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LOCALIZZAZIONE:
DICEMBRE 2012
COMUNI DI
MAGASA E VALVESTINO
OGGETTO DELL’ELABORATO:
PIANO DI GOVERNO
DEL TERRITORIO
*** RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE
(ai sensi della D.G.R. n° IX/2616 del 30 novembre 2011, Aggiornamento dei “Criteri ed indirizzi per la definizione della
componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano di Governo del Territorio, in attuazione dell’art. 57, comma 1, della l.r.11 marzo
2005, n°12”, approvati con d.g.r.22 dicembre 2005, 8/1566 e successivamente modificati con d.g.r 28/05/2008 n. 8/7374)
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STUDIO A CURA DI:
Dott. Giovanni Bembo – Geologo
Dott.ssa Loredana Zecchini – Geologo
Studio di Associato di Geologia Applicata ed Ambientale
Via Trieste, 45 Bogliaco
25084 Gargnano (Bs)
Tel/Fax 0365/ 7910 70;
cell.347/−7838837/ − 347/−5747290
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casella PEC :
[email protected] [email protected]
Geologi Bembo G. & Zecchini L.
DATA 20/12/2012
PGT dei comuni di Magasa e Valvestino – Relazione geologica generale
Dott. Geol. Giovanni Bembo − Dott.ssa Geol. Loredana Zecchini
INDICE
1. Premessa ___________________________________________________________________________5
2. Inquadramento generale ________________________________________________________ 12
3. Inquadramento geologico strutturale generale _______________________________ 13
4. Geologia e stratigrafia generale ________________________________________________ 18
5. Geomorfologia____________________________________________________________________ 27
6. Cenni di idrografia superficiale _________________________________________________ 46
7. Inquadramento idrogeologico __________________________________________________ 48
8. Carta Litotecnica _________________________________________________________________ 52
9. Note geologiche di dettaglio dei centri abitati (da verificare se inserire) _ 58
10. Carta del dissesto con legenda uniformata PAI ____________________________ 65
11. Carta di Sintesi della Pericolosita’ geologica _______________________________ 65
12. Carta della Pericolosita’ sismica locale _____________________________________ 67
13. Indagini di sismica passiva ___________________________________________________ 71
13. 1 STRUMENTAZIONE IMPIEGATA E IMPOSTAZIONI DI MISURA_________________________________71
13.2 DEFINIZIONI __________________________________________________________________________71
13.3 UBICAZIONE DELLE MISURE ____________________________________________________________71
13.4 PROCEDURA DI ANALISI DATI PER STAZIONI SINGOLE H/V _________________________________72
13. 5 CONCLUSIONI ______________________________________________________________________82
14. Amplificazione Sismica locale________________________________________________ 84
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PGT dei comuni di Magasa e Valvestino – Relazione geologica generale
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ALLEGATI CARTOGRAFICI E DI CALCOLO
Carta Geologica generale (Tav. 01) 1: 10 000
Carta della dinamica geomorfologica (Tav. 02) 1: 10 000
Carta idrologica e Idrogeologica (Tav. 03) 1: 10 000
Carta litotecnica (Tav. 04) 1: 10 000
Carta dei Vincoli esistenti (Tav. 05) 1: 10 000
Carta di sintesi della pericolosità geologica (Tav. 06) 1: 5.000
Carta di pericolosità sismica locale (Tav. 07) 1: 10 000
Carta di fattibilità e delle azioni di piano (Tav. 08 e Tav.08a) 1: 10 000
1: 5.000
Carta del dissesto con legenda uniformata P.A.I. (Tav. 09) 1: 10 000
Amplificazione sismica locale – schede effetti litologici
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1. Premessa
Su incarico dell’Amministrazione Comunale di Magasa e di Valvestino si è
eseguito lo studio geologico congiunto dei due territori comunali ai fini della
stesura del Piano di Governo del Territorio, svolto in ottemperanza e secondo le
direttive della D.G.R. n° IX/2616 del 30 novembre 2011, Aggiornamento dei
“Criteri ed indirizzi per la definizione della componente geologica, idrogeologica e
sismica del Piano di Governo del Territorio, in attuazione dell’art. 57, comma 1,
della l.r.11 marzo 2005, n°12”, approvati con d.g.r. 22 dicembre 2005, 8/1566 e
modificati con dgr 28 maggio 2008, n. 8/7374 .
Per quanto concerne il Comune di Magasa si è condotto lo studio ex novo su
tutto il territorio comunale, non essendo dotato di studio geologico a supporto del
PRG redatto in ottemperanza ed in conformità alla L.R. 41/97 “Prevenzione del
rischio geologico, idrogeologico e sismico mediante strumenti urbanistici generali
e loro varianti” e D.G.R. 6 agosto 1998, n° 6/37918 “Criteri ed indirizzi relativi alla
componente geologica della pianificazione comunale”.
Essendo, inoltre, inserito nella Tabella 1 dell’Allegato 13 della DGR IX/2616 del
30/11/2011, si è avviato l’iter di adeguamento al PAI come previsto di cui all’art.18
delle N.d.A. del Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) (art.5 della D.G.R. n° 7/7365
del 11/12/2001) e del quadro del dissesto.
Per il comune di Valvestino, diversamente, si è proceduto all’aggiornamento
dello Studio geologico esistente, redatto in ottemperanza ed in conformità alla
L.R. 41/97 nell’anno 2003 ed alla conclusione dell’iter per l’adeguamento al PAI e
del quadro del dissesto vigente.
Il Piano stralcio per l’assetto idrogeologico del bacino del Fiume Po (PAI), è
entrato definitivamente in vigore con la D.P.C.M del 24 maggio 2001 (seguita alla
Delibera di adozione del Piano Stralcio del Comitato istituzionale n°18 del 26
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aprile 2001) e la pubblicazione del D.P.C.M di approvazione della G.U. n°183 del 8
agosto 2001.
Tale approvazione ha portato effetti immediati nell’applicazione delle norme del
PAI stesso (Art. 18 delle NdA del Pai) in campo urbanistico, già peraltro
parzialmente anticipate dalla L.R. 41/97, con la D.G.R. n° 7/7365 del 11/12/2001
“Attuazione del piano stralcio per l’assetto idrogeologico del Bacino del Fiume Po
(PAI) in campo urbanistico”.
Principali normative di riferimento :
• L.R. 11 marzo 2005 – n°12 – Legge per il governo del territorio;
• DGR n°8/1566 del 22/12/2005 - Criteri ed indirizzi per la definizione della
componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano di Governo del
Territorio, in attuazione dell’art. 57, comma 1, della l.r.11 marzo 2005, n°12
• D.G.R. n° 9/2616 del 30 novembre 2011, Aggiornamento dei “Criteri ed
indirizzi per la definizione della componente geologica, idrogeologica e
sismica del Piano di Governo del Territorio, in attuazione dell’art. 57,
comma 1, della l.r.11 marzo 2005, n°12, approvati con d.g.r.22 dicembre,
8/1566 e successivamente modificati con dgr 28 maggio 2008, 8/7374”,
pubblicata sul BURL n°50 Serie Ordinaria – 19 gennaio 2012.
• D.G.R. n° 8/7374 del 28 maggio 2008, Aggiornamento dei “Criteri ed
indirizzi per la definizione della componente geologica, idrogeologica e
sismica del Piano di Governo del Territorio, in attuazione dell’art. 57,
comma 1, della l.r.11 marzo 2005, n°12”, approvati con d.g.r.22 dicembre,
8/1566.
• Norme tecniche per le costruzioni (Decreto Ministeriale 14/01/2008
pubblicato sulla G.U. 04/02/2008);
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• Circolare 2 febbraio 2009, n°617 - Istruzioni per l’applicazione delle “Nuove
Norme tecniche per le costruzioni” di cui al Decreto Ministeriale 14/01/2008
(G.U. n°47 del 26-02-2009 – Suppl. Ordinario n°27);
• D.M. LL.PP. 11.03.1988 e successive istruzioni applicative “Norme tecniche
riguardanti le indagini sui terreni e sulle rocce, la stabilità dei pendii naturali
e delle scarpate di sostegno delle terre e delle opere di fondazione;
• LEGGE REGIONALE del 12 dicembre 2003 n. 26 “Disciplina dei servizi locali
di interesse economico generale. Norme in materia di gestione dei rifiuti, di
energia, di utilizzo del sottosuolo e di risorse idriche”;
• Decreto legislativo 3 aprile 2006, n°152 – Norme in materia ambientale;
• Regolamento regionale 24 marzo 2006, n°2, Disciplina dell’uso delle acque
superficiali e sotterranee, dell’utilizzo delle acque a uso domestico, del
risparmio idrico e del riutilizzo dell’acqua in attuazione all’art.52 comma 1,
lettera c, della legge regionale 12 dicembre 2003, n.26;
• Regolamento regionale 24 marzo 2006, n°3, Disciplina e regime
autorizzatorio degli scarichi di acque reflue domestiche e di reti fognarie, in
attuazione dell’art.52 comma 1, lettera a, della legge regionale 12
dicembre 2003, n.26;
• Regolamento regionale 24 marzo 2006, n°4, Disciplina dello smaltimento
delle acque di prima pioggia e di lavaggio delle aree esterne, in attuazione
dell’art.52 comma 1, lettera a, della legge regionale 12 dicembre 2003,
n.26;
• D.g.r. 10 aprile 2003 – n°7/12693 – Decreto legislativo 11 maggio 1999, 152
e successive modifiche, art. 21, comma 5 – Disciplina delle aree di
salvaguardia delle acque sotterranee destinate al consumo umano.
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Struttura dello studio
Fase 1 - Analisi e rielaborazione critica della documentazione cartografica e
tecnica a disposizione
La prima fase del lavoro è consistita nella raccolta di documentazione tecnica
inerente il territorio comunale mediante la consultazione dei seguenti elaborati
cartografici e pubblicazioni specialistiche:
• Inventario delle frane e dei dissesti idrogeologici della regione Lombardia -
Direzione Generale Territorio e Urbanistica - Struttura Rischi idrogeologici,
consultazione Sistemi informativi tematici – GEOIFFI;
• Frane di Lombardia – Centri abitati e infrastrutture a rischio frana in
Lombardia – giugno 2012
• Piano per l’Assetto Idrogeologico - Autorità di Bacino del Fiume Po;
• Carta delle precipitazioni medie, minime e massime annue del territorio
alpino lombardo (1891-1990) – Regione Lombardia - Direzione Generale
Territorio ed Edilizia Residenziale:
• Carta tettonica delle Alpi Meridionali – CNR – Progetto finalizzato
geodinamica;
• Una nuova geologia per la Lombardia –Convegno in onore di Maria Bianca
Cita – Orombelli –Cassinis – Gaetani in collaborazione con Regine
Lombardia;
• Documentazione tecnica inerente problematiche e dissesti idrogeologici di
competenza dell’Amministrazione Comunale;
• Documentazione tecnica reperita presso analisi d’archivio dell’Ufficio
tecnico della sede comunale;
• Documentazione tecnica relativa ai dissesti e problematiche
geomorfologiche occorse in seno al territorio comunale di competenza della
Regione Lombardia (analisi d’archivio dello STER sede di Brescia);
• Carte geoambientali
• La Regione del Garda, Lineamenti di Storia Naturale – Eugenio Montagnoli
• Note illustrative della carta geologica delle Tre Venezie – Arturo Cozzaglio
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• Carta geologica delle Prealpi Bresciane a sud dell’Adamello (1972)
• Documentazione tecnica inerente problematiche e dissesti idrogeologici di
competenza dell’Amministrazione Comunale
• Documentazione tecnica inerente problematiche e dissesti idrogeologici di
competenza della Comunità Montana Parco Alto Garda
• Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Brescia
• Censimento delle Aree a rischio per la Comunità Montana Parco Alto Garda
– 1996
• Piano idrogeologico della Comunità Montana Parco Alto Garda (1978-1980)
• Carte geologiche e geomorfologiche della provincia di Brescia (1989).
• Consultazione degli archivi parrocchiali dei nuclei abitativi del comune di
Valvestino (Turano, Bollone, Armo, Persone, Moerna) e di Magasa.
I sopralluoghi in seno al territorio con l’analisi delle problematiche evidenziate
unitamente all’acquisizione della documentazione tecnica a disposizione e le
informazioni reperite presso gli uffici comunali, hanno consentito una
ricostruzione cronologica di alcuni eventi occorsi.
Fase 2 – Approfondimento e integrazione dei dati contenuti nella
documentazione acquisita.
Si è proceduto quindi secondo il seguente schema:
• Rilevamento geomorfologico volto all’individuazione e all’analisi dei differenti
fenomeni geomorfici agenti sul territorio;
• Rielaborazione per Valvestino e stesura ex novo per il territorio di Magasa
delle carte tematiche di inquadramento alla scala 1:10.000 (Carta Geologica
Generale, Carta della dinamica geomorfologica, Carta idrologica ed
idrogeologica e Carta Litotecnica);
• Acquisizione e recepimento dello Studio del reticolo Idrico Minore del
territorio comunale;
• Rilevamento geologico-tecnico di dettaglio delle aree urbanizzate e di un
intorno significativo delle stesse;
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• Analisi ortofoto aeree disponibili del territorio comunale;
• Raccolta dati tecnici e sopralluoghi in campagna relativamente ai punti di
captazione delle acque sotterranee a scopo idropotabile;
• Stesura relazione geologica generale;
Fase 3 – analisi e valutazione degli effetti sismici di sito - acquisizione ed analisi
strumentale – microzonazione sismica del territorio comunale.
• Analisi di 1° livello – approccio qualitativo mediante applicazione di un
metodo empirico basato sull’osservazione diretta degli effetti prodotti dai
terremoti; permette l’individuazione, sulla base di tutti i dati a disposizione,
delle zone (scenari di rischio sismico) ove i diversi effetti sopraccitati siano
omogeneamente prevedibili – redazione della Carta di pericolosità
sismica locale su tutto il territorio comunale alla scala 1: 10.000.
• Esecuzione di indagini geofisiche di sismica passiva a stazione singola, con
tromografo (Tromino®, Micromed spa), dotato di tre sensori elettrodinamici
(velocimetri) orientati N-S, E-W e verticalmente, ai fini della misura del
periodo proprio e stima delle velocità sismiche di alcuni siti ritenuti
rappresentativi dei principali scenari di rischio sismico individuati nella fase
di analisi precedente.
• Analisi di 2° livello approccio semiquantitativo - permette la
caratterizzazione degli effetti di amplificazione sismica attesi al sito, con
individuazione, nell’ambito degli scenari qualitativi suscettibili di
amplificazione Z3 e Z4, della presenza di eventuali aree in cui la normativa
nazionale risulta insufficiente a tenere in considerazione gli effetti
dell’amplificazione sismica; redazione della Carta di pericolosità
sismica locale alla scala 1:10.000 coprente l’intero territorio comunale;
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Fase 4 – Valutazione e proposta finale
Il comune di Magasa e Valvestino non risultano dotati di rilievo/volo con
cartografia aerofotogrammetrica alla scala 1:2000, pertanto come base
cartografica di studio si è utilizzata la Cartografia Tecnica Regionale CTR alla
scala 1: 10 000.
Nella fase finale si è giunti alla:
• Redazione della Carta dei vincoli esistenti (recepimento del vincolo di
polizia idraulica, Piano di assetto idrogeologico - PAI, pozzi, sorgenti, ecc.);
• Redazione della cartografia di Sintesi della pericolosità geologica (scala
1:10.000) rappresentante le aree omogenee dal punto di vista della
pericolosità geologica, geomorfologia ed idraulica;
• Redazione della carta del Dissesto con legenda uniformata PAI (scala
1:10.000);
• Redazione della Carta di Fattibilità delle Azioni di Piano alla scala
1:10.000 coprente tutto il territorio comunale (utilizzando come base la
Carta Tecnica Regionale come prescritto dalla Normativa) in cui il territorio
comunale viene classificato secondo 4 classi di fattibilità. Tale elaborato
tecnico-cartografico costituisce lo strumento finale per la pianificazione
territoriale del comune e rappresenta il risultato conclusivo globale dello
studio geologico in oggetto.
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2. Inquadramento generale
I due comuni lombardi insistono nella parte nord orientale della Provincia di
Brescia al confine con quella di Trento e coprono una fascia di territorio pari ad
una superficie complessiva di circa 50 km2 posizionata tra i bacini del Garda e
dell’Eridio.
L’area è limitata dalla dorsale che collega il Monte Cingla (m. 1670) alla Cima
Tombea (m. 1950), Bocca di Campei a nord e M.te Caplone (1976) e Monte del
Costone passando da NE a E.
Dal punto di vista cartografico l’area è compresa nelle Sezioni E5a1-Valvestino,
E4a5-Magasa, E5a2-Lago di Valvestino, E4a5 Magasa E4b5 Tremosine e E5b1
Tignale della carta Tecnica Regionale C.T.R. - Scala 1: 10.000, e confina ad ovest
e nord-ovest con i comuni di Capovalle e Anfo a sud est con Gargnano ed ad est
nord-est con Tignale e Tremosine.
Sotto il profilo amministrativo si individuano per il comune di Valvestino cinque
frazioni: Bollone (676.4 m s.l.m.), Moerna (961.8 m s.l.m.), Persone (905.8 m
s.l.m.), Armo (820.00 m s.l.m.) e l’abitato di Turano (676.4 m s.l.m.) in cui si trova
la sede municipale; per il comune di Magasa si individuano l’abitato di Magasa
(sede comunale), la loc. Rest e l’agglomerato di Cadria.
Il paesaggio è quello tipico montano con massicci dolomitici spesso imponenti e
pendii che si elevano mediamente sopra i 1000 metri di altitudine alternati a
fondovalle incassati e incisi da corsi d’acqua a regime torrentizio. I principali
elementi fisiografici sono condizionati dalla storia geologica della valle, dai
successivi agenti morfogenetici e dalla più recente fase erosiva fluviale. Sotto il
profilo altimetrico le quote variano da un minimo di 500 m s.l.m. alla confluenza
tra il Droanello ed il Toscolano, ad un massimo di 1950 m s.l.m. di Cima Tombea
e 1976 del M.te Caplone.
PGT dei comuni di Magasa e Valvestino – Relazione geologica generale
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3. Inquadramento geologico strutturale generale
Il quadro geologico generale vede il territorio all’attenzione inserito nel sistema
del Bacino lombardo orientale, posizionato, a livello regionale (Figura n.1 da
Castellarin & Picotti, 1990), fra la direttrice della Linea delle Giudicarie Sud e la
Linea di Ballino – Garda.
Figura 1 – Quadro sintetico dei lineamenti tettonici attorno al Lago di Garda
(da Castellarin & Picotti,1990)
A grande scala, procedendo da nord-ovest verso sud-est, è infatti possibile
individuare tre domini geologico-strutturali differenti:
• area di affioramento del Basamento cristallino (il sistema è rappresentato
dal “Massiccio delle tre valli bresciane” ed è costituito dalle intrusioni
magmatiche dell’Adamello e la sua copertura vulcanica)
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• monoclinale dolomitica sovrascorsa (porzione ove insiste l’area in studio)
costituita da un esteso “piastrone” di dolomie noriche e retiche a grande
scala a comportamento rigido;
• Fronte di accavallamento Tremosine Tignale e fascio di pieghe frontali ad
esso associato.
Studi strutturali accreditati sono concordi nel ritenere il lineamento Tremosine-
Tignale ad andamento ENE-WSW un sovrascorrimento sud-est vergente con
inclinazIone di pochi gradi verso NW, espressione di una tettonica compressiva
esplicatasi nelle differenti fasi dell’orogenesi Alpina.
Essa si estende da Limone fino a Toscolano sviluppandosi a grande scala
parallelamente alla sponda del lago, non interessando direttamente l’area
oggetto di studio. E’ infatti possibile rilevare il contatto tettonico lungo la strada
provinciale Gargnano- Magasa (S.P. n°9) in loc. Verzellina.
Tale struttura ha preso origine in seguito al sollevamento e alla deriva verso sud
est delle formazioni dolomitiche costituenti il “piastrone” citato, sovrascorse sulle
più recenti successioni giurassico cretacee, come è ben evidenziato dalla
sezione stratigrafica seguente:
Figura 2 – Sezione stratigrafica ad orientamento NW-SE
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La differente litologia e competenza delle formazioni presenti al tetto e al letto del
sovrascorrimento ha comportato a livello reologico una risposta deformativa
differenziata all’applicazione dello stress: mentre le formazioni giurassico-
cretacee, costituenti il footwall del sovrascorrimento e più duttili hanno reagito
piegandosi e creando fasci più o meno serrati di piegamenti con assi paralleli alla
sponda del lago, le formazioni dolomitiche più competenti al tetto, caratterizzate
da un comportamento più rigido, sono traslate verso sud frammentandosi.
Il tavolato dolomitico in questione, in corrispondenza del quale si ubica il territorio
in esame, è interessato da sistemi di dislocazione e faglie in numero rilevante
ricollegabili sostanzialmente allo stato di tensione cui sono state sottoposte
durante il loro avanzamento verso S.
Sotto l’aspetto giaciturale la Formazione della Dolomia Principale, assume in
genere una giacitura suborizzontale caratterizzata da ondulazioni e blandi
piegamenti che fanno variare localmente le immersioni. Lo stile tettonico della
monoclinale dolomitica è rappresentato da una estrema frammentazione e
fratturazione dovuta alla presenza di numerose faglie-fratture e linee di
dislocazione in prevalenza di tipo diretto e trascorrente.
La figura seguente mostra come nel complesso il quadro tettonico generale del
territorio sia in accordo con le direttrici tettoniche regionali quali quelle afferenti al
sistema Orobico o Triumplino, a quello Giudicariense e infine a quello Dinarico.
PGT dei comuni di Magasa e Valvestino – Relazione geologica generale
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Figura 3 – Quadro strutturale generale
del territorio studiato
Dall’attenta analisi dello schema è possibile rilevare, infatti, strutture
caratterizzate da orientamenti differenti corrispondenti rispettivamente ai tre
gruppi principali: lineazioni ad andamento variabile fra E-W e ENE-WSW (Val di
Sas, Linea Camiolo-Al Piano), direttrici aventi direzione prevalente NNE-SSW
(Faglia Turano-Armo, Faglia Moerna-Armo) e NE-SW (Rio Rino) e faglie NW-SE
(lato orografico destro della Valle del Droanello e Val Larino).
Spesso, sulle lineazioni tettoniche si sono impostati impluvi e valli pronunciate e
incassate, ciò appare particolarmente evidente per la Val di Sas, le valli tributarie
del torrente Droanello e la valle del Rio Rino (Cfr.Figura 4).
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PGT dei comuni di Magasa e Valvestino – Relazione geologica generale
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Figura 4 – Schema degli impluvi principali del territorio studiato
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4. Geologia e stratigrafia generale
Le caratteristiche litologiche generali ed i lineamenti strutturali principali del
territorio sono illustrati nella Carta Geologica generale con lineamenti tettonici
alla scala 1:10.000.
Per la redazione della tavola suddetta sono stati utilizzati come riferimento i dati
della letteratura geologica esistente e la documentazione cartografica a
disposizione (riportati in bibliografia), opportunamente verificati localmente con
controlli in campagna e integrati con rilevamenti originali che hanno permesso
l’approfondimento della conoscenza del territorio mediante la redazione delle
carte tematiche derivate.
E’ stata infine effettuata l’analisi delle fotografie aeree disponibili da cui sono stati
estrapolati i dati principali relativi al quadro strutturale dell’areale in oggetto.
La carta geologica generale riporta principalmente le caratteristiche stratigrafiche
del substrato roccioso, con la distinzione dei depositi di copertura più significativi
(detrito di versante, alluvioni e depositi di conoide) e delle unità litostratigrafiche
affioranti/subaffioranti.
Localmente, i rapporti geometrici tra le formazioni rocciose sono di difficile
interpretazione perché nascoste dalle estese coltri dei depositi di copertura.
Si è scelto inoltre di distinguere la “Facies eteropica della Dolomia Principale”
dalla “Dolomia Principale in s.s.” al fine di effettuare a grande scala una
caratterizzazione litotecnica scindendo le unità a stratificazione indistinta o a
grossi banchi (Dolomia principale in s.s.) dalle porzioni fittamente stratificate, che
pur appartenendo dal punto di vista formale alla stessa Formazione litologica
presentano caratteristiche tecniche e geomeccaniche chiaramente differenti.
Per ciò che concerne le coperture superficiali si è scelto di accorpare in un’unica
classe i principali depositi detritici presenti, operando successivamente, nella
Carta Geomorfologica una differenziazione ulteriore dei depositi.
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SUCCESSIONE STRATIGRAFICA PREQUATERNARIA
Il territorio comprende una limitata serie di formazioni rocciose appartenenti al
Sudalpino lombardo afferente al triassico superiore ed in particolare comprende
le litologie marine afferenti al Triassico superiore: Dolomia Principale, Calcare di
Zorzino, Calcare di Zu ed Argilliti di Riva di Solto.
La successione, dalla più antica alla più recente, può essere così schematizzata:
FORMAZIONE DELLA DOLOMIA PRINCIPALE
Costituisce il litotipo dominante e l’ossatura del territorio; a questa
formazione possono essere attribuite le principali creste rocciose e i
rilievi montuosi che cingono a nord il territorio comunale con cospicui
affioramenti (fra questi si annoverano Bezplel-Monte Cingla–Cima Pase e
Cortina - Corna Lunga); anche la valle del Torrento Droanello è
interamente costituita da tale litologia.
La Dolomia principale è costituita da una successione ciclica di dolomie
originatesi in ambiente di mare basso (qualche metro) tipico delle piane
tidali soggette alla sommersione e successiva emersione ad opera delle
acque marine.
Durante questi periodi si creavano in corrispondenza della piattaforma
tidale differenti ambienti di sedimentazione che alternavano
rispettivamente deposizione di organismi marini (molluschi), a
formazione di strutture da emersione come essiccamento della
superficie, birds eyes, teepee e ricoprimento ad opera di tappeti algali
(stromatoliti).
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I cicli registrati dalla diagenesi si differenziano sedimentologicamente in
bancate omogenee e massicce di dolomia cristallina con strutture
pedogenetiche (fase di emersione) e bancate a megalodonti costituenti i
sedimenti subtidali (fase di sommersione).
La lenta subsidenza cui è stata sottoposta la piana tidale suddetta, che
nel Norico si estendeva in corrispondenza delle Alpi meridionali dalla
Lombardia alla ex Jugoslavia, ha consentito l’accumulo di un imponente
successione di sedimenti che raggiunge secondo alcuni Autori potenze
anche di 1500 m.
La successione, nella sua facies caratteristica e maggiormente
conosciuta, si compone di dolomie e calcari dolomitici, massicce o a
grandi bancate (1-2 m di spessore), di colore prevalentemente grigio o
nocciola brunastro e nocciola.
Localmente sono presenti livelli di dolomia straterellata con breccioline e
pisoliti.
La stratificazione, ove riconoscibile, presenta globalmente basse
inclinazioni (20°-28°) e immersioni verso W e NW (Valle Droanello e
versante meridionale del Dos di Sas). Il sistema di deformazione ha
prodotto anche reazioni secondarie alla compressione principale,
determinando ondulazioni e cunei complementari nel substrato
dolomitico che localmente immerge verso NE (nord di Persone).
La Formazione spesso appare molto fratturata accompagnata da fasce
brecciate o cataclastiche, osservate in campagna prevalentemente a
ridosso delle principali linee tettoniche.
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“FACIES ETEROPICA” DELLA DOLOMIA PRINCIPALE
A livelli diversi della successione litostratigrafica della Dolomia Principale,
ma prevalentemente alla sommità, è ben rappresentato il tipo litologico
conosciuto come “Facies eteropica della Dolomia Principale” costituita
da dolomie, calcari dolomitici e calcari, di colore scuro, nerastro e grigio
brunastro, bituminosi, organizzati in strati evidenti. Nella cartografia
geologica allegata viene rappresentata la Facies eteropica della
successione ove le litologie calcaree e dolomitiche bituminose ben
stratificate sono predominanti, pur presentando localmente al loro
interno banchi di dolomie chiare ben ricristallizzate della facies tipica
della Dolomia Principale.
Dal punto di vista squisitamente sedimentologico la “Facies eteropica” è
costituita da alternanze di doloareniti e dolosiltiti in strati decimetrici
piano –paralleli frequentemente con clasti pelitici appiattiti in massa di
fondo grigio nerastra. In corrispondenza dei livelli più grossolani è
possibile distinguere strutture gradate con base erosiva, ritmiti grigio
nere piano parallele nonché laminazioni oblique e microripple da
corrente. Il contenuto paleontologico è scarso e rappresentato
prevalentemente da frammenti bioclastici rimaneggiati.
Le associazioni di litofacies individuate sono state interpretate come
ripetuti episodi di risedimentazione in massa dei materiali di piattaforma
carbonatica e del margine ad opera di microtorbiditi carbonatiche e
debris flows. Esse testimoniano l’esistenza di pendii a debole
inclinazione che raccordavano la piattaforma carbonatica della Dolomia
Principale a bacini intrapiattaforma a circolazione ristretta e fondali
prevalentemente anossici.
Gli affioramenti più significativi si ritrovano lungo le pendici dei versanti
che degradano dall’abitato di Bollone, i versanti del M.te Pralta e nella
porzione nord-orientale al confine con il comune di Magasa.
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CALCARE DI ZORZINO
Costituito essenzialmente da calcari micritici bituminosi neri o grigio
scuri, fetidi alla percussione, con intercalazioni di calcari dolomitici o
dolomie. Localmente gli affioramenti sono delimitati al tetto da livelli a
“lumachelle”. La successione appare ben stratificata con livelli e strati
piano paralleli da centimetrici a decimetrici e rare intercalazioni di marne
nere.
Il passaggio della formazione si realizza al letto con la facies eteropica
della Dolomia Principale, mentre al tetto con le soprastanti Argilliti di
Riva di Solto visibili unicamente nel comune di Capovalle. La formazione
che nella sezione tipo raggiunge anche i 1100 m di potenza, nel nostro
caso non supera i 200-250 m di spessore complessivo.
I maggiori affioramenti si ritrovano nella porzione nord-occidentale del
territorio comunale in corrispondenza dell’abitato di Moerna, dei versanti
della Valisel, dell’asse Dosso Garsù-Cima delle Frate e nella zona
sommitale del monte Pralta.
Le caratteristiche geomeccaniche di resistenza del litotipo sono
fortemente influenzate dal grado di fatturazione delle porzioni rocciose
che, in generale, è elevato; la fitta stratificazione contribuisce inoltre ad
incrementare la disarticolazione dell’ammasso e a diminuire le
dimensioni del volume del blocco di distacco. Tipiche sezioni di tale
litologia sono esposte alla vista in corrispondenza della strada comunale
Turano-Persone-Moerna, ove sono inoltre evidenti alcune lineazioni
tettoniche subverticali ad andamento generale E-W e NW-SE.
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CALCARE DI ZU
La formazione è costituita da calcari e calcari marnosi di colore
prevalentemente da grigio nocciola, a grigio–neri, organizzati in strati
generalmente di spessore medio, frequentemente con bancate
massicce. Sono presenti intercalazioni di marne e argilliti anche di
spessore cospicuo di colore bruno scuro.
Il calcare di Zu si sviluppa estesamente nella porzione nord orientale del
territorio comunale, principalmente in corrispondenza delle pendici del
M.te Olivo ove è caratterizzato da fenomeni di dolomitizzazione, simile
alla sottostante Dolomia principale, mentre superiormente la formazione
è delimitata dalla Corna.
Lo spessore totale della successione raggiunge il suo massimo di circa
1000 m in corrispondenza della sezione tipo e si riduce localmente a
valori esigui.
ARGILLITE DI RIVA DI SOLTO
La formazione è costituita da argilliti e argilliti marnose nere foglcon
locali intercalazioni di calcari a sui seguono verso l’alto alternanze
regolari di strati calcarei e livelli argillitico marnosi nerastri. Localmente
sono presenti livelli fossiliferi con faune a pesci e crostacei; la
successione è attribuita al Norico e si è deposta in bacini relativamente
poco profonda con sedimentazione mista sia terrigena, proveniente
dalla terraferma, che marina, derivante da precipitazione chimica in
ambiente marino.
La formazione in oggetto affiora solo in territorio comunale di Magasa
nella fascia compresa fra Malga Casina, Pilaster e Cordenter.
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DEPOSITI QUATERNARI E RECENTI
Le coperture quaternarie principali sono rappresentate da:
DEPOSITI ANTROPICI
Sono stati riportati in carta alcuni accumuli di materiale antropico significativi da
un punto di vista geologico, cartograficamente indifferenziati. Si tratta di accumuli
di terreni derivati da operazioni di scavo e riporto, al fine di ricavare livellamenti,
piazzole e terrazzamenti.
DEPOSITI DI VERSANTE – DETRITO DI FALDA
Nel complesso i depositi di versante si differenziano in :
• Detrito di falda attivo
• Detrito di versante stabilizzato
Diffuse e ampie risultano le porzioni di territorio coperte da depositi
detritici in forma di falde, coni coalescenti attivi e coltri detritiche
stabilizzate anche di notevoli potenze che ammantano le pendici di interi
versanti montuosi.
Nella carta geologica sono riportati gli affioramenti detritici di maggiore
importanza, non operando la distinzione delle due tipologie (sono stati
infatti accorpati sotto la dicitura generica di “Depositi di versante
indifferenziati”). Nella Carta Geomorfologica, come sopra accennato
sono state evidenziate le falde di detrito attive e le differenziazioni areali
fra detriti stabilizzati e le coperture eluviali, che in relazione alle
pendenze dei versanti, sono di limitato spessore.
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ALLUVIONI DI FONDOVALLE
Si tratta di materiale a granulometria grossolana, ghiaie e ciottoli da
subarrotondati ad arrotondati, sottoposti all’azione di erosione durante il
trasporto ad opera delle acque dei torrenti. I depositi più estesi sono
localizzati in loc. Molino di Bollone e a valle della frazione di Turano in
località Bersaglio alla confluenza tra il Fiume Toscolano ed il Personcino,
in comune di Valvestino.
La relativa giovinezza evolutiva del reticolo idrografico porta a
riconoscere prevalentemente depositi alluvionali recenti che si
incontrano lungo gli alvei attuali delle maggiori aste torrentizie. Assenti
risultano forme più antiche quali alluvioni terrazzate su più livelli.
CONGLOMERATI INTERGLACIALI
Tali depositi si ritrovano esclusivamente in corrispondenza del versante
orografico destro della valle del torrente Droanello in loc. Droane e S.
Virgilio – Corsenich, in comune di Valvestino, ad una quota media
variabile fra 810.0 e 870.0 m s.l.m. Essi rappresentano l’unica
testimonianza sedimentologica nel territorio del susseguirsi delle epoche
glaciali che contrariamente hanno profondamente influenzato la
morfologia del primo entroterra gardesano.
Per ciò che concerne la collocazione temporale, i vari autori non sono
concordi nell’attribuire i suddetti conglomerati ad una fase interglaciale
piuttosto che all’altra; lo stesso Venzo dapprima li attribuisce
all’anaglaciale Mindel I (1957) successivamente (1969 – Note illustrative
della seconda edizione del foglio Peschiera) li colloca nella fase
interglaciale Mindel-Riss. La serie, infatti, appare simile a quelle di
Castenedolo, di Ciliverghe e di Calvagese e quindi Mindel I, e a
conglomerati successivi conosciuti come “ i conglomerati calcarei di
conoide (Gardone Riviera. Interglaciale Riss-Mindel”). Si tratta di
conglomerati molto potenti organizzati in grossi banchi leggermente
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inclinati verso sud, prevalentemente a ciottoli calcarei e/o dolomitici. Un
tipico affioramento si rinviene alla sommità del versante che raccorda la
località Droane alla Valle del torrente Droanello ove è visibile una potente
successione di banchi inclinati verso sud con giacitura a franappoggio
rispetto al versante.
Fot. n° 1 Crostoni conglomeratici affioranti rilevati tra le coste di Droane e S. Vigilio
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5. Geomorfologia
L’analisi dei dati raccolti e a disposizione congiuntamente alle informazioni
derivate dai rilievi di campagna, hanno condotto all’elaborazione della CARTA
GEOMORFOLOGICA, prodotta alla scala 1:10.000 per tutto il territorio comunale,
che visualizza la distribuzione areale degli elementi caratteristici del territorio
mediante la rappresentazione grafica delle forme e dei processi legati alla
dinamica dei versanti, ai processi fisico-chimici, all’azione delle acque ed
all’intervento antropico.
La configurazione del paesaggio attuale è il risultato delle varie fasi
morfogenetiche che si sono succedute a carico delle successioni rocciose ed i
depositi superficiali principalmente legate alle vicissitudini geostrutturali e
all’azione modellatrice dell’acqua e della gravità; di minor impatto, rispetto ai
precedenti fenomeni, appare l’azione glaciale.
Geomorfologia generale e domini geomorfologici
Da un punto di vista prettamente geomorfologico all’interno del territorio di
Valvestino e Magasa prevale il dominio montano.
All’interno di tale assetto morfologico si può distinguere una sottoclasse
comunque poco estesa afferente al dominio di fondovalle legato alla presenza del
corso delle aste torrentizie principali ed i versanti attigui.
L’assetto generale del territorio viene evidenziato nell’estratto ortofoto riportata di
seguito estratta dal Portale Cartografico della Regione Lombardia, in cui è
possibile avere la percezione dell’assetto morfologico dell’intero territorio.
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Dominio montano
Gran parte del territorio studiato nella porzione settentrionale ed ai margini
orientali ed occidentali è costituita da rilievi rocciosi a morfologia aspra ed
accidentata che raggiungono quote elevate fino a un massimo di 1950 m s.l.m.
(M.te Cima Tombea).
L’area è limitata dalla dorsale che collega il Monte Cingla (m. 1670) al Cima
Tombea (m. 1950) - Bocca di Campei a nord e M.te Caplone (1976) e Monte del
Costone passando da NE a E.
Magasa (sede comunale)
Valvestino – Turano (sede comunale)
Comuni Valvestino e Magasa (ortofoto estratta dal portale della Regione Lombardia)
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Dominio di fondovalle
Tale dominio coincide prevalentemente con la fascia centrale di pertinenza della
Valle del Fiume Toscolano ove si sviluppano i principali seppure poco sviluppati
fondovalle alluvionali.
Al quadro litologico, idrogeologico e strutturale illustrati nei distinti paragrafi fanno
riscontro situazioni di soggezione geomorfologica che caratterizzano l’intero
ambito comunale.
La raccolta e l’analisi di una notevole mole di dati prodotti a livello sovracomunale
(reperiti presso le strutture tecniche della Regione Lombardia, Provincia di
Brescia e della Comunità Montana Parco Alto Garda Bresciano), e la
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sovrapposizione successiva delle singole carte1, ha condotto all’elaborazione
della CARTA GEOMORFOLOGICA, completata ed integrata dal rilevamento
diretto sul territorio. Il prodotto finale, costituito da un’unica carta alla scala 1 :
10.000, visualizza, quindi, la distribuzione areale degli elementi geomorfologici del
territorio comunale mediante la rappresentazione grafica di tutte quelle forme e
processi legati al dinamismo dei versanti e dei fondi vallivi.
PRINCIPALI ELEMENTI DI DINAMICA GEOMORFOLOGICA
DEL TERRITORIO ANALIZZATO
Forme e processi legati all’instabilità dei versanti La configurazione del paesaggio attuale è il risultato delle varie fasi
morfogenetiche che si sono succedute sul territorio prevalentemente negli ultimi
milioni di anni. E’ evidente, comunque, come l’assetto geostrutturale dei corpi
geologici affioranti costituisca l’elemento di base su cui si sviluppano i processi di
modellamento.
Tra i fenomeni che hanno svolto un ruolo determinante si annoverano la tettonica
prequaternaria, la neotettonica, il modellamento glaciale e le variazioni
climatiche.
La sovrapposizione di questi processi ai fenomeni primari presenti nell’areale
esaminato, quali principalmente l’azione della gravità e l’erosione delle acque di
• Carta Geomorfologica della Provincia di Brescia – Scala 1 : 10.000;
• Inventario delle frane e dei Dissesti Idrogeologici della Regione Lombardia;
• Cartografia Geoambientale - Carta Geomorfologica – Scala 1 : 10.000 messa a disposizione della
Comunità Montana Parco Alto Garda Bresciano;
• Elaborati cartografici del Piano Territoriale di Coordinamento Comunità Montana Parco Alto Garda
Bresciano Tav. B.3.2.1 “Rischio Idrogeologico” e tav. B.3.2.2”Carta geologica e geomorfologica della
Provincia di Brescia”;
• Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici Autorità di Bacino del Fiume Po Modifiche e integrazioni al
Progetto di piano stralcio per l’assetto idrogeologico PAI Interventi sulla rete idrografica e sui versanti
Foglio 100 Sez. I – Valvestino;
• Schede per il censimento delle emergenze geologiche e geomorfologiche Comunità Montana Parco
Alto Garda Bresciano;
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deflusso, conduce al succedersi di eventi morfogenetici la cui ricostruzione ed
interpretazione risulta problematica per il mutare delle condizioni morfodinamiche
e per i successivi rimodellamenti che possono cancellare gli indizi delle azioni
precedenti.
Inoltre, l’assenza nel territorio di depositi continentali e/o di origine glaciale
importanti o di un certo significato temporale, rende ancora più problematica, se
non incerta e relativa, l’individuazione delle sequenze cronologiche assolute
inerenti l’evoluzione dei fenomeni franosi.
Sono stati distinti sul territorio i fenomeni avvenuti nei precedenti cicli evolutivi e
non sempre chiaramente riconoscibili distinguendo le frane relitte/inattive e
quiescenti da quelle attive. La rappresentazione grafica ne restituisce l’esatta
ubicazione, con informazioni circa direzione di movimento e la loro estensione
areale.
Frane relitte – paleofrane cartografabili
In generale con tale termine si intende un evento gravitativo verificatosi in
condizioni climatiche e morfoevolutive differenti da quelle attuali. Dal punto di
vista morfologico, per ciò che concerne i fenomeni riconosciuti nel territorio
studiato, si sono individuate le originali nicchie di distacco e le zone di
scorrimento.
Queste morfologie sono solitamente estese e insistono preferenzialmente sui
ripidi versanti vallivi sottesi dalle aste torrentizie principali, in modo tale da
rendere arduo riconoscere gli accumuli di frana presumibilmente asportati dalla
successiva azione erosiva delle acque incanalate.
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Veduta delle pendici meridionali del M.te Pralta
Nel complesso appaiono come scivolamenti traslazionali coinvolgenti materiale
detritico o roccioso. I principali fenomeni sono localizzati in corrispondenza dei
versanti della valle del Torrente Toscolano in località Tosoli, nella valle del Rio Rino
ad oriente di Bollone, valle di Navezi, e lungo le pendici meridionali del monte
Pralta.
Gli elementi raccolti al riguardo della frana localizzata a ridosso dei prati di
Camiolo, a una quota media di circa 1050.0-1060.00 m s.l.m., la caratterizzano
come relitta.
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Frane quiescenti cartografabili e aree a franosità diffusa quiescente
Le frane quiescenti sono eventi avvenuti in condizioni morfologiche e climatiche
molto simili alle attuali e che ora si trovano in condizioni di apparente stabilità ma
potenzialmente riattivabili dalle cause originali. Morfologicamente tali fenomeni si
riconoscono lungo i profili dei versanti per forme concavo-convesse, con
presenza di variazioni di pendenza e concavità longitudinali.
Tra i fenomeni quiescenti individuati sul territorio si osservano quelli presenti nelle
immediate vicinanze della località Droane e quelli nell’intorno di Persone,
rispettivamente a sud dell’abitato ed in località Fodere e lungo il versante destro
del Torrente Personcino a monte della strada provinciale; in comune di Magasa si
sono individuate alcuni areali nei pressi della frazione di Cadria e Proalio. Queste
aree presentano superfici ondulate caratterizzate da lobi e contropendenze, con
locali e circoscritti indizi di riattivazione (decorticamenti ed aree a franosità
diffusa).
Frane attive e aree a franosità attiva diffusa cartografabili
Nelle frane attive cartografabili si classificano quei fenomeni che presentano
sintomi morfologici di attività e di evoluzione, costituenti zone particolarmente
sensibili e vulnerabili del territorio.
Si cita fra le aree cartografabili che mostrano segni di attività la frana a sud di
Persone e locali porzioni lungo il versante a monte della strada provinciale fra
Turano e Persone lungo le pendici che raccordano Dosso Garsù al fondo valle
inciso dal Personcino.
La frana citata appartiene ad una tipologia di dissesto classificabile come
scivolamento coinvolgente sostanzialmente la coltre detritica superficiale e in
parte anche il sottostante substrato roccioso più allentato e alterato (Formazione
del Calcare di Zorzino).
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A monte della provinciale si distingue una zona di distacco costituita da una
nicchia ondulata estesa per circa 150 m e posizionata ad una quota media di
880.0 m s.l.m. con una estensione che copre una superficie di circa 1000.0 mq.
Si tratta di un movimento semplice e poco profondo dalla dinamica retrogressiva
e tendente ad allargarsi verso sud con ulteriori nuovi decorticamenti. Al taglio
stradale ed ai successivi sbancamenti di monte vengono imputate le cause del
movimento condizionate, a loro volta, dai fattori litologici e dalle geometrie
intercorrenti fra le unità considerate.
Le opere di consolidamento apportate per fasi successive al corpo di frana
risultano essere composte da gabbionate e manufatti in c.a. localizzate al piede e
rete addossata localmente accoppiata a biostuoie antierosione in seno alla
scarpata di frana.
In territorio di Magasa si sono individuate all’interno di questa categoria zone di
movimento attivo in loc. Denai, ad est della frazione di Cadria e ad ovest della
loc. Crone. Nella fattispecie di queste ultime aree si tratta di movimenti della
porzione superficiale coinvolgenti i primi metri di copertura, a causa di
imbibizione dovuta ad emergenze idriche diffuse affioranti in seno al substrato
roccioso delle Argilliti di Riva di Solto e del Calcare di Zorzino con caratteristiche
scadenti.
Frane non cartografabili
I fenomeni di dissesto puntuali non cartografabili, molto diffusi sul territorio
esaminato sono riconducibili a scivolamenti o fluimenti di coltri detritiche
superficiali coinvolgenti anche il substrato roccioso più alterato e allentato
superficiale, movimenti localizzati in seno ai detriti attivi, crolli di porzioni rocciose
in seno al substrato roccioso affiorante (scarpate stradali esistenti).
Si localizzano in genere lungo i versanti più ripidi o in prossimità dei fondi vallivi
con estensioni areali variabili tra i 70.00 mq e i 300.00 mq.
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Risultano caratterizzate da evidenti nicchie di distacco di forma arcuata con
sviluppi lineari non superiori ai 20.00 m.
Frana puntuale di scivolamento superficiale in loc. Cadria
Complessivamente il loro stato di attività risulta sospeso, con una dinamica
retrogressiva in riattivazione in concomitanza di eventi meteo intensi e prolungati.
Quanto ai fattori che concorrono alla loro dinamica si possono citare: mobilitazioni
di accumuli di materiale incoerente caratterizzati da condizioni di resistenze al
taglio residue, instabilità delle scarpate stradali conseguenti a lavori di
ampliamento della sede viaria e non ultimo le perturbazioni laterali delle correnti
idrauliche i cui effetti si ripercuotono anche nelle zone più elevate e distali dai
corsi d’acqua (evoluzione di rimonta degli avvallamenti di sponda – es. Molino di
Bollone) e scivolamenti della coltre superficiale.
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Pareti di origine di crolli
Nel territorio esaminato si registrano frequenti crolli localizzati o arrivi di singoli
massi che spesso coinvolgono l’infrastruttura viaria.
Le aree sorgenti identificate nelle pareti origine di crolli diffusi di singoli blocchi,
si localizzano in corrispondenza delle zone di cresta e in seno alle pareti rocciose
subverticali e/o nelle aree sottese da forme morfologiche isolate, quali pinnacoli e
guglie. Ulteriori areali si individuano lungo i versanti ad elevata acclività interessati
con substrato roccioso subaffiorante e quelli coinvolti da incendi boschivi (pendici
settentrionali del Monte Pralta poco a nord di Armo).
Nel complesso i settori coinvolti comprendono l’intero bordo settentrionale del
territorio, dalla dorsale che collega il Monte Stino alla Cima Tombea e in forma
più discontinua, in corrispondenza della dorsale che corre parallela all’asta del
torrente Droanello.
Si evidenza anche tutta la fascia di allineamento delle creste di Corna rossa, M.te
Caplone – Cime del Costone ad est, e di Bocca Pagana nella porzione centrale
del comune di Magasa.
In modo analogo si ravvisano nel settore occidentale del comune in località
Confine (Vecchia Dogana), sui versanti orografici della valle del Rio Lanech e
lungo i versanti che bordano la provinciale Sp 9 dalla località Lignago fino alle
coste di Cedrine.
Crolli localizzati e/o frane in roccia non cartografabili costituiscono, insieme
alle frane non cartografabili, i processi più comuni nell’ambito territoriale
investigato e che si manifestano con più ricorrenza.
Queste forme di instabilità, come visto, minacciano direttamente o indirettamente
estesi tratti della viabilità comunale, laddove il tracciato si sviluppi ai piedi delle
pendici rocciose più acclivi o attraversi affioramenti di per sé già disgregati
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dall’evoluzione tettonica a cui si aggiunge un grado più o meno profondo di
alterazione ad opera degli agenti meteo climatici.
Situazioni si ripresentano, lungo la strada provinciale SP 9 Turano Magasa –
Moerna e le comunali che collegano Armo, oppure più a nord loc. Rest – Cadria e
Denai anche sottoforma di rilasci di porzioni di ammasso roccioso
Affioramento roccioso lungo la strada per Bollone Crollo localizzato in loc. Ponte franato
Detriti di falda attivi non stabilizzati sono stati osservati nella fascia centrale del
comune di Valvestino e in particolare lungo le pendici meridionali e sud
occidentali del M.te Pralta, lungo la testata e la parte mediana della Valle di
Larino, e per estese zone che corrono a cavallo della strada provinciale nel tratto
compreso tra Moerna e Capovalle, prevalentemente in territorio di Valvestino.
Sono caratterizzati essenzialmente da accumuli di materiale incoerente
configurati sottoforma di lingue detritiche oppure in falde e/o coni coalescenti,
allungati nel senso del pendio.
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In generale si adagiano sulle pendici dei maggiori rilievi costituiti principalmente
dal calcare di Zorzino e dalla facies Eteropica e in minor misura nelle aree in cui
affiora la Dolomia nella sua facies massiccia (versante occidentale del M.te Pralta
del Camin di Vott).
Loc. Vecchia Dogana Loc. Piazza Lunga
I depositi sono costituiti da materiale roccioso sciolto, completamente privo di
vegetazione (e quindi da ritenersi tuttora attivo); si tratta di ghiaie grossolane a
spigoli vivi, ben selezionate a granulometria generalmente uniforme (dimensioni
medie 10*15*20 cm) rispecchiante la stratificazione media e il grado di
fratturazione dell’ammasso roccioso alimentante. In genere si può ammettere
che laddove il detrito è più disomogeneo la sua mobilità è minore.
Nel complesso in questi depositi di origine gravitativa si ha una mancata
situazione di equilibrio, reale o potenziale che implica un loro continuo movimento
con spostamenti verso il basso della massa detritica medesima.
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Aree di possibile ristagno di acque con presenza di terreni imbibiti
Sono state comprese all’interno di queste aree, alcune zone sia in comune di
Valvestino che di Magasa principalmente ubicate nella porzione nord del
territorio, in cui si è ravvisata la presenza di terreni superficiali imbibiti ad opera di
emergenze sorgentizie diffuse potenzialmente interessati da reptazione e
caratterizzati da potenze non rilevanti e ammasso roccioso soggiacente a bassa
profondità.
Si manifestano inoltre con decorticamenti e lacerazioni del cotico erboso
associati ad una morfologia locale irregolare e ondulata con forme più
appariscenti in corrispondenza di piccole rotture di pendenza.
Le problematiche connesse a tale configurazione geomorfologica, generalmente
localizzate in seno alle facies argillitiche e sottilmente stratificate delle formazioni
rocciose, in ambito di intervento, possono essere notevolmente ridimensionate
e/o risolte, mediante drenaggi localizzati operati all’interno delle coperture ed
all’interfaccia con il substrato roccioso.
Le zone interessate si localizzano sulla dorsale di Denai, fascia in loc. Crone, la
porzione di territorio nell’intorno dell’abitato di Cadria ed il versante occidentale
del dosso delle Saette in comune di Magasa e porzioni in loc. Messane e Vott in
comune di Valvestino.
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Pendici in Loc. Messane - Valvestino
Versante in loc. Crone - Magasa
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Forme e processi legati alla dinamica delle acque incanalate
Da un primo esame della carta geomorfologica varie sono le forme ed i processi
legati alla dinamica delle acque superficiali. Comprendono fenomeni di erosione
trasporto e sedimentazione propri dell’attività torrentizia che indirettamente
estendono i loro effetti anche alle fasce medio basse dei fianchi vallivi.
Si manifestano in modo ricorrente lungo i rii principali a breve decorso
longitudinale o lungo le aste torrentizie preferibilmente di primo e secondo ordine
in ragione dell’elevata pendenza che caratterizza i loro alvei e in funzione del
rilevante grado di disgregazione dei depositi attraversati.
Tra le forme più manifeste si osservano Erosioni lineari e/o avvallamenti di
sponda lungo il lato idrografico destro del torrente Lanech e i segmenti in
prossimità dei nodi di confluenza tra i torrenti Personcino e Magasino con il
torrente Toscolano, lungo il talveg di numerose aste affluenti in sinistra idrografica
del Magasino .
Dissesti legati ad una intensa attività erosiva con locali richiami franosi a carico
delle zone prossime ai corsi d’acqua si registrano, inoltre, lungo il Valisel, il Rio
che scende dalla località Al Piano ed in generale laddove i tracciati dei canali di
scarico solcano depositi incoerenti e facilmente erodibili.
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Erosioni lineari in loc. Valisel con associate frane
Potenziali percorsi di colata detritica, percorsi di colata detritica
quiescente e percorsi di colata detritica attiva.
Nei riguardi dei percorsi di colata detritica ritenuti attivi, gli elementi morfologici
che hanno permesso la loro identificazione sul terreno, comprendono piccoli
impluvi o incisioni rettilinee impostati su versanti molto acclivi che fungono da
collettori e canali di scarico di materiale detritico. Tali depositi sono alimentati in
modo pressocchè continuativo sia da piccole frane in roccia localizzate
preferibilmente in seno alle zone di testata delle vallette sia dalle prospicienti
pareti subverticali che caratterizzano le porzioni sommitali dei versanti.
In carta si riconosce l’impluvio poco a nord della località Cedrine, l’asta drenante
a valle del Monte Pinel, e quelle che si dipartono dalle pendici del Monte Cingla e
Cortina, nonché dalla dorsale di Rest.
Nei percorsi di colata, riconosciuti come quiescenti, rientrano quei tronchi d’alveo
che mostrano lungo il loro decorso longitudinale tracce di eventi pregressi. E’ da
rimarcare, tuttavia, come spesso l’insufficienza di precisi markers morfologici
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quali barre laterali e forme di accumulo unitamente alla natura stessa del
fenomeno (che si esplica, soprattutto, entro la rete idrografica di primo ordine,
associando l’agente gravitativo a quello idrodinamico) non consenta all’interno del
territorio studiato di distinguere in modo univoco i fenomeni torrentizi parossistici
dai percorsi di colate detritiche in senso stretto.
Analogamente, per i casi classificati come potenziali percorsi di colate detritiche,
il principio che sta alla base della loro rappresentazione in carta è quello di avere
riscontrato in sito o attraverso l’analisi delle fotografie aeree i fattori predisponenti
al fenomeno in esame: l’elevata acclività del versante, l’esistenza di un possibile
canale di scorrimento rettilineo ingombro di materiale incoerente, coincidente
spesso con linee di drenaggio.
Percorso di colata attiva - Materiale in alveo
Affluente in sinistra idrografica del Torrente Magasino
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Grotte Il fenomeno carsico, associabile sinteticamente all’azione chimico fisica
esercitata delle acque di infiltrazione sulle pareti delle fessure è negli ammassi
dolomitici poco sviluppato data la limitata velocità di dissoluzione della dolomite.
Conseguenza diretta è l’assenza nell’ambito territoriale investigato di un sistema
epicarsico ed ipogeo molto sviluppato mostrante forme localizzate che
comprendono alcune doline di piccole dimensioni e grotte e/o cavità.
A tale riguardo le informazioni raccolte sulle grotte presenti (Monografie di
“Natura Bresciana” - Atti del XII Convegno di Speleologia Lombarda Brescia 1986
e La Speleologia in terra bresciana - Grafo edizioni 1979 e Grotte e forre del
parco Alto Garda Bresciano – grafo edizioni 2005) indicano una fenomenologia
concentrata a ridosso delle potenti bancate dolomitiche della dorsale di Cortina in
comune di Valvestino e analogamente in comune in Magasa. Le due cavità
localizzate a valle della località Droane, sul fianco orografico destro del torrente
Droanello, costituiscono gli unici elementi accatastati nella porzione meridionale
del comune.
Nel complesso si tratta di grotte impostate su giunti e fratture preesistenti con
estensioni che variano da un minimo di 13.00 m (Cuel sotto Case Droane, n° 439
– quota 690.00 m s.l.m.) ad un massimo di 60.00 m (Fiuricùi n° 395 – quota 1002
m s.l.m.) a morfologia semplice.
L’unico caso di genesi riconosciuta come carsica è quella riferibile alla Grotta
sotto le Case Vagone n° 431 – quota 1290.00 m s.l.m.
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Conoidi alluvionali
I conoidi alluvionali sono rappresentati da corpi deposizionali di forma a ventaglio
legati all’azione dell’acqua originatasi per diminuzione della pendenza e
competenza della corrente che si verifica generalmente allo sbocco delle valli
laterali. Granulometricamente, in forza del meccanismo di deposizione, le
dimensioni dei clasti diminuiscono dall’apice, dove si realizza la rottura di
pendenza, alla zona distale.
All’interno del territorio analizzato poche sono le forme riconducibili a tali elementi
geomorfologici, presumibilmente per la prevalenza dell’azione erosiva della
corrente, e vista l’energia del rilievo, nel caso di fasi di deposizione, nella
stragrande maggioranza dei corsi d’acqua, queste sono da ricondursi a fenomeni
di trasporto di massa piuttosto che all’azione trattiva delle correnti.
Si identificano come conoidi quiescenti alcuni corpi in sinistra orografica del Rio
Lanech in Val dei Molini e loc. Sabbionere, in tale categoria rientra anche la
porzione di alveo in loc. Bersaglio nell’intorno della confluenza fra il Torrente
Toscolano e il Torrente Personcino.
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6. Cenni di idrografia superficiale
Dall’analisi della cartografia tematica Carta idrogeologica e del sistema
idrografico (Tav. 03) di cui si riporta una rappresentazione schematica di seguito,
si evidenzia come il bacino imbrifero con rami piuttosto sviluppati sia localizzato
in corrispondenza delle unità a permeabilità media e ridotta (aree con colorazione
rosa e verde).
Rappresentazione schematica del sistema idrografico del territorio
In relazione alla permeabilità dei depositi e litotipi presenti
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Uno sviluppo minore a tratti quasi assente si localizza nella fascia occidentale di
affioramento di litotipi e terreni dotati di un buon grado di permeabilità.
Dei corsi d’acqua rappresentati, il Toscolano, Personcino, Armarolo, Magasino e
Droanello appartengono al reticolo Idrico Principale (DGR n°7/13950 del 1 agosto
2003 e succ).
Tutti gli altri corsi d’acqua sono compresi nel reticolo idrico minore (RIM).
Buona parte dei torrenti presenti sul territorio comunale, ad eccezione del
Toscolano e gli altri principali citati, contraddistinti da un regime perenne anche
se con portate molto diversificate, sono caratterizzati da regimi estremamente
variabili per lo più effimeri e legati alle precipitazioni.
Nella cartografia sopra riportata sono evidenziate le linee di drenaggio presenti
nella cartografia CTR alla scala 1:10.000, non sono evidenziate alcune aste minori
visibili ad un eventuale cartografia e studio di maggior dettaglio.
Per tali aspetti, informazioni e dati di maggior dettaglio si rimanda allo studio del
Reticolo Idrico Minore dei rispettivi ambiti territoriali comunali.
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7. Inquadramento idrogeologico
La distribuzione delle varie unità idrogeologiche presenti nel territorio esaminato è
evidenziata nella Carta idrogeologica e del sistema idrografico alla scala 1 :
10.000 ove sono inoltre riportate le sorgenti, captate e non captate, ed altri
elementi direttamente collegati allo sviluppo idrogeologico del territorio.
Per la redazione della tavola suddetta è stata utilizzata come riferimento: la
“Carta idrologica con indicazioni inerenti la permeabilità” in scala 1 : 10.000, -
cartografia geoambientale (Regione Lombardia, Provincia di Brescia e Comunità
Montana Parco Alto Garda), Carta idrogeologica della parte meridionale delle
prealpi bresciane – scala 1 : 50.000 – CNR e ASM, Carta delle grotte e delle
sorgenti delle prealpi bresciane alla scala 1 : 50.000 edita da SSI e ASM.
Nell’analisi si è fornita una valutazione circa il grado di permeabilità delle
successioni litologiche del substrato roccioso e separatamente dei depositi
superficiali riassunti nella tabella seguente.
CARATTERISTICHE DELLE UNITA’ IDROGEOLOGICHE
PERMEABILITA’ SIGNIFICATO IDROGEOLOGICO
LITOLOGIA
Substrato roccioso
Medio alta
Per fessurazione e carsismo
Circolazione idrica molto sviluppata anche con possibilità di lunghi percorsi sotterranei
Dolomia Principale, Calcare di Zu
Media
per fessurazione
Circolazione mediamente sviluppata e dipendente dalla fessurazione
Calcare di Zorzino – Dolomia Principale
Ridotta Circolazione idrica poco sviluppata o assente ed estremamente irregolare e discontinua
Facies eteropica della Dolomia Principale, Argilliti di Riva di Solto
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Depositi superficiali
Alta
Per porosità
Circolazione idrica da molto a sviluppata, in relazione alla granulometria grossolana caratterizzante i depositi
Depositi alluvionali, detriti attivi
Media
per porosità
Circolazione idrica mediamente sviluppata, con locali decrementi in dipendenza del contenuto di matrice fine
Detrito di versante, conoidi di deiezione
Ridotta Circolazione idrica poco sviluppata in ordine alla abbondante componente limosa
Depositi eluvio colluviali
In merito alla circolazione idrica sotterranea e quindi all’assetto del sistema o
dei sistemi idrogeologici caratterizzanti il comprensorio comunale, sulla base dei
dati a disposizione, si sono formulate alcune ipotesi.
L’unità litologica ascrivibile alla Dolomia Principale nella sua facies caratteristica
costituisce un acquifero carbonatico e quindi una unità idrogeologica
particolarmente significativa, essa identifica anche le aree di alimentazione
dell’acquifero principale. E’ caratterizzata da permeabilità secondaria per
fessurazione e localmente per carsismo, attestatesi su valori medi.
Il Calcare di Zorzino (successioni di calcari bituminosi stratificati) è caratterizzato
anch’esso da permeabilità di tipo secondario per fessurazione con valori medio
localmente medio alti di conducibilità idraulica. Quest’ultima si riduce in
corrispondenza della facies eteropica della Dolomia Principale analogamente
all’Argillite di Riva di Solto, che va a costituire il livello di emergenza di sorgenti
puntiformi e diffuse presenti sul territorio (Magasa - loc. Crone).
La circolazione idrica negli ammassi rocciosi è pertanto discontinua e
strettamente dipendente dall’orientazione delle fessure e dalla presenza di
eventuali cavità; i valori della conducibilità idraulica, ricavati da prove in sito
eseguite nel corso delle indagini per le fondazioni della Diga di Ponte Cola,
toccano massimi di k=10-2 - 10-3 cm/s fino a decrescere a valori di k=10-5 cm/s.
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I depositi superficiali, al contrario, sono caratterizzati da permeabilità primaria
per porosità, con valori in genere elevati, ma strettamente dipendenti dal grado di
cementazione e dalla granulometria degli elementi che li costituiscono. Al loro
interno non ha sede una falda idrica vera e propria ma una circolazione idrica che
si instaura in occasione di precipitazioni intense e prolungate. Tale circolazione si
palesa in superficie, soprattutto nei depositi detritici stabilizzati, sottoforma di una
serie di emergenze sorgentizie per soglia di permeabilità (sottostanti livelli
cementati) e/o per variazione di permeabilità (livelli a granulometria più fine).
Sotto il profilo dell’approvvigionamento idrico ogni nucleo abitativo è alimentato
da un acquedotto indipendente servito dalle sorgenti di seguito descritte (I dati
riportati sia di portata che di ubicazione sono aggiornati ed attuali e sono stati
forniti dall’Azienda Garda Uno attuale gestore della rete acquedottistica dei due
comuni) :
Sorgenti acquedotto loc. Bal – (Bollone)
Si tratta di n°5 emergenze puntiformi ubicate in corrispondenza della testata della
Val Selva alla quota media variabile fra 1040-1060 m s.l.m..; la portata media
stimata dai dati e le informazioni a disposizione si aggira intorno a 5,5 l/s. Le
scaturigini si localizzano nella roccia dolomitica in corrispondenza di fessure.
Sorgente acquedotto loc. Ransu (Turano)
Consta di un'unica sorgente di fessura, che emerge da un cunicolo di lunghezza
pari a 20-25 m, ubicata in corrispondenza del versante in loc. Gardinilla ad una
quota di circa 750,00 m s.l.m.. Si tratta di una sorgente perenne con portate
costanti che si aggirano intorno ai 2,5 l/s.
Sorgente acquedotto loc. Pramaus (Armo)
E’ ubicata in destra idrografica del Torrente Armarolo, in loc. Golda di Per, ad una
quota ci circa 900,0 m s.l.m. con una portata costante stimata di 6,00 l/s.
Anch’essa emerge da una fessura impostata nel substrato roccioso dolomitico.
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Sorgente acquedotto loc. Messane (Persone – Moerna)
E’ posizionata in loc. Messane ad una quota di circa 990.0 m s.l.m. ha una
portata costante stimata in circa 60-70 l/m. La scaturigine emerge al passaggio
fra la coltre detritica superficiale e il substrato roccioso sottostante.
Sorgente acquedotto loc. Tombea (Magasa)
Non sono stati forniti ulteriori dati.
Sorgente acquedotto loc. Presos dismessa (Magasa)
Non sono stati forniti ulteriori dati.
Nell’ambito del presente studio, finalizzato alla stesura ed aggiornamento del
Piano di Governo del Territorio, si sono unicamente recepiti i dati principali.
L’approfondimento e l’analisi della genesi, delle aree e delle modalità di
alimentazione delle emergenze sorgentizie, unitamente all’ispezione completa di
tutti i manufatti di presa ed agli impianti collegati devono necessariamente essere
effettuate mediante uno studio idrogeologico di dettaglio, al fine di tutelare nel
migliore modo le risorse idriche.
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8. Carta Litotecnica
Al fine di conseguire una zonizzazione litotecnica le formazioni rocciose e i
depositi superficiali presenti sono stati distinti e raggruppati in differenti categorie
litotecniche con caratteristiche fisiche e litologiche analoghe e simile
comportamento geotecnico.
Lo studio di prima caratterizzazione geotecnica dei terreni e delle rocce in
oggetto è stata elaborata organicamente prendendo in considerazione dati
acquisiti da studi svolti sul territorio comunale ed analisi di dati contenuti
nell’archivio comunale (alcune pratiche edilizie archiviate presso l’Ufficio tecnico).
Al fine di conseguire una zonizzazione litotecnica del substrato roccioso e dei
depositi superficiali presenti sul territorio comunale sono state identificate
differenti categorie litotecniche mediante l’accorpamento delle unità geologiche
(rocce e terreni) con caratteristiche fisiche e litologiche analoghe e simile
comportamento geotecnico. Per ogni categoria si è cercato di fornire una stima
dei parametri geotecnici e una caratterizzazione geomeccanica di massima del
substrato roccioso (con l’esecuzione di rilievi geomeccanici speditivi nelle aree
rappresentative).
Tale caratterizzazione fornisce un’indicazione generale delle qualità geotecniche
dei terreni e geomeccaniche della compagine rocciosa, che tuttavia devono
essere verificate puntualmente in fase progettuale in relazione a particolari
eterogeneità dovute a variazioni di litologia e spessori (cfr. transizioni fra depositi
o grado di fratturazione/deformazione del substrato roccioso, spessore e
caratterizzazione del riporti).
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In particolare si è operata la seguente suddivisione:
SUBSTRATO ROCCIOSO
• Successioni calcareo dolomitiche massicce : Dolomia Principale
• Successioni calcareo dolomitiche a banchi : Dolomia Principale - Calcare di
Zu
• Successioni calcareo dolomitiche stratificate : Calcare di Zorzino – Facies
eteropica della Dolomia Principale
• Successioni terrigene: Argilliti di Riva di Solto
DEPOSITI DI COPERTURA
• Terreni prevalentemente a grana medio-fine
• Depositi prevalentemente a grana grossa
• Depositi caratterizzati da eterogeneità granulometriche
CARATTERISTICHE GEOLITOLOGICHE E GEOTECNICHE DI MASSIMA
DEI LITOTIPI AFFIORANTI
SUBSTRATO ROCCIOSO
Le caratteristiche di resistenza intrinseca del substrato roccioso sono
globalmente migliori delle coperture, tuttavia, in presenza di particolari condizioni
di alterazione, di dissoluzione chimica delle formazioni calcaree, di fratturazione e
di giacitura dei piani di discontinuità, anche le proprietà geomeccaniche degli
ammassi possono sensibilmente decrescere.
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Mediante l’utilizzo di metodi di rilievo speditivi e la rielaborazione critica di dati a
disposizione, si è effettuata una valutazione di massima circa le qualità degli
ammassi rocciosi per i diversi litotipi affioranti indicando il valore di RMR secondo
la Classificazione di Bienwiasky e una stima dei valori dei principali parametri
geotecnici. I parametri riportati per il substrato roccioso si riferiscono sempre
all’ammasso roccioso e non al materiale roccia intatto.
I valori di RMR riportati sono indicativi e orientativi di una classe di valori; resta
inteso come tali valori siano da verificare nel dettaglio per ogni indagine puntuale.
SUCCESSIONI CALCAREO-DOLOMITICHE MASSICCE ed a BANCHI
DOLOMIA PRINCIPALE - CALCARE DI ZU
Le formazioni sono costituite da dolomie e calcari dolomitici a stratificazione
indistinta organizzati in banchi di potenza metrica. I rilievi eseguiti hanno fornito i
seguenti risultati: In generale appartentenza alla Classe I e II della
Classificazione geomeccanica di Bieniawsky con RMRbase 60 - 95 e con
qualità dell’ammasso roccioso da buona ad ottima. Zone cataclasate e fratturate
possono presentare decisi decrementi delle qualità geomeccaniche.
Le caratteristiche geotecniche indicative attribuite all’ammasso roccioso:
RMR c(kPa) φpicco
55-70-95 200- 350-450 35°-40° - 50°
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SUCCESSIONI CALCAREO DOLOMITICHE STRATIFICATE : CALCARE DI
ZORZINO
Gli ammassi sono costituiti da calcari marnosi nettamente e fittamente stratificati
in strati centimetrici o decimetrici; le caratteristiche dipendono dalla fratturazione,
dalle condizioni delle discontinuità e dall’assetto giaciturale e tettonico. I rilievi e
le rielaborazioni eseguite hanno fornito i seguenti risultati:In generale
l’appartenenza per entrambe le formazioni alla Classe II-III della Classificazione
geomeccanica di Bieniawsky con RMRbase 60-70 e con qualità dell’ammasso
roccioso buona-discreta. Le caratteristiche geotecniche indicative attribuite
all’ammasso roccioso sono:
RMRbase c(kPa) φpicco
50 - 70 300-350 37° - 42°
I parametri per la roccia alterata e fratturata decrescono fino a conferire
all’ammasso qualità da mediocri a scadenti con indici di RMR=35-55
corrispondenti alle Classi III- IV.
RMR c(kPa) φpicco
35-55 150-280 20° – 32°
SUCCESSIONI TERRIGENE
ARGILLITE DI RIVA DI SOLTO
Gli ammassi sono costituiti da successioni di livelli terrigeni; le caratteristiche
sono influenzate oltre che dalla litologia, dall’assetto tettonico. Localmente la
componente terrigena, che è prevalente ma che presenta talora intercalazioni
calcaree, si presentano in affioramento sempre molto alterata e fessurata, con
livelli che localmente sono assimilabili a terreni incoerenti, soggetti ad
imbibizione.
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I rilievi e le elaborazioni eseguite indicano per queste formazioni in generale
appartenenza alla Classe III - IV Bieniawsky con RMR 40 - 65 e RMR 10-30 e
con qualità dell’ammasso roccioso da discreta a scadente rispettivamente per la
componente calcarea e facies terrigena. Le caratteristiche geotecniche di
massima sono:
RMR c(kPa) φpicco
10 - 30 30 - 75 15° - 25°
40 - 65 250 - 300 30 ° - 35°
Depositi superficiali
TERRENI PREVALENTEMENTE A GRANA MEDIO-FINE
Rappresentano in generale le coltri eluvio colluviali ed i terreni di alterazione del
substrato roccioso, che localmente sono presenti sul territorio ma che non sono
state compiutamente e completamente cartografate in relazione alla potenza
degli orizzonti. Si tratta in prevalenza di materiali misti, limo argillosi con ghiaia; la
consistenza varia in funzione del contenuto naturale d’acqua.
I terreni sopra decritti possono essere classificati, in generale come CL- ML,
secondo la classificazione USCS e A-4. Si tratta in generale di terreni con scarsa
capacità drenante, qualità portanti mediocri/scadenti con spessori estremamente
variabili.
Si riassumono di seguito i valori dei principali parametri geotecnici:
γ
(kN)
φ’
(°)
Cu
(kPa)
Nspt
18-19 28-30 0-10 2-5
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TERRENI PREVALENTEMENTE A GRANA GROSSA (E TERRENI MISTI)
All’interno di questa categoria sono stati raggruppati i depositi grossolani afferenti
al detrito di versante, i depositi detritici attivi ed alle alluvioni recenti. Si tratta di
materiali incoerenti differenziati in ghiaie sabbiose, ghiaie con limi e sabbie e
ghiaie e sabbie, ghiaie e ciottoli e blocchi, morfometricamente eterogenei e
caratterizzati da basso grado di arrotondamento (prevalentemente angolari e
subangolari) per i depositi detritici e arrotondamento elevato per i depositi
alluvionali.
I terreni sopra decritti possono essere classificati, principalmente come, GM, GM-
GW, GW-GP, secondo la classificazione USCS e A-1a e A-1b e A-2 secondo la
CNR UNI 10006. Si tratta in generale di terreni con buona ottima capacità
drenante, qualità portanti discrete – buone, compressibilità nulla.
Si riassumono di seguito i valori dei principali parametri geotecnici:
Terreno γ
(t/mc)
φ’
(°)
c
Ghiaie con limo 1.85-2.00 33-38 0-50
Ghiaie sabbiose Ghiaie e sabbie
1.80-2.00 30-38 0
TERRENI CARATTERIZZATI DA ETEROGENEITA’ GRANULOMETRICHE
All’interno di questa categoria sono stati raggruppati in generale i materiali ed i
corpi costituiti da depositi detritici eterogenei (depositi a comportamento
granulare con eterogeneità laterali e verticali) e da materiali rimaneggiati e di
riporto. In forza della messa in posto riconducibile all’azione antropica (ad
esclusione di riporti strutturali, rilevati realizzati a regola d’arte e terre rinforzate) si
tratta di depositi eterogenei dal punto di vista granulometrico ed in termini di
comportamento geotecnico. Risulta pertanto difficile una caratterizzazione
generale compiuta di tali materiali.
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9. Note geologiche di dettaglio dei centri abitati
FRAZIONE DI TURANO
Osservazioni morfologiche e litologiche
La frazione si eleva al di sopra delle aste torrentizie del Personcino e del Toscolano in corrispondenza di una breve dorsale allungata in direzione all’incirca NW-SE. La porzione meridionale del nucleo abitativo è delimitata a est e a sud da una ripida scarpata in roccia, mentre il corrispondente settore settentrionale si colloca a mezza costa a ridosso di una pendice mediamente acclive la cui natura litologica è ascrivibile a detriti stabilizzati, superficialmente colluviati. Sotto il profilo granulometrico sono costituiti da ghiaie grossolane spesso con matrice limosa di alterazione, e alternanze di ghiaie e sabbie debolmente limose e livelli limosi; si tratta di depositi da mediamente a molto addensati in cui, in alcune zone, come nel caso dei deposti colonizzati da bosco, è possibile rilevare, veri propri crostoni detritici parzialmente cementati che localmente inglobano trovanti dolomitici. Per quanto riguarda il loro assetto geometrico dalla documentazione che è stato possibile reperire,si ricava come i corpi detritici si sviluppino in profondità anche per oltre i 15.00 m di spessore. Si riportano di seguito i parametri geotecnici di massima attribuibili al detrito:
Parametri geotecnici principali da SPT e analisi di laboratorio
Litologia (da classificazione USCS) Nspt γ (t/mc) φ E’ (Mpa)
GC-SC 20-30 1.90-2.00 33-35 35-45
GM-GC >50 1.98-2.05 34-40 50-60
Conformemente ai processi propri della dinamica di versante, nell’intorno della frazione esaminata si riconoscono alcune modeste nicchie di frana di scorrimento sia attive che quiescenti e un piccolo lembo di territorio soggetto a franosità superficiale diffusa. Nell’ambito dei dissesti relitti, nelle immediate vicinanze della sede municipale si sono rilevate le tracce di una pregressa nicchia di distacco e la corrispondente fascia di scorrimento immergente a nord est.. Nell’ambito del fenomeno di caduta massi in carta si individuano aree sorgenti in corrispondenza delle pareti rocciose di Dolomia Principale (nella sua facies caratteristica e maggiormente conosciuta che presenta spesso fasce cataclasate con caratteristiche geomeccaniche molto variabili) a sud-est dell’abitato. Come nella maggior parte dei casi la strada provinciale risulta essere l’elemento maggiormente vunerabile a tale tipo di fenomeno per il quale sono necessari studi particolareggiati che consentono di realizzare una perimetrazione del territorio secondo areali di differente pericolosità e rischio.
Osservazioni attinenti l’idrografia
In questa zona le note idrografiche di rilievo sono rappresentate dai nodi di confluenza tra il torrente Personcino a ovest ed il torrente Magasino a est con il Toscolano. Come noto, i punti di confluenza risultano le zone più sensibili sotto il profilo idraulico con elevate portate idriche, erosioni e scalzamenti di sponda e con fenomeni di trasporto solido.
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Dalla analisi della documentazione che è stato possibile reperire, l’intero segmento del Personcino compreso tra la loc. Bersaglio fino ad oltre la loc. Proal è stata oggetto di dissesti idraulici (alluvioni ‘93 –’98) a cui hanno fatto seguito opere di regimazione idraulica e di protezione spondale. Stessa situazione si presenta lungo l’intero tratto a valle della confluenza con il Magasino con fenomeni analoghi che in occasione delle alluvioni sopra citate hanno determinato erosioni spondali (soprattutto in sponda sinistra) lungo l’intero percorso del Toscolano con locali compromissioni della stessa sede stradale (provinciale SP9). Le principali opere di sistemazione e regimazione idraulica sono state realizzate preminentemente a ridosso delle confluenze e lungo i segmenti immediatamente a valle e a monte. In generale sono state eseguite in più fasi temporali opere radenti che nella fattispecie comprendono scogliere in pietrame, gabbionate e briglie finalizzate alla regimazione idraulica (Loc. Bersaglio). Relativamente alla loro efficacia, si ravvisa la necessità di potenziare la loro continuità longitudinale assicurando al contempo una costante manutenzione. Nei versanti che degradano da Piandino Cerè si individuano due canali di scarico ad elevata pendenza impostati sul substrato roccioso, di cui uno è stato riconosciuto come percorso di colata detritica attiva, mentre il secondo come potenziale. Stessa cosa dicasi per la breve incisione che si diparte dalla località Al Piano caratterizzata da un elevato grado di erosione di fondo innescante richiami di materiale detritico dai relativi fianchi vallivi e cartografato come dissesto quiescente.
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FRAZIONE DI ARMO
Osservazioni morfologiche e litologiche
Il nucleo abitato si posiziona a mezzacosta tra le pendici occidentali del M.te Pralta a ridosso di un ripiano morfologico mediamente poco acclive (i valori dell’acclività si mantengono inferiori ai 20°). L’abitato insiste su depositi detritici stabilizzati prevalentemente tenuti a prato, di cui non si hanno dati circa le entità degli spessori (da sondaggi eseguiti nella porzione di valle si attestano su potenze superiori ai 10 m). Per quanto attiene le litologie rocciose si rileva la presenza a nord–est della Formazione della Dolomia Principale massiccia interessata da un elevato grado di fratturazione ed ad ovest la Dolomia Principale in facies eteropica con intercalazioni di banchi di dolomie affiorante sulle pendici del rilievo. Nell’ambito delle morfologie presenti nell’intorno della frazione, si evidenziano forme relitte di dissesti gravitativi, riconoscibili dalle forme depresse dell’originaria zona di scorrimento. Falde di detrito attivo, estese in direzione del versante, si riconoscono dalla località Scaletta –Chinzere fino quasi al fondovalle.
Osservazioni attinenti l’idrografia
L’elemento idrografico di spicco è il Torrente Armarolo che scorre da nord verso sud con i suoi brevi affluenti, che in questo tratto del territorio, si esplicano sostanzialmente in brevi incisioni ad andamento rettilineo che si immettono perpendicolarmente nell’asta torrentizia principale. L’Armarolo scorre nel tratto compreso tra il ponte sulla SP9 fino ad oltre alla confluenza con il Magasino in un alveo relativamente stretto, non oltre 4-5 m di larghezza ed incassato tra le scarpate di natura prevalentemente detritica. I materiali incoerenti delle sponde vanno soggetti ad erosioni e scalzamenti che divengono più frequenti ed intensi con l’approssimarsi al nodo di confluenza con il Magasino con associati fenomeni di sovralluvionamento che si ripercuotono nei tratti inferiori dell’asta torrentizia. Tra le incisioni minori quella in località Brisa presenta una intensa attività erosiva con locali erosioni longitudinali e piccoli scoscendimenti retrogressivi a carico delle scarpate adiacenti. Si riconoscono spessori anche di 3 – 4 m di detrito misto colluviato. Gli ultimi elementi cartografati, compresi tra quota 1060.00 m s.l.m. 954.00 m s.l.m., poco a monte del nucleo abitato di Armo sono costituiti da brevi depressioni morfologiche in corrispondenza delle quali si sono cartografati accumuli detritici incoerenti che in determinati contesti meteo-climatici possono subire una parziale mobilitazione. In tale prospettiva in carta vengono rappresentati come potenziali percorsi di colate detritiche.
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FRAZIONE DI PERSONE
Osservazioni morfologiche e litologiche
La frazione di Persone si estende su uno sperone morfologico che si protende verso SE ad una quota media di circa 900.00 m s.l.m. su substrato roccioso passante a deposti detritici. I maggiori affioramenti della Dolomia Prinicipale sono visibili in corrispondenza dei versanti della Val di Bus, Valle del Rio S. Anna e sulle pendici del M.te Pralta. In questo ultimo caso i banchi dolomitici tipici sono sormontati dalla Facies Eteropica con una successione che si espone alla vista con imponenti pareti subverticali identificate come aree origine di crolli; ai piedi delle pareti si adagia la falda di detrito sviluppantesi a sud fino alla loc.Toresella. La formazione del Calcare di Zorzino in contatto tettonico con la Dolomia Principale affiora a sud lungo i tagli stradali della provinciale dove si osservano numerosi crolli puntuali distribuiti lungo il tracciato stradale e ricollegabili ai fronti di scavo o agli sbancamenti operati per l’allargamento della carreggiata. La Formazione appare costituita essenzialmente da calcari nerastri o grigio scuri, fetidi alla percussione, ben stratificati con giacitura grossomodo suborizzontale, con intercalazioni di calcari dolomitici o dolomie. Per una caratterizzazione tecnica della formazione (Calcare di Zorzino) sono stati eseguiti alcuni rilievi geomeccanici speditivi in corrispondenza del tratto stradale Persone-Moerna. Essi hanno indicato per gli ammassi: Appartenenza alla Classe III e IV della Classificazione geomeccanica di Bieniawsky con RMR di base 55 e RMR corretto pari a 50 equivalenti a condizioni da mediocri a scadenti con caratteristiche geotecniche indicative riassunte nella seguente tabella:
RMR Cpicco Cres φpicco φRes
50 190-220 kPa 140-170 kPa 28°-30° 24°-25°
Quanto alle morfologie gravitative si riconoscono la frana attiva di Persone già descritta nella parte generale e le forme quiescenti in loc. Fosere e Le Fratte.
Osservazioni attinenti l’idrografia
A carico delle incisioni torrentizie presenti nell’intorno della frazione, si ripresentano fenomeni legati all’elevato grado di erosione di fondo delle aste torrentizie con processi che episodicamente (alluvioni del ’93-98) in corrispondenza degli attraversamenti stradali hanno determinato locali disalvei con abbondante materiale solido che si è riversato sulla sede stradale. Anche in questo caso le peculiari caratteristiche dei loro canali di scarico congiuntamente al contesto geologico generale ha portato a classificare i tratti d’alveo del S.Anna, del Rio della Val di Bus e del torrente Persone fino alla loro immissione nel Torrente Personcino, come tronchi di impluvi assoggettati in particolari condizioni meteo-climatiche a fenomeni torrentizio di tipo parossistico. Nei medesimi tronchi idrografici l’individuazione di specifiche evidenze morfologiche, prevalentemente concentrate fino ad una certa quota, li fa classificare anche come percorsi di colate detritiche quiescenti.
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FRAZIONE DI MOERNA
Osservazioni morfologiche e litologiche
La nota morfologica distintiva della frazione di Moerna (quota di circa 980-1000 m s.l.m) consiste nell’alto morfologico, allungato secondo una orientazione NW-SE che si impone alle circostanti pendici acclivi. Queste ultime sono ricoperte da falde detritiche talora imponenti come quelle osservate nel settore sud occidentale. Sotto il profilo litologico la dorsale citata si presenta come un’ampia zona tenuta a prato o a pascolo in corrispondenza della quale i depositi eluviali di alterazione del sottostante substrato roccioso, ascrivibile al Calcare di Zorzino, gli conferiscono una morfologia ondulata a bassi gradienti topografici (loc. Cultura fino a quota circa 930.00 m s.l.m.). La coltre eluviale potente in media da 1.00 m a 1.50 m è costituita da detriti fini, limi argillosi sabbiosi prevalentemente di colore rossastro, passanti in profondità a limi argillosi sabbioso-ghiaiosi con ciottoli, testimoni della disgregazione del sottostante substrato roccioso. I principali parametri geotecnici attribuibili sono così schematizzati:
Terreno γ (t/mc) φ (°) C (kPa) Limo+argilla %
CL / A-6 1.6-1.8 20-30 10-25 >35%
SC-GC / A-2-4 1.7-1.85 30-33 0-10 ≈ 25%
Le zone ad instabilità massima riconosciute nell’intorno della frazione corrispondono ai vasti depositi di materiale incoerente che colmano intere testate vallive (Piazza Lunga) o ricoprono interi versanti (pendici nord orientali della dorsale culminante in Dosso Garsù). Dati i valori medio-elevati di acclività che caratterizzano i pendii, le coltri attive, in generale si trovano in condizioni statiche al limite dell’equilibrio con inclinazioni generali prossime all’angolo di attrito interno del materiale. Nello specifico i detriti non stabilizzati in loc. Piazza Lunga –Gattolece consistono di materiale roccioso sciolto, non colonizzato da vegetazione e granulometricamente assimilabile a ghiaie grossolane a spigoli vivi caratterizzate da un grado di selezionamento medio. I parametri geotecnici principali sono stati stimati come segue:
Terreno N φ γ Limo+argilla %
GP-GM 8-14 34-38 1.96-2.00 <10%
In base ai dati reperiti, tali depositi, presentano spessori anche superiori ai 36.00 m con valori di conducibilità idraulica molto elevati che si mantengono omogenei fino ad elevate profondità. Conseguentemente la circolazione idrica si sviluppa al di sotto di tali materiali con venute a giorno in corrispondenza dei limiti inferiori dei depositi (zona di unghia).
Osservazioni attinenti l’idrografia
L’intero tratto dell’asta del rio Valisel è caratterizzata da un talweg incassato tra sponde di materiale incoerente o fortemente disgregabile ed un alveo in forte pendenza ad andamento rettilineo che a quota 640.00 m s.l.m. si innesta perpendicolarmente al Torrente Personcino. Il segmento di scarico è sede di un elevato grado di erosione di fondo innescante richiami di materiale detritico dai fianchi vallivi.
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L’asta torrentizia, nel recente passato, è stata sede di dissesti idrogeologici con locali fenomeni di scalzamento di sponda, erosioni longitudinali e fenomeni di trasporto solido con abbondanti arrivi di materiale detritico riversatisi sulla carreggiata stradale (attraversamento SP n°113 Turano–Persone). Dai dati di archivio esaminati è emerso che le prime opere di regimazione idraulica (n°1 briglia) furono approntate nei primi anni novanta, successivamente a seguito degli eventi alluvionali del ‘93 venne avviata una seconda fase che comportò la realizzazione di una nuova serie di briglie (n°6) abbinata a materassi antierosione e alla posa in opera di un tubo corrugato per bypassare la provinciale. Attualmente alcuni dei manufatti citati necessitano di manutenzione dato il sovralluvionamento creatosi a tergo di alcune briglie e locali aggiramenti delle stesse.
FRAZIONE DI BOLLONE
Osservazioni morfologiche e litologiche
Il nucleo abitato di Bollone sorge in seno alle pendici orientali del Monte Carzen in fianco orografico destro della Val Selva ad una quota media di 802.00 m s.l.m. Tra gli elementi morfologici di spicco si citano i pianori tenuti a prato a nord est della frazione e le ripide pendici a sud est che fungono da raccordo tra il soprastante ripiano morfologico e il fondovalle inciso dal Rio Rino. Le rappresentazioni grafiche riportate in carta, nel complesso, evidenziano crolli puntuali distribuiti lungo il tracciato stradale e ricollegabili ai fronti di scavo o agli sbancamenti operati per l’allargamento della carreggiata. Il percorso stradale si svolge in un ammasso roccioso ascrivibile alla “Facies Eteropica della Dolomia Principale” costituita da dolomie, calcari dolomitici e calcari, di colore scuro, con strati evidenti e intercalazioni argillitiche. Il loro assetto giaciturale risulta prevalentemente a franappoggio. I rilievi geomeccanici speditivi eseguiti lungo gli affioramenti hanno restituito i seguenti valori: appartenenza alla Classe III e IV della Classificazione geomeccanica di Bieniawsky con RMR di base 52 e RMR corretto pari a 47 corrispondenti a qualità dell’ammasso roccioso da mediocre a scadente. Nel territorio investigato si riscontrano alcune forme relitte di dissesti gravitativi taluni con dimensioni anche notevoli.
Osservazioni attinenti l’idrografia
Sotto il profilo della dinamica delle acque incanalate, nell’intero tratto di competenza del Rio Rino, compreso tra la media e la bassa Val Selva, non si sono riscontrati fenomeni erosivi o processi idraulici degni di nota. Contrariamente alle incisioni più elevate che sono contrassegnate come potenziali percorsi di colate detritiche in funzione delle loro caratteristiche morfometriche e dei potenziali apporti detritici che possono ricevere sia dalle pareti rocciose sia dalle zone di testata ove si localizzano piccole nicchie di distacco.
PGT dei comuni di Magasa e Valvestino – Relazione geologica generale
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CENTRO ABITATO DI MAGASA
Osservazioni morfologiche e litologiche
Il nucleo abitato di Magasa si sviluppa, ad una quota media di circa 960-980 m s.l.m. in seno al versante sud orientale di raccordo fra la cresta di Denai e la valle del Torrente Magasino. Litologicamente il versante risulta costituito dalla formazione della Dolomia Principale affiorante e subaffiorante, e caratterizzato da pendenze medio elevate, in cui risulta importante l’aspetto legato all’antropizzazione che mediante un sistema di muri con scavi e riporti ha consentito l’urbanizzazione di questa porzione di pendice. Il percorso stradale che raggiunge l’abitato si svolge in un ammasso roccioso ascrivibile alla “Facies Eteropica della Dolomia Principale” costituita da dolomie, calcari dolomitici e calcari, di colore scuro, con strati evidenti e intercalazioni argillitiche. Il loro assetto giaciturale risulta prevalentemente a traverpoggio. I rilievi geomeccanici speditivi eseguiti lungo gli affioramenti indicano l’appartenenza alla Classe III e IV della Classificazione geomeccanica di Bieniawsky con RMR di base 52 corrispondenti a qualità dell’ammasso roccioso da mediocre a scadente. Tutta la fascia è inoltre soggetta a diffuse ed abbondanti emergenze sorgentizie, legate, prevalentemente in ordine alla portata, alle precipitazioni. Si sottolinea inoltre come gli affioramenti rocciosi esposti parallelamente ai tratti di strada comunale e provinciale (tagli stradali) che si sviluppano in seno al territorio comunale siano soggetti a fenomeni di instabilità puntuali (crolli puntuali) o scivolamenti di porzioni di ammasso roccioso, sia in relazione alle caratteristiche geomeccaniche che litologiche della compagine rocciosa stessa (ultimo evento rilevante di crollo registrato, viene collocato temporalmente nel novembre 2012).
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10. Carta del dissesto con legenda uniformata PAI
In ottemperanza alla normativa regionale D.G.R. in oggetto (punto 3.2., punto a))
si è redatta la Carta del Dissesto con legenda uniformata a quella del PAI alla
scala 10.000 estesa a tutto il territorio comunale studiato (per il territorio
comunale di Valvestino si sono tenute in considerazione anche le risultanze
dell’analisi dei dissesti eseguita nel 2003 per lo studio geologico a supporto del
PRG).
Gli elementi contenuti nella Carta provengono, in parte, dalla Carta inventario dei
fenomeni franosi regionale (di cui una parte confermati in campagna, altri da
fotografie aeree) ed in parte dal rilevamento originale e dagli studi a disposizione
eseguiti sul territorio relativamente all’evoluzione geomorfologica recente ed
attuale.
Sono stati recepite le conoidi quiescenti ed attive, le frane quiescenti ed attive, i
potenziali percorsi di colate di detrito.
Dei depositi detritici attivi evidenziati e riportati nella Carta geomorfologica (Tav.
2) si è scelto di recepire all’interno della Carta dei vincoli e della Carta del
dissesto, vincolandoli maggiormente, quelli di estensione maggiore e spessori
significativi che abbiano un maggiore impatto sul territorio e le infrastrutture.
Ulteriori elementi geomorfologici riportati dalla cartografia Regionale sono stati
analizzati e verificati valutando quindi l’opportunità di un recepimento in carta.
11. Carta di Sintesi della Pericolosita’ geologica
L’elaborazione di tutte le conoscenze geologiche reperite sul territorio,
unitamente all’analisi dettagliata dei dati geologico-tecnici e geomorfologici, ha
consentito la redazione della cartografia di Sintesi della pericolosità geologica
relativa al territorio urbanizzato (Tav. 06 alla scala 1:10.000).
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Scopo di tale analisi è quello di effettuare una zonazione del territorio per aree
omogenee dal punto di vista della pericolosità geologica relativamente ad uno
specifico fenomeno che può interessarlo.
L’elaborato cartografico deriva dallo sviluppo organico degli elementi ricavati
dalle analisi generale e di dettaglio, quali: genesi dei depositi, litologia, giaciture di
strato, utilizzo del suolo, grado di fratturazione degli ammassi rocciosi, assetto
tettonico, processi geomorfici legati alla gravità ed alle acque superficiali.
Si riportano di seguito i principali fenomeni di pericolosità geologica di cui si è
riscontrata la presenza a differente scala nel territorio comunale.
N° Elementi di pericolosità riscontrati nel territorio comunale
1 Aree con elevata acclività e potenzialmente interessate dal distacco di massi o di porzioni e masse rocciose
2 Aree di frana attiva e quiescente, aree a franosità diffusa
3 Aree con terreni soggetti ad imbibizione
4 Conoidi attivi e quiescenti
5 Aree potenzialmente interessate da percorsi di colata detritica
6 Versanti acclivi potenzialmente soggetti a fenomeni di dissesto (acclività > del 35%)
7 Aree con terreni caratterizzati da caratteristiche geotecniche scadenti e/o eterogenee (riporti antropici)
8 Aree vulnerabili dal punto di vista idraulico su reticolo idrico minore e principale (a differente pericolosità derivate da valutazioni di tipo
geomorfologico)
9 Aree adiacenti ai corsi d’acqua da mantenere a disposizione per consentire l’accessibilità per interventi di manutenzione (Fasce di rispetto
del Reticolo idrico minore)
10 Zone di rispetto e di tutela assoluta delle captazioni a scopo idropotabile
Per la descrizione dettagliata di ogni singolo fenomeno si rimanda al paragrafo
dell’inquadramento geomorfologico e litotecnico ed al Quadro dei vincoli
Normativi.
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12. Carta della Pericolosita’ sismica locale
L’elaborazione delle conoscenze geologiche globali reperite sul territorio,
unitamente all’analisi dettagliata dei dati geologico-tecnici e geomorfologici, ha
consentito la redazione della cartografia della pericolosità sismica locale estesa a
tutto il territorio comunale (Tav. 07).
Scopo di tale analisi è quello di effettuare una zonazione del territorio per aree
omogenee dal punto di vista della pericolosità geologica e del rischio sismico.
L’elaborato cartografico deriva dallo sviluppo organico degli elementi ricavati
dalle analisi generali e di dettaglio, quali: genesi dei depositi, litologia, utilizzo del
suolo, processi geomorfici legati alla gravità ed alle acque superficiali, morfologia
del terreno e tutte le combinazioni degli elementi sopraesposti che possano
indurre fenomeni di amplificazione sismica locale.
In ottemperanza alla D.G.R. IX/2616 del 30/11/11 si è operata inoltre l’analisi e la
valutazione degli effetti sismici di sito, applicando le procedure definite dalla
Delibera regionale stessa.
La procedura prevede, essendo Valvestino e Magasa ricadenti nella Zona
sismica 3 (ex Ordinanza PCM 3274 e Classificazione sismica 2006), l’analisi del
sito:
• sia con l’applicazione dell’approccio di 1° livello, mediante la redazione
della carta di pericolosità sismica con riconoscimento delle aree passibili di
amplificazione sismica sulla base di osservazioni geologiche
geomorfologiche e geotecniche generali;
• sia con l’applicazione dell’approccio di 2° livello, mediante una
caratterizzazione semiquantitativa degli effetti di amplificazione attesi nelle
aree perimetrate nella carta di pericolosità sismica.
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Per l’individuazione degli scenari di pericolosità sismica locale si è fatto
riferimento alla Tabella 1 di cui all’Allegato 5 della D.g.r. IX/2616/2011 sotto
riportata.
Sigla SCENARIO PERICOLOSITA’ SISMICA LOCALE EFFETTI
Z1a Zona caratterizzata da movimenti franosi attivi
Z1b Zona caratterizzata da movimenti franosi quiescenti
Z1c Zona potenzialmente franosa o esposta a rischio di
frana
Instabilità
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(da Allegato 5 – DGR n°IX/2616 del 30/11/11)
Z2a
Zone con terreni di fondazione particolarmente
scadenti (riporti poco addensati, depositi altamente
compressibili, …)
Cedimenti
Z2b Zone con depositi granulari fini saturi Liquefazioni
Z3a
Zona di ciglio H > 10 m (scarpata con parete
subverticale, bordo di cava, nicchia di distacco, orlo di
terrazzo fluviale o di natura antropica)
Z3b Zona di cresta rocciosa e/o cocuzzolo:
appuntite – arrotondate
Amplificazioni
topografiche
Z4a Zona di fondovalle con presenza di depositi alluvionali
e/o fluvio-glaciali granulari e/o coesivi
Z4b Zona pedemontana di falda di detrito, conoide
alluvionale e conoide deltizio-lacustre
Z4c Zona morenica con presenza di depositi granulari e/o
coesivi (compresi le coltri loessiche)
Z4d Zone con presenza di argille residuali e terre rosse di
origine eluvio-colluviale
Amplificazioni
litologiche e
geometriche
Z5 Zona di contatto stratigrafico e/o tettonico tra litotipi
con caratteristiche fisico-meccaniche molto diverse
Comportamenti
differenziali
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In base alla tabella precedente sono state riconosciuti per il territorio analizzati i
seguenti scenari di pericolosità sismica locale (PSL) riferibili a:
Sigla
Scenario Effetti
Z1a/b Zona caratterizzata da movimenti franosi attivi
e quiescenti
Instabilità
Z1c Zona potenzialmente franosa o esposta a
rischio di frana
Instabilità
Z2a Zone con terreni di fondazione particolarmente
scadenti (riporti poco addensati, depositi
compressibili,..)
Cedimenti
Z3a Zona di ciglio H > 10 m (scarpata con parete
subverticale, bordo di cava, nicchia di distacco,
orlo di terrazzo fluviale o di natura antropica)
Amplificazioni topografiche
Z3b Zona di cresta rocciosa e/o cocuzzolo:
appuntite – arrotondate
Amplificazioni topografiche
Z4a Zona di fondovalle con presenza di depositi
alluvionali e/o fluvio-glaciali granulari e/o coesivi
Z4b Zona pedemontana di falda di detrito, conoide
alluvionale e conoide deltizio-lacustre
Z4d Zona con presenza di argille residuali e terre
rosse di origine eluvio colluviali
Amplificazioni litologiche e
geometriche
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2° livello – Procedura semplificata per effetti litologici
La procedura consiste in un approccio semiquantitativo e fornisce una stima della
risposta sismica dei terreni in termini di valore di Fa (fattore di amplificazione).
Il valore di Fa è stato calcolato sulla base di amplificazioni litologiche o
topografiche per tipologie edilizie con periodo proprio compreso nell’intervallo di
periodo 0.1-0.5 s e 0.5-1.5 s, in alcune aree campione o considerate di
importanza strategica, di sicurezza o aree di futura espansione.
Il valore di Fa calcolato con i differenti metodi viene poi utilizzato al fine di valutare
il grado di protezione raggiunto al sito dall’applicazione della Normativa
geotecnica e sismica vigente (D.M. 2008 - Norme tecniche per le costruzioni)
confrontandolo con il valore di Fa di soglia calcolato per il Comune di Valvestino e
Magasa.
I dati utilizzati nelle analisi ai fini del calcolo del coefficiente di amplificazione
sismica locale Fa sono dati a disposizione da analisi di laboratorio, dati di analisi
indirette S.C.P.T. e da indagini di sismica passiva originali, di questi si forniscono,
come da Delibera regionale, differenti gradi di attendibilità.
Dati Attendibilità Tipologia
Litologici Media Osservazioni in sito/analisi di laboratorio speditive
Stratigrafici Alta Da indagini dirette ed indirette
Geofisici Media Da indagini di sismica passiva
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13. Indagini di sismica passiva
Nell’area in esame è stata eseguita una campagna di prospezione sismica
passiva al fine di classificare alcuni siti secondo le Norme Tecniche per le
Costruzioni (2008) e la normativa della Regione Lombardia in materia sismica.
A tale scopo sono state effettuate nel comune di Valvestino e di Magasa
rispettivamente n°3 misure e n° 2 di sismica passiva a stazione singola che hanno
permesso di misurare le frequenze di risonanza dei terreni e di ricostruire la
stratigrafia sismica del sottosuolo nel punto di misura con stima delle Vs 30.
13. 1 STRUMENTAZIONE IMPIEGATA E IMPOSTAZIONI DI MISURA
Le misure di microtremore ambientale sono state effettuate per mezzo di un
tromografo digitale portatile Tromino® (Micromed spa), dotato di tre sensori
elettrodinamici (velocimetri) ortogonali rispondenti nella banda 0.1-250 Hz. Il
rumore sismico ambientale è stato acquisito ad una frequenza di
campionamento di 128 Hz, amplificato, digitalizzato a 24 bit equivalenti e
registrato per 20 min in ciascun sito.
13.2 DEFINIZIONI
Il tipo di stratigrafia che le tecniche sismiche possono restituire si basa sul
concetto di contrasto di impedenza. Per strato si intende cioè un’unità distinta da
quelle sopra e sottostanti per un contrasto di impedenza, ossia per il rapporto tra
i prodotti di velocità delle onde sismiche nel mezzo e densità del mezzo stesso.
13.3 UBICAZIONE DELLE MISURE
Tutte le misure sono state ubicate su terreno naturale nei siti indicati nella
cartografia allegata.
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PROCEDURE DI ANALISI
13.4 PROCEDURA DI ANALISI DATI PER STAZIONI SINGOLE H/V
Dalle registrazioni del rumore sismico ambientale in campo libero sono state
ricavate le curve H/V, secondo la procedura descritta in SESAME (2004), con
parametri:
⇒ larghezza delle finestre d’analisi 20 s,
⇒ lisciamento secondo finestra triangolare con ampiezza pari al 10%
della frequenza centrale,
⇒ rimozione dei transienti sulla serie temporale degli H/V.
TURANO – SITO 1 (modello detrito addensato su substrato roccioso)
Il sito presenta due frequenze significative a 2 e a 10 Hz. Entrambe le frequenze
sono rilevanti dal punto di vista della microzonazione sismica e vanno considerate
come frequenze di amplificazione del moto del suolo del sito.
Curva H/V sperimentale (rosso) e curva H/V teorica (blu) per il modello di Figura D e Tabella A.
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Spettri delle 3 componenti del moto registrati nel sito.
Modello di sottosuolo per il sito in esame (Vs).
Depth at the bottom of the layer
[m]
Thickness [m] Vs [m/s]
0.4 0.4 100 6.4 6 250 26.4 20 550 76.4 50 610 Inf. Inf. 900
Vs(0.0-30.0)=427 m/s
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PERSONE – SITO 2 (coperture di alterazione e detrito poco addensato su substrato roccioso fratturato)
Il sito presenta una frequenza di risonanza principale a 5.5 Hz ed una secondaria
a 0.6 Hz. Entrambe le frequenze sono rilevanti dal punto di vista della
microzonazione sismica e vanno considerate come frequenze di amplificazione
del moto del suolo del sito.
Curva H/V sperimentale (rosso) e curva H/V teorica (blu)
Per effettuare un fit di questa curva ci si è affidati ad una ipotesi interpretativa
della stratigrafia sulla base di dati derivati da un rilievo di dettaglio del sito e dalle
risultanze di un sondaggio esplorativo presente nelle vicinanze. Ai fini della
valutazIone della categoria di terreno si è tenuto in considerazione il rapporto di
pedenza sismica tra i terreni di copertura e il substrato roccioso molto fratturato
soggiacente (Vs=600-700 m/s).
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Depth at the bottom of the layer [m]
Thickness [m] Vs [m/s]
0.4 0.4 100 4.4 4 200
17.4 13 350 57.4 40 600 inf. inf. 800
Vs(0.0-30.0)=365 m/s
Modello di sottosuolo per il sito in esame
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BOLLONE – SITO 3 (modello substrato)
Ad eccezione di picco alle basse frequenze, non vi sono picchi marcati di
frequenza di interesse ingegneristico .
Curva H/V sperimentale (rosso) e curva H/V teorica (blu).
Spettri delle 3 componenti del moto registrati nel sito.
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Modello di sottosuolo per il sito in esame (Vs)
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Depth at the bottom of the layer [m]
Thickness [m] Vs [m/s]
1.3 1.3 290 11.3 10 650 39.3 28 780 inf. inf. 1000
Vs(0.0-30.0)=684 m/s
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MAGASA CONRALU’ – SITO 1 (modello detrito su substrato)
Il sito presenta una frequenza di risonanza principale a 18 Hz ed una secondaria
a 2.3 Hz. Entrambe le frequenze sono rilevanti dal punto di vista della
microzonazione sismica e vanno considerate come frequenze di amplificazione
del moto del suolo del sito.
Curva H/V sperimentale (rosso) e curva H/V teorica (blu).
Spettri delle 3 componenti del moto registrati nel sito.
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Per effettuare un fit di questa curva ci si è affidati ad una ipotesi interpretativa
della stratigrafia sulla base di dati derivati da un rilievo di dettaglio del sito e delle
aree contermini (il substrato roccioso si presenta molto fratturato).
Modello di sottosuolo per il sito in esame (Vs)
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Depth at the bottom of the layer [m]
Thickness [m] Vs [m/s]
1.2 1.2 160 5.7 4.5 380
60.7 55 600 inf. inf. 850
Vs(0.0-30.0)=501 m/s
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MAGASA MALGA CORVA – SITO M2 (modello substrato roccioso fratturato)
Il sito presenta una frequenza di risonanza principale a 3 Hz, con picchi alle alte
frequenze dovute al contatto con i depositi superficiali di copertura.
Curva H/V sperimentale (rosso) e curva H/V teorica (blu).
Spettri delle 3 componenti del moto registrati nel sito.
Per effettuare un fit di questa curva ci si è affidati ad una ipotesi interpretativa
della stratigrafia sulla base di dati derivati da un rilievo di dettaglio del sito e delle
aree contermini (il substrato roccioso si presenta molto fratturato).
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Modello di sottosuolo per il sito in esame (Vs)
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Depth at the bottom of the layer [m]
Thickness [m] Vs [m/s]
1 1 160 4.5 3.5 400
44.5 40 500 inf. inf. 900
Vs(0.0-30.0)=455 m/s
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13. 5 CONCLUSIONI
All’interno dei siti prescelti è stata eseguita una prospezione sismica passiva con
lo scopo di :
1. stimare un profilo di Vs (velocità delle onde sismiche di taglio) fino al
bedrock sismico,
2. verificare o meno la presenza di risonanze, ossia amplificazioni attese del
moto sismico a determinate frequenze.
L’indagine ha evidenziato la presenza di risonanze importanti di interesse
ingegneristico nei siti con presenza di substrato roccioso molto fratturato (400-
500 m/s) e di coltri detritiche su substrato roccioso anche fratturato (vs=600-700
m/s), nonostante i valori di Vs30 ricavati siano alti.
Nella tabella seguente si riassumono i caratteri sismici principali dei siti indagati
nel comune di Valvestino e Magasa e le incertezze sulle stime effettuate.
Sito
Vs302 - categoria di suolo
[m/s]
Risonanze del terreno misurate nel solo campo di interesse ingegneristico standard
[1-10 Hz]
Frequenza [Hz] 3
VALVESTINO - TURANO B 2-10
VALVESTINO - PERSONE C (E) 3 - 5.5
VALVESTINO - BOLLONE B -
MAGASA – CONRALU’ B 3
MAGASA – M.GA CORVA B 2.3
Riassunto dei valori di Vs30, della categoria di suolo di fondazione e delle frequenze di risonanza misurate (non calcolate) nei vari siti all’interno del campo di frequenze di interesse più comune in ingegneria (1-10 Hz). Le incertezze sperimentali nella misura dei parametri sono descritte nelle note a piede pagina.
2 Gli errori sperimentali nelle stime del Vs30 sono quantificabili nel 15% a 1σ. 3 Gli errori sperimentali nella misura della frequenza di risonanza sono riportati nel testo, nelle sezioni dedicate ai rispettivi siti. Si tratta mediamente di errori di pochi punti percentuali.
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Nella figura seguente è stata riportata la relazione tipica tra altezza di un edificio
standard italiano in c.a. (Masi et al., 2007) e sua frequenza di risonanza.
Fascia di vulnerabilità per fenomeni di doppia risonanza terreno-struttura. Le frequenze fondamentali delle strutture si possono misurare agevolmente con tecniche passive simili a quelle impiegate in questo studio. I valori tipici per edifici in c.a. assunti per disegnare questa figura sono stati ricavati dallo studio di Masi et al. (2007).
L’analisi congiunta di questa figura e dei risultati esplicitati in tabella permette di
ottenere una indicazione degli edifici maggiormente a rischio per fenomeni di
doppia risonanza.
Si sottolinea, tuttavia, che i modi principali di vibrare di un edificio si possono
misurare con tecniche passive molto rapide simili a quelle descritte in questo
studio e che le misura diretta è raccomandabile rispetto al calcolo da modello o
alla stima tramite relazioni standard in quanto esiste una notevole variazione da
struttura a struttura.
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14. Amplificazione Sismica locale
Ai fini del calcolo semiquantitativo del fattore di amplificazione sismica Fa si è
utilizzata la procedura descritta nella Delibera regionale (Allegato 5 – Analisi e
valutazione degli effetti sismici di sito in Lombardia finalizzata alla definizione
dell’aspetto sismico nei Piani di Governo del Territorio) pervenendo a valori del
coefficiente stesso Fa calcolato per i differenti siti individuati e confrontati con i
valori soglia dei comuni di Magasa e Valvestino (Bs).
Nelle seguenti tabelle si riportano i valori di amplificazione sismica di soglia e
quelli calcolati. In allegato si riportano i tabulati grafici illustranti la procedura
seguita.
Valori soglia di amplificazione sismica dei comuni di Valvestino e Magasa
(da Regione Lombardia) Zona sismica
periodo Suolo B Suolo C
Suolo D
Suolo E
3
0.1-0.5 s
1.5
1.9
2.3
2.0
3
0.5-1.5 s
1.7
2.4
4.3
3.1
Effetti litologici
Valori di amplificazione sismica Fa calcolati
Sito
Categoria di suolo
Coefficiente di amplificazione sismica
Fa4
Coefficiente di amplificazione sismica
Fa
Per T - 0.1 - 0.5 s Per T - 0.5 - 1.5 s VALVESTINO - TURANO B 1.73 1.49
VALVESTINO-PERSONE C (E) 1.77 1.43
VALVESTINO- BOLLONE B 1.28 1.06
MAGASA – CONRALU’ B 1.79 1.40
MAGASA –M.GA CORVA B 1.81 1.37
4 I valori riportati in rosso sono quelli eccedenti i valori soglia
PGT dei comuni di Magasa e Valvestino – Relazione geologica generale
Dott. Geol. Giovanni Bembo − Dott.ssa Geol. Loredana Zecchini - STUDIO ASSOCIATO DI GEOLOGIA APPLICATA ED AMBIENTALE -
25084 Bogliaco di Gargnano (Bs)− Via Trieste, 45 − Tel./ Fax - 0365/ 79 10 70; e−mail:− :[email protected]
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Globalmente, il territorio studiato vede la presenza di un substrato roccioso (ad
eccezione della Dolomia principale a banchi) che per profondità rilevanti è
caratterizzato per lo più da qualità geomeccaniche-geotecniche mediocri e
scadenti sia per intensa fratturazione sia in ragione della componente argillitica –
bituminosa presente.
Da tale fattore discende come a tale compagine rocciosa, per la maggioranza
dei casi, non possano essere attribuiti valori di velocità sismica compatibili con un
bedrock sismico (Vs>800 m/s).
In quest’ottica l’applicazione del secondo livello per il calcolo del valori di Fa, che
predilige l’ingresso nella scheda litologica in relazione al profilo delle Vs piuttosto
che alla litologia, risulta a sfavore di sicurezza rispetto al calcolo del periodo
proprio del sito e quindi per il calcolo di Fa, assimilando di fatto un substrato
roccioso molto fratturato ad un terreno ghiaioso e portando in determinate
configurazioni al superamento dei fattori di amplificazione.
Nella fattispecie, si è visto come misure effettuate sul substrato roccioso citato
portino all’attribuzione di una Categoria di terreno B (Misura V3 - Bollone) con
coefficienti di amplificazione inferiori ai valori soglia, mentre per scenari con
coperture detritiche addensate di spessore significativo sormontanti il substrato
roccioso molto fratturato, i medesimi coefficienti siano superiori ai valori soglia
(Misura V1-Turano).
Il superamento non si verifica per coperture detritiche con basso grado di
addensamento e spessore significativo sul medesimo substrato roccioso (Misura
V2-Persone).
Per i valori T compresi nell’intervallo 0.5-1.5 s i valori di Fa calcolati sono
sempre inferiori al valore soglia per tutte le misure.
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Analisi sismica - Considerazioni conclusive
Alla luce dei risultati raggiunti si conclude pertanto che, in generale per le
valutazione strumentali fatte e lo spettro stabilito dalla normativa di settore
(Norme per le costruzioni 2008) per i comuni di Valvestino e Magasa,
prevalentemente in corrispondenza di coltri detritiche addensate poggianti su
substrato roccioso molto alterato, è da considerarsi non sufficiente a tenere in
considerazione anche i possibili effetti di amplificazione litologica (per periodi
T=0.1-0.5 s).
Risulta sufficiente per scenari di pericolosità sismica afferenti a depositi detritici
poco addensati su substrato roccioso (Categoria C - E), anche molto fratturato.
Il substrato roccioso estremamente fratturato e/o alterato può non essere
assimilabile ad un bedrock sismico rientrante in Categoria A.
Nell’ambito degli studi di dettaglio nei casi citati fra quelli suscettibili di
superamento delle soglie, si raccomanda di riapplicare per il sito esaminato il
metodo di 2° livello al fine di verificare il superamento o meno del coefficiente di
amplificazione sismica.
In caso positivo, si potrà procedere o eseguendo studi di 3° livello (come da
par. 2.3.3. della DGR vigente 30/11/2011) o applicando lo spettro di risposta
previsto dalla Normativa per categoria di suolo superiore, secondo il seguente
schema:
• anziché lo spettro della categoria di suolo B si utilizzerà quello della
categoria di suolo C; nel caso in cui la soglia non fosse ancora sufficiente si
utilizzerà lo spettro della categoria di suolo D;
• anziché lo spettro della categoria di suolo C si utilizzerà quello della
categoria di suolo D;
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• anziché lo spettro della categoria di suolo E si utilizzerà quello della
categoria di suolo D.
Per gli scenari rientranti in categoria Z1, ai fini della quantificazione degli effetti di
instabilità dei versanti, laddove necessario, è prevista l’applicazione del 3° livello
come da paragrafo 2.3.1.
Il superamento del valore soglia per fenomeni di amplificazione sismica legati alla
topografia, comporta necessariamente l’esecuzione di studi approfonditi di 3°
livello.
Dovrà essere eseguito uno studio di 3° livello, in presenza di scenari Z3a e Z3b
(scarpate e creste), nel caso di realizzazione di strutture flessibili e sviluppo
verticale compreso fra 5 e 15 piani.
Dott. Geol. Giovanni Bembo
Dott. Geol. Loredana Zecchini