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LA RESPONSABILITÀ SOCIALENELLE AzIENdE AgRICOLE dELLA PROvINCIA dI CuNEO
ISBN 978-88-8145-444-0
collana STudI SuLL’IMPRESA
ISTITUTO NAZIONALE DI ECONOMIA AGRARIA
La responsabiLità sociaLe neLLe aziende agricoLe deLLa provincia di cuneo
INEA, ROMA 2014
Il presente lavoro è stato elaborato nell’ambito del progetto “Azione di stampa e divulgazione dei risul-tati dell’attività “Responsabilità sociale per le imprese del sistema agroalimentare”.
Responsabile del Progetto: Lucia Briamonte
Per l’impostazione e la progettazione dello studio ha operato il seguente gruppo di lavoro:
Ilaria Borri, Patrizia Borsotto, Lucia Briamonte, Gabriele Cassani, M. Assunta D’Oronzio, Raffaella Per-gamo, Stefano Trione, Cristina Allisiardi
La stesura del testo è stata curata da Lucia Briamonte
I contributi al testo sono di: Ferruccio Dardanello (Prefazione); Coldiretti Cuneo (Introduzione) Ilaria Borri (capitoli 1 e 4), Patrizia Borsotto (capitolo 5), Lucia Briamonte (capitoli 6,7,8,9,10), Maria Assunta D’Oronzio (capitolo 3) e Stefano Trione (capitolo 2).
Segreteria del progetto: Anna Paola di Bernardo e Anna Caroleo
Segreteria tecnica: Gabriele Cassani
Coordinamento editoriale: Benedetto Venuto
Realizzazione grafica: ufficio grafico INEA: J. Barone, P.Cesarini, F. Lapiana e Sofia Mannozzi
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Presentazione
Negli ultimi anni si è venuto affermando il concetto di responsabilità sociale d’impresa, definita in ambito comunitario come la “responsabilità delle imprese per il loro impatto sulla società”. E’ il risultato di una crescente presa di coscienza da parte del tessuto imprenditoriale di alcuni temi correnti, con particolare riferi-mento alla tutela dell’ambiente, alla sicurezza sui luoghi di lavoro, alla trasparen-za verso i consumatori, ma anche del riconoscimento della comunità territoriale come molteplicità di ecosistemi e persone che li abitano, ognuno portatore di spe-cifici interessi, necessità e progetti talora ambiziosi.
In tale contesto, il mondo rurale si presenta come serbatoio di grandi oppor-tunità, poiché può mettere in gioco, all’interno delle proprie reti, risorse ambientali e produttive, nonché legami comunitari fondati sulla reciprocità, che consentono di diversificare e moltiplicare pratiche di responsabilità sociale sull’intero territorio.
Affinché certi valori si consolidino, tuttavia, la presenza di un contesto de-mografico favorevole risulta fondamentale: sulle circa 23.000 aziende cuneesi del settore primario, ad esempio, oltre il 5% fa capo a un giovane, mentre ben un terzo sono guidate da donne, a riprova che responsabilità sociale d’impresa, imprendi-toria giovanile e imprenditoria femminile crescono di pari passo interagendo in un percorso di sviluppo sostenibile. La presenza di giovani e donne in agricoltura svol-ge una funzione essenziale per mantenere vivo il territorio rurale e promuovere uno sviluppo locale dove ambiente, biodiversità, innovazione, patrimonio culturale e qualità della vita rappresentano valori da preservare e valorizzare nel tempo. L’attività di formazione e informazione su questi temi, svolta da Coldiretti Cuneo in collaborazione con la Camera di commercio locale, è da inserire nel quadro appe-na tracciato, all’interno del quale è possibile individuare elementi incoraggianti per l’implementazione di pratiche socialmente responsabili.
L’INEA ha collaborato a questo percorso anche attraverso una ricognizione diretta tramite un questionario esplorativo sull’argomento somministrato ad un gruppo di aziende del territorio per “misurare” il grado di comprensione ed attua-zione dei principi di responsabilità sociale in azienda.
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Questo quaderno dà conto dell’attività svolta rappresentando: dati dell’inda-gine nel quadro di una “fotografia” del contesto socio-economico, nonché l’espe-rienza delle realtà imprenditoriali sopra citate. Il quaderno dà conto del fatto che il successo delle attività produttive e di un territorio è frutto non solo della consoli-data opera di valorizzazione delle produzioni di qualità in ambito nazionale e inter-nazionale, ma anche di una significativa capacità di mettere in atto comportamenti conformi ai principi di sostenibilità economica, ambientale e socio-istituzionale. L’INEA, anche con questo piccolo contributo spera di aver concorso ad offrire al lettore un’occasione di riflessione sulle strade da percorrere per sottolineare la centralità del settore agricolo nello sviluppo del territorio.
Prof. Giovanni Cannata (Commissario straordinario INEA)
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Prefazione
“Ognuno ha una responsabilità sociale nel suo agire, ancor più chi fa im-presa”.
Anche e soprattutto in momenti di crisi è possibile adottare una politica aziendale che sappia conciliare gli obiettivi economici con quelli sociali e ambien-tali del proprio territorio, in un’ottica di sostenibilità futura, senza penalizzare la competitività.
L’impegno del Sistema camerale, attraverso una rete di sportelli CSR ap-positamente istituiti presso le Camere di commercio, è quello di promuovere la cultura della responsabilità sociale presso tutti gli operatori economici sociali e istituzionali con l’obiettivo di sensibilizzare le imprese sulle tematiche sociali, am-bientali e della sostenibilità.
La strada della CSR porta a un determinato modo di “fare impresa” e di es-sere imprenditore: molto si può fare per sostenere e incoraggiare le nostre azien-de rendendo la responsabilità sociale un fattore strategico per valorizzare la com-petitività del tessuto imprenditoriale.
Ferruccio Dardanello (Presidente Camera di commercio di Cuneo)
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inDiCe
introduzione 9
Capitolo iIl quadro socio-economico 11
Capitolo iiIl sistema agricolo 15
Capitolo iiiL’agroalimentare di qualità 23
Capitolo iVI risultati economici delle aziende agricole 31
Capitolo VIl territorio e l’ambiente 39
Capitolo ViLa responsabilità sociale 47
Capitolo ViiIl percorso INEA 51
Capitolo ViiiL’indagine sul campo 53
Capitolo iXConsiderazioni per il futuro 69
Capitolo XConclusioni 71
appendice - Questionario 75
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introDuzione
L’agricoltura contemporanea rappresenta un ambito complesso e artico-lato, in cui alla classica attività produttiva si sono progressivamente affiancate funzioni economiche e di servizio, riconducibili a una valenza sociale, territoriale, ambientale.
Il processo di modernizzazione del settore, con norme e provvedimenti che hanno ampliato il concetto di imprenditore agricolo (dalla coltivazione del fondo e allevamento di animali fino alle attività connesse) e riconosciuto la multifunziona-lità dell’attività agricola come un’apertura alle nuove domande della società, sta facendo emergere anche maggiore professionalità e specializzazione delle impre-se.
L’agricoltura cuneese, in tal senso, non parte da zero: può far valere un con-sistente paniere di elementi distintivi che consentono di affrontare la sfida, di raf-forzare la propria struttura organizzativa e valorizzare i benefici collettivi del lavoro quotidiano degli imprenditori.
Le possibilità offerte dall’ampia gamma di produzioni alimentari e non (che hanno caratteristiche uniche al mondo per storia, tradizioni, qualità intrinseche e territoriali) diventano occasioni concrete per dare competitività al sistema, asse-gnando nuovo protagonismo alle imprese agricole, e di conseguenza, ai consuma-tori, ai territori e al complesso sistema di relazioni a livello locale.
Al tempo stesso dobbiamo registrare che il cambiamento radicale interve-nuto nell’economia, i mutamenti demografici e degli stili di vita, l’evoluzione com-petitiva della globalizzazione, hanno messo in discussione i sistemi di protezione sociale della società industriale. In assenza di modelli da riprodurre meccanica-mente, alle istituzioni, ai corpi sociali, agli imprenditori, ai singoli cittadini viene sempre più delegato il problema di ripensare ed elaborare i bisogni, di organizzare e produrre servizi e prestazioni aderenti alle necessità, di verificare la qualità dei servizi stessi, anche attraverso metodi innovativi di riconoscibilità e accreditamen-to.
“Responsabilità Sociale” diventa così sempre di più un’espressione che racchiude molteplici storie ed esperienze, che consente all’impresa agricola e al
territorio in cui si realizza una capacità di “dare” servizi, di consolidare ricchezze e diversità.
I risultati elaborati nel presente lavoro rappresentano, quindi, una fotogra-fia di come nella nostra provincia un numero significativo di imprese si stia già impegnando nel ricercare, nel panorama delle potenzialità che il settore agricolo offre, la strada più adatta alla propria individualità e alle caratteristiche ambienta-li, storiche e culturali del proprio contesto: il presidio della qualità dell’ambiente, la salvaguardia del paesaggio, le buone pratiche agricole per una maggiore sicu-rezza alimentare, la valorizzazione dei prodotti tipici di qualità, la vendita diretta al consumatore, le fattorie didattiche, l’agriturismo, l’agricoltura sociale sono una rete di azioni che rappresentano un volume sicuro di sinergie di un territorio, che lo delineano con maggior forza e ne fanno uno strumento di riconoscibilità e di valore aggiunto.
COLDIRETTI CUNEO
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Capitolo i
il QuaDro soCio-eConomiCo
Poco meno di un settimo della popolazione piemontese vive in provincia di Cuneo: 592.000 residenti, con una densità di 86 abitanti per kmq, pari a circa la metà del dato medio regionale (Tabella 1.1). Nel capoluogo si concentra all’incir-ca un decimo degli abitanti, mentre gli altri comuni maggiormente popolosi sono Alba, Bra, Fossano, Mondovì, Saluzzo e Savigliano.
Pur partecipando anch’essa al fenomeno generalizzato di “invecchiamento” della popolazione, Cuneo è una provincia in cui la quota di anziani è relativamente contenuta e con un trend di sviluppo demografico più dinamico rispetto al resto della regione. Qui, infatti, il tasso di natalità (che rapporta il numero di nati alla popolazione totale) è pari al 9,2‰ contro l’8,6‰ a livello regionale, mentre l’in-dice di vecchiaia (che illustra il rapporto tra la popolazione con meno di 14 anni e quella con più di 65) manifesta un forte divario rispetto al dato regionale cosicché “… un tasso di natalità più elevato della media piemontese e una minore quota di popolazione anziana rappresentano due caratteristiche che fanno della provincia di Cuneo un territorio relativamente giovane” (Abburrà et al., 2011).
Ancora, come si evince dalla tabella 1.1, l’indice di dipendenza strutturale (che definisce in che proporzione la popolazione attiva - compresa tra i 15 e i 65 anni - si rapporta a quella non attiva) è del 56,1%, di circa un punto superiore al dato regionale e l’indice che esprime la dipendenza degli anziani - in che quota la popolazione attiva si rapporta alla sola popolazione con più di 65 anni - è in linea con quello valido a livello regionale (34,5 vs. 35,5).
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Tabella 1.1 - Il quadro socioeconomico generale
Cuneo Piemonte
A) Statistiche territoriali e demografiche
Superficie kmq 6.903 25.402
Comuni n. 250 1.206
di cui: >= 20.000 abitanti n. 6 34
Popolazione abitanti al 31.12.2010 592.303 4.457.335
Densità popolazione abitanti/kmq 85,81 175,47
di cui Popolazione 0-14 v.a. 2009 (31-12) 81.351 569.210
di cui Popolazione 15-64 v.a. 2009 (31-12) 377.822 2.861.803
di cui Popolazione >64 v.a. 2009 (31-12) 130.413 1.015.217
Tasso di natalità (al 31/12/2010) 9,2‰ 8,6‰
Indice di dipendenza strutturale (al 31.12.2009) 56,05 55,36
Indice di dipendenza degli anziani (al 31.12.2009) 34,52 35,47
Indice di vecchiaia (al 31.12.2009) 160,31 178,36
Stranieri residenti abitanti (al 31.12.2009) 52.761 377.241
di cui: extracomunitari abitanti (al 31.12.2009) 37.332 227.785
B) Tessuto imprenditoriale e lavoro
Imprese registrate n. (al 31.12.2010) 74.354 469.340
di cui Agricoltura, silvicoltura, pesca n. (al 31.12.2010) 23.159 62.953
Occupati v.a. 2010 264.289 1.844.281
di cui Agricoltura 2010% 11,63 4,08
di cui Industria 2010% 33,05 33,17
di cui Altre attività 2010% 55,32 62,75
Tasso di occupazione 15-64 anni al 2010 68,5 63,5
Tasso di disoccupazione 15-64 anni al 2010 3,4 7,6
C) Risultati economici
Valore aggiunto Totale milioni di euro 2009 15.951 109.500
di cui Agricoltura % 3,55 1,33
di cui Industria manifatturiera % 23,73 21,48
di cui Costruzioni % 7,76 5,86
di cui Totale Industria % 31,5 27,34
di cui Servizi % 64,95 71,33
Prodotto Interno Lordo totale milioni di euro 2010 17.965 123.618
Prodotto Interno Lordo procapite euro 2010 30.401 27.768
Fonte: Atlante della competitività delle province e delle regioni, Istituto Tagliacarne - Unioncamere
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capitolo i - il quadro socio-economico
Gli stranieri residenti sono all’incirca 53.000: perciò Cuneo si posiziona al secondo posto dopo Torino, che rimane l’area a più elevata presenza di popolazio-ne straniera del Piemonte, dove le comunità maggiormente rappresentate sono quella romena, quella marocchina e quella albanese (Ires Piemonte, 2012). Tutta-via nel cuneese i cittadini stranieri non sono presenti solo nei comuni più grandi, che per primi hanno accolto le diverse ondate migratorie, ma hanno trovato oppor-tunità di lavoro e abitative adeguate su tutto il territorio provinciale. Questa distri-buzione territoriale, che ha interessato anche i comuni di montagna o delle zone collinari più elevate, ha contribuito a ripopolare aree che sarebbero state destinate al declino demografico (Abburrà et al., 2011).
Un’ulteriore notazione riguarda il fatto che oltre il 70% degli stranieri è rap-presentato da cittadini extracomunitari che, insieme con i neocomunitari (segna-tamente, romeni) costituiscono la stragrande maggioranza della manodopera im-migrata che trova impiego in agricoltura. I dati statistici raccolti presso i Centri per l’Impiego piemontesi e resi disponibili dall’Osservatorio Regionale sul Mercato del Lavoro evidenziano come in provincia di Cuneo avvenga gran parte delle assunzio-ni di immigrati occupati in agricoltura in Piemonte (nel 2011, circa 14.600 assun-zioni). Naturalmente, il peso dei cittadini stranieri è più alto nei bacini territoriali con una più forte richiesta di manodopera agricola: nel 2010 la punta di assunzioni si registra presso il Centro per l’Impiego di Saluzzo (CN) seguito da quello di Alba (CN) e di Asti, tre areali in cui gli immigrati coprono ben i due terzi della domanda di lavoro agricolo espressa dalle aziende locali (INEA, 2012b).
Il tessuto imprenditoriale del cuneese è da sempre assai sviluppato, pur non essendo immune da fenomeni di contrazione conseguiti alla recente crisi econo-mico-finanziaria globale. Le sedi di impresa registrate superano qui le 74.000 unità e rappresentano all’incirca il 16% delle imprese registrate in Piemonte, mentre gli occupati (poco più di 264.000) costituiscono il 14,3% degli occupati a livello regio-nale.
I dati forniti dalla locale Camera di commercio testimoniano la lieve dimi-nuzione della consistenza delle imprese registrate (-0,14%) a fine 2011, in contro-tendenza rispetto a quanto verificatosi a livello regionale (+0,18%) e la stessa fonte evidenzia una pur lieve flessione (su base annua) del numero di imprese femminili (-0,5%). Ciò non di meno, sono ben 17.738 le imprese condotte da donne (nel 95% dei casi con grado di imprenditorialità femminile esclusivo), corrispondenti al 24% delle imprese registrate totali (Camera di commercio di Cuneo, 2012).
Una quota assai significativa di imprese (circa 23.000, vale a dire poco meno di un terzo del totale) opera nel settore primario, quando l’incidenza media a livello
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regionale - così come a livello nazionale - si aggira intorno al 13-14% e, parimenti, gli occupati in agricoltura sono circa il 12% del totale (4% è, invece, la media regio-nale). I dati camerali evidenziano l’importanza nel settore primario dell’imprendi-toria femminile: a fine 2011 sono ben 6.873 (il 39% del totale) le imprese agricole condotte da donne trattandosi, essenzialmente (6.685 casi) di imprese individuali, ma pure numerosi sono gli esempi di società di persone (168 casi), di società di capitali (11 casi) e di cooperative e consorzi (9 casi) presiedute da donne.
Dagli indici occupazionali riportati in tabella 1 emerge che il tasso di disoc-cupazione è inferiore (3,4% vs. 7,6%) rispetto alla media regionale mentre il tasso di occupazione della popolazione di età compresa tra 15 e 64 anni è superiore (68,5% vs. 63,5%). Nonostante il peggioramento della crisi nella seconda metà del 2011, la situazione occupazionale appare ancora relativamente solida e consente a Cuneo di mantenersi ai primi posti della graduatoria delle province italiane: il tasso di occupazione cresce al 69% (su questo fronte la provincia è preceduta so-lamente da quelle di Bolzano, Ravenna e Bologna) e il tasso di disoccupazione, pur salendo di qualche decimo di punto al 3,8% vede ancora Cuneo al terzo posto dopo Bolzano e Parma (Camera di commercio di Cuneo, 2012).
La ricchezza prodotta è valutata intorno ai 16 miliardi di euro, al secondo po-sto (dopo Torino) e pari circa al 15% del totale regionale nel 2009. In particolare, il 65% del valore aggiunto scaturisce dai servizi e il 31,5% dall’industria; rispetto alla media regionale, per Cuneo si evidenzia un maggior contributo da parte dell’in-dustria manifatturiera e, come già rimarcato, il settore agricolo riveste un peso significativamente maggiore nell’economia provinciale di quanto accada a livello regionale e nazionale.
Nel complesso, dai dati camerali risulta che il PIL procapite nel 2010 è su-periore di circa il 9,5% rispetto al dato medio regionale ma, a ragione della reces-sione incorsa nella seconda metà del 2011, le performance economiche sono state deboli e tale tendenza negativa è proseguita nel 2012, anno caratterizzato dalla profonda instabilità dello scenario internazionale.
Tuttavia, al di là della più recente congiuntura, è indubbio che Cuneo si con-ferma nel contesto regionale come la provincia meno sensibile alla crisi iniziata nel 2008: la fase discendente è risultata attutita rispetto al resto della regione (nel 2009 la produzione industriale diminuiva del 9,4% a fronte del 15,4% nella media piemontese) e negli anni successivi la dinamica positiva è risultata meno intensa: +6,6% nel 2010 e +2,3% nel 2011; tale, comunque, da consentire un quasi completo recupero dei livelli pre-crisi del 2008 (IRES Piemonte, 2012).
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Capitolo ii
il sistema agriColo
In Piemonte il primato agricolo del territorio cuneese è indiscusso: il valore complessivo della produzione ai prezzi di base - stimata al 2009 in circa 1,3 milioni di euro - incide per ben il 41% sul valore della produzione agricola regionale (ta-bella 2.1).
Le produzioni degli allevamenti rappresentano una quota assai rilevante (circa il 57%) del totale - insieme con Torino, infatti, Cuneo è la provincia zootecni-ca per eccellenza in Piemonte - ma non minor rilievo hanno le produzioni vegetali erbacee e arboree che contribuiscono alla produzione agricola provinciale nella misura, rispettivamente, del 12% e del 20% e, ancora, i prodotti della selvicoltura che rappresentano in valore all’incirca la metà delle produzioni regionali.
Tabella 2.1 - Il sistema agricolo cuneese: il quadro economico
Cuneo Piemonte
Produzione totale agricola ai prezzi base migliaia di euro 2009 1.278.324 3.138.696
di cui: Coltivazioni erbacee migliaia di euro 2009 158.938 850.371
di cui: Coltivazioni legnose migliaia di euro 2009 251.149 592.245
di cui: Prodotti zootecnici migliaia di euro 2009 732.186 1.365.339
di cui: Prodotti forestali migliaia di euro 2009 5.772 11.728
di cui: Servizi annessi migliaia di euro 2009 130.279 319.012
Importazioni euro 2010 3.615.343.841 26.213.445.013
di cui: Agricoltura e pesca euro 2010 556.699.644 1.615.059.763
di cui: Alimentare euro 2010 535.929.123 1.445.603.504
di cui: Legno/carta euro 2010 281.766.209 946.587.453
Esportazioni euro 2010 5.877.900.624 34.473.126.272
di cui: Agricoltura e pesca euro 2010 248.045.584 312.029.703
di cui: Alimentare euro 2010 1.712.026.068 3.364.190.794
di cui: Legno/carta euro 2010 287.394.512 744.552.485
Saldo commerciale euro 2010 2.262.556.783 8.259.681.259
Fonte: Atlante della competitività delle province e delle regioni, Istituto Tagliacarne - Unioncamere
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La bilancia commerciale della provincia di Cuneo è favorevole: il saldo è po-sitivo nel 2010 per circa 2,3 miliardi di euro e le esportazioni del settore agricolo e alimentare rappresentano ben un terzo del totale. Le importazioni riguardano so-prattutto prodotti primari quali cereali e bestiame, mentre a essere esportati, oltre che prodotti locali quali la frutta e i vini, sono anche alimenti trasformati (lattiero caseari, derivati del grano e prodotti amidacei, carni) la cui produzione richiede almeno in parte un apporto di materie prime che arrivano dall’estero.
Il tessuto imprenditoriale agricolo è particolarmente robusto: come già ri-cordato le imprese operanti nel settore primario sono circa 23.000 anche se, al pari di quanto accade nel resto del Piemonte, è in atto una riduzione del loro nu-mero: esse sono, infatti, scese di 1.800 unità (-7,5%) nel quadriennio 2008-2011. Le aziende agricole condotte da giovani sono circa il 5,5% del totale e la stragrande maggioranze delle stesse (oltre il 90%) è rappresentata da imprese individuali (Ca-mera di commercio di Cuneo, 2012).
Il sistema agricolo cuneese è connotato sotto il profilo strutturale da una elevata specializzazione, così come risulta dalle informazioni desunte dall’Ana-grafe Agricola Unica del Piemonte. Sono, infatti, meno di un quinto del totale le aziende che secondo la classificazione tipologica comunitaria risultano seguire un orientamento produttivo misto: vale a dire, le aziende con policoltura, con polialle-vamento e le aziende miste coltivazioni-allevamento (tabella 2.2).
Gli orientamenti produttivi prevalenti riguardano i seminativi e le coltivazioni arboree oltre che, naturalmente, la zootecnia: le aziende specializzate nell’alleva-mento degli erbivori e dei granivori rappresentano, rispettivamente, il 44% e il 71% di quelle piemontesi.
Alle aziende specializzate nella coltivazione dei seminativi e a quelle specia-lizzate nella zootecnia compete il 66% della SAU provinciale e un’altra importante quota (15%) di superficie compete alle aziende specializzate nella coltivazione dei fruttiferi e della vite. Queste ultime sono le tipologie aziendali che assorbono un maggior numero di addetti (circa 9.400, vale a dire poco meno della metà del to-tale).
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capitolo ii - il sistema agricolo
Tabella 2.2 - Il sistema agricolo cuneese: il quadro strutturale Aziende (n.) Addetti (n.) SAU (ha) Allevamenti (n.) UBA (n.)
Cuneo Piemonte Cuneo Piemonte Cuneo Piemonte Cuneo Piemonte Cuneo Piemonte
Aziende specializzate nei seminativi
6.679 24.506 2.181 4.418 44.515 365.804 699 2.875 8.165 28.516
Aziende specializzate in ortofloricoltura
255 1.215 182 930 1.297 0.045 18 52 39 158
Az. specializ. in coltivazioni permanenti
9.692 21.431 9.434 12.642 44.646 86.692 368 753 2.242 3.526
Az. specializzate in erbivori
2.783 6.303 3.086 4.766 135.277 281.878 3.251 7.619 209.360 369.038
Aziende specializzate in granivori
742 1.038 1.175 1.663 14.954 22.578 1.086 1.457 170.692 233.922
Aziende con policoltura
2.201 6.304 1.082 1.998 14.320 5.204 674 1.794 5.165 14.793
Aziende con poliallevamento
374 633 430 629 5.540 10.303 508 911 16.118 26.567
Aziende miste coltivazioni-allevamenti
2.067 5.099 2.218 3.541 36.393 100.701 2.165 5.486 72.828 168.246
Totale (*) 24.793 66.529 19.788 30.587 296.941 933.205 8.769 20.947 484.609 844.766
(*) al netto delle aziende non classificate e n.d.
Fonte: Anagrafe Agricola Unica del Piemonte, 2011
Stante la variegata morfologia del territorio provinciale, l’agricoltura cunee-se risulta assai composita, caratterizzata sia dalla presenza di coltivazioni erbacee di pieno campo (le cui produzioni sono in parte reimpiegate per l’alimentazione del bestiame), sia di coltivazioni permanenti (vite, fruttiferi e nocciolo). Una quota importante del territorio è coperta da prati permanenti, pascoli ed erbai (circa il 40% della SAU foraggera regionale) le cui produzioni sono reimpiegate nell’alleva-mento del bestiame (grafico 2.1).
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Grafico 2.1 - Il sistema agricolo cuneese: superficie relativa alle principali colti-vazioni (ha)
Cereali 82.425
Coltivazioni industriali
2.044 Prati e pascoli
146.143
Foraggere temporanee
9.937
Fruttiferi 40.697
Vite 16.724
Note: (1) la superficie relativa alle foraggere è desunta da: Anagrafe Agricola Unica del Piemonte, 2011
(2) il dato relativo ai fruttiferi si riferisce alla sola superficie in produzione."
Fonte: Provincia di Cuneo, 2012
La superficie investita a cereali si aggira nel 2011 intorno a 82.500 ettari, con una netta prevalenza del mais da granella (circa 54.000 ettari), del frumento tenero (21.300 ettari) e dell’orzo (5.000 ettari) pur evidenziandosi in anni recenti - nel caso specifico dei cereali autunno-vernini - una sempre minore convenienza economica alla coltivazione rispetto ad altre produzioni erbacee di pieno campo. Da tempo si rileva, inoltre, la presenza di risaie (nei comuni di Bra, Barge, Savigliano e Fossa-no) che, a dispetto dell’esiguità delle superfici investite (circa 200 ettari) sono in gran parte destinate alla produzione di riso da seme (Provincia di Cuneo, 2012).
Accanto ai cereali nella pianura cuneese sono da sempre presenti alcune colture industriali: si tratta all’incirca 2.000 ettari, per oltre i due terzi soia e poi girasole, colza e pomodoro da industria, sebbene le relative semine siano piuttosto variabili di anno in anno.
Una notevole importanza riveste da sempre la coltivazione del fagiolo, de-gli ortaggi e della patata che interessano complessivamente circa 4.000 ettari. La superficie investita a patata è stimata in 500 ettari, mentre le specie orticole mag-giormente diffuse sono zucche e zucchini, cavolo e cavolfiore, peperone, pomodoro e asparago.
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capitolo ii - il sistema agricolo
Specialmente il fagiolo fresco e secco era ampiamente coltivato, in passato, nel cuneese, raccolto e commercializzato attraverso numerosi mercati alla produ-zione locali. Oggi tale coltura occupa una superficie complessiva di 2.100 ettari, di cui 1.100 di fagiolo fresco da raccolta cerosa e 1.000 ettari di fagiolo destinato alla produzione di granella secca; da notare che tale comparto genera una produzione lorda vendibile annua che si aggira intorno ai 18-20 milioni di euro ed è sostenuto dall’azione del Consorzio di Tutela del “Fagiolo di Cuneo” e dal 2011, la denomina-zione “Fagiolo Cuneo IGP” è ufficialmente iscritta nel Registro UE delle DOP e IGP (Provincia di Cuneo, 2012).
Le coltivazioni legnose agrarie riguardano una porzione cospicua (circa il 16%) della SAU provinciale e rappresentano oltre la metà (53%) delle medesime a livello regionale. Eccezion fatta per il vigneto, la specie di gran lunga più diffusa è il nocciolo, che è coltivato su poco meno di 10.000 ettari (9.000 ettari in produzione) e rappresenta ben i due terzi della corilicoltura piemontese. Si tratta di una coltura in espansione che garantisce soddisfacenti livelli di reddito alle circa 5.500 aziende cuneesi produttrici, anche in virtù della elevata qualità legata alla coltivazione del-la “Tonda gentile” delle Langhe che assicura calibri delle nocciole elevati, buona resa allo sgusciato e bassa percentuale di cimiciato.
L’actinidia è la seconda specie da frutto per estensione (circa 4.500 ettari in produzione), seguita dal melo (4.000 ettari), da pesco e nettarine (rispettivamente, 1.900 e 2.500 ettari), dal susino, dall’albicocco e dal pero. In molte aree pedemon-tane e collinari una notevole importanza riveste, inoltre, la coltivazione dei piccoli frutti che interessa circa 300 ettari investiti in massima parte a fragola (coltivata sia in pieno campo che in coltura protetta), mirtillo e lampone. Da ricordare, infine, la coltivazione del castagno da frutto diffusa nell’area collinare e montana la cui produzione, commercializzata sia fresca che secca, gode della Indicazione Geo-grafica Protetta “Castagna Cuneo”.
La frutticoltura cuneese è caratterizzata da una notevole articolazione della gamma produttiva, risultato di un tessuto produttivo ben strutturato, in cui preval-gono prodotti a maturazione tendenzialmente tardiva. Nell’area del saluzzese - fino alla pianura tra Savigliano, Fossano e Cuneo - si concentrano, oltre che i due ter-zi delle superfici frutticole regionali, anche buona parte degli operatori della fase commerciale e si nota la presenza di un indotto specifico (mezzi tecnici, servizi).
Nella primavera del 2013 la Mela Rossa di Cuneo, apprezzata su tutti i mer-cati, ha ottenuto l’Indicazione Geografica Protetta – IGP; il prodotto, forte anche delle sue ottime qualità organolettiche, rappresenta per il territorio piemontese uno dei maggiori punti di eccellenza agricola.
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La cooperazione frutticola interessa circa la metà delle produzioni frutticole e sempre nel saluzzese sono insediate le tre grandi Organizzazioni di Produttori attive in Piemonte: Lagnasco Group, Asprofrut Piemonte e Ortofruit Italia, cui fan-no capo oltre un migliaio di soci e che concentrano circa il 28% del prodotto orto-frutticolo condizionato. La frutta piemontese è infatti in larga prevalenza destinata al consumo fresco, mentre solo una quantità modesta è avviata ai processi di tra-sformazione; nella fase secondaria della filiera quindi, sono comprese aziende che si occupano principalmente del condizionamento e della distribuzione del prodotto fresco, destinato in buona misura all’estero: infatti, la frutta occupa il primo posto nell’ambito dei prodotti freschi regionali esportati (INEA, 2011).
La superficie vitata è stimata in circa 16.700 ettari e nel 2011 la produzione di uva da vino è stata pari a 1,24 milioni di quintali (circa un terzo della produzione ottenuta a livello regionale). I vitigni maggiormente rappresentati sono il Moscato bianco (4.200 ettari), il Nebbiolo (3.700 ettari), il Dolcetto (3.200 ettari) e il Barbera (2.000 ettari). La produzione di vino nel 2011 è stata pari a 868.000 ettolitri di cui 800.000 ettolitri per vini DOC e DOCG e 68.000 ettolitri per vini da tavola. Si tratta in larghissima misura di produzioni di qualità, in parte destinate all’esportazione che nel 2011 ha fatto registrare un incremento sia per quanto riguarda i vini rossi DOC in bottiglia (+14,8% in valore verso i paesi europei, +25% verso gli USA, +142% ver-so la Cina) sia l’Asti Spumante DOCG (+47% verso la Russia e +258% verso la Cina).
Le risorse foraggere sono di supporto all’allevamento del bestiame che ri-guarda circa 423.000 capi bovini - corrispondenti all’incirca alla metà del patrimo-nio bovino piemontese - cui si aggiungono 48.000 ovi-caprini che contribuiscono a valorizzare le produzioni foraggere specialmente nei territori collinari e montani (Tabella 2.3).
L’allevamento bovino da latte va da tempo incontro a una fase di ristruttu-razione che comporta la chiusura di molte aziende di piccole dimensioni, mentre i capi allevati si concentrano nelle imprese meglio strutturate e aumentano le pro-duzioni medie aziendali e per capo. L’avvio a fine 2010 di un importante impianto di polverizzazione che raccoglie circa 3.000 quintali di latte al giorno consente di assorbire il latte prodotto nella pianura cuneese e nei territori limitrofi, riducendo al minimo il rischio di eccedenza dell’offerta.
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capitolo ii - il sistema agricolo
Tabella 2.3 - Il sistema agricolo cuneese: consistenza del settore zootecnicoCategoria Capi Var. % 2011/2010
Bovini e bufalini 423.870 -2,8di cui: Bovini 423.000 -2,8 Vacche da latte 69.000 1,5 Bufalini 870 -0,6Suini 816.000 -4,5Avicoli 8.805.000 2,2Ovini 31.100 -2,2Caprini 17.000 1,8Equini 6.700 24,7
Fonte: Provincia di Cuneo, 2012
Le consegne di latte della campagna 2011/2012 si sono attestate intorno a 9,8 milioni di tonnellate, ovvero il 2,4% in più rispetto allo stesso periodo della precedente annata di commercializzazione. A dispetto dell’esubero produttivo - che a livello provinciale è stato pari a 249.070 q e ha riguardato 310 aziende - per effetto della compensazione integrale per la prima volta non ha generato nessuna sanzione (Provincia di Cuneo, 2012).
Nel 2011 il settore lattiero-caseario ha goduto di buona salute in virtù di una domanda sostenuta da parte dall’industria di trasformazione e di prezzi alla stalla soddisfacenti essendo stato siglato un accordo sull’indicizzazione del prezzo del latte alla stalla che ha visto protagonisti le organizzazioni dei produttori, la Regio-ne Piemonte e alcuni tra i principali caseifici regionali fino ad arrivare a interessa-re circa il 50% del latte prodotto in regione (IRES Piemonte, 2012).
I dati desunti dall’Anagrafe Agricola Unica del Piemonte testimoniano l’im-portanza della zootecnia bovina da carne: secondo tale fonte, infatti, al 2011 sono presenti in provincia di Cuneo oltre 1.200 allevamenti (un terzo di quelli presenti nell’intera regione) e i capi bovini da carne ivi detenuti sono oltre 117.000 (ben il 47,5% del totale). Negli anni recenti l’aumento del prezzo degli alimenti zootecnici e la riduzione delle macellazioni conseguenti alla contrazione dei consumi carnei non hanno risparmiato gli allevamenti bovini del cuneese.
Va detto, tuttavia, che qui coesistono due tipologie produttive nettamente differenziate: l’allevamento “a ciclo aperto” che prevede l’ingrasso e il finissag-gio (vale a dire, la fase dell’allevamento che precede la macellazione) di capi per
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lo più di razze francesi (Limousine, Charolaise, Garonnese, Blonde d’Aquitaine) e l’allevamento “a ciclo chiuso” (cosiddetta linea vacca-vitello) che contempla l’alle-vamento dei redi (i vitelli non ancora svezzati) e l’ingrasso di capi per lo più di razza Piemontese. Ebbene, questa seconda tipologia di allevamento, largamente diffusa nel cuneese, pare in grado di meglio affrontare le difficoltà di mercato sopra ri-chiamate in virtù della più contenuta dimensione degli allevamenti e della possibi-lità di produrre e reimpiegare i foraggi e, almeno in parte, i concentrati necessari all’alimentazione del bestiame allevato.
Assolutamente predominante è la presenza nel cuneese dell’allevamento suinicolo: all’Anagrafe Agricola Unica del Piemonte nel 2011 risultano registrati ol-tre 860 allevamenti (il 57% del totale regionale) nei quali è detenuto ben il 71% dei capi presenti nella regione. La suinicoltura ha attraversato negli ultimi anni una crisi legata al lievitare dei costi di produzione (costi energetici e alimenti animali) e al basso prezzo di mercato delle relative produzioni, cui è conseguito un calo dei capi allevati (-4,5% nel solo biennio 2010-2011) e un conseguente aumento delle importazioni dall’estero. Giova sottolineare che i prodotti della locale suinicoltura risultano indispensabili per la realizzazione di produzioni tipiche di qualità, in pri-mis il Prosciutto Crudo di Cuneo DOP, attraverso le quali si auspica un adeguato sviluppo del settore.
Riguardo alla necessità di valorizzare i prodotti dell’agricoltura, nonché dell’artigianato e dell’industria alimentare, bisogna notare che nel cuneese vengo-no prodotti sia beni di tipo commodity, poco differenziati dal punto di vista merceo-logico e commerciale, destinati alla trasformazione industriale oppure all’impiego nell’alimentazione degli animali in produzione zootecnica, sia numerose referenze di tipo specialty fortemente legate al territorio e alla cultura enogastronomica lo-cale.
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Capitolo iii
l’agroalimentare Di Qualità
Il sistema agroalimentare della provincia di Cuneo per le specifiche carat-teristiche del territorio risulta orientato alla conservazione e alla specializzazione, spaziando dal prodotto dolciario, a base di nocciole e cioccolato, all’enologico, al caseario, all’insaccato, alla pasta. La produzione viene realizzata all’interno delle imprese di grosse dimensioni, a volte multinazionali (es. Ferrero e Nestlè italia-na) a volte di dimensioni ridotte, ma non per questo meno note (Fontana fredda, Balocco, Maina, Osella), fino a scendere a quelle di tipo individuale, molto nume-rose che partecipano alla produzione di eccellenze di qualità con riconoscimenti a livello nazionale e comunitario. Queste realtà produttive costituiscono l’ossatura dell’economia locale e, sebbene abbiano anch’esse risentito degli effetti della crisi economica, hanno continuato a produrre ricchezza.
Il cuneese è tradizionalmente rappresentato come una “zona vocata all’a-groalimentare” nelle sue diverse declinazioni (agroindustriale, agroterziario) non solamente per la presenza di ampi territori destinati a colture agricole (intensive e non) ma anche in relazione al recente successo delle iniziative legate all’enoga-stronomia e alla consolidata rilevanza di imprese di varia dimensione che paiono connesse, in qualche modo, all’evoluzione di questa vocazione (Barella e Zeppe-tella, 2008).
Pur essendo il tessuto industriale alquanto diversificato, il sistema agro-alimentare locale - inteso quale l’insieme delle produzioni agricole e delle atti-vità agroindustriali ad esse collegate - è particolarmente sviluppato. Infatti, nel cuneese si registra la presenza imprese alimentari, anche di grandi dimensioni, che risultano poco legate alla trasformazione delle materie prime locali, operanti specialmente nel settore dolciario, della panetteria e pasticceria e della pasta. Ac-canto ad esse, sono assai diffuse le imprese (in gran parte PMI, artigiani e aziende agricole trasformatrici in proprio) che attingono in maniera ampia e diretta alle materie prime locali, operanti nel comparto della macellazione e lavorazione delle carni, nel settore lattiero-caseario e della lavorazione dei cereali, in quello della
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lavorazione e conservazione dell’ortofrutta e, ancora, in quello enologico.Nel caso specifico del comparto vitivinicolo il forte intreccio territoriale è ac-
centuato dalla rilevanza della filiera e dalla marcata specializzazione delle aree vi-ticole, che tendono pertanto ad assumere un carattere distrettuale. Per le Langhe, ad esempio, si parla di “distretto culturale” oppure di “territorio agroterziario” per sottolineare l’intima connessione tra territorio, prodotto e cultura che vede il vino quale principale attivatore di una catena del valore che si estende dalla sfera agri-cola a quella terziaria, coinvolgendo le attività turistiche, la gastronomia, l’indotto di servizio, il mercato immobiliare e le attività culturali.
Possibilità di sviluppo territoriali in termini di competitività sono generate dalle diverse tipologie di produzioni agricole presenti sia in termini di commodity sia di specialty. Tali produzioni portano al miglioramento della qualità della vita e al recupero della tradizioni e del territorio. In questa logica si sono sviluppate le attività dei GAL che nei diversi periodi di programmazione comunitaria hanno rea-lizzato alcuni progetti di promozione e valorizzazione dei prodotti di eccellenza del territorio. Ad esempio nel territorio delle Langhe e del Roero è stato ideato il per-corso di sviluppo dell’area orientato alla creazione dell’itinerario turistico “Strada Romantica delle Langhe e del Roero”, volta a valorizzare le risorse esistenti, o anche l’identificazione e il recupero delle eccellenze artistiche del patrimonio tra-dizionale delle Terre Occitane. Le politiche agricole e di sviluppo rurale della Re-gione Piemonte, realizzate anche attraverso l’approccio LEADER, hanno lavorato in una logica di filiera che hanno portato alla creazione e all’organizzazione delle produzioni locali. L’integrazione fra turismo, artigianato e agricoltura realizzata attraverso l’approccio LEADER ha consentito la presa di coscienza delle risorse endogene e promosso azioni di valorizzazione a vantaggio della collettività.
Il territorio delle Langhe è caratterizzato da un susseguirsi di vigneti, di col-line e di boschi. Barolo, Barbaresco e Roero sono i vini importanti, ma il territorio è anche ricco di tanti altri prodotti e tra questi spiccano il tartufo (Tartufo Bianco d’Alba, Tartufo Nero di Montemale), i salumi e i formaggi. Per tutte le particolarità e specificità del territorio è stata avanzata la proposta di candidatura delle Langhe insieme al Monferrato e al Roero nella lista del Patrimonio Mondiale dell’umanità dell’UNESCO. Nel 2013 il Monviso ha avuto l’importante riconoscimento di “Man and biosphere” dell’UNESCO, un’importante riserva a carattere transfrontaliero che prevede un accordo di cooperazione fra l’Italia e la Francia.
La provincia di Cuneo è ricca di prodotti agroalimentari tipici, la cui qualità è ga-rantita da marchi di origine (grafico 3.1).
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capitolo iii - l’agroalimentare di qualità
Grafico 3.1 -Le certificazioni di prodotti agroalimentari in provincia di Cuneo
Vini DOC 12
Salumi DOP 1
Formaggi DOP 7
Frutti IGP 3
Legumi IGP 1
Vini DOCG 5
Fonte: Camera di Commercio di Cuneo, 2012
Particolarmente numerose sono le denominazioni di origine nel caso della vitivinicoltura. Si contano, infatti, ben 12 vini DOC e 5 DOCG con circa 100 tipologie di vini di indiscussa e affermata qualità tra cui Barolo, Barbaresco, Roero, Roero Arneis, Asti, Dogliani Superiore, Dolcetto di Diano d’Alba ecc. I vini rappresentano l’espressione più alta e più nota universalmente del territorio cuneese e ai fini della loro valorizzazione svolgono un ruolo propulsivo le Enoteche Regionali di cui cinque si trovano nella provincia di Cuneo: Cavour di Grinzane Cavour, Barolo di Barolo, del Barbaresco sita a Barbaresco, Colline del Moscato di Mango, Roero di Canale d’Alba. Nelle cantine ottocentesche dell’Agenzia di Pollenzo, alle porte delle Langhe, ha sede il museo enologico dove è possibile conoscere l’Italia dei grandi vini anche attraverso percorsi di degustazione, assaggi, eventi e attività di promozione dell’immagine e della cultura enologica. Si tratta di un patrimonio di oltre 100 mila bottiglie e di un punto vendita che propone etichette storiche, rare, spesso introvabili. In altre parole si tratta di una banca del vino e del tempo nata con lo scopo di costruire la memoria storica del vino italiano.
I formaggi prodotti nel cuneese che si fregiano della DOP sono 7: Bra, Ca-stelmagno, Murazzano, Raschera, Toma Piemontese, Grana Padano e Gorgonzola; a questi si aggiungono il Prosciutto Crudo di Cuneo DOP, le IGP Fagiolo Cuneo, Nocciola Piemonte, Castagna Cuneo e da marzo 2013 anche la Mela rossa (tabella 3.1).
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Tabella 3.1 - Prodotti agroalimentari certificati
DenominazioneTipologia
certificazioneQuantità prodotta in Piemonte anno 2010
Quantità prodotta in Piemonte anno 2011
Nocciola Piemonte IGP 38.900 q 4.050 q
Castagna Cuneo IGP 250 q 0
Mela rossa IGP - -
Fagiolo Cuneo IGP 322 q 120 t
Formaggio Murazzano DOP 15 t 13 t
Formaggio Castelmagno DOP 230 t 234 t
Formaggio Bra DOP 737 t 794 t
Formaggio Raschera DOP 740 t 852 t
Formaggio Toma Piemontese DOP 1.042 t 1.421 t
Formaggio Gorgonzola DOP 29.700 t 33.182 t
Formaggio Grana Padano DOP 1.821 t 1.912 t
Prosciutto Crudo di Cuneo DOP 720 cosce 0
Fonte: Camera di commercio di Cuneo,2012
A tali produzioni vanno affiancati i Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT), di cui il Piemonte è particolarmente ricco; secondo la tredicesima revisione dell’E-lenco Nazionale dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (D.M. 12 giugno 2013) i PAT in totale sono 341 e una grande varietà è costituita dalle paste fresche, dai prodotti di panetteria e pasticceria (96), seguiti dalla produzione dei vegetali (89), dalle carni (65) e dai formaggi (50). Si tratta di prodotti di nicchia che necessitano di metodi e tecniche tradizionali di conservazione e stagionatura riconosciute in deroga alla normativa comunitaria e nella provincia di Cuneo se ne trovano molti. A tale proposito, giova notare che intensa è l’attività di tutela e valorizzazione dei prodotti cuneesi attraverso i Consorzi di tutela e di promozione dei prodotti tipici e tradizionali.
Fra i formaggi PAT della provincia di Cuneo si ricordano: il Boves e il Gioda, il Nostrale d’Alpe, la Paglierina, la Robiola d’Alba, la Sola e il Testun, la Tuma di Bossolasco, la Toma d’Elva e la Toma di Celle Macra, i Tomini delle Valli Saluzzesi, il Tomino del Bot e il Tomino di S. Giacomo di Boves. Ma aa tradizione cuneese è particolarmente ricca di dolci e paste alimentari; nei PAT rientrano nei dolci: Mar-ron glacè, la Torta di nocciole, i Baci di Dama, le Paste di meliga e le Quaquare di Genola, nonché le Praline al rhum, il Bonet, i Mustaccioli, la Panna cotta, i Persi
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capitolo iii - l’agroalimentare di qualità
pien, (pesche ripiene). Tra le paste alimentari: gli Agnolotti, i Ravioles e i Tajarin. Per le carni e le la loro preparazione: il salame cotto, il lardo, la Pancetta con co-tenna, cotechino, sanguinaccio, la Salsiccia di Bra, a base principalmente di carne di vitello da consumare cruda, e le Bale d’Aso, grosso insaccato tipico del Monre-galese a base di carni di diverse specie.
Ma la provincia di Cuneo costituisce un polo di lunga tradizione ortofutticola (Roero) e nello specifico, per la produzione delle pesche, fragole e piccoli frutti quali fragoline di bosco, lamponi, mirtilli, ribes, uva spina, more per i quali è in di-rittura d’arrivo il riconoscimento della IGP “Cuneo”. Tra le vecchie varietà di melo che stanno ritrovando una dimensione produttiva di nicchia rientrano la mela Re-netta Grigia di Torriana, Buras, Ravè, Gamba Fina, Contessa e Carla. Tra le altre varietà tradizionali frutticole si hanno anche la Pera Madernassa particolarmente adatta alla cottura e la varietà Martin Sec. Fra le produzioni frutticole troviamo le pesche di Canale, l’albicocca tonda di Costigliole, i ramassin (susine dama-schine di piccola pezzatura). In merito alle colture orticole negli areali di collina dell'Alta Langa è coltivato tradizionalmente il Fagiolo Bianco di Spagna mentre in Val Tanaro il Fagiolo Bianco di Bagnasco.
Tra gli altri ortaggi si ricordano, ancora, il Peperone di Cuneo, da gustare al meglio con la Bagna Cauda, il Porro di Cervere, la Carota di S. Rocco Castagnaret-ta, la Patata, il Pomodoro Piatta di Bernezzo.
Per quanto riguarda la zootecnia da carne, è proprio nel cuneese che si è sviluppato ed evoluto l’allevamento della razza bovina Piemontese, un tempo uti-lizzata per la produzione di latte, di carne e per il lavoro, oggi allevata soprattutto per la produzione della carne la cui elevata qualità la rende idonea per la prepara-zione di numerosi piatti tipici tra i quali l’insalata di carne cruda o il bollito misto “alla piemontese”. Molti allevatori seguono un disciplinare di produzione, rigido e in linea con la tradizione, definito dal Consorzio di Tutela della Razza Piemontese (COALVI). Inoltre, una particolare produzione di carne bovina è rappresentata dal Bue grasso di Carrù, di cui è in corso l’iter per il riconoscimento della DOP.
Tra le carni ovine, invece, si ha l'Agnello Sambucano e la Pecora delle Lan-ghe. La razza ovina autoctona Sambucana della Valle Stura, pressoché scomparsa negli anni ottanta e poi recuperata si è costituito un Consorzio di produttori, «L'E-scaroun» ed è sorto un ecomuseo della pastorizia.
La provincia di Cuneo è inoltre uno dei maggiori produttori di miele e le sue numerose varietà sono legate alle colture e all’altitudine: acacia, tarassaco, casta-gno, fiori di montagna, tiglio e melata.
La Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus sostiene e promuove
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un’agricoltura sostenibile e rispettosa dell’ambiente e delle tradizioni rurali. Nella provincia di Cuneo attraverso i Presidi Slow Food sono state recuperate produzioni e razze dimenticate, quali la Gallina Bianca di Saluzzo e la Gallina Bionda Piemon-tese ma anche il cappone di Morozzo e per le carni ovine l'Agnello Sambucano. Al fine di ristabilire le sue caratteristiche originarie Slow Food ha avviato un Presidio sul formaggio Castemagno che si concentra sulla produzione d'alpeggio realizzata in malga a partire dal mese di giugno fino a settembre. Un altro presidio è quello sulla tuma di pecora delle Langhe
Per la parte frutticola si ha il presidio Slow Food sulla mela Buras per gli ortaggi quello sula Rapa di Caprauna.
Nel 2004 dall’Associazione Internazionale Slow Food con la collaborazione delle Regioni Piemonte ed Emilia Romagna nasce l’Università degli Studi di Scien-ze Gastronomiche con l’obiettivo di creare un centro internazionale di formazione e di ricerca, al servizio di chi opera per un’agricoltura rinnovata, per il mantenimen-to della biodiversità, per un rapporto organico tra gastronomia e scienze agrarie. Con questa università nasce una nuova figura professionale, il gastronomo, capace di operare nella produzione, distribuzione, promozione e comunicazione dell’agro-alimentare di qualità. Ad oggi gli studenti che hanno frequentato e frequentano l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo sono oltre mille.
A livello locale risulta diffusa, nella provincia di Cuneo, la denominazione comunale di origine (De. Co). Di recente il bruss, ricotta fermentata che da secoli si produce in montagna, è di diventato un prodotto a Denominazione Comunale.
A settembre 2013 il comune di Paesana ha riconosciuto la “campera”, ca-ratteristico taglio di pane venduto in più d’una panetteria del paese riconosciuta dall’Unione Panificatori come un prodotto tipico del paese. Proprio come la “cam-pera”, un discorso analogo vale anche per le micche, che in paese si conoscono come “Tursun” e “Liber” perché prodotti con una lavorazione analoga.
Hanno ottenuto la De. Co. anche il Tartufo Nero Montemale e il Tartufo Bian-co d’Alba, la Torta amara della Vallera e la Polenta bianca di Garessio e, infine, il cioccolato prodotto da cinque aziende specializzate nella produzione pasticcera a Borgo San Dalmazzo (“Borgo di Cioccolato”).
Da tempo la Camera di commercio di Cuneo è impegnata nella valorizza-zione dei prodotti agricoli di qualità, nonché nella formazione sui temi relativi alla tutela ambientale. Queste attività sono supportate da un apposito sportello sulla responsabilità sociale d’impresa (RSI) afferente a Unioncamere Piemonte, tra i più attivi a livello nazionale, con l’obiettivo di valorizzare gli sforzi delle singole aziende che si impegnano a promuovere la sostenibilità nelle sue varie declinazioni.
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capitolo iii - l’agroalimentare di qualità
Coldiretti Cuneo si attiva sul territorio attraverso varie iniziative ispirate alla difesa della natura, del territorio agrario e del patrimonio paesaggistico e foresta-le, al fine di promuovere un miglior rapporto fra uomo e ambiente, agricoltura e turismo, imprenditori agricoli e consumatori, mondo rurale e mondo urbano; tra queste, vale la pena ricordare “Terranostra” e “Campagna Amica”, accompagnate da strumenti e attività sull’imprenditoria giovanile e femminile.
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capitolo iv - i risultati economici delle aziende agricole
Capitolo iV
i risultati eConomiCi Delle azienDe agriCole
I risultati economici delle aziende agricole cuneesi sono stimati a partire dalle informazioni contenute nella Rete di Informazione Contabile Agricola (RICA) che è uno strumento di indagine campionario utilizzato in tutti i Paesi membri dell’Unione Europea al fine di indagare le condizioni economico-strutturali delle aziende agricole. L’indagine ha cadenza annuale e le aziende da rilevare vengono selezionate in ogni Stato membro in base ad un piano di campionamento a partire dall’universo di riferimento delle aziende agricole definite “commerciali”: vale a dire, la cui dimensione è tale da fornire all’agricoltore un’attività economica prin-cipale e un livello di reddito sufficiente per il sostentamento della sua famiglia. Il campione UE include tutte le aziende con almeno un ettaro di superficie agricola utilizzata (SAU) o la cui dimensione economica misurata in termini di Produzione Standard (PS) presenta un valore di almeno 2.500 euro.
Il campione RICA italiano 2010, a partire dal quale sono state effettuate le elaborazioni di cui nel seguito si presentano i risultati è un sottoinsieme di quello comunitario e comprende le sole aziende agricole con soglia minima di dimensio-ne economica misurata in PS pari a 4.000 euro. Dal 2003 è un campione casuale stratificato, le cui variabili di stratificazione sono la regione geografica, la dimen-sione economica (UDE) e l’Orientamento Tecnico-Economico (OTE).
I dati medi campionari delle principali caratteristiche strutturali delle azien-de RICA per l’anno 2010 sono riportati nella tabella 4.1. Le 350 aziende cuneesi oggetto di rilevazione contabile costituiscono oltre un terzo dell’intero campione RICA piemontese, a conferma della forte vocazione agricola del territorio pro-vinciale. Circa l’85% del campione cuneese è pressoché equamente distribuito in areali di collina e di pianura, con un 15% residuale di aziende localizzate in zona montana. Le aziende dispongono, mediamente, di una SAU pari a circa 30 ettari, di cui circa 20 ettari in affitto e impiegano 1,9 Unità di Lavoro (UL) - valore di poco superiore alla media regionale.
I risultati economici delle aziende RICA cuneesi sono decisamente buoni
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se confrontati con il dato regionale: la Produzione Lorda Vendibile (PLV) media provinciale si attesta a un +10% rispetto al valore medio regionale, giustificato da valori superiori sia nella fascia montana che in quella collinare e, viceversa, di pochissimo inferiore (-1%) il valore della pianura. Confrontando l’utile di esercizio, espresso in termini di reddito netto, si nota come il valore di quest’ultimo rappor-tato all’ettaro si mantenga sempre superiore ai valori medi regionali. Situazione quasi analoga si osserva nel caso dell’indice “reddito netto/unità di lavoro”: il valo-re si conferma superiore nelle aziende di montagna e collina e perde leggermente quota nelle aziende di pianura (-6% circa).
Tabella 4.1 – Dati strutturali e risultati economici delle aziende agricole RICA in provincia di Cuneo e in Piemonte, per altimetria
Dati medi Montagna Collina Pianura
U.M. Cuneo Piemonte Cuneo Piemonte Cuneo Piemonte Cuneo Piemonte
n. aziende 350 1030 56 121 144 460 150 449
Dati strutturali
SAU totale ha 30,60 43,68 52,53 62,27 18,34 23,63 34,18 59,22
di cui in affitto ha 19,77 26,27 39,77 41,32 7,99 12,79 23,61 36,01
UBA n° 59,9 40,8 41,9 38,1 22,8 19,9 102,2 62,9
UL n° 1,9 1,8 1,5 1,4 1,8 1,6 2,1 2,1
Dati economici
PLV € 172.338 164.120 82.051 65.360 133.868 110.011 242.976 246.168
VA € 96.090 89.792 50.004 40.023 86.748 66.470 122.263 127.098
RN € 74.304 64.034 41.159 32.793 66.382 48.871 94.285 87.988
Dati ad ettaro
PLV € 5.632 3.757 1.562 1.050 7.299 4.655 7.108 4.157
VA € 3.140 2.055 952 643 4.730 2.813 3.577 2.146
RN € 2.428 1.466 783 527 3.619 2.068 2.758 1.486
Dati per unità lavorativa
PLV € 91.136 90.808 53.628 46.526 75.101 69.140 114.077 115.178
VA € 50.814 49.682 32.682 28.490 48.667 41.775 57.402 59.467
RN € 44.576 43.286 28.873 24.941 41.925 35.095 51.318 54.562
Fonte: Banca dati RICA-Inea (download 1/12/2012)
Osservando la distribuzione delle aziende agricole cuneesi del campione RICA per Orientamento Tecnico Economico (OTE) e focalizzando l’attenzione sugli OTE con maggiore numerosità campionaria si nota come circa il 27% siano azien-
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capitolo iv - i risultati economici delle aziende agricole
de specializzate nella frutticoltura, poco più del 20% afferiscano all’OTE “colture diverse e allevamenti misti”, il 16% siano aziende viticole, il 9% allevamenti bovini e un 7% circa allevamenti suinicoli (tabella 4.2a e 4.2b).
Confrontando le performance economiche con i dati regionali, si nota come gli indici ad ettaro siano superiori ai dati regionali in quasi tutte le tipologie azien-dali: in termini di produttività della terra (espresso dall’indice PLV/ha) solo nel caso dell’OTE “Aziende con colture diverse e allevamenti misti” il valore regionale è superiore a quello provinciale. Anche per quanto riguarda la produttività del lavoro familiare (RN/ULF) i risultati sono generalmente buoni, e particolarmente positivi nel caso specifico delle aziende specializzate nella vitivinicoltura.
In tabella 4.3 i parametri economici e tecnici sono combinati in indici1 (rap-porti) per offrire informazioni sintetiche su aspetti rilevanti della gestione azien-dale quali la produttività dei fattori, delle diverse categorie di costi, la redditività. Tali rapporti, inoltre, possono essere posti in sequenza a formare una cosiddetta catena di indici. Ogni elemento della catena offre un preciso significato economico, poiché stima un passaggio logico essenziale nella valutazione del risultato finale e facilita la scomposizione del fenomeno.
Le catene prese in esame sono:(1) (PLV/SAU) * ( SAU/ULT) = (PLV/ULT)(2) (VA/PLV) * (PN/VA) * (RN/PN) = (RN/PLV)(3) (PLV/ULT) * (RN/PLV) * (ULT/ULF) = (RN/ULF)
La catena (1) collega la produttività della terra al grado di attività deter-minando la produttività del lavoro; la (2) calcola l’efficienza della spesa globale come prodotto tra l’efficienza della spesa specifica per i processi produttivi, degli ammortamenti e degli altri costi pagati e determina la redditività dei ricavi; infine, la (3) esprime la redditività del lavoro familiare come prodotto tra la produttività del lavoro, la redditività della spesa globale - determinati in precedenza rispettiva-mente attraverso la (1) e la (2) - e l’incidenza del lavoro salariato.
La produttività della terra risulta elevata per le aziende vitivinicole e frutti-cole, così come per quelle specializzate nella suinicoltura (nel qual caso, per altro, la SAU è spesso molto limitata) quelle del lavoro nel caso, ancora degli allevamenti suini, delle aziende ad orientamento misto “colture diverse e allevamenti”, dell’al-levamento bovino da latte, dell’allevamento bovino orientamento allevamento e ingrasso e delle aziende specializzate in viticoltura.
Per quanto riguarda l’incidenza dei costi specifici si nota che nel caso dell’al-
1 RN = Reddito netto; ULF = Unità di lavoro familiare; ULT = Unità di lavoro totale; VA = Valore aggiunto.
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L’ultima relazione (3) permette di valutare le eventuali differenze nell’uso della manodopera familiare o salariata. A parte il caso dei valori della frutticoltu-ra e della viticoltura (rispettivamente 1,34 e 1,14), che testimoniano un maggior ricorso a manodopera esterna (riferibile in buona parte all’epoca della raccolta) ma che rimangono comunque piuttosto contenuti, è evidente come nell’agricoltura cuneese il ricorso alla manodopera extra-familiare sia molto limitato e la forza lavoro impiegata in azienda sia di provenienza familiare, in alcuni casi anche in modo esclusivo.
L’abbinamento di questo indice con la produttività del lavoro e la redditività dei ricavi, conduce a una valutazione della redditività del lavoro familiare che risul-ta essere elevata nel caso dell’allevamento suinicolo, dell’allevamento bovino ad orientamento latte e della viticoltura.
Infine, nella tabella 4.4 sono prese in considerazione le principali coltiva-zioni per le quali sono esposti i dati relativi a superficie investita, resa, produzione lorda totale, spese specifiche e reimpieghi e margine lordo. Si notano delle buone rese soprattutto nel settore della cerealicoltura, dei fruttiferi e della vite, per i qua-li si evidenziano risultati molto buoni anche in termini di margine lordo.
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39
Capitolo V
il territorio e l'ambiente
La provincia di Cuneo si estende per 6.903 kmq e il suo territorio - che varia da un minimo di 133 m s.l.m. a un massimo di 3.841 m s.l.m. (Monviso) - è per metà montuoso, per un quarto collinare e per la restante parte pianeggiante. La fascia montuosa occidentale e meridionale comprende le Alpi Cozie, Marittime e Liguri mentre la zona collinare orientale è dominata dalle Langhe e fra questi due settori si colloca la pianura cuneese.
Il clima è fortemente condizionato dall’orografia e dall’altimetria del terri-torio. Il numero medio annuo di giorni di pioggia varia da 70 giorni, nelle aree di pianura, a oltre 90 giorni l’anno nella porzione sud-occidentale del territorio. Il re-gime pluviometrico che si estende sulla più ampia porzione di territorio provinciale è il regime prealpino, caratterizzato da un minimo principale di precipitazioni nel periodo invernale, massimo principale in primavera e secondario in autunno; esso comprende le zone di pianura e le Alpi Cozie.
Assai diffuso è il rischio di dissesto derivante dal verificarsi di eventi mete-orici estremi (frane e alluvioni) poiché oltre i due terzi del territorio è connotato da acclività superiore al 4% circa e il 16% è classificato “superficie collinare/montana in frana”. Le aree di pianura o di fondovalle potenzialmente inondabili sono stimate in 285 kmq, vale a dire il 14% del totale (Regione Piemonte, 2011).
Le valli del cuneese sono solcate da corsi d’acqua che confluiscono nei due fiumi principali: il Po e il Tanaro. In particolare, la conformazione orografica della porzione occidentale del territorio provinciale, le cui valli sono disposte a raggiera perpendicolarmente al confine occidentale, porta all’individuazione di una serie di sottobacini idrografici di forma allungata, il cui asse, disposto con direzione Nord-Ovest Sud-Est nella parte montana e collinare del bacino, compie una rotazione verso Nord allo sbocco nella pianura. Si tratta in particolare dei bacini idrografici del Po, Varaita, Maira e Stura di Demonte, tra i quali si inserisce quello del Grana-Mellea.
La porzione orientale del territorio provinciale è occupata dai rilievi collinari
40
delle Langhe; questo sistema è inserito all’interno dei bacini idrografici del Belbo, Bormida di Millesimo e Tanaro. Piccole porzioni di territorio provinciale ricadono all’interno dei bacini del Pellice, Borbore e Banna. Nell’area sud-orientale del ter-ritorio provinciale sono inoltre presenti due limitati settori afferenti a bacini idrici liguri del Bormida (Provincia di Cuneo, 2010).
La provincia di Cuneo è caratterizzata da un sistema paesaggistico quanto mai vario, dalla pianura ai terrazzi alluvionali antichi, dalle colline del Monferrato e delle Langhe, ai rilievi montuosi alpini. Secondo la carta dei paesaggi agrari e forestali del Piemonte, la pianura è in genere irrigua, fertile e caratterizzata da un orientamento colturale agrario cerealicolo-foraggero prativo di tipo intensivo. Una capacità produttiva più contenuta compete, invece, ai pianalti che rappresentano superstiti porzioni dell’antica pianura e sono dislocati, in genere, a saldatura dei primi rilievi collinari o montuosi. In essi, oltre alle coltivazioni cerealicole e alle fo-raggere permanenti, sono assai diffusi i boschi cedui di latifoglie. Il grado di antro-pizzazione è ovviamente più elevato nelle pianure, ma la densità abitativa è ovun-que contenuta e la popolazione risulta per lo più insediata in nuclei e case sparse.
A nord-est e a est si distinguono i sottosistemi collinari del Roero (tra i 200 e i 400 m s.l.m.) e delle Langhe (tra i 400 e i 900 m s.l.m.). Il Roero è caratterizzato da un orientamento colturale agrario frutticolo e viticolo e da una densità abitativa moderata, mentre nelle Langhe prevalgono le coltivazioni foraggere permanenti (oltre che, naturalmente, i boschi cedui) e la densità abitativa è più contenuta.
Sempre sotto il profilo paesistico la montagna cuneese comprende i se-guenti sistemi:- delle valli alpine con boschi a dominanza di latifoglie o di conifere fino a 1.800-
2.000 m s.l.m. alternati a pascoli, prati e coltivi con densità insediativa da bassa a moderata-consistente, dove si assiste a una lenta e a tratti accelerata trasforma-zione del paesaggio a seguito dell’abbandono progressivo della montagna, con conseguente aumento della superficie boscata a discapito delle coltivazioni;
- delle praterie alpine presenti oltre i limiti superiori del bosco. In questo settore permangono ancora i segni di una cultura pastorale millenaria (spietramenti, fossi di acquedotto, di irrigazione, reti di scolo e di drenaggio) incentrata nella pratica dell’alpeggio;
- dell’alta montagna alpina, al di sopra delle più alte praterie. Tale sistema iden-tifica le vette più importanti, complessi rocciosi e/o pietraie pressoché privi di vegetazione. La presenza di roccia, neve, nevai e ghiacciai e le condizioni clima-tiche rappresentano un limite alla presenza anche temporanea dell’uomo i cui segni di presenza sono rappresentati da rifugi, sentieri e vie ferrate.
41
capitolo v - il territorio e l'ambiente
Infine, il sistema della rete fluviale principale comprende i due sottosistemi dell’alto corso piano del Po, del Tanaro e suoi affluenti e del medio corso del Tana-ro caratterizzati da un letto monocursale a meandri e/o rettilineo. L’orientamento colturale agrario in questo sistema è cerealicolo-foraggero, prativo, ad arboricol-tura da legno e frutticolo (solo per il sottosistema del medio corso del Tanaro). Il grado di antropizzazione in atto è elevato e la densità insediativa è molto bassa nel sottosistema dell’alto corso del Po e del Tanaro e moderata-consistente nel medio corso del Tanaro (Provincia di Cuneo, 2010).
Il più recente rapporto sullo Stato dell’Ambiente in Piemonte (Regione Pie-monte e Arpa Piemonte, 2012) evidenzia come la tutela della biodiversità in Pie-monte si esplichi soprattutto attraverso la creazione della Rete Ecologica Regio-nale (ex l.reg. 19/2009) che si compone di due sistemi principali: le Aree protette regionali e la Rete Natura 20001, a cui vanno ad aggiungersi altre tipologie di ter-ritori con valenze ecologiche e di tutela diverse (le zone naturali di salvaguardia e i corridoi ecologici). L’entrata in vigore della l.reg. 6/2011, a modifica della l.reg. 19/2009, ha mutato l’assetto delle aree protette piemontesi.
A seguito della pronuncia di invalidità costituzionale (Sentenza n. 193 del 4 giugno 2010) le zone naturali di salvaguardia non possono più far parte delle aree protette propriamente dette, a causa dell’esercizio consentito dell’attività ve-natoria e, pertanto, esse sono state inserite nell’elenco delle aree componenti la Rete Ecologica Regionale. Altra modifica di rilievo, anch’essa in parte legata alla questione venatoria, è stata l’individuazione di 12 aree contigue, già previste dalla Legge quadro nazionale (Legge 394/91), con funzione di raccordo tra l’area protet-ta e il territorio non tutelato; nelle aree contigue devono essere predisposti piani e programmi, da redigere d’intesa con gli enti gestori delle aree protette e gli enti locali interessati, per la gestione della caccia e della pesca e delle attività estrat-tive, in coerenza con le esigenze di tutela dell’ambiente e della biodiversità. Gran parte delle aree precedentemente individuate come zone naturali di salvaguardia, sono ora identificate come aree contigue.
Nel complesso, la superficie sottoposta a tutela in Piemonte si aggira intor-no a 450.000 ettari (circa il 17,5% del territorio regionale) di cui circa 186.000 ettari si riferiscono ad aree protette e circa 48.000 ettari sono compresi in aree contigue e zone naturali di salvaguardia), mentre poco meno di 400.000 ettari sono compre-si nella Rete Natura 2000.
1 La Rete Natura 2000 (Siti di Importanza Comunitaria e Zone di Protezione Speciale) costituisce un quadro comune per la conservazione delle piante e degli animali e degli habitat, definito attraverso la creazione di una rete coerente di ambienti da tutelare.
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La provincia di Cuneo contribuisce alla Rete Ecologica Regionale con nu-merosi parchi e riserve naturali tra i quali si evidenziano per estensione il Parco Naturale delle Alpi Marittime (quasi 28.000 ettari), il parco del Po cuneese e il Parco Naturale del Marguareis (6.700 ettari) la cui istituzione risale agli anni set-tanta-ottanta del novecento (tabella 5.1). Ai sensi della dir. 92/43/CEE, nel cuneese la Rete Natura 2000 annovera la presenza di 26 Siti di Importanza Comunitaria (che interessano una superficie pari a circa 69.000 ettari) e 10 Zone di Protezione Speciale (circa 99.000 ettari) che individuano, rispettivamente, il 10% e il 14% del totale del territorio provinciale.
Tabella 5.1 - Parchi e riserve naturali istituiti nel territorio della provincia di Cuneo
Ente Parco/riserva naturaleSuperficie
(ha)Altitudine
(m)Anno di
istituzioneAmbiente
Ente di Gestione del Parco Naturale delle Alpi Marittime
Alpi Marittime - Parco Natu-rale
27.945 820 - 3.297 1980 montagna
Stazione Juniperus phoenicea di Rocca San Giovanni-Saben - Riserva naturale speciale
228 840 - 1.673 1984 montagna
Ente di Gestione dei Parchi e delle Riserve Naturali del cuneese
Alta Valle Pesio e Tanaro - Par-co Naturale
6.678 780 - 2.651 1978 montagna
Augusta Bagiennorum - Riser-va naturale speciale e Zona di salvaguardia
Sorgenti del Belbo - Riserva naturale speciale
422 645 - 751 1993 collina
Ciciu del Villar - Riserva natu-rale speciale
64 640 - 1.000 1989 montagna
Oasi di Crava Morozzo - Riser-va naturale speciale
290 360 - 430 1987 pianura
Ente di Gestione del sistema delle Aree Protette della fascia fluviale del Po - tratto cuneese
Fascia Fluviale del Po - Tratto cuneese (Pian del Re - Casal-grasso)
7.709 250 - 3.841 1990montagna e pianura
Comune di Cuneo Parco fluviale Gesso e Stura 1.561 515 2007 pianura
Boschi e Rocche del Roero - Aree di salva-guardia
Boschi e Rocche del Roero - Zona di salvaguardia
4.214 247 - 436 2003 collina
Fonte: Provincia di Cuneo, 2010
43
capitolo v - il territorio e l'ambiente
Se da una parte l’agricoltura è sicuramente elemento di pressione ambien-tale, dall’altra ha messo in atto in molti casi una gestione sostenibile della produ-zione agricola atta alla conservazione delle risorse naturali; si tratta di sistemi di coltivazione compatibili con le risorse naturali e virtuosi per l’attività d’impresa quali l’agricoltura blu, l’agricoltura integrata e quella biologica.
Secondo l’ultimo censimento ISTAT dell’agricoltura poco più di 1200 aziende, ovvero il 5% del totale provinciale, dispongono di superfici o allevamenti biologici; dette aziende insistono su di una superficie complessiva di circa 9000 ettari. Le principali coltivazioni biologiche sono i fruttiferi (998 aziende) e i prati permanenti e pascoli, esclusi i pascoli magri (524 aziende), mentre le aziende con allevamenti biologici certificati sono 130 aziende, di cui 121 con allevamenti esclusivamente certificati (Grafico 5.1).
Grafico 5.1 - Provincia di Cuneo: superficie relativa alle coltivazioni biologiche (ha)
altre coltivazioni 67 cereali
826 foraggere
avvicendate 233
fruttiferi 3.587
legumi secchi 51
olivo 4
ortive 100
patata 28
piante da semi oleosi
69
prati permanenti e pascoli, esclusi i
pascoli magri 3.788
vite 319
Fonte: ISTAT, Censimento dell'agricoltura 2010
Sempre in termini di sostenibilità ambientale, l’agricoltura e l’industria agroalimentare contribuiscono ad incrementare la produzione di energia da fonti rinnovabili al fine di migliorare l’efficienza energetica del sistema agroalimentare e dei processi agricoli e ridurre le emissioni di CO2.
I consumi di energia elettrica in Piemonte hanno fatto osservare un trend crescente fino al 2006 ma con l’avvicinarsi del 2008, anno della crisi economica mondiale, si è assistito a un lieve calo di richiesta energetica in tutti i settori. A livello regionale, nel 2010 i consumi finali di energia elettrica da parte del compar-
44
to agricolo rappresentano solamente l’1,2% del totale, mentre oltre la metà sono appannaggio dell’industria, circa il 27% del terziario e un quinto si riferiscono al settore domestico.
Per quanto concerne Cuneo, in termini di consumi di energia elettrica si qualifica come una provincia “energivora”, con quasi 4,7 miliardi di KWh consu-mati, in particolare dai settori produttivi (in primis l’industria con il 67%) oltre che dal terziario (16%) e dal residenziale (14%). Bisogna tuttavia notare che i consumi energetici del settore agricolo sono superiori (nel 2010 pari al 3% del totale) ri-spetto alla media regionale benché l’agricoltura sia caratterizzata, in genere, da un consumo specifico di energia elettrica molto basso.
Negli anni Cuneo ha saputo incrementare la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, tanto che nel 2010 i 1.609,4 GWh prodotti corrispondono al 34% dei consumi di energia elettrica, a fronte di un dato nazionale di 76.964,7 GWh, in grado di soddisfare il 25% dei consumi (Camera di Commercio di Cuneo, 2012).
Come si evince dalla tabella 5.2, la provincia di Cuneo è particolarmente dotata di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili rappresentate, in particolare, dall’idroelettrico (interamente destinata a trasformazione in ener-gia elettrica) e dalle biomasse; parecchio diffuso è anche il fotovoltaico, nel qual caso è seconda solamente a Torino per numerosità degli impianti installati (nella tabella 5.3 viene rappresentata, inoltre, la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili).
In effetti, la quarta voce del consumo energetico lordo (dopo il gas naturale, i prodotti petroliferi e l’energia elettrica importata) è costituita dalle fonti energe-tiche rinnovabili, che si attestano intorno al 14% del totale. Ciò mette in evidenza una situazione di grande sfruttamento di questo tipo di risorse all’interno del terri-torio provinciale e, considerando l’impegno assunto a livello europeo di raggiunge-re il 20% di produzione energetica da fonti rinnovabili entro il 2020, la provincia di Cuneo può ritenersi decisamente volta in tale direzione (Provincia di Cuneo, 2009).
45
capitolo v - il territorio e l'ambiente
Tabella 5.2 - Piemonte: impianti qualificati da fonti rinnovabili e impianti fotovol-taici, per provincia (anno 2010)
Impianti qualificati da fonti rinnovabili Impianti fotovoltaici
Province Idraulica Eolica Solare Biomasse
e solideBioliquidi Biogas Gas di
discaricaRifiuti Totale
Alessandria 9 - 1 2 4 5 3 - 24 1.261 Asti - - - - - 1 1 - 2 961 Biella 13 - - - - 1 1 - 15 546 Cuneo 88 2 - 2 3 12 6 - 113 3.336 Novara 15 - - - - 2 4 - 21 1.006 Torino 87 3 1 2 2 6 9 - 110 4.414 Verbano 49 - - - - - - - 49 252 Cusio Ossola - - - - - - - - - -Vercelli 25 - - 2 - - - 2 29 560 Piemonte 286 5 2 8 9 27 24 2 363 12.336
Fonte: Unioncamere Piemonte, Piemonte in cifre 2012 (dati Gestore Servizi Energetici)
Tabella 5.3 - Piemonte: produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, per tipologia di fonte (anno 2010; valori in GWh)
Province Fotovoltaica Eolica Idraulica Bioenergia Geotermica Totale
Alessandria 19,8 - 102,0 46,4 - 168,2
Asti 7,2 - - 0,9 - 8,2
Biella 5,7 - 51,0 0,9 - 57,6
Cuneo 38,5 18,2 1.478,4 74,3 - 1.609,4
Novara 12,0 - 152,9 27,8 - 192,8
Torino 29,5 0,9 2.294,1 250,6 - 2.575,2
Verbano 1,1 - 2.599,9 9,3 - 2.610,4
Cusio Ossola - - - - - -
Vercelli 7,4 - 152,9 46,4 - 206,8
Piemonte 121,3 19,2 6.831,2 456,7 - 7.428,5
Fonte: Camera di Commercio di Cuneo, 2012 (Dati Gestore Servizi Energetici)
47
capitolo vi - la responsabilità sociale
47
Capitolo Vi
la resPonsabilità soCiale
In linea con i dati riportati nei paragrafi precedenti, la ricchezza di cui gode la provincia di Cuneo è frutto non solo di una consolidata opera di valorizzazione delle produzioni di qualità in ambito nazionale e internazionale, ma anche di una significativa attenzione alle sue centenarie tradizioni agricole e rurali e ai temi della sostenibilità. Tale realtà produttiva evidenzia una spiccata attenzione degli operatori agricoli e agroalimentari verso la responsabilità sociale d’impresa (RSI); questa, se opportunamente accompagnata da una costante ricerca di competiti-vità, può rappresentare una delle chiavi vincenti per far distinguere un’azienda dai propri competitor e ottenere performance ancora più importanti non solo dal punto di vista economico, ma anche socio-istituzionale e ambientale.
In tale contesto, quindi, la responsabilità sociale diventa uno strumento es-senziale per lo sviluppo sostenibile del territorio in termini economici, ambientali e sociali (figura 6.1). Questo significa che comportamenti virtuosi e socialmente responsabili in azienda possono essere declinati seguendo un insieme di percorsi, individuati nell’ambito del lavoro dell’INEA sulla RSI e, riconducibili a quattro ma-croaree: il prodotto e i consumatori, la comunità territoriale, l’ambiente e le risor-se umane. L’agricoltura e il settore agroalimentare rappresentano, in tale ottica, un nuovo modello di sviluppo in grado di coniugare competitività e sostenibilità ripartendo dai territori: in primo luogo dal loro patrimonio ambientale e culturale, ma anche grazie alla creatività delle piccole e medie imprese che contribuiscono a rendere distintivo il “marchio Italia”. Per l’agroalimentare, forse più che per altri settori produttivi, l’attenzione per l’ambiente, la qualità e la salubrità dei prodotti è diventata un fattore strategico che, se adottato dalle aziende, diventa un valore economico direttamente spendibile sui mercati.
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Figura 6.1 - Sostenibilità e responsabilità sociale
Fonte: Briamonte, L. 2012 (a cura di) – Custodi di identità. Storie di contadini e delle loro vigne
Lo sviluppo sostenibile, lungi dall’essere una definitiva condizione di armo-nia, è piuttosto processo di cambiamento tale per cui lo sfruttamento delle risorse, la direzione degli investimenti, l’orientamento dello sviluppo tecnologico e i cam-biamenti istituzionali sono resi coerenti con i bisogni futuri oltre che con quelli at-tuali. In tale ottica, la responsabilità sociale diventa uno strumento a disposizione dello sviluppo sostenibile, nel senso che le scelte strategiche delle aziende e lo sviluppo della società sono fortemente interdipendenti.
Diverse sono le variabili di natura endogena ed esogena che hanno dato corpo allo sviluppo dell’approccio alla RSI. In un ottica macroeconomica, si va dal-la globalizzazione dei mercati alla maggiore attenzione per i diritti umani, dalla maggiore sensibilità verso un consumo responsabile e sano alla protezione am-bientale. Inoltre, negli ultimi anni si sono susseguiti diversi scandali alimentari ed emergenze sanitarie che hanno richiesto “risposte” di vario genere supportate da un approccio sistemico volto alla creazione di valore per la comunità in cui si opera: rafforzare il legame con la comunità di appartenenza; migliorare i rapporti con gli stakeholder rilevanti; ottenere il favore del mercato; rafforzare la propria identità aziendale. In particolare, il sistema agroalimentare ha un ruolo centrale nella società, visto che soddisfa i bisogni primari dell’individuo (figura 6.2).
49
capitolo vi - la responsabilità sociale
Figura 6.2 - La centralità del sistema agroalimentare
Fonte: elaborazione propria
In un’ottica microeconomica, invece, i motivi che spingono l’impresa verso la RS vanno dal “semplice” miglioramento della reputazione e dell’immagine alla fidelizzazione dei consumatori, dal maggior senso di appartenenza dei lavoratori al rafforzamento della propria solidità economica, fino al miglioramento delle re-lazioni con i propri stakeholder.
Senza dubbio, uno degli elementi fondamentali per la diffusione di pratiche socialmente responsabili tra le piccole e medie imprese, che rappresentano la ti-pologia d’impresa più diffusa in Italia, è la possibilità di legare tale approccio a reali benefici per l’azienda. Le ragioni possono essere diverse, fra queste rientra sicu-ramente il vincolo posto dalla scarsità delle risorse umane e finanziare, sebbene esistano anche ostacoli di tipo culturale: il ruolo dell’imprenditore risulta centrale, le idee e convinzioni di quest’ultimo, infatti, condizionano in modo rilevante le scel-te dell’azienda.
L’approccio alla responsabilità sociale è particolarmente importante in un Paese come l’Italia, in cui la conduzione di tipo familiare e la piccola dimensione contribuiscono a un forte radicamento e a un’elevata capacità di relazionarsi con il territorio in cui si opera.
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Inoltre, occorre ricordare che a seguito della rinnovata strategia europea per la Responsabilità sociale delle imprese e degli orientamenti ONU e OCSE, di-versi Governi hanno teso a valorizzare e rilanciare azioni e strumenti volti a favori-re una condotta responsabile delle imprese. Questo diventa ancora più importante nell’ottica di una crescita sostenibile inclusiva e stabile, accentuata dall’attuale crisi economica-finanziaria e dalle crisi agroalimentari (es. BSE, influenza aviaria, ecc.) che negli ultimi anni hanno messo le imprese di fronte alle loro responsabili-tà. Nello stesso modo, si assiste sia ad una perdita di fiducia dei consumatori sia ad una crescente attenzione degli stessi per la sicurezza, la qualità e la provenienza dei prodotti, oltre che verso l’ambiente, il benessere animale e la biodiversità. In altre parole, cresce il valore etico del consumo. In tale ottica, le aziende devono ri-spondere a questa rinnovata sensibilità e valutare gli effetti delle proprie politiche secondo il triplice approccio, mirando non solo alla massimizzazione del proprio profitto quanto alla creazione di valore. Tale percorso va accompagnato e favorito da diversi soggetti (organizzazioni e istituzioni) che operano in un determinato ter-ritorio, quali enti pubblici (Comuni, Province, Regioni, Parchi, ecc.), associazioni e organizzazioni di categoria, sindacati, università e centri di ricerca, ecc.
Tutto ciò in accordo con il Piano d’azione nazionale sulla RSI 2012-2014, coordinato dal Ministero dello Sviluppo Economico e da quello del Lavoro e delle Politiche Sociali, che recita: “in questo quadro, la strategia del Governo italiano pone l’accento sull’importanza del ruolo dell’impresa nella società e sulla gestione responsabile delle attività economiche quale veicolo di creazione di valore, a mu-tuo vantaggio delle imprese, dei cittadini e delle comunità”.
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capitolo vii - il percorso inea
Capitolo Vii
il PerCorso inea
Il concetto appena riportato consente di richiamare una nuova declinazione della responsabilità sociale, non solo riferita alla singola impresa, ma a tutta la collettività: la responsabilità sociale del territorio che ha come scopo quello di migliorare la qualità della vita della comunità.
Tale approccio è particolarmente calzante per la realtà italiana dove la com-posizione territoriale è fatta di piccole-medie imprese spesso a conduzione fami-liare.
Se, infatti, i concetti di responsabilità sociale d’impresa vengono applicati ad un livello più ampio, ne deriva la necessità di potenziare le identità locali non solo dal punto di vista economico, ma anche sociale, culturale e ambientale per la riscoperta del territorio come luogo dotato di una propria identità, di proprie tra-dizioni, di una propria storia, di un proprio know-how produttivo, di propri sapori, profumi e di ogni altra risorsa da valorizzare in quanto ne garantisce l’unicità e la tipicità. Ed ecco che il soggetto protagonista dello sviluppo sostenibile di un terri-torio non sono più solo le imprese che in esso operano, ma l’intera comunità dove vivono e operano i diversi portatori di interesse.
Proponendo questa chiave di lettura, dal 2005 l’INEA ha avviato un filone di ricerca sulla RS. Oltre all’attività di analisi e di divulgazione della tematica, l’Isti-tuto ha realizzato alcuni strumenti di supporto - quali le linee guida e il portale web dedicato – per accompagnare i diversi stakeholder (istituzioni, organizzazioni pubbliche e private, imprese, associazioni di categoria, ecc.) lungo un percorso condiviso dove le istanze economiche vengono coniugate con le attenzioni sociali e ambientali nell’ottica di uno sviluppo sostenibile.
Sebbene molte imprese agricole e agroalimentari si siano già confrontate con logiche e strumenti di responsabilità sociale, in molti casi non si riscontra un orientamento strategico di fondo, ma azioni isolate e spesso anche scollegate dal-le politiche aziendali. Con la propria attività di ricerca sulla RSI, l’INEA persegue un duplice obiettivo: da un lato, accompagnare le imprese nell’individuazione di un
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percorso di RS che rispecchi il contesto spazio-temporale in cui si trovano a ope-rare. Dall’altro, offrire uno strumento a tutti gli intermediari (camere di commer-cio, organizzazioni professionali e di produttori, GAL, enti locali, ecc.) che vogliono sensibilizzare e assistere le aziende del territorio nel processo di implementazione di comportamenti socialmente responsabili. A questo proposito, la griglia di au-todiagnosi (figura 7.1) messa a punto dall’INEA fornisce un punto di partenza per iniziare tale percorso. Si tratta di una matrice basata su un approccio modulare e graduale, che prende in considerazione sia i comportamenti che l’azienda mette in atto singolarmente sia le dinamiche di sistema in cui la stessa è coinvolta.
Figura 7.1 – La griglia di autodiagnosi
Fonte: INEA, 2005
Questo modello è stato condiviso e validato da istituzioni, organizzazioni e associazioni del settore, università e istituti di ricerca e numerosi soggetti lo hanno adottato nei rispettivi contesti di riferimento.
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Capitolo Viii
l'inDagine sul CamPo
Il questionario, riportato in appendice a questo lavoro, si compone di due parti: la prima esplora la conoscenza dei principi base della RS, gli aspetti che maggiormente si riflettono nella propria azienda, nonché i più importanti driver d’azione per l’imprenditore, cioè i motivi che spingono il capo azienda ad avvici-narsi a un percorso di sostenibilità d’impresa. Si prosegue con alcuni quesiti vol-ti a stabilire in che misura le politiche adottate in sede comunitaria sostengono l’attuazione di comportamenti sostenibili; e ancora, l’uso di certificazioni e ren-dicontazioni di vario tipo (es. marchi, bollini, report, bilanci, ecc.) e le criticità fi-nora incontrate. Seguono altre domande sulle buone pratiche attuate in azienda secondo lo schema delle quattro macroaree individuate dall’INEA come elementi in cui si declina la RS (prodotto, ambiente, territorio e risorse umane), nonché sulle esperienze di RS a livello di filiera e sulla multifunzionalità in azienda. La se-conda parte del questionario si completa con due sezioni contenenti informazioni sull’intervistato e la sua impresa in termini economico-giuridici. In particolare, la sezione I riguarda informazioni anagrafiche (es. età, sesso, grado di istruzione) e la formazione (i corsi di aggiornamento frequentati), mentre la sezione II si concentra sulla forma giuridica dell’impresa ed eventuali sedi produttive all’estero e sul tipo di attività svolta.
Il questionario (cartaceo), somministrato in maniera diretta, è stato com-pilato da 70 tra imprenditori e imprenditrici agricole partecipanti a un corso di formazione organizzato da Coldiretti. Tale campione, pur non essendo statistica-mente rappresentativo dell’universo cuneese, rimane fedele al trend descritto a livello provinciale.
I dati dell’indagine sono stati successivamente inseriti in un database ed elaborati per ottenere i risultati che si riportano di seguito.
In entrambe le sezioni, il tasso medio di risposta ha superato l’80%, un valo-re considerato più che soddisfacente.
Riguardo al sesso degli intervistati, si deve evidenziare una prevalenza di
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imprenditrici, oltre la metà del campione indagato. L’età media degli intervistati è di 36 anni e la maggior parte di loro ha un diploma di scuola media superiore come titolo di studio. Tali dati sono coerenti con il contesto socio-economico descritto nella parte iniziale del report, nel quale si fa riferimento ad una notevole dinami-cità del tessuto imprenditoriale, presupposto necessario per l’implementazione di buone pratiche di RSI.
Alla data di ricezione dei questionari compilati, oltre il 58% degli intervistati aveva frequentato almeno un corso di aggiornamento professionale negli ultimi 5 anni, coerentemente con il fatto che tale iniziativa si è svolta all’interno di un percorso formativo orientato prevalentemente a realtà imprenditoriali gestite da donne (box 8.1).
Oltre il 70% delle aziende censite opera nel comparto agricolo, mentre solo il 15% si occupa di agroalimentare di prima e seconda trasformazione. Il 37% delle imprese sono di recente costituzione, cioè in attività da meno di 5 anni (box 8.2), mentre poco meno del 50% possono considerarsi più strutturate, con esperienze nel settore anche decennali.
BOX 8.1 – L’imprenditoria femminile Mercato globale, competitività, qualità, sono solo alcune delle sfide che l’agricoltura è chiamata ad affron-tare nei prossimi anni. In questo scenario, una risorsa chiave è senza dubbio rappresentata dalla presenza femminile. La crescente affermazione di imprenditrici agricole, il loro apporto di idee e di proposte possono contribuire ad una svolta in grado di aprire al settore prospettive nuove e più incoraggianti. La presenza femminile in agricoltura, oltre a rivestire un importante tassello a livello di produzione agricola, svolge una funzione essenziale per mantenere vivo il territorio rurale. Sostenere la presenza delle donne in tale settore diventa dunque necessario alla promozione di uno sviluppo locale, dove ambiente, biodiversità, patrimo-nio culturale e qualità della vita siano elementi portanti per la crescita sostenibile. Attualmente le donne rappresentano circa un terzo (37%) della popolazione agricola attiva europea; ben più basse sono le quote a livello nazionale e regionale (circa 14%), mentre nella sola provincia di Cuneo la quota sale addirittura al 24%. La loro capacità di creare relazioni nuove tra agricoltura e società, si concretizza, ad esempio, con risposte adeguate alle nuove esigenze e combinando le risorse esistenti sul territorio attraverso processi ecosostenibili, economicamente soddisfacenti ed innovativi, con particolare riferimento all’agriturismo, alle fattorie didattiche, al settore biologico e alle produzioni di nicchia nei comparti ortofrutticolo e vitivinicolo.
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capitolo viii - l'indagine sul campo
Al fine di promuovere e diffonde pratiche di RSI, un ruolo fondamentale è svolto da soggetti come enti locali, camere di commercio, organizzazioni profes-sionali, associazioni, ecc. che possono fornire maggiori informazioni riguardo gli effetti positivi della responsabilità sociale sulle imprese e sulla società, oltre ad attivare e favorire la costituzione di una rete di attori per implementare il sistema e rafforzare lo scambio di esperienze e buone pratiche. In questo modo, si può dare un impulso allo sviluppo di capacità di gestione della sostenibilità, permettendo la formazione di politiche pubbliche anche attraverso l’apporto delle imprese. In altre parole, il lavoro sulla RSI svolto sul territorio dagli attori locali rimane uno dei pun-ti chiave; nel contesto locale preso in considerazione, e grazie al loro sforzo, ben il 71% degli intervistati si ritiene “molto informato” (grafico 8.1) sulla responsabilità sociale, confermando come questo argomento non sia più appannaggio delle sole imprese multinazionali, ma anche delle realtà minori a carattere familiare, le quali costituiscono oltre il 90% del tessuto produttivo nazionale.
Il grafico 8.2 offre una panoramica su quali siano i driver che hanno spinto l’imprenditore ad abbracciare politiche aziendali di responsabilità sociale. Oltre il 60% dei rispondenti rimanda questa scelta a convinzioni etiche personali, sebbene il 38,6% sia spinto da incentivi fiscali di natura pubblica; soltanto nel 14,3% dei casi si cerca, invece, un ritorno di immagine positivo come conseguenza di iniziative promozionali.
BOX 8.2 – L’imprenditoria giovanile In Europa, dove la presenza di imprenditori under 35 si attesta attorno al 6%, appare oggi chiaro come, oltre ai problemi strutturali legati al ricambio generazionale (difficoltà di accesso al credito e alla terra, burocrazia, frammentarietà dell’informazione sulle possibilità di finanziamento e di formazione, carenza di servizi per l’infanzia e per la famiglia, ecc.), esistano delle problematiche che investono la rappresentazione stessa della figura dell’agricoltore e della vita nelle aree rurali, problematiche spesso causate da una mancanza di informazioni sull’evoluzione che questo mondo sta sperimentando negli ultimi anni.I giovani sono quelli che investono di più nella diversificazione delle attività (agriturismi, fattorie didattiche), nella multifunzionalità, nella sostenibilità (energie alternative) e nell’innovazione, con performance aziendali migliori. Inoltre, secondo dati recenti l’occupazione dei giovani in agricoltura registra una controtendenza po-sitiva rispetto ad altri settori. Nello stesso tempo è cambiata radicalmente la figura dell’agricoltore, che oggi deve avere competenze manageriali, e del lavoro agricolo, dove la componente altamente tecnologica, il marketing, la comunicazione, giocano un ruolo importantissimo.
Fonte: La percezione delle aree rurali da parte dei giovani - Un’indagine europea realizzata su otto Stati Membri Ottobre 2012- MIPAAF - Rete rurale nazionale
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Grafico 8.1 - In che misura si ritiene informato sulla responsabilità sociale d’im-presa?
3%
71%
24%
2%
molto
abbastanza
poco
per nulla
Fonte: nostra elaborazione
Grafico 8.2 – Quali tra i seguenti aspetti sono determinanti nella scelta di aderire a iniziative di sensibilità sociale e/o nell’adottare strumenti di RSI?
61,4
11,4
38,6
14,3
11,4
1,4
Convinzione personaledell’imprenditore
Elevata concorrenza di compartospinte dal territorio
Incentivi fiscali pubblici
Iniziative promozionali
Su richiesta del cliente
altro
%
Fonte: nostra elaborazione
Il grafico 8.3 mostra le preferenze attribuite a ciascuna delle declinazioni più co-
57
capitolo viii - l'indagine sul campo
muni di RSI: la cura per il prodotto e la tutela del consumatore sono decisamente gli aspetti più sentiti, con particolare riferimento al miglioramento del processo produttivo, alla sicurezza alimentare e al benessere degli animali. Allo stesso tem-po, è opportuno sottolineare come la valorizzazione del territorio e delle tradizioni agroalimentari abbiano ricevuto altrettanto interesse, come pure il rispetto e la tu-tela dell’ambiente. Dall’altro lato, il rapporto con le comunità locali e le interazioni a livello di filiera risultano ancora in fase di crescita, come dimostrano gli sforzi compiuti da diversi enti di ricerca per le filiere vitivinicola e zootecnica.
Grafico 8.3 - Quali dei seguenti aspetti ritiene particolarmente importanti per la sua impresa?
52,9
58,6
31,4
25,7
24,3
54,3
50,0
1,4
1,4
sicurezza alimentare e benessere animale
miglioramento del prodotto
miglioramento delle relazioni con la comunità
attenzione alla qualità del lavoro
interesse per la salute dei lavoratori
valorizzazione del territorio
rispetto e tutela dell’ambiente
altro
non risponde
%
Fonte: nostra elaborazione
Attraverso queste domande è stato possibile esaminare alcune informazioni preliminari relative all’attuazione di comportamenti di responsabilità sociale tra le aziende del settore primario della provincia di Cuneo. Il modello delle 4 macroa-ree, formulato dall’INEA all’inizio della sua attività sulla RSI, è stato ampiamente condiviso su scala internazionale in occasione del Global Compact delle Nazioni Unite. Tale impianto teorico prevede l’individuazione di quattro macroaree, di se-guito illustrate, all’interno delle quali è possibile inserire molti degli elementi fino-ra citati, argomenti e aree di lavoro su cui si concretizza la responsabilità sociale.
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Prodotto e consumatori
Il tema del consumo responsabile gioca un ruolo rilevante, nella misura in cui le imprese mettono in atto comportamenti etici per conquistare anche i con-sumatori più critici e consapevoli. Una strategia di responsabilità sociale rivolta al prodotto, ad esempio, considera almeno uno dei seguenti aspetti:• la qualità, vale a dire sicurezza, salubrità e rispondenza a determinate caratte-
ristiche delle materie prime, nonché dei metodi di produzione utilizzati;• la territorialità, ovvero la capacità del prodotto di rappresentare il valore del
territorio di provenienza, esprimendone l’insieme di tradizioni, cultura e know-how che lo rendono unico. È una dimensione valorizzata dalla crescente diffu-sione di prodotti con marchio di origine (DOCG, DOP, ecc.);
• la trasparenza delle informazioni relative al ciclo di vita e alla composizione organolettica del prodotto alimentare. L’informazione costituisce un valore ag-giunto imprescindibile che interessa le qualità specifiche del prodotto, il pro-cesso produttivo e il relativo impatto ambientale.
Il grafico 8.4 è il primo elemento relativo al tema della produzione, della comunicazione e del consumo. Quasi l’80% degli imprenditori intervistati condivi-dono l’importanza di fornire un prodotto di qualità al cliente, con il quale è altresì fondamentale instaurare uno stretto rapporto di fiducia. Prezzi concorrenziali, na-turalmente, giocano ancora un ruolo primario per mantenere buone relazioni con i consumatori, mentre la storia dell’azienda e il suo impegno etico passano decisa-mente in secondo piano, confermando le numerose ipotesi di natura accademica secondo cui le strategie di sostenibilità messe in atto in sede aziendale non trovano sempre un riscontro dal lato della domanda, spesso a causa di una insufficiente comunicazione.
59
capitolo viii - l'indagine sul campo
Grafico 8.4 - Nei rapporti con la clientela, quali tra i seguenti aspetti sono im-prescindibili o fortemente apprezzati da parte dell’impresa cliente/consumatore finale?
4
3
6
13
3
4
5
9
Certificazione di rintracciabilità azienda agro-alimentare
Certificazione di sicurezza (ISO 22000)
Certificazione del sistema di gestione in linea con I principi dell’Haccp – (ISO 10854)
Certificazione di origine
Certificazione del prodotto da “Agricoltura biologica - Regime di controllo CEE” (Reg. CE 2092/91)
Certificazione biologico (Reg. CE 834/07
Marchio collettivo (marchio ombrello, marchio di consorzio, marchio di consorzio d’area/GAL/distretto
rurale o agro-alimentare di qualità, ecc.)
Marchio di qualità della carne bovina a norma di legge
Numero di aziende
Fonte: nostra elaborazione
Un secondo aspetto interessante riguarda l’adozione di certificazioni e bolli-ni (grafico 8.5). Tra le 70 osservazioni degli intervistati, meno della metà utilizzano strumenti per comunicare il loro impegno in materia di qualità del prodotto e del ciclo produttivo. Tra le certificazioni adottate, la ISO 10854 che certifica il sistema di gestione in linea con i principi dell’HACCP è stato adottato da 6 aziende, 13 si servono delle indicazioni di origine territoriale (es. DOP) e 9 si fregiano del marchio di qualità della carne bovina a norma di legge, mentre il resto delle opzioni1 non ha mai superato le 5 preferenze. Il dato del grafico 8.6 conferma non solo la difficoltà delle piccole imprese a utilizzare strumenti quali bilanci sociali, ambientali e di sostenibilità, spesso troppo complessi sotto il profilo burocratico- ma anche la ne-cessità di sviluppare per le piccole e medie imprese impegnate nel percorso di RSI parametri e linee guida differenti da quelle utilizzate dalle imprese multinazionali.
1 Per comodità grafica, si è preferito non riportare tutte le opzioni, le quali sono comunque presenti nel questionario riportato in appendice.
60
Grafico 8.5 – Utilizza strumenti di certificazione d’impresa/prodotto? Se sì, quali?
4
3
6
13
3
4
5
9
Certificazione di rintracciabilità azienda agro-alimentare
Certificazione di sicurezza (ISO 22000)
Certificazione del sistema di gestione in linea con I principi dell’Haccp – (ISO 10854)
Certificazione di origine
Certificazione del prodotto da “Agricoltura biologica - Regime di controllo CEE” (Reg. CE 2092/91)
Certificazione biologico (Reg. CE 834/07
Marchio collettivo (marchio ombrello, marchio di consorzio, marchio di consorzio d’area/GAL/distretto
rurale o agro-alimentare di qualità, ecc.)
Marchio di qualità della carne bovina a norma di legge
Numero di aziende
Fonte: nostra elaborazione
Grafico 8.6 – Quali dei seguenti strumenti della responsabilità sociale d’impresa utilizza?
7
4
7
8
28
21
Bilancio ambientale
Bilancio sociale
Bilancio di sostenibilità
Codici etici
Nessuno
Non risponde
Numero di aziende
Fonte: nostra elaborazione
61
capitolo viii - l'indagine sul campo
ambiente
Il settore primario è a stretto contatto con le componenti ambientali (es. aria, acqua, biodiversità, clima e paesaggio) ed è in grado di influirvi in termini di esternalità non solo positive ma anche negative. Sotto questo secondo profilo, l’a-zienda agricola può rendersi potenzialmente dannosa in diversi modi, ad esempio attraverso l’uso eccessivo di fertilizzanti e fitofarmaci, una cattiva gestione delle risorse idriche, il sovrapascolo, il ricorso a macchinari pesanti, ecc. Ognuna di queste azioni, però, può diventare un punto di forza laddove l’operatore agricolo decida di adottare prassi volontarie e di intraprendere un percorso di responsa-bilità sociale che tenga in considerazione la sostenibilità ambientale, ad esempio attraverso l’adozione di metodi di produzione a basso impatto.
Lo smaltimento corretto dei rifiuti è la pratica relativamente più comune e facile da adottare in una azienda agroalimentare (grafico 8.7), e tra le 70 azien-de della provincia di Cuneo ben 45 hanno segnalato il loro impegno in tal senso. La tutela del paesaggio e l’adozione di pratiche di agricoltura non convenzionale (biologica e biodinamica) rappresentano la seconda scelta più condivisa, con poco più del 27% delle preferenze. A tal proposito, va ricordato che il Piemonte non si distingue per essere una realtà produttiva ad alto regime biologico, pertanto, ritrovare nel campione un valore così ampio può considerarsi un elemento posi-tivo. A questa quota è possibile aggiungere un 24,3% corrispondente a coloro che dichiarano di utilizzare una minore quantità di antiparassitari e sostanze chimiche in generale. Infine, una azienda su 5 produce e utilizza energia alternativa (es. biomasse, eolico, solare, ecc.), operando inoltre una riduzione sul consumo di ma-terie prime (box 8.3).
BOX 8.3 – Energie rinnovabiliSicurezza energetica, necessità di ridurre le emissioni di gas ad effetto serra, diversificazione dei redditi agricoli sono le motivazioni alla base della crescente attenzione dell’opinione pubblica alla produzione, sia su scala globale che locale, di biomassa per fini energetici. Nell’ambito delle energie rinnovabili assume particolare importanza la biomassa di origine agricola e forestale che ne costituisce una parte rilevante, nell’ordine dell’80%. Con il termine biomasse si intende il materiale biodegradabile dei prodotti residui provenienti dall’agricoltura, dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, nonché quella dei rifiuti industriali e urbani. Secondo l’Annuario INEA (2012a) dell’agricol-tura italiana, oggi in Italia la quota prevalente di energia rinnovabile è ancora prodotta dagli impianti idroelettrici (56% nel 2010), seguita dalle biomasse e i rifiuti (32%).
62
Grafico 8.7 - Svolge iniziative finalizzate alla riduzione dell’impatto ambientale?
64,3
22,9
2,9
10,0
20,0
11,4
24,3
7,1
27,1
5,7
10,0
27,1
1,4
20,0
12,9
15,7
trattamento e smaltimento dei rifiuti (esempio: riciclaggio)
riduzione del consumo energetico
riduzione dei rumori
riduzione delle emissioni inquinanti
riduzione dei consumi di materie prime
riduzione dei consumi di acqua
mancato impiego di antiparassitari
imboschimento di terreni agricoli
agricoltura con metodi di produzione integrata e/o biologica (naturale)
agricoltura di tipo estensivo
gestione dei sistemi di pascolo a scarsa intensità
tutela del paesaggio
utilizzo di biocarburanti
sviluppo di energia alternativa (biomassa/fotovoltaica/ecc..)
utilizzo di materie prime ecocompatibili
utilizzo di confezionamento e/o imballaggio ecocompatibile
%
Fonte: nostra elaborazione
territorio
Negli ultimi decenni, il ruolo dell’agricoltura ha subìto una profonda rivi-sitazione: alla produzione di derrate si è aggiunta l’offerta di servizi a carattere sociale e ambientale per l’intera comunità. L’azienda agroalimentare è sempre più orientata verso un “prodotto di qualità”, caratterizzato non solo dalla genuinità in-trinseca, ma anche dalla capacità di rappresentare gli interessi e le necessità degli
63
capitolo viii - l'indagine sul campo
stakeholder coinvolti. In un settore così frammentato come quello agricolo, dove le aziende sono spesso a carattere familiare o comunque troppo piccole per venire incontro alle richieste del mercato, il grado di coinvolgimento dell’impresa nelle diverse fasi della filiera determina la misura in cui questa è in grado di fornire un prodotto di qualità, facendo propri i cardini della responsabilità sociale. All’interno della filiera, infatti, è determinante il grado di condivisione degli obiettivi e la coo-perazione fra le imprese locali, con il fine di accrescere il valore etico-sociale del territorio e del prodotto stesso.
Nel contesto della RS, l’idea di territorio richiama dunque tre concetti:• esclusività - il territorio racchiude in sé diversi elementi materiali (es. popo-
lazione, superficie, ricchezza, configurazione orografica, ecc.) e immateriali (es. la lingua, la cultura e le tradizioni, il paesaggio, il clima, ecc.). Questi sono fortemente correlati e consolidati tra di loro in maniera più o meno naturale e spontanea, producendo un insieme di effetti difficilmente replicabili in altri ter-ritori; in questo senso, la comunità acquisisce una serie di prerogative e tratti distintivi che si materializzano nella tipicità dei prodotti;
• complementarietà - il significato di territorio in un’ottica di RS riguarda la cre-azione di reti tra gli stakeholder, dunque creazione ed espansione di capitale sociale tra i vari attori della filiera agricola; la costruzione collettiva di una rete complementare di rapporti e interazioni ha un triplice obiettivo: un esteso be-nessere della comunità che passi attraverso una maggiore sostenibilità econo-mica e ambientale, la condivisione delle buone pratiche e delle esperienze di RS e la creazione di una piattaforma per il dibattito da cui far nascere ulteriori iniziative virtuose;
• sussidiarietà - un territorio è competitivo quando è in grado di fare sistema a li-vello locale con istituzioni pubbliche, associazioni agricole, aziende, industrie di trasformazione e consumatori, nel rispetto della sostenibilità economica, am-bientale e sociale. La RS trova ragione di esistere anche nella sua estensione dalle singole imprese all’intera comunità, ponendosi come obiettivo il migliora-mento della qualità della vita nel territorio.
Stando ai risultati del questionario, il territorio è da considerare come og-getto di attenzioni da parte delle imprese, ma è anche un’entità da cui le stesse ricevono il proprio prestigio, confermando ancora una volta la natura concausale delle relazioni esistenti. In ogni caso, solo il 15,7% dei rispondenti afferma di svol-gere attività per la comunità locale, mentre donazioni e sponsorizzazioni di eventi (cause-related marketing) sono ancora meno frequenti (grafico 8.8).
64
Grafico 8.8 - Quale di queste attività in ambito sociale sono state adottate dall’im-presa?
15,7
10,0
11,4
1,4
2,9
5,7
iniziative per la comunità locale
donazioni e/o interventi rivolti alle fasce sociali più deboli (anziani, disabili, ecc.)
sponsorizzazioni di mostre, spettacoli, restauri, attività sportive
aiuti alla ricerca e/o erogazione di borse di studio
commercio equo-solidale
altro
%
Fonte: nostra elaborazione
Come accennato in precedenza, le collaborazioni tra aziende (appartenenti alla stessa filiera) sono ancora in fase di sviluppo, tant’è che il 71% dei rispondenti afferma di non aver mai realizzato collaborazioni sul tema della RSI insieme ad altre realtà territoriali (box 8.4). In ogni caso, vale la pena sottolineare la rilevanza assunta dalle filiere zootecnica e vitivinicola, quest’ultima capace di coniugare il settore agricolo cuneese con quello terziario. Tra le nove aziende che hanno rispo-sto in maniera affermativa, il riconoscimento di marchi territoriali e le iniziative
Box 8.4 – La RSI di filieraIn un settore così frammentato come quello agricolo, dove le aziende sono spesso a carattere familiare o comun-que troppo piccole per venire incontro alle richieste del mercato, il grado di coinvolgimento dell’impresa nelle diverse fasi della filiera determina la misura in cui questa è in grado di fornire un prodotto di qualità, facendo propri i cardini della responsabilità sociale. All’interno della filiera, infatti, è determinante il grado di condivisione degli obiettivi e la cooperazione fra le imprese, con il fine di accrescere il valore etico-sociale del territorio e del prodotto stesso. L’analisi della responsabilità sociale di filiera sposta il punto di osservazione dall’impresa tout court al sistema di relazioni che l’impresa attiva con le altre realtà imprenditoriali, i consumatori finali, i soggetti del territorio e tutti quelli che, a diverso titolo, entrano in contatto con l’attività realizzata.
65
capitolo viii - l'indagine sul campo
di carattere sociale a favore delle comunità locali sono le opzioni più condivise (grafico 8.9).
Grafico 8.9 - Quali delle seguenti iniziative sono state realizzate in collaborazione con altre imprese?
1
1
4
3
1
1
Certificazione di rintracciabilità o di filiera (ISO 10939 - UNI 11020)
Marchio di qualità alimentare/marchio di qualità superiore (marca commerciale della GDO di
percorso/filiera controllata)
Marchio regionale e marchio ombrello
Iniziative sociali a favore della comunità locale
Marketing territoriale
Iniziative a tutela dell’ambiente
Numero di aziende
Fonte: nostra elaborazione
Un secondo tema importante nell’ambito del territorio e della costruzione di reti ha riguarda la multifunzionalità, associata generalmente alla dotazione delle risorse dell’impresa per produzioni agricole e non-market outputs (es. paesaggio, prodotti biologici e di qualità, conservazione in situ di biodiversità, ecc.). Il grafico 8.10 concerne alcune declinazioni di agricoltura multifunzionale. Nello specifico, circa la metà degli intervistati ha dichiarato di accompagnare l’attività produttiva con quella commerciale attraverso la vendita diretta, mentre circa una su 5 ha promosso una fattoria didattica, fornendo inoltre servizi alle pubbliche ammini-strazioni (es. sgombero della neve, manutenzione del verde, ecc.).
66
Grafico 8.10 – Quali iniziative riconducibili alla multifunzionalità svolge in azienda?
4,3
12,9
8,6
48,6
11,4
4,3
4,3
5,7
Fattoria sociale
Fattoria didattica
Agriturismo
Vendita diretta
Fornitura di servizi alle pubbliche amministrazioni (sgombero neve, manutenzione
del verde, ecc.)
Forniture a mense collettive
Altro
non risponde
%
Fonte: nostra elaborazione
risorse umane
In generale, il tema del lavoro nel sistema produttivo vede toccare diversi punti fondamentali, spesso riguardanti i diritti umani, lo sfruttamento del lavoro minorile, le disparità di genere e di credo religioso. In Italia, il lavoro sommerso nel settore agricolo è certamente tra le questioni più delicate: la crisi, da parte sua, ha ulteriormente aggravato le condizioni di migliaia di lavoratori stagionali. Il tema del caporalato, in particolare, è cambiato in questi anni, diventando un ambito di interesse per la criminalità organizzata. La seconda questione riguarda invece la sicurezza e la prevenzione sui luoghi di lavoro.
Per le imprese del sistema agroalimentare che già rispettano i requisiti di legge in tema di risorse umane, parlare di RS significa favorire:• la crescita di competenze dei lavoratori, da realizzarsi tramite l’aggiornamento
67
capitolo viii - l'indagine sul campo
e la formazione del personale (es. in materia di sicurezza sul posto di lavoro);• una politica di gestione delle risorse che favorisca i processi di responsabilizza-
zione e motivazione del personale rispetto agli obiettivi aziendali (es. attraverso sistemi di valutazione, gruppi di lavoro, incentivi/premi legati al risultato, tra-sparenza e frequenza delle informazioni, ecc.);
• una politica di pari opportunità, tramite la realizzazione di interventi finalizzati a garantire accesso e crescita nel mondo del lavoro a categorie potenzialmente “a rischio”, tra cui donne, soggetti disabili e socialmente svantaggiati (es. ex-detenuti, ex-tossicodipendenti, ecc.);
• l’integrazione di lavoratori immigrati, che rappresenta un aspetto delicato per l’intera realtà rurale.
Alla luce del grafico 8.11, che offre una panoramica su questi elementi, è innanzitutto interessante notare come esattamente la metà degli intervistati non abbia risposto a questa domanda, confermando la natura delicata e a volte con-troversa dell’argomento. Tra le varie opzioni proposte, quella più condivisa, seppu-re solamente dal 17,1% delle imprese rispondenti, ha dichiarato di svolgere pro-grammi di tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori; il 7,1% implementa attività di formazione, mentre il 5.7% ha attivato strumenti per una migliore comu-nicazione interna e per la promozione di pari opportunità.
Grafico 8.11 - Quali di queste attività svolge a favore dei dipendenti?
17,1
5,7
4,3
7,1
5,7
10,0
programmi e/o iniziative di tutela della sicurezza e salute dei dipendenti
programmi e/o iniziative di promozione delle pari opportunità
programmi e/o iniziative di integrazione dei lavoratori extracomunitari
attività di formazione
strumenti per la comunicazione interna
altro
% Fonte: nostra elaborazione
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capitolo ix - considerazioni per il futuro
Capitolo iX
ConsiDerazioni Per il futuro
Le ultime domande del questionario hanno avuto come argomento le ini-ziative di responsabilità sociale per gli anni a venire. Il 59% dei rispondenti ha dichiarato di essere intenzionato a intraprendere nuove misure nei confronti delle dimensioni sociali e ambientali. Di questi, il 41,4% si è mostrato volenteroso nel ridurre il consumo di energia e dei prodotti più inquinanti, mentre solo il 22,9% e il 14,3% hanno espresso la volontà di concentrarsi di più rispettivamente sui consu-matori e sulla comunità locale (grafico 9.1).
Grafico 9.1 – Quale fra queste misure intende adottare nei confronti delle dimen-sioni sociali e ambientali?
41,43
14,29
22,86
Nei confronti dell'ambiente (es. riduzione di emissione di prodotti nocivi, riduzione di
consumo di energia)
Nei confronti del territorio e/o della comunità locale (es. Consorzi, etc.)
Nei confronti dei clienti/consumatori (Certificazioni, marchi, etc.)
%
Fonte: nostra elaborazione
L’ultimo grafico, particolarmente significativo, offre un ulteriore stimolo per approfondire gli studi sulla RSI nel sistema agroalimentare (grafico 9.2). Nell’in-dividuare le principali difficoltà di implementazione, le 70 aziende intervistate sembrano aver trovato più di un elemento, sebbene tra questi nessuno prevalga
70
nettamente sugli altri. In ogni caso, circa uno su tre “lamenta” una insufficiente promozione della materia e delle relative linee guide di settore, a cui si associa un 23% che fatica a reperire informazioni a riguardo. Il 27% trova difficile sopperire a un aumento dei costi relativo all’adozione di comportamenti di responsabilità sociale messi in atto in azienda. Se a questi si aggiunge un 23% che reclama in-centivi e contributi inadeguati e il 17% che trova difficoltà ad accedere al credito, ecco che il fattore finanziario inizia ad influire in maniera significativa sulla scelta dei capi azienda di adottare scelte più in linea con i principi della sostenibilità. Un ultimo punto da sottolineare è il valore del 20% relativo all’opzione che indica la difficoltà a redigere i documenti per comunicare la RSI attraverso certificazioni e bilanci sociali.
Grafico 9.2 – Secondo la sua esperienza, quali sono i principali ostacoli che si incontrano nell’adottare un percorso di RSI?
22,9
30,0
18,6
22,9
17,1
27,1
20,0
7,1
25,7
difficoltà di reperire informazioni
scarsa conoscenza della materia e mancanza di linee guida settoriali
scarsa collaborazione delle istituzioni pubbliche nazionali e locali
incentivi fiscali e/o contributi finanziari inadeguati
difficoltà di accesso al credito
aumento dei costi
complessità della documentazione da redigere
mancanza di figure professionali di supporto specializzate in materia
Non risponde
%
Fonte: nostra elaborazione
71
Capitolo X
ConClusioni
Nella prima parte di questo lavoro sono stati approfonditi gli aspetti relativi al quadro socio-economico della provincia di Cuneo, il suo sistema agricolo e i maggiori indicatori economici delle aziende ad esso afferenti, seguiti da un focus sugli aspetti territoriali e ambientali. Dai dati emersi, il territorio si configura come dinamico sotto il profilo demografico, grazie non solo ad una popolazione più gio-vane rispetto alla media regionale, ma anche grazie al contributo rappresentato dai cittadini stranieri, per lo più extracomunitari, impiegati soprattutto nel settore primario. Cuneo è la seconda provincia più ricca del Piemonte dopo Torino e il valore aggiunto del settore agricolo rappresenta un peso significativamente mag-giore nell’economia provinciale di quanto accada a livello regionale e nazionale. Non a caso, dunque, il primato agricolo del territorio cuneese è indiscusso, nella misura in cui il valore complessivo della produzione incide per oltre il 41% sul va-lore della produzione agricola regionale, con particolare riferimento al comparto zootecnico. Sulle circa 23.000 aziende del settore primario, quasi un terzo sono guidate da donne, suscitando l’interesse di Coldiretti Cuneo, spesso impegnata a portare avanti iniziative di formazione tra le categorie più svantaggiate, tra cui donne e giovani. Da sempre, entrambe le categorie sono quelle che mostrano una maggiore sensibilità sui temi della RSI, e da qui nasce la collaborazione con la Ca-mera di commercio locale e l’INEA nel condurre l’analisi oggetto di questo lavoro.
Le 70 aziende agroalimentari a cui è stato somministrato il questionario sulle azioni di responsabilità sociale implementate in azienda hanno mostrato un forte interesse verso la sostenibilità e il suo triplice approccio. Un’alta percentuale di imprese si è dichiarata “abbastanza” informata su queste tematiche, grazie an-che al supporto che la Camera di commercio locale offre sul territorio. I risultati evidenziano inoltre un discreto impegno verso le “4 macroaree” individuate dall’I-NEA, e in particolare alla qualità del prodotto, al rapporto con i clienti e a quello con i fornitori, oltre che alla valorizzazione del territorio.
L’ultimo grafico, come già accennato, è emblematico nel rappresentare le
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numerose difficoltà che le piccole e medie imprese possono incontrare nei per-corsi di RSI. Se è vero che la mancanza di informazioni rappresenta un fattore di ostacolo, un maggiore sforzo per promuovere la conoscenza della materia è ne-cessario per mirare non solo alla crescita della singola azienda, ma soprattutto a uno sviluppo integrato dell’intero territorio. Le linee guida INEA, in tal senso, pos-sono rappresentare il gradino iniziale di un percorso di RSI capace di coniugare gli elementi più tradizionali di crescita con elementi di coesione e inclusione sociale, la valorizzazione delle diversità e delle pari opportunità. Un’idea di sostenibilità, dunque, basata sul confronto e sulle relazioni tra idee, interessi e punti di vista differenti, ma che sappia tracciare un cammino di sviluppo condiviso da tutti gli at-tori che operano in un territorio. Per fare ciò occorre accompagnare tanto gli attori istituzionali quanto le imprese interessate in un percorso condiviso finalizzato a uno sviluppo territoriale sostenibile, dove le istanze economiche si coniughino con le attenzioni sociali ed ambientali.
A tal fine, è necessaria un’attività di divulgazione e formazione sul territorio, indispensabile per la valorizzazione delle conoscenze e competenze delle persone che vi risiedono e vi operano. La responsabilità sociale è, prima di tutto, un fatto culturale, alla cui base vige la capacità di cooperare e fare rete.
In tale ottica, l’INEA si propone come punto di riferimento sul tema anche a livello decentrato, come “facilitatore di sviluppo sano”, ovvero come uno dei sog-getti che all’interno di un territorio - grazie alla propria esperienza di ricerca in materia e alla messa a punto delle linee guida di RSI – è in grado di facilitare la relazione fra gli attori, promuovendo, attivando e supportando la gestione di per-corsi di RSI.
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bibliografia
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Settore Risorse Naturali, Cuneo
74
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Unioncamere Piemonte, 2012, Piemonte in cifre 2012
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aPPenDiCe - Questionario
PROGETTO INEA “Responsabilità sociale: implicazioni e applicazioni per le imprese del settore agroalimentare”Responsabilità sociale d’impresa significa essenzialmente contribuire volontariamente al progresso della società e alla tutela dell’ambiente, integrando le preoccupazioni sociali e ambientali nelle operazioni aziendali e nei rapporti con le altre parti interessate. (Libro Verde - Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle im-prese, Commissione Europea, 2001)
1. In che misura si ritiene informato sulla responsabilità sociale d’impresa? molto ❏ poco ❏ abbastanza ❏ per nulla ❏2. Quali dei seguenti aspetti ritiene particolarmente importanti per la sua im-presa?sicurezza alimentare e/o benessere animale ❏miglioramento del prodotto e del processo produttivo e introduzione di nuove tecnologie ❏attivazione/miglioramento delle relazioni con altri soggetti e imprese della comunità locale ❏attenzione alla qualità del lavoro ❏interesse per la salute dei lavoratori ❏valorizzazione del territorio e della tradizione agro-alimentare ❏rispetto e tutela dellambiente ❏
altro (specificare): .........................................................................................................................................
........................................................................................................................................................................
3. Ritiene che le azioni intraprese in sede UE (attraverso, ad esempio, la politica agricola comunitaria), nazionale e locale (regioni, province, comuni) siano com-plessivamente adeguate al raggiungimento degli obiettivi di sensibilità sociale precedentemente indicati? molto ❏ poco ❏ non sa/non risponde ❏
abbastanza ❏ per nulla ❏altro (specificare): ..........................
.........................................................
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4. Utilizza strumenti di certificazione d’impresa/prodotto? Sì ❏ No ❏Se sì, quali?a) Certificazione di produzione agricola o agro-alimentare
CERTIFICAZIONI VOLONTARIE
Certificazione di qualità dei prodotti, dei servizi e dei processi (ISO 9000/Vision 2000) ❏Certificazione di prodotto agro-alimentare DTP ❏Certificazione di rintracciabilità dellazienda agroalimentare/rintracciabilità interaziendale (ISO 11020) ❏Certificazione di rintracciabilità della filiera agro-alimentare (ISO 22005) ❏Certificazione di sicurezza alimentare dei prodotti e dei processi (ISO 22000) ❏Certificazioni di standard di qualità nellambito dei capitolati di fornitura dei prodotti agro-alimentari (BRC Food Standard, IFS, EUREPGAP) ❏
CERTIFICAZIONI REGOLAMENTATE
Certificazione di origine (DOP/IGP/STG, vini DOCG, DOC, IGT) ❏Certificazione di origine DOP/IGP con menzione aggiuntiva Prodotto della montagna e iscrizione allAlbo istituito presso il MIPAF (legge 289/02, d.m. 30/12/03) ❏
Certificazione del prodotto da Agricoltura biologica - Regime di controllo CEE (Reg. CE 2092/91) ❏Certificazione del prodotto da “Agricoltura biologica - Regime di controllo CEE” con adozione del logo volontario CE (Reg. CE 2092/91) ❏
Riconoscimento del prodotto tradizionale (inserimento nellelenco nazionale MIPAAF - d.m. 18 luglio 2000) ❏Certificazione biologico (Reg. CE 834/07) ❏b) Marchi di produzione agricola e agro-alimentare
Marchio regionale (per produzioni agricole locali o per prodotti ottenuti da Agricoltura integrata) ❏Marchio comunale De.Co. (per produzioni agricole locali) ❏Marchio collettivo (marchio ombrello, marchio di consorzio, marchio di consorzio d’area/GAL/distretto rurale o agro-alimentare di qualità, ecc.) ❏
Marchio di qualità alimentare e/o Marchio di qualità superiore (marca commerciale della GDO di percorso/filiera controllata) ❏
Marchio di qualità della carne bovina a norma di legge ❏Marchio di qualità della carne avicola a norma di legge ❏c) Altre certificazioni
Certificazione di qualità del marchio Q Ospitalità Italiana per le imprese agrituristiche (Accoglienza, rispet-to per lAmbiente, Formazione del personale, Qualità del prodotto offerto) ❏
Certificazione di sistemi di gestione ambientale (SGA) e linee guida per lapplicazione di audit ambientali (ISO 14000) ❏
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Certificazione di audit ambientale (sistema EMAS) ❏Certificazione del ciclo di vita del prodotto - ISO 14040/LCA ❏Dichiarazione Ambientale di Prodotto EPD ❏Certificazioni di produzioni eco-sostenibili (Certificazione della filiera legno PEFC) ❏Marchio di prodotto sostenibile FSC ❏Certificazione SA 8000 (certificazione di impegno etico e sociale dell’impresa ovvero rispetto dei diritti umani e dei diritti dei lavoratori, tutela contro lo sfruttamento dei minori, garanzie di sicurezza e salubrità sul posto di lavoro)
❏
Certificazioni per la sicurezza e la salute sui luoghi di lavoro (OHSAS 18001). ❏
5. Quali dei seguenti strumenti della responsabilità sociale d’impresa utilizza?
Bilancio ambientale ❏Bilancio sociale ❏Bilancio di sostenibilità ❏Codici etici ❏
altro (specificare): .....................................................................................................................................................
...................................................................................................................................................................................
Nessuno ❏6. Quali tra i seguenti aspetti sono determinanti nella scelta di aderire a inizia-tive di sensibilità sociale e/o nell’adottare strumenti di responsabilità sociale all’interno della sua impresa (fino a 4 risposte)?Convinzione personale dellimprenditore ❏Elevata concorrenza di comparto e spinte dal territorio di appartenenza ❏Incentivi fiscali e/o contributi finanziari pubblici (Unione europea, Governo, Regioni, Enti locali, Camere di Commercio, ICE, Buonitalia, ecc.) ❏
Iniziative promozionali. Se si, quali? ..........................................................................................................................
(ad esempio: Consorzi d’area, GAL, distretti rurali, distretti agroalimentari, Buonitalia, ISMEA, Banche, Associazioni, codici etici, standard tutela ambientale, certificazione di rintracciabilità o di filiera, marchi di qualità superiore)
Su richiesta del cliente/committente ❏
Altro (specificare):.........................................................................................................................................................
7. Secondo la sua esperienza, quali sono i principali ostacoli che si incontrano nell’adottare un percorso di RSI?difficoltà di reperire informazioni ❏
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scarsa conoscenza della materia e mancanza di linee guida settoriali ❏scarsa collaborazione delle istituzioni pubbliche nazionali e locali ❏incentivi fiscali e/o contributi finanziari inadeguati ❏difficoltà di accesso al credito ❏aumento dei costi ❏complessità della documentazione da redigere ❏mancanza di figure professionali di supporto specializzate in materia ❏8. Nei rapporti con la clientela, quali tra i seguenti aspetti sono imprescindibili o fortemente apprezzati da parte dell’impresa cliente/consumatore finale?La qualità del prodotto/servizio ❏Il prezzo del prodotto/servizio ❏La vicinanza territoriale dell’impresa cliente ❏L’immagine dell’azienda e la sua storia ❏L’impegno dell’impresa nel rispetto dell’ambiente e nel sociale (finanziamenti di attività sociali, volontariato... )
❏
L’esistenza di un rapporto di fiducia con il cliente ❏9. Quali dei seguenti aspetti si sono verificati in seguito alla sua azione di RSI?migliore reputazione dell’impresa e/o aumento di notorietà ❏aumento delle vendite/fidelizzazione della clientela ❏capacità di collaborazione e/o cooperazione con altri operatori locali o del settore ❏miglioramento del clima interno all’impresa ❏maggiore competenza dei lavoratori ❏
Altro (specificare):.........................................................................................................................................................
10. Quali di queste attività svolge a favore dei dipendenti?programmi e/o iniziative di tutela della sicurezza e salute dei dipendenti ❏programmi e/o iniziative di promozione delle pari opportunità ❏programmi e/o iniziative di integrazione dei lavoratori extracomunitari ❏asili nido aziendali ❏attività di formazione ❏strumenti per la comunicazione interna ❏
Altro (specificare):.........................................................................................................................................................
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11. Nella Sua azienda lavorano addetti extracomunitari? Sì ❏ No ❏12. Se sì, mediante quali strumenti l’impresa favorisce l’integrazione sociale degli addetti extracomunitari?tipologia di contratto ❏strumenti di assistenza sanitaria integrativa ❏corsi di formazione ❏vitto e alloggio ❏
Altro (specificare):.........................................................................................................................................................
13. Quale di queste attività in ambito sociale sono state adottate dall’impresa?iniziative per la comunità locale ❏donazioni e/o interventi rivolti alle fasce sociali più deboli (anziani, disabili, ecc&) ❏sponsorizzazioni di mostre, spettacoli, restauri, attività sportive ❏aiuti alla ricerca e/o erogazione di borse di studio ❏commercio equo-solidale ❏
Altro (specificare):.........................................................................................................................................................
14. Sono in programma o sono state realizzate collaborazioni con altre aziende del settore o con determinate organizzazioni sul tema della responsabilità so-ciale delle imprese? Sì ❏ No ❏Se sì, quali delle seguenti iniziative sono state realizzate in collaborazione con altre imprese?
Certificazione di rintracciabilità o di filiera (ISO 10939 - UNI 11020) ❏Marchio di qualità alimentare/marchio di qualità superiore (marca commerciale della GDO di percorso/filiera controllata)
❏
Marchio regionale (per produzioni agricole locali o per prodotti ottenuti da Agricoltura integrata) ❏Marchio collettivo (marchio ombrello, marchio di consorzio, marchio di consorzio d’area/GAL/distretto rurale o agro-alimentare di qualità, ecc.)
❏
Marchio comunale De.CO (per produzioni agricole locali) ❏Iniziative sociali a favore della comunità locale ❏Marketing territoriale ❏Iniziative a tutela dellambiente ❏
Altro (specificare):.........................................................................................................................................................
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15. Svolge iniziative finalizzate alla riduzione dell’impatto ambientale?trattamento e smaltimento dei rifiuti (esempio: riciclaggio) ❏riduzione del consumo energetico ❏riduzione dei rumori ❏riduzione delle emissioni inquinanti ❏riduzione dei consumi di materie prime ❏riduzione dei consumi di acqua ❏mancato impiego di antiparassitari ❏imboschimento di terreni agricoli ❏agricoltura con metodi di produzione integrata e/o biologica ❏agricoltura di tipo estensivo ❏gestione dei sistemi di pascolo a scarsa intensità ❏tutela del paesaggio ❏utilizzo di biocarburanti ❏sviluppo di energia alternativa (biomassa/fotovoltaica/ecc..) ❏utilizzo di materie prime ecocompatibili ❏utilizzo di confezionamento e/o imballaggio ecocompatibile ❏
Altro (specificare):.........................................................................................................................................................
16. Qualora la dimensione sociale - ambientale faccia parte dell’approccio stra-tegico della sua impresa, ha pianificato, o pianifica per il prossimo futuro, di adottare nuove misure nei confronti della dimensione sociale e ambientale? Sì ❏ No ❏Se sì, quale misure fra queste intende adottare:
Nei confronti dellambiente (es. riduzione di emissione di prodotti nocivi, riduzione di consumo di energia) - Spe-
cificare:.............................................................................................................................................................................
Nei confronti del territorio e/o della comunità locale (es. Consorzi..., ecc.) - Specificare: .........................................
.........................................................................................................................................................................................
Nei confronti dei clienti/consumatori (Certificazioni, marchi, ecc.) - Specificare: ...........................................................
..........................................................................................................................................................................................
Altro (specificare):.........................................................................................................................................................
17. Svolge iniziative quali:Fattoria sociale ❏
81
Fattoria didattica ❏Agriturismo ❏Vendita diretta ❏Fornitura di servizi alle pubbliche amministrazioni (sgombero neve, manutenzione del verde, ecc.)
❏
Forniture a mense collettive ❏
Altro (specificare):.........................................................................................................................................................
Se no, pensa in futuro alcuni di questi aspetti possano diventare opportunità di diversificazione per la sua impresa?
Sì ❏ No ❏
ELEMENTI DESCRITTIVI DELL’INTERVISTATO E DELL’IMPRESA
Sezione I - Dati conoscitivi dell’intervistato
1. Età ......................................... ....................
2. Sesso M ❏ F ❏3. Ruolo svolto in azienda:
titolare e/o imprenditore ❏amministratore delegato ❏membro del consiglio di amministrazione ❏socio ❏familiare del titolare ❏dipendente ❏
Altro (specificare):.........................................................................................................................................................
4. Da quanti anni svolge tale attività:
Meno di 5 anni ❏Da 5 a 10 anni ❏Da 10 a 30 anni ❏Più di 30 anni ❏5. Grado di istruzione:
Licenza elementare ❏Licenza media ❏Diploma ❏Laurea ❏
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Master e/o Specializzazione ❏6. Ha frequentato corsi di aggiornamento professionale negli ultimi 5 anni?
Sì ❏ No ❏7. Se sì, specificare in che ambito: ........................................................................................................................................................................................
Sezione II - Aspetti giuridici /quantitativi dell’impresa
8. Forma giuridica dell’impresa:
Impresa individuale ❏Società di persone (S.A.S. - S.n.c.) ❏Società di capitali (S.p.A. - S.r.l. - S.A.P.A) ❏Società cooperativa ❏11. Sede aziendale:
Comune ...........................................................................................................................................
Provincia ...........................................................................................................................................
12. Sedi produttive all’estero
Sì ❏ No ❏
13. Se sì, specificare in quale Stato si trova: ...........................................................................................................
14. L’attività svolta dalla sua impresa è di tipo:
Agricolo (specificare): ...................................................................................................................... ❏
Agroalimentare di prima trasformazione (specificare): .................................................................. ❏
Agroalimentare di seconda trasformazione (specificare): .............................................................. ❏
LA RESPONSABILITÀ SOCIALENELLE AzIENdE AgRICOLE dELLA PROvINCIA dI CuNEO
ISBN 978-88-8145-444-0
collana STudI SuLL’IMPRESA
Afferiscono all’ambito “Studi sull’impresa” gli studi a carattere microe-conomico, compresa l’analisi degli effetti economici, strutturali e sociali indotti nelle imprese dalle politiche agricole.Negli anni recenti, l’Ambito si è sviluppato principalmente secondo due filoni: la divulgazione dei dati RICA e la Responsabilità Sociale d’Impresa.Nel primo filone ricade la produzione di report e pubblicazioni sulla si-tuazione dell’agricoltura regionale e nazionale. Recentemente sono state avviate alcune attività di analisi e ricerca sulle tematiche della assistenza tecnica e approfondimenti sulla tematica dei costi di produzione.Circa il secondo filone, l’INEA ha consolidato una valida e riconosciuta esperienza sul tema contribuendo a definire un quadro di riferimento condiviso, diffondendone gli elementi più attuali e pregnanti tra le numerose categorie di stakeholder pubblici e privati. Anche se non sono mancati contatti con realtà istituzionali di stampo comunitario e internazionale (es. unione europea, global Compact, Nazioni unite), l’attività portata avanti finora ha coinvolto principalmente il variegato panorama produttivo nazionale.