Cattivi Soggetti. Il noir italiano a fumetti · piuttosto della lotta al crimine – ma nes- ......
Transcript of Cattivi Soggetti. Il noir italiano a fumetti · piuttosto della lotta al crimine – ma nes- ......
Eraldo Baldini
Boosta
Piero Colaprico
Loriano Macchiavelli
Wu Ming 4
a c u r a d i d a n i e l e b r o l l i
CatXvi sogetXil noir italiano a fumetti
Davide Fabbri
Matteo Bufagni
Michele Benevento
Sergio Ponchione
Elia Bonetti
Proprietà letteraria riservata© 2010 RCS Libri S.p.A., Milano
ISBN 978-88-17-02739-7
Ogni scherzo vale © 2010 by Eraldo BaldiniPublished by arrangement with Agenzia Letteraria Roberto Santachiara
Il silenzio è d’oro © 2010 by BoostaLa madre di Satana © 2010 by Piero Colaprico
Published by arrangement with Agenzia Letteraria Roberto SantachiaraL’uomo con la vestaglia © 2010 by Loriano Macchiavelli
Gap99 © 2010 by Wu Ming 4Published by arrangement with Agenzia Letteraria Roberto Santachiara
Impaginazione e lettering Giovanna Cecchi (Comma 22)
Si ringrazia Mohamed Amine Khaddar per la traduzione delle frasi in arabo
Per conoscere il mondo BUR visita il sito wwwwww..bbuurr..eeuu
Introduzione
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Se il presupposto è quello di un protagoni-sta che si trova coinvolto suo malgrado inun’oscura vicenda di morte tra intrighi eatmosfere malsane, il «nero» non ha unapropria tradizione nell’universo delfumetto.
Il fumetto popolare fa leva sulla ricono-scibilità di un personaggio ricorrente,quindi è agli antipodi del nero, che perdefinizione mostra tutto attraverso losguardo confuso di un esordiente alleprese con la dimensione del delitto.
Nella storia del fumetto incontriamomolti «professionisti» del crimine – opiuttosto della lotta al crimine – ma nes-suno di loro finisce invischiato «per caso»nelle subdole correnti di passione e morteche ne delineeranno fatalmente la storia.Ci sono poliziotti come il Dick Tracy diChester Gould, o personaggi dall’incertaidentità come il Secret Agent X-9 creatoda Dashiell Hammett e disegnato da AlexRaymond, e altri ancor meno classificabi-li, come lo Spirit di Will Eisner (il prota-gonista Denny Colt è un detective credutomorto che approfitta dell’equivoco peragire in incognito) o il Batman di BobKane, oscuro e vendicativo finché si vuole,agli esordi, ma presto rientrato nel rango
Figli di un dio minoredi Daniele Brolli
dei supereroi. Tutti questi personaggihanno un tratto fondamentale che li acco-muna: sono consapevoli. Affrontano il cri-mine da professionisti.Quando ha a che fare con il torbido della
delinquenza, il fumetto ci ha abituato aprotagonisti che si muovono tra il polizie-sco e l’hard-boiled. Persino il più recenteSin City di FrankMiller, nato con un tagliorigorosamente noir (un personaggio chesi sveglia in un letto di fianco al cadaveredi una donna, senza sapere chi l’ha ucci-sa), dopo la prima avventura rientra neiparametri standard, con personaggi ricor-renti e, per quanto bizzarri, abituati amuoversi in un sottobosco di consueta cri-minalità.Forse la sola scuola italiana, quella di
Diabolik, Satanik e Kriminal, fiorita – econfinata, con l’unica eccezione di Diabolik– negli anni Sessanta, è coerente con unavisione a fumetti del nero. La dimensionedell’unicità dell’evento criminale è infattipreservata con il ricorso al trasformismo, alcambiamento di identità, al protagonismoinaspettato di vittime sempre diverse.Il noir – che ha ottenuto un riconosci-
mento critico ufficiale di genere negli anniQuaranta, quando i critici francesi Nino
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Frank e Jean-Pierre Charter utilizzaronoil termine per definire un filone cinema-tografico particolarmente fertile in quelperiodo negli Stati Uniti, e che, d’altraparte, in letteratura ha ereditato molto dalracconto dell’insolito – è destinato spessoa portare in scena la difficoltà di integra-zione tra il singolo e la città divenutametropoli, tra l’individuo e la moltitudinedi cui è parte ma nella quale, inaspettata-mente, si sente corpo estraneo. Le operedel nero sono isole narrative: hanno costi-tuito un panorama frammentato, maiprodotto serialità. Così, come è tradizionedi questo genere che in ogni racconto ridi-segna i confini adeguandosi alle epoche eal contesto sociale, il fumetto nero si rin-nova attraverso i personaggi, spesso ral-lentati, rispetto al mondo in cui si muovo-no, da retaggi di estrazione sociale, di cul-tura o di estraneità ambientale.Il noir nasce come genere borghese, in
cui la maggior parte delle volte viene sti-molato il processo di identificazione tralettore e personaggio. Entrambi apparten-gono a una classe mediamente agiata, unaborghesia che si nutre di paure connessealle proprie aspirazioni di emancipazione.E che vede ovunque minacce. Non è uncaso che il nero italiano a fumetti sia fiori-to negli anni Sessanta, quando le speranzealimentate dal boom economico eranoancora molto vicine al ricordo della passa-ta povertà e, quindi, intrise del timore diuna ricaduta.
Allo stesso modo, nell’immaginareun’antologia di racconti neri a fumetti,era ovvio che si finisse per mettere inscena quello che oggi, in Italia, è l’estraneoper definizione, colui che raccoglie in sé ilsenso della minaccia crescente che alterala stabilità – l’immutabilità – del nostromondo, l’extracomunitario.
Al di là di possibili riflessioni sui feno-meni di territorializzazione e della conse-guente xenofobia – considerazioni cheriguardano il «come» –, è del tutto evi-dente come attraverso la cronaca l’extra-comunitario sia diventato patrimonio del-l’immaginario comune, dove è idealmentefulcro e primo responsabile di ogni crimi-ne. Come la colpevolezza non può essereattribuita per definizione, così non c’èun’innocenza a priori legata all’identitàetnica: ma nella sfera dell’immaginario,ovvero nell’ampia coscienza collettiva chetrasforma in racconto le nostre vite, que-sto processo è sacrosanto, innegabile, inte-riore e pubblico, implicitamente condivi-so. Le storie di finzione raccontano spessola nostra paura dell’altro, un estraneopenetrato su un suolo che, per diritto dinascita, consideriamo solo nostro.
Storicamente la comparsa di unaminaccia, l’emergere di un conflittocomune, anche se interiore, produceimmaginario, lo fa proliferare, ne molti-plica i testi. Chiedersi cosa sia l’extraco-munitario per la coscienza diffusa signifi-ca capire dove si annidano le storie che loriguardano. Il gap antropologico tra«noi» e «loro», sia che derivi da caratte-ristiche fisiche o dalla provenienza etnicae culturale, si traduce in un senso dimalessere dato dalla diversità. L’altro èpenetrato nella nostra sfera come unladro nella notte, mettendo a soqquadro iconfini delle nostre certezze.
Anche altri generi raccontano da anniquesta sensazione (lo fa da sempre la fan-tascienza con l’alieno, identità fluida diestraneo capace di tradurre le diversepaure dell’inconscio nell’incontro conl’altro, fino alla chiara metafora dell’im-migrato che ha la sua apoteosi nel filmsudafricano District 9) ma il noir dà con-
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cretezza alle percezioni, le storicizzaavvicinandosi a volte al reportage, comenel caso di alcuni scrittori francesi, post-coloniali e non (da Daniel Picouly aYasmina Khadra, nel primo caso, e bastil’esempio di Didier Daeninckx nel secon-do), la cui scrittura non si esaurisce certonell’area del “polar”. Una storia di peri-metri e di invasioni, di aree geografiche ementali. Dall’equazione per cui l’immi-grato appare alla stregua di un ladro con-segue la sua spersonalizzazione: è l’estra-neo usurpatore perfettamente compatibilecon la trama dei sospetti.
Digressive o periferiche, queste storieconvergono tutte nel racconto dell’incon-tro con una diversità etnica, dell’esperien-za dell’altro.
Nel progettare Cattivi soggetti non è statatanto la complessità del tema noir/alteritàa determinare la scelta del fumetto d’au-tore. Il motore è stato piuttosto la capacitàdi questo genere di svincolarsi da parame-tri che, nella coazione a ripetere, trovanoun loop narrativo costante, sebbene sottoforme sempre diverse, rassicurando unlettore che si sente uguale, nella suspensionof disbelief, a nove anni come a novanta. Ilromanzo a fumetti, o graphic novel, èlibero di affrontare qualsiasi argomentocon il solo limite del linguaggio connatu-rato al mezzo, e promette agli scrittori unampliamento dei canoni della narrazione,la garanzia di poter affrontare temi sco-modi con la facoltà di esprimersi in unospecifico che non è patrimonio né dellaletteratura né del cinema. Perciò, utiliz-zando un altro medium, eccoli tentarepunti di vista diversi.
Piero Colaprico ha colto l’occasione dipercorrere graficamente un’area, siamentale che fisica, della «sua»Milano. Ne
è nato un racconto a orologeria che, graziealla precisione del segno, esprimemomen-ti da dossier antropologico. Boosta hainvece insistito sul paesaggio interiore, incui l’alterità appare come episodio pertur-bante nei tipici equilibri della borghesiaoccidentale, impegnata, come sua consue-tudine, a sottrarsi dalle ingiurie del socia-le. Eraldo Baldini ha scelto una figuratipica dell’immaginario legato all’extra-comunitario, la prostituta dell’est Europa,e in un cinematografico «tutto in unanotte» l’ha osservata con la circospezioneun po’ sadica dell’entomologo. Wu Ming,al contrario, ha circoscritto l’azione, l’halocalizzata in un posto e l’ha resa metoni-mia di uno dei tanti scontri sociali cheattraversano sotterraneamente l’Italia (eche a volte emergono con violenza).Loriano Macchiavelli ha già incontrato ilfumetto varie volte nella sua carriera, nonfosse altro che per la «collaborazione»con Magnus. Gli piace vedere Bologna,con i suoi portici e le vecchie case da paesetroppo cresciuto, come luogo immutabilein cui il tempo si trasforma. Complice lalunghezza della sua storia originaria, hoavuto il privilegio di un’autorizzata – dalui – collaborazione a distanza, scrivendouna premessa in cui l’azione parte da lon-tano e definisce le premesse della psicolo-gia dei personaggi. In ognuno di questicasi risulta evidente che il terreno delloscontro è un posto preciso dell’Italia, forseintercambiabile, ma ben definito nellamente dello scrittore, il quale ha visto nelfumetto le possibilità di rappresentare conaccuratezza i luoghi e le tipologie di per-sonaggi che lo percorrono.Dall’approccio eterogeneo che i cinque
scrittori del nero italiano raccolti in que-sta antologia hanno elaborato in rispostaall’invito a realizzare un soggetto inedito
per il volume, emerge un altro interessan-te punto di contatto: la preoccupazione diraccontare una storia che avesse risvoltimorali, quasi che il rapporto tra immagi-ne e testo stimolasse naturalmente l’alle-goria (o semplicemente un intento peda-gogico). In alcuni casi la battuta finaleriassume un percorso.In questo senso lo stile molto narrativo
dei disegnatori scelti, duttile ma rigoroso,è coerente con il progetto di percorrerestrade nuove. Ognuno di loro è stato scel-to per la coincidenza tra segno grafico econtenuti della storia interpretata:Michele Benevento per la chirurgica pre-cisione che possiede nel riprodurre luoghied espressioni; Matteo Buffagni per latendenza neo-romantica dei bianchi eneri; Davide Fabbri per l’ironia grottescadello stile; Elia Bonetti per la sintesi quasiteatrale del segno e Sergio Ponchione perl’implicita dimensione satirica dell’im-magine.Niente a che fare con quanto si è prodot-
to nell’ambito fino a oggi: adattamenti diracconti già esistenti riciclati per l’occa-sione, collaborazioni lasciate nella mag-gior parte dei casi allo spontaneismo delloscrittore, sedotto dalla possibilità di vederrappresentato graficamente il suo univer-so narrativo. I cinque autori di Cattivi sog-getti hanno scelto e ottenuto di esseresupervisionati, adattati, di entrare nelfumetto senza avvalersi di ingressi privi-legiati, sottoponendosi alle procedure dilavorazione che hanno tradotto le loroidee originarie nel linguaggio fumettisti-co, cercando un risultato coerente in cuil’origine letteraria non prevalesse sullasequenzialità grafica.Questa antologia ha l’ambizione di veri-
ficare le nuove strade della letteraturanoir e se il fumetto possa essere la via giu-sta per esplorarne una parte. Un tentativoe un risultato ancora embrionali, a dispo-sizione per ulteriori approfondimenti.A chi legge il compito di riflettere sulla
proposta.
CatXvi sogetX
La madre di Satana
disegniMichele Benevento
Piero Colaprico
Non sai mai cosa devi aspettarti quando Piero sogghigna. Un po’ alla Muttley da Dastardly eMuttley e le macchine volanti. Voleva vedere come se la cavavano sceneggiatore e disegnatore conquella topografia milanese a lui, cronista alla «Repubblica», così ben nota. Il passaggio del tempo(sia nel suo sviluppo che nella sua sincronicità) sono cose che mettono in difficoltà la trama diuna sceneggiatura e il soggetto di Colaprico, con tutti gli spostamenti e i salti temporali, eraoggettivamente difficile da rendere. Specie per uno sceneggiatore che, da purista del montaggio,odia le didascalie temporali alla Topolino («Poco dopo», «nel frattempo» e così via). Michele, ildisegnatore, ha dovuto prendere la macchina fotografica e farsi un giro turistico per documen-tarsi su alcuni quartieri malfamati o semplicemente dormitorio della grande Milano. Una voltavisto il risultato, Piero ha esclamato: «Come avete fatto?!». E ha rinnovato il suo ghigno daMuttley. Che ci voglia riprovare?
D.B.
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Abdel, ci sei?
Ho bisogno di te!
Ahi ahi... Tu non sei un bravo
musulmano… Bevi birra…
Entra!
E guardi anche le don-
ne nude su internet!
Abdel, pianta lì le tue
seghe, ho asso-lutamente biso-
gno di te.
Lo so che ti muovi
solo per soldi,non dubitare…
Intanto duecen-to, d’accordo?
Eccoli, adessomuoviamoci.
Sì, Andiamo.
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non so
come fai a
vivere in ‘sto
casino… non
funziona neanche
l’ascensore!
Shamir,
dove stiamo
andando?
Sono
un manager,
e ‘ste merde se
ne dimenticano…
Ah! Ah!
Ah!
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I carabinieri
mi hanno sequestrato
un etto di roba.
Ti pago quando
me ne dai altra
e la vendo.
E non venire
ogni giorno
a rompere
i coglioni!
Allora,
ce li hai
i soldi che
mi devi?
Shamir,
sta’ un po’
calmo, dai!
Adesso Fatick
mi hai fatto
incazzare!Abdel,
stinca ‘sti
negri!
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oh cazzo! ehi… fermati!
Ce li ho i soldi, nonmi sparare,
ce li ho!
Allora maiale,
tirali fuori! muoviti
Figlio dicane…
Eccoli, non lo farò più,
te lo giuro…erano per la mia famiglia…
Seee…
Guarda, questa è la nostra casa…
i miei genitori, le mie sorelle…
Hanno delle gran
belle tette…perché non
le fai venirequi?
Glielo trovo io qualcosa
da fare!
Fai sparire i corpi in fretta…
Per stavolta ti perdono
e non lo dico ai calabresi!
Ringra-zia le tuesorelle!
Per due uomini sono duemila euro. Meno i duecento che ti avevo anticipato…
ecco qui, 1800…
andiamo a divertirci,ce lo meri-
tiamo…
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Dai Abdel,vieni, non c’è
niente dimale…
No, no,grazie…
Non sei comunque un
buon musulma-no, se bevi.
Allah mi perdona.
Sono un mujahidin…un mujahidin del popolo…
Ehi Shamir, pensi di lasciare qualcosa
anche a noi?Ciao Rolfo, noi abbiamo
appuntamentodomenica
sera!
bravo che ti ricordi
che la domenica è sera di pagamen-
ti… ce li hai i soldi?
Boss, quando è maisuccesso che
non ti hopagato?
Lo sai,la prima volta
che ci provi ti faccio tagliare
la gola…
Di’ un po’, il tuo amicoè un finoc-
chio?
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Non mi piacerebbeavere un bruttofinocchione die-tro le spalle!
Stronzo…
Abdel… Abdel, cos’hai?
Tieni bella,alla miasalute!
Niente…
Ci vediamo,amore!
Non è tardi… facciamo un altro
lavoretto, ci stai?
Cazzo fratello,hai l’entusiasmo
di un suicida!
infila lamoneta eandiamo…
sei tu ilmanager…
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Muoviti Ricki, fai poche storie e vieni ad aprire
ai tuoi amici…
Pure la storia del cancello rotto…cos’è hai paura chearrivi a prenderti
la polizia?
Ma no, cosa vai a pen-sare, è rotto
sul serio…
Me ne man-cano quat-
trocento, ma ho un’idea…
Vabbe’, i soldi ce
li hai?
Intanto che ti prendo i 4600
in cucina, daiun’occhiata...
mia moglie400 li vale
tutti!
Ricki,che c’è?
Ricki, questi chisono…?
Prenditi lei, dai Shamir,
400 li vale!
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Zittae fa’ quelloche ti dico!
Adesso liaccompagnidi sotto!
Altrimenti dopo che ho
finito con te comin-cio con i bambini… e lo sai che lo
faccio!
Cazzo Ricki,quattrocentoeuro, manco fosse Monica
Bellucci!
Proprio perché sei un amico…
avanti Abdel, fai tu… È un regalo!
Non ti preoccupareche ti pago lo stesso...
Mille a debitore,come stabilito…
se non ti fidi,eccoti i soldi!
Non ne ho
voglia…
Fammi il favore di scoparti la signora, a quello stronzo diRicki non posso fare
sconti, se no laprossima volta ne approfitta!