Castelli Sulla Nube

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Castelli sulla nube

 Massimo Citi

* Ipertesto federale /

proprietà esclusiva della fiduciaria informativa Natsuo-Scheller aH. *

attivare # per accedere a catena informativa successiva

attivare [] per abbandonare l’ipertesto.

[…] Nella prima fase dell’Insediamento soltanto le grandi Fondazioni Continen-

tali# disponevano delle risorse per organizzare spedizioni dirette ai sistemi più vici-

ni. Tali spedizioni avevano caratteristiche ufficiali ed erano formate esclusivamente

da militari, funzionari civili, scienziati ed esperti di sistemi a IA. Ma in un breve arco

di tempo la propulsione a CG (Curvatura Gravitazionale)# divenne relativamente

economica e i costi di allestimento di una nave divennero accettabili. Conseguenza

la Diaspora# , la fuga dalla Terra. Prima centinaia poi migliaia e infine milioni di

unità a CG abbandonarono il sistema solare dirette verso tutti i sistemi che promette -

vano qualche possibilità di sopravvivenza. In non pochi casi furono organizzazioni

criminali a organizzare il traffico di persone verso i sistemi di recente colonizzazione

e innumerevoli furono gli incidenti e le spedizioni perdute. Soltanto dopo decine di

anni si definirono sistemi politici relativamente stabili: i Mondi Federali o Mondi

dell’Udienza# , i Mondi Credenti# , i Nuovi Insediamenti#. E altro tempo ancora per-

ché venissero finalmente avviate ricerche su larga scala degli insediamenti umani

 perduti.

 Al centro del raggio di diffusione dell’umanità, la Triade di Integra# o Interra,

come veniva chiamata nei Mondi dell’Udienza non avviò mai ricerche o tentativi di

 salvataggio. Per i cittadini di Integra – la vecchia Terra – non esistevano differenze

di rilievo tra coloro che erano partiti. Per chi era nato nell’Udienza o su altri sistemi

non esisteva nessuna possibilità di ritornare legalmente sulla Terra.

 – Oggi?Il commissario non vorrebbe rispondere ma sa di non poterselo permettere.

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 Nhat attende. Attende con quel lieve sorriso che lui non ha mai saputo capire. Non è gente che ami litigare, che voglia imporsi, questo no. Ma è praticamenteimpossibile capire che cosa pensino e come lo giudichino.

 – Dove Raven-Divu? – chiede. Non si deve rispondere a una domanda conun’altra domanda. Lo sa, glielo hanno spiegato nel corso dell’addestramento e prima ancora gliel’aveva spiegato la famiglia. Ma gli sono saltati i nervi: ha abbastanza esperienza da saperlo. E perché fargli quella domanda? «Oggi?» Non li vede dasola i bagagli? Il disordine, la stanza ritornata anonima come prima del suo arrivo?È lì da sei mesi ma sarebbe bastata una settimana per giungere alla decisione chealla fine ha preso: quello non è un posto adatto a uno stanziamento umano.

 – Andato con Kie e Ho. Ai pozzi. – Idiota! Che cos’è andato a fare? Sono pericolosi…

 – Oggi. Dovete partire. Giusto? – lo interrompe lei. Nhat è magra e sottile, le braccia e le mani che emergono dalle maniche dell’a

 bito colorato sono da bambina, la pelle color biscotto. Capelli nerissimi e movimenti misurati, da ballerina o da artificiere. Un’età indefinibile fra i trenta e i cinquant’anni. Alle volte forse anche qualcosa di meno. Lineamenti delicati da princi pessa. La sua presenza lo rende nervoso: si sente rozzo, pesante, esagerato davantia lei. Ma è praticamente l’intera popolazione di Specchiofumo a dargli quella sensazione. Soltanto i bambini hanno qualcosa di familiare per lui: si picchiano, corro

no, urlano. Gli adulti si muovono come passeri o come merli, con le loro brevi corse, le voci sussurrate, le risate secche e brevi. Un popolo di uccelli. Di uccelli acquatici? Sorride tra sé.

 – Sì, partiamo oggi –. Solleva il braccio e indica l’orologio. – La nave arrivaalle ore 16.00 G.S.T. –. Lei scuote appena il capo leggero sul collo delicato. G.S.T.:giorno standard terrestre, una delle tante cose che non riescono o non vogliono ca pire. «Prima del primo pasto, prima del secondo pasto, dopo il secondo pasto, prima del terzo pasto, dopo il terzo pasto». – Dopo il secondo pasto, – aggiunge.

 – Dirai che questo non è un buon posto, – sussurra lei. – No, non è un buon posto –. Esita. Quante volte l’ha ripetuto a lei e agli altri?Specchiofumo è un incubo. Sei mesi lì sono stati come dieci anni in qualsiasi altromaledetto posto. Ma era impossibile mantenere stabile un temporaneo a quella distanza dal nodo del substrato più vicino, un modello sarebbe stato male accolto equanto ai tranx… basta pensare al comportamento di Raven-Divu per capire cheuno di loro non sarebbe stata una buona scelta. E poi i tranx di classe  felis, per esempio, odiano l’acqua, qualunque sia il suo stato. No, non rimaneva che lui, Hector Moresco, in ritardo con la carriera e allontanato dalla sua Dimora per «condotta

non collaborativa». L’ultima scelta per  Diogene, SCCU o Sercucù come lo chiamano i veterani: Servizio di Collegamento Comunità Umane.

 – Non è un buon posto, Nhat. Lo sai. Avete avuto una mortalità alla nascita del

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37 per cento, la speranza di vita è di 42 anni solari, la comunità è troppo piccola eci sono gravi rischi di degradazione del pool genetico. E poi la posizione della nubeè instabile, ignoriamo la costante solare della binaria Delta Corvi… Di Sukhotai e

Funan, voglio dire… – Tu non sei felice, qui. – No –. Era inutile mentire ancora. Tra otto ore Giorno Standard Terrestre sareb

 be stato a bordo di un’unità a CG del Servizio e Specchiofumo sarebbe stato soltantoun brutto ricordo. Entro un mese sarebbero arrivate le navi dell’Autodifesa e avreb bero sgombrato la gente. Li avrebbero portati su Harbourg poi lì qualcuno avrebbedeciso dove spedirli. Probabilmente avrebbero separato i gruppi famigliari per favorire l’esogamia ed entro un anno la gente di Specchiofumo avrebbe avuto un buon po

sto per vivere.Se lo ripeteva da mesi, ormai. Con Raven-Divu che si divertiva a fare l’avvocatodel diavolo e a ripetere: «Sono felici qui, Moresco. È un bel posto».

Esce sulla terrazza respirando, come sempre, con involontaria cautela. L’aria èumida e fredda. Sul limite occidentale dello Specchio le luci appaiate di Sukhotai, lagigante rossa e di Funan, una stella bianca, sono come lampade accese oltre un vetrosmerigliato. Come sempre – Specchiofumo non conosce la notte – colorano di un riflesso cremisi il vapore di sublimazione che rotola pesante sullo Specchio. La Nubenella quale Nhat e la sua gente vivono si estende per una dozzina di anni luce e sta attraversando lentamente il sistema di Delta Corvi. Ci vorrà qualche milione di anni perché la Nube si allontani definitivamente dal sistema. Moresco lo sa benissimo, manon si fida dell’iperacqua degli Specchi all’interno della Nube. Quella fase solidadell’acqua non era mai stata rinvenuta su nessun sistema, anche se qualche remotissimo studio sulla Terra l’aveva teoricamente prevista. Ma l’iperacqua non è completamente stabile neppure su Specchiofumo e all’interno della Nube.

 – Qui è bello –. Sussurra Nhat alle sue spalle.

 Non ha intenzione di mollarlo, evidentemente. – Bello, ma non dura –. Specchiofumo non ha un vero orizzonte, è un gigantesco

cristallo di iperacqua sospeso in una nube di vapore acqueo. La superficie del cristallo riscaldata sublima trasformandosi in vapore d’acqua ma altro vapore condensa iniperacqua e il ciclo non pare avere termine. L’iperacqua non può essere bevuta ma cisono i pozzi, posti ai margini del cristallo, dove è possibile trovare acqua in fase liquida. La nebbia rende impossibile vedere il limite di Specchiofumo ma Moresco sache se potesse vedere l’orlo, che sostituisce l’orizzonte, dovrebbe guardare più o

meno a un palmo sopra la sua testa. – Di qui non ce ne andiamo, – dice Nhat. – Quando pensi potrà durare il generatore della vostra vecchia nave? – Non ha

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mai urlato, su Specchiofumo, nessuno lo fa. Ma qualcosa in lui si sta rompendo. Lasua pazienza è arrivata a fine scala. Li detesta, l’ha sempre saputo. Gente piccola e presuntuosa, silenziosa e ipocrita. Preferiscono restare lì a vedere il loro riso che cresce stento e quasi immangiabile piuttosto di ammettere di avere avuto torto. – E se ilgeneratore smette di funzionare niente più aria, niente più gravità, niente di niente! Vitroverete a galleggiare al centro di una nube interstellare, voi con le vostre maledette palafitte, il riso basmati e i morti!

Si sarebbe atteso che Nhat si allontanasse da lui con quei piccoli passi che all’inizio trovava divertenti e che ora lo irritano. Invece resta immobile, dignitosamentematta come tutti quelli che vivono lì.

 – Voi potete darci un altro generatore. Più nuovo. – Ma non possiamo darvi altre stelle… Non qui, almeno. E non possiamo convin

cere nessuno a venire a vivere a Specchiofumo. E non possiamo resuscitare i bambiniche muoiono!

 – Qui è un bel posto, – insiste Nhat. – Tutti siamo saldi e uniti in questo pensiero.Altri potrebbero essere soddisfatti a vivere qui. Basta dire loro che Specchiofumo esiste.

 Nhat è l’unica lì a parlare il LaMaI, la lingua franca federale. La gente di Specchiofumo ha avuto ben pochi contatti con il resto dell’umanità negli anni successivialla Diaspora. Tutto ciò che hanno ricevuto dall’Udienza è stato un modello relazio

nale di proprietà della Marseille MucH lasciato lì da una UCG di esplorazione unaventina di anni prima. Strano che la Fiduciaria Federale non abbia ancora mandatoloro il conto. Nhat aveva imparato il LaMaI dal modello e l’aveva parlato soltantocon lui. Riservata e formale com’è aveva plasmato l’IA del modello rendendolo altrettanto riservato e formale. I modelli si adattano: un dialogo tra lei e l’artificiale doveva essere una specie di stucchevole minuetto. Il modello è scomparso un paio d’anni prima, inghiottito da un pozzo di oscillazione.

 – Non sono io l’unico a decidere. Esiste una commissione di Diogene… dell’SC

CU che leggerà la mia relazione ed emetterà una direttiva definitiva. Se non li hoconvinti manderanno un altro Commissario. Nhat scuote il capo: – Ravediru dice che non ci saranno altri a scrivere di noi. – Raven-Divu –. Per la milionesima volta scandisce il nome del corvide che la

gente di Specchiofumo non ha mai imparato a pronunciare. – È soltanto un tranx, unanimale, lo sai. Non sa come funzionano queste cose.0  Nhat non risponde, ma sa di non averla convinta. Si fidano di Raven-Divu, molto più che di lui. Sanno che non è altro che un corvo transgenico, umano solo nel fenoti po, ma per lui hanno rispetto e considerazione, mentre di Hector Moresco hanno sol

tanto paura. – Vado a fare una passeggiata, se non ti dispiace. Saluto Specchiofumo. Non è ne

cessario che tu mi accompagni.

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Lei china il capo, rigida come un antico maggiordomo.«Paura».Che lui, Hector Moresco, potesse ispirarne era il primo a stupirsene, ma certo

spiegava molte cose. La gente di Specchiofumo lo evitava come si evita un pazzo pericoloso. Tutti i suoi dialoghi e i suoi incontri erano sempre avvenuti in presenza di Nhat. Lei fissava gli appuntamenti, lo accompagnava e traduceva il suo LaMaI.Adulti e bambini – i vecchi erano ben pochi – lo fissavano a occhi sbarrati. Bisbigliavano qualcosa seminascosti nella penombra delle loro palafitte che sapevano di riso edi stoffe bagnate.

Moresco scende per la scala a pioli che conduce alla prima piattaforma, alta diuna decina di metri sopra la superficie oscura dell’iperacqua. Da lì un’altra scala arri

va a terra. «Terra?» All’acqua, dovrebbe dire, come dice Raven-Divu. Più che acqua,gelatina. Camminare sull’iperacqua gli dà la sensazione di camminare su un materasso. L’iperacqua ha la consistenza di un budino e l’aspetto di una gelatina al mandarino. Se ne può raccogliere un grumo in mano: è tremula e riflette i raggi dei soli come bava di lumaca.

Cammina lungo uno dei sentieri tracciati dai cercatori d’acqua. Uno dei più lunghi, contrassegnato da una doppia serie di bastoncini colorati. Non metterebbe un piede fuori di lì nemmeno per la paga di dieci anni. L’iperacqua è in equilibrio conl’acqua in fase liquida e quasi ogni giorno si apre un nuovo pozzo di oscillazione.Durano poche ore per poi ritornare allo stato di iperacqua. Come annegare nel cemento: l’iperacqua non ha spinta idrostatica. Cadere in un pozzo di oscillazione significa scivolare giù, sempre più giù all’interno del cristallo. Lentamente… lentamente… Per migliaia e migliaia di anni.

Moresco ha sempre evitato di guardare nello specchio scuro della superficie dell’iperacqua. Le forme nere affondate nella gelatina possono essere piccole meteore,vecchi serbatoi, parti della nave portati fin lì dagli umani o altri oggetti perduti. Ma possono essere corpi. I morti su Specchiofumo vengono seppelliti nei pozzi di oscil

lazione.Resiste alla tentazione di guardare oltre la lunga fila di bastoncini, si volta: il vil

laggio è ancora visibile: baracche scure alte sulle palafitte d’alluminio ricavate dalle paratie della nave che li ha portati lì. L’aspetto è quello di un accampamento in unadiscarica clandestina, nonostante le piccole lanterne colorate che penzolano dalle terrazze e le tende alle finestre. L’odore acido del riso e degli abiti mal lavati arriva finolì. Sono come pulci o altri assurdi parassiti. Alle volte non ha bisogno di troppa fantasia per capire il punto di vista dei terrestri che non li rivogliono indietro, nemmeno se

 pentiti, terrorizzati o morti.Una forma scura galleggia a un paio di metri dalla linea dei bastoncini colorati.Moresco riconosce una forma umana e un brivido di nausea lo fa tremare. Resiste al

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desiderio di tornare indietro di corsa: non ha nessuna voglia di discutere ancora con Nhat. Invece si avvicina al limite del sentiero e s’impone di guardare. Il morto ha latesta – la parte più pesante del corpo – volta verso il basso. Il corpo è raccolto, le gam be flesse. Poteva essere stato un anziano o forse una donna. I capelli sono raccolti sulla nuca: capelli neri come quelli di Nhat. Una stoffa chiara l’avvolge, leggera comel’ombrello di una medusa.

Si distacca a fatica, ancora ipnotizzato dalla visione. Cammina sulla superficie diiperacqua come sul corpo di una creatura viva. La nebbia rosata illuminata dai due soliassorbe ogni rumore. Segue i bastoncini colorati, li conta. «Paura». Loro hanno pauradi lui e lui… Ma hanno davvero paura? Chi ha paura di chi? Se lui, Hector Morescodovesse scomparire, «perire tragicamente» ci vorrebbero mesi perché qualcuno al servizio decidesse di mandare un altro commissario. Certo, c’è Raven-Divu, ma il corvo

non è d’accordo con lui, non lo è mai stato. Invidia, forse. Magari odio per i signoriumani. La propaganda della Lega Umana lo scrive tutti i giorni nel substrato: «I tranx

ci odiano, i tranx vogliono ucciderci».Sciocchezze, certo. Ma a lui i tranx non sono mai davvero piaciuti. Servizievoli,

 pronti, certo. Sono come quella gente, non sai mai che cosa pensano, in realtà.Ha camminato senza guardare. Forse ha allungato il passo senza accorgersene.

Deve ritornare indietro. Anche se dovrà sopportare Nhat, i suoi rammarichi e le suegarbate proteste. Si ferma e si volta. La nebbia è particolarmente fitta e la luce dei soli

la rende abbagliante. Infila una mano in tasca. Ha dimenticato gli occhiali antiriflesso.È uscito di fretta, senza controllare. Come un idiota o un novellino. «Basta seguire ilsentiero», pensa. La fila dei bastoncini, fedele, è schierata alla sua sinistra. Annuisce: basta tornare indietro, tenere gli occhi socchiusi per ripararsi dalla luce di… comechiamano le stelle? Il nome di due re khmer … Sukhotai e Fu… Fu qualcosa. Sbuffa.Sono dei pezzenti ma orgogliosi. Teste vuote piene d’aria calda. Ipocriti. Chi se nondelle teste vuote avrebbe potuto pensare di sopravvivere su un cristallo d’iperacquanel mezzo di una nube interstellare? Deve camminare tenendo d’occhio la traccia. Si

volta per individuare la seconda fila di segnali. Niente. Non ci sono. È a un passo dalla fila alla sua sinistra ma a destra non riescea vedere nulla. La nebbia è troppo sottile per nasconderli, semplicemente non ci sono,forse non ci sono mai stati. Per un riflesso incontrollabile guarda sotto di sé. Affondatinell’iperacqua, sfumati dalla distanza ci sono ombre, forme, profili come altrettantimostri marini congelati. Chiude gli occhi torturati dalla luce cremisi dei due soli. Calma. Deve stare calmo. Se i bastoncini non sono alla sua destra saranno più a sinistra,oltre la linea di quelli più vicini. Dev’essere uscito dal percorso senza accorgersene.Rabbrividisce. La prima regola di uno spaziale è ricordare che nulla è davvero familia

re lontano dalla Terra. Adesso deve muoversi, fare qualche passo oltre la prima lineadei bastoncini e ritornare sul percorso. Ma ne è certo? Assolutamente certo? Come ha potuto perdere di vista la doppia serie di segnali? E se si trattasse di una semplice in

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terruzione? Se fosse così camminare verso sinistra vorrebbe dire abbandonare il sentiero, rischiare la morte. Perché Raven-Divu l’ha abbandonato? Dov’è finito?

Sotto di lui, di fianco a lui le ombre. I morti di Specchiofumo.

La luce dei soli lo abbaglia, gli occhi lacrimano. Deve girarsi, guardare altrove.Poi lo vede: affondato di pochi centimetri nell’iperacqua, gli occhi chiusi in un

sonno da antica fiaba. Moresco cade in ginocchio, singhiozza. Il panico lo mordecome una bestia assassina. L’hanno ucciso. Annegato in un pozzo di oscillazione. Paura, chi ha paura di chi? Toccherà a lui, adesso. Non può tornare indietro. È solo, adesso, abbandonato a milioni di milioni di chilometri. Solo, senza più speranze.

 All’inizio non è diverso dal cadere in un pozzo o in uno stagno. Ma poi è impossi-

bile risalire: le pareti di iperacqua si sbriciolano senza fornire nessun appiglio. Non si può che rimanere immersi e urlare mentre l’acqua cambia fase. Poi attendere un’e-

ternità prima di essere definitivamente morti… 

 – Dov’è Moresco?Ad accogliere Raven-Divu ci sono Nhat e sua suocera, Tran, una delle pochissime

donne anziane di Specchiofumo. Tran non sorride mai e il suo volto è segnato da profonde rughe. La luce di Sukhotai e Funan l’ha resa quasi cieca e i suoi occhi sonosemplici fessure scure nella pelle color cuoio.

 – È andato verso nord, sul sentiero. – Stai scherzando? – Il tranx conosce abbastanza Hector Moresco da sapere che

non ama Specchiofumo e che da quando è sbarcato lì non si è mai allontanato dal villaggio da solo per più di un centinaio di metri.

 – Ha detto che vuole salutare tutto, qui –. Insiste Nhat, – Dare un ultimo saluto.Raven-Divu non è più alto di lei e ha occhi scuri e lucidi come pietre di fiume: – 

Vado al suo alloggio.Mentre cammina estrae la portatile e toglie la sicura. C’è qualcosa di strano, di ve

ramente strano in quella storia.La stanza di Moresco è vuota e ordinata. Valigie e borse sono schierate nell’angolo

 più vicino alla porta. Il commissario evidentemente non aveva nessuna intenzione difar tardi. Non ci sono segni di violenza o di collutazione. Moresco dev’essere uscito disua volontà. Raven-Divu si affaccia sulla terrazza e fa correre lo sguardo sul sentierofin dove la nebbia glielo consente. Nulla. Un rumore lievissimo, tanto lieve che chiunque non fosse un tranx non avrebbe colto e il corvide si volta di scatto puntando la portatile.

 – Non sparare! Ti prego –. Nhat si porta un braccio al viso come per ripararsi dauno schiaffo o da una luce improvvisa. – Dov’è Moresco? Dove l’avete portato?

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 Nhat allarga le braccia – Io non so, giuro Ravediru, – alle sue spalle Tran annuiscecon energia.

Per quanto Raven-Divu non sia umano è sempre vissuto con loro e sa riconoscerecerti piccoli segnali che denunciano la menzogna. Brevi movimenti involontari, l’allargarsi della pupilla, il sudore all’attaccatura dei capelli, l’impercettibile cambio dicolore delle labbra e delle orecchie, la voce stretta dall’irrigidirsi della muscolatura delcollo. Abbassa la portatile, incerto. – D’accordo, se n’è andato a fare una passeggiata.E adesso dobbiamo andarlo a cercare, giusto?

 – Giusto. Noi veniamo.

Lo ritrovano a trecento metri dal villaggio, accucciato sul sentiero. Tiene le ginocchia strette contro il petto, la testa nascosta tra le gambe.

 – Commissario…Raven-Divu lo chiama più volte. La gente di Specchiofumo forma un cerchio in

torno a loro. Il corvide pensa che questo sarebbe per loro un buon momento per accopparli e ritornare liberi. Ma hanno bisogno di aiuto, di un nuovo generatore, di sementi modificate, di medicinali. Questo finora ha impedito loro di ammazzarli e glieloimpedirà anche in quel momento. Purché si lasci loro una speranza… Questo Moresconon l’ha mai compreso. La gente di Specchiofumo è gentile ma sarebbe pronta a uccidere per difendere il proprio villaggio: – Commissario… – La disperazione può spin

gere la gente a compiere gesti eroici, a dimenticare la morte.

 – Come va? – Fisicamente sta benissimo –. Il medico della UCG Cinque settimane in pallone si

sfiora una tempia. – Ma è qui che non funziona più nulla. Se non sembrasse assurdo per un veterano dello spazio direi che si tratta di schizofrenia autistica. In genere colpisce coloro che sono stati isolati nello spazio profondo per qualche settimana. Ma ilCommissario Hector Moresco non naviga da…

 – Da più di sei mesi. – Infatti. Vedrò che cos’è possibile fare, ma non sono ottimista –. Lo sguardo diMoresco sdraiato sul lettino è spento, fisso su qualcosa che non può raccontare. – Glidarò un sedativo: fa impressione vederlo così.

 – Così la relazione di Moresco non è stata completata. – Infatti, signore. – Ma lei crede che avrebbe dato parere favorevole? – Non lo escludo, signore.

 – Può andare, Raven-Divu di Aude Nero-Oro. Resteremo in attesa della guarigionedel commissario. Se questa dovesse tardare farà temporaneamente fede una sua dichiarazione.

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– Sissignore, grazie signore.

Il nuovo generatore arrivò tre mesi dopo la partenza di Raven-Divu e del Com

missario. Le sementi modificate dopo quindici giorni. I medicinali arrivarono pocodopo. Con i medicinali arrivò anche Raven-Divu.

 – Come mai qui Ravediru? – lo accolse Nhat. – Un po’ di nostalgia. – Sarai mio ospite nei prossimi giorni?Il tranx sorride: – Solo per stasera, Nhat. Domani la  Dhalgren riparte e io devo

essere a bordo. – Sarai mio ospite per il terzo pasto?

 – Certo.

 – Una cena eccellente… Davvero.Era tardi anche se la luce immobile di Specchiofumo non cambiava. Avrebbe do

vuto dormire protetto da una tuta oscura, come aveva fatto per sei mesi. Come facesse la gente di lì a dormire senza la notte non riusciva a comprenderlo. Ma erano tantele cose che non comprendeva di loro…

 – Nhat. – Sì, Ravediru?Il tranx si sollevò sulla sedia e la guardò bene in viso. Erano rimaste soltanto lei e

Tran, gli altri – i due mariti di Nhat, i bambini – si erano ritirati per il sonno. – Possofarti una domanda?

 – Tu chiedi, io sono felice di rispondere. – Come hai fatto a sapere che Moresco aveva già avuto un attacco? Nhat si stringe nelle spalle. – Tu vuoi capire se sei intelligente abbastanza, Rave

diru? – Diciamo che è così. Noi tranx non abbiamo molte occasioni per dimostrarci più

intelligenti dei Signori. – Allora sei intelligente, davvero. – Grazie –. La fissa. – Siediti, ti prego. Nhat scivola sulla panca come un fantasma o una bambola di stoffa. – Ho saputo

dal substrato. C’era il suo profilo.Raven-Divu respira profondamente. – I capi di Diogene pensano che i dati relativi

ai loro commissari siano inaccessibili. – Quasi inaccessibili, uomo-corvo.

Questa volta a parlare è stata Tran. Il tranx ha esaurito da tempo il suo stupore per le risorse di quella gente. Si limita a chiederle: – Tu parli il LaMaI? – Solo quand’è necessario –. Risponde l’anziana.

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selo dire. Avevano gli stessi occhi, gli stessi capelli. Neri. Proprio come lui, Raven-Divu di Aude Nero-Oro, tranx aggregato al commissario del SCCU Hector Moresco.