Corridonia ottobre 2019 6 ore di formazione frontale, 6 ore di ...Assertività significa...
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Corridonia ottobre 2019 6 ore di formazione frontale, 6 ore di laboratori.
Aspetti Emotivi e Cognitivi dell’Assertività
Quest’incontro non vuole esser un manuale tecnico ma… «esige di essere uno “strumento di lavoro comune”, dove in
primo piano c’è una relazione con un “io” e un “tu”, cioè la relazione con se stessi, con la propria identità, con la
propria natura umana e con l’altro, in quanto persona, in quanto frutto di un genitore “adulto”, in grado di generare
non solo in senso biologico ma anche nel senso umano, ontologico.» (Vittoria Maioli Senese)
Emotività … cognizione. il coraggio e il desiderio di mettersi in discussione per riuscire a generare dal proprio sé, il
genitore “adulto”. Possedere un io “adulto” significa, quindi, essere in grado di rendere fecondo l’ambiente
circostante e di trasfondere sé in altro per renderlo “figlio”, cioè capace di farsi portare e di farsi guidare fino al
punto di maturare la sua vera identità e il suo vero sé, necessari per portare a compimento il suo destino. ESSERE
NELLA RELAZIONE. Sensazione + pensiero/cognizione = azione… nella reazione come Essere
Che cos’è l’assertività: Il termine “assertività” indica la capacità di un individuo di conoscere le proprie esigenze e di
esprimerle nel proprio ambiente.
A… B… C… La competenza emotiva del pensiero. A Situazione: valutazione / B Pensiero correlato: cosa penso / C
Emozione: Cosa sento
L’individuo può manifestare tre stili comunicativi: STILE PASSIVO / STILE AGGRESSIVO / STILE ASSERTIVO
IL COMPORTAMENTO PASSIVO: Siamo passivi se tendiamo a inibire le nostre emozioni, dalla rabbia, alla gioia,
all’amore, alla frustrazione, a causa di momenti di imbarazzo, tensione, ansia o di sentimenti di colpa.
Il comportamento verso gli altri è condizionato dalla ricerca di mete personali, tanto che la persona passiva non si
oppone alle influenze che subisce e si realizza in situazioni che risultano essere positive più per gli altri che per se
stessa.
Presupposto:
“Io sono meno importante degli altri”
Obiettivi:
- ESSERE ACCETTATI
- EVITARE DI ATTIRARE L’AGGRESSIVITA’ DEGLI ALTRI O IL CONFLITTO
Attuato da chi:
si sente inadeguato in una situazione
ha paura delle conseguenze di un comportamento diverso
non conosce i propri diritti
Possiamo considerarci passivi se: subiamo gli altri abbiamo difficoltà nel fare
richieste non riusciamo a dire “no” abbiamo difficoltà nel fare o ricevere
complimenti abbiamo difficoltà nel comunicare agli altri ciò che pensiamo o ciò
che proviamo cerchiamo di evitare il conflitto abbiamo difficoltà nel prendere
decisioni abbiamo spesso paura di sbagliare dipendiamo dal giudizio altrui
abbiamo bisogno dell’approvazione altrui riteniamo che gli altri siano migliori di
noi ci scusiamo anche quando non è il caso proviamo disagio in presenza di
persone che non conosciamo bene
IL COMPORTAMENTO AGGRESSIVO
Siamo aggressivi se riusciamo spesso a realizzare i nostri desideri ma a spese degli altri, rovinando così il nostro
rapporto con loro. Con più frequenza di altre persone cerchiamo di risolvere situazioni problematiche con la violenza
verbale o fisica, con la prepotenza, con la forza, l’arroganza, la manipolazione.
Il comportamento è rivolto esclusivamente verso la propria persona e verso la soddisfazione senza limiti dei propri
bisogni; con qualsiasi mezzo, anche distruttivo, e con qualsiasi azione, anche violenta, la persona aggressiva domina
gli altri, sfruttandoli per arrivare ad ottenere il potere.
Presupposto: “Solo uno di noi due può vincere: se io vinco tu perdi” RIDOTTA
IMPORTANZA DELL’ALTRO ATTENZIONE PREVALENTE A SE STESSI
Obiettivi: - ACQUISIRE POTERE SOCIALE
- APPARIRE FORTE, METTERE SOGGEZIONE
Attuato da chi: è fondamentalmente INSICURO e TIMIDO
è a disagio
vuole prevenire attacchi da parte degli altri
Possiamo considerarci aggressivi se: vogliamo che gli altri si
comportino come fa piacere a noi non modifichiamo la nostra
opinione su qualcuno o su qualcosa ci capita spesso di scegliere per
gli altri senza ascoltare il loro parere prevarichiamo, dominiamo,
manipoliamo siamo ostili in modo imprevedibile non accettiamo di
poter sbagliare non chiediamo scusa per un nostro eventuale errore
non ascoltiamo gli altri mentre parlano non riconosciamo i meriti
altrui interrompiamo frequentemente la persona con cui parliamo
giudichiamo gli altri o li critichiamo usiamo strategie
colpevolizzanti ci consideriamo i “migliori” abbiamo
scarsa fiducia e stima dei nostri interlocutori
IL COMPORTAMENTO ASSERTIVO
Siamo assertivi quando sappiamo esprimere onestamente i nostri sentimenti, bisogni, desideri, opinioni, critiche, in
modo diretto, adeguato, senza imbarazzo o sentimenti di colpa.
Il comportamento relazionale è rivolto verso se stesso e verso gli altri; nel rispetto e nella valorizzazione delle proprie
e delle altrui risorse, si realizza favorendo la crescita reciproca.
Presupposto:
L’ATTENZIONE SPAZIA DA SE’ ALL’ALTRO, RITENUTI ENTRAMBI IMPORTANTI
Obiettivi: - MANIFESTARE STIMA ALL’ALTRO SENZA SMINUIRE L’AUTOSTIMA
- AGIRE SECONDO LE PRIORITA’ DEL CASO
Attuato da chi: ha un alto livello di AUTOSTIMA
Possiamo considerarci assertivi se: sappiamo riconoscere ed
esprimere le nostre emozioni siamo onesti con noi stessi e con
gli altri viviamo relazioni in modo aperto e disponibile
accettiamo il punto di vista altrui non giudichiamo non
colpevolizziamo gli altri ascoltiamo gli altri ma decidiamo in
modo autonomo siamo pronti a cambiare la nostra opinione
(flessibilità) non permettiamo agli altri di manipolarci non
pretendiamo che gli altri si comportino come fa piacere a noi
ricerchiamo la collaborazione di altre persone abbiamo una
buona stima di noi stessi abbiamo un buon senso di autoefficacia
La comunicazione verbale:
ASSERTIVA: Personalizzata, esplicita, coerente ed in linea con scelte, valori e obiettivi personali;
Lascia spazio all’interlocutore, uso di strutture ipotetiche; Assenza di rigidità e dogmatismi.
PASSIVA: Tendenza alla spersonalizzazione del linguaggio;
Linguaggio indiretto e poco chiaro;
Incertezza del contenuto;
Mancanza di riferimenti a sé.
AGGRESSIVA: Assonanza con i propri obiettivi e scopi ma in un contesto di assolutismo e rigidità; Nega
lo spazio all’interlocutore;
Uso di espressioni e verbi perentori.
La comunicazione non verbale
ASSERTIVA: Sguardo: costante e prolungato, simmetrico
Gestualità: varia, appropriata al contenuto verbale, può rinforzare o sostituire l’espressione verbale con notevole
efficacia nel messaggio
Posizione del corpo: dinamica, espressiva, appropriata alle varie situazioni, tendenza a mettere in asse tutte le parti
del corpo
Voce: timbro modulato a seconda della situazione, medio-alta, fluida nell’esposizione, sicura, chiara, aperta e piena
Mimica facciale: ricca ed espressiva, adeguata al significato degli stati d’animo e in correlazione con il significato
verbale
PASSIVA Sguardo: sfuggente, tendenzialmente verso il basso, non lo sostiene
Gestualità: limitata nella quantità, ripetitiva, monotona, non correlata al significato della comunicazione verbale,
incerta, esecuzione superficiale, rapida e inadeguata
Posizione del corpo: tendenzialmente curva, atteggiamento inespressivo
Voce: timbro basso, altezza bassa, tremante
Mimica facciale: povera, goffa, stereotipata, inespressiva, rigida, poco espansiva, inadeguata al significato del
contenuto
AGGRESSIVA Sguardo: insistente, invadente e inadeguato, tendenzialmente dall’alto in basso
Gestualità: copiosa e plateale, invadente dello spazio altrui, scarsa scioltezza
Posizione del corpo: statica nell’atteggiamento di prevaricazione, allargamento o divaricazione delle gambe Voce:
timbro basso-alto, altezza sonora alta
Mimica facciale: esprime senso di superiorità, sdegno o rifiuto, stringe le mascelle e corruga la fronte
STILE PASSIVO STILE ASSERTIVO STILE AGGRESSIVO
MODO DI RELAZIONE
- Indiretto
- Inespressivo
- Timido, esitante
- Insincero nelle
emozioni
- Muto
- Diretto
- Espressivo
- Sincero nelle emozioni
- Adatto
- Messaggi “Io”
- Diretto
- Esageratamente espressivo
- Insincero nelle
emozioni
- Messaggi “Tu”
ELEM. NON
VERBALI
- Occhi bassi
- Voce bassa
- Portamento debole
- Gesti perplessi
- Guardare negli occhi
- Fluido
- Posizione eretta
- Gesti sicuri
- Occhi fissanti
- Voce alta
- Rapido
- Gesti minacciosi e di intimidazione
ELEM. DI BASE - Non impegno per i propri interessi
- Lasciare decisioni agli altri
- Non rispetto per sé e per gli altri
- Sentirsi in ansia e in colpa
- Rispettare i propri
interessi e quelli degli altri
- Valore = fair play
- disposto ai compromessi
- Prendere iniziativa
- Attivo
- Calmo
- Seguire solo i propri
interessi
- Non dare spazio agli altri
- Prendere decisioni per altri
- Manipolatore
- Arrabbiato, ostile
SCOPO - Evitare conflitti
- Evitare rischi ad ogni costo
- Evitare responsabilità
- Compiacere
- Comunicare
- Collaborare
- Realizzare i propri scopi
- Vincere
- Realizzare il proprio
scopo ad ogni costo -
Prevalere
- Prevaricare
Assertività significa “Assertività” significa vivere con serenità i nostri rapporti con gli altri con l’equilibrio di chi non
subisce e non aggredisce;
sostenere la propria integrità e dignità e allo stesso tempo incoraggiare ed accettare questo comportamento negli
altri.
I MIEI DIRITTI ASSERTIVI
1) Ho il diritto di fare tutto quello che voglio purché non danneggi gli altri.
2) Ho il diritto di mantenere la mia dignità agendo affermativamente anche urtando qualcun altro a condizione che
il movente sia assertivo e non aggressivo.
3) Ho il diritto di fare richieste solo se l’altro ha lo stesso diritto di rifiutare.
4) Ho il diritto di apparire illogico nelle decisioni
5) Ho il diritto di non essere perfetto
6) Ho il diritto di essere il solo giudice di me stesso
7) Ho il diritto di comportarmi secondo coscienza e senza giustificarmi
8) Ho il diritto di valutare e decidere se farmi carico dei problemi degli altri.
9) Ho il diritto di cambiare idea
10) Ho il diritto di commettere errori assumendone le responsabilità
11) Ho il diritto di dire non lo so
12) Ho il diritto di dire non capisco
13) Ho il diritto di sentirmi libero dalla approvazione degli altri
14) Ho il diritto di discutere con l’altro sui diritti quando non sono chiari. 15) Ho il diritto di attuare i miei diritti
Strategie fondamentali per comportarsi più affermativamente
- Identifica i tuoi diritti personali, i desideri e i bisogni.
- Identifica come ti SENTI riguardo una situazione particolare. Nell’identificare le tue sensazioni circa la
situazione, usa descrizioni sensoriali che ti aiutino a capire meglio come ti senti. Riporta il tipo di azione che
la sensazione ti spinge a fare (es. "mi piace molto quando ti abbraccio").
- Nel descrivere le tue sensazioni, usa frasi in prima persona. Usa queste asserzioni per esprimere le tue
sensazioni invece di giudicare o valutare gli altri.
- Collega la tua asserzione “emozionale” ad un comportamento specifico dell'altra persona. - Sii diretto –
comunica il tuo messaggio alla persona interessata.
- Prova a non fare assunzioni su che cosa le altre persone stanno pensando o sentendo, sulle loro motivazioni,
o su come loro potranno reagire.
- Evita il sarcasmo, l'aggressività verbale, o gli “assolutismi”.
- Evita definizioni preconcette e/o “etichettamenti”.
- Evita le asserzioni che cominciano con "perché?" e/o "tu...". Questo può mettere l'altra persona sulla
difensiva.
- Chiedi un feedback o riscontro.
- Valuta le tue aspettative. Sii predisposto a venire a compromessi.
APPLICAZIONE DELL’ASSERTIVITA’ NELLA VITA QUOTIDIANA E FAMILIARE
Non esiste una risposta assertiva definita dogmaticamente, perché essa dipende dalle situazioni in cui viene
espressa.
Le diverse componenti emozionali, espressive, cognitive si dovranno calibrare e comporre in modo diverso a
seconda della situazione, delle aspettative, degli obiettivi e delle persone di quel particolare momento.
Il comportamento assertivo quindi non sta tra quello passivo e quello aggressivo, poiché anche questi possono
essere considerati in alcuni casi comportamenti assertivi se sono utili o necessari alle situazioni e quindi SCELTI,
non essendo reattivi e inconsapevoli.
Apprendere come distinguere lo stile assertivo da quello aggressivo e da quello passivo
Arrivare a conoscere le cause e le convinzioni che sono alla base dei comportamenti passivi e aggressivi
Imparare come applicare nei rapporti di tutti i giorni il comportamento assertivo.
La padronanza dell’assertività si apprende, i progressi personali rinforzano la pratica, migliorano gli scambi di
comunicazione.
LE BARRIERE DELLA COMUNICAZIONE
1. Dirigere, dare ordini
2. Minacciare, ammonire
3. Predicare, moraleggiare
4. Consigliare, offrire soluzioni
5. Discutere, cercare di persuadere
6. Giudicare, criticare, condannare
7. Elogiare, assecondare
8. Ridicolizzare, prendere in giro
9. Analizzare, diagnosticare
10. Rassicurare, consolare
11. Interrogare, inquisire
12. Cambiare argomento, fare sarcasmo, chiudersi ESERCITAZIONE:
1^ FASE: impariamo a riconoscere le barriere della comunicazione
2^ FASE: distinguiamo tra risposte utili e risposte non utili
3^ FASE: impariamo a riconoscere i sentimenti sottostanti ai messaggi delle persone
USIAMO IL MESSAGGIO IN PRIMA PERSONA
con il nostro vicino che ci disturba con rumori sul soffitto con il
nostro collega che arriva sempre in ritardo con il nostro
partner che lascia i suoi vestiti sparsi per la stanza
CONSUELO FORTUNA – PAOLO SCAPELLATO – PSICOLOGI, PSICOTERAPEUTI
I MIEI DIRITTI ASSERTIVII MIEI DIRITTI ASSERTIVII MIEI DIRITTI ASSERTIVII MIEI DIRITTI ASSERTIVI
1)1)1)1) Ho il diritto di fare tutto quello che voglio purché non Ho il diritto di fare tutto quello che voglio purché non Ho il diritto di fare tutto quello che voglio purché non Ho il diritto di fare tutto quello che voglio purché non
danneggi gli altri.danneggi gli altri.danneggi gli altri.danneggi gli altri.
2)2)2)2) Ho il diritto di mantenere la mia dignità agendo Ho il diritto di mantenere la mia dignità agendo Ho il diritto di mantenere la mia dignità agendo Ho il diritto di mantenere la mia dignità agendo
affermativamente anche urtando qualcun altro a condizione affermativamente anche urtando qualcun altro a condizione affermativamente anche urtando qualcun altro a condizione affermativamente anche urtando qualcun altro a condizione
che il movente sia assertivo e non aggressivche il movente sia assertivo e non aggressivche il movente sia assertivo e non aggressivche il movente sia assertivo e non aggressivo.o.o.o.
3)3)3)3) Ho il diritto di fare richieste solo se l’altro ha lo stesso diritto di Ho il diritto di fare richieste solo se l’altro ha lo stesso diritto di Ho il diritto di fare richieste solo se l’altro ha lo stesso diritto di Ho il diritto di fare richieste solo se l’altro ha lo stesso diritto di
rifiutare.rifiutare.rifiutare.rifiutare.
4)4)4)4) Ho il diritto di apparire illogico nelle decisioniHo il diritto di apparire illogico nelle decisioniHo il diritto di apparire illogico nelle decisioniHo il diritto di apparire illogico nelle decisioni
5)5)5)5) Ho il diritto di non essere perfettoHo il diritto di non essere perfettoHo il diritto di non essere perfettoHo il diritto di non essere perfetto
6)6)6)6) Ho il diritto di essere il solo giudice di me stessoHo il diritto di essere il solo giudice di me stessoHo il diritto di essere il solo giudice di me stessoHo il diritto di essere il solo giudice di me stesso
7)7)7)7) Ho il diritto di comportarmi Ho il diritto di comportarmi Ho il diritto di comportarmi Ho il diritto di comportarmi secondo coscienza e senza secondo coscienza e senza secondo coscienza e senza secondo coscienza e senza
giustificarmigiustificarmigiustificarmigiustificarmi
8)8)8)8) Ho il diritto di valutare e decidere se farmi carico dei problemi Ho il diritto di valutare e decidere se farmi carico dei problemi Ho il diritto di valutare e decidere se farmi carico dei problemi Ho il diritto di valutare e decidere se farmi carico dei problemi
degli altri.degli altri.degli altri.degli altri.
9)9)9)9) Ho il diritto di cambiare ideaHo il diritto di cambiare ideaHo il diritto di cambiare ideaHo il diritto di cambiare idea
10)10)10)10) Ho il diritto di commettere errori assumendone le Ho il diritto di commettere errori assumendone le Ho il diritto di commettere errori assumendone le Ho il diritto di commettere errori assumendone le
responsabilitàresponsabilitàresponsabilitàresponsabilità
11)11)11)11) Ho il diritto di dire non lo soHo il diritto di dire non lo soHo il diritto di dire non lo soHo il diritto di dire non lo so
12)12)12)12) Ho il Ho il Ho il Ho il diritto di dire non capiscodiritto di dire non capiscodiritto di dire non capiscodiritto di dire non capisco
13)13)13)13) Ho il diritto di sentirmi libero dalla approvazione degli altriHo il diritto di sentirmi libero dalla approvazione degli altriHo il diritto di sentirmi libero dalla approvazione degli altriHo il diritto di sentirmi libero dalla approvazione degli altri
14)14)14)14) Ho il diritto di discutere con l’altro sui diritti quando non Ho il diritto di discutere con l’altro sui diritti quando non Ho il diritto di discutere con l’altro sui diritti quando non Ho il diritto di discutere con l’altro sui diritti quando non
sono chiari.sono chiari.sono chiari.sono chiari.
15)15)15)15) Ho il diritto di attuare i miei dirittiHo il diritto di attuare i miei dirittiHo il diritto di attuare i miei dirittiHo il diritto di attuare i miei diritti www.agecorridonia.org – [email protected] FB: AGe Corridonia
L'Associazione Italiana Genitori A.Ge. Corridonia, nasce nel 2007 come luogo specifico
riservato ai genitori per affrontare e approfondire alcune tematiche proprie della loro vita
di educatori ed anche come fulcro della “comunità educante”, ovvero, di condivisione di
esperienze tra genitori e genitori, tra docenti e genitori e altre agenzie educative
(parrocchie, associazioni sportive, centri di aggregazione …)
In 10 anni di attività ci siamo fatti conoscere nel nostro territorio, anche per la serietà degli
enti con cui collaboriamo nella formazione dei genitori. Per questo lo scorso anno le scuole
del territorio ci hanno chiesto di collaborare con loro nella proposta di un corso di
formazione per docenti (aperto anche ai soci AGe) sull’uso corretto delle nuove tecnologie.
L’iniziativa, dal titolo ”educarsi ed educare nell’era digitale” si è svolta in 5 incontri tenuti
dalla polizia postale, da pedagogisti, da esperti in comunicazione mediale nel 2018-2019.
A seguire vogliamo condividere con voi alcuni contenuti interessanti scaturiti dagli incontri.
All’inizio ci siamo posti delle domande: Umberto Eco nel 2015 diceva così: “I social media
danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un
bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre
ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. E' l'invasione degli imbecilli”.
Stiamo dando gli strumenti necessari ai nostri figli per riconoscere gli imbecilli che
pubblicano contenuti? O forse anche noi siamo quegli imbecilli? Siamo davvero liberi di
scegliere grazie alle mille opportunità che ci vengono proposte o ci vengono proposte
soltanto le cose che ci piacciono, quindi non scegliamo noi, ma la rete sceglie per noi?
Educare all’uso del digitale, alle relazioni web mediate, significa guidare il soggetto all’uso
consapevole e critico di questi strumenti, anche immedesimandosi nelle reazioni dell’altro
quando non lo abbiamo di fronte.
Le emozioni sono ciò che rappresenta la persona nel suo modo di vivere e relazionarsi con
gli altri, è importante imparare a far esprimere le proprie emozioni ai nostri figli-alunni. In
Danimarca è prevista la Klassens Tid o "tempo di classe", è un’ora a settimana di empatia in
cui i ragazzi parlano dei propri problemi personali o di gruppo (difficoltà nel rapportarsi con
la famiglia, con i compagni, con gli amici ecc...) e imparano a comprendere ed esprimere le
emozioni, esperimento possibile anche nelle nostre scuole.
Ci è stato suggerito di consultare “il manifesto delle parole ostili” e di prendere spunto dai
suggerimenti operativi per genitori di Serge Tisseron.
Una ricerca scientifica della polizia di stato in collaborazione con l’università la Sapienza di
Roma e il dipartimento per la giustizia minorile e di comunità dal titolo: “e tu quanto
#condividi” ha evidenziato che i ragazzi non hanno consapevolezza dei loro comportamenti
online.
Possiamo riconoscere un ragazzo soggetto di adescamento in quanto cambia le sue
abitudini. Non partecipa più alle attività che proponiamo, a scuola non rende più come
prima. Questi sono messaggi di pericolo. A volte sia genitori che docenti non prendono
questi cambiamenti come allarme ma pensano che sia una fase del cambiamento della
crescita. Il problema fondamentale è che i nostri figli tendono a pensare che tutto ciò che
trovano nel web sia vero.
La legge sul cyberbullismo in vigore dal 18 giugno 2017 definisce che cos’è il cyberbullismo:
“Ai fini della presente legge, per «cyberbullismo» si intende qualunque forma di
pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto
d'identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati
personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonche' la diffusione di
contenuti on line aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il
cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori
ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo.”
Il cyberbullismo è un fenomeno, non un reato, ma atti di bullismo possono essere una serie
di reati che vanno dalla molestia, alla diffamazione di natura pornografica, la diffusione di
immagini pedopornografiche, di violenza privata…
Pubblicare foto e video di persone senza il loro consenso è illegale, anche chi li diffonde
commette reato.
Un docente che viene a conoscenza di atti di bullismo deve intervenire scrivendo al
dirigente, comunicando il fatto per iscritto, il dirigente stesso ha poi l’obbligo di avvertire
l’autorità giudiziaria. Il docente è un pubblico ufficiale e in questa veste ha l’obbligo di
intervenire d’ufficio (agli insegnanti della scuola statale e di quella paritaria è riconosciuta la
qualità di pubblico ufficiale in quanto essi esercitano una funzione disciplinata da norme di
diritto pubblico, caratterizzata dalla manifestazione della volontà della Pubblica
Amministrazione e dal suo svolgersi attraverso atti autoritativi e certificativi (art 357 C.P.))
Il web non esiste: il web siamo noi. Il web è un nuovo ambiente all’interno del quale noi ci
muoviamo, e come ogni ambiente necessità di un determinato modo di parlare, di agire e di
comportarsi. In base agli ambienti che frequentiamo e quindi agli spazi, modifichiamo ed
adattiamo il nostro comportamento. A scuola ci comportiamo in un certo modo, a casa ci
comportiamo in un altro modo, in palestra ci comportiamo in un altro modo. Oggi non
esiste più il modo di separare le situazioni perché la dimensione in cui ci troviamo nel web
non è più privata ma è pubblica e questo incide fortemente in ciò che riguarda la devianza
dei giovani. I ragazzi di oggi tendono ad adottare lo stesso comportamento in ogni tipo di
contesto non rispettando le regole diverse in base al fatto che si trovino in famiglia o con i
propri amici, a relazionarsi con il loro insegnante o con un rappresentante della legge.
Discorsi d’odio HATE SPEECH: espressioni che propagano, fomentano, promuovono,
giustificano l’odio razziale, l’antisemitismo, la xenofobia contro singoli o gruppi.
Oggi spesso vengono confusi con atti di bullismo fenomeni di baby gang. La “gang” è un
fenomeno di micro criminalità. Secondo il National gang center USA si tratta di “una
collettività composta da adolescenti e giovani adulti che interagiscono tra loro con
frequenza, che sono coinvolti in attività illecite, sono caratterizzate da una permanenza nel
gruppo, possiamo notare la presenza di simboli, hanno una identità comune e controllano
uno specifico territorio”.
Un fatto importante per tentare di arginare questi comportamenti devianti dei ragazzi è che
riescano ad identificare l’autorità. È inutile parlare di prevenzione di atti di bullismo se i
ragazzi non riconoscono l’autorità di un insegnante, di un poliziotto o anche dei propri
genitori. Sei il ragazzo si vede difeso nei confronti del proprio docente dal suo genitore, non
lo rispetterà più come un’autorità, non sarà più credibile ai suoi occhi. Inoltre è inutile
portare progetti esclusivamente di prevenzione nelle scuole quando i ragazzi una volta
usciti non hanno altri spazi dedicati a loro, se non hanno alternative al frequentare le zone
più malfamate della città. Criminologia della pacificazione (R. Quinney). “Il crimine avviene
quando una società incoraggia o costruisce tra i cittadini relazioni interpersonali distruttive”
La tecnologia è una cosa bellissima che ci permette di fare moltissime cose meravigliose.
Dall’altra parte ci sono delle cose pericolose che ci possono accadere online e che
dobbiamo essere pronti ad affrontare. Alcune di queste sono: information overload
(sovracarico informativo) tecnostress (stress che deriva dall’uso di tecnologia digitale)
dipendenze e multitasking.
Il sovraccarico cognitivo, meglio conosciuto come Information overload(ing), detto anche
sovraccarico informativo o cognitivo avviene quando si ricevono troppe informazioni per
riuscire a prendere una decisione o sceglierne una specifica sulla quale focalizzare
l'attenzione. Si verifica quando “le informazioni fornite ad un sistema eccedono la sua
capacità di elaborazione”
Con la parola inglese technostress si intende lo stress causato dall'uso prolungato o
eccessivo di tecnologie e strumenti informatici conseguenza della nostra temporanea
incapacità ad affrontare, in modo sano, a livello fisico, mentale e sociale, le sfide dell’era
digitale.
Dipendenze: alterazione del comportamento - ricerca esagerata e patologica del piacere
attraverso alcuni comportamenti - difficoltà di controllo sull'abitudine - da smartphone,
internet, email, social media, videogame, shopping online, ecc quando non possiamo fare a
meno di guardare il cellulare, controllare le email, i messaggi ecc.
Cos’è il Multitasking? La tendenza a fare più cose contemporaneamente. In realtà non
esiste perchè noi siamo un solo individuo con un solo cervello, per cui è impossibile che
riusciamo a fare bene e contemporaneamente più di una cosa. In realtà possiamo parlare
di “task-switching” ovvero di oscillazione tra un compito e l’altro, questo è importantissimo
se pensiamo dell’uso del cellulare mentre si guida. In alternativa al multitasking usiamo il
Single Tasking, ovvero, “fare una cosa alla volta”.
Digital Detox: Un periodo di tempo durante il quale si evita l’uso di dispositivi digitali
(smartphone, computer, ecc), un “digiuno” dal digitale definito da un tempo preciso in cui
dare attenzione ad altro. Caldamente consigliato a tutti: adulti e ragazzi.
“Il modo migliore per vincere le sfide presenti e future è tornare ai fondamenti della
genitorialità.” (J.B Hofmann)
(Sintesi a cura di Ivana Staffolani – AGe Corridonia)