Combattere Il Cancro Da Soli

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ricerca&investimenti www.ricercaeinvestimenti.it  Combattere il cancro da soli di Chris Wood, Casey Extraordinary Technology  | 28 luglio 2011 In tutto il mondo, decine di migliaia di ricercatori stanno lavorando febbrilmente ad una cura per il cancro, con innumerevoli test sui nuovi farmaci e decine di nuovi approcci. La maggior parte finirà nella spazzatura. Ma al di là dei più promettenti tra tutti, un piccolo gruppo potrebbe fornire al mercato un nuovo tipo di terapia con anticorpi monoclonali. Può sembrare un concetto scientifico scoraggiante per cercare di far girare la testa, ma nella sostanza gli a nticorpi monoclonali sono semplici. Molti di noi hanno familiarità con gli anticorpi, i guerrieri della strada del sistema immunitario del corpo umano. Sono quelle piccole proteine a forma di Y che vengono utilizzati per identificare e neutralizzare i corpi estranei nel corpo (come batteri e virus) spingendoli verso il bersaglio - l'antigene - e ucciderli. Anche se un anticorpo è in genere molto simile ad un al tro nella struttura, una piccola area sulla punta della prote ina è estremamen te variabi le in modo tale che ci siano mil ioni di anticorpi tra loro d iversi e con strutture sulla punta leggermente diverse, o siti antigene vincolanti. Questa diversità permette al sistema immunitario, sia di ri conoscere una varietà altrettanto vasta di antigeni che di elaborare nuove risposte a nuovi tipi di infezioni. Ora, cosa succede se la capacità del corpo di costruire specifici antigene-anticorpi potesse essere isolata in laboratorio? Che cosa succederebbe se gli scienziati potessero produrre notevoli quantità di un singolo anticorpo (qualunque sia quello che desiderano per un particolare antigene) e degli anticorpi da soli, al di fuori del corpo? Che cosa potrebbe succedere se la nostra capacità di combattere le infezioni potesse essere concentra ta contro le cellule tumorali? Non sarebbe molto meglio delle attuali chemioterapie, che volenti o nolenti agiscono allo stesso tempo sia sulle parti malate che su quelle sane? Certo che lo avrebbe. Mettiamo che questo avvenga, sarebbe tutta un altra cosa. Fortunatamente , molti d ei problemi tecnici sono stati risolti circa 35 anni fa, quando Cesar Milstein, Georges Kohler , e Niels Jerne hanno scoperto come fondere in laboratorio un anticorpo produttrice di cellule con una cellula t umorale - uno sforzo che gli ha permesso di vincere il Premio Nobel nel 1984 in Fisiologia. Il mutante che ne è risultato - soprannominato ibridoma - produce grandi quantità di identici anticorpi da un unico genitore (che è la parte "monoclone") essenzialmente per sempre. La rimanente sfida è quella di capire come far si che gli anticorpi monoclonali possano lavorare contro il cancro. Quello con i cui i ricercatori si sono avvicinati non era così raffinato: nel voler prendere in prestito un concetto dal gergo militare, si creerebbe una "bomba intelligente", un anticorpo che - in combinazione con un cancro-farmaco killer  verebbe fatto esplodere all'interno della cellula malata. Sebbene molto elementare nella concezione, dovrà passare ancora molto tempo prima che la bomba intelligente diventi reale. In primo luo go, un anticorpo dovrebbe essere sviluppato in modo tale da essere accettato da chi lo ospita ed inoltre dovrebbe attrave rsare il flusso sanguigno fino a quando non raggiunge una particolare cellula cancerogena. Poi ci dovrebbe essere di mezzo un potente f armaco contro il cancro per poterlo agganciare ad esso in modo tale che il legame non venga disintegrato lungo il percorso, un tale fallimento creerebbe dei problemi tra le cellule sane. Infine, l'anticorpo dovrebbe essere in grado di r ilasciare il suo farmaco “piggyback”, una volta raggiunto il suo obiettivo.  I vantaggi sarebbero enormi. Non solo questa forma di terapia potrebbe permettere del targeting molto più preciso, permettendo l'utilizzo di citotossine (agenti killer sul cancro) che sono da 100 a 1.000 volte più potenti rispetto ai farmaci chemioterapici tradizionali - una tossicità che potrebbe causare danni collaterali troppo elevati se venissero introdotti nel corpo in modo non fortemente controllato. La lotta contro il cancro con la nostra capacità di costruire dei meccanismi di difesa suona come logica ma allo stesso tempo improbabile, dato che fino ad ora abbiamo avuto poca fortuna nella lotta contro la malattia direttamente da soli.

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8/4/2019 Combattere Il Cancro Da Soli

http://slidepdf.com/reader/full/combattere-il-cancro-da-soli 1/2

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Combattere il cancro da soli

di Chris Wood, Casey Extraordinary Technology | 28 luglio 2011

In tutto il mondo, decine di migliaia di ricercatori stanno lavorando febbrilmente ad una cura per il cancro, coninnumerevoli test sui nuovi farmaci e decine di nuovi approcci.

La maggior parte finirà nella spazzatura. Ma al di là dei più promettenti tra tutti, un piccolo gruppo potrebbe fornire al

mercato un nuovo tipo di terapia con anticorpi monoclonali.

Può sembrare un concetto scientifico scoraggiante per cercare di far girare la testa, ma nella sostanza gli anticorpi

monoclonali sono semplici. Molti di noi hanno familiarità con gli anticorpi, i guerrieri della strada del sistema

immunitario del corpo umano. Sono quelle piccole proteine a forma di Y che vengono utilizzati per identificare e

neutralizzare i corpi estranei nel corpo (come batteri e virus) spingendoli verso il bersaglio - l'antigene - e ucciderli.

Anche se un anticorpo è in genere molto simile ad un altro nella struttura, una piccola area sulla punta della proteina è

estremamente variabile – in modo tale che ci siano milioni di anticorpi tra loro diversi e con strutture sulla puntaleggermente diverse, o siti antigene vincolanti. Questa diversità permette al sistema immunitario, sia di riconoscere

una varietà altrettanto vasta di antigeni che di elaborare nuove risposte a nuovi tipi di infezioni.

Ora, cosa succede se la capacità del corpo di costruire specifici antigene-anticorpi potesse essere isolata in laboratorio?

Che cosa succederebbe se gli scienziati potessero produrre notevoli quantità di un singolo anticorpo (qualunque sia

quello che desiderano per un particolare antigene) e degli anticorpi da soli, al di fuori del corpo? Che cosa potrebbe

succedere se la nostra capacità di combattere le infezioni potesse essere concentrata contro le cellule tumorali? Non

sarebbe molto meglio delle attuali chemioterapie, che volenti o nolenti agiscono allo stesso tempo sia sulle parti

malate che su quelle sane?

Certo che lo avrebbe. Mettiamo che questo avvenga, sarebbe tutta un altra cosa.

Fortunatamente, molti dei problemi tecnici sono stati risolti circa 35 anni fa, quando Cesar Milstein, Georges Kohler, e

Niels Jerne hanno scoperto come fondere in laboratorio un anticorpo produttrice di cellule con una cellula tumorale -

uno sforzo che gli ha permesso di vincere il Premio Nobel nel 1984 in Fisiologia. Il mutante che ne è risultato -

soprannominato ibridoma - produce grandi quantità di identici anticorpi da un unico genitore (che è la parte

"monoclone") essenzialmente per sempre.

La rimanente sfida è quella di capire come far si che gli anticorpi monoclonali possano lavorare contro il cancro.

Quello con i cui i ricercatori si sono avvicinati non era così raffinato: nel voler prendere in prestito un concetto dal

gergo militare, si creerebbe una "bomba intelligente", un anticorpo che - in combinazione con un cancro-farmaco killer

 – verebbe fatto esplodere all'interno della cellula malata.

Sebbene molto elementare nella concezione, dovrà passare ancora molto tempo prima che la bomba intelligente

diventi reale. In primo luogo, un anticorpo dovrebbe essere sviluppato in modo tale da essere accettato da chi lo ospita

ed inoltre dovrebbe attraversare il flusso sanguigno fino a quando non raggiunge una particolare cellula cancerogena.

Poi ci dovrebbe essere di mezzo un potente farmaco contro il cancro per poterlo agganciare ad esso in modo tale che il

legame non venga disintegrato lungo il percorso, un tale fallimento creerebbe dei problemi tra le cellule sane. Infine,

l'anticorpo dovrebbe essere in grado di rilasciare il suo farmaco “piggyback”, una volta raggiunto il suo obiettivo.  

I vantaggi sarebbero enormi. Non solo questa forma di terapia potrebbe permettere del targeting molto più preciso,

permettendo l'utilizzo di citotossine (agenti killer sul cancro) che sono da 100 a 1.000 volte più potenti rispetto ai

farmaci chemioterapici tradizionali - una tossicità che potrebbe causare danni collaterali troppo elevati se venissero

introdotti nel corpo in modo non fortemente controllato.

La lotta contro il cancro con la nostra capacità di costruire dei meccanismi di difesa suona come logica ma allo stesso

tempo improbabile, dato che fino ad ora abbiamo avuto poca fortuna nella lotta contro la malattia direttamente da

soli.

8/4/2019 Combattere Il Cancro Da Soli

http://slidepdf.com/reader/full/combattere-il-cancro-da-soli 2/2

 

Eppure questa è la promessa di questa nuova terapia di anticorpi monoclonali, e la buona notizia è che oggi è in una

fase molto avanzata nella pipeline della ricerca. E' stata fatta molta sperimentazione su soggetti umani, con dei risultati

tra i pazienti i cui tumori erano considerati precedentemente intrattabili che sono stati a dir poco spettacolari.

L'approvazione da parte della FDA è stata accelerata. E alla terapia è già stata concessa l'approvazione a livello di

sottocommissione, con l'agenzia che dovrebbe fissare le regole per la fine di agosto. I primi anticorpi monoclonali con

la costruzione dei nuovi sistemi di collegamento per potenti citotossine potrebbero raggiungere il mercato giàquest'anno, salvando vite umane e facendo la fortuna sia della società che le ha sviluppate che di coloro che hanno

investito in essa.

Anche l'investitore più diligente non può tenere il passo con tutti gli sviluppi nella ricerca sul cancro, per non parlare

del costruire le conoscenze necessarie per capire sia le promesse che le sfide che devono essere affrontate. Questo è

ciò che rende prezioso un abbonamento a Casey Extraordinary Technology. Il team tecnologico che lavora su

questo ha messo insieme un portafoglio per la cura del cancro in modo tale che possa avere le migliori prospettive.

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