Certiquality - MILANO 16 novembre 2005 ARPAV Direzione Tecnico-Scientifica Staff VIA e EMAS Ing....
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Certiquality - MILANO16 novembre 2005
ARPAV Direzione Tecnico-ScientificaARPAV Direzione Tecnico-Scientifica
Staff VIA e EMASStaff VIA e EMAS
Ing. Loris TomiatoIng. Loris Tomiato
Ing. Riccardo QuaggiatoIng. Riccardo Quaggiato
Evoluzione dei controlli ambientali Evoluzione dei controlli ambientali anche alla luce della direttiva IPPCanche alla luce della direttiva IPPC
A LEGISLAZIONE (Fissa I Valori
Limite)
MODELLO CONTROLLO - PRESCRIZIONE
B AUTORIZZAZIONE
(Detta Le Prescrizioni)
C CONTROLLO ISPETTIVO
(Verifica Rispetto di A e B)
Andamento dei controlli
Controlli ambientali tradizionali (“a valle”)
ipotesi di avvenuta violazioneviolazionedi norme ambientali
Atteggiamento repressivo repressivo del
controllore
Atteggiamento difensivodifensivo delle
aziende
Segnalazioni/ esposti
In Veneto:
oltre 100.000 imprese artigianali, industriali e di servizi
300 addetti ARPAV nei Servizi Territoriali
Crescita della Crescita della domanda di controllo domanda di controllo indotta dalle nuove indotta dalle nuove
leggi ambientali leggi ambientali (rifiuti, Seveso II, (rifiuti, Seveso II,
acque, rumore, campi acque, rumore, campi elettromagnetici, elettromagnetici,
ecc.)ecc.)
Sproporzione “storica” tra domanda
e offerta di controllo
Esigenze e nuove prospettive
nuove norme ambientali (Direttiva IPPC, Direttiva Seveso II, ecc.)
Nuova impostazione basata sull’integrazione tra attività ispettiva e attività di
programmazione e prevenzione
riorganizzare l’attività di controllo attraverso la
pianificazione e l’introduzione di possibili
“criteri di priorità”
Adottare un approccio integrato, valorizzando anche le buone pratiche di autocontrollo e i sistemi di gestione ambientali
Arricchimento dell’attività ispettivaArricchimento dell’attività ispettiva
Dalle nuove normenuove norme, e dalla impostazione che almeno alcune di
queste norme portano, nasce l’esigenza di riorganizzare l’attività di controlloriorganizzare l’attività di controllo e
sfruttare informazioni diverse ed ulteriori rispetto a quelle che
tradizionalmente possono essere raccolte in occasione delle singole visite.
Circa i criteri minimi per le ispezioni ambientali
negli Stati membri
Afferma che bisogna garantire l’effettuazione dei controlli •con le risorse indispensabili, •la frequenza necessaria
attraverso test e misure, tenuto conto dell’effettuazione di autocontrolli
Direttiva IPPC stesso grado di attenzione sia nella fase amministrativa di rilascio dei permessi che in quella successiva di verifica e promozione della conformità
Raccomandazione Europea n. 331 del 04/04/20001
Pianificazione dei controlli
Obiettivi
Legislazione
Autorizzazione
Controllo della conformità
Promozione della conformità
Applicazione e sanzione
Valutazione e ritorno informazioni
Catena della regolazione secondo la CE
La proposta di un controllo pianificato (“a monte”)
Definizione di linee guida per i controlli integrati delle “fonti di pressione ambientale”
Pianificazione dei controlli a monte per garantire una maggiore efficacia ed efficienza dell’azione preventivaazione preventiva
Condivisione degli obiettivi di tutela ambientale
Controllo ambientale
-Vecchio approccio (controllo fiscale)-Vecchio approccio (controllo fiscale): : settorialità e rigidità del sitema; approcci distinti nel controllo delle emissioni -autorizzazione e valori limite per singolo comparto, controlli a valle-.
--IPPCIPPC approccio integrato; unitarietà ed adattabilità del sistema; proc. e autoriz. unica, valori limite di emissione di sost. inquinanti, per evitare il trasferimento dell’inquinam. tra i diversi comparti (norme di qualità ambientale, gestione impianti, BAT); controllo integrato -c. dell’autocontrollo, c.a fini preventivi, c.classico-. -.
AUTORITA’AUTORITA’
ARPAV
Dom
anda A
IA, R
eport
ing m
onit
.am
b.
A
IA
Supporto tecnico scientifico per istruttoria AIA
Supporto tecnico per condizioni autorizzazione
(Accertamenti per A.C.) e ispezioni periodiche
Informazioni e assistenza
Informazioni e assistenza
IPPC
IIII
IIIIII
COMPARTOCOMPARTO
IMPRESAIMPRESA
II
Il gestore si dota di strumenti di autocontrollo: L’articolo 4, comma 1 punto h), prevede che la domanda di autorizzazione contenga la descrizione delle “misure previste per controllare le emissioni dell’ambiente”
La pubblica amministrazione esegue il controllo di conformità:L’articolo 5, comma 5, prevede che i risultati dell’autocontrollo vengano comunicati alla P.A., la quale esegue la verifica di conformità con le condizioni dell’autorizzazione ambientale integrata (Controllo di conformità attraverso i dati dell’autocontrollo)
Gli strumenti di autocontrollo: l’IPPC (Autorizzazione integrata), D.Lgs. 372/99
Art.9,D.Lgs.372/99:rispetto dell’autorizzazione integrata
Accertamenti richiesti dall’Autorità competente al rilascio dell’autorizzazione
• (discrezionalità di Aut. Comp.)• Co.2 Entro tre mesi dalla comunicazione…, il gestore trasmette
all’autorità competente …i dati relativi ai controlli delle emissioni richiesti dall’autorizzazione integrata ambientale. L’autorità competente accerta, anche tramite le agenzie regionali e provinciali per la protezione dell’ambiente, la regolarità delle misure e dei dispositivi di prevenzione dell’inquinamento nonché il rispetto dei valori limite di emissione.
Art.9,D.Lgs.372/99
Ispezioni periodiche sugli impianti autorizzati, nell’esercizio delle proprie funzioni di controllo e prevenzione ambientale (attività istituzionale obbligatoria)
• Co.3 ….al fine di verificare che:• a) il gestore rispetti, nel suo impianto, le condizioni
dell’autorizzazione integrata ambientale;• b) il gestore abbia informato regolarmente l’autorità competente
dei risultati della sorveglianza delle emissioni del proprio impianto e tempestivamente in caso di inconvenienti o incidenti che incidano in modo significativo sull’ambiente.
Il monitoraggio industriale : controllo ed autocontrollo
• IspezionareIspezionare periodicamente gli impianti per per verificare:verificare:
• A- il A- il rispetto delle condizioni dell’autorizzazionerispetto delle condizioni dell’autorizzazione, , tra cui i valori limite ed i requisiti dell’autocontrollo delle emissioni degli inquinanti -controllo dell’autocontrollo-, nonché le prescrizioni quali BAT, consumi risorse, gestione rifiuti etc;
• B-B- la regolarità del reportingreporting sull’autocontrollo delle emissioni e la tempestività del reporting in caso di incidenti con effetti significativi sull’ambiente.
I principi: il monitoraggio industriale
• Riguarda un insieme di definizioni e/o argomenti e/o prescrizioni rilevanti per la strategia del controllo (chi, cosa, perché, come, quando)
• Ha un significato ampio : non riguarda solo le emissioni ma le tecniche in generale
• E’ interconnesso con la redazione dell’autorizzazione: solo un buon piano di monitoraggio rende efficaci le condizioni autorizzative
• Dipende anche dalla disponibilità di standards
Principi generali
• Perché serve il monitoraggio?– Per la verifica del rispetto dei limiti– Per la quantificazione delle prestazioni delle tecniche– Per verificare il reporting ambientale (lett.b)
• Cosa e come monitorare ?– Non solo le emissioni, ma anche i consumi di risorse; per
quanto riguarda le emissioni occorre includere i contributi eccezionali, i transitori, le fuggitive.
– Approccio basato sul rischio.– La frequenza dipende dalla variabilità (priorità) – Gestire le incertezze e la precisione della misura..
La frequenza dei controlli deve essere stabilita in base a:
P = probabilità che si verifichi il superamento di un limite o un altro tipo di anomalia che provochi impatto ambientale negativo
S = severità delle conseguenze dell’evento
S
P
Bref
sui principi generali del monitoraggio ambientale
Vantaggi del controllo pianificato
potenziamento dell’aspetto preventivo all’interno potenziamento dell’aspetto preventivo all’interno dell’azienda e da parte dell’Agenzia per l’Ambientedell’azienda e da parte dell’Agenzia per l’Ambiente
maggior conoscenza dell’organizzazione e delle maggior conoscenza dell’organizzazione e delle procedure interneprocedure interne
equilibrata allocazione di risorse tra “prevenzione” e equilibrata allocazione di risorse tra “prevenzione” e “repressione”“repressione”
maggior incisività nei monitoraggi pianificatimaggior incisività nei monitoraggi pianificati
maggior efficienza di risposta su maggior efficienza di risposta su segnalazioni/esposti, grazie alla migliore conoscenza segnalazioni/esposti, grazie alla migliore conoscenza delle caratteristiche ambientali delle aziendedelle caratteristiche ambientali delle aziende
amministrativi: verifica documentale, senza effettuazione di misure, campionamenti e/o analisi
controllo tecnico-gestionale: verifica dei requisiti di carattere strutturale e gestionale dello stabilimento e delle pertinenti attrezzature nel rispetto degli standard di qualità ambientale
analitici: monitoraggio (diretto) dell’impatto degli impianti sull’ambiente ai fini di garantire la conformità alle prescrizioni ambientali pertinenti.
Quesiti a cui rispondere:
1.1. Cosa bisogna controllare?Cosa bisogna controllare?
2.2. In quali condizioni è necessario il controllo?In quali condizioni è necessario il controllo?
3.3. Con che frequenza bisogna effettuare il controllo?Con che frequenza bisogna effettuare il controllo?
Tipi di controlli
Le linee guida
• Controlli sulle discariche
• Controlli sugli impianti di depurazione
• Controllo relativo agli agenti fisici
• Controlli sulle industrie di processo– Seveso– Concia– Inceneritori
• Controlli sugli impianti di trattamento rifiuti
Esempio:
Tipi di controlli da effettuarsi in una discarica
amministrativi: mera verifica documentale, senza effettuazione di misure, campionamenti e/o analisi
controllo tecnico-gestionale: verifica dei requisiti di carattere strutturale e gestionale dello stabilimento e delle pertinenti attrezzature nel rispetto degli standard di qualità ambientale
analitici: monitoraggio (diretto) dell’impatto degli impianti sull’ambiente ai fini di garantire la conformità alle prescrizioni ambientali pertinenti.
H B A A
M T B A
L T T B
L M H
P
S
Livello:
L = low
M = medium
H = high
Frequenza:
A = annuale
B = biennale
T = triennale
Criteri per l’attribuzione del livello P e S:
P: •estensione ed importanza dell’impianto•complessità dell’impianto•assiduità e tecniche di monitoraggio adottate•dati storiciS: •pericolosità, per l’uomo e per l’ambiente, delle sostanze coinvolte•sensibilità della matrice ambientale coinvolta•estensione del possibile impatto•persistenza del possibile impatto
Schema adottato
Discariche
Direttiva 96/61/CE D.Lgs 372/99:
Sottoposte a direttiva IPPC se:
ricevono più di 10 t/d
e/o
hanno una capacità totale > 25000 t
Rifiuti non inerti
Direttiva 1999/31/CE D.Lgs. 36/2003: Sottolinea la necessità di un monitoraggio continuo e l’importanza dell’autocontrolloArt. 10: l’autorizzazione costituisce AIA ai sensi del D.Lgs. 372/99
1. Cosa bisogna controllare?requisiti di controllo dettati dalla Comunità Europea
+considerazioni tecniche
Controlli amministrativi
1. Osservanza della normativa generale di settore e delle prescrizioni contenute nei provvedimenti di approvazione progetto e di autorizzazione all’esercizio
2. Registri carico-scarico
3. Quaderni registrazioni manutenzione
4. Verifica, in base ai dati riportati nei registri, della compatibilità tecnica dei rifiuto con l’impianto e delle varie tipologie di rifiuto tra loro
Controlli tecnico-gestionali
1. Presenza nella discarica di eventuali rifiuti non compatibili
2. Controllo presenza e conservazione campioni su cui sono state fatte le analisi (se i test sono richiesti)
3. Corretta applicazione piano di sorveglianza e controllo (allegato 2, punto 5, D.Lgs. 36/2003); copia delle relazioni (almeno) annuali all’autorità di controllo sui risultati delle analisi
4. Applicazione piano di gestione fase operativa/post operativa (Allegato 2, punti 2 e 4 D.Lgs. 36/2003.)
5. Corretto funzionamento delle torce per la captazione del biogas, dei sistemi di raccolta del percolato, del sistema di movimentazione-compattazione-ricopertura dei rifiuti
6. Integrità recinzione e capacità residua della discarica
Controlli analitici
5. Percolato ed eventuali acque di sottotelo (campione per ciascun bacino di conferimento idraulicamente indipendente; determinazione della composizione e , se prescritto, del comportamento tramite test lisciviazione, percolazione,dipendenza del pH)
6. Livello ed escursione falda (tramite sonda)
7. Qualità acque sotterranee (tramite pozzi spia o piezometri)
8. Qualità acque superficiali (se presenti)
9. Campioni rifiuti (uno per ciascun lotto indipendente)
10. Composizione biogas (rete di captazione del biogas)
11. Migrazione del biogas (rete monitoraggio esterna)
12. Qualità dell’aria
2. In quali condizioni è necessario il controllo?
Distinzioni:
• Tipo di rifiuto stoccato (inerte, pericoloso, non pericoloso nuova classificazione discariche)
• Discarica soggetta o meno a IPPC
• Fase operativa o post-operativa
3. Con che frequenza bisogna effettuare il controllo?
Discariche prese in considerazione:
• per rifiuti non pericolosi e pericolosi
• sottoposte ad IPPC
• fase operativa
Controlli amministrativi e tecnico-gestionali:Controlli annuali da espletare quanto più possibile durante un’unica ispezione si verifica anche l’eventuale necessità di controlli analitici immediati
Controlli analiticiDirettiva 96/61/CE e Direttiva 1999/31/CE Obbligo per gli Stati membri di riferire alla Commissione sullo stato di attuazione della direttiva ogni tre anni ciclo di sorveglianza triennale
I CONTROLLI DELLE EMISSIONI
PREMESSA ED INQUADRAMENTO DEL PROBLEMAPREMESSA ED INQUADRAMENTO DEL PROBLEMA
l’ente di controllo (Provincia -ARPAV)verifica le emissioni entro 120 gg. dal rilascio dell’autorizzazione(DPR 203/88 e succ .)
ditte coinvolte: circa 200.000
Impossibilità di eseguire tuttitutti i controlli
in tempi ragionevoli
•La maggior parte delle aziende ha emissioni a inquinamento “ridotto” o “poco significativo”;inquinamento “ridotto” o “poco significativo”;•solo alcune centinaia sono sorgenti puntuali significativesorgenti puntuali significative•esistono aree produttive monotematiche (es. distretto concia) sorgenti areali ad elevato impattosorgenti areali ad elevato impatto
Strategia dei controlliStrategia dei controlli diversificati in funzione della “gerarchia delle fonti”
METODOLOGIA ADOTTATAMETODOLOGIA ADOTTATA
Orientare i controlli alle emissioni per migliorare la conoscenza
delle fonti di pressione
scopo
L’analisi gerarchica delle fonti di pressione, individuate secondo il contributo quali-quantitativo, permette di individuare le tipologieproduttive che rivestono carattere prioritario e di stabilire per ciascuna la tipologia di verifica (ispettiva, analitica, di audit),da orientare in modo diversificato sulle varie fonti.
D’altra parte le diverse tipologie di controllo devono tener conto delle risorse a disposizione.
Metodo di lavoro
Per il controlloremigliorare la conoscenza del territoriorazionalizzare le azioni di verifica
per le Provincieorientare i controlli in modo mirato con piani annuali di monotoraggiopiani annuali di monotoraggio
per le ditteavere un controllore/interlocutore di alta professionalità tecnica e ambientale
Vantaggi
SVILUPPI FUTURISVILUPPI FUTURIsi può ipotizzare di raddoppiare il numero di controlli nelle aree individuate dal PRRA e per gli impianti ex DPR 203/88:
150*
1000*
800 di 15.000*
400 di 200.000*
Grandi impianti + Seveso 2
IPPC
3 Aree individuate dal PRRA
Impianti ex DPR 203/88
**n° stimato di camini/impianti delle diverse tipologie presenti nella regione Veneton° stimato di camini/impianti delle diverse tipologie presenti nella regione Veneto
I CONTROLLI SUGLI SCARICHI
PIANO CONTROLLO SCARICHIPIANO CONTROLLO SCARICHI
Organizzazione delle attività di controllo degli scarichi degli impianti di trattamento delle acque reflue impianti di trattamento delle acque reflue urbaneurbane, mediante l’implementazione di procedure per verifiche di funzionalità, e di controllo degli scarichi scarichi industrialiindustriali con particolare riferimento alle aziende a rischio di incidente rilevante, alle aziende rientranti nelle tipologie previste dalla direttiva IPPC ed ai settori alimentare, zootecnico, conciario e galvanico
TIPOLOGIETIPOLOGIE DEI CONTROLLI PER FONTI DI PRESSIONEDEI CONTROLLI PER FONTI DI PRESSIONE
Depuratori >15.000 a.e.in caso di delegadelega ai gestori:
analisi di funzionalità
IPPC
Grandi Impianti Seveso II industrie “prioritarie”
Depuratori 2.000-15.000 a.e.
Alimentari, zootecnichegalvaniche, concerie(non incluse in IPPC)
•almeno 12/anno (15.000-50.000 a.e.) •almeno 24 /anno (>50.000 a.e.) (frequenza minima prevista da D.Lgs. 152/99)
almeno 1 controllo/anno Archivi dei dati di controllo
1 controllo allo scaricoall’anno
•campionamento scarico•visita ispettiva •e/o audit annuali
Censimento scarichi e almeno•1 campionamento/anno•1 visita ispettiva•1 audit Possibile
riduzione dei parametri da controllare
CRITERICRITERI DI DELEGA DEI CONTROLLIDI DELEGA DEI CONTROLLI PER GLI IMPIANTI PUBBLICI PER GLI IMPIANTI PUBBLICI
Per gli impianti di trattamento delle acque reflue urbanetrattamento delle acque reflue urbane si procederà, prioritariamente per quelli con potenzialità superiore a 15.000 A.E. alla creazione degli archivi storici ed alla loro analisi per la valutazione della delega dei controlli fiscalidelega dei controlli fiscali.
Laddove si procederà a delega si ridurranno corrispondentemente i controlli fiscali, si procederà a verifiche periodiche della verifiche periodiche della funzionalitàfunzionalità attraverso visite ispettive sulla base dei criteri messi a punto nel presente progetto. Si dovranno acquisire i dati relativi agli autocontrolliautocontrolli da parte dei gestori. Con le informazioni dei controlli di funzionalità e di autocontrollo sarà possibile pianificare i controlli pianificare i controlli successivisuccessivi.
CRITERI DI DELEGA DEI CONTROLLI CRITERI DI DELEGA DEI CONTROLLI PER GLI IMPIANTI PUBBLICIPER GLI IMPIANTI PUBBLICI
>15.000 a.e.>15.000 a.e.senza delega
>15.000 a.e >15.000 a.e con delega
2.000- 5.000 a.e.2.000- 5.000 a.e.
<2.000 a.e.<2.000 a.e.
•controlli fiscali con frequenza di leggecon frequenza di legge•controlli di funzionalità (impiantistico – •gestionali) per riduzione parametri
•controlli fiscali ridottiridotti •controlli di funzionalità integrativi
•1 controllo fiscale all’anno1 controllo fiscale all’anno•controlli di funzionalità integrativi
•almeno 1 controllo ogni 4 annialmeno 1 controllo ogni 4 anni•controlli di funzionalità integrativi
Tipologia impianto
Frequenza dei controlli
Il risultato a cui mirare
• Individuare il livello qualitativo minimo a cui tendere come sistema dei controlli (oggi estremamente disomogeneo tra regioni)