 26 de Julio nel resto del paese.
24 Dicembre:Si svolge a Santiago di Cuba una riunione con Frank Paìs, Vilma Espín, Haydée Santamaría e María Antonia Figueroa. Il tema è trasmettere ai combattenti di Santiago la necessità
di appoggiare le azioni dei guerriglieri di Fidel che
opereranno sulle montagne.
25 Dicembre: Il gruppo di guerriglieri guidati da Fidel Castro, si rimette in marcia per raggiungere il cuore della
Sierra Maestra
28 Dicembre: Il gruppo di guerriglieri è passato da 17 a 24 Combattenti, alla lista si aggiungono: Crescienzo Perez, Sergio Perez, Manuel Acuña, Julio Diaz, Calixto Garcìa, Luís Crespo, Josè Morán, Manuel Fajardo e Sergio Acuña.
6 Gennaio 1957: Arriva alla Sierra Maestra il primo gruppo
di rinforzo, inviato da Manzanillo da parte di Celìa Sanchez. Il gruppo è formato da 9 combattenti che arrivano senza armi
e in vestiti civili.
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10 Gennaio 1957: Il Generale di brigata dell'esercito di
Batista, Martin Dìaz Tamayo, capo del reggimento 1° Maceo ubicato a Santiago di Cuba, firma un piano
operativo per eliminare i combattenti nascosti sulla Sierra Maestra
13 Gennaio 1957: Fidel Castro ed i suoi 31 uomini, si mettono in marcia alle 15, 30 da un luogo conosciuto come
El Mulato, per andare ad attaccare la prima caserma
dell'esercito Batistiano, situata a La Plata
15 Gennaio 1957: Fulgencio Batista sospende
le libertà civili a Cuba e impone la censura alla stampa.
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16/17 Gennaio 1957: Il combattimento de La Plata
Il 15 Gennaio, il gruppo dei ribelli arriva nei pressi della
Caserma de La Plata, il primo obiettivo che si sono prefissi
di colpire.
I ribelli si appostano nelle vicinanze per studiare il
comportamento dei soldati ed il cambio delle guardie, ma
lascio la parola al nostro commentatore speciale si come si
svolsero i fatti:
"Il quindici gennaio avvistammo la caserma de La Plata,
costruita in parte con lamiere di zinco.
Vedemmo un gruppetto di uomini con l'uniforme del nemico.
Potemmo osservare al calar del sole, intorno alle 18,00,
l'arrivo di una piccola lancia con le guardie per il cambio di
turno.
Decidemmo di rimandare l'attacco al giorno seguente.
All'alba del 16 Gennaio iniziammo a mettere sotto continua
osservazione la caserma.
Alle 3 del pomeriggio ci avvicinammo lentamente
bordeggiando il fiume, per cercare di osservare meglio.
Al calar dell'oscurità iniziammo a guadare il fiume de La
Plata, per niente profondo e ci appostammo sul cammino
che conduce alla caserma.
Dopo pochi minuti catturammo 2 contadini, uno dei 2 aveva
precedenti come spia, ci dettero una serie di informazioni
molto utili.
Ci dissero che nella caserma c'erano una quindicina di
soldati e che inoltre di li a poco sarebbe arrivato alla
caserma uno dei tre più famosi Maggiori della regione,
Chicho Osorio.
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Chicho Osorio era il terrore dei contadini della zona......
....Dopo poco tempo vedemmo arrivare Chicho Osorio.
Era completamente ubriaco, a cavallo di un mulo e
trascinava legato per il collo un ragazzo di colore.
Universo Sanchez gli dette l'alt in nome della guardia
rurale e l'altro rispose immediatamente ' Mosquito!' Così venimmo a conoscenza della parola d'ordine.....
.....Nonostante il nostro aspetto da patibolo, riuscimmo ad
ingannare Chicho Osorio, grazie anche alla sua
ubriachezza.
Fidel con aria indignata gli disse che un colonnello di
Batista era venuto ad indagare su quello che stava facendo
l'esercito d'oriente per sgominare i pochi ribelli rifugiati
sulle montagne. E che da quello che aveva visto qui, tutto
era 'spazzatura' perchè i soldati ed i graduati non facevano il loro dovere.
Così Chicho Osorio iniziò a parlare dicendo che
effettivamente era vero, che i soldati mangiavano e non
combattevano ed iniziando a dire una lista di nomi di gente
amica e gente nemica tra i contadini....
Ovviamente i suoi nemici diventavano automaticamente i
nostri amici e così riuscimmo a venire a conoscenza di una
ventina di nomi....
Poi Chicho Osorio si vantò di avere ucciso 2 persone nei
dintorni ma di averla passata liscia perchè ' Il nostro generale Batista mi lasciò libero immediatamente '
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...Per ultimo Fidel gli domandò cosa avrebbe fatto se avesse
catturato Fidel Castro e Osorio rispose con un gesto che gli
avrebbe tagliato i cog...ni.
...Senza saperlo Chicho Osorio aveva firmato la sua
condanna a morte....
A quel punto Fidel gli fece una proposta, di guidarci fino
alla caserma cosi da dimostrare che effettivamente i soldati
si sarebbero fatti prendere di sorpresa.....
....Ci avvicinammo alla caserma, con Chicho Osorio alla
guida.
Io non ero molto sicuro che quel tipo non si fosse
effettivamente accorto che noi eravamo i ribelli, in realtà
era talmente ubriaco che fece tutto quello che gli dicemmo
senza un minimo pensamento.
Si fece legare come prigioniero per dimostrare l'inefficienza
dei soldati (mentre effettivamente a quel punto era diventato
un prigioniero). Luis Crespo andò a verificare che le informazioni date dal Maggiore fossero esatte, tornò poco
dopo dicendo che era così.....
.....mentre eravamo ancora imboscati dovemmo far passare
tre guardie a cavallo che si allontanavano dalla caserma
trascinando un prigioniero a piedi, che implorava pietà.
Pensammo che far andar via quel prigioniero dalla
caserma, lo avrebbe salvato dalla sparatoria che sarebbe
avvenuta, purtroppo il giorno seguente ci rendemmo conto
che il prigioniero era stato brutalmente giustiziato dai suoi
carcerieri ed abbandonato nei boschi.....
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Momenti di Combattimento
(Foto da www.granma.cubaweb.cu )
....ormai eravamo vicinissimi alla caserma, circa 40 metri,
la luna la illuminava perfettamente.... Fidel dette il via
all'attacco con 2 scariche di mitragliatrice ed intimando la
resa ai soldati, senza però nessun risultato.
A quel punto giustiziammo Chicho Osorio.
L'attacco era iniziato alle 2 e 40 del mattino, le guardie
stavano facendo più resistenza del previsto....
....Provammo a lanciare le nostre granate di tipo brasiliano,
Luis Crespo tirò la sua e poi successivamente la tirai io, non
esplose nessuna delle 2...
Raul Castro lanciò della dinamite, ma anche questa non fece
nessun effetto....
...A quel punto l'unica soluzione era che qualcuno si
avvicinasse ed incendiasse le case vicino alla caserma a
rischio della propria vita.
Prima tentò Universo Sanchez, senza riuscirci, poi si lanciò
Camilo Cienfuegos, ma neppure lui ci riuscì, finalmente ci
riuscì Luis Crespo.....
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...Avevamo conquistato un semplice magazzino di noci di
cocco, ma bastò per iniziare la resa dei soldati che
iniziarono a fuggire sotto i nostri colpi.
Camilo Cienfuegos entrò per primo nella caserma, dove
ormai i soldati gridavano alla resa.....
..Iniziammo a contare le armi venute in nostro possesso,
Otto fucili Springfield, una mitragliatrice Thompson e un
migliaio di pallottole, ed in più combustibile, indumenti,
posate e cibo.
Per l'esercito si contavano 2 morti e 5 feriti, oltre a 3
prigionieri.
Alcuni erano riusciti a fuggire.
Nell'esercito dei ribelli nessuna vittima e nessun ferito,
incendiammo le case dei soldati e ci ritirammo.
Cercammo di curare al meglio i feriti dell'esercito di
Batista. 3 di loro erano molto gravi, li lasciammo alle cure
dei soldati prigionieri.
Uno di quest'ultimi successivamente entrò a far parte del
nostro esercito.
La differenza tra noi e l'esercito di Batista è che mentre loro
uccidevano i nostri feriti ed abbandonavano i suoi, noi
cercavamo di curare i loro.
Questa nostra abitudine fece il suo effetto con il tempo.....
....Fidel dette l'ordine di consegnare ai soldati prigionieri le
medicine che avevamo, in maniera che potessero curare i
loro feriti.
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Alle 4 e 30 della mattina del 17 Gennaio ci dirigemmo verso
Palma Mocha dove arrivammo alle prime ore della mattina,
imboscandoci rapidamente nelle zone più selvagge della
Sierra Maestra.
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18 - 21 Gennaio 1957
Il primo combattimento vinto dall'esercito ribelle scatena
l'entusiasmo nei guerriglieri.
Purtroppo però c'è il rovescio della medaglia per i contadini.
L'esercito Batistiano approfitta per bombardare a casaccio la
zona (non sapendo dove si nascondono i guerriglieri) ed i
contadini di quei luoghi sono costretti a cercare rifugio
verso la costa e ad abbandonare case e terreni .
21 Gennaio: Il terribile Tenente Sànchez Mosquera parte per la Sierra con una compagnia di truppe scelte composta
da 45 soldati di fanteria addestrati per la lotta
antiguerrigliera.
Al seguito un altro gruppo di 300 soldati agli ordini del
comandante Joaquìn Casillas Lumpuy, con l'obiettivo di accerchiare i ribelli
Si arriva così al 22 Gennaio del 1957, quando i ribelli sferrano un altro colpo all'esercito di Batista....
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22 Gennaio 1957: La battaglia de l'Arroyo del Infierno
Arroyo del Infierno è un piccolo fiumiciattolo molto corto
che sfocia nel fiume Palma Mocha Fidel Castro ha calcolato che i soldati dell' esercito
riusciranno a localizzare i guerriglieri e ha deciso di tendere
un imboscata in questa zona, disponendo i guerriglieri nelle
zone dove presume il passaggio dell'esercito Batistiano. Leggiamo il racconto di Guevara sul combattimento....
"La mattina del 22 Gennaio sentimmo degli spari in
lontananza dalle parti del fiume Palma Mocha. Questo ci
fece stare in massima allerta nell'attesa degli eventi.
Eravamo tutti schierati in attesa del passaggio delle truppe
di Batista.... Intorno a mezzogiorno vedemmo una figura
umana intorno al Bohìo* di un contadino.
Pensammo che qualcuno dei nostri soldati avesse
disobbedito agli ordini di mantenere le posizioni, ma in
realtà non era così. Riconoscemmo l'uniforme dell'esercito
di Batista, poi spuntarono altri soldati, 6 in totale, che si
disposero a guardia del Bohìo....
Uno dei 3 soldati che rimasero visibili prese dell'erba e se la
posizionò dietro l'orecchio, come a tentare di
mimetizzarsi......
...Potevo vedere il suo volto tramite il mirino telescopico del
mio fucile.... era tranquillo....
...Lo sparo di Fidel, che dette il via all'agguato, lo fulminò....
riuscì solamente a dare un grido: 'Ay mi madre!', dopo di che cadde al suolo senza più rialzarsi.....
*Bohìo, casa di contadino con tetto di foglie di palma secca
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...Iniziò a generalizzarsi la sparatoria, caddero altri 2
compagni dello sventurato soldato..... mi accorsi che nel
Bohìo vicino un soldato cercava di nascondersi, gli si
vedeva solo le gambe....
Sparai una prima volta nella sua direzione, ma lo mancai....
presi la mira di nuovo... questa volta lo presi in pieno petto e
l'uomo cadde al suolo lasciando il suo fucile conficcato nel
terreno per la baionetta.....
....il mio compagno Crespo, mi coprì mentre raggiungevo
la casa dove avevo colpito il soldato.
Mi presi il fucile, le munizioni ed alcune cose che gli
appartenevano....
Il combattimento fu incredibilmente rapido, dopo pochi
minuti era già finito tutto...
Contammo i morti del nemico, erano 4....anche se solo dopo
qualche mese scoprimmo che c'era un altra vittima....
..Non era una grandissima vittoria, ma neppure una vittoria
inutile, ancora una volta avevamo affrontato gli uomini
dell'esercito di Batista e ne eravamo usciti vittoriosi da una
nuova situazione.... La parte dell'esercito Batistiano che
riuscì a fuggire era quella capitanata da Sanchez Mosquera, che successivamente, percorse parallelamente il
nostro cammino senza che nessuno, ne noi ne loro, se ne
rendesse conto....
...Una curiosità... i colpi che avevamo udito la mattina erano
stati sparati dai soldati dell’esercito, per assassinare un
Haitiano, che non voleva accompagnare le truppe
dell'esercito verso il luogo dove eravamo nascosti....
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...Eravamo nuovamente stracarichi di munizioni... ma tutto
adesso sembrava meno pesante, grazie al morale
guadagnato in queste 2 battaglie, dopo il disastro di Alegría
de Pío.....
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23 - 28 Gennaio 1957
23 Gennaio 1957: le Truppe di Batista, situate nella zona di El Naranjal (l'aranceto), catturano Eutimio Guerra una delle guide più esperte dei ribelli.
Il comandante Joaquìn Casillas offre ad Eutimio una
somma di denaro perchè possa assassinare Fidel Castro e
segnalare all'esercito l'esatta posizione dei guerriglieri.
24 Gennaio: Arriva alla Cueva de Humo (la grotta di fumo),
Ciro Frías con il secondo gruppo di rinforzo per la Sierra, composto da 8 persone.
Anche questo gruppo è inviato dal movimento di
Manzanillo.
28 Gennaio: Il generale Martín Díaz Tamayo firma un
terzo piano per riuscire a distruggere i guerriglieri.
L'obiettivo principale di questo piano consiste nell'iniziare
una manovra da nord a sud partendo dalla cima della Sierra
Maestra, in maniera da realizzare come un cordone umano
dallo sbocco del Turquino fino a quello del Camaroncito.
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30 Gennaio 1957: Attacco aereo sui ribelli
I guerriglieri stanno attraversando un periodo di alti e bassi.
Anche se le 2 vittorie in pochi giorni hanno dato nuove
speranze alla guerriglia, molti elementi cominciano a
lamentare le fatiche e le difficoltà.
Qualcuno tra le fila dei combattenti inizia a dubitare della
possibilità di vittoria finale.
Così Fidel Castro ritiene necessario parlare a tutti i soldati,
esigendo la massima disciplina ed il rispetto degli ordini,
anche perchè un minimo errore da parte di chissiunque
potrebbe costare caro a tutti.
Castro aggiunge che 3 tipi di violazioni saranno punite con
la pena di morte: Insubordinazione, Diserzione e
Disfattismo.....
Leggiamo il racconto del CHE, sugli avvenimenti....
"La situazione non era molto allegra in quei giorni, la
nostra colonna non aveva ancora lo spirito forgiato dalle
difficoltà e non riusciva a consolidarsi.....
...Nonostante tutto continuava la vita da guerriglieri, il
Galiziano Morán si mostrò infaticabile, cercando cibo e
contatti con i contadini che abitavano nei dintorni.....
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Il 30 Gennaio stavamo in queste condizioni, Eutímio Guerra* aveva chiesto un permesso per andare a trovare
sua madre malata e Fidel glielo aveva concesso, dandogli
anche del denaro per il viaggio.....
...Secondo le parole di Eutimio, il suo viaggio sarebbe
durato alcune settimane...... era partito la notte precedente
(29 Gennaio) e la mattina del 30 gennaio sentimmo il
rumore degli aerei dell'esercito di Batista, che ci stavano
cercando....
...Improvvisamente sentimmo la picchiata di un aereo, la
raffica di una mitragliatrice e subito dopo le bombe che
iniziavano ad esplodere....
....Non avevamo esperienza su come affrontare la situazione,
sentivamo raffiche e scoppi da tutte le direzioni....
Pensammo che eravamo attaccati da forze di terra...
Decidemmo di dividerci, mi fu ordinato di aspettare i nostri
compagni che erano in avanguardia, per poi proseguire
insieme a loro, il punto di ritrovo fu fissato alla Cueva del
Humo....
....Aspettammo un pò per vedere se arrivavano i nostri
dispersi dall'attacco, non arrivò nessuno ed iniziammo a
seguire le orme della colonna che era partita
precedentemente....
Morán salì in esplorazione per osservare la situazione, poco dopo tornò dicendoci che aveva visto gli aerei che ci
avevano attaccato, erano 5 e non c'era nessuna truppa di
terra nelle vicinanze....
*Eutimio era già un traditore al servizio dell'esercito, ma i guerriglieri non ne erano ancora a conoscenza, anche se qualcuno di loro iniziava a sospettare qualcosa
31
Per nostra fortuna l'esercito era solo riuscito a distruggere
la nostra cucina di campo....
Proseguimmo sul sentiero verso la Cueva de Humo,
vedemmo le case dei nostri amici contadini che erano state
incendiate dall'attacco....
passammo la notte in un luogo sicuro, in all'erta per il
timore che qualcuno ci potesse tendere un agguato....
Il giorno seguente (31 Gennaio) salimmo in alto per vedere
se riuscivamo a scorgere il punto di ritrovo, ma non
riuscimmo a vedere niente....
Andai con Guillermo ad esplorare il fondo della vallata,
dove un amico di Guillermo ci dette qualcosa da mangiare,
notammo però che la gente era impaurita.
Ci raccontarono che le guardie dell'esercito avevano preso e
bruciato tutta la merce di Ciro Frías, catturato sua moglie,
sequestrato i muli ed avevano ucciso il giovane che li
accudiva....
...Il 1° di Febbraio lo passammo nel nostro piccolo
accampamento provvisorio, intorno alle 11 della mattina
sentimmo degli spari ed una voce che pareva chiedere
aiuto.....
Tutto questo pesò sui nervi di Sergio Acuña che abbandonò il suo fucile silenziosamente e disertò, portando con se una
latta di latte condensato, e tre salcicce....
...la delusione maggiore fu per le salcicce e per il latte...
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Alcune ore dopo sentimmo dei rumori, ci mettemmo in
allerta pensando che "il disertore" fosse tornato, in realtà
apparve Crescencio con alcuni dei nostri soldati che mancavano, ed la nuova colonna di rinforzi arrivati da
Manzanillo......
Il giorno seguente 2 Febbraio, a distanza di 2 mesi dallo
sbarco del Granma, la nostra colonna era nuovamente
riunita e con qualche uomo in più...
Il nostro stato d'animo era più sollevato per lo scampato
pericolo e l'esperienza avuta ci servì di lezione....
...pensammo che la colpa fosse stata della nostra cucina
accesa e ci promettemmo di non accendere più fuochi
all'aria libera.... solo dopo del tempo ci accorgemmo del
ruolo che aveva svolto Eutimio Guerra in quell'attacco..."
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2 - 18 Febbraio 1957
2 Febbraio: René Rodriguez arriva alla capitale, si riunisce con Faustino Pérez che viene informato che Fidel sarebbe interessato ad avere un intervista con un giornalista
Nordamericano
5 Febbraio: Il giornalista Herbert Matthews, riceve un cablogramma a New York, mandatogli da un corrispondente
del New York Times a La Habana, dove gli si chiede di venire immediatamente a Cuba.
8 Febbraio: La truppa ribelle composta da una trentina di
uomini è nella zona di Altos de Espinosa - Eutimio Guerra informa l'esercito di Batista sulla locazione dei guerriglieri
9 Febbraio: I ribelli bloccano un contadino di nome Adrián Pérez Vargas, che informa i guerriglieri che i soldati di
Batista sono vicini e di aver visto presso la loro zona
Eutimio Guerra. Questa per i ribelli è la conferma definitiva del tradimento di
Eutimio. Fidel ordina immediatamente di raccogliere tutto
dall'accampamento ed iniziare a muoversi.
I soldati di Batista arrivano nella zona dei guerriglieri ed
inizia un combattimento.
I guerriglieri però ripiegano data la inferiorità delle forze
rispetto all'esercito
34
12 Febbraio: I ribelli arrivano a Derecha de la Caridad, vicina ad un luogo chiamato Lomón. E' il luogo che aveva indicato Fidel come punto di ritrovo nel caso di dispersione
dei ribelli per un attacco a sorpresa dell'esercito.
13 Febbraio: Manzanillo: Si riuniscono casa di Guerra Matos, Celia Sanchez, Micaela Riera, Quike Escalona, Nardi Iglesias e Rafaél Sierra. Celìa informa che Fidel ha autorizzato il giornalista
americano Herbert Matthews, a salire sulle montagne e che
il movimento 26 de Julio effettuerà la sua riunione sulla Sierra Maestra
16 Febbraio: Celia Sanchez, arrivando insieme a Frank Paìs sulla Sierra Maestra, conosce di persona Fidel Castro
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17 Febbraio: Si svolge la riunione tra Fidel Castro e Frank Paìs , capo nazionale di "Azione e Sabotaggio" del Movimento 26 de Julio. Lo scopo è quello di coordinare
l'invio di rinforzi sulle montagne.
Herbert Matthews intervista Fidel sui diversi aspetti della guerra nella Sierra Maestra e sulle recenti vittorie ottenute
dai guerriglieri.
Una foto dell'intervista
(foto da www.granmai.cubasi.cu)
18 Febbraio: Fidel scrive il "manifesto al popolo di Cuba",
anche se pone come data il 20 Febbraio, dove si parla dei primi 80 giorni di campagna dallo sbarco del Granma ad oggi.
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18 Febbraio 1957: Fine di un traditore
Prosegue il racconto di Che Guevara, che inizia con il
commento sulla riunione tra i combattenti della Sierra ed il
movimento 26 de Julio che opera in Piano...
"…scendemmo verso il piano, per avvicinarci agli altri
componenti del 26 de Julio, che operavano nelle città…..
…i nostri gruppi erano diversi per strategie e per tattica…
avevamo fissato il ritrovo presso la Finca appartenente ad
un signore chiamato Armando Díaz, i cui 2 figli militavano
entrambi nella rivoluzione.
…..In quella finca incontrammo i membri più importanti del
movimento che operava nelle città, tra loro 3 donne Vilma Espín, Haydée Santamaria e Celia Sanchez…. Un altro elemento era Faustino Pérez, un nostro vecchio compagno del Granma che era andato a compiere delle
missioni con il gruppo del “piano”.
Poi conoscemmo Armando Hart e io ebbi l’occasione di conoscere un grande combattente, Frank Paìs.
Frank Paìs era una di quelle persone che si impone a prima
vista, aveva degli occhi di una profondità straordinaria…
E’ difficile per me parlare di un compagno morto, che vidi
una sola volta e la cui storia è ora in mano al popolo
Cubano…
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Posso solo dire che i suoi occhi mostravano tutta la sua
passione e la fede in una causa in cui credeva….
Oggi lo chiamiamo “l’indimenticabile Frank”….
…Ci dette una lezione (senza dire nulla) di ordine e
disciplina, pulendo i nostri fucili sporchi, contando le
munizioni e riordinandole perché non si perdessero…
…Da quel giorno mi imposi di curare molto di più la mia
arma…
…Avevamo ricevuto la visita del giornalista americano
Matthews, la sua visita fu molto fugace…
…Io non assistetti all’intervista ma Fidel mi disse che il
giornalista pareva interessato alla nostra causa…
…la visita del giornalista fu ovviamente molto rapida,
stavamo per prepararci a marciare di nuovo quando ci
avvisarono che avremmo dovuto raddoppiare la vigilanza.
Il traditore Eutimio Guerra era stato avvistato nei dintorni.
Fu ordinato ad Almeida, insieme ai compagni Ciro Frías, Camilo Cienfuegos e Efigenio Amejieiras, di occuparsi della sua cattura
Fu molto semplice intercettarlo, lo portarono alla nostra
presenza e perquisendolo gli trovammo addosso, una pistola
calibro 45, 3 granate e un salvacondotto di Casillas…
…Si rese immediatamente conto che non avrebbe avuto
scampo, si inginocchiò davanti a Fidel e chiese di essere
ucciso. Disse che sapeva di meritare la morte…
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…In quel momento pareva invecchiato, sulle sue tempie si
notavano molti capelli bianchi che non avevo notato
prima….
…Quel momento fu di una tensione straordinaria…
Per tutti noi che eravamo presenti fu un momento
indimenticabile quando Ciro Frías, suo amico, ricordò tutto
quello che lui e la sua famiglia avevano fatto per Eutimio e
gli rinfacciò che in cambio lui li aveva traditi, facendo
uccidere il fratello di Ciro, denunciandolo alle guardie di
Batista e che aveva cercato di far sterminare tutto il
gruppo….
Fu una lunga lista quella che Eutimio ascoltò in silenzio con
la testa abbassata…..
Gli fu domandato se voleva chiedere qualcosa e lui rispose
di si.
Ci chiese che Fidel, o per meglio dire, la rivoluzione, si
occupasse dei suoi figli…
…in quei minuti si scatenò una tormenta molto forte, il cielo
si oscurò totalmente. Nel mezzo di un acquazzone tremendo,
incrociato dalla luce dei fulmini e dal rumore dei tuoni, al
balenare improvviso, seguito dal conseguente rumore del
tuono, finì la vita di Eutimio Guerra, senza che i compagni
vicini potessero sentire il rumore dello sparo…
Il giorno seguente lo seppellimmo li ed avemmo una piccola
discussione al riguardo.
Manuel Fajardo voleva mettere una croce in terra, ma io
dissi di no perché poteva essere un segnale pericoloso per
noi, le truppe di Batista ne sarebbero state avvantaggiate.
Allora Fajardo, incise una piccola croce su uno degli alberi
che circondavano la tomba……"
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26 Febbraio 1957 - 20 Aprile 1957
26 Febbraio: Batista ordina di togliere la censura alla stampa, anche se continua a controllare le notizie sulla
Sierra Maestra
11 Marzo: Frank Paìs è catturato a Santiago di Cuba dalle forze repressive.
13 Marzo: Radio Reloj annuncia l'assalto al palazzo presidenziale e alla radio stessa da parte delle forze del
Directorio Revolucionario, organizzazione armata
comandata dal presidente della federazione studentesca
universitaria José Antonio Echeverrìa. L'attacco fallisce e muoiono diversi ribelli, tra cui lo stesso
Echeverria.
17 Marzo: arrivano sulla Sierra 50 combattenti inviati da
Frank Paìs.
Questo gruppo, a differenza dei primi rinforzi, è ben armato
e ben strutturato con plotoni e squadre con rispettivi capi.
30 Marzo: Batista afferma che nella Sierra non c'è nessun
accampamento ribelle, che non c'è ombra di Fidel Castro e
non c'è nessun segno di guerriglia...
12 Aprile: Il colonnello Pedro Barrera dichiara alla stampa
che non c'è nessun bisogno dell'esercito Batistiano sulla
Sierra.
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15 Aprile: Batista ordina il ristabilimento delle garanzie
costituzionali, cercando di mostrare al mondo che a Cuba
non c'è nessuna guerra in atto......
17 Aprile: Il colonnello dell'esercito Batistiano, Joaquìn Casillas Lumpuy, assume il comando delle operazioni in
oriente al posto di Pedro Barrera che ritorna nella capitale.
18 Aprile: Agenti di Batista catturano Armando Hart quando questi stava ultimando le operazioni per portare un
altro giornalista americano sulla Sierra.
20 Aprile: Sono assassinati 4 combattenti del Directorio
Revolucionario 13 de Marzo:
Fructuoso Rodriguez, Josè Machado, Juan Pedro Carbò Servìa e Joe Westbrook. Erano tutti combattenti che avevano assaltato il palazzo
presidenziale.
41
20 Aprile - Primi di Maggio 1957
....Sono giorni tattici per l'esercito ribelle.
In questo periodo la guerra è più psicologica che reale, con i
guerriglieri che cercano solo di rinforzarsi al meglio e di
esplorare il territorio, sfuggendo alla caccia delle truppe
dell'esercito. Allo stesso tempo, Batista cerca di dimostrare
alla stampa che i guerriglieri non esistono.
In questo periodo viene realizzata un altra importante
intervista da parte di un giornalista Nord Americano.
Ecco il racconto di quei giorni.
"....Il 23 di Aprile il giornalista Bob Taber e un cameraman
arrivarono al nostro accampamento accompagnati da Celia Sanchez e da Haydèe Santamaria.... ...il giornalista doveva trascorrere qualche giorno con noi
per vedere l'operatività dell'esercito ribelle....
In quei giorni si aggiunse al nostro piccolo esercito uno dei
personaggi più amati della nostra guerra rivoluzionaria,
El Vaquerito (Roberto Rodríguez Fernández). El Vaquerito arrivò insieme ad un altro compagno e ci disse
che ci stava cercando da più di un mese. ci disse di essere
Camagueyano, di Moròn.
Noi facemmo come sempre il nostro interrogatorio per
cercare di capire che avevamo davanti.
El Vaquerito non aveva nessun tipo di orientamento politico
e dimostrava essere una persona allegra e sana che vedeva
la nostra guerra come una meravigliosa avventura.....
Era scalzo e Celia Sànchez gli trovò un paio di scarpe che gli stavano anche troppo grandi....
42
....Decidemmo di salire in cima al monte Pico Turquino, per permettere al giornalista che si era unito a noi di realizzare
la sua intervista, così tutta la colonna si mise in marcia
insieme ai nuovi arrivati...
Fu realizzato un filmato sull'intervista che poi fu trasmesso
negli Stati Uniti. A quel tempo non eravamo ancora così
temuti dai Nord Americani.....
...Per me tutto il periodo da fine Marzo a fine Aprile fu uno
dei peggiori, la mia asma che non mi dette tregua....
A fine Marzo fui costretto a staccarmi dalla colonna per
poter recuperare le forze nella casa di un contadino e anche
dovetti cedere il mio fucile mitragliatore Thomson al
compagno Guillermo, perchè potesse andare insieme ad
altri compagni a cercare di disperdere una piccola truppa
dell'esercito che era sulle nostra tracce....
...Nei primi giorni di Maggio del 1957, Bob Taber e il suo cameraman avevano finito definitivamente il loro reportage
ed arrivarono sani e salvi a Guantanamo...."
Da sinistra a Destra: Palmero (la guida), Marcelo Fernández (Seduto
con il basco), Ciro Redondo (in piedi), Fidel Castro (seduto) and Camilo Cienfuegos (in piedi con il sigaro in bocca).
(Foto tratta da: Yale University Library )
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9 Maggio - 28 Maggio 1957
9 Maggio: Crescenzo Pérez Montano raggiunge i guerriglieri, portando con se un gruppo di 18 contadini.
Fra gli altri ci sono Vitalio Acuña, Eladio Bullaín e Hermes Cardero Nella zona dell' Uvero si incorporano alla guerriglia altri 14 uomini.
10 Maggio: Muore in un imboscata vicino a Pino del Agua Guillermo Dominguez
15 Maggio: Frank Paìs è liberato
18 Maggio: i ribelli ricevono un importante carico di armi
inviato da Frank Paìs
24 Maggio: L'imbarcazione Corynthìa sbarca nella Baia di Cabonico, (costa nord dell'antica provincia d'oriente). Calixto Sànchez White comanda un gruppo di 26
rivoluzionari che si aggiungono all'esercito dei guerriglieri.
28 Maggio: Uomini del Movimento 26 de Julio piazzano
una bomba nella Calle Suarez 222 a La Habana L'esplosione lascia senza corrente elettrica la capitale
per 57 ore.
44
28 Maggio 1957: La battaglia di El Uvero
Dopo giorni di marcia, con pochi combattimenti e molta
strategia psicologica, per i ribelli arriva il momento di
cercare un attacco che possa dare una svolta alla guerriglia.
Arriva così la decisione di cercare l'assalto della caserma
ubicata a El Uvero nella costa sud dell'oriente Cubano.
(mappa tratta da: www.adventures.worldnomads.com )
Ecco il racconto dei fatti:
"...Avevamo ormai deciso di assaltare
la caserma di El Uvero. Dovevamo però ancora trovare la soluzione
a problemi importanti, come ad esempio verificare
il numero esatto dei soldati presenti nella caserma,
il numero dei punti di guardia, il cammino di accesso,
che tipo di comunicazioni usavano...
45
...il 27 di Maggio si riunì il Comando di Stato Maggiore (dei ribelli) e Fidel disse che entro le 48 ore avremmo avuto
un combattimento e che quindi era necessario stare nello
stato di massima all'erta e prepararsi a marciare in
qualsiasi momento.
Non furono date ulteriori indicazioni in quella riunione.
....nella notte ci mettemmo in marcia, con alla guida il
contadino Hermes G. Cardero, esperto conoscitore della zona, dovevamo percorrere un tratto molto lungo, circa 16
km, anche se totalmente in discesa.
Impiegammo circa 8 ore di marcia, dato che la
interrompemmo spesso per prendere le massime precauzioni
prima di proseguire.
Sapevamo che la caserma non aveva moltissime difese,
i punti di forza erano i posti di controllo,
ciascuno dei quali aveva 3/4 soldati,
piazzati strategicamente fuori dalla caserma.
La collina posta di fronte alla caserma, da cui era possibile
tenerla sotto controllo, fu il punto di comando del nostro
Stato Maggiore. Era possibile avvicinarsi fino a poche centinaia di metri
dalla caserma grazie alla fitta boscaglia.
Una istruzione precisa era quella di NON sparare
contro il Batey*, dato che c'erano donne e bambini.
La popolazione civile era la nostra maggiore
preoccupazione mentre ci apprestavamo ad
occupare le posizioni di attacco.
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La caserma de El Uvero era collocata sulla riva del mare,
così che per circondarla bastava attaccarla da 3 punti.
Una foto de El Uvero, scattata qualche giorno prima dell'attacco
( foto da: www.elhabanero.cubaweb.cu )
Mandammo i plotoni comandati da Jorge Sotùs e Guillermo Garcìa verso il punto di guardia che controllava il tratto del cammino che da Peladero portava alla caserma
bordeggiando il mare.
Juan Alméida doveva liquidare un punto di guardia di fronte alla montagna, più o meno a nord.
Fidél si sarebbe piazzato sulla cima della collina di fronte
alla caserma e Raúl invece sarebbe avanzato frontalmente
con il suo plotone.
A me fu assegnata una posizione intermedia con il mio fucile
mitragliatore ed i miei aiutanti.
47
( Foto da: www.bohemia.cubaweb.cu )
Camílo e Ameijeiras dovevano avanzare frontalmente tra la
mia posizione e quella di Raúl, però si sbagliarono di
direzione e iniziarono la battaglia lottando alla mia sinistra
invece che alla mia destra....
Il plotone di Crescencio Pérez doveva avanzare per il cammino che uscendo da El Uvero va verso Chivirico, ed impedire l'arrivo di qualsiasi tipo di rinforzi
da parte dell'esercito di Batista.
Pensammo che l'azione sarebbe durata poco, data la
sorpresa che avevamo preparato.
Invece passavano i minuti ed ancora non eravamo riusciti a
posizionarci come volevamo, sapevamo delle posizioni dei
nostri grazie alle guide che facevano avanti e indietro tra le
nostre postazioni.... intanto la notte continuava a trascorrere
e si iniziava a vedere nel cielo il segnale che annunciava
l'arrivo della mattina....
48
Quando Fidel sparò il primo colpo con il suo mirino
telescopico, riconoscemmo la caserma, dal fuoco degli
spari che arrivarono in risposta dopo pochi secondi...
..iniziammo tutti ad avanzare per guadagnare metri e
migliori posizioni di tiro...
....la resistenza dei militari si era fatta dura, eravamo
arrivati alla parte piana e scoperta. Da questo punto in poi
dovevamo avanzare con la massima precauzione perchè gli
spari del nemico erano continui e precisi....
Dalla mia posizione, ormai a 50/60 metri dalla postazione di
guardia nemica, vidi uscire dalla trincea 2 soldati correndo.
Sparai ad entrambi, ma si rifugiarono nelle case del Batey, che erano sacre per noi....
49
....continuammo ad avanzare, ormai non eravamo più
riparati da niente e le pallottole sibilavano molto
pericolosamente nelle nostre vicinanze.
In quel momento sentii un gemito e alcune grida vicino a me,
nel mezzo del combattimento...
Pensai che fosse qualche soldato nemico ferito, in realtà mi
resi conto subito dopo che era il compagno Leal ferito alla testa....
Gli feci un rapido controllo della ferita, vidi l'entrata ed
uscita della pallottola nella regione parietale....
Leal stava perdendo i sensi, sul suo corpo iniziavano i sintomi di una paralisi..... l'unico bendaggio che avevo a
disposizione era un pezzo di carta che gli posi sopra alla
ferita.
Subito dopo fu ferito anche Joel Iglesias, passarono alcuni attimi ed anche Acuña cadde ferito.....
....Non riuscivamo più ad avanzare, continuammo a fare
fuoco su una trincea che avevamo davanti e da cui i soldati
nemici continuavano a rispondere colpo su colpo....
....Ci facemmo forza e pensammo che l'unica maniera per
troncare la resistenza della trincea nemica sarebbe stata
quella di fare un attacco assaltando il rifugio...quando la
caserma si arrese definitivamente...
50
Tutto quello che ho raccontato in pochi minuti, si svolse in
circa 2 ore e 45 minuti, dal primo sparo di Fidel fino a che
riuscimmo ad occupare la caserma.
Alla mia sinistra alcuni miei compagni catturavano dei
soldati che cercavano di opporre le ultime resistenze....
vedemmo che iniziò ad uscire un soldato dalla trincea con le
mani alzate facendo il gesto di consegnarci la sua arma, poi
tutti gli altri in fila indiana....
...avanzammo rapidamente verso la caserma e sentimmo un
ultima raffica di mitra.... seppi dopo, che quella raffica
aveva spezzato la vita del nostro compagno Nano Dìaz......
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....Quando facemmo i conti della battaglia vedemmo che
nessun civile era rimasto ferito nonostante l'enorme numero
di pallottole sparate durante la battaglia, da parte nostra
avevamo perso 6 compagni ( fino a quel momento) Moll, Nano Dìaz, Vega, El Policía, Julito Dìaz e Eligio Mendoza.
I compagni Leal e Cilleros avevano riportato delle brutte ferite. Tra gli altri feriti anche se lievi c’erano: Maceo, Hermes Leyva, Juan Almeida, Quike Escalona, Manals, Pena e Manuel Acuña In totale 15 compagni fuori combattimento.
I militari di Batista avevano avuto 19 feriti e 14 morti.
Avevamo catturato 14 prigionieri e erano scappati 6, per un
totale di 53 uomini al comando di un sottotenente che aveva
tirato fuori la bandiera bianca dopo essere stato ferito.
...si deve riconoscere che da entrambe le parti ci fu un
estremo coraggio, per noi fu una vittoria che segnò la
maggior età della nostra guerriglia.”
*La parola Batey è di origine Taina (primi abitanti di Cuba)
e significa approssimativamente villaggio, insieme di edifici
52
Giugno - Luglio 1957
La vittoria nella battaglia di El Uvero ha dato diversi
vantaggi all'esercito ribelle.
Prima di tutto la consapevolezza di poter affrontare l'esercito
di Batista con maggiore convinzione dei propri mezzi.
Inoltre l'arrivo di ulteriori rinforzi, questa volta ben armati,
ha iniziato a far crescere il gruppo dei guerriglieri.
Il mese di Giugno è dedicato in gran parte alle cure destinate
ai feriti della Battaglia. L'esercito guerrigliero si spezza in
due tronconi, il primo è composto da tutti quelli che possono
marciare regolarmente, capeggiati da Fidel Castro.
Il secondo è composto da circa 25/30 persone. raggruppa
molti dei feriti che sono curati meglio possibile da Ernesto
Guevara nell'attesa di potersi ricongiungere con il gruppo
principale.
1 Giugno: Nonostante la sconfitta de El Uvero il Governo di
Batista continua minimizzando i successi dei guerriglieri e
affermando che c'è stato un combattimento nei pressi del
Turquino
4 Giugno: i Guerriglieri ricevono notizia che il governo di
Batista sta per inviare sulla Sierra Maestra con l'obiettivo di
troncare la guerriglia, un battaglione del 1° Reggimento di fanteria (truppe speciali) composto da 800 uomini, armati
ed equipaggiati con l'aiuto degli Stati Uniti.
53
9 Giugno: Il colonnello dell'esercito Pedro Barrera, precedentemente sostituito, ritorna sulla Sierra Maestra.
12 Giugno: L'esercito ribelle si rinforza, arrivano altri 2 piccoli gruppi di combattenti, inviati da Celia Sanchez e la direzione del Manzanillo
30 Giugno: Le forze repressive dell'esercito, riescono ad impossessarsi presso la zona di Central Miranda, nell'antica
provincia orientale, di un grosso carico di armi destinato ad
aprire un altra zona di combattimento per i guerriglieri
presso Palmarito de Cauto.
Muoiono a Santiago di Cuba 3 valorosi combattenti
rivoluzionari: Josué Paìs Garcìa, Floro Vistel e Salvador Pascual.
16 Luglio: sciopero della fame proclamato dai prigionieri
politici rinchiusi nel Castillo del Principe
54
21 Luglio: Ernesto Guevara è nominato Comandante e sale a capo della seconda colonna dell'esercito Ribelle.
la seconda colonna prende il nome di Colonna n° 4 e così anche le successive saranno nominate con numeri maggiori
per dare l'impressione all'esercito di Batista che le forze
ribelli fossero maggiori di quanto in realtà erano....
55
26 Luglio - 1 Agosto 1957: Importanti vittorie e una grave perdita
Il gruppo di guerriglieri si è diviso adesso in due colonne.
La colonna n° 1 è quella nata dallo sbarco del Granma, ed è
comandata da Fidel Castro Ruz
La colonna n°4 (che in realtà è la seconda colonna) è stata creata dopo il passaggio di grado dato ad Ernesto Guevara che adesso è il comandante della colonna stessa.
Le due colonne da questo momento saranno in contatto, ma
opereranno in zone diverse, anche se per il momento si
mantengono entrambe sulla Sierra Maestra.
ecco il racconto di Guevara:
.... una volta stabiliti i nostri 2 distaccamenti, il problema
principale era quello di stabilire un Comando di Stato Maggiore, che potesse coordinare e dare ordini.. ...la cosa era tutt'altro che facile, dato che i nostri
combattenti erano ancora poco disciplinati...
...Nella nostra colonna (la n°4) aumentammo di grado
alcuni compagni.
William Rodrìguez fu nominato a tenente,
così come Raúl Castro Mercader.
Si iniziò in quei giorni ad elaborare un piano molto
ambizioso, attaccare prima Estrada Palma, (conosciuta oggi come Central Bartolomé Masó ).
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2 immagini della caserma Bartolomé Masó oggi (foto dal sito: www.crisol.cult.cu)
L'attacco doveva essere eseguito nelle prime ore della notte
per poi immediatamente dirigersi verso i vicini villaggi di
Yara e Veguitas, prendere di sorpresa le piccole guarnigioni e tornare nuovamente alla montagna.
In questa maniera avremmo preso tre caserme in un solo
assalto.
Inviammo un messaggio a Fidel con la nostra idea e
attendemmo che ci comunicasse per iscritto l'accettazione o
il rifiuto del nostro piano...
Non ricevemmo risposta, ma il giorno 27 di Luglio venimmo
a conoscenza tramite la radio che un gruppo di circa 200
persone, comandati da Raúl Castro aveva attaccato Estrada Palma.
La rivista Bohemia, approfittando della momentanea
assenza di censura da parte di Batista, pubblicò un articolo
mostrando i danni causati dalla colonna 1 di Fidel alla
caserma di Estrada Palma.
Nell'articolo si parlava di Fidel Castro, di Celia Sànchez e
di molti altri rivoluzionari.
57
Come sempre accade tutto era mescolato tra realtà e
immaginazione, in realtà l'attacco non poteva essere stato
da parte di 200 uomini, ma senz'altro molti di meno e la
colonna era comandata in realtà dal comandante Guillermo Garcìa, (a quell'epoca ancora capitano).
Successe semplicemente che non ci fu quasi combattimento,
dato che il colonnello dell'esercito Pedro Barreras si era ritirato, pensando che nella data dell'anniversario
dell'attacco alla Caserma Moncada (26 Luglio 1953), ci sarebbe potuto essere un attacco dei guerriglieri.
In pratica la caserma fu conquistata da una "spedizione".
Il giorno seguente l'esercito di Batista cercò la rappresaglia
e in quell'occasione fu arrestato uno dei nostri uomini, che
si era incautamente addormentato nei pressi della zona
vicina a San Lorenzo.
Dopo aver ricevuto la notizia dell'assalto, decisi di far
muovere la mia colonna rapidamente in maniera da tentare
l'attacco a qualche altra caserma nei giorni immediatamente
successivi al 26 di Luglio....
L'Attacco a Bueycito e la morte di Frank País
....Il 30 di Luglio il nostro compagno Lalo Sardiñas, prese contatto con un suo vecchio amico, un commerciante della
zona delle miniere.
Fissammo con lui un appuntamento presso una vecchia casa
vicino alla zona di California. Nell'incontro, manifestammo la nostra intenzione di
attaccare Bueycito e Las Minas (Le Miniere) .
58
Fu rischioso passare queste informazioni a gente estranea,
ma Lalo aveva piena fiducia nel suo amico.
L'attacco fu fissato per la notte del 31 Luglio. Armando Oliver, si incaricò di procurarci alcuni camion,
delle guide esperte della zona e un minatore per far saltare i
ponti di collegamento tra la strada di Bueycito e quella di Manzanillo - Bayamo.
.....dopo una lunga marcia arrivammo alla casa del
compagno Santiesteban che ci mise a disposizione una
camionetta e 2 Camion più grandi procurati da
Armando Oliver.
Ci disponemmo così:
Lalo Sardiñas sul primo camion.
Ramirito venne con me sul secondo Camion,
mentre Ciro con il suo plotone salì sul terzo.
Dopo circa 3 ore arrivammo al villaggio de Las Minas e notammo subito che si era alzata nel frattempo la vigilanza
dell'esercito, sulle strade che conducevano a Bueycito. Lasciammo nel villaggio come retroguardia
la squadra del tenente Vilo Acuña e seguimmo
verso le vicinanze di Bueycito. Arrivati all'inizio del villaggio fermammo un camion di
carbone e lo mandammo avanti con uno dei nostri uomini
per vedere se c'erano posti di vigilanza.
Di solito si potevano trovare piccoli posti di blocco sulle
strade che provenivano dalla Sierra Maestra, quella volta invece non c'éra niente, tutte le guardie dell'esercito
dormivano felici.....
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Una recente immagine della piccola caserma di Bueycito
(foto dal sito: www.crisol.cult.cu )
Il nostro piano era questo:
Lalo Sardiñas, doveva attaccare il lato ovest della caserma,
Ramiro con il suo plotone doveva circondare completamente l'edificio e Ciro con la sua mitragliatrice
doveva tenersi pronto per attaccare frontalmente la
caserma.
Armando Oliver sarebbe dovuto arrivare tranquillamente
con un camion, illuminando all'improvviso le guardie con i
fari.
A quel punto Ramiro sarebbe dovuto irrompere nella
caserma prendendo le guardie di sorpresa.
La squadra del tenente Noda era incaricata di fermare
qualsiasi transito di mezzi non appena fosse iniziato il fuoco,
mentre William fu inviato a far saltare il ponte che
congiunge Bueycito alla strada centrale, in maniera da
bloccare i rinforzi dell'esercito.
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Non potemmo realizzare il nostro piano, dato che era troppo
difficile per uomini che non conoscevano perfettamente il
territorio e senza grande esperienza.
Ramiro perse parte della sua gente nella notte, arrivò troppo tardi e non riuscì ad uscire.
I cani dei dintorni iniziarono a latrare mentre stavamo
piazzando gli uomini nelle posizioni....
...Mentre mi stavo muovendo per la strada principale, saltò
fuori un uomo. Immediatamente chiesi "Chivalà" e l'uomo
pensando che io fossi un suo compagno mi rispose "La Guardia Rurale". Mentre imbracciavo il fucile per
sparargli, l'uomo si rifugiò a gambe levate nella casa e
chiuse rapidamente la porta, sentii il rumore di sedie e
tavoli spostati e di bicchieri in frantumi....
...fu quasi un accordo tacito tra il soldato e me, lui si rifugiò
senza dare l'allarme ed io lo lasciai in pace.
Seguimmo avanzando le nostre posizioni quando la
sentinella della caserma, forse per il latrare dei cani oppure
perchè aveva sentito i rumori provenienti dalla casa, uscì
dalla sua postazione di guardia. Ci trovammo faccia a
faccia, i gli detti "l'alt!" e lui fece un movimento.
Per me fu sufficiente, premetti il grilletto della mia
mitragliatrice per colpirlo, ma l'arma si inceppò....
Scappai a gambe levate, non avevo mai corso così tanto in
vita mia, mentre il soldato stava facendo fuoco a più non
posso....
Mi rifugiai dietro l'angolo della strada, cercando di riparare
la mia mitragliatrice.... nonostante tutto il soldato sparando
aveva dato il via al combattimento, dato che il segnale per
gli altri guerriglieri era appunto il primo sparo che avessero
sentito....
61
Finì tutto in pochi minuti, mentre il mio compagno
Israel Pardo cercava di raggiungere la sua postazione, arrivò il segnale di resa della caserma.
Ramiro e i suoi uomini erano entrati nella caserma,
sparando a più non posso verso la porta di legno.
Nella caserma c'erano 12 guardie, 6 di esse erano rimaste
ferite, il nostro gruppo aveva sofferto una perdita definitiva,
quella di Pedro Rivero, ucciso da un colpo al torace. Dopo aver preso tutti gli oggetti che ci potevano servire,
incendiammo la caserma e fuggimmo con i camion portando
via come prigionieri, un sergente del posto e ad una spia
chiamata Oran. La gente dei villaggi ci offrì birra fresca lungo il cammino,
iniziava ad albeggiare e già si vedevano le prime luci della
mattina.
Era già stato fatto saltare il piccolo ponte vicino alla strada
centrale e, dopo il passaggio del nostro ultimo mezzo,
distruggemmo anche un altro ponte di legno posto sopra ad
un piccolo ruscello.
Il minatore che lo fece, ci era stato portato da Oliver e ormai faceva parte della nostra truppa.
Il suo nome era Cristino Naranjo. Continuammo avanzando fino a che non arrivammo
a Las Minas. Ci fermammo a fare una piccola riunione tra di noi. Un
commerciante della zona, un certo Abich, ci chiese a nome
del villaggio, se potevamo rilasciare il sergente e la spia che
tenevamo prigionieri.
62
Noi gli rispondemmo che li tenevamo prigionieri solo per
garantire che non ci fossero state rappresaglie da parte
dell'esercito sulla popolazione.
Dato che però ci chiesero con tanta insistenza che li
liberassimo, li lasciammo alla popolazione locale.
Rientrando verso la Sierra, seppellimmo il compagno morto
nell'attacco nel cimitero del villaggio.
Quando arrivammo ad Alto de California lasciammo i
camion e ci dividemmo le armi conquistate nell'assalto.
Anche se la mia partecipazione in quell'attacco fu tutt'altro
che eroica, dato che i pochi colpi che mi spararono li
affrontai con la parte posteriore del corpo, mi aggiudicai un
fucile mitragliatore Browning che era il pezzo forte della caserma e lasciai definitivamente la mia vecchia
mitragliatrice Thompson e le sue pericolosissime munizioni
che non sparavano mai al momento opportuno...
Tra i nostri compagni che meglio si erano mossi durante
l'attacco posso citare Ramiro Valdés, che diresse l'attacco e Raúl Castro Mercader, che con il suo gruppo di uomini
contribuì in maniera decisiva al successo dell'assalto.
...Quando finalmente arrivammo sulla cima della Sierra
venimmo a sapere che era di nuovo stata instaurata la
censura da parte del governo, ma soprattutto venimmo a
sapere che la nostra rivoluzione aveva appena subito una
grandissima perdita.
Frank Paìs era stato assassinato Il 30 Luglio nelle strade di Santiago.
63
Finiva la vita di una delle persone più pure e gloriose della
Rivoluzione Cubana, e tutto il popolo di Santiago, de La Habana e di tutta Cuba si lanciò per la strada in uno
sciopero spontaneo il 1° Agosto 1957
La perdita di Frank fu gravissima, ma allo stesso tempo fece
crescere spontaneamente la rabbia del popolo Cubano, e
molte persone nei giorni successivi si incorporarono nella
guerriglia.....
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Dal 1 al 20 Agosto 1957
1° Agosto: Inizia lo sciopero spontaneo per l'assassinio di Frank País avvenuto a Santiago di Cuba il 30 Luglio
Sotto: due foto dei funerali di Frank País
(Foto dal sito: www.santiago.cu )
(Foto dal sito: www.cultstgo.cult.cu )
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una foto di Frank País
(dal sito: www.elhabanero.cubaweb.cu )
12 Agosto: Sostituito nuovamente il colonnello dell'esercito
Pedro Barreras, fino ad allora capo delle operazioni d'oriente.
Il comando ricade sul Colonnello Cándido Curbelo del Sol
20 Agosto: Forze della Colonna n° 1 comandata da Fidel Castro, lottano contro soldati nemici allo sbocco del fiume
Palma Mocha, fermandoli e costringendoli ad ripiegare,
abbandonando l'idea di seguire la guerriglia.
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29 Agosto 1957: Il combattimento di “El Hombrito”
La colonna n°1 di Fidel e la colonna n° 4 di Che Guevara ormai operano in maniera indipendente, anche se comunque
è il comando di Stato Maggiore di Fidel Castro, a dare gli ordini principali.
A fine Agosto del 1957, si verificano altri importanti attacchi
da parte dei Guerriglieri.
Ecco il racconto di Ernesto Guevara
“…La nostra colonna aveva solo un mese di vita e già
iniziavamo ad essere un po’ “sedentari”.
Eravamo fermi nella valle chiamata El Hombrito (l’omino), perchè guardando la Sierra Maestra dal piano, 2 grandi
pietre sulla sua cima sembravano comporre la forma
di un piccolo uomo.
Nella nostra colonna c’erano molti nuovi arrivi, dovevamo
ancora allenarci prima di intraprendere marce più dure,
però le esigenze della nostra guerriglia dicevano che ci
dovevamo tener pronti a combattere in qualsiasi momento.
La notte tra il 28 e il 29 di Agosto un contadino ci informò
che c’era una grossa truppa dell’esercito che stava per
salire sulla Sierra Maestra, passando per il cammino di
El Hombrito che può finire verso valle o salire verso Altos de Conrado per attraversare la Sierra.
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Eravamo sempre molto diffidenti, per le tante notizie false
che ci venivano riportate, per questo minacciai il contadino
che lo avremmo punito severamente se ci avesse mentito, ma
lui continuò a giurare che era la verità, che era sicuro che i
soldati si trovavano nella finca di Julio Zapatero, un paio di chilometri prima della strada per la Sierra Maestra.
Durante la nottata ci trasferimmo nella zona piazzando le
nostre forze.
Il plotone di Lalo Sardiñas doveva occupare il lato est della posizione e mettere sotto il suo fuoco la colonna
quando questa fosse stata fermata.
Ramiro Valdes con la gente meno armata, doveva fare una
specie di ‘ guerra acustica ’ per seminare il panico.
Anche se il suo plotone aveva poche armi, era in una
posizione di basso rischio, dato che sarebbe stato protetto
dall’assalto dell’esercito, da un profondo crepaccio che
impediva di essere raggiunti.
Il sentiero che saliva, costeggiava la cima per il lato dove si
era imboscato Lalo Sardiñas.
Ciro Redondo invece li avrebbe attaccati da una posizione obliqua, mentre io con un piccolo gruppo di tiratori ben
armati, dovevo dare il via all’attacco con il primo sparo.
La migliore squadra era al comando del Tenente Raúl Castro Mercader, nel plotone di Ramiro. Per questo fu posizionata come forza di attacco massiccio,
in maniera da raccogliere i frutti della vittoria.
69
Il piano era molto semplice, quando la truppa dell’esercito
fosse arrivata ad una curva dove il sentiero forma un angolo
di quasi 90° per aggirare una grossa pietra, avrei dovuto
lasciar passare i primi 10 / 12 uomini e sparare sull’ultimo
soldato subito dopo la curva, in maniera che il gruppo
restasse separato.
A quel punto gli altri dovevano essere rapidamente eliminati
dai nostri tiratori, la squadra di Raúl sarebbe avanzata rapidamente, per poi prendere le armi dei soldati morti e
ritirarci immediatamente nella selva, protetti dal fuoco della
squadra di retroguardia comandata del Tenente Vilo Acuña.
All’alba del 29 di Agosto dalla posizione assegnata a Ramiro Valdés, stavamo controllando la casa
di Julio Zapatero situata in basso al lato del monte.
Allo spuntare del sole iniziammo a vedere uomini che
entravano ed uscivano dalla casa, appena svegliati.
Quando qualcuno di questi indossò il casco in dotazione
all’esercito, avemmo la certezza che si trattava di soldati e
che il contadino non ci aveva mentito.
Ormai eravamo pronti al combattimento, andai di corsa a
piazzarmi nella mia posizione, mentre vedevamo che la
colonna dei soldati iniziava a salire per il sentiero…
…L’ansia di quei momenti fu terribile… il mio dito giocava
con il grilletto della mia nuova arma, il fucile mitragliatore
Browning, pronto ad entrare in azione per la prima volta
contro il nemico…
70
…Passò la voce tra di noi che ormai i soldati erano vicini,
ormai riuscivo a sentire anche le voci…
…Vidi passare il primo, poi il secondo, poi il terzo…
Mi resi conto che stavano passando molto lentamente
e che non sarei riuscito a farne passare una decina come
avrei voluto…
Era appena passato il 6° uomo, quando un grido squarciò
l’aria. Uno dei soldati alzò la testa, come sorpreso, sparai
immediatamente e l’ultimo uomo apparso dalla curva cadde
a terra.
Immediatamente la sparatoria si diffuse in tutte le posizioni.
Detti l’ordine d’attacco alla squadra di Raúl Mercader, mentre altri dei nostri già si erano lanciati al
combattimento.
La squadra di Raúl fece fuoco immediatamente verso la
truppa nemica, comandata da Merob Sosa Garcìa…
....Dopo poco iniziammo a sentire alcuni colpi di Bazooka,
sparati dal resto della colonna nemica che si iniziava a
riprendere dalla sorpresa dell’attacco.
L’unica arma di un certo peso che tenevamo era la
mitragliatrice Maxim, però l’uomo incaricato di
manovrarla, Julio Pérez, non riuscì a farla funzionare.
Nel frattempo Ramiro Valdes, Israel Pardo e Joel Iglesias erano avanzati sul nemico con le loro armi quasi giocattolo,
mentre i fucili facevano fuoco da tutte le parti disorientando
i soldati dell’esercito.
71
Detti l’ordine di iniziare la ritirata ai nostri 2 plotoni
laterali e quando questi iniziarono a farlo, anche il nostro
gruppo cominciò ad arretrare, lasciando la squadra di
retroguardia a far fuoco fino a che non fosse passata tutta la
squadra di Lalo.
…Poco dopo giunse Vilo Acuña, che aveva finito la sua missione, annunciandoci la morte del nostro compagno
Hermes Leyva, cugino di Joel Iglesias.
Mentre ci ritiravamo, ci giunse di rinforzo un plotone inviato
di Fidel, che avevo precedentemente avvisato
dell’imminenza del nostro attacco.
Ci posizionammo a circa un migliaio di metri dalla zona
dell’attacco, cercando di tendere una nuova imboscata ai
soldati dell’esercito.
Quest’ultimi arrivarono nella zona del precedente
combattimento e, sotto i nostri occhi, bruciarono il cadavere
di Hermes Leyva vendicandosi così dell’assalto subito.
Da questo combattimento potemmo capire che ancora non
eravamo sufficientemente preparati ad assalti di corta
distanza, come in questo caso dove tra noi e il nemico
c’erano si e no 20 metri.
Nonostante questo potevamo essere contenti di aver
bloccato tutta la colonna di Merob Sosa, che si ritirava dalla zona la notte stessa.
L’unico rammarico è che a fronte di una misera arma
conquistata (quella del soldato colpito dal primo sparo)
avevamo perso un combattente valoroso…
72
Nella notte incontrammo Fidel, che ci raccontò euforico che
la sua colonna aveva attaccato il 20 Agosto le forze Batistiane a Palma Mocha nella zona di Las Cuevas , comunicandomi purtroppo anche la morte di alcuni
compagni, come Juventino Alarcón, di Manzanillo, uno dei
primi ad aggregarsi alla nostra guerriglia.
73
5 Settembre 1957: Cienfuegos insorge
contro il governo di Batista
All’alba del 5 settembre 1957 la base navale di Cayo Loco,
nella baia di Cienfuegos, fu teatro di una sollevazione di
marinai antibatistiani e combattenti clandestini del
Movimento 26 Luglio, che con l’appoggio della popolazione
riuscirono in poche ore a dominare la città.
Gli insorti occuparono il Comando della Polizia, la Caserma
dei Vigili del Fuoco e il Municipio; controllavano le strade e
altri punti nevralgici come il Collegio di San Lorenzo, la
Drogheria Cosmopolitana, il Teatro Terry e la Torrefazione
El Sol. Quando giunsero i rinforzi dell’esercito, la caserma
della Guardia Rurale stava contrattando la propria resa con
gli insorti. Gli uomini posti a difesa del Parco Martí
riuscirono inizialmente a respingere le truppe, ma con il
passare del tempo si fece evidente la forza schiacciante
dell’esercito batistiano che si abbatteva sulla città insorta.
Contro questa lanciarono l’aviazione, il Terzo Tattico di
Santa Clara, e rinforzi da Matanzas e dalle fortezze di La
Cabaña e di Columbia della capitale.
L’ultimo focolaio ribelle, al Collegio di San Lorenzo, venne
schiacciato alle due del mattino del 6 settembre. Nelle ore
notturne, quando i carri armati attaccavano il centro, i
marinai chiesero ai civili di ritirarsi. I cadaveri di Dionisio
San Román, capo degli insorti, e di molti altri compagni non
furono mai ritrovati. Dopo aver domato l’insurrezione i corpi
repressivi cominciarono a dare la caccia ai partecipanti.
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Fin dal 1956, soldati e capi della base navale di Cayo Loco
avevano mantenuto i contatti con il M 26-7, pensando di
appoggiare la sollevazione del 30 novembre a Santiago de
Cuba, ma non vi furono le necessarie condizioni per via di
una mobilitazione generale dei corpi armati voluta dal
regime.
Con le 300 armi di questa enclave della marina esisteva la
possibilità di aprire un nuovo fronte guerrigliero sulle
montagne dell’Escambray.
L’azione venne rimandata in altre due occasioni, in aprile e
il 28 maggio 1957; l’ultima volta perché 35 uomini del
Movimento vennero catturati a Cienfuegos dopo una
delazione. Nonostante le torture, nessuno parlò, e il piano
della Marina conservò il segreto.
La cospirazione si estese a un gruppo di marinai, piloti,
soldati e ufficiali dell’esercito di stanza a La Habana, dove
una nave da guerra doveva aprire il fuoco contro il Palazzo
Presidenziale e dopo navigare verso occidente, vicino alla
costa, fino a posizionarsi sulla linea dell’Accampamento
Militare di Columbia.
Questo sarebbe stato il segnale simultaneo dell’insurrezione
a La Habana e a Cienfuegos (Santiago de Cuba venne
scartata per l’arresto di uno dei coordinatori) il 5 di
settembre, data confermata il giorno 3 settembre.
Ciò nonostante, questo non successe. Alcuni ufficiali da
poco incorporati, durante la vigilia decisero di propria
iniziativa di rimandare l’azione di 24 o 48 ore e avvisarono
la fregata. Partivano invece dalla capitale, secondo i piani
originari, il capo delle operazioni del Movimento 26 Luglio
a Las Villas, Julio Camacho Aguilera, e il tenente San
Román, che realizzarono la sollevazione di Cayo Loco.
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San Román, da poco allontanato dal corpo, era stato il capo
d’artiglieria dell’enclave navale, che conosceva
perfettamente.
Il comando si arrese senza opporre resistenza, le armi furono
ripartite tra i marinai e una settantina di combattenti
clandestini; ben presto si unirono tanti cittadini di
Cienfuegos da svuotare l’intero arsenale e circa 300 rimasero
disarmati.
Due foto dell’insurrezione di Cienfuegos
76
17 Settembre 1957: Il combattimento di Pino del Agua
I fatti del 5 Settembre a Cienfuegos hanno sconvolto l'isola. Anche se l'insurrezione è fallita dopo poche ore, ormai c'è la
certezza che Cuba è in guerra contro se stessa. Tra l'altro la feroce repressione dell'insurrezione causata dal
bombardamento dei B 26 forniti dagli Stati Uniti e il
successivo rastrellamento a tappeto nella città di Cienfuegos,
hanno iniziato a scavare un solco sempre più definito tra la
popolazione Cubana, Batista e gli USA.
Mentre a Cienfuegos sta per scoppiare la rivolta, i
guerriglieri sono in marcia e stanno pensando ad un altra
imboscata.
Vogliono cercare di assaltare Pino del Agua, con l'intenzione di prenderla, nel caso non ci siano troppi soldati
nemici, oppure comunque fare un "atto di presenza" per far
vedere che i ribelli sono vivi e pronti all'assalto.
In questi giorni durante di avvicinamento a Pino del Agua le Colonne n°1 di Fidel e la n°4 di Guevara, marciano a volte
insieme ed a volte separate, con la stessa destinazione finale.
Nella colonna dei guerriglieri è un continuo va e vieni di
soldati, alcuni si aggiungono come rinforzi, molti altri
lasciano la guerriglia disertando.
Tra questi, alcuni casi tristi come quello di Roberto Rodrìguez, che dopo essere stato disarmato per
insubordinazione, si suicida dopo aver preso l'arma ad un
compagno.
77
Il 5 Settembre la colonna del CHE arriva a San Pablo de Yao, un piccolo villaggio in provincia di Granma dove la popolazione festeggia i guerriglieri e che viene occupato
dalle forze ribelli pacificamente dato che non erano presenti
truppe nemiche.
Qui Ernesto Guevara conosce Lidia Doce. La donna sarà una messaggera molto importante per la guerriglia, fino a
che non viene scoperta ed uccisa a La Habana.
Intorno al 10 Settembre le colonne n°1 e n° 4 arrivano a
Pino del Agua, a questo punto le 2 colonne si dividono. La colonna n°1 di Fidel, segue verso Santiago, in maniera da
farsi notare, mentre quella n° 4 del CHE si imbosca nella
zona aspettando il passaggio dell'esercito nemico.
Ecco il racconto del CHE:
" ...sperando che il nemico si sarebbe fatto vivo presto,
iniziammo a prendere le posizioni in maniera da vigilare
tutti i sentieri in arrivo nella zona. Incaricammo il vecchio
Tamayo, che viveva nella zona ( Cuevas de Peladero ) di procurarci i viveri necessari nel caso che avessimo dovuto
sostare a lungo in attesa dell'esercito....
...Efigenio Ameijeiras era incaricato di vigilare uno dei sentieri di accesso in retroguardia arrivando
dalla zona di Pico Verde.
78
Lalo Sardiñas con un plotone, si posizionò nella zona di El Zapato vigilando una serie di sentieri che muoiono ai
margini del fiume Peladero
Ciro Redondo era incaricato con tutto il suo plotone, di difendere l'accesso dalla Siberia ( La zona dove si uniscono l'Uvero e Pino del Agua )
Noi invece avevamo i soldati distribuiti lungo il cammino
che sale da Guisa, in un monte sopra il faraglione, in
maniera da sorprendere i camion dell'esercito e concentrare
il potere di fuoco nel luogo dove era più probabile il loro
passaggio.
Il luogo che avevamo scelto ci avrebbe permesso di
avvistare i camion ancora molto lontani...
Il piano era semplice, avremmo sparato da entrambi i lati e
fermato il primo camion su una curva, iniziando poi il fuoco
su tutti gli altri mezzi al seguito, pensando che in questa
maniera saremmo riusciti a prendere 3 o 4 veicoli per
l'effetto sorpresa.
Il plotone che era incaricato dell'assalto aveva le nostre
migliori armi ed era rinforzato dalla gente del capitano
Raúl Castro Mercader.
Aspettammo circa 7 giorni imboscati pazientemente senza
vedere l'ombra di un soldato nemico.
Al settimo giorno, quando ero nel piccolo posto di comando
dove si cucinava per tutta la truppa imboscata, fui avvisato
dell'avvicinamento dei soldati di Batista.
79
Mentre tornavo alla mia posizione, ancora prima di vedere
i camion dell'esercito, sentivo il loro rumore in lontananza,
nascosti dalle montagne......"
80
"... Le nostre forze si prepararono al combattimento. Nel
luogo principale si posizionarono gli uomini al comando del
capitano Ignacio Pérez, che avevano il compito di fermare il
primo camion in arrivo, mentre gli altri nostri soldati,
dovevano sparare sui mezzi dell'esercito dalle posizioni
laterali.....
...Venti minuti prima del combattimento, si scatenò una
pioggia torrenziale, cosa abbastanza comune sulla Sierra,
che ci bagnò completamente. La pioggia però, fece avanzare
i soldati dell'esercito, facendoli preoccupare più per l'acqua,
che per la possibilità di un nostro attacco.
Questo aumentò il fattore sorpresa.
...L'incaricato di sparare il primo colpo aveva
una mitragliatrice Thompson. Partì la raffica della mitragliatrice, che non colpì nessuno.
Immediatamente seguì una serie di spari da tutte le parti,
i soldati del primo camion, più impauriti che feriti dai nostri
colpi, si buttarono rapidamente giù dal veicolo cercando
una via di fuga verso il faraglione.
Fuggendo però riuscirono ad uccidere un nostro grande
combattente, José de la Cruz, soprannominato Crucito.
Il combattimento prese una piega strana, un soldato
dell'esercito si rifugiò sotto il camion fermo sulla curva
sparando a tutti quelli che vedeva spuntare dalla boscaglia.
Passarono un paio di minuti prima che io arrivassi sul luogo
del combattimento, vidi che molti dei nostri si stavano
ritirando dietro un falso ordine...
81
Dovemmo dare istruzioni a tutti che tornassero verso il
combattimento e chiedere che cooperassero con le forze di
Lalo e Efigenio per concentrare i colpi.
C'era sulla strada un nostro combattente chiamato Tatìn che mi urlò: 'E' nascosto li! Sotto il camion!!! Andiamo! Forza! Qui si vedono i veri uomini!’
Presi coraggio, quasi offeso dalle grida del mio compagno
che mi sembravano un accusa di codardia verso di me....
però quando provammo ad avvicinarci all'uomo sotto il
camion ci accorgemmo che il prezzo da pagare per il nostro
eroico gesto sarebbe stato davvero troppo alto....
Il soldato dell'esercito si ritirò con il suo fucile mitragliatore
strisciando e si salvò dall'essere fatto prigioniero o ucciso.
I camion dell'esercito erano 5, e trasportavano una intera
compagnia.
La nostra squadra, diretta dal tenente Antonio Lòpez riuscì a compiere perfettamente le istruzioni di non far passare
nessun soldato dell'esercito, una volta che fosse iniziato il
combattimento e che avessimo bloccato il 3° camion.
...Arrivarono i rinforzi di Lalo Sardiñas e Efigenio Ameijeiras, che avanzarono verso i camion
fermi liquidando la resistenza dei soldati.
I soldati nemici fuggirono per i sentieri verso valle,
molti a piedi allo sbando, e alcuni con i 2 camion
che erano riusciti a salvare.
82
Venimmo a conoscenza delle loro forze e delle loro
intenzioni successive per la presenza di Gilberto Cardero.
Questo nostro compagno era stato catturato dall'esercito
durante una delle nostre incursioni precedenti nei villaggi
vicini. Era stato portato insieme ai loro soldati con
l'intenzione di fargli avvelenare Fidel Castro con il contenuto di un tubetto che doveva rovesciare nel cibo di
quest'ultimo.
Al momento in cui sentì gli spari, Cardero anziché fuggire con gli altri soldati, venne verso di noi e si aggregò di nuovo
alle nostre truppe, raccontandoci la sua odissea.
Mentre prendevamo possesso del 1° camion dell'esercito,
trovammo 2 morti e un ferito, che faceva ancora gesti di
combattimento nella sua agonia, fu ucciso senza
avere la possibilità di arrendersi, dato che nel suo stato
d’incoscienza non poteva comunque farlo.
Questo atto vandalico fu compiuto da un compagno che
aveva visto la sua famiglia sterminata dall'esercito di
Batista.
Gli urlai in faccia tutta la vergogna della sua azione, senza
rendermi conto che li vicino mi stava sentendo un altro
soldato ferito che si era tappato con una coperta ed era
rimasto fermo e zitto in un lettino sul camion.
Sentendomi gridare, il soldato dette segnale della sua
presenza, implorando che non lo uccidessimo.
Era ferito ad una gamba.
83
Il soldato continuava a dire a tutti i nostri compagni che
passavano li vicino: ‘Non mi uccidete! Non mi uccidete! il CHE ha detto che non si uccidono i prigionieri!’. Quando il combattimento terminò portammo il soldato ferito
al villaggio vicino per prestargli le prime cure....
Negli altri camion, le perdite inflitte all'esercito erano state
poche, però da questo assalto riuscimmo ad ottenere una
buona quantità di armi.
Mentre ci riunivamo nel piccolo villaggio, si avvicinarono
alcuni velivoli dell'esercito, avvisati del combattimento,
ma li allontanammo sparandogli addosso...”
Il piano elaborato dal CHE, frutta così un importante vittoria
su una colonna dell'esercito che viene praticamente
dimezzata.
84
Dal 22 Settembre al 30 Settembre 1957
22 Settembre: Il governo degli Stati Uniti designa un nuovo capo per la missione militare a Cuba: Clark Lynn
29 Settembre: Il maggiore Tabernilla Dolz, firma il piano
chiamato "Offensiva d'inverno" per distruggere l'esercito
dei guerriglieri che operano sulla Sierra Maestra.
30 Settembre: Il Colonnello dell'esercito Ugalde Carrillo sostituisce il tenente colonnello Curbelo del Sol al comando
delle operazioni della Sierra Maestra.
(Foto dal sito: http://cheguevara.cubasi.cu )
85
Fine Settembre - inizio Ottobre 1957: Un fatto sgradevole
Dopo il Combattimento di Pino Del Agua i guerriglieri stanno cercando di consolidare le loro posizioni e di
migliorare la loro efficienza organizzativa.
I Barbudos cercano anche di frenare la continua
insubordinazione e diserzione con pene severe, per cercare
di aumentare la disciplina del gruppo.
A cavallo tra fine Settembre ed inizio Ottobre accade un
fatto piuttosto increscioso, ecco il racconto del CHE...
"...Arrivò Ramiro Valdés con la notizia che il nostro compagno Lalo Sardiñas, volendo castigare un compagno
colpevole di indisciplina, lo aveva minacciato puntandogli
la pistola alla testa. Purtroppo dall’arma partì un colpo che
uccise il compagno all'istante...
Ci fu un principio di sommossa nella truppa,
immediatamente raggiunsi il luogo del fatto mettendo sotto
custodia Lalo.
L'ambiente si era fatto ostile e quasi tutti i compagni
pretendevano un giudizio sommario e la sua esecuzione.
Iniziammo a prendere le dichiarazioni dei testimoni e
cercare le prove di come era avvenuto il fatto.
Le opinioni erano divise, alcuni sostenevano che era stato
un incidente e altri invece che si era trattato di un omicidio
premeditato.
86
La situazione era molto difficile , Lalo Sardiñas, era sempre
stato un combattente di ottimo valore, esigente difensore
della disciplina e un uomo con grande spirito di sacrificio.
I compagni che ne chiedevano insistentemente la pena di
morte, non erano certo tra i migliori del nostro gruppo....
Le dichiarazioni dei testimoni durarono fino al calar
del sole.
Anche Fidel arrivò al nostro accampamento, era
dell'opinione di non applicare la pena di morte,
ma non giudicò prudente prendere una decisione
senza consultare anche tutti gli altri combattenti.
Iniziò così un processo dove Fidel ed io eravamo i suoi
difensori, mentre l'imputato ascoltava impassibile i giudizi
che avrebbero deciso la sua sorte....
Dopo molti discorsi impulsivi di altri compagni dove si
sollecitava l'esecuzione dell'imputato, toccò a me parlare.
Dissi che dovevamo riflettere bene prima di prendere una
decisione, cercai di spiegare che la morte del compagno
ucciso da Lalo doveva essere attribuita anche all'estrema
tensione della guerriglia, alle nostre condizioni di lotta e che
alla fine anche questa poteva essere imputata al dittatore
Batista....
...Non riuscii ad essere molto convincente davanti ad un
auditorio così ostile.
Era già notte fonda quando iniziò a parlare Fidel.
Per più di un ora spiegò perchè, secondo lui,
Lalo non doveva essere giustiziato.
87
Iniziò a spiegare tutti i difetti che noi avevamo: la mancanza
di disciplina, imprudenze quotidiane che mettevano a rischio
la sicurezza degli altri compagni e ogni altro tipo di errori
commessi comunemente.
Alla fine aggiunse che il deprecabile atto
commesso da Sardiñas, era nato cercando
di difendere l'ordine e la disciplina del gruppo,
e che questo doveva essere tenuto ben presente.
La voce di Fidel e la sua presenza nel monte, illuminato
dalle torce, acquisivano toni patetici e si notava già come
molti dei nostri compagni avevano iniziato a cambiare
opinione per merito del nostro comandante.
Il suo enorme potere di persuasione fu messo a dura prova
quella notte.
....Giungemmo ad una votazione per decidere la sorte di
Lalo.
furono poste 2 scelte: Pena di morte per fucilazione immediata o degradazione con conseguente castigo.
Toccò a me contare i voti dei compagni, Lalo era amato da
molti di noi; riconoscevamo la sua colpa ma non volevamo
che venisse ucciso.
Ricordo che Oniria Gutiérrez, una ragazzina che si era unita alla nostra colonna, poco più che una bambina, ci
domandò con voce tremante se poteva votare anche lei,
dato che faceva parte del nostro esercito.
Gli fu permesso e alla fine iniziai a contare i voti... tra i 146
componenti della guerriglia che votarono, 70 chiesero la
pena di morte, mentre 76 chiesero un altro tipo di castigo.
Lalo si era salvato....
88
Lalo Sardiñas fu destituito e condannato a riconquistare la
sua riabilitazione combattendo da solo contro una piccola
pattuglia di forze nemiche.
Per rimpiazzare la perdita del capitano dalla mia colonna,
Fidel mi mandò uno dei suoi migliori combattenti,
Camilo Cienfuegos, che così diventava Capitano dell'avanguardia della nostra colonna....."
89
Ottobre - Novembre 1957
Inizia un periodo transitorio per la guerriglia.
Mentre i ribelli cercano di rafforzare le loro posizioni
e si scatena una specie di inseguimento a vicenda tra la
colonna n° 4 del Comandante Guevara e del Capitano Camilo Cienfuegos e la truppa dell'esercito regolare comandata del terribile Sanchez Mosquera. Si verificano una serie di avvenimenti a margine della
guerriglia
12 Ottobre: Parte il piano del Governo: "Offensiva d'Inverno"
13 Ottobre: Il periodico Prensa Libre e altri mezzi
d'informazione, comunicano la notizia dell'arrivo a Cuba
del General Maggiore Thomas L. Harold, capo della zona dei Caraibi degli Stati Uniti.
17 Ottobre: Celìa Sànchez Manduley diventa la prima
guerrigliera donna trasferendosi definitivamente
insieme ai ribelli della Sierra Maestra.
19 Ottobre: Si registra un grosso movimento delle truppe
di Batista verso le zone di operazione nella Sierra
22 Ottobre: Sono fatti evadere 11 prigionieri politici rinchiusi nel Castillo del Principe, tra cui Sergio González. Immediatamente gli evasi si incorporano alla guerra
clandestina nella capitale La Habana, mentre le forze
Batistiane incrementano la repressione.
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1° Novembre: Viene firmato il Patto di Miami da: Il Partito Autentico, il Partito Ortodosso, il Direttivo Rivoluzionario ed altri. Il patto crea una Giunta di Liberazione Nazionale, comandata dalle forze borghesi di opposizione.
La Giunta non si oppone all'intervento degli Stati Uniti e pensa al golpe militare per destituire Batista
Ecco un riassunto sul Patto di Miami,
tratto da: “Sulla Sierra con Fidel” di Giorgio Amico
IL PATTO DI MIAMI Se anche appoggiavano apertamente Batista, gli americani
tuttavia non trascuravano di flirtare con l'opposizione,
tentando di isolare Fidel e di riportare il movimento
guerrigliero sotto il controllo politico degli esponenti della
borghesia liberale. Il 1 novembre, su pressione di ambienti
politici americani vicini al Dipartimento di Stato e alla CIA,
si tenne a Miami un congresso generale di sette gruppi
d'opposizione. Fu costituita una Giunta di Liberazione
Nazionale allo scopo di portare a compimento la lotta per la
restaurazione della democrazia a Cuba. Si chiedeva l'aiuto
degli Stati Uniti, garantendo l'esclusione dei comunisti e si
riduceva l'intero programma sociale del futuro governo
democratico alla vaga promessa di creare "nuove fonti di
occupazione, così come più elevati standard di vita". Al
Congresso partecipò anche Felipe Pazos, uno dei firmatari
del Manifesto della Sierra Maestra, che portò l'adesione del
Movimento 26 Luglio.
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La notizia del patto di Miami giunse a Castro attraverso il
"New York Times" che definì l'accaduto come uno
scandaloso tentativo politico di riciclare alcuni screditati
esponenti dell'opposizione liberale. In una lettera in data 14
dicembre Castro denunciò vigorosamente la mancanza nel
patto di ogni dichiarazione contro l'intervento straniero e il
servilismo verso gli Stati Uniti,"chiara riprova di uno scarso
patriottismo e di una vigliaccheria che si denunciano da
soli". Veniva inoltre sconfessato l'operato di Pazos, che a
nessun titolo poteva rappresentare la guerriglia, e si
rifiutava ogni rapporto con la Giunta, del tutto priva di
seguito a Cuba.
"Non ho autorizzato o designato alcuna delegazione per
discutere queste dichiarazioni - dichiarò Fidel - mentre i
dirigenti delle altre organizzazioni che sottoscrivono il patto
stanno in esilio facendo una rivoluzione immaginaria, i
dirigenti del Movimento 26 Luglio stanno a Cuba facendo
una rivoluzione reale".
La mossa era rischiosa, il movimento castrista rischiava di
perdere il consenso accumulato in un anno di lotta presso
l'opinione pubblica moderata e di giustificare le accuse di
estremismo avanzate dagli americani e dall'opposizione
borghese. Con un'abile mossa tattica Fidel rovesciò la
situazione, neutralizzando l'insidioso tentativo del
Dipartimento di stato di isolarlo e screditarlo. Nella lettera
si dichiarava che presidente provvisorio della nuova Cuba
democratica sarebbe stato il giudice Urrutia, il magistrato
costretto a dimettersi per aver assolto i compagni di Fidel
arrestati dopo lo sbarco del Granma.
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La decisione si rivelò azzeccata. Urrutia era noto per le sue
idee moderate e ciò bloccò sul nascere il tentativo
americano di presentare Castro come un sanguinario
avventuriero contrario per principio ad una soluzione
politica del conflitto. Il 23 dicembre Urrutia giunse a Miami
in rappresentanza di un governo cubano in esilio
espressione del Movimento 26 Luglio. Liberale e
anticomunista, il giudice Urrutia era l'uomo adatto a
trattare con il governo americano per convincere
Washington a sospendere le forniture d'armi a Batista. Il 14
marzo 1958 l'amministrazione Eisenhower annunziò
ufficialmente la sospensione dell'invio di armi alle forze
armate cubane.
1° Novembre: Ernesto Guevara crea il periodico El Cubano Libre 2 Novembre: L'alto comando Batistiano, mette a punto un
altro piano.
Questa volta il progetto è di proporre l'offensiva
da est ad ovest partendo da Hoyo de Peladero e Pino del Agua e da ovest a est partendo da El Ají de Juana e da San Lorenzo de Rabí
3 Novembre: nel periodi Miami Herald di questa data,
compare un informazione scritta dal giornalista Pat Murray,
che dice:
"I ribelli progettano di attaccare l'industria dello zucchero”
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8 Novembre: Guerriglieri della colonna n°1, capitanati da
Ciro Frías liberano il combattimento di El Mareón
Fu la notte "dei 100 fuochi o delle 100 bombe" nella città de La Habana,
Faustino Pérez disse che Sergio González fu l'attivista principale di quella movimentata notte.
Ecco una sintesi di quello che successe a La Habana, ripreso
dal sito dell’associazione di amicizia Italia-Cuba
La notte delle cento bombe
Le redazioni dei giornali e delle emittenti radiofoniche
ricevettero numerose chiamate telefoniche quel venerdì 8
novembre 1957, con una domanda:
stanno bombardando La Habana?
Le esplosioni coincisero con il tradizionale colpo di cannone
che dalla Fortezza della Cabaña annuncia agli abitanti di La Habana le nove della sera, ora in cui venivano chiuse le
entrate della città coloniale durante l’epoca dei corsari e dei
pirati
Tutto avvenne simultaneamente, con l’azione di circa 200
combattenti clandestini che si proponevano di dar mostra
della loro forza e incoraggiare la popolazione.
Il piano venne steso in accordo con il Movimento 26 Luglio
della capitale e preparato in ogni minimo dettaglio dal capo
delle operazioni Sergio González (Il Pretino), che lavorò a
questo obiettivo da quando fuggì dalla prigione del Castello
del Principe assieme ad altri dieci rivoluzionari il 22 ottobre
dello stesso anno.
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Le esplosioni furono sentite da ogni cittadino della capitale
e l’emittente Radio Reloj diffuse in tutto il paese dei
comunicati dei suoi giornalisti dislocati in diversi punti della
città. Il Ministro delle Telecomunicazioni Ramón
Vasconcelo avvisò gli imprenditori di sospendere per un po’
la trasmissione dei bollettini dato che – affermò – ripetuti da
questa radio di grande ascolto (i loro bollettini venivano
continuamente ripetuti dopo un certo tempo) "le bombe
sarebbero diventate mille".
20 Novembre: Combattenti della colonna n°1 al comando di
Raúl Castro Ruz, Juan George Soto Cuesta e Efigenio Ameijeiras, sconfiggono alcune truppe Batistiane nei
villaggi di Moto, Gabiro e San Lorenzo.
Fidel e il comando dei guerriglieri vengono a conoscenza del
Patto di Miami.
Fidel Castro e Ernesto CHE Guevara
( Foto dal sito: www.bpipaclub.com )
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22 Novembre: Viene creato lo Stato Maggiore Congiunto
delle Forze Armate dell'esercito regolare, organismo
supremo ed esecutivo di tutte le forze terrestri, marittime
ed aeree.
Al comando dello Stato Maggiore c'è il General Maggiore
Francisco Tabernilla Díaz
27 Novembre: Il comandante Guevara, che sta operando sul lato est del Pico Turquino, è informato da
un contadino che una truppa nemica si sta dirigendo
dalla zona di Mar Verde verso la zona di Agua al Revés e che durante il tragitto i soldati stanno bruciando
le case dei contadini.
Il Capitano Camilo Cienfuegos con un distaccamento
di 12 uomini, esce allo scoperto per fermare la truppa
di Sanchez Mosquera. Ne esce fuori un combattimento dove risulta ferito
Joel Pardo e uccisa la guida dell'esercito regolare.
Fidel Castro, Celia Sanchez, e Camilo Cienfuegos
controllano alcune spie catturate. (foto da Archivio da: Yale University Library )
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29 Novembre 1957: Il combattimento di Mar Verde
In questo periodo i guerriglieri vengono spesso a contatto
con le truppe dell'esercito presenti nella Sierra.
La colonna n° 4 viene spesso a contatto con le truppe
comandate da Sanchez Mosquera.
Dopo la "scaramuccia" del 27 Novembre tra la squadra di Camilo e una truppa di soldati, adesso tocca ad Ernesto Guevara incrociare il 29 Novembre, tra i comuni
di El Cobre e Niquero, i soldati di Mosquera....
"La mattina del 29 Novembre, mi svegliai intorno alle 5, 5 e
mezza della mattina.
Avevo dormito bene, nella comodità di un letto contadino,
nel villaggio di Mar Verde..... .....Un contadino ci venne ad avvisare che aveva visto dei
soldati nelle vicinanze che cercavano galline ed uova....
..Immediatamente ci allertammo, dissi al contadino di
andare a controllare esattamente e riportarci notizie sui
movimenti.
....dopo un pò di tempo, l'uomo tornò con la notizia che nella
casa dei Reyes, 1 o 2 chilometri più in alto, già sul sentiero
della Sierra de la Nevada, aveva visto un grande gruppo di soldati accampati.
Non poteva essere altri che il gruppo di Sanchez Mosquera.... ....Di corsa preparammo un piano su come avremmo potuto
organizzare un combattimento con i soldati, dovevamo
capire da dove avrebbero potuto passare.
97
Avevano solo due possibili sentieri e pensammo però che
probabilmente si sarebbero mossi per la strada più corta tra
le due, quella che seguendo il fiume Turquino porta ad una località chiamata Ocujal ai piedi della montagna del Pico Turquino.
Iniziammo a disporci per l'agguato, Camilo aveva combattuto con i soldati un paio di giorni prima, ma non
sapevamo dove fosse in questo momento.
Poco dopo arrivarono dei messaggeri dicendoci che la
squadra di Camilo era arrivata e che stava disponendosi
nella zona tra La Nevada e il cimitero, per sbarrare il
cammino alle truppe dell'esercito.
Gli inviammo ordini tramite i soliti messaggeri, che non si
lasciassero vedere e che ne iniziassero il combattimento fino
a che non avessero sentito il primo sparo, a meno che i
soldati di Mosquera non avessero cercato di uscire per il sentiero bloccato dai nostri ragazzi.
Dalla parte Ovest del sentiero piazzammo le squadre dei
Tenenti Noda e Vilo Acuña, ad Est invece la squadra di Raúl Castro Mercader chiudeva l'assedio.
La mia piccola squadra con alcuni rinforzi, era incaricata di
bloccare tendere l'imboscata nel caso che le truppe fossero
scese verso il mare....
...Dopo poche ore fu dato l'allarme che già si vedevano i
primi soldati nemici avanzare per il camino real
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La nostra posizione era ideale per sparare sui primi soldati,
però non permetteva di continuare la lotta, pensammo che
immediatamente i loro soldati si sarebbero ritirati, per
cercare posizioni migliori e anche noi avremmo a quel punto
abbandonato l'imboscata........
Sentimmo i passi dei soldati, quasi sopra di noi, nel campo
vicino i nostri compagni avevano visto che si trattava solo di
3 uomini, ma non potettero avvisarci...
....Ero molto nervoso, anche per i compagni che erano con
me e affrettai il primo sparo, sbagliando la mira.
Immediatamente si aprì il fuoco da tutte le parti e gli altri
nostri compagni attaccarono la casa dove ancora stavano la
maggior parte dei soldati di Mosquera.
Nella nostra imboscata invece ci fu un minuto di strano
silenzio, quando andammo a raccogliere i soldati morti,
dopo della prima sparatoria, nel Camino Real non c'era nessuno, accanto alla strada c'era una fitta boscaglia, dove
era stato ricavato un passaggio, tagliato con un macete,
dove i soldati si erano ritirati cercando la fuga.
Iniziammo a cercarli, Joel Iglesias , seguito da Rodolfo Vázquez e Geonel Rodríguez, entrò per il solito sentiero dei soldati, nel tunnel vegetale.
Potevo sentire la sua voce che intimava la resa, promettendo
loro che sarebbe stata risparmiata la vita ai prigionieri.
Improvvisamente sentimmo una serie di spari e i compagni
mi avvisarono che Joel era gravemente ferito.
Nonostante tutto la sua fortuna fu straordinaria, gli avevano
sparato a bruciapelo da 3 fucili Garand.
99
Il suo fucile (pure quello un Garand) fu attraversato da 2
pallottole che ruppero la sua culatta, una altra gli bruciò la
mano, un altra ancora una guancia, poi 2 pallottole gli
perforarono il braccio, altre 2 una gamba e un numero
indefinito in altre parti del corpo.
Era completamente coperto di sangue, ma nonostante tutto,
le sue ferite erano relativamente lievi. Lo prendemmo
immediatamente e lo inviammo su una amaca all'ospedale."
Schema del combattimento del Mar Verde,
ripreso dal libro Pasajes de la guerra Revolucionaria. Da notare come nello schema la data riportata è sbagliata
(Dicembre anziché Novembre)
100
"..prima di tornare a pensare al combattimento generale,
dovevamo prendere i 3 soldati fuggiti... Sentimmo la voce di
uno dei nostri che gridava ' 'Sono li!' ' Immediatamente dopo sentimmo la voce dei soldati che si
arrendevano.
Mandammo i soldati prigionieri verso l'ospedale dove
avevamo inviato il nostro compagno.
I soldati catturati ci avevano comunicato che la truppa di
Mosquera era composta approssimativamente da circa
80/100 uomini.
Non sapevamo se la notizia era sicura, però questo
corrispondeva più o meno ai nostri uomini, che però
avevano un armamento inferiore a quello di Mosquera.
Decidemmo di non attaccarlo frontalmente ma di mantenere
l'assedio, cercando di sbarrargli il passo e magari cercare
un attacco in nottata....
Dopo poche ore ci arrivò la notizia che dei rinforzi nemici,
comandati dal Capitano Sierra, stavano salendo su per la montagna dal sentiero che viene dal mare.
Organizzammo immediatamente 2 pattuglie per bloccarli,
una era comandata da William Rodrìguez che doveva attaccare nella zona di Dos Brazos del Turquino e l'altra, comandata dal tenente Eisler Leyva , doveva attendere dei rinforzi per poi attaccare i soldati, al momento che fossero
arrivati in cima alla salita, in una posizione molto
favorevole a noi.
101
Eravamo tutti in tranquilla attesa, quando a metà del
pomeriggio, sentimmo una sparatoria nella parte alta delle
nostre posizioni e, più tardi, mi comunicarono la triste
notizia, Ciro Redondo, cercando di forzare le linee nemiche,
era stato ucciso.
Poco dopo gli spari si fecero sempre più forti e più vicini, le
nostre difese erano attaccate dai rinforzi nemici.
Decidemmo di ritirarci, ancora una volta Sanchez Mosquera era riuscito a salvarsi.
Facemmo una tranquilla ritirata verso El Arroyo de Guayabo e successivamente verso la valle di El Hombrito
Quando arrivammo al nostro campo base facemmo un punto
della situazione con le altre squadre che avevano
partecipato al combattimento.
Secondo i racconti degli altri compagni, erano caduti diversi
soldati dell'esercito, avevamo perso molti zaini che erano in
custodia ad una guida che si era fermata a riposarsi in un
punto del sentiero ed era stata poi catturata ed uccisa dai
soldati di Batista.
Avevamo 4 soldati feriti (Roberto Fajardo, Joel Pardo, Javier Pazos e Joel Iglesias ) e purtroppo avevamo perso il
nostro grande compagno Ciro Redondo Inviai immediatamente una lettera a Fidel, proponendo la
promozione postuma a Comandante per Ciro.
102
Un ultima curiosità: prima di ritirarci dal combattimento
per poco un proiettile non mi prende in piena testa. Fu il
mio compagno Geonel a gridarmi un attimo prima dello
sparo, di abbassarmi.
La pallottola si conficcò in un albero, passando a pochi
centimetri da me.
Nell'accampamento stavo parlando dell'episodio con Geonel e lui mi diceva che aveva più probabilità lui che io di
arrivare alla fine della guerra, dato che io non prendevo
mai grosse precauzioni mentre lui faceva attenzione a non
esporsi mai più del necessario...
...Probabilmente aveva ragione, anche se Geonel era un combattente valoroso, non rischiava mai inutilmente la sua
vita.... purtroppo però fu lui a non arrivare alla fine della
guerra, ucciso alcuni mesi dopo da una massiccia offensiva
dell'esercito Batistiano...."
103
Dicembre 1957
Il combattimento di Mar Verde , pur se parzialmente, ha
dimostrato ai guerriglieri che nonostante il grande
spiegamento di forze dell'esercito, possono fronteggiarlo
facendo rapidi attacchi "mordi e fuggi".
"L'offensiva di inverno" dell'esercito di Batista è comunque in crescendo, cercando di annientare i ribelli,
prima che diventino un grosso problema....
2 Dicembre: Il capitano Ciro Redondo, morto nel
combattimento di Mar Verde, è promosso al grado di
Comandante.
6 Dicembre: un piccolo gruppo di ribelli comandata dal
tenente Lalo Sardiñas combatte in un luogo conosciuto
come El Salto o Cayayal. L'obiettivo è fermare l'avanzata delle truppe dell'esercito e in
questo combattimento i guerriglieri riescono a raggiungere
lo scopo.
8 Dicembre: Truppe del comandante Che Guevara, combattono ad Alto de Conrado, punto più estremo dove è
arrivata l'"offensiva d'inverno" dell'esercito.
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Il luogo si mostra favorevole ai guerriglieri, che riescono a
respingere le truppe guidate ancora una volta da Sanchez Mosquera e a costringerle a ritirarsi dalla posizione conquistata.
Il bilancio del combattimento è di alcuni morti tra i soldati
dell'esercito e 2 feriti lievi tra i guerriglieri, uno di questi è
proprio il comandante Guevara.
14 Dicembre: In risposta al "Patto di Miami" Fidel Castro invia una lettera scritta a mano da Celia Sanchez, ai firmatari del patto, mostrando la sua opposizione per gli
accordi presi.
24 Dicembre: Forze ribelli capitanate da Raúl Castro Rúz realizzano un operazione nelle pianure di Manzanillo.
105
Fine anno 1957: Un anno di guerra
Ormai è passato poco più di un anno da quando i ribelli sono
sbarcati sull'isola.
Dopo lo sbando iniziale, il gruppo di Fidel Castro è riuscito a
riorganizzarsi partendo praticamente da zero, e a creare un
esercito combattente di circa 200 uomini.
Anche se il numero è ancora esiguo, la disorganizzazione
finora mostrata dall'esercito e l'impreparazione ad affrontare
i guerriglieri nella selva della Sierra Maestra ha avuto la
meglio.
Ormai Cuba è a conoscenza del moto rivoluzionario, e anche
il governo di Batista non riesce più a minimizzare l'evento.
I ribelli parlano ai volontari della Sierra Maestra
(foto del 1957 dall'archivio della Yale University Library)
106
Il massiccio attacco dell'esercito, che con il piano "Offensiva
d'inverno", si propone di distruggere i guerriglieri, è appena
agli inizi.
Intanto i guerriglieri sono riusciti a creare per ora un
"piccolo territorio libero" sulla Sierra Maestra ed iniziano a
creare un vero e proprio 2° governo per la zona
momentaneamente controllata.
In questa mappa ripresa dal libro
"Pasajes de la guerra revolucionaria" si può vedere il territorio su cui operano attualmente le colonne n°1 e n°4.
107
Ecco la conclusione del 1957 nelle parole di
Ernesto Guevara:
"...Oramai da fine Ottobre 1957, avevamo stabilito il nostro
accampamento principale a El Hombrito. Avevamo portato diverse attrezzature, tra le quali, la
stampatrice con cui facevamo uscire le edizioni del
periodico ' 'El Cubano Libre' ' . Avevamo costruito un forno per il pane in un vecchio Bohío (tipica abitazione contadina), in maniera che l'aviazione
dell'esercito non potesse notare nessuna nuova costruzione .
Facemmo poi preparare una immensa bandiera del
Movimiento 26 de Julio con la scritta "Feliz año 1958", che fu posta in cima alle due grandi pietre di El Hombrito, in maniera che potesse essere vista anche dalle popolazioni
delle miniere di Bueycito, mentre ci preparavamo ad
affrontare l'imminente tentativo d'invasione da parte di
Sanchez Mosquera, fortificando le entrate di El Hombrito sui sentieri più probabili per l'accesso delle truppe
nemiche....”
108
Gennaio 1958
4 Gennaio: Forze della colonna n° 1 attaccano la caserma
di Dos Palmas, nella Sierra Maestra.
15/16 Gennaio: Le forze della colonna n°1 combattono a
Veguitas, vicino a Bayamo Il capitano Efigenio Ameijeiras è designato capo di tutto il
personale dei 3 plotoni che attaccarono Veguitas e ufficiale
investigatore delle cause del disastro sofferto, cosi come dei
delitti commessi per disobbedienza di ordini chiari e precisi,
emessi dal Comando, con ordini espressi di arrestare come
primo provvedimento, il capitano Rafael Castro, il Capitano
Victor Mora e il Capitano Josè, che rimasero sotto processo
militare e sottomessi al Consiglio di Guerra per "depurare" le
responsabilità e per l'applicazione delle sanzioni che si
meritano.
Una foto di un esecuzione sulla Sierra
dall'archivio della Yale University Library
109
25 Gennaio: La direzione del Movimiento 26 de Julio de La
Habana, assalta 2 Radio Nazionali, il Circuito Nazionale Cubano (oggi Radio Rebelde) e Unione di Radio.
L'azione riesce nella prima stazione, dalla quale viene
trasmesso intorno alle 3 del pomeriggio, un messaggio che
chiama il popolo alla lotta.
27 Gennaio: Combattenti del M. 26 de Julio realizzano un sabotaggio alla ESSO Standard Oil Company
(Foto tratta dall'archivio della Yale University Library)
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Febbraio 1958
4 Febbraio: René Lamos Latour invia una lettera a Fidel Castro, informandolo sui distinti accordi adottati dalla
direzione Nazionale del Movimiento 26 de Julio, dopo la
riunione a Santiago di Cuba. Viene riferito della
Ristrutturazione della direzione del movimento, dove sono
nominati coordinatore nazionale Marcelo Fernández e per la propaganda Enzo Infante, mentre sono ratificati Faustino Pérez, Celia Sànchez, Haydée Santamaria ed altri membri.
7 Febbraio: Il cadavere di Gerardo Abréu uno dei principali capi di Azione e Sabotaggio, de La Habana, viene
ritrovato crivellato di colpi.
8 Febbraio: Arriva presso le coste di Camaguey , Faure Chomòn, a capo della spedizione "Escapade", con 15 combattenti del Directorio Revolucionario 13 de Marzo.
Una giovane guerrigliera gioca con la sua pistola
(Foto tratta dall'archivio della Yale University Library)
111
16/17 Febbraio 1958: Pino del Agua II
Dal racconto di Ernesto Guevara, gli inizi dell’anno del 1958, sono di “relativa tregua” tre l’esercito ribelle e
l’esercito regolare.
L’incubo del CHE è Sanchez Mosquera che imperversa
ancora in alcune zone della Sierra Maestra, evitando i
guerriglieri, ma, sempre secondo il racconto di Guevara,
facendo strage di Contadini.
In questi giorni l’attenzione dei ribelli è però maggiormente
rivolta ai problemi interni, cioè alle spaccature create dal
Patto di Miami e ad una divisione all’interno dello stesso Movimento 26 de Julio.
Nonostante i problemi interni, il momento attuale però è
propizio, grazie all’attenzione il paese stesso e il resto del
mondo, rivolge verso Cuba.
I ribelli iniziano quindi a pensare ad un attacco che possa
essere di grande risonanza e che metta in luce in maniera
definitiva la ribellione.
Ecco il racconto del Che:
"... Il punto che avevamo scelto per fare l'attacco, era
nuovamente Pino del Agua, dato che il primo attacco aveva
avuto un buon successo.
Il luogo era adesso occupato nuovamente dal nemico.
La sua posizione era di notevole importanza, perchè
posizionato sulla cresta della Sierra e il movimento delle
nostre truppe nelle zone adiacenti era sempre molto
pericoloso.
112
Durante i primi giorni di Febbraio, iniziammo i preparativi
e l'investigazione sulla zona.
Preparammo inoltre un arma inventata da noi, a cui davamo
un importanza fondamentale. La chiamammo M 26 o Sputnik, era una piccola bomba di latta, che dovevamo
prima "armare" con un complicato meccanismo, una specie
di catapulta preparata con i pezzi di un fucile da pesca
sottomarina.
Più tardi fu perfezionato, facendolo partire con lo sparo di
un fucile e una pallottola a salve, che lanciava più lontano
la nostra invenzione.
Queste piccole bombe facevano molto rumore, anche se il
loro potere era più di "terrorismo psicologico" che
offensivo, riuscivano al massimo a procurare delle piccole
ferite se esplodevano molto vicino a un soldato nemico.
Senza contare che era molto difficile far coincidere
l'esplosione con la caduta a terra della bomba. in certi casi
la bomba perdeva la miccia al momento dello sparo che la
faceva partire, arrivando intatta in mani nemiche...
Quando i soldati di Batista capirono il meccanismo, non
ebbero più paura di questa rudimentale arma, però in questo
combattimento l'effetto sorpresa giocò la sua importanza....
...Finalmente preparammo il piano:
avremmo attaccato il 16 Febbraio. Fidel, sapendo che c'era una compagnia intera nel Fortino
nemico, non era convinto che le nostre forze sarebbero
riuscite a prenderlo.
113
Quello che volevamo fare era attaccarlo, liquidare le
postazioni delle sentinelle, assediarlo ed aspettare i rinforzi
dell'esercito regolare, (che sarebbero arrivate in loro
soccorso), per tendergli delle imboscate.
Stabilimmo le varie imboscate, dalle quali ci aspettavamo
ottimi risultati.
In ognuna ponemmo un numero di uomini equivalente al
numero delle truppe regolari che ci aspettavamo.
114
L'attacco fu diretto personalmente da Fidel, il cui Stato Maggiore era posizionato direttamente con la vista sul
fortino nemico, su una cima situata a nord, dalla quale si
poteva dominare perfettamente l'obiettivo."
Celia Sanchez e Juan Almeida,
durante il combattimento di Pino del Agua ( Foto da : www.santiago.cu )
115
"....Nella mappa n° 2 (Vedi foto sotto), si può apprezzare meglio il piano di azione.
Camilo doveva avanzare per il cammino che viene
dall'Uvero, passando dalla Bayamesa. Le sue truppe, che costituivano un plotone di avanguardia della Colonna n°4, avrebbero dovuto conquistare i posti di guardia delle
sentinelle, avanzare fino a dove potevano, e successivamente
mantenere la posizione.
La fuga delle guardie sarebbe stata impedita dal plotone di
Raúl Castro Mercader, situato nei pressi della strada che porta a Bayamo e nel caso che i soldati di Batista avessero cercato di raggiungere il fiume Peladero, li avrebbero aspettati il Capitano Guillermo Garcia con circa 25 uomini.
116
Appena fosse iniziato il fuoco, sarebbe entrato in funzione il
nostro mortaio, che aveva esattamente 6 Granate, e
successivamente avremmo iniziato l'assedio.
Avevamo preparato un imboscata diretta dal tenente
Vilo Acuña, sulla Loma de la Virgen, destinata ad intercettare le truppe che fossero arrivate dall'Uvero. Più staccato verso il Nord, aspettando eventuali truppe che
fossero passate da Yao in direzione Vega de Los Jobos, era piazzato il nostro Lalo Sardiñas con alcuni uomini armati di
fucile.
In questa imboscata, avemmo modo di sperimentare un
nuovo tipo di mina. Uno dei nostri Compagni, aveva ideato
il sistema per far esplodere una bomba di aviazione integra,
usando un fucile come detonatore.
Piazzammo la rudimentale mina prevedendo che l'esercito
potesse passare da quella zona dove non avevamo molta
forza a nostra disposizione.
Purtroppo ci fu un incomprensione, il compagno incaricato
di dare l'allarme all'arrivo del nemico era inesperto e molto
nervoso, dette così l'avviso nel momento in cui stava salendo
in realtà un camion civile.
La mina esplose e purtroppo il conducente del veicolo fu la
vittima innocente di questa nuova arma.....
117
All'alba del 16 Febbraio, Camilo avanzò per prendere le postazioni nemiche di sentinella, però le nostre guide non
avevano previsto che nella nottata le guardie si sarebbero
ritirate molto vicine al loro accampamento, così i nostri
tardarono molto nel lanciare l'attacco, dato che pensavano
di essersi sbagliati di luogo e ogni passo in avanti lo fecero
con molta attenzione e cautela, dato che non capivano che
fine avessero fatto le sentinelle.
I 500 metri di distanza tra il luogo previsto e quello reale,
costò a Camilo più di un ora di tempo perso, avanzando con
i suoi 20 uomini in fila indiana.
Riuscirono alla fine ad arrivare al piccolo accampamento,
le guardie avevano piazzato un elementare sistema di
allarme costruito con dei fili sul terreno legati ad alcune
lattine, in maniera che quando qualcuno fosse inciampato
avrebbe fatto rumore. Peccato per loro però che nelle
vicinanze avessero lasciato a pascolare alcuni cavalli, così
il rumore delle lattine era confuso insieme al rumore dei
cavalli stessi, così Camilo arrivò praticamente a dove erano
i soldati nemici.
Noi invece dall'altra parte, eravamo in ansia per il tempo
che passava, aspettando trepidanti il primo sparo per
iniziare il combattimento. Alla fine lo sentimmo ed
iniziammo il nostro bombardamento con le 6 granate
sparate dal mortaio.
118
Le guardie avevano visto o sentito i primi assalitori iniziare
l'attacco e con la prima raffica di mitra che dette inizio al
combattimento ferirono il nostro compagno Angel Guevara, che poi morì successivamente nel nostro ospedale della
Sierra.
In pochi minuti nel frattempo, gli uomini di Camilo, avevano
sterminato la resistenza, prendendo 11 armi, tra cui anche 2
fucili mitragliatori, e facendo prigioniere 3 guardie, oltre a
contare almeno 7/8 morti tra i soldati di Batista.
Immediatamente però nella caserma organizzarono la
resistenza e riuscirono a bloccare la nostra avanzata.
In successione i tenenti Noda e Capote e il combattente
Raimundo Liens Morirono tentando di continuare
avanzando verso la caserma, Camilo fu ferito ad un muscolo
e Fernando Virelles, incaricato di manovrare la
mitragliatrice, si dovette ritirare lasciandola abbandonata.
Nonostante la ferita, Camilo tornò a lanciarsi nell'inferno di pallottole, cercando di salvare l'arma abbandonata; Fu
ferito di nuovo, fu fortunato che la pallottola gli entrò
nell'addome uscendo dal costato senza toccare nessun
organo vitale.
Mentre salvarono Camilo, abbandonando definitivamente la
mitragliatrice, un altro nostro compagno, Luis Macias, rimase ferito e si trascinò tra i cespugli nella direzione
opposta alla ritirata dei nostri compagni, andando incontro
così alla morte.
119
Alcuni nostri compagni isolati, da posizioni vicine alla
caserma, la bombardavano con la nostra arma inventata, lo
Sputnik o M 26, seminando la confusione tra i soldati
asserragliati nel fortino.
Guillermo Garcia , fu impossibilitato ad intervenire in
questo combattimento, dato che le guardie non tentarono di
uscire dal loro rifugio, ma chiamarono, come si prevedeva, i
rinforzi per radio.
A metà mattinata la situazione era di calma in tutta la zona,
però dalle nostre posizioni, nel Comando di Stato Maggiore,
sentivamo delle grida che ci riempivano di angustia e che
dicevano più o meno : "Eccola qui la mitragliatrice di Camilo!", allo stesso tempo sentivamo partire una raffica.
Insieme alla mitragliatrice ed al suo tripode, Camilo aveva
perduto il berretto che aveva il suo nome scritto sulla parte
posteriore e le guardie ci sbeffeggiavano in questa
maniera... Avevamo capito che era successo qualcosa, ma
non potevamo contattare le truppe dall'altro lato, mentre
Camilo, curato da Sergio del Valle, rifiutava di ritirarsi e restava con il suo gruppo in attesa...
120
Le previsioni di Fidel si avverarono, da Oro de Guisa, la compagnia comandata dal capitano Serra, inviò la sua avanguardia perchè arrivasse a controllare quello che stava
succedendo a Pino del Agua. Li stavano aspettando il plotone completo al comando di Paco Cabrera, circa 30/35 uomini appostati nella forma che si può vedere nella Mappa n° 3, (Vedi foto sopra), al lato del sentiero, sulla cima
chiamata Loma del Cable. Le nostre squadre erano posizionate al comando dei tenenti Suñol, Álamo, Reyes e William Rodriguez, Paco Cabrera era li invece come capo
del plotone....
....La piccola forza nemica avanzò e fu distrutta totalmente,
11 morti e 5 prigionieri feriti, che furono curati presso una
casa e lasciati lì. Ci impossessammo di 12 fucili, tra cui due
M-1, un fucile mitragliatore ed un fucile Johnson..... Uno o due dei loro soldati che riuscirono a fuggire,
arrivarono con le notizie di quello che stava succedendo ad
Oro de Guisa e chiedendo aiuto.
121
Però proprio tra Guisa e Oro de Guisa era appostato Raúl Castro Rúz con tutte le sue forze, dato che era il punto dove pensavamo che più facilmente potessero arrivare i
rinforzi dell'esercito. Raúl dispose i suoi uomini in maniera
che Félix Pena chiudesse con la sua avanguardia la strada ai rinforzi e immediatamente le 2 squadre attaccassero i
soldati nemici insieme a quella di Ciro Frías, mentre la
squadra di Efigenio chiudesse l'assedio dalla retroguardia. Un dettaglio passò inosservato in quel momento, 2 contadini
inoffensivi e tontarelli, che passarono da tutte le nostre
posizioni con i suoi polli sotto il braccio.
Posteriormente risultarono essere soldati dell'esercito di
Oro de Guisa, mandati in avanscoperta per esplorare il
cammino. Poterono così osservare tutte le nostre posizioni,
avvisando poi i suoi compagni di Guisa, così Raúl si vide costretto a resistere all'attacco dell'esercito, che arrivò da
una posizione più alta, e quindi a fare una lenta ritirata,
nella quale perse un uomo, Florentino Quesada e fu ferito un altro compagno."
Fidel Castro durante la battaglia di Pino del Agua
122
"...Il cammino che viene da Bayamo, passando da Oro de Guisa, fu l'unica via che l'esercito cercò di passare. Nonostante Raúl si vide obbligato a retrocedere, data la sua posizione inferiore, le truppe nemiche avanzarono con molta
lentezza per questo cammino e non si presentarono durante
tutto il giorno.
La mappa n° 4 mostra la manovra (Vedi foto sotto)
123
Questo giorno soffrimmo dell'attacco degli aerei B-26 dell'esercito, che mitragliarono le cime dei monti, senza
grandi risultati.
Fidel era euforico per il combattimento e, allo stesso tempo,
era preoccupato per la sorte dei compagni e corse varie
volte più rischi di quello che doveva, questo causò che
alcuni giorni dopo io ed un gruppo di ufficiali, gli
inviassimo un documento chiedendogli, in nome della
Rivoluzione, che non rischiasse la sua vita inutilmente....
.. questo documento, forse un pò infantile, che scrivemmo
spinti da un desiderio altruista, crediamo che non sia mai
stato letto da Fidel, che continuò ad esporsi a tutti i rischi
della guerra.
...Nella notte cercai di pressare per realizzare un attacco
similare a quello fatto da Camilo in mattinata, cercando di
convincere Fidel che era realizzabile e che avremmo così
dominato le guardie a difesa della caserma.
Fidel non era molto convinto della cosa, però alla fine
accettò di fare un prova, mandando un gruppo sotto il
comando di Escalona, dandogli pure le squadre di Ignacio Pérez e Raúl Castro Mercader, I nostri compagni
si avvicinarono e fecero tutto il possibile per arrivare fino
alla caserma, però furono sopraffatti dal fuoco dei soldati e
si ritirarono senza tentare nuovamente un attacco.
A quel punto chiesi a Fidel di darmi il comando dei plotoni
per tentare di nuovo l'attacco e lui accettò a denti stretti....
124
...la mia idea era quella di avvicinarmi il più possibile e, con
delle molotov rudimentali preparate con benzina, incendiare
le case della caserma, che erano tutte in legno, costringendo
così i soldati ad arrendersi o a fuggire alla disperata sotto il
nostro fuoco.
Quando stavamo arrivando al luogo di combattimento,
ricevetti un messaggio scritto a mano da Fidel Castro:
16 Febbraio 1958 Che, se tutto dipende dall'attacco da questo lato, senza l'appoggio di Camilo e di Guillermo, non credo che si debba fare niente di suicida, perchè si corre il rischio di avere molte perdite e non raggiungere l'obiettivo. Ti raccomando, molto seriamente, di fare attenzione. Ti ordino di non assumere posizioni di combattente. Incaricati di dirigere bene i tuoi uomini, cosa che in questo momento è indispensabile (F)- Fidel
Mi riferì inoltre Almeida, che mi portò il messaggio, che
sotto la mia responsabilità avrei potuto attaccare
rispettando i limiti dettati dalla lettera, ma che comunque
Fidel non era d'accordo.
Mi pesava l'ordine definitivo di non entrare nel
combattimento, la possibilità certa, quasi sicura, di vari
combattenti senza la sicurezza di impossessarsi della
caserma, senza sapere le posizioni di Guillermo e Camilo, che erano isolati e con tutta la responsabilità sopra le mie
spalle...
125
...Fu troppo per me e, con la testa abbassata, ritornai sul
sentiero della ritirata come aveva fatto il mio predecessore,
Escalona....
Il giorno seguente, nella mattinata, in mezzo alle continue
incursioni degli aerei nemici, fu dato l'ordine di ritirata
generale e, dopo aver sparato su alcuni soldati che
iniziavano ad uscire dai loro rifugi, ci ritirammo verso il
centro della Sierra Maestra.
Il bilancio del combattimento ufficiale era questo:
Il nemico subì dalle 18 alle 25 perdite.
Ci impossessammo di 33 Fucili, 5 Mitragliatrici e di un
grande quantitativo di munizioni.
Nel periodico El Mundo del 19 Febbraio apparve la seguente informazione:
El Mundo, Mercoledì 19 Febbraio 1958
Riportano il ferimento di 16 ribelli e 5 soldati. Ignorano se ferirono Guevara. Lo Stato Maggiore dell'esercito pubblicò un comunicato, alle 5 del pomeriggio di ieri, negando che ci sia stata una importante battaglia con i ribelli a Pino del Agua, a sud di Bayamo. Si può comunque ammettere nella parte ufficiale che ci sia stata una qualche scaramuccia tra le pattuglie dell'esercito e gruppetti di ribelli , aggiungendo che al momento di pubblicare questo comunicato, i feriti ribelli salgono a 16 e quelli dell'esercito sono 5 .
126
Per quanto riguarda il fatto che possa essere stato ferito Ernesto Guevara, noto comunista Argentino, fino ad adesso non è possibile confermarlo. Sulla presenza del capo insurrezionale (Fidel Castro) in questi scontri, non si è potuto confermare niente, così rimane nascosto nelle intrigate grotte della Sierra Maestra
Poco dopo la nostra ritirata o forse in quello stesso
momento, l'esercito provocò il massacro di Oro de Guisa* realizzato da Sosa Blanco, che nei primi giorni del 1959,
sarà poi fucilato davanti ad un nostro plotone d'esecuzione.
Mentre la dittatura poteva solo confermare che Fidel
continuava nascosto nelle intricate grotte della Sierra Maestra, le truppe sotto il suo comando gli chiedevano di
non rischiare inutilmente la sua vita e l'esercito nemico non
si azzardava a salire sulla Sierra per venire a cercarci.
Tempo dopo, Pino del Agua fu liberato dai soldati nemici e
completammo così la liberazione della zona occidentale
della Sierra Maestra A pochi giorni da questo combattimento, si produce uno dei
fatti più importanti della nostra guerra.
La colonna n° 3, sotto il comando del comandante Almeida, parte dalla regione di Santiago mentre la colonna n° 6, denominata 'Frank País' , sotto il comando del comandante
Raul Castro Ruz, si introduce all'interno di Mangos de Baraguà, passando da Pinares de Mayarì. *Oro de Guisa - In realtà il massacro è avvenuto tra il 10 e l’11 Ottobre 1957, vedi appendice I a pagina 173
127
Le 2 colonne formeranno successivamente il II° Fronte
Orientale 'Frank País'."
Nella Foto: La formazione del II° Fronte " Frank Paìs"
Raúl Castro, al comando del II° Frente, con un bambino
128
Febbraio - Marzo 1958
Anche se i ribelli non sono riusciti a conquistare la caserma
di Pino del Agua, sono comunque riusciti a decimare alcune
truppe dell'esercito e, soprattutto, ad impossessarsi di un
discreto quantitativo di armi.
L'ospedale di Pozo Azul, creato dai ribelli sulla Sierra Maestra
(Foto: Yale University Library )
I guerriglieri hanno ormai preso coraggio e sono coscienti
della propria forza che, per quanto esigua, gli permette ormai
di imperversare su un grande territorio della Sierra Maestra
129
24 Febbraio: Dalla sierra parte un segnale Radio "Aquí Radio Rebelde! Aquí Radio Rebelde que transmite desde la Sierra Maestra en el Territorio Libre de Cuba!". La prima stazione radio dei ribelli inizia a trasmettere la sua
controinformazione*
Una foto della casetta di Radio Rebelde
* Quasi 50 anni di Radio Rebelde vedi appendice II a pag. 177
130
1 Marzo: partono 2 nuove colonne, dirette da Juan Almeida e Raúl Castro Ruz , per formare il
II° fronte dell'esercito ribelle, nella province di Oriente.
Secondo la fonte di : "Sulla Sierra con Fidel" di Giorgio
Amico, le 2 colonne partono il 10 Marzo, ecco il testo:
"Nuovi focolai guerriglieri si andavano intanto accendendo sulle montagne, soprattutto nella selvaggia regione dell'Escambray.(3) Alcuni facevano riferimento all'opposizione borghese che tentava in questo modo di inserirsi nella guerriglia e di contrastare la leadership castrista del movimento di liberazione nazionale. Altri dipendevano dal Partito comunista che, dopo lunghi tentennamenti, nel febbraio del 1958 era giunto infine alla decisione di appoggiare apertamente la lotta armata, invitando i membri del partito ad unirsi a Castro o, come nel caso della colonna Máximo Gómez, a costruire proprie unità guerrigliere. Altri infine non rappresentavano nulla di più di bande di avventurieri e sbandati, dediti più al brigantaggio che alla lotta rivoluzionaria. I contadini li chiamavano "comevacas" (mangia vacche), perchè l'unica loro attività era la requisizione del bestiame e il taglieggiamento sistematico della popolazione civile. La banda più nota di comevacas era comandata da un americano, William A. Morgan, ex ufficiale dei paracadutisti, fucilato dopo la vittoria della rivoluzione in quanto riconosciuto colpevole di aver operato come agente provocatore al soldo della CIA per allontanare i contadini dal movimento guerrigliero.
131
La situazione si caratterizzava sempre più come prerivoluzionaria con un governo incapace di riprendere il controllo del paese ed un movimento rivoluzionario non ancora in grado di lanciare la spallata finale. Di conseguenza Fidel Castro decise che era giunto il momento di allargare il raggio d'azione della lotta armata. Il 10 marzo 1958 Raúl Castro alla testa di sessantacinque uomini lasciò la Sierra Maestra per andare ad aprire un nuovo fronte guerrigliero sulla Sierra Cristal, lungo la costa settentrionale della provincia di Oriente. Denominata "Frank Pais" la nuova colonna n.6 a bordo di jeeps e camion con un'audace spedizione durata venti ore raggiunse la zona di operazioni prescelta nonostante gli incessanti attacchi del nemico. Contemporaneamente Juan Almeida venne inviato con un'altra colonna ad aprire un "Terzo Fronte" nella parte più orientale della Sierra Maestra, immediatamente a ridosso della città di Santiago. Il mese successivo Camilo Cienfuegos si spostò a nord, nella zona di Bayamo, mentre il Che con la colonna n.4 continuava ad operare sulla Sierra Maestra centrale."
(una foto d'archivio tratta da www.santiago.cu )
132
Aprile - Maggio - Giugno 1958
Cuba è ormai in rivolta, a parte i guerriglieri si moltiplicano
le azioni di sabotaggio ed i tentativi di insurrezione armata in
varie parti del paese.
Il fatto però attualmente indebolisce la forza dell'esercito
ribelle, con il frazionamento dei poli contro il governo di
Batista.
9 Aprile: Il Movimiento 26 de Julio invita a fare uno
sciopero generale in tutta l'isola.
Lo sciopero però fallisce, ecco il resoconto tratto da "Sulla Sierra con Fidel" di Giorgio Amico
IL FALLIMENTO DELLO SCIOPERO GENERALE Nonostante i successi della guerriglia, i dirigenti del fronte
cittadino manifestavano una crescente insofferenza nei
confronti di una tattica che secondo loro sottovalutava il
ruolo delle città per puntare tutto sulla guerra
rivoluzionaria sulle montagne. Alcuni addirittura tacciavano
di "militarismo" i capi dei fronti guerriglieri e non
risparmiavano neppure lo stesso Fidel, accusato a mezza
bocca di "caudillismo". A febbraio la tendenza del "Llano"
ritornò prepotentemente alla carica, tentando di imporre la
propria direzione strategica al Movimento. Esponenti del
Direttorato nazionale de l'Avana, attaccarono Fidel,
accusandolo di non conoscere la reale situazione dei
rapporti di forza nelle città e proponendo con estrema
determinazione l'organizzazione in tempi brevi di un grande
sciopero generale insurrezionale destinato ad assestare la
spallata decisiva al regime, considerato ormai agonizzante.
133
Nonostante non concordasse con tali analisi e ritenesse il
momento ancora prematuro per l'insurrezione, Castro si
ritrovò in minoranza, costretto a cedere al fine di evitare
una pericolosa frattura fra il Comando generale della Sierra
e il Direttorio nazionale del movimento.
Nella veste di delegato del Direttorio Faustino Perez si recò
ai primi di marzo sulla Sierra e, dopo varie discussioni con
Castro e gli altri comandanti militari, firmò assieme a Fidel
un nuovo manifesto intitolato "Guerra totale contro la
tirannia". Il manifesto, articolato su ventidue punti, asseriva
trionfalmente che "la lotta contro Batista è entrata nella sua
fase finale" e che "per sferrare il colpo finale è basilare uno
sciopero generale, appoggiato da azioni militari". Secondo
le direttive impartite alle organizzazioni rivoluzionarie nel
corso del mese di marzo i comitati d'azione che operavano
clandestinamente nelle città dovevano scatenare una vera e
propria guerra totale. In ogni luogo di lavoro di una
qualche dimensione andava costituito un "fronte unito dei
lavoratori" che riunisse gli operai indipendentemente
dall'appartenenza politica intorno alla parole d'ordine dello
sciopero insurrezionale. Se la parte militare dell'azione fu
svolta con indubbia perizia, nella sola capitale nel mese di
marzo si verificarono centinaia di atti di sabotaggio e di
attentati contro le installazioni nemiche, l'azione politica,
segnò il passo. Nonostante le indicazioni di Fidel di aprirsi
a tutti i gruppi di opposizione presenti nelle fabbriche con
particolare attenzione ai comunisti, emersero nei dirigenti
del fronte sindacale atteggiamenti di grande settarismo.
134
Così, nonostante l'apparato clandestino del Partito
Socialista Popolare avesse espresso l'intenzione di aderire
allo sciopero, i comitati d'azione rifiutarono di aprirsi ai
comunisti. L'organizzazione dello sciopero fu assunta in
pieno dal Movimento 26 Luglio, privo di reale radicamento
nelle organizzazioni dei lavoratori. Emblematico il caso de
l'Avana dove il comitato d'azione era diretto da un gruppo di
intellettuali, in gran parte espressione della borghesia
radicale, del tutto sconosciuti ai lavoratori. A complicare
ulteriormente le cose giunsero le dichiarazioni di Faustino
Pérez, improntate ad un moderatismo che non poteva di
certo riscuotere grandi consensi nella classe operaia:
"L'attuale movimento rivoluzionario è ben lontano
dall'essere comunista...il nostro leader Castro non farà
parte del governo provvisorio... creeremo un clima di
fiducia e di sicurezza per l'investimento del capitale
nazionale e straniero necessario per il nostro sviluppo
industriale".
Anche il Frente Obrero Nacional, l'organizzazione sindacale
del Movimento 26 Luglio, diretto da David Salvador prese
un atteggiamento di estrema chiusura nei confronti dei
lavoratori comunisti, sottovalutando del tutto il problema
della costruzione delle alleanze nel movimento di classe.
Male organizzato e diretto in modo settario, lo sciopero
generale si risolse in un fallimento. Le masse operaie
risposero in modo limitato al proclama del Movimento 26
Luglio e l'esercito e la polizia di Batista non ebbero
difficoltà a reprimere i pochi focolai di lotta. Il 9 aprile,
giorno dello sciopero, in tutta l'isola oltre cento militanti
operai furono assassinati e diverse altre centinaia arrestati.
Il prestigio del movimento rivoluzionario ne uscì a pezzi.
135
Batista trasse la conclusione che la situazione stesse
cambiando a favore del regime e che, dopo il clamoroso
fallimento dello sciopero, fosse possibile porre all'ordine del
giorno la liquidazione dello stesso movimento guerrigliero,
organizzando una massiccia operazione militare contro la
Sierra Maestra. Opinione condivisa dall'intera stampa
internazionale che dava ormai per finita la guerriglia
castrista. Significativamente il New York Times, il giornale
che fino ad allora più si era espresso a favore di Castro,
titolava un articolo del 16 aprile dedicato alla situazione di
Cuba: "Fidel Castro ha ormai i giorni contati".
Intanto nel suo diario, Ernesto Guevara dice che subito dopo lo sciopero fallito del 9 Aprile, Camilo Cienfuegos, scese nelle pianure di Oriente, verso la zona del Cauto, dove viene promosso al grado di comandante e dove riesce a
realizzare delle azioni similari a quelle della Sierra.
15 Aprile: Il giornalista Jorge Ricardo Masetti, arriva sulla Sierra per intervistare
Fidel Castro ed Ernesto CHE Guevara
Una foto di Masetti con il CHE, tratta dal sito: www.lafogata.org
136
Dopo il Fallimento dello sciopero generale, il governo di
Batista decidere di preparare dei volantini e di lanciarli sulla
Sierra per indebolire il morale dei guerriglieri, promettendo
la grazia a chi si arrende presentandosi ad un posto di polizia
o ad un ufficio pubblico preposto, ecco il testo originale del
volantino:
Compatriotas: Si con motivo de habérsete complicado en complots insurreccionales te encuentras todavía en el campo o en el monte, tienes oportunidad de rectificar y volver al seno de tu familia. El gobierno ha ordenado ofrecer respeto para tu vida y enviarte a tu hogar si depones las armas y te acoges a la Ley. Preséntate al Gobernador de la Provincia, al Alcalde de tu Municipio, al congresista amigo, al Puesto Militar, Naval o Policiaco más cercano o a cualquier autoridad eclesiástica. Si estuvieres en despoblado, trae contigo tu arma colocada sobre uno de tus hombros y con las manos en alto. Si hicieras tu presentación en la zona urbana, deja escondido en lugar seguro tu armamento para que lo comuniques y sea recogido inmediatamente. Hazlo sin pérdida de tiempo, porque las operaciones para pacificación total continuarán con mayor intensidad en la zona donde te encuentras.
ed ecco la traduzione in Italiano:
Compatriota: Se per il fatto di esserti trovato coinvolto in complotti insurrezionali ti trovi ancora in campagna o in montagna, hai ora l'occasione di rimediare e di tornare in seno alla tua famiglia. il Governo ha ordinato che si rispetti la tua vita e che tu sia inviato al tuo focolare se deporrai le armi e tornerai al rispetto della Legge...
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presentati al posto militare, di Marina o di Polizia più vicino... Se ti trovi in una zona disabitata, porta con te la tua arma appesa a una spalla e presentati con le mani in alto. Se ti presenti in zona urbana, lascia il tuo armamento nascosto in luogo sicuro, per comunicarne poi l'ubicazione in modo che sia recuperato immediatamente. Non perdere tempo, perchè le operazioni per la pacificazione totale continueranno con maggiore intensità nella zona dove tu ti trovi
3 Maggio: Nella località di Altos de Mompié*, si svolge la riunione nazionale, dove vengono considerati i motivi del
fallimento dello sciopero generale del 9 Aprile.
La direzione si trasferisce sulla Sierra Maestra e Fidel Castro è nominato segretario generale.
24 Maggio: l'esercito di Batista sferra una massiccia
offensiva contro la Sierra Maestra per reprimere l'esercito
Guerrigliero.
Nella zona si concentrano le unità d'elite dell'esercito,
diciassette battaglioni, ciascuno appoggiato da una
compagnia corazzata, con una massiccia copertura aerea.
L'offensiva è denominata "Operacíon Verano" (Operazione
Estate) e cerca di tagliare le linee di rifornimento di Fidel
Castro, rimpossessarsi del territorio della Sierra e chiudere i guerriglieri in un territorio per poi sterminarli
sistematicamente con l'ausilio della Guardia Rurale.
Nell'operazione sono coinvolti tra i diecimila e i dodicimila
uomini, un terzo dell'intero esercito cubano.
*Altos de Mompié - Vedi appendice III a pagina 181
139
25 Maggio: Riunione di Fidel Castro, con circa 350 Contadini sulla raccolta del caffè.
Il mese di Giugno vede impegnati i ribelli a difendersi dagli
attacchi dell'esercito Batistiano.
Fidel raccomanda una "difesa elastica", cioè di frenare
l'offensiva dell'esercito senza puntarsi per mantenere le
posizioni.
Ecco una sintesi dell'offensiva raccontata da "Sulla Sierra con Fidel" di Giorgio Amico:
Ai primi di giugno, di fronte ad un'offensiva che per le sue
dimensioni appariva decisiva, Fidel impartì a tutti i comandi
partigiani l'ordine di resistere in modo elastico, senza
incaponirsi a difendere a tutti i costi le posizioni. Occorreva
soprattutto rallentare l'avanzata del nemico, riducendo al
minimo le perdite in uomini e materiali e poi ripiegare verso
punti strategici di più agevole difesa.
"Dopo il fallimento di questa offensiva - diceva l'ordine di
Castro - Batista sarà irrimediabilmente perduto ed egli lo sa
e per questo compirà il suo massimo sforzo. Questa è la
battaglia decisiva... Stiamo dirigendo le cose in modo da
trasformare questa offensiva in un disastro per la dittatura".
Per alcune settimane l'esercito avanzò nella Sierra senza
incontrare grande resistenza. I ribelli sembravano svaniti
nel nulla. Due battaglioni al comando del colonnello
Sánchez Mosquera, uno dei più feroci ufficiali Batistiani,
raggiunsero il 19 giugno la zona di Santo Domingo nel cuore delle montagne. E proprio lì, in una delle più aspre e
impervie regioni della Sierra Maestra scattò la
controffensiva dei guerriglieri.
140
Un diluvio di fuoco si scatenò su truppe esauste, non
abituate al clima umido della foresta, annichilite dalla fatica
e dal caldo.
In tre giorni di feroce combattimento le truppe di Mosquera
furono annientate, molti furono presi prigionieri, pochissimi
riuscirono a fare ritorno alle basi di partenza.
Lo stesso Mosquera, fu ferito e a stento riuscì a mettersi in
salvo. Nelle mani dei partigiani caddero ingenti quantitativi
di armi e munizioni, oltre ad un'intera stazione radio con
tanto di codici cifrati. La vittoria di Santo Domingo si rivelò
subito decisiva.
L'esercito ribelle passò alla controffensiva ovunque, mentre
migliaia di contadini insorti attaccavano pattuglie isolate,
facevano saltare ponti, minavano strade e sentieri alle spalle
delle truppe.
Accerchiati, isolati in una regione sconosciuta e ostile,
senza più rifornimenti, i battaglioni batistiani iniziarono a
sbandarsi.
Le diserzioni si contarono a centinaia, reparti interi passarono, dopo aver fucilato i comandanti, dalla parte dei ribelli.....
141
Luglio - Agosto 1958
11-21 Luglio: Si svolge la battaglia di El Jigué*,
l'esercito ribelle sconfigge l'esercito regolare, infliggendogli
gravissime perdite. Questa battaglia costituisce il punto
decisivo della guerra, dando la svolta verso le battaglie
finali. Adesso sono i ribelli a pianificare le controffensive
per abbattere definitivamente la dittatura Batistiana
20 Luglio: Radio Rebelde trasmette il testo del Patto di Caracas, firmato da Fidel Castro in nome del Movimiento 26 de Julio e da un ampia rosa di altre forze di opposizione.
Il documento invita la popolazione ad un insurrezione
armata popolare e alla cessazione dell'appoggio Statunitense
a Batista Ecco un piccolo riassunto tratto da "Sulla Sierra con Fidel" di Giorgio Amico sui giorni finali di Luglio: Alla fine di luglio non si contava più un solo soldato
regolare sulla Sierra. L'esercito aveva perso tra morti e
feriti oltre mille uomini, 443 erano i prigionieri. In mano ai
ribelli erano caduti due carri armati, 2 mortai da 81 mm., 2
bazooka, 12 mitragliatrici pesanti, centinaia di armi leggere,
100 mila pallottole e tonnellate di munizioni e di
rifornimenti. Dal canto loro i partigiani avevano avuto
ventisette morti e una cinquantina di feriti. Le dimensioni
della vittoria erano veramente straordinarie. Poco meno di
trecento uomini male armati avevano fermato e messo in
fuga oltre dodicimila soldati, il fior fiore dell'esercito di
Batista. *La Battaglia di El Jigué -Vedi appendice IV a pagina 184
142
Dalla Sierra Maestra Fidel lanciò la parola d'ordine
dell'insurrezione generale. Occorreva dare il colpo decisivo
alla dittatura, prima che con l'aiuto nordamericano potesse
riorganizzare le sue forze. Tutta Cuba diventava terreno di
battaglia, tutto il popolo doveva insorgere. Nessuna tregua,
nessuna pietà per il nemico. Ai soldati della dittatura veniva
lasciata una sola possibilità: o arrendersi o morire.
"Le colonne ribelli - annunciava Fidel da Radio Rebelde - avanzeranno in tutte le direzioni verso il resto del territorio
nazionale senza che nulla e nessuno possa fermarle. Se un
comandante cade, un altro occuperà il suo posto. Il popolo
di Cuba deve prepararsi ad aiutare i nostri combattenti.
Ogni villaggio... può diventare campo di battaglia. La
popolazione civile deve essere avvertita perchè possa
sopportare valorosamente le privazioni della guerra...
Fidel Castro in battaglia (Foto da: www.italia-cuba.it )
143
21 Agosto: Camilo conduce la colonna invasora n° 2 verso l'estremo occidentale di Cuba
31 Agosto: Ernesto Guevara inizia la marcia con la
colonna invasora n° 8 dalla sierra Maestra verso la Zona
Centrale di Cuba
144
Verso l'offensiva finale
A fine Agosto del 1958, con la partenza delle colonne n°2 e n°8, inizia l'offensiva finale dei guerriglieri.
Dopo aver ormai consolidato il territorio sulla Sierra, Cuba è
praticamente divisa in 2.
E' necessario però per i guerriglieri riuscire a conquistare
adesso il centro dell'isola, in maniera da tagliare in 2 Cuba
nella parte centrale.
Ecco il drammatico racconto del CHE a partire dall'inizio
della lunga marcia verso Las Villas: “...dopo aver resistito all’attacco dell’esercito ed aver
rovesciato le sorti della battaglia, dovevamo affondare il
colpo finale al dittatore Batista.
Stabilimmo di attaccare su 3 fronti:
Santiago di Cuba, sottomessa da un assedio elastico, Las Villas, la zona che dovevo raggiungere con la mia colonna e
Pinar del Rio, l’estremo occidentale di Cuba, che su cui
doveva marciare Camilo Cienfuegos con la colonna n°2
chiamata ‘Antonio Maceo’, in maniera da ricordare la
storica invasione del ‘Titano di bronzo’ del 1895. Il percorso di quest’ultima colonna avrebbe attraversato
tutta Cuba fino a raggiungere Mantua.
Camilo non riuscì a completare la seconda parte del
programma, dato che le esigenze della guerra lo
obbligarono a fermarsi a Las Villas. ....La mia colonna era ormai prossima alla partenza,
l’ordine militare mi indicava come principale lavoro
strategico, quello di tagliare le comunicazioni tra gli estremi
dell’isola.
145
Mi si ordinava inoltre, di stabilire relazioni con tutti i gruppi
politici presenti nel massiccio montagnoso dei quella
regione, e ampia facoltà di governare militarmente la zona a
mio carico.
Con queste istruzioni e pensando di arrivare in circa 4
giorni, stavamo per iniziare la marcia, con alcuni camion, il
30 Agosto, quando un incidente fortuito interruppe i nostri piani.
Quella notte stava arrivando un camioncino, portando
uniformi e benzina necessari per i nostri veicoli che erano
già pronti.
Contemporaneamente arrivò un carico di armi per via
aerea, ad un aeroporto vicino al sentiero.
Purtroppo l’aereo fu individuato dalle forze Batistiane,
nonostante fosse notte e l’aeroporto fu costantemente
bombardato dalle 20 alle 5 della mattina seguente, ora in
cui bruciammo l’aereo per evitare che se ne
impossessassero le forze nemiche, con peggiori risultati.
Le truppe dell’esercito, avanzarono fino all’aeroporto,
intercettando il camioncino con la benzina, lasciandoci così
a piedi...
In questa maniera iniziammo la marcia, il 31 agosto, senza veicoli e senza cavalli, sperando di trovare qualcosa dopo
aver incrociato la strada da Manzanillo a Bayamo. Effettivamente trovammo dei camion, però trovammo anche,
il 1° Settembre, un terribile ciclone che rese inutilizzabili
tutte le vie di comunicazione, lasciando intatta solo la
‘Carretera Central’, la principale strada di comunicazione,
unica pavimentata in questa regione di Cuba,
obbligandoci ad abbandonare il trasporto con i veicoli.
146
Da questo momento potevamo solo utilizzare cavalli o
andare a piedi.
Viaggiammo caricati da molte munizioni, un Bazooka con
40 proiettili, e tutto il necessario per una lunga giornata e
per la rapida installazione di un accampamento.
Furono giorni difficili, nonostante ci trovassimo nel
territorio ‘ ‘ amico ’ ’ orientale, dovemmo attraversare fiumi
debordati, fare molta attenzione che non si bagnassero le
munizioni e le armi, cercando nuovi cavalli e lasciando
quelli ormai stanchi....
Camminavamo su difficili terreni pantanosi, soffrendo
l’attacco delle terribili zanzare, che ci rendevano
insopportabili le ore di riposo.
Mangiavamo poco e male, bevendo l’acqua dei fiumi
pantanosi o addirittura bevendo direttamente il pantano...
Le nostre giornate iniziarono ad allungarsi e a diventare
orribili.
Dopo una settimana dalla nostra partenza, attraversando il
fiume Jobabo che definisce il confine tra le province di Camaguey e l’oriente, le nostre forze erano già molto
debilitate.
Questo fiume, come tutti quelli precedentemente attraversati,
era in piena.
Sentivamo anche la mancanza di scarpe, ormai molti dei
miei uomini camminavano a piedi nudi sui fanghi a sud di
Camaguey."
147
9 Settembre: il combattimento di La Federal
"La notte del 9 Settembre, entrando in un luogo conosciuto come La Federal*, la nostra avanguardia cadde in un imboscata nemica e morirono 2 nostri valorosi compagni,
(Marcos Borrero e Dalcio Gutiérrez), però il risultato peggiore fu quello di essere localizzati dal nemico, che da li
in poi non ci dette tregua.
Dopo un piccolo combattimento, distruggemmo la piccola
guarnizione nemica del villaggio e ci prendemmo 4
prigionieri.
*La Federal Municipio di Columbia vedi appendice V a pag. 186
148
Adesso dovevamo marciare con molta attenzione perchè il
nemico conosceva più o meno la nostra rotta
approssimativa.
Arrivammo intorno al 10/11 Settembre in un luogo
conosciuto come Laguna Grande, insieme alla colonna di
Camilo , che era in condizioni decisamente migliori della
nostra.
Questa zona è degna del nostro ricordo soprattutto per
l’enorme quantità di zanzare, che ci impedirono il riposo.
Furono giorni di faticose marce per estensioni desolate, in
zone dove trovammo solo acqua e fango, avevamo fame, sete
e riuscivamo a fatica ad avanzare perchè le nostre gambe
pesavano come piombo, così come le armi che ci portavamo
addosso....
Continuammo avanzando con i migliori cavalli della truppa
di Camilo, che ci lasciò al momento in cui la sua colonna
prese dei camion per avanzare, però dovemmo abbandonarli
nelle vicinanze di Central Macareño (conosciuta oggi come
Central Haitì).
Le guide che ci avrebbero dovuto inviare, non arrivarono e
decidemmo di andare avanti senza conoscere il territorio,
all’avventura."
149
14 Settembre: il combattimento di Cuatro Compañeros
"La nostra avanguardia si scontrò con un posto di blocco
nemico in un luogo chiamato Cuatro Compañeros ed iniziò la battaglia.
Era l’alba, e riuscimmo a riunire, con molta fatica, una gran
parte della nostra truppa vicino al monte che c’era nella
zona, però l’esercito avanzava dai 2 lati e dovemmo
combattere duramente per far riuscire il passaggio di alcuni
nostri soldati, per una linea ferroviaria che andava verso il
monte.
A quel punto l’aviazione ci localizzò ed iniziò un
bombardamento di aerei B-26, C-47, ed i grandi C-3 da ricognizione, concentrato su di un area non maggiore di 40
km quadrati*
150
Quando fu finito tutto, ci ritirammo lasciando un morto a
causa di una bomba, e portandoci dietro diversi feriti.
Il panorama il giorno seguente era meno desolante, dato che
ritrovammo diversi nostri soldati dispersi e riuscimmo così a
riunire tutta la truppa, meno 10 uomini che invece si
incorporarono nella colonna di Camilo e con questa arrivarono fino al fronte nord della provincia di Las Villas, en Yaguajay.
Nonostante le nostre difficoltà, non ci mancò mai l’appoggio
contadino, trovavamo sempre qualcuno disposto a farci da
guida o che ci offrisse qualcosa da mangiare.
Non era, naturalmente, l’appoggio unanime che avevamo
nel territorio della Sierra, però avevamo sempre qualcuno
che ci aiutava…."
* Il CHE parla di bombardamento in un area con un “fianco” di 200
metri, quindi si presume un area di 40 km2
151
Settembre - Ottobre 1958
"...Un pomeriggio, stavamo ascoltando dalla nostra radio di
campo, un messaggio del Generale Francisco Tabernilla Dolz, capo dello Stato Maggiore dell’esercito.
Il Generale annunciava la distruzione delle colonne dirette
da me e forniva un elenco di dati riferiti a morti, feriti, nomi
vari, che sarebbero state le nostre perdite avvenute nei
combattimenti dei giorni anteriori.
I miei compagni, ascoltando la falsa notizia della nostra
morte, riprese provvisoriamente morale.
Nonostante questo però, il pessimismo stava iniziando a
serpeggiare nella nostra colonna; la fame, la sete, la
stanchezza, la sensazione di impotenza di fronte alle forze
nemiche que non ci davano tregua e, soprattutto, la terribile
malattia dei nostri poveri piedi, conosciuta dai contadini
con il nome di ‘Mazamorra’, che trasformava in una tortura
ogni nostro passo, avevano trasformato la nostra colonna in
un esercito di ombre.
Era difficile avanzare, molto difficile…
Giorno dopo giorno peggioravano le nostre condizioni
fisiche, ormai riuscivamo a mangiare a giorni alterni.
…Passammo i giorni più difficili vicino a Central Baraguà, in mezzo a pantani pestilenziali, senza una goccia d’acqua
potabile, attaccati continuamente dall’aviazione, senza un
solo cavallo che potesse aiutare i soldati più deboli in queste
paludi inospitali, con le scarpe ormai distrutte dall’acqua
fangosa del mare…
152
Eravamo veramente in una situazione disastrosa, quando
uscimmo dalla zona di Baraguà e arrivammo a Júcaro de Morón.
Quando ormai la situazione era delle peggiori, quando si
riusciva a far marciare gli uomini solo a forza di insulti, una
visione dette una forza insperata alla mia colonna e ravvivò
la nostra guerriglia.
La visione fu una macchia azzurra verso occidente, la
macchia azzurra del massiccio montagnoso di Las Villas, che vedevamo per la prima volta in lontananza…
Da quel momento, le nostre privazioni sembrarono più
leggere e tutto ci riusciva più facile.
Evitammo l’ultimo assedio dell’esercito, attraversando il
fiume Júcaro, che divide le province di Central Baraguà, Camagüey e di Las Villas e sembrò che qualcosa di nuovo
ci illuminasse.
Due giorni dopo, il 16 di Ottobre, eravamo già nella
cordigliera dell’Escambray tra Trinidad e Sancti Spiritus, in salvo e pronti per iniziare un nuovo capitolo della
guerriglia.
Il tempo era poco e le cose da fare erano tantissime, intanto
Camilo con la sua colonna faceva la sua parte nel nord
della regione, incutendo timori nell’esercito Batistiano.
153
Il nostro compito era il seguente: dovevamo attaccare
l’apparato militare della dittatura, soprattutto per quanto
riguardava le sue comunicazioni e, come obiettivo
immediato, impedire la realizzazione delle elezioni indette
da Fulgencio Batista per cercare di dare una parvenza democratica al suo comando.
Il lavoro era difficile, sia per il poco tempo a disposizione e
sia per le disunioni tra i gruppi rivoluzionari che erano
diventate delle vere e proprie lotte intestine e che tanto
costarono alla nostra guerriglia, compreso molte vite
umane.
Dovevamo attaccare le popolazioni vicine per impedire le
realizzazioni dei comizi elettorali.
Stabilimmo i piani per farlo contemporaneamente nelle città
di Cabaiguán, Fomento e Sancti Spiritus nelle ricche pianure del centro dell’isola.
Nel frattempo tra il 26 e il 27 di Ottobre riuscimmo a
sottomettere la piccola caserma di Güinía de Miranda, posta nelle montagne e successivamente attaccammo la
caserma di Banao, però questa volta con scarsi risultati...."
154
3 Novembre: Le Elezioni di Batista
"...Nei giorni precedenti al 3 Novembre, data delle elezioni, ci fu una grande attività da parte nostra.
Gli uomini della colonna n°8 si mossero in tutte le direzioni,
riuscendo ad impedire quasi totalmente l’affluenza alle urne
dei votanti di questa zona.
Le truppe di Camilo, paralizzarono la farsa elettorale nella parte nord della provincia.
In generale riuscimmo a fermare il trasporto dei soldati di
Batista e il trasporto della mercanzia.
In Oriente, praticamente non ci furono elezioni, a
Camagüey la percentuale di votanti fu un po’ più elevata. Anche nella zona occidentale, nonostante tutto, l’affluenza
dei votanti fu piuttosto bassa, la gente iniziava ormai a
stancarsi.
La dittatura comunicò il risultato delle elezioni con la ovvia
vittoria del loro candidato Andrés Rivero Agüero..."
155
20 - 30 Novembre 1958: la battaglia di Guisa
Mentre ormai le colonne di Camilo e di Guevara si sono installate stabilmente nella zona centrale dell’isola, arriva il
momento di dare inizio all’offensiva finale.
Inizia così l’offensiva della “Campagna d’Oriente”.
nella foto, tratta da "Pasajes de la guerra revolucionaria"
lo schema della campagna d'Oriente
Il I° fronte comandato da Fidel Castro, il II° Fronte Orientale, sotto il comando di Raul Castro e il III° Fronte al comando di Juan Almeida , iniziano ad aumentare la
pressione accerchiando sempre di più Santiago de Cuba. Il primo passo della campagna è dal 20 al 30 Novembre, quando le forze di Batista sono sconfitte dai ribelli nella battaglia di Guisa.
156
La Battaglia iniziò alle 8 e 30 della mattina, con
l’intercettazione di una pattuglia dell’esercito che tutti i
giorni alla stessa ora percorreva la strada da Guisa a Bayamo.
Giorno dopo giorno furono respinti tutti i rinforzi che
arrivavano da Bayamo.
Fu una dura lotta di uomini contro i carri armati, aerei e
artiglieria.
Guisa e tutte le zone dei dintorni furono bombardate durante
gli 11 giorni di combattimento.
Alle 9 della notte del 30 Novembre 1958, l’esercito ribelle riuscì ad entrare a Guisa, con Fidel Castro a capo delle truppe.
Con soli 180 uomini, i guerriglieri riuscirono ad entrare nella
pianura, nonostante a soli 16 km ci fosse il secondo quartiere
militare di Cuba per importanza, con più di 5.000 uomini.
Ecco un brano tratto da “Sulla Sierra Con Fidel” di Giorgio
Amico:
Il 7 novembre Fidel lasciò il suo quartier generale sulle
montagne e alla testa di trecento uomini iniziò la marcia
verso la capitale della provincia d'Oriente, Santiago di
Cuba. Dalla Sierra Cristal anche Raúl Castro iniziò
l'avvicinamento a Santiago. Uno dopo l'altro i centri abitati
della pianura cadevano nelle mani dei ribelli.
157
Impotente ad arrestare l'avanzata dei partigiani, Batista
scatenò le sue ultime forze contro la popolazione civile.
L'aviazione prese a bombardare selvaggiamente le zone
liberate, causando migliaia di vittime innocenti fra la
popolazione civile. Erano bombe americane quelle che
seminavano la morte fra i cubani.
Era il segnale chiaro per tutti che dopo la vittoria la
rivoluzione non sarebbe stata indolore, che una guerra ben
più aspra sarebbe iniziata contro l'imperialismo. In un
biglietto a Celia Sánchez, Fidel confessava con rabbia:
"Celia, vedendo le bombe-razzo che hanno lanciato contro la casa di Mario ho giurato a me stesso che gli americani pagheranno ben caro quello che stanno facendo. Quando questa guerra finirà, ne comincerà un'altra, per me, molto più lunga e grande: sarà la guerra che farò contro di loro. Mi rendo conto che questo sarà il mio vero destino".
158
Dicembre 1958: l’isola spezzata in due
Mentre ad Oriente ormai Cuba è sotto la battaglia totale dei
guerriglieri, arriva il momento della lotta conclusiva nella
parte centrale.
Ecco il racconto di Guevara a partire dai primi giorni di
Dicembre:
"...A partire da Novembre, avevamo iniziato a chiudere
gradualmente le strade di collegamento.
Il Capitano Silva, riuscì a bloccare completamente la strada
centrale da Trinidad a Sancti Spiritus. Fu interrotto il ponte sul fiume Tuinicú, senza distruggerlo completamente.
La ferrovia centrale fu interrotta in vari punti, aggiungendo
che il percorso a sud già era stato interrotto dal II° Fronte, mentre il percorso a Nord era stato chiuso dalle truppe di
Camilo , quindi a questo punto Cuba risultò praticamente
divisa in due parti.
La zona più battagliata, Oriente, ormai poteva ricevere i
rinforzi dell’esercito soltanto per cielo o per mare, in
maniera sempre più difficile, i sintomi della disfacimento
nemico aumentavano di giorno in giorno.
Noi invece dovemmo fare un grosso lavoro sull’Escambray per cercare di unificare la volontà rivoluzionaria.
159
Il frazionamento era composto da un gruppo, diretto dal
comandante Gutiérrez Menoyo, ilII° Fronte nazionale dell’Escambray, un altro del Direttivo Rivoluzionario (diretto dai comandanti Rolando Cubela e Faure Chomòn), un altro piccolo gruppo dell’Organizzazione Autentica, un altro ancora del Partito Socialista Popolare, ed infine il nostro.
Eravamo in pratica 5 organizzazioni con compiti e comandi
diversi ad operare nella stessa provincia.
Dopo lunghe e laboriose conversazioni con i rispettivi capi,
riuscimmo a trovare una linea d’intesa per un fronte,
abbastanza omogeneo..."
160
16 - 18 Dicembre: La Battaglia di Fomento
"...A partire dal 16 Dicembre, la rottura sistematica dei
ponti e delle linee di comunicazione, avevano iniziato a
mettere in difficoltà le forze di Batista nel difendere le loro
postazioni avanzate.
All’alba di quel giorno rompemmo il ponte sul fiume
Falcón, sulla strada centrale, interrompendo così le
comunicazioni tra La Habana e le città ad Est di Santa Clara, capitale di Las Villas. Una serie di villaggi, furono attaccati dalle nostre forze.
In uno di questi villaggi, Fomento, il capo della postazione nemica, Reynaldo Pérez Valencia, si difese efficacemente
per alcuni giorni, però nonostante il bombardamento
dell’aviazione sui nostri compagni, i rinforzi dell’esercito
non riuscivano ad arrivare per dare aiuto alla postazione
assediata.
Vedendo l’inutilità della loro resistenza, il 18 Dicembre le truppe nemiche della città si arresero e così riuscimmo ad
impossessarci di più di 100 fucili...."
161
Una battaglia dopo l’altra
"...Senza dare tregua al nemico, decidemmo di paralizzare
immediatamente la strada centrale e il giorno 21 Dicembre, attaccammo simultaneamente le città di
Cabaiguán e di Guayos, situata sopra la prima.
Dopo poche ore di combattimento si arresero entrambe.
La resa delle guarnigioni delle caserme era trattata sulla
base che i soldati sarebbero stati lasciati liberi con il solo
obbligo di uscire dalle zone liberate dai nostri guerriglieri.
In questa maniera si dava ai soldati di Batista l’opportunità
di avere salva la vita, consegnandoci così le loro armi. A Cabaiguán si dimostrò ancora una volta l’inefficacia
dell’esercito di Batista, che in nessun momento riuscì a
rinforzare le proprie postazioni con uomini di fanteria.
Intanto, contemporaneamente al nostro attacco a
Cabaiguán, il 21 Dicembre Camilo Cienfuegos, attaccava nella zona nord di Las Villas una serie di villaggi, fino a dare l’assedio all’ultimo, Yaguajay*, dove erano asserragliati gli ultimi uomini di Batista, comandati dal
Capitano Abon Le, di origini cinesi, che riuscì a resistere 11 giorni.
Nel frattempo noi decidemmo di attaccare in rapida
successione Placetas, che cadde in nostra mano il 23 Dicembre, Remedios e Caibarién, liberate il 26 Dicembre.
162
L’ottimismo della dittatura iniziava a crollare, mentre ad
Oriente ormai non si contavano più le continue vittorie
dell’esercito ribelle, contemporaneamente sull’Escambray,
anche se con maggiori difficoltà, il nostro gruppo
continuava ad avanzare e a sconfiggere piccole guarnigioni,
mentre Camilo Cienfuegos controllava il nord della provincia.
Quando il nemico si ritirò da Camajuaní, senza offrire la minima resistenza, fummo pronti all’assalto definitivo...."
* Battaglia di Yaguajay - vedi appendice VI a pagina 189
163
Lo Scontro finale: La battaglia di Santa Clara
"...Adesso c’era davanti a noi, la capitale di Las Villas, Santa Clara, nell’occhio della pianura centrale dell’isola, con i suoi circa 150.000 abitanti ed importante centro
ferroviario di tutte le comunicazioni del paese.
La città era circondata da piccole collinette senza
vegetazione, occupate prevalentemente dalle truppe
dell’esercito.
Al momento dell’attacco, i nostri armamenti erano
aumentati considerevolmente come fucili, mentre avevamo
poche armi pesanti, come un Bazooka senza proiettili e
dovevamo lottare contro decine di carri armati.
Sapevamo però che, per poterlo fare, dovevamo arrivare nei
centri popolati delle città, dove i carri perdono molta della
loro efficacia.
Le truppe del Direttivo Rivoluzionario, si incaricarono di conquistare la caserma n° 31 della Guardia Rurale, noi ci
dedicammo a prendere le posizioni nei posti strategici di
Santa Clara, anche se, fondamentalmente stabilimmo la
nostra lotta contro i guardiani del treno blindato posto
all’entrata del sentiero di Camajuaní, posizione difesa con tenacità dall’esercito, con un eccellente armamento per le
nostre possibilità..."
164
La rappresentazione della battaglia di Santa Clara
"...Il 29 Dicembre iniziammo la lotta.
L’Università era servita, in un primo momento, come base
per le nostre operazioni.
Successivamente spostammo il comando più vicino al centro
della città.
I nostri uomini si battevano contro truppe appoggiate da
unità blindate e riuscendo a metterle in fuga.
Molti compagni però pagarono con la vita il loro coraggio e
morti e feriti iniziarono a riempire cimiteri ed ospedali....
Ricordo un episodio che era dimostrativo dello spirito dei
nostri ragazzi in quei giorni finali.
165
Io avevo ammonito un soldato perchè si era addormentato
durante un combattimento, lui mi aveva risposto che lo
avevano disarmato perchè gli era partito un colpo
accidentale.
Gli risposi con la mia maniera abituale: ‘Guadagnati un
altro fucile andando disarmato fino alla prima linea...se sei
capace di farlo!’
Successivamente a Santa Clara, soccorrendo i feriti
nell’Ospedale, un moribondo mi toccò una mano e mi disse:
‘Ricorda Comandante? Mi mandò a conquistarmi un arma a
Remedios....me la sono conquistata! La tengo qui....’
Era il combattente del colpo partito accidentalmente, che
pochi minuti dopo moriva, contento di avermi dimostrato il
suo valore.
Questo era il nostro esercito ribelle....
Il giorno 30 Dicembre, la nostra lotta era sulle alture del Cápiro, allo stesso tempo però, stavamo gradualmente
occupando diversi punti della città.
A quel punto eravamo già riusciti a tagliare le
comunicazioni tra il centro della città e il treno blindato.
I suoi occupanti, vedendosi circondati dalle cime del Cápiro, cercarono di scappare con il treno blindato, per la linea
ferroviaria e cosi la locomotiva ed alcuni vagoni
deragliarono sul binario precedentemente interrotto dai
nostri ragazzi, con tutto il loro carico di armamenti.
Iniziò a quel punto l’assedio finale al treno blindato, i nostri
compagni fecero uscire a forza i soldati asserragliati sul
treno con bombe molotov.
Ci trovammo così a combattere strenuamente, anche se in
posizioni di tutta sicurezza, contro un nemico praticamente
166
inerme, per quanto protetto dal treno blindato.
La blindatura del treno però si trasformò in una trappola
mortale per i soldati dell’esercito, dato che le bombe
molotov scaldando le blindature, stavano trasformando il
treno in un vero e proprio forno…
In poche ore si arresero tutti i soldati del treno e dei suoi 22
vagoni, i suoi cannoni antiaerei, le sue mitragliatrici ed un
enorme quantità di munizioni.....
Una foto del deragliamento del treno blindato
"...Eravamo riusciti a occupare la centrale elettrica e tutta
la parte Nordest della città, iniziai a trasmettere il
messaggio che Santa Clara era ormai quasi totalmente sotto
il nostro controllo.
167
Quando detti quell’annuncio, ricordo il dolore che avevo nel
dover comunicare al popolo Cubano anche la morte di
Roberto Rodriguez, ‘El Vaquerito’ , capo del plotone suicida che riuscì in tante azioni di alto rischio e coraggio,
dove partecipavano soltanto soldati scelti…
...Ormai eravamo agli sgoccioli della guerra, si arrendeva
anche la Stazione di Polizia, che ci consegnava i carri armati in loro possesso, ed in rapida successione si arresero
anche: la Caserma n° 31, il Carcere, il Palazzo del Governo Provinciale ed il Grand Hotel dove i franchi tiratori si mantennero sparando dal 10 piano fino quasi alla fine della
lotta.
Mancava solo la resa di un ultima caserma,
la Leoncio Vidal, la maggiore fortezza del centro dell’isola.
Era il 31 Dicembre…iniziammo così l’ultima notte
dell’anno, con la speranza in un 1959 migliore….
La mattina seguente, mentre aspettavamo la resa dell’ultima
caserma di Santa Clara, la cui resistenza si stava assottigliando ora dopo ora, giunsero notizie frammentarie
ma che ci dettero una sferzata di gioia…
Anche se doveva esserci ancora confermato ufficialmente, le
notizie dicevano che il dittatore Fulgencio Batista era fuggito con un aereo alle 2,00 della mattina del 1° Gennaio
Mandammo i nostri capitani Núñez Jiménez e Rodriguez de la Vega a trattare la resa della caserma Leoncio Vidal...."
168
Mentre Guevara ed il suo esercito stavano ultimando la
conquista di Santa Clara, il 28 dicembre il comandante
della guarnigione di Santiago, generale Cantillo, era riuscito ad incontrare segretamente Fidel Castro per negoziare la
resa.
Il generale Cantillo si accordò con Castro per lasciare in
aereo Santiago, raggiungere La Habana e convincere gli altri capi dell’esercito a destituire Batista e a cedere le armi
all’esercito guerrigliero.
Cantillo invece fece il doppio gioco accordandosi con gli Stati Uniti che volevano ormai liberarsi di Batista, ma anche
impedire la vittoria dei ribelli.
Si sarebbe ripetuto così quello che era successo alla fine
dell’800, quando con gli indipendentisti Cubani che stavano
praticamente terminando la lotta contro gli Spagnoli, il
governo Americano trovò un pretesto per entrare in guerra
contro gli Spagnoli stessi ed accaparrarsi poi i diritti su
Cuba…
Ecco un brano tratto da “Sulla Sierra con Fidel” di Giorgio
Amico:
In una concitata riunione con l'ambasciatore americano
Smith, i generali decisero la formazione di una giunta
militare che sarebbe stata immediatamente riconosciuta da
Washington e dall'opposizione cubana di Miami come
governo di transizione verso la democrazia. Alle due e dieci
del mattino del 1° gennaio, mentre all'Avana, la gente
festeggiava il Capodanno, Fulgenzio Batista abbandonava
precipitosamente Cuba con destinazione Santo Domingo.
169
Ma torniamo al racconto finale del Che:
"...Contattammo il generale Cantillo a La Habana, per
trattare la resa, questi ci rispose però che non la poteva
farlo perché aveva preso il comando dell’esercito, seguendo
precisi ordini di Fidel Castro. Contattammo a quel punto immediatamente Fidel, riportandogli la notizia, e dicendogli che secondo noi
Cantillo ci aveva traditi. Fidel Castro confermò la nostra impressione, negò di aver
dato l’autorizzazione a Cantillo di prendere il comando, e
dette i suoi ultimi ordini: dovevamo marciare verso
La Habana e dovevo prendere possesso della Città militare di Columbia…."
Il racconto del Che, praticamente finisce qui…
Concludo con un ultima citazione presa da “Sulla Sierra con Fidel” di Giorgio Amico:
Fidel Castro dai microfoni di Radio Rebelde lanciava un appello al popolo cubano perchè insorgesse in armi contro i
generali:
“Una Giunta Militare in complicità col tiranno
ha assunto il potere per garantire la sua fuga
e quella dei principali assassini
e per cercare di frenare la spinta rivoluzionaria,
privandoci della vittoria.
L'Esercito Ribelle continuerà la sua irrefrenabile campagna
e accetterà solo la resa incondizionata delle guarnigioni
militari.
170
Il popolo di Cuba e i lavoratori devono immediatamente
prepararsi
per iniziare il 2 gennaio in tutto il paese uno sciopero
generale
che appoggi le armi rivoluzionarie,
garantendo in tal modo la vittoria totale della rivoluzione.
Sette anni di eroica lotta,
migliaia di martiri che hanno versato il loro sangue in ogni
luogo di Cuba,
non verranno messi al servizio di coloro che fino a ieri
furono complici
e responsabili della tirannia e dei suoi crimini,
perchè continuino a comandare a Cuba.
I lavoratori, seguendo le direttive del FON del Movimento
26 Luglio, devono, oggi stesso, occupare tutti i sindacati
mujalisti
e organizzarsi nelle fabbriche e nei centri di lavoro
per iniziare all'alba di domani la paralizzazione completa
del paese. Batista e Mujal sono fuggiti,
ma i loro complici sono rimasti al comando dell'esercito e
dei sindacati. Colpo di stato per tradire il popolo: NO !
Equivarrebbe a prolungare la guerra.
Fin quando Columbia non si sarà arresa, la guerra non
potrà terminare.
Questa volta niente e nessuno potrà impedire il trionfo della
rivoluzione.
Lavoratori, questo è il momento in cui tocca a voi
assicurare il trionfo della rivoluzione.
Sciopero generale rivoluzionario in tutti i territori liberati!".
171
Il 2 Gennaio l'intera isola era paralizzata dallo sciopero, mentre nelle principali città squadre di operai armati,
organizzate dal PSP e dal FON, prendevano il controllo degli
edifici pubblici. Di fronte al precipitare della situazione, una
parte dell'esercito si schierò con Fidel. I prigionieri politici
vennero liberati, mentre i soldati distribuivano le armi agli
insorti.
Da Santiago Fidel ordinò a Camilo Cienfuegos e al Che di raggiungere alla testa delle loro truppe l'Avana, che fu
occupata senza colpo ferire. L'8 gennaio, mentre lo sciopero
generale durava ancora, Fidel raggiunse la capitale accolto da una popolazione festante. La guerra di liberazione era
terminata. Dopo quasi un secolo di lotte, Cuba era
finalmente libera. Iniziava ora la parte più difficile della
rivoluzione, la costruzione di una nuova Cuba, democratica e
socialista. Una lotta che si sarebbe rivelata ben più dura e
ingrata della guerra sulle montagne....
172
L’arrivo dei guerriglieri a La Habana
(foto dal sito: www.cascoscoleccion.com )
Camilo Cienfuegos e Fidel Castro salutano i Cubani
173
Appendice I
10/11 Ottobre 1957: Il massacro di Oro de Guisa
Ricostruendo i fatti della rivoluzione Cubana, mi sono reso
conto giorno dopo giorno (ma in fondo lo sapevo già) , di
quanto sia difficile ricostruire la storia.
Certe volte si tratta di normali "controversie di lettura" , cioè
interpretazioni dei fatti, secondo chi racconta la storia.
Avete presente quando in una manifestazione di piazza alla
televisione dicono: "I manifestanti secondo gli organizzatori
sono stato più di un milione, secondo le forze dell'ordine
50.000..."
A volte però capitano solo dei "refusi storici" cioè una
semplice confusione delle date cronologiche di chi racconta i
fatti, specie se il resoconto storico è scritto vari mesi dopo il
fatto avvenuto....
Tutta questa prefazione per entrare nell'argomento del
Massacro di Oro de Guisa, piccolo paesino della Sierra Maestra.
Ho trovato la citazione di questo massacro nel finale del
racconto del Che, sulla II° battaglia di Pino del Agua svoltasi il 16/17 Febbraio del 1958
174
Riporto le parole del Che al finale del racconto in Italiano ed
in Spagnolo:
"Poco dopo la nostra ritirata o forse in quello stesso momento, l'esercito provocò il massacro di Oro de Guisa, realizzato da Sosa Blanco, che nei primi giorni del 1959, sarà poi fucilato davanti ad un nostro plotone d'esecuzione."
- - - - -
"Poco después, o quizás ya en ese momento, habían provocado la masacre del Oro de Guisa realizada por Sosa Blanco, el asesino que, en los primeros días de enero de 1959, moría ante un pelotón de fusilamiento."
A questo punto sono andato a cercare notizie del massacro
sui siti internet, cercando nell'anno 1958 e così ho scoperto
che in realtà il fatto in questione è avvenuto tra il
10 e l'11 di Ottobre 1957.
Probabilmente si tratta solo di una "confusione di date" di
Guevara, dato che la notizia delle date esatte, l'ho trovata
uniforme sul sito di Juventud Rebelde e Tv Granma
Il massacro di Oro de Guisa è lo sterminio della famiglia
Argote, raccontato da un familiare, Andrés Argote Estrada
175
Il massacro di Oro de Guisa
In piena Sierra Maestra, all'entrata del villaggio, un obelisco
segnala l'abominevole fatto.
Una lapide raccoglie i nomi delle 9 persone uccise: León Martín Argote Pita, Primitivo Argote Martínez, Antonio Argote Estrada, Juan Argote Estrada, Aracelio Argote Brizuela, Víctor Argote Nuñez, Gerardo Maceo Argote, Lorenzo Céspedes Ferrales e Cirilo Cisnero Licea.
León Martín Argote Pita, il padre di Andrés, era abituato ad andare a fare grandi compere di alimenti per la sua
famiglia e per i parenti. Il giorno10 Ottobre 1957,
portò verso il villaggio di Oro de Guisa, un carico di mercanzia acquistata allo "Escudo Cubano", della città di Bayamo.
All'entrata del villaggio, fu fermato con il camion su cui
viaggiava e tutta la sua mercanzia. Il sanguinario capo
militare Sosa Blanco ed i suoi uomini lo interrogarono a
lungo e successivamente lo lasciarono andare senza camion
e senza alimenti.
Il veicolo era di proprietà di suo fratello Graciliano.
Intorno alle 4 del pomeriggio i soldati fecero uscire,
minacciandoli con la punta del loro fucile, gli uomini della
casa di León Martín Argote, li concentrarono fuori e li avvisarono:
"Chi tenta di scappare, non racconterà il fatto".
176
Alle 5 della mattina dell' 11 Ottobre 1957, spiega Andrés, furono crivellati di colpi nelle vicinanze del fiume.
Uccisero mio padre Martin, 3 dei miei fratelli, 4 cugini e
mio cognato Lorenzo.
Nove contadini indifesi che non avevano fatto niente.
Tra di loro c'era mio fratello Juan, un ragazzo di 14 anni... Successivamente i soldati dissero che erano ribelli e
utilizzarono dei vicini per sotterrarli.
L'unico che riuscì a salvarsi la vita fu Miguel Lorente López, lavoratore della finca degli Argotes, che cadde come
morto quando sentì i primi colpi del plotone di esecuzione e
riuscì successivamente a scappare verso un luogo lontano e
sicuro.
Questo sopravvissuto, morto poco tempo dopo, contò sul
fatto che alcuni cadaveri gli caddero addosso e con questi e
l'aiuto delle pietre, riuscì a proteggersi.
Finse di essere morto per circa 2 ore, per poi fuggire dal
luogo mortale.
Durante la fuga fu assediato dal mitragliamento
dell'aviazione.
Quella notte uccisero anche il vecchio Pedro Suárez e il suo cavallo.
L'uomo aveva cavalcato dal vicino villaggio di
Pino del Agua in cerca di medicinali e fu vigliaccamente
ucciso dai sicari di Batista.
177
Appendice II
Radio Rebelde: quasi 50 anni
Il 24 Febbraio del 1958 nasceva Radio Rebelde, ancora oggi una delle più importanti radio nazionali.
Quel 24 febbraio iniziò le trasmissioni radio con questa
frase:
Aquí Radio Rebelde! Aquí Radio Rebelde que transmite desde la Sierra Maestra en el Territorio Libre de Cuba ! Museo dell’immagine Bernabé Muñiz Guibernau
Santiago de Cuba (Cuba).
Meticoloso e appassionato, Bernabé de Jesús Muñíz
Guibernau (L’Avana 1925-2001) aveva impiegato vent’anni
-a partire dal 1973- a mettere insieme la sua collezione di
oltre ottocento pezzi. Autentiche rarità che ripercorrono la
storia della fotografia, del cinema, della tv e della radio. Una
disinvoltura nel trattare la materia, la sua, nutrita da grande
conoscenza e professionalità. Redattore e fondatore di
notiziari radio, cameraman, direttore della fotografia,
documentarista… Bebo Muñíz è considerato uno dei
rappresentanti storici della sezione di Santiago dell’ICAIC
(Istituto Cubano di Arte e Industria Cinematografica).
178
Qui, nella capitale orientale dell’Isla Grande -la villetta
neocoloniale in cui viveva è a Calle 8 Nº 106, nel quartiere
residenziale di Vista Alegre - nel 1992 è stato ufficialmente
inaugurato il museo che porta il suo nome.
Un’anticipazione sul contenuto straordinario di questo
museo è già lì -fuori- nel patio e nei confini limitati del
giardino: da una parte la gru, dall’altra l’ingombrante
veicolo targato Cuba 00043, primo studio mobile della tv
cubana, nel 1950.
"El Museo de la Imagen es ùnico de su tipo en América
Latina…", spiega la guida con zelo, mentre illustra -in un
tempo record di un quarto d’ora- l’intero patrimonio. Il
risultato è una sovrapposizione un po’ confusa di immagini e
parole. Peccato. Tentare di temporeggiare, indugiando con lo
sguardo sugli incredibili esemplari delle quattro sale, risulta
impresa ardua, improbabile.
All’interno, in una sorta di horror vacui tecnologico, ogni
pezzo trova la sua collocazione. Della Kodak, prima
fotocamera realizzata da George Eastman nel 1888 -lanciata
con lo slogan pubblicitario "Voi premete il pulsante, noi
facciamo il resto"- è conservata la serie completa.
Un passo indietro nel tempo con quella stereoscopia che
offre una veduta tridimensionale di Parigi, qualche anonimo
dagherrotipo.
In una teca anche una serie di pionieristici flash. Sui piccoli
rettangoli bianchi, accanto ad ogni oggetto, la scritta non va
oltre la sua identificazione e il dato cronologico, ma è quanto
basta per stimolare la curiosità.
179
C’è il fonografo di Thomas Alva Edison del 1905, un
proiettore dei Fratelli Lumière del 1896-97, magnetofoni,
microfoni, telegrafi, grammofoni, radio, cineprese… anche
macchine fotografiche in formato mignon usate per
spionaggio e controspionaggio durante la seconda guerra
mondiale…
Il volto noto di Fidel, certo, è una costante. Fotografie che
ricordano le tappe più importanti della sua biografia e della
storia patria, ma anche una galleria fotografica in bianco e
nero dedicata ai corrispondenti di guerra cubani: Argelio
Perez Chavez, cameraman e reporter al servizio del
MINFAR (Ministero delle Forze Armate Rivoluzionarie) in
Algeria, Vietnam e Laos, Cecilio Junquera, Antonio Enrique
Lavin, José Dolores Barrios, Antonio Garcia Moran,
Eduardo Bosch Jonns, Marco Antonio Martinez Marrero.
Isolata dalle altre, la piccola sala dedicata alla radio: per entrare si passa dal giardino. Una bella foto dell’attrice Violeta Casal ricorda il debutto di Radio Rebelde, storica emittente cubana, strumento di diffusione delle idee rivoluzionarie. Fondata da Ernesto "Che" Guevara contemporaneamente al ciclostile El Cubano Libre, andò in onda dalla Sierra Maestra, dove era stanziata la Comandancia de la Plata -quartier generale dell’esercito dei ribelli- per la prima volta il 24 febbraio 1958.
180
Lassù, arrampicandosi sul sentiero che guarda il Pico Turquino, vetta più alta di Cuba con i suoi 1.975 metri, è ancora possibile visitare le casette di legno che custodiscono i cimeli di allora: una cinepresa, due macchine da scrivere, fucili… il camice e gli strumenti medici usati dal "Che" per curare campesinos e guerriglieri, le foto in bianco e nero in cui è ritratto con cuffie e microfono. Nonché la semplice palafitta in cui viveva Castro e quella in cui firmò la Riforma Agraria. "Aquí, Radio Rebelde...", fu proprio la voce di Violeta Casal e Jorge Enrique Mendoza ad annunciare al popolo la promulgazione della Legge della Riforma Agraria.
Che Guevara trasmette da Radio Rebelde
181
Appendice III
3 Maggio 1958: Riunione en Los Altos de Mompié
Ecco il riassunto della riunione del Movimiento 26 de Julio
svoltasi en los Altos de Mompié il 3 Maggio 1958 tratta da "Sulla Sierra con Fidel" di Giorgio Amico
Il 3 maggio 1958 si tenne sulla Sierra , in un luogo chiamato
Los Altos de Mompié, una riunione straordinaria della
Direzione nazionale del Movimento 26 Luglio, per
analizzare il perchè del fallimento dello sciopero e definire
una volta per tutte i rapporti tra montagna e pianura. Alla
riunione, che si rivelò di "un'importanza eccezionale"
per la prosecuzione della strategia rivoluzionaria, fu
invitato anche il Che, il quale, pur non facendo parte della
direzione politica del Movimento, era ormai unanimemente
considerato il capo militare più rappresentativo dopo
Castro.
La discussione fu aspra a causa dell'atteggiamento
rigidamente settario di David Salvador e dei rappresentanti
del FON che difendevano a spada tratta il loro netto rifiuto
di qualunque collaborazione con le organizzazioni del
partito comunista. Alla fine si impose l'autorità morale di
Fidel, il suo indiscutibile prestigio e la consapevolezza nella
maggioranza dei presenti che si erano compiuti gravi errori
di valutazione nell'analisi della situazione da parte dei
dirigenti della pianura.
Lo sciopero era servito a mostrare nei fatti l'inaffidabilità
dell'ala liberale e moderata del Movimento.
182
Dopo un giorno e una notte di acceso dibattito, la Direzione
deliberò un documento in cui si definivano le posizioni di
Salvador "impregnate di soggettivismo e di putschismo", si
criticava severamente l'avventurismo e il settarismo dei
dirigenti della pianura e si riorganizzava radicalmente lo
Stato Maggiore del Movimento. Fidel Castro fu nominato
segretario generale del movimento e comandante in capo di
tutte le forze, comprese le unità della milizia urbana che fino
a quel momento erano state sotto il comando dei dirigenti
delle città. Faustino Pérez e David Salvador vennero rimossi
dai loro incarichi. Come ha scritto il Che nei suoi ricordi:
" Ci dividevano differenze di visione strategica. La Sierra
era ormai sicura di poter portare avanti la lotta di
guerriglia: e cioè di estenderla ad altre zone e accerchiare
così dalle campagne le città della tirannia, per arrivare poi
a far esplodere tutto l'apparato del regime mediante una
tattica di strangolamento e di logoramento. Il Llano aveva
una posizione apparentemente più rivoluzionaria, e cioè
quella della lotta armata in tutte le città che avrebbe dovuto
convergere in uno sciopero generale che avrebbe fatto
cadere Batista e avrebbe reso possibile la presa del potere
in un tempo abbastanza ravvicinato. Questa posizione era
solo apparentemente più rivoluzionaria perchè a quell'epoca
l'evoluzione politica dei compagni della pianura era molto
incompleta... la loro origine politica, che non era stata gran
che influenzata dal processo di maturazione rivoluzionaria,
li faceva inclinare piuttosto a una azione "civile" e a una
certa opposizione contro il caudillo che si temeva in Fidel e
alla frazione "militarista" che rappresentavamo noi della
Sierra".
183
Per ovviare ai metodi settari seguiti dai dirigenti del FON e
ricucire lo strappo con il Partito Socialista Popolare, la
Direzione nazionale del 26 Luglio redasse anche una
circolare sul lavoro nelle fabbriche:
"Continuiamo a considerare - si legge nel documento - lo
sciopero generale come strategia finale corretta, ma
intendiamo incrementare l'azione armata che ci consentirà
di innalzare il morale rivoluzionario. Già la provincia di
Oriente è in nostro potere. Il FON è stato creato come un
organismo che unificasse tutti i settori. In realtà siamo stati
troppo rigidi quando si è trattato di farvi entrare altri
gruppi, il che ha creato certe riserve in altre forze sindacali.
Ribadiamo quanto ha detto Fidel il 26 marzo: tutti gli operai
hanno diritto di far parte dei comitati di sciopero. La
direzione nazionale è disposta a parlare a Cuba con
qualsiasi organizzazione dell'opposizione per coordinare
piani specifici e compiere azioni concrete che tendano ad
abbattere la tirannia".
184
Appendice IV
11 - 21 Luglio 1958: La Battaglia di El Jigué
Tra l'11 e il 21 di Luglio del 1958 si svolse la battaglia di El Jigué , nel massiccio montagnoso della Sierra Maestra de la Sierra Maestra, diretta dal leader della rivoluzione
Cubana: Fidel Castro.
La guerriglia ribelle riesce ad avvicinare
il battaglione n° 18 della guardia di Fulgencio Batista, in questa zona e a decimarne i rinforzi.
Inizia così il rovesciamento delle operazioni dopo la dura
repressione d’estate attuata dall’esercito e i ribelli passano
alla controffensiva.
All'albeggiare del 12 luglio, una pattuglia ribelle attacca le truppe di Batista, ferendo un soldato che più tardi sarà
trasferito dai compagni verso la costa.
Transitando per il bordo del fiume La Plata, sono intercettati dalle forze del capitano Guillermo García che li obbliga a retrocedere lasciando armi e morti.
Davanti alla necessità di alimenti, armi e assistenza medica,
il capo del battaglione n°18 ordina di uscire nuovamente,
però ancora un imboscata di Guillermo García li annienta totalmente.
Sono 10 giorni di intensi e terribili combattimenti.
185
Il giorno 21, il battaglione n° 18 dell'esercito si arrende
davanti ai ribelli capeggiati da Fidel Castro e così finisce la terribile battaglia per entrambe le truppe.
La vittoria porta ai ribelli 249 armi dell'esercito, il bilancio
della battaglia è di 41 morti, 241 prigionieri
e decine di feriti, che dopo essere stati curati
e alimentati sono consegnati dall’esercito ribelle
alla Croce rossa Internazionale.
Questa battaglia fu la dimostrazione del valore, l'audacia e
l'onore delle truppe ribelli e dell'intelligenza nella
conduzione strategica di Fidel Castro, che cambiò il
bilanciamento della guerra a favore dei ribelli della Sierra Maestra.
186
Appendice V
Municipio di Colombia: un piccolo distretto con tanta storia
Il Municipio di “Colombia” ha un estensione di 563 Km2. fu fondato il 28 Febbraio 1916, fatto che coincide con la prima
lavorazione della centrale dello Zucchero.
La sua popolazione, secondo il censimento del 1999 è di
33.087 abitanti dov'è presente tutto il mosaico delle razze
Cubane.
E' situato nella parte Sud ella provincia di Las Tunas, della
quale è uno dei municipi più piccoli.
Confina ad Ovest con il municipio di Guáimaro della provincia di Camagüey e il municipio “Amancio Rodríguez”. Ad ovest con il municipio Jobabo e a sud sur con il Mar dei
Caraibi, nel Golfo de Guacanayabo.
Il territorio di questo municipio fu scenario di lotte
indipendentiste del popolo Cubano contro il colonialismo
Spagnolo nella seconda metà del 1800: qui si radicò, nella
zona de Berrocal (chiamata precedentemente Derrocal), il governo della Repubblica in armi, con il suo primo
presidente Carlos Manuel de Céspedes, nel Maggio 1869.
In una zona boscosa vicino al centro urbano, conosciuto
come Borbollón, si accampò Máximo Gómez nel 1873, quando si scontrava incessantemente con l'esercito
colonialista Spagnolo nel territorio di Camagüey.
187
Il combattimento di Santa Ana de Yeo nel 1873, nella parte sud del municipio, diretto dal "Leone di Santa Rita", Vicente García, costituì un altro fatto significativo nella storia di questo luogo.
L' 11 Novembre 1895, questo territorio fu attraversato nella zona di Guamabo, l'invasione a Occidente, diretta dal
Generale Antonio Maceo, che si accampò in questo luogo.
Durante la Repubblica Neocoloniale questo municipio fu
testimone delle lotte che videro protagonisti gli operai contro
l'esplosione capitalista e gli abusi dell'amministrazione della
compagnia Zuccheriera di proprietà nordamericana.
I lavoratori dello zucchero, che già avevano un suo sindacato
organizzato, furono i più risoluti difensori dei diritti degli
operai, vincolando le loro azioni alla lotta rivoluzionaria che
continuò anche dopo il colpo di stato del 10 Marzo 1952, che portò al potere il dittatore Fulgencio Batista, fatto che fu ripudiato dagli operai del territorio.
Durante la guerra rivoluzionaria iniziata con lo sbarco del
"GRANMA" nel 1956 , molte persone di questo villaggio si
incorporarono nelle cellule del Movimiento 26 de Julio, realizzando azioni di sabotaggio, contro la guardia Rurale.
In questa dura lotta fu catturato e successivamente
assassinato Cándido González Horta, 25 anni di età, in un azione che lo avrebbe portato ad essere considerato un
martire della località.
188
Azioni come assalti a pattuglie dell'esercito della tirannia,
incendio e distruzione della linea ferroviaria e appoggio alle
colonne ribelli inviate dalla Sierra Maestre per operare nella
zona sud di Camagüey, furono eseguite sotto la direzione del capo ribelle José García Verdecia (Pepe), mantenendo
in scacco i soldati della tirannia radicati nella caserma di
questo luogo.
Il 9 Settembre 1958, ebbe luogo un importante fatto della
guerra rivoluzionaria in questo municipio: Il combattimento
di La Federal.
Questo fatto avvenne quando si scontrarono la punta
dell'avanguardia della colonna invasora n° 8 "Ciro Redondo", condotta dal comandante della
Sierra Maestra, Ernesto Che Guevara, con una imboscata
che era ripetuta ogni notte ai soldati del luogo.
Nel Combattimento si distaccarono per valore e coraggio:
Eliseo Reyes, Enrique Acebedo y el Capitán Ángel Frías.
Caddero eroicamente negli scontri il Capitano ribelle
Marcos Borrero e il combattente Dalcio Gutiérrez.
189
Appendice VI
21 – 30 Dicembre 1958: La Battaglia di Yaguajay
Camilo nella battaglia di Yaguajay: undici giorni di Battaglia.
Le forze ribelli sotto il comando del Comandante Félix Torres y del Capitán William Gálvez, dopo aver occupato Mayajigua il 20 Dicembre 1958, compiendo un ordine del
Comandante Camilo Cienfuegos avanzarono verso Yaguajay e il giorno seguente, iniziarono l'assedio alla caserma e alla località con circa 130 uomini , aspettando
l'arrivo di Camilo che nel frattempo stava dirigendo
il 2° combattimento per l'occupazione di Zulueta.
La battaglia di Yaguajay, diretta da Camilo, iniziò il 21
e si prolungò fino alla 6 del pomeriggio del 31 Dicembre.
Fu un avvenimento che, per la sua importanza storica,
contribuì a rendere immortale la figura di Camilo, che
diventerà dopo la battaglia, "L'Eroe di Yaguajay", come lo conosce il popolo Cubano.
La tattica di Camilo
Il capo invasore, arrivò allo scenario di battaglia con un
centinaio di uomini, nelle ore notturne del giorno 22
Dicembre, dopo aver sconfitto le forze della caserma di
Zulueta.
190
Assunse il comando delle forze ribelli e decise di assaltare lo
Squadrone n°37, posizionato a poco più di un km a Nordest
di Yaguajay e, allo stesso tempo, stringere l'assedio e
intensificare il fuoco sul settore urbano e attaccarlo sino alla
sua completa resa.
Dopo aver concentrato le forze sulla caserma dove si trovava
il grosso delle truppe nemiche, forti di più di 350 uomini
sotto il comando del Capitano Alfredo Abón Lee, appoggiate anche dalla marina militare e dall'aviazione.
Quest'ufficiale decise di resistere ostinatamente all'attacco
delle forze ribelli.
Durante questi 11 giorni di combattimento furono
concordate 2 tregue, la prima il giorno 24 Dicembre, su richiesta del comando ribelle, che fu eseguita dopo che il
nemico fu espulso dai suoi 3 punti difensivi del settore
urbano, dove il combattimento provocò 3 morti, e 15
prigionieri, di cui 6 feriti.
Yaguajay rimase così in mano ai ribelli.
Quel giorno, nei momenti in cui la Croce Rossa e il prete Amos si facevano portavoce della tregua verso il comando
nemico, si produsse una confusione che causò la morte del
soldato ribelle Joaquín Panecas Consuegra (Panequita) e il ferimento del Capitano William Gálvez e dei soldati Ramón Morcell y Víctor Sotomayor.
191
Il nemico approfittò della tregua per togliere i suoi morti ed i
feriti e successivamente rifiutò di arrendersi, aspettando
ordini dal comando superiore.
La battaglia continuò, si intensificarono le azioni e
incrementò il numero dei feriti nelle fila dei soldati
dell'esercito, il che obbligò il Capitano Abón Lee, a chiedere una seconda tregua il 26 Dicembre, che fu accettata da Camilo per principi umanitari, ma che non sancì ancora la
fine del combattimento.
Camilo Cienfuegos, ormai innervosito dal comportamento
del capitano nemico, decise di sottometterlo in una guerra
psicologica e di intensificare le azioni di attacco.
Con questo obiettivo, ordinò di costruire il Dragón I, il suo primo blindato, armato di lanciafiamme per appiccare il
fuoco alla caserma nemica e quindi obbligarli alla resa.
Il blindato attaccò all'alba dei giorni 26, 27 e 28 Dicembre,
però per le imperfezioni del lanciafiamme, non riuscì a
svolgere bene il suo compito e al secondo attacco fu colpito
da un razzo anticarro che mise in pericolo la vita delle
persone dentro il blindato, nonostante fosse riuscito a creare
confusione agli assediati.
Insieme al Dragón ordinò di lanciare un treno da trasporto della canna con potenti cariche di dinamite per farlo
esplodere alla punta del ramo ferroviario che entrava fino al
patio interno del comando militare e anche se non riuscì a
compiere la missione per il deragliamento di alcuni vagoni
che ostruirono la ferrovia, il secondo attacco distrusse parte
della scuderia dei cavalli e incendiò alcuni magazzini.
Oltre a queste azioni non convenzionali, che provocarono
sconcerto e confusione nelle truppe assediate, Camilo li
192
mantenne sotto pressione psicologica con costanti messaggi
dagli altoparlanti che intimavano la resa, facendo parlare
anche vari familiari dei militari assediati.
Tutto questo pesò sul morale del nemico fino a che si arrivò
ad un punto in cui la maggioranza della caserma volle
arrendersi senza continuare la resistenza.
Le tre visite del CHE.
Il Comandante Ernesto Che Guevara nel suo ruolo di Capo Supremo delle forze del Fronte di Las Villas, visitò Camilo nel teatro delle operazioni in Yaguajay,nei giorni 23, 25 e 30 Dicembre per dare istruzioni e coordinare azioni ed idee nelle battaglie di Yaguajay e Santa Clara, dato che queste si svilupparono contemporaneamente dal giorno 29 fino al 31 Dicembre. In ognuna delle sue visite, fu presente il principio della
cooperazione tra le forze vicine; però il maggior desiderio di
Camilo, che era quello di partecipare alla battaglia di Santa Clara, non potette realizzarsi per il prolungamento della
battaglia di Yaguajay.
Il nemico capitola
Il giorno 31, dopo mezzogiorno, Abon Lee si vide forzato a chiedere una nuova tregua, richiesta che fu respinta da
Camilo. Ormai erano finite tutte le possibilità di resistenza, il
panorama era drammatico, morti sepolti in terra davanti alla
mensa, decine di feriti, di cui molti in gravi condizioni,
curati solo con l'aceto come unico medicamento.
193
Potendo ormai fare un solo pasto al giorno, la fame rendeva
ancora più precaria la situazione e aumentava l'agonia e la
disperazione dei soldati.
Tutto si fece ancora più insopportabile per l'atmosfera
pestilenziale e irrespirabile, a causa degli oltre 50 animali
morti, tra vacche e i cavalli dello squadrone.
Tutto ciò rese impossibile prolungare oltre la resistenza, e il
Capitano Abon Lee, si vide costretto ad issare la bandiera bianca e a dichiarare la resa incondizionata al termine del
pomeriggio di quel giorno.
Dopo questa azione, Camilo mandò il seguente messaggio al
CHE:
'' Che, Si è arresa Yaguajay, sto contando le armi... ti vedo domani.''
Con questa importante vittoria dell'esercito ribelle, si
concluse la campagna del Comandante Camilo Cienfuegos
nel Fronte Nord di Las Villas.
194
Citazioni
I fatti principali sono stati tradotti dal libro in Spagnolo
“Pasajes de la guerra revolucionaria” Scritto da Ernesto CHE
Guevara – Editora Politica – Cuba
Sono presenti inoltre articoli ripresi da:
“Sulla Sierra con Fidel” di Giorgio Amico, ripreso dal seguente sito:
http://isole.ecn.org/
L’insurrezione di Cienfuegos e La notte delle cento bombe tratti dal sito di amicizia Italia-Cuba http://www.italia-cuba.it
La Battaglia di Yaguajay tradotto dal sito in Spagnolo http://www.hero.cult.cu/monumento/batalladeyag.php
Radio Rebelde: quasi 50 anni tradotto dal sito in Spagnolo http://www.cultframe.com/26/647/6055/articolo_informazioni.asp
La Battaglia di El Jigué tradotto dal sito in Spagnolo http://www.lademajagua.co.cu/infgran2920.htm
Il massacro di Oro de Guisa tradotto dal sito in Spagnolo http://www.cnctv.cubasi.cu
Quando non indicato nella didascalia, le foto sono riprese da
“Pasajes de la guerra revolucionaria”
195
Ringraziamenti
Un grazie a tutto il forum di Barriodecuba, in particolare ad Amato, Carlo e Bruno, per la fiducia ricevuta.
Un ringraziamento d’obbligo a Pierluigi e alla sua meravigliosa
famiglia.
Un grazie anche ad Alberto, Mirko e alle loro rispettive consorti, dato che le nostre storie sono tutte legate a doppio filo e con molti
punti in comune.
Un grazie a Marco, un amico che non vedo quasi mai.
Un grazie ad Amador, uno che la Rivoluzione Cubana
l’ha vissuta dal vivo e che mi ha omaggiato della sua copia
di quel libro che mi ha permesso di realizzare questo testo.
Un grazie ai Cubani, popolo meraviglioso nei suoi pregi e nei
suoi difetti.
Un grazie a tutti quelli che ho dimenticato di citare, ma che come
me credono ancora ( che matti…) che al mondo esistono gli
amici, i valori della famiglia e, soprattutto, la possibilità di un
mondo migliore…
196
Indice Introduzione Pag. 3
25 Novembre 1956:Un imbarcazione nella notte… Pag. 5
5 Dicembre 1956:La battaglia di Alegría de Pío Pag. 9
dal 6 al 21 Dicembre 1956 Pag. 11
Dal 23 Dicembre 1956 al 15 Gennaio 1958 Pag. 16
16/17 Gennaio 1957: Il combattimento de La Plata Pag. 18
18 - 21 Gennaio 1957 Pag. 24
22 Gennaio 1957:La battaglia de l'Arroyo del Infierno Pag. 25
23 - 28 Gennaio 1957 Pag. 28
30 Gennaio 1957: Attacco aereo sui ribelli Pag. 29
2 - 18 Febbraio 1957 Pag. 33
18 Febbraio 1957: Fine di un traditore Pag. 36
26 Febbraio 1957 - 20 Aprile 1957 Pag. 39
20 Aprile - Primi di Maggio 1957 Pag. 41
9 Maggio - 28 Maggio 1957 Pag. 43
28 Maggio 1957: La battaglia di El Uvero Pag. 44
Giugno - Luglio 1957 Pag. 52
26 Luglio - 1 Agosto 1957:
Importanti vittorie e una grave perdita Pag. 55
Dal 1 al 20 Agosto 1957 Pag. 64
29 Agosto 1957: Il combattimento di “El Hombrito” Pag. 67
5 Settembre 1957:
Cienfuegos insorge contro il governo di Batista Pag. 73
17 Settembre 1957: Il combattimento di Pino del Agua Pag. 76
Dal 22 Settembre al 30 Settembre 1957 Pag. 84
Fine Settembre - inizio Ottobre 1957:
Un fatto sgradevole Pag. 85
Ottobre - Novembre 1957 Pag. 89
29 Novembre 1957:Il combattimento di Mar Verde Pag. 96
Dicembre 1957 Pag. 103
Fine anno 1957: Un anno di guerra Pag. 105
Gennaio 1958 Pag. 108
Febbraio 1958 Pag. 110
16/17 Febbraio 1958: Pino del Agua II Pag. 111
197
Febbraio - Marzo 1958 Pag. 128
Aprile - Maggio - Giugno 1958 Pag. 132
Luglio - Agosto 1958 Pag. 141
Verso l'offensiva finale Pag. 144
9 Settembre: il combattimento di La Federal Pag. 147
14 Settembre:il combattimento di Cuatro Compañeros Pag. 149
Settembre - Ottobre 1958 Pag. 151
3 Novembre: Le Elezioni di Batista Pag. 154
20 - 30 Novembre 1958: la battaglia di Guisa Pag. 155
Dicembre 1958: l’isola spezzata in due Pag. 157
16 - 18 Dicembre: La Battaglia di Fomento Pag. 160
Una battaglia dopo l’altra Pag. 161
Lo Scontro finale: La battaglia di Santa Clara Pag. 163
Appendice I 10/11 Ottobre 1957: Il massacro di Oro de Guisa Pag. 173
Appendice II Radio Rebelde: quasi 50 anni Pag. 177
Appendice III 3 Maggio 1958: Riunione en Los Altos de Mompié Pag. 181
Appendice IV 11 - 21 Luglio 1958: La Battaglia di El Jigué Pag. 184
Appendice V Municipio di Colombia:
un piccolo distretto con tanta storia Pag. 185
Appendice VI 21 – 30 Dicembre 1958: La Battaglia di Yaguajay Pag. 189
Citazioni Pag. 194
Ringraziamenti Pag. 195