Capitolo 2 Il racconto cinematografico: scrivere un film narrazione.pdf · L’idea Alla base di...
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IL RACCONTO CINEMATOGRAFICO
Tim Burton il raccontastorie
Big Fish
”Una storia non sempre ha un senso, e quasi mai è veritiera”
LA SCENEGGIATURA Idea drammatica
SCENEGGIATURA Il paradigma di Syd Field
Soggetto
Scaletta
Trattamento
E’ l’esposizione del contenuto del film
sotto forma di racconto sintetico
(telegramma di 25 parole) E’ la storia sotto forma di breve racconto
letterario e contiene indicazioni sintetiche
su: protagonista, luogo spazio-tempo,
inizio, centro e fine della storia
STORIA Tutti gli eventi di una
narrazione, sia esplicitati
dal film, sia presunti e
dedotti, esposti secondo
un ordine cronologico
E’ lo scheletro del film, un elenco degli
eventi organizzato per scene-azioni,
numerate progressivamente,
che costituiranno l’intreccio
Scena
E’ il racconto in prosa dell’intera storia,
scena dopo scena Découpage tecnico
Sceneggiatura desunta
A B C D E
2 1 4 3 5
INTRECCIO Tutti gli eventi che sono
raffigurati direttamente,
secondo l’ordine temporale
di presentazione
sullo schermo
1 2 3 4 5
B A D C E
Scena
Tempo
Tempo
L’idea Alla base di una storia per immagini c’è sempre un’idea drammatica
Non si tratta della “scintilla” che si accende nella testa dello sceneggiatore, ma
più modestamente, è quello di cui parla il film, il cosiddetto story concept.
Lo story concept è l’esposizione del contenuto del film sotto forma di racconto
sintetico, quello che gli addetti ai lavori chiamano telegramma: 25 parole per
raccontare le azioni fatte (o successe) a qualcuno. Ad esempio:
due jazzisti spiantati, testimoni del massacro di San Valentino, per sfuggire ai gangster si travestono da donne ma si innamorano della cantante di una band.
(A qualcuno piace caldo, Billy Wilder, 1959)
Distinguiamo due tipi di narrazione:
1. Una narrazione “forte” (HIGH CONCEPT), dominata dall’intreccio, con
una linea d’azione rigida e un conflitto evidente tra un eroe e un antagonista.
2. Una narrazione “debole” (LOW CONCEPT), incentrata sul personaggio,
con uno sviluppo ambiguo, tutto interno alla psicologia del protagonista.
Il soggetto La storia racchiude tutti gli eventi di una narrazione,
sia quelli esplicitati dal film, sia quelli presunti e dedotti
Il soggetto è la STORIA (o fabula), che viene narrata sotto forma di breve
racconto letterario e contiene le indicazioni principali sugli vicenda:
Il protagonista e i personaggi principali
La localizzazione spazio-temporale
Il tempo della storia (inizio, centro e fine), secondo un ordine causale e
cronologico (senza flashback e flashforward)
La lunghezza del soggetto può andare dalle tre alle dieci cartelle. Syd Field,
considera ottimale una scrittura di circa quattro cartelle, così suddivise:
una cartella e mezza per il primo atto, cioè l’impostazione della storia
una cartella per il secondo atto, cioè lo svolgimento della storia
una cartella per il terzo atto, cioè la risoluzione della storia
Il soggetto può essere tratto da fonti diverse: quando è tratto da fonti letterarie
preesistenti si parla di soggetto derivato, se è stato pensato e scritto per il
grande schermo di parla di soggetto originale.
La scaletta L’intreccio racchiude tutti gli eventi raffigurati
secondo l’ordine di presentazione sullo schermo
In sostanza, la scaletta è il progetto della sceneggiatura, il momento in cui il
soggetto si amplia fino a raggiungere le dimensioni virtuali del film: serve a
verificare che l’ordine temporale degli avvenimenti sia efficace.
La scaletta corrisponde all’INTRECCIO descritto dai formalisti russi: un
ordine temporale che non necessariamente coincide con quello cronologico
della storia, ma descrive l’ordine in cui vengono presentati gli avvenimenti
nel film.
La scaletta segna la fase di passaggio dal ”momento” letterario della storia a
quello della costruzione del film.
La scaletta si presenta come un elenco degli eventi principali organizzato per
punti, per scene numerate progressivamente (senza preoccupazione di stile).
Ord
ine
del
l’in
trec
cio
A B C D E
2 1 4 3 5
1 2 3 4 5
B A D C E Ord
ine
del
la s
tori
a
Scena
Tempo Scena
Tempo
Il trattamento Con il trattamento, lo sceneggiatore crea un mondo narrativo,
che precede la scrittura per il cinema
Il trattamento è il SOGGETTO ROMANZATO, il racconto in prosa
dell’intera storia, scena dopo scena (trenta-quaranta cartelle), sviluppato
secondo l’ordine stabilito in scaletta (oppure, a volte, sotto forma di romanzo
di cento-centocinquanta cartelle).
E’ il momento dell’evocazione: abbandonando il linguaggio del cinema, nel
trattamento si approfondisce la biografia dei personaggi, la loro interiorità, il
loro stato d’animo. Queste informazioni, necessarie allo sceneggiatore per
creare un “universo poetico”, verranno poi selezionate, accorciate e
sintetizzate in fase di sceneggiatura.
Molto spesso il trattamento precede la fase della scaletta. Anzi, molti registi
soprattutto americani saltano sia la fase della scaletta che quella del
trattamento, probabilmente perché nel cinema americano si girano spesso
film tratti da romanzi, il che rende superfluo scrivere il trattamento, che
appunto è una forma di soggetto “romanzato”.
La sceneggiatura La tappa finale del processo di ideazione,
e il punto di partenza per la realizzazione del film
La sceneggiatura ha una natura ambigua e paradossale (“una struttura che
ambisce ad essere un’altra struttura”, diceva Pasolini), poiché rappresenta un
momento “letterario” all’interno di un processo industriale, quale è quello
della realizzazione di un film.
La sceneggiatura è una forma di “confine”, fatto di PAROLE destinate a
diventare IMMAGINI, concepita in funzione della dimensione visiva. E’
una “storia raccontata per immagini” (Syd Field), che non è più un’opera
letteraria ma non è ancora un film.
Esistono due “scuole” di sceneggiatura:
1. Empirica e manualistica, di scuola statunitense (Syd Field)
2. Creativa e improvvisatrice, tipicamente europea (Carrière)
Le forme della sceneggiatura Lo storyboard
Lo storyboard è la versione
disegnata della sceneggiatura,
il primo passo per tradurre le
parole della sceneggiatura in
immagini, definendo i piani, le
angolazioni di ripresa, le
posizioni e i movimenti dei
personaggi, i movimenti di
macchina ma soprattutto il
montaggio della sequenza.
Lo storyboard accompagna o
precede la sceneggiatura
tecnica.
Per Hitchcock, a questo punto
il film può dirsi concluso.
Storyboard per The Birds Storyboard per Psycho
Blade Runner
Le forme della sceneggiatura Il sceneggiatura tecnica e desunta
La sceneggiatura subisce un’ultima fase di
elaborazione prima delle riprese, dando vita
a quello che è chiamato découpage tecnico:
le scene vengono divise in singole immagini,
dette inquadrature o piani, che a loro volta
sono numerate, e di cui si indica il contenuto
e le indicazioni tecniche sul taglio dei piani
e i movimenti di macchina
La sceneggiatura desunta dalla copia
definitiva del film non precede più la
lavorazione, ma la segue: il suo autore non è
più uno scrittore ma uno studioso di cinema
che “riscrive” la sceneggiatura tecnica a
partire dal film già realizzato
La struttura in 3 atti
Gli elementi fondamentali di una sceneggiatura sono:
La centralità del personaggio e la sua azione
La struttura in tre atti, o paradigma, uno schema narrativo basato sulla
drammaturgia dell’antico teatro greco, così come teorizzato da Aristotele
nella Poetica (“Un tutto è ciò che ha principio e mezzo e fine”).
Il paradigma di Syd Field presuppone che una sceneggiatura standard sia
lunga 120 pagine per 120 minuti di filmato: in pratica, ogni pagina
corrisponde ad un minuto di tempo sullo schermo.
La distribuzione del tempo in percentuale avviene approssimativamente così:
• Il primo atto (impostazione) si svolge nel primo 25%
• Il secondo atto (confronto/conflitto) si svolge nel successivo 50%
• Il terzo atto (risoluzione) si svolge nell’ultimo 25%
La sceneggiatura Il paradigma di Say Field
Nell’impostazione si configura il
personaggio principale, l’eroe della
storia, che viene catapultato nel
conflitto da un evento inaspettato
Rango
L’eroe
Il paradigma di Say Field Atto I: impostazione (30 pag = 30 min)
Il primo atto è dedicato all’IMPOSTAZIONE, (o set-up, semina), cioè
fornisce le informazioni necessarie sulla vicenda: chi sono i personaggi
principali, dove si trovano e che cosa devono fare.
La storia ruota attorno al personaggio principale, l’EROE attraverso il quale
passa l’identificazione del personaggio. La psicologia del personaggio viene
definita da una motivazione profonda (aspirazioni, bisogni…). Il film coglie
il personaggio in una fase circoscritta della sua vita, nel momento in cui un
incidente o un evento drammatico (PRIMO PUNTO DI SVOLTA o plot
point I) la cambierà per sempre, innescando un processo di azioni a catena
che spingerà la storia in un’altra direzione, opposta alla precedente.
Nel film A qualcuno piace caldo di Billy Wylder (1959), i primi 30 minuti
descrivono il dove e il quando (Chicago, durante la grande crisi economica
e il proibizionismo), la figura dei due personaggi principali (i due suonatori
squattrinati e donnaioli) e l’incidente (i due assistono al massacro di San
Valentino) che li costringerà a compiere un’azione (i due si travestono da
donne e si aggregano a una band femminile) che cambierà la loro storia
Il paradigma di Say Field Atto II: confronto/conflitto (60 pag = 60 min)
Nel secondo atto predomina l’azione, o meglio la catena causale di azioni,
nelle quali il raggiungimento dell’obiettivo da parte del protagonista viene
ostacolato da un CONFLITTO, anzi da più conflitti (pinze) che impediscono
all’azione di perdere efficacia.
In A qualcuno piace caldo i due personaggi, seppur uniti nel conflitto
contro i mafiosi, si ritrovano divisi per la conquista della bella cantante
A metà del secondo atto avviene la svolta, il cosiddetto PUNTO DI NON
RITORNO: il protagonista si trova di fronte a un evento dal quale non può
più tornare indietro, e che lo cambierà per sempre.
In A qualcuno piace caldo uno dei personaggi en travesti inventa
un nuovo travestimento (il miliardario romantico) per conquistare la cantante
Dopo una serie di eventi sempre più concitati si arriva al SECONDO PUNTO
DI SVOLTA o plot point II: l’ennesimo ostacolo sembra voler chiuder ogni
possibilità al lieto fine.
In A qualcuno piace caldo il 2° punto di svolta è l’arrivo dei mafiosi nell’albergo
Il paradigma di Say Field Atto III: risoluzione (30 pag = 30 min)
Nel terzo atto il ritmo narrativo si intensifica, i conflitti si accentuano, fino ad
un CLIMAX (il culmine di un crescendo drammatico) in cui il protagonista
cercando dentro di sé la risposta giusta, si prepara al confronto decisivo e
raggiunge il suo obiettivo. Dopo una lotta “titanica” (simbolica o reale), il
conflitto si estingue e l’escalation narrativa trova la sua RISOLUZIONE.
In questo processo il personaggio subisce un cambiamento non solo esterno,
ma anche “interiore”, una maturazione che gli consente finalmente di
conquistare l’obiettivo, che forse sarà un obiettivo diverso da quello
inseguito fino ad allora.
Nel sarcastico lieto fine di A qualcuno piace caldo i protagonisti passano
dal maschilismo al rispetto dell’altro sesso, anche se con modalità ed
aspettative differenti. Ma d’altronde, nessuno è perfetto!