Campane di Posina - Anno 2006-2007

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Bollettino Parrocchiale Campane di Posina-Laghi-Fusine-Castana 2006-2007

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CAMPANE DI POSINA FUSINE, CASTANA e LAGHI

Sede: Piazza G. Marconi 36010 POSINA (Vicenza) tel. 0445 748118

Pubblicazione PRO MANOSCRITTO delle Parrocchie di: S. Margherita V.M. in Posina, S. Rocco in Fusine, S. Pietro Apostolo in Castana e S. Barnaba in Laghi

Stampa: Stab. Tip. G. Fuga & Figli - Arsiero

In copertina: versante sud del Monte Majo visto da Contrà Cervi Foto: Roberto Lorenzato

Un ringraziamento a tutti i collaboratori

Le offerte raccolte

dalla distribuzione

del bollettino

sono destinate

alle opere parrocchiali.

Il Signore ama chi dona con gioia!

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Autunno o... primavera? Carissimi,

normalmente si inizia così una lettera, ma forse non comprendiamo bene quel "carissimo" che

in senso letterario significa "colui che mi sta a cuore". Ed in realtà sta a cuore a me e a don

Roberto la vostra storia, le vostre gioie e le vostre croci, come anche mi stanno a cuore {e nella

preghiera) gli ammalati ed i nostri emigranti che riceveranno questo numero di "Campane

di...", curato con tenacia da sempre da Roberto Lorenzato, redattori e quanti si sobbarcano la

fatica affinché anche quest'anno entri in tutte le famiglie delle nostre comunità e... all'estero.

Vi sarà sembrato strano il titolo: "Autunno o... primavera?" che ho voluto dare all'augurio di

quest'anno: sta il fatto che tra poco vivremo avvenimenti di grazia straordinari (se non unici).

Sta a noi vederli ed accoglierli come tempo di... primavera nei nostri cuori e nelle nostre comu­

nità.

L'inaugurazione sabato 21 luglio alle ore 18.30 da parte di Mons. Vescovo della chiesa restau­rata di Posina, ci aiuta a riflettere sul nostro essere chiesa viva. Non avrebbe senso avere una

"splendida chiesa" se non ce la mettiamo poi tutta per essere noi "bella chiesa" vivendo insieme

la Domenica ed il nostro essere cristiani nella vita quotidiana.

Da domenica 8 ottobre a domenica 15 ottobre ci sarà la Missione vicariale nelle nostre valli

con la presenza dei Frati, Fratelli di San Francesco. Questa presenza significativa può essere per

noi... primavera, cioè stimolo per rivedere, rinsaldare, rinnovare la nostra fede. Vogliamo acco­

glierli tra noi con gioia e soprattutto accogliere tutte le occasioni di incontro che verranno pro­

poste in questa settimana davvero straordinaria. So della difficoltà logistica delle distanze da

superare, della prigrizia a muoverci dopo una giornata di lavoro o di studio, ma in questa set­

timana deve essere straordinario anche il nostro impegno, come risposta al dono di grazia che

viene a noi mediante la Missione. Nella lettera inviata alle parrocchie, i frati dicono tra l'altro:

"... Il passaggio di Gesù durante la Missione sarà un momento di grande grazia e respon­

sabilità per tutti che assolutamente non dobbiamo sciupare... Ha lo scopo di determinare

il nostro cambiamento di vita...".

Non ultimo nel mese di dicembre, quasi a ridosso del S. Natale, ci sarà la Visita pastorale del nostro Vescovo tra di noi. Nella Lettera che ha inviato alla Diocesi ancora nel 2005 per

annunciarne alla diocesi il suo inizio dice: "... Vorrei che la mia visita fosse come quella di

Giovanni Battista che a tutti proclamava: «In mezzo a voi c'è uno che non conoscete, è

Lui l'agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo, accoglietelo e seguitelo». Non il

Vescovo perciò deve stare al centro della visita, ma Cristo, e a Lui dobbiamo guardare per

aprirgli il cuore, la vita, la porta delle nostre case, delle nostre parrocchie, degli ambienti

di lavoro, di studio, di sofferenza e di esistenza quotidiana". La sua Presenza tra di noi è

segno di Gesù Buon Pastore che viene incontro a noi per ascoltarci, per consolidare, rafforzare

e incoraggiare la vita cristiana delle nostre parrocchie.

"Autunno... o primavera?" Mi auguro che sia nei nostri cuori e nelle nostre valli tempo di

primavera per "nascere nuovi", ricolmi di grazia mediante l'accoglienza positiva, fattiva e con-

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creta di questi "Avvenimenti" che ci attendono ed ai quali desideriamo prepararci mediante la

preghiera, capace di "scardinare" (qualora ce ne fossero) le nostre resistenze per vivere la Gioia

dell'Incontro con il Signore ed i fratelli.

Ricordiamo tutti (ed è un augurio per noi oggi) quanto il papa Giovanni Paolo II ha detto con

forza all'inizio del suo Pontificato: "Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a

Cristo".

Inaugurazione, Missione, Visita Pastorale sono tre avvenimenti da non perdere: è bello sen­

tirci anche noi come le sentinelle al mattino a scrutare l'orizzonte ed accorgerci del Tempo in

cui siamo visitati in modo speciale dal Signore.

Insieme a don Roberto auguro ancora a tutti voi, alle famiglie, agli ammalati, ai lontani, di

essere ciascuno "buon albero" che porta frutti buoni nella propria vita. Don Stefano

È arrivato anche per noi il tempo

della visita pastorale del nostro Vescovo Pubblichiamo la lettera del Vescovo

del 1° novembre 2005 con la quale annunciava l'inizio della visita pastorale

Negli incontri che ho avuto modo di avere con voi, sacerdoti e fedeli, giovani ed anziani, famiglie e fanciulli, ragazzi e comunità, ho ammi­rato la fede e la generosità con cui vi spendete per la testimonianza del Regno di Dio nelle realtà e negli ambienti di vita. La società in cui viviamo sembra meno attenta ai valori dello Spirito e distratta da tanti messaggi contradditori che suscitano atteggiamenti e comportamenti

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Cari amici, dopo due anni dalla mia venuta tra voi sento il desiderio di avviare la visita pastorale alla Diocesi. E una decisione che ho preso perchè la visita è il dono ed il compito pri­mario di un vescovo che vuole stare con la sua gente, ascoltare il suo popolo, camminare insieme sulle vie che il Signore indica mediante la luce del suo Spirito.

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lontani dalla tradizione

cristiana; dense nubi sem­

brano addensarsi sul

mondo e sull'umanità

suscitando timori e paure

che ci fanno guardare al

futuro con comprensibile

preoccupazione.

In noi credenti risuona

però costantemente la

Parola del Signore: non

temete io sono con voi.

Sì, il Signore risorto cam­

mina con la sua Chiesa e

con l'umanità, e non cessa

di operare per il loro bene.

Egli ama questo mondo, per il quale ha dato sé stesso, e vuole che ogni uomo si salvi.

E' Lui la fonte prima della speranza che mai deve venire meno, neppure di fronte ai fatti più negativi o

tragici. Egli sa trarre il bene anche dal male ed inquietare i cuori più chiusi, affinché si aprano alla veri­

tà, al perdono e alla pace.

E' con questa fede che vengo a trovarvi, nelle comunità, nelle famiglie, nei gruppi e negli ambienti della

vita di ogni giorno: per confermare la vostra fede, che è già grande, per dirvi la gioia di essere con voi

cristiano e per voi vescovo, per invitarvi a operare sempre con fiducia, confidando non nelle nostre debo­

li forze, ma nel Signore e nella sua costante azione di grazia.

Pregheremo insieme, staremo insieme, rifletteremo insieme, ascolteremo insieme la Parola di Dio, ed

insieme decideremo i passi da compiere per dare alle nostre comunità e a tutta la nostra Chiesa diocesa­

na una salutare scossa missionaria.

La missione è il primo scopo della Chiesa e di ogni cristiano. Annunciare Gesù Cristo e viverlo con una

convinta ed efficace testimonianza di amore verso ogni uomo è il nostro impegno.

Siamo chiamati ad attuarlo ogni giorno, nel vissuto concreto delle nostre famiglie e delle realtà lavora­

tive, di studio e di tempo libero, e proporlo assieme come comunità cristiana, mostrando che ciò che ci

preoccupa di più è l'uomo, la sua dignità e la sua promozione integrale, e che egli trova in Dio l'unico

punto di forza e di appoggio per crescere in umanità vera e libertà.

Vorrei che la mia visita fosse come quella di Giovanni Battista che a tutti proclamava: "In mezzo a voi

c'è uno che non conoscete; è Lui l'agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo; accoglietelo e seguite­

lo".

Non il vescovo, perciò, deve stare al centro della visita, ma Cristo, e a Lui dobbiamo guardare per aprir­

gli il cuore, la vita, la porta delle nostre case, delle nostre parrocchie, degli ambienti di lavoro, di stu­

dio, di sofferenza e di esistenza quotidiana.

Una visita che ci deve far crescere in fraternità, per fare della Chiesa una famiglia dove ci si accoglie e

ci si ama teneramente e profondamente, di vero cuore; dove nessuno ritiene di essere superiore agli altri

e punta il dito contro il fratello; dove i piccoli e i poveri sono i prediletti non solo a parole, ma nei fatti

concreti che, se anche costano sacrificio, danno gioia al cuore.

Se la gente potesse vedere in ciascuno di noi, a partire da me vescovo, e in ogni nostra famiglia e comu­

nità, rispecchiato il volto di Cristo, allora il mondo cambierebbe. Ne sono certo.

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La visita vuole promuovere in ciascuno una più radicale conversione al Vangelo, per fare della Chiesa

una realtà credibile che lo annuncia e lo celebra, ma soprattutto si sforza di viverlo con fedeltà, anche

se si riconosce sempre lontana dalla perfezione che esso esige.

Attendo con gioia di vedervi e di incontrarvi, e se anche, per alcune comunità passerà qualche anno nel­

l'attesa (la Diocesi è grande ed i tempi della visita si allungano), la certezza che il vescovo verrà alimen­

ti il desiderio di accoglierlo mediante un intenso cammino di fede, di preghiera e ricco di positive espe­

rienze di amicizia.

Vi chiedo di pregare per il buon esito di questa visita e vi porto tutti davanti alla dolce immagine della

Madonna di Monte Berico, alla quale affido questa tappa della vita diocesana, perchè sia per tutti

feconda di frutti.

Vi benedico. + Cesare Nosiglia, Vescovo

Festa di tutti i Santi, 1 Novembre 2005

Prepariamoci alla GRANDE MISSIONE che si terrà nella nostra Unità Pastorale dal 29 settembre al 14 ottobre

Carissimi,

ormai mancano pochi mesi alla Grande Missione Parrocchiale che si terrà nella vostra Unità

Pastorale dal 29 settembre al 14 ottobre.

Per la verità ci siamo già conosciuti in occasione del primo annuncio della Missione, ma desideria­

mo incontrarvi ancora per giungere insieme pronti all'inizio della Grande Missione.

In quella occasione il Signore verrà a visitarci, fin da ora sta alla porta del nostro cuore e bussa per

entrare nella nostra vita con la luce sfavillante della sua Risurrezione.

Il passaggio di Gesù durante la Missione sarà un momento di grande grazia e responsabilità per tutti

che assolutamente non dobbiamo sciupare con la pigrizia spirituale e la disattenzione.

In quei giorni avremo modo di ascoltare con più attenzione la Parola di Dio e di lasciarci interpellare

e provocare da essa, mettendo in discussione le nostre sicurezze e i nostri progetti.

La Missione Parrocchiale ha lo scopo di determinare il nostro cambiamento di vita.

Disorientati purtroppo da tanti messaggi antievangelici, storditi da tanti rumori abbiamo bisogno di un

riferimento sicuro ed entusiasmante.

Prepariamoci perciò adeguatamente in questi mesi che precedono la Grande Missione Parrocchiale,

perchè nessuno manchi a questo intervento di grazia straordinaria che il Signore ci ha preparato.

L'intercessione della Beata Vergine Maria con S. Barnaba, S. Margherita, S. Pietro e S. Rocco vi

accompagni e ottenga per tutti la disponibilità all'ascolto della Parola del suo Figlio Gesù che sarà

donata abbondantemente.

Un cordiale e fraterno augurio di Pace e Bene.

Fra Ambrogio, Fra Simone e Fra Felice

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Giornata a Posina

'Vedere Posina e poi morire': c'è un detto del poeta quando parla di Roma. È con questa sensibilità ed emozione che un componente della famiglia Cervo del Brasile ha visitato per la prima volta il posto in cui il rela­tivo antenato abitò in Italia fino al 1884, a Posina in Contrà Lambre, e dopo emigrò per le Americhe, precisamente per il sud del Brasile.

Il desiderio di conoscere il vecchio continente era un sogno che coltivavo fin da bambino ed è stato portato a termine nel 1990, quando io e mia moglie Jamile abbiamo viaggiato trenta­tre giorni per l'Europa. L'Italia naturalmente dava più emozione al nostro viaggio e più senso di appartenenza a questo Bel Paese. La consapevolezza di "essere italiano" è molto sentita qui in Brasile. Le associazioni e le famiglie dei discendenti italiani contribuiscono a mantenere e a diffon­dere la musica, le canzoni, la letteratura, la cul­tura, i ricordi, gli usi e i costumi della nostra bella Italia. Nell'aprile del 2006, grazie anche ad Internet, al Gruppo di Roberto Salerno (http: //groups.msn.com/Posinaelasuagente), Adelino Fioraso e Daniela Bettali, io e mia moglie Jamile, di ritorno da un viaggio in Russia, ci siamo fermati a Milano e subito dopo siamo partiti per Vicenza in treno dove Adelino e Daniela ci aspettavano: con loro siamo anda­ti a Posina in auto. Posso affermare che Adelino e Daniela sono eccellenti oratori, molto amici e ci hanno spie­gato molte cose. E che emozione nel vedere finalmente il car­tello comunale con scritto Posina, che mi ha fatto sobbalzare dicendo "Finalmente Posina, evviva!". Nel cimitero di Posina abbiamo visto che le famiglie Cervo sono numerose ed abbiamo riconosciuto molti cognomi già noti in Brasile (Benetti, Mogentale, Zambon, ecc...).

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Eurico Cervo presso Contrà Lambre

incontra Germano Cervo

Foto: Adelino Fioraso

Abbiamo visto la bella chiesa di Santa Margherita (durante le fasi di restauro), il risto­rante Al Garibaldino (dove abbiamo pranzato e mangiato i gnocchi), la casa di Luigi Cervo (El ritorno), di Adelio Cervo (Vice Sindaco), abbia­mo parlato con Andrea Cecchellero (Sindaco) e Roberto Lorenzato (Assessore). Siamo passati per le contrade Bettale, Cervi, Beber, Griso ed infine... le Lambre. Abbiamo fatto un giro anche a Laghi, questo caratteristi­co paese con il suo laghetto. Lambre è la contrada dove il mio antenato Luigi Cervo e la sua famiglia hanno abitato fino al 1884. E proprio in Contrà Lambre abbiamo incontrato Germano Cervo che stava coltivando le patate, ed abbiamo parlato un po' con lui. Vedendo quelle case, alcune vecchie di una volta ed altre più moderne, con tre o quattro piani, e costruite secondo un'architettura tipica delle nostre montagne, ho immaginato la vita che si poteva svolgere nel 1884: il lavoro sui pendii della valle (da un lato c'è il monte Majo e dall'altro il Pasubio), i bambini che andavano a scuola, il partecipare alla Messa in chiesa alla domenica, l'inverno rigoroso con la neve, la guerra che sarebbe arrivata dopo poco più di trent'anni e che avrebbe travolto tutto... Inoltre ho immaginato l'addio a quei luoghi natii con molta tristezza: l'ultima preghiera nella chiesa, il trasporto degli oggetti e dei vestiti in bagagli e scatole fino ad Arsiero per

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vie tortuose di strada bian­ca e forse tutto caricato su un cocchio tirato da cavalli. Da Arsiero forse i miei ante­nati hanno continuato il loro viaggio in treno fino a Vicenza (so per certo che il tratto ferroviario Vicenza-Schio fu inaugurato nel 1876) e poi verso Genova per imbarcarsi là con la nave "La Provence" per il lontano Brasile... Certamente l'emozione fu grande vivendo la consape­volezza di andare via per sempre lasciando le proprie radici e nel vedere per l'ul­tima volta la nostra cara Italia.

Mi sembra di vedere i miei antenati nel loro viaggio fino a Genova scendere dal treno nella stazione ferro­viaria, percorrere le piccole vie che conducono al porto in cui è ormeggiata la gran­de nave pronta per la par­tenza...

Già un senso profondo di nostalgia pervade l'anima...

Posina, una grande emozio­

ne. E' sempre nei miei pensie­

ri, con il torrente dall'acqua

cristallina, con la gente ama­

bile, con un paesaggio scintil­

lante fra le alte montagne.

Eurico Cervo Professore dell'Università

Revisore dei Conti del Podere Nacionale

Porto Alegre, nel Estato de Rio Grande del Sud (Brasil)

[email protected]

Cavallaro

Mi ritrovo a salire per contrada dei Spini, poche case affiancate su un costone messo al sole, sulla balza che è dietro, all'altez­za dei tetti, parte un viottolo fresco che con pochi tornanti porta svelto a quel passo detto anche de 'a Sima. Poi su in cresta rallento, c'è la vista che spazia lontano sul Verena e il Toraro e, nella valle di sotto, su diverse contrade, distanziate, regolari, poste al bordo della strada che s'allunga in costante discesa, dove in fondo s'intuisce nascosta la piazza di Ossati e la bianca chie­setta.

In montagna alle volte mi sor­prendo con un passo irrequieto, come fosse l'andare di chi cerca qualcosa che continua a sfuggir­gli, lo rilevo perfino, sorridendo, come a farmi un rimprovero: "non ti accorgi che sembri un bambino sperduto tra la folla di piazza S.Marco?". Riconosco che è vero, forse meglio, sembra proprio mi muova come fossi prigioniero di quei sogni ricor­renti in cui quella cosa cui tanto teniamo di continuo ci sfugge... C'è là in fondo Cavallaro, l'alto­piano riluce sotto un cielo che scorgo farsi sempre più oscuro, sono invogliato ad andarci, poi magari percorrere i Piani fino a scendere ai Vanzi, e pregusto quel tratto non breve di percor­so che mi attende per ore. E sì, ormai l'ho deciso, mentre indugio a riflettere, Cavallaro sono luoghi che da anni non ci torno e so bene quanto smuove rivedere delle cose familiari che sono parte di un arco di vita, quanto tocca in profondo rive­

dere contrade, sentieri, panora­mi, persone, coltivi, così a lungo vissuti come fossero entrati a far parte di sé. Ma è un incontro che da tempo desidero, un incontro che cerco e che temo. Mi difendo pensan­do, sarà tutto cambiato, ma intuisco che davvero sembrerà come fossi prigioniero di un sogno che crudele impedisce di raggiungere la meta. A contrà Mogentale, su un cam­petto tra filari di fagioli e patate, scorgo china al lavoro, con la zappa e le mani impastate di terra, una donna, al saluto risponde contenta che quest'an­no va bene, il raccolto dovrebbe esser buono. Annuisco e le chie­do distratto in quanti sono rima­sti quassù, ma all'istante mi pento, mi dispiace la domanda che rimanda a pensieri e pro­blemi. Mi risponde tranquilla e sorride che a scappare c'è tempo e che lei non ci pensa, e riflette che forse mi trovo a vagare per luoghi così fuori dal mondo come mai non ho fatto. No, le dico, altre volte ho voluto venirci, e improvviso mi balena il passato di lei, è Teresina, che tra i piccoli e i campi era sempre impegnata e solerte, ma due parole scambiava gentile egual­mente.

Giunto in fondo, resto in sosta all'imbocco della via dei Sabioni, i ricordi si affollano pre­cisi e insistenti, e mi trovo spae­sato come fossi diventato un estraneo..., questa strada non c'era, qui era un semplice viot­tolo, si passava, ricordo, tra gli arbusti e i muretti a secco che erano sempre in gran parte crol-

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lati, sulla conca del prato, dove ora è una villa, si adunavano le donne con le manze e le capre al rientro la sera dopo il pasco­lo ai Piani. C'erano loro a contarsela con la brezza del Maio e i muggiti e belati , era un mondo che intuivo trasparente, intrecciato di riti e tradizioni, mi attraeva e avrei voluto proteggerlo, non avevo la chiave per compren­derlo, stavo muto in disparte, lo trovavo misterioso e vivevo qualcosa struggente come quando ci accade di sentirsi un estraneo senza alcuna speran­za e sorpresi si avverte di non esser respinti.

Cavallaro era anche alla sera l'osteria, si parlava e un bic­chiere portava a conoscere la gente in attesa al telefono pubblico, Cavallaro era anche spiare tra i vetri sfilacciarsi len­tamente le nebbie le giornate di pioggia sulla valle di Laghi verso sella dei Viosa, con la neve restare isolati per giorni e la notte senza luci sotto il buio di un cielo profondo... Penso a loro del posto, sono pochi i rimasti, ci sono strade, villette, recinzioni ai poderi...se si cerca il passato nel presente ci si trova isolati, ci si sente tra­diti e stranieri, incontrarsi dopo tanto è difficile sia un ritrovar­si.

Uno sguardo lontano sul Cimone e il Cavioio , li si scor­ge sfuocati verso il caldo del piano, vorrei fosse mattina per salire sul Maio, per fuggire su in alto, non so l'ora ma intuisco che il tempo che resta di luce non basta. Quasi stessi cercando un'uscita da un sogno troppo a lungo durato, giro ancora un po' a caso e mi accade di tornare più

Foto di Paolo Campogalliani tratta dal suo libro "Lontano Vicino"

volte presso Tezze Silvestri, e dopo un tratto intricato tra gli arbusti e gli sterpi, con sorpre­sa mi ritrovo in una rada nasco­sta che con gioia riconosco. Questi alberi li ricordo uno ad uno, ci sono grandi betulle, anche un peccio cresciuto nel mezzo, isolato, e un nogaro malandato, sembra proprio che loro mi aspettassero in silenzio, questo è un luogo che ho sem­pre tenuto nascosto e creduto che ero il solo a conoscere, e d'istinto mi accosto ad un tron­co quasi fosse un rifugio final­mente familiare . Come avessi trovato quanto andavo cercando, mi decido a lasciare, camminare in silenzio sembra a volte una cura un po' amara ma riporta al presente e al futuro... il passato tende sempre a ingabbiarci, e Cavallaro non è solo un passa­to lontano tutto luce, ma ora sembra sia un mondo reso muto ed estraneo, come acca­de con l'incontro di un amore che temiamo si è spento. Ma rifletto che è sempre così per chi cerca l'incontro, se si trova la forza di guardare tutto quanto è perduto, non ci resta

una gabbia senza uscita. E cia­scuno cerca sempre, nel mondo di luoghi e persone, di sentirsi non più separato, isola­to, la risposta la cerca nell'in­contro con le cose e con l'altro, ma nessuno alla fine sa mai dire di sé stesso chi è, lo stra­niero lo troviamo già dentro di noi. Per chi cerca l'incontro, il per­cepirsi estranei e perfino smar­riti, è un passaggio necessario e sofferto che sospinge a inter­rogarci, e può indurci, lasciato il rimpianto, a scoprire una sorta di nostalgia rovesciata, verso il tempo dinanzi futuro. Camminare in silenzio tra sen­tieri e contrade, è disporsi a lasciarsi cambiare, camminare in silenzio è disporsi a vedere tutto quanto di estraneo si incontra al momento, cammi­nare non è solo successione di luoghi e di eventi slegati senza senso, senza un ponte che ci apre il passaggio dal passato al futuro, e ritorno con la mente alla rada con gli alberi che ricordo uno ad uno, come mai ci si fosse separati negli anni.

Paolo Campogalliani

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Quando ho ricevuto il programma delle manife­stazioni che si sarebbero svolte il 9 e il 10 set­tembre 2006, mi sono arrabbiata. Come! Faccio una vita tranquilla , solo raramente ho degli impegni, ma sembra una maledizione: se ne ho, si verificano sempre tutti contemporaneamente. Così, ero già impegnata e ho dovuto rinunciare ad una visita a Posina. La serie delle manifesta­zioni è bella ed interessantissima, soprattutto per far capire ai giovani (ed anche ai meno giovani) cosa hanno passato i loro nonni durante la I guer­ra mondiale, dall'evacuazione forzata del 18 maggio 1916 fino al ritorno nella loro terra, attor­no al 1919, come scriveva Don Lappo, Parroco di Posina in quel periodo. Quanti, invece di tornare, sono emigrati! Anche per i loro figli queste manifestazioni sono neces­

sarie. Ritornano sempre a Posina, in estate, ed assistendovi possono capire meglio perché i loro genitori o i loro nonni sono andati a "cercar for­tuna", come si diceva allora, all'estero. Interessanti le mostre, soprattutto per l'apporto austriaco. Mi dispiace di averlo perduto. Penso che molte fotografie della parte italiana siano quelle date da mio padre e da me. Spero che siano state disposte in maniera corret­ta, ma ho fiducia in coloro che hanno curato l'e­sposizione. Rileggendo con maggior attenzione il programma, mi sono resa conto che non sarei venuta in alcun modo, anche se ero libera, per­ché figlia di un Superstite della Val Posina. Per me, questa è vita vissuta, non una pagina di storia da rievocare!

Mio padre, giovane capitano, ha trascorso l'inver­no 1916-17 a Quota 1472 del Monte Majo, ed è poi rimasto in zona fino al luglio 1917. Non avrei potuto sopportare una "rievocazione storica", per quanto fedele (o solo spettacolare?), degli avve­nimenti di 80 anni fa, e non avrei potuto vedere i "figuranti in divisa d'epoca". Mio padre c'era, altro che rievocazione! Mio padre l'ha indossata per tutta la guerra, quella divisa! C'erano anche i fori della pallottola che lo ferì, nel settembre 1915, sull'Isonzo. Pallottola che conservo ancora. E il rancio? Come sarà stato il rancio del 2006? Molto tranquillo, comodo e abbondante, penso. Per mio padre e i suoi soldati il rancio era un'av­ventura quotidiana, legata alle condizioni meteo­rologiche. Nell'inverno 1916-17 c'era il rischio di non riceverlo, a causa della neve che rendeva difficile il passaggio delle salmerie per un traccia­to che c'era e non c'era, in quanto il rancio veni­va preparato in basso e portato in quota a dorso di mulo, al mattino e alla sera. Trascrivo alcune frasi tratte dalle lettere di mio padre alla sua mamma:

21/12/1916 Occorre sempre lavorare per le mulattiere per poter avere rifornimenti. 9/1/1917 Siamo ritornati alla neve e anziché lottare col nemico si lotta con lei. È una lotta tenace con la pala e con la zappa per mantener­si in comunicazione col mondo, per impedire le valanghe, per fare sì che i soldati possano avere il rancio caldo [...]. Questa sera con molta buona volontà il rancio è potuto arrivare ma se continua

Posina ricorda la Grande Guerra

Cerimonia dei caduti della Valposina

in Contrà Cervi: Don Stefano

Foto: Roberto Lorenzato

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a nevicare chi lo sa? Non temere che la fame non si sof­fre perché quassù abbiamo ben sette giornate di viveri di riserva nel caso che si sia tagliati fuori. 10/1/1917 Ha nevicato sino a questa mattina e in totale ci ha dato ben due metri di neve, e in alcuni punti anche di più. Però con un buon lavoro i sentieri sono praticabili e anche oggi il rancio è passato. 16/1/1917 Ha nevicato tutta la notte e questa matti­na non si poteva muovere un passo fuori della baracca! In totale la media di altezza di neve è circa 2 metri, in certi punti arriverà anche a 3. Il rancio è arrivato ma il telefono non mi funziona causa le slavine. Il rancio non mancò mai, grazie agli sforzi dei soldati che rendevano praticabili i sentieri, alle salmerie che rischiavano scivoloni e cadute giù per il ripido pendio, senza contare il fuoco austriaco, nella salita alla Quota 1472 del Monte Majo.

Vorrei sottolineare anche il contributo di particolari eroi di cui ora si parla ben poco, se non per eliminarli: i MULI! Indispensabili per ogni tipo di trasporto, sicuri ed affida­bili, hanno un ruolo non indifferente nel corso della guerra. Anche per merito loro i soldati ebbero il rancio caldo in condizioni proibitive. Che dolore per me la Mostra Mercato! Comperare o vendere oggetti di allora è una profanazione, per chi ha letto e trascritto le Memorie di suo padre e le lettere alla sua mamma. Non hanno prezzo, non andranno mai sul mercato, alla mia morte verranno distrutte. Queste sono considerazioni mie, strettamente persona­li, legate alla mia famiglia e alla mia vita. Tengo a sot­tolineare che non è una critica, un parere negativo. Tutt'altro! La mia sensibilità ne ha esagerato alcuni aspetti particolari, ma approvo, soprattutto come citta­dina onoraria, le manifestazioni come quella di Posina , che sono necessarie, oggi, per far conoscere la storia del proprio paese a chi ne sa ben poco o niente, ed il mio elogio va a coloro che l'hanno ideata e realizzata. Ma io, superstite di un Superstite della Val Posina, preferisco rivivere "Posina e la Grande Guerra" qui a Firenze, in uno spazio tutto mio con chi c'era nel 1916-17. Concludo con tre versi dell'Ode a Posina del Col. Chiapparini.

O Posina

o dolce mia piccola patria d'anni lontani!

Troppo lontani per ritrovare oggi la "dolce piccola patria" del 28 luglio 1968.

Ottobre 2006 Augusta Ficalbi

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Marsa Matruk! Quando ho letto questo nome, nelle Memorie del Cav. Libratti, ho fatto un salto. Ricordavo vagamente di aver letto "Marsa" nelle Memorie di mio padre, relative al periodo da lui passato in Cirenaica nel 1913. Ho controllato: era vero, ma era un altro porto: Marsa Susa, l'antica Apollonia. Vi sbarcò il sottotenente Gino Ficalbi, ventiduenne, con il suo reggimento, all'inizio del 1913. L'incarico suo e del suo plotone era prevalente­mente quello di proteggere le carovane che da Marsa Susa salivano a Cirene ed arrivavano a Saf-Saf, Ghegab, sia scortandole durante il percorso che controllandole da una delle ridotte dislocate sull'altopiano cirenaico, pronti ad intervenire in caso di assalto da parte dei beduini. La ridotta Friuli fu l'ultima in cui si trovò mio padre, unico ufficiale, in compagna di 80 soldati, due muletti e qualche capra. Tutti i giorni dovevano recarsi ad un pozzo abbastanza lontano, per rifornirsi d'ac­qua, con grave pericolo. Era proibito perfino lavarsi! E qui, Sabatino e Gino si incontrano (o si scontra­no) col problema dell'acqua. Il primo, prigioniero, nel 1940, dopo una lunga marcia trovò ristoro solo vicino a Marsa Matruk. Il secondo, circa 30 anni prima, nel giugno 1913, con i suoi soldati dovette controllare la fontana Apollo, perché erano in arrivo i commilitoni, reduci dalla sconfit­ta di Saf-Saf, anche loro dopo una lunga marcia nel deserto cirenaico. Il plotone di mio padre doveva impedire agli assetati di bere troppo. Fu una bolgia, molti si sentirono addirittura male per aver esagerato, altri, non riuscendo ad arrivare alla fontana si dis­setavano con l'acqua limacciosa che fuoriusciva. Può capirlo bene Sabatino! L'acqua era una grande ricchezza, ma anche ori­gine di malattie. Tutti gli abitanti della ridotta Friuli furono colpiti da una grave forma di dissen­teria, dovuta a parassiti intestinali (ameba). Alcuni soldati ne morirono, e mio padre si salvò solo perché ci fu un'ispezione: aveva chiesto il cambio più volte, ma non era stato creduto! Era l'agosto 1913.

Faccio ora un salto avanti di circa 5 anni, per arri­vare alla fine della I Guerra Mondiale, mentre per Sabatino siamo più o meno nella stessa epoca,

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prima che fosse fatto prigioniero. Quando venne l'ordine della ritirata, nel dicembre 1940, il capo­rale Sabatino Libratti ed i suoi commilitoni parti­rono, distruggendo prima tutto quello che non potevano portarsi appresso. Ma lo stesso "tratta­mento" delle vettovaglie si ritorse contro di loro, prigionieri, che nella marcia verso Sidi el Barrani trovarono molti viveri e grosse quantità di riforni­menti di formaggio che bruciavano, perché non ne godesse il nemico. E come sarebbero stati utili invece ai prigionieri!

Faccio nuovamente un salto indietro di circa 20 anni, ed ora parla il caporale austriaco Ferdinand Singer, addetto al vettovagliamento a Quota 1500 del Monte Majo nel 1918. Nel suo diario, alla data 2 novembre 1918, si legge "Distruggere tutto, ritirata". E Singer fece come Libratti: arrivato alla Malga Milegna, dove si trovavano depositi e magazzini, dette l'ordine di prendere quello che ognuno poteva portare con sé e distruggere il resto. Si legge tra le righe il suo rammarico: "... Vennero aperte centinaia di botti e lasciate scorrere. Si poteva guazzare nel vino e nel rum fino alle cavi­glie". Il diario continua raccontando in dettaglio la distruzione del materiale, ma bastano queste poche righe per far vedere come Ferdinand Singer e Sabatino Libratti, a distanza di 22 anni, fecero quello che impongono le regole della guerra: non far cadere in mano avversaria viveri e vestiario.

Sembra irreale: nell'arco di 30 anni si sono ripe­tute situazioni analoghe, in luoghi diversi e con soldati di varie nazionalità. È la dimostrazione che la guerra, qualsiasi guer­ra, produce sempre gli stessi effetti disastrosi. È l'invito a tutti, essenzialmente ai giovani, di leg­gere e meditare quanto scritto ai piedi del Cristo Mutilo in Posina:

MONITO DI PACE E DI CONCORDIA È l'invito a non ripetere gli errori del passato, a ricordarsi sempre quello che scrive, alla fine delle sue Memorie, il Cav. Libratti:

SENZA PERDONO NON C'È PACE

Scritto il 27 gennaio 2007, Giorno della Memoria

Augusta Ficalbi

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* così non fosse = frase dialettale del caratteristico e antico Quartiere Portello di Padova

E così la bisnonna Giulia augurava vita felice senza tradimenti agli sposi ai matrimoni dove veniva spesso invitata per la sua esuberante simpatia; contemporaneamente con la mano faceva le corna. Nella parlata corrente questa espressione significava anche: "Mettiamoci nelle condizioni che non acca­dano cose spiacevoli!"

Domenica 28 gennaio 2007, dopo una settimana di neve abbondante su tutte le Alpi Venete, si presenta il sereno freddo (-3° alle ore 7). lo, Romea e Bepi Toni, decidia­mo per una tranquilla escursio­ne al Passo di Colombo che divide il Monte Majo dalle Cime Grama-Coston, rispettiva­mente sovrastanti Posina e l'al­ta valle omonima. Ci aspetta una serena e grade­vole giornata, esposta al sole, tra boschi di faggio e pecci nella parte bassa, e, sopra il "Colombo": ambiente innevato con stupende visioni della Val Sorapache, Pasubio e dall'altra parte, la lunga dorsale della Corona di San Marco con tutte le sue ripide valli calanti su Laghi.

Così, in breve, dalla Contrà Leder, per tratto della "Strada Tedesca", arriviamo alla Casa Betta e, salendo verso Nord Ovest, con sentiero CAI 505 , attraverso il bosco misto, alla Calcara Bonén fino ad uscirne a Ca' Fraite q.1082 metri. Qui il sentiero si impenna, girando a destra, in direzione Nord Est, puntando la nostra odierna meta del "Colle" Colombo.

Ma qui, nel gomito, il Bepi Toni ha una cristallinea idea: cam­biare itinerario e programma seguendo a sinistra l'indicazio­

ne segnata su un grosso masso, con vernice celeste: SENTIERO DEI GIASSI. "L'ho già fatto" afferma il Tonetti, "arriviamo in un paio d'ore alla Cava Menegolli dopo aver percorso anche la "strada austriaca" e poi per la Provinciale scendiamo a Posina". Very interesting: invitanti pas­saggi antichi di contrabbandie­ri, di cacciatori esperti e kaiser-jager. Cosa si può pretendere di più? "Andiamo!". Ci divertiremo passando in ambiente selvaggiamente inte­gro, sospesi sopra la "slavinan-te" Val Grande; scavalcheremo il Ponton del Pruste, poi le testate vertiginose delle valli Paileche e del Lovo; tra forre e suggestivi anfratti, discesi nella cava, ci rimane il riposante asfalto fino a casa! Così ci alziamo rapidamente, chiaccherando felici, sopra la Val Grande per sentierino inne­vato; con dei dentro e fuori "tagliamo" una lunga serie di vajetti. Possiamo osservare le stragi di faggette, 300/400 metri più sotto, causate da grosse valanghe: le piante spezzate sembrano tanti stuzzi­cadenti buttati per giocare a shangai; continuiamo a salire di traverso ma, il terreno sca­nalato si fa sempre più stretto, scivoloso e più innevato e le

pareti verticali, sia a monte che a valle, precipitano senza sosta! "Tra poco scavalchiamo il Ponton del Pruste e siamo fuori sulla Strada Austriaca" dice il Bepi Toni, che precede la Romea e il sottoscritto, e libera dalla neve abbondante un canalino inclinato da paura per poterlo attraversare piede dopo l'altro. Sì, però, se si scivola ci infilia­mo sul toboga del "bruto buso" e alla velocità delle montagne russe arriviamo al Griso senza pagare il biglietto! "Cussi no fussea" penso ad alta voce a pugno chiuso con i soli indice e mignolo allungati. Poi, consultandoci su quello che ci rimaneva da fare, accordiamo per il dietrofront! E si rinuncia: "Alla prossima, in condizioni asciutte" ci promet­tiamo a vicenda poiché l'itine­rario è affascinante da tutti i lati. Il ritorno, sulle nostre trac­ce, non è un "andar per vasche", ma arriviamo interi a Posina.

Il ricordo del detto scaramanti­co e bene augurante della bisnonna mi ritorna davanti ad un caffè caldo e corretto grap­pa, a casa, con la nostra guida Tonetti e la Romea no limits!

Posina, 16 giugno 2007 Renzo Fiorenzato

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* cussi no fussea - LA RINUNCIA

Sentiero dei Giassi

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Posina anni '50

Sopra: i cugini Battista e Giovanni Lorenzato all'arrivo sulla cuccagna

Sotto: riconoscibile Battista Lorenzato, Estevan Cervo e Rino Cervo

dopo la conquista della cuccagna

Foto archivio: Roberto Lorenzato

L'albero della cuccagna Era considerata l'attrazione più entusiasmante fra tutte. Stiamo parlando della cuccagna, amichevole competizione, o gara popolare che si svolgeva durante la sagra del paese. L'ultima domenica di agosto. L'ultimo ricordo di una salita sull'albero della cuccagna risale alla fine degli anni 1980 ini­zio 1990. Racconti e fatti però di cuccagne "antiche" mi sono state fornite attraverso testimonianze di chi ha parte­cipato a questo gioco per più di quattordici volte. Correvano gli anni 1950, era sempre l'ultima domenica di agosto. La sagra allora si svolgeva in centro del paese, l'attuale via Marconi e via Sareo. Non c'erano più di tante automobili, e la piazza era gremita di gente che veniva da ogni paese vicino. Puntuali alla sagra erano i segantini, cioè coloro che prestavano opera a tagliare il fieno negli altipiani di Folgaria. Proprio in quel periodo facevano ritorno alle loro case dopo circa quaranta giorni di duro lavoro. Alla sagra non mancavano neppure i cavatori delle cave di marmo presenti sul territorio comunale; non ultimi gli emigranti, chi dalla Svizzera, o dalla Francia, rimanevano in paese ancora qualche giorno dopo la fine di agosto prima di fare ritorno nei paesi dove emigravano. I contadini del posto per buona parte della giornata frequentavano le osterie dell'epoca: dalla Gigia del Lonte, dal Sila, al Caffè Centrale, dal Sele. Passatempo principale in attesa della cuccagna erano le partite a carte: Tre Sette, Briscola, Foraccio. Intanto fuori l'al­bero della cuccagna era stato issato la mattina stessa se non il giorno prima. Mani ignote lo avevano impregnato di una sostanza oleosa e viscida per uno spessore di circa 4 cm. La regola era la solita e valida per tutte le squadre par­tecipanti composte da cinque arrampicatori. Con l'aiuto della sola forza delle braccia e delle gambe si doveva sali­re per quasi tutti i 13 m., la lunghezza dell'albero. Durante la salita era permesso l'uso della cenere o polvere di gesso per la pulizia dell'albero stesso, in modo da asportare gros­solanamente la sostanza scivolosa appositamente applicata per rendere ardua e impegnativa l'arrampicata. Sulla som­mità dell'albero a consolazione della massacrante salita stava la cuccagna: ovvero il premio che spettava a coloro che in meno tempo possibile sarebbero riusciti a toccare il punto più estremo dell'albero composto di solito da cibo: caffè, formaggi, salumi, vino, raramente soldi. L'attrazione più acclamata della sagra era accompagnata da grida, inci­tamenti, applausi dalla gente per lo più contadina vestita a festa in una domenica di fine estate.

Roberto Lorenzato

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Non è necessario essere nati a Posina per amarla...

tassativa di passare andata e ritorno dalla strada del cimitero. E che dire, un po' di anni dopo, delle gite con la gioventù, mia coetanea (più o meno) sia del paese sia i "villeggianti" che altro non erano se non figli, come me, di Posenati emigrati altrove per lavoro... Il Colletto, lo Xomo, la Borcola... erano le nostre mete che raggiungevamo armati di merende e mangiadischi portatile (uscito da poco sul merca­to). A fine estate non si vedeva l'ora che arrivas­se quella seguente, per ritrovarci tutti insieme in allegria ed amicizia. Ricordo poi alcune figure caratteristiche del

paese: il Silla che "assistevo" sempre nella guida quando con la corrierina si andava al mercato di Arsiero, passando per la strada degli Stancari... o il Vittorio Greco, con la sua immancabile biciclet­ta del tutto caratteristica... la Chiarina... i farma­cisti Daniele ed Edmea Lissa dei quali portavo spesso a spasso il bel cane lupo Fido... Sono tutti ricordi a me molto cari che mi hanno fatto affezionare al paese ed ai suoi abitanti. D'altronde, considerando tutte le vacanze estive da bambino e le ferie e tutti i "ponti" possibili da adulto, si può dire che ho trascorso a Posina alcu­ni anni della mia vita. Inoltre, qui sono sepolti mio padre e mia madre, come era loro deside­rio... Ultimamente mi è stato espropriato un terreno vicino al laghetto che mi era molto caro e sul quale avevo lavorato non poco anche con mio figlio, per tenerlo in ordine ma il pensiero che tale rinuncia vada a vantaggio del paese mi ha fatto dimenticare il disappunto iniziale... Mi sono accorto di amare veramente tanto Posina, pur non essendoci nato, e spero di poter­vi trascorrere ancora diversi anni... in salute e serenità (augurio che estendo a tutti i residenti e non), sempre pronto a contribuire, per quanto mi sarà possibile, alle iniziative volte al benessere del paese e di chi lo abita.

Mauro Cervo

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Un giorno mi sono seduto su una panchina vici­no al Posina, poco prima del campo sportivo e, mentre mi riposavo dopo una lunga camminata, la mia mente è andata al passato... Mi sono rivisto quando, bambino, entravo nella stalla della Sofia mentre mungeva le sue muc­che. Ero incuriosito e nel contempo timoroso perché quei bestioni mi incutevano timore, tanto erano grossi, ma mi piacevano... con i loro occhioni buoni e poi avevo sentito dire da papà che sono molto utili all'uomo... La Sofia per farmi fare con­fidenza con loro, mi metteva nel palmo della mano del sale grosso e mi diceva di darglielo perché ne erano ghiotte... e io allungavo la mano e la aprivo ma, quando mi passavano sopra la loro enorme lingua, a volte, mi ritraevo con timore... Spesso la Sofia andava poi a prendere una scodella e me la riempiva di latte appena munto... "To', bivi che questo el te fa ben el te fa venir grande". Un po' di anni dopo, uno dei compiti che mia mamma mi affidava era l'andare a prendere il latte. Allora, inorgoglito dell'incarico, tenevo ben saldo il pentolino ed i soldi e mi avviavo al Capitello dei Canderle, recentemente ristruttura­to dalla nostra famiglia, luogo dell'appuntamen­to. Arrivavano lì anche tutti i possessori di muc­che, con il loro secchio, (allora le stalle ai Canderle erano tante...), col frutto delle recenti mungiture. Attendevano tutti il Bepi, che arriva­va puntualmente con il suo motocarro, tirava giù il bidone con l'asta graduata nel quale veniva versato e misurato il latte e ne venivano registra­te le quantità su dei libretti che i possessori delle mucche gli porgevano... Finita la consegna, ini­ziava la vendita e allora mi facevo sotto con il pentolino fatto a secchiello per farmici versare quel ben di Dio che faceva la panna e la schiuma delle quali ero ghiotto. Altra mansione della quale venivo spesso incari­cato, era l'andare a comprare la farina dalla Elda, al mulino della Sega, con la raccomandazione

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L'acqua minerale compie 30 anni Quest'anno ricorre il trentennale della fondazione dello stabilimen­to acque minerali "Lissa" Fonti di Posina. Correva l'anno 1977 quando nei pressi di località Montagna uscì la prima bottiglia di acqua minerale. Da allora è un ininterrotto susseguirsi di bottiglie con il prezioso pro­dotto destinato ad arrivare sulle tavole di migliaia di italiani. Lo stesso pro­dotto dall'elegante etichetta ora segue le orme di tanti emigrati posinati residenti all'estero tra i quali l'Australia; stipato in grandi magazzini eccolo pronto per la grande distribuzione di quel lontano continente. Presso l'azienda di Posina con il trascorrere degli anni, arrivano impianti tecnologicamente avanzati, idonei per la produzione di parti-colari bibite, come ad esempio il the, succhi concentrati da vari aromi, gli integratori salini per gli sportivi, il tutto corredato da alta qualità. Ma il fiore all'occhiello rimane sempre l'acqua minerale che sca­turisce a circa tre chilometri a monte dello stabilimento nei din­torni di contrà Lissa di fuori, presso la sorgente in località deno­minata Peschiera. Un'ardita galleria scavata nella roccia, lunga un centinaio di metri caratterizza il luogo di presa in ambiente buio e incontaminato. Ma c'è di più, solo recentemente è nata dalle teorie di uno scienziato giapponese un ambizioso progetto denominato "Amore e gratitudine all'acqua". Vi invitiamo a leggere l'interessante articolo curato dalla dottoressa Maria Luisa Duso riportato qui sotto.

Il nuovo simbolo delle fonti Lissa

L'acqua vista al microscopio

FONTE DI ENERGIA II progetto nato dalle teorie di uno scienziato giapponese

A Posina l'acqua parla d'amore

Può l'acqua, quella che arri­va imbottigliata sulle nostre tavole, parlare d'amore? Alle fonti di Posina, piccolo comune della Pedemontana vicentina sono convinti di sì, tanto da diventare sosteni­tori del progetto «Amore e gratitudine all'acqua», che ha trovato il suo principale promotore nello scienziato giapponese Masaru Emoto.

di MARIA LUISA DUSO

Un concetto all'apparenza visio­nario, in realtà supportato da ricerche e prove scientifiche sotto forma di fotografie (ammirate in tutto il mondo e raccolte nella pubblicazione «I messaggi dall'acqua»), dimo­strano come l'acqua possa, secondo l'assunto di Emoto, interagire col mondo circostan­

te assorbendo le influenze della realtà esterna e trasmet­tendo a sua volta energia. Grazie alla sua ricerca, decen­nale, Emoto è riuscito a decodi­ficare il linguaggio dell'acqua dichiarando che si tratta di un liquido in grado di sentire la musica e di cambiare dopo che le vengono mostrate delle parole. E persino riflettere la coscienza della gente.

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Tesi rivoluzionarie, tali da indurlo a lanciare una grande sfida: trasformare la qualità dell'acqua e, di conseguenza, del pianeta, attraverso il pen­siero cosciente degli esseri umani. Ecco allora il progetto «Amore e gratitudine all'ac­qua» di cui le Fonti di Posina sono diventate il primo partner. Elena Gastaldon, vicentina, designer di gioielli, professio­nalmente ha sviluppato un grande interesse per i simboli e le proporzioni armoniche e personalmente ha avviato una serie di ricerche finalizzate al benessere in senso più ampio: «Quando nel 2001 ho visto le immagini di Masaru Emoto sono rimasta folgorata», rac­conta.

«Mi sono chiesta come un ele­mento così semplice come l'ac­qua potesse esser in realtà così complesso». Da lì iniziò il suo andirivieni mensile da e per Posina, per prendere l'acqua di montagna munita di taniche da un centi­naio di litri. «L'acqua è viva», ricorda. «Per questo a livello energetico è meglio bere l'ac­qua del rubinetto, perchè quel­la in bottiglia resta ferma anche per mesi e tende a morire. Da lì la necessità di trattarla». Nel suo cuore il desiderio di incontrare, prima o poi, qualcu­no disposto a credere che l'ac­qua è in grado di leggere le parole d'amore. Poi l'avvio del progetto, e i mesi di ricerca e di lavoro sui simboli - insieme alla grafica Laura Moretto - che hanno portato alla nuova eti­chetta dell'acqua Lissa, a forma di goccia, con il simbolo dell'in­finito che avvolge il nome. Ma il segreto sta dietro, nelle paro-

Immerso nel verde lo stabilimento "Acque Minerali - sorgente Lissa"

Foto: Roberto Lorenzato

le «grazie - amore - grazie» che richiamano il ruolo passivo dell'idrogeno (gratitudine) e quello attivo dell'ossigeno (amore). L'acqua che parla d'amore è in commercio dall'anno scorso ma, a conferma che non si trat­ta di un progetto esclusiva­mente commerciale, non è stato fatto finora alcun tipo di pubblicità. «L'ho fatto perchè ci credo», spiega Matteo Frugani, responsabile delle fonti di Posina. «Per abitudine faccio solo le cose in cui credo e ho preso a cuore questo progetto perchè dava espressione alle mie convinzioni, ma soprattut­to mi offriva la grande occasio­

ne di creare un connubio fra ciò che voglio e ciò che devo fare».

Cos'ha cambiato questo pro­getto dal punto di vista commerciale? «Al momento non molto. L'unica pubblicità si è basata sul passaparola. Nel frattempo ci siamo dedicati a momenti formativi: convegni e giornate di studio».

Una scelta idealmente nobi­le ma commercialmente coraggiosa. Ostacoli? «Sono arrivate le persone giu­ste al momento giusto: tutto ciò che doveva accadere è accaduto nel modo migliore».

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Salita al Castello di Meda Curioso è questo colle che da sempre ho visto percorrendo la strada che da Piovene porta a Velo d'Astico e ad Arsiero. È la "vecchia strada" di collega­mento, ancora oggi percorsa dalla corriera. Spesso la percor­ro anch'io in auto, tralasciando il viadotto e la strada più nuova che porta a Cogollo del Cengio. Questo versante è molto bello e si passa accanto alla famosa Birreria di un tempo, che anco­ra oggi comunque è in funzio­ne. Da sempre è la voglia di salire lassù, su quella cima caratteriz­zata da una piccola costruzione e da una croce. Arrivati in loco, si può lasciare comodamente l'auto nel posteggio del paesino di Meda, entrando per la via segnata con l'indicazione "Castello di Meda". Guardandosi in giro, si vede subito tra le case un altro car­tello indicatore che ci invita a

cominciare il nostro percorso. Passato un piccolo portico, eccoci alle spalle dell'abitato. Si passa accanto ad un traliccio dell'Enel e ci si innesta subito nella mulattiera che risale l'al­tura. Dopo pochi passi si nota­no sulla nostra sinistra due gal­lerie ricovero. Ci siamo alzati di alcuni metri ed ecco meglio in vista Meda con le varie case agglomerate tra di loro. La mulattiera è molto bella e sale perlopiù a tornanti regola­ri. Balconi panoramici si aprono in varie direzioni ed un sapore di antico accompagna il nostro procedere. Dopo circa 20 minuti di cammi­no tranquillo, una bella panchi­na disposta a Sud ci invita ad una breve sosta. Qualche passo ancora e siamo in vista della cima. Ma ecco che all'improvviso, ad un tor­nante, si apre l'ingresso di una lunga ed ampia galleria. Questo colle non poteva non

Castello di Meda Foto: Roberto Salerno

essere traforato da qualche galleria di guerra! La pila che tengo nello zaino mi viene in aiuto e prontamente lascio la mulattiera per addentrarmi all'interno della roccia. Il trafo­ro si articola in più rami con sbocchi in varie direzioni che spaziano prevalentemente dal Monte Cimone alla Priaforà, da destra a sinistra. Tutte le came­re in uscita a questi sbocchi sono molto ampie, segno di postazioni da cannone e le gal­lerie sono ben costruite. Da questi finestroni si vedono varie direzioni, tra cui il Priaforà, la Corona di San Marco, Velo d'Astico, Arsiero, ecc. Ispezionati i vari rami, ora con­viene dirigersi verso l'uscita della galleria che si protae in direzione S/E (si nota la vege­tazione del bosco in fondo), così da ritornare nuovamente ad incrociare la nostra mulat­tiera, percorrendo quindi una sorta di "giro ad anello" di que­sto bel sistema di gallerie. Ancora qualche tornante e siamo in prossimità della cima..., quand'ecco una nuova sorpresa: una stretta e lunga galleria si presenta davanti a me!

Le emozioni non mancano su questa montagnola. Nuovamente pila in mano... e dentro ad ispezionare. Questa galleria trafora tutta la cima da un capo all'altro per sbucare su una feritoia adatta all'osserva­zione: la vista è in direzione di Velo, Arsiero, Corona di San Marco, Monte Cimone. Ritorniamo indietro sui nostri passi e saliamo su di pochi

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metri raggiungendo la cima dell'altura. Nel piccolo spiazzo svetta una croce in ricordo ai Caduti della 1a e della 2a guerra mondiale e l'eremo. Il panorama che si vede da quassù è molto bello e vasto, in modo particolare in direzione N/E. Il luogo invita al racco­glimento e alla medi­tazione e dopo una sosta ci accingiamo al ritorno. Ma ecco che noto la presenza di un'altra piccola galleria posta sotto le mura dell'eremo, dalla parte della croce: il traforo è di pochi metri. La salita fino alla cima, con soste per osserva­re i meravigliosi pano­rami e la visita alle gallerie, richiede circa 40 minuti a "passo lento". Il ritorno al paese di Meda è molto veloce. Posso affermare che sono rimasto molto contento di questa breve escursione e il fascino che emana questo piccolo colle diventa ancor più vivo quando lo si risale. Ma è solo una cosa che dà vera gioia e che rende tutto entu­siasmante nelle nostre escursioni in queste zone: il grande amore per la nostra terra e per le nostre vere origini.

Novembre 2006

Roberto Salerno

Le 100 candeline di nonna Elvira

Attorniata da figli, parenti e amici domenica 17 dicembre 2006 a Posina si sono festeggiati i cent'anni di nonna Elvira. Un traguardo che anche l'Amministrazione Comunale ha voluto essere partecipe donando ad Elvira Dal Maso un mazzo di fiori. Elvira per tanti anni ha vissuto in Contrà Xausa, poi con l'avanzare dell'età ha giustamente preferito vivere presso l'abita­zione dei figli: a Schio prima e poi a Piovene. Elvira nonostante il traguar­do del secolo, è molto lucida, e rimane una fonte storica per quanto riguarda la zona alta dell'altipiano di Cavallaro. Sposatasi nel febbraio del 1934 con Pietro Mogentale ha da sempre praticato l'attività di casalinga contadina. Interminabili i tragitti al passo della Borcola attraverso la stra­da tedesca per raggiungere alcuni paesi del Trentino meridionali tra i quali Tierno nelle coltivazioni di tabacco, a Mori per coltivare il baco da seta; a Trambileno per fare la cuoca ai segantini. Intanto il marito Pietro trascor­reva le sue sudate stagioni in Francia nella città di Grigny nelle cave di pavé presso la ditta Picchetti. Gli anni trascorsero sereni nonostante la seconda guerra mondiale, e la ricostruzione. I figli crescevano con respon­sabilità e dedizione ai veri valori della vita attorno alla piccola con­trà Xausa alle pendici del Majo circondata, quand'era stabilmente abitata, da orti, campi coltivati, ad ortaggi, vitigni, e quant'altro bastava per vivere. Grazie Elvira per le tue testimonianze storiche, ed ancora infiniti augu­ri.

Roberto Lorenzato

[email protected]

Elvira Dal Maso

"la nonnina di Posina "

spegne il traguardo

dei 100 anni

Foto: Roberto Lorenzato

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I boschi della Valgrande

Sopra: Aldo, il boscaiolo

Sotto: il baito presso i "Pruste" sopra la Valgrande

Foto: Roberto Lorenzato

sopravvento in luoghi dove nel primo dopoguerra offri­vano pascoli e aree a sfal­cio per animali da stalla. Ogni angolo remoto veniva meticolosamente rasato a colpi di "sesola". Non manca comunque di incontrare qualche piazzola da carbone. Esperti carbo­nai della valle, qui trascor­revano settimane intere, intenti nei preparativi per ricavare carbone dal bosco già esistente. Con l'arrivo delle prime motoseghe, ma anche prima, e l'im­pianto dei primi fili a sbalzo qui numerosi, i boscaioli, da settembre fino alla prima­vera successiva trascorreva­no buona parte del loro tempo al taglio del legna­me, trovando riparo per la notte, o in quei giorni impossibili, in miseri baiti ancora oggi conservatisi. Si produceva legna da arde­re, e si provvedeva al ripri­stino degli alberi abbattuti violentemente dalle fre­quenti, fragorose valanghe, che negli inverni copiosa­mente nevosi, precipitaro­no dagli erti, nudi pendii del monte. Una traccia di storia del passato risulta lasciata dai soldati che qui in Valgrande combatterono aspramente durante la prima guerra mondiale. Trincee e postazioni italiane ed austriache ovunque si possono individuare, la natura medesima non è ancora riuscita a cancellare, ricoprire le ferite di quel conflitto. Non manca il rin-

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È sempre avvincente inol­trarsi lungo un sentiero che attraversa un bosco, soprattutto se la zona inte­ressata dall'escursionista trasmette storia, emozio­ne, pura avventura. La Valgrande, tributaria di sinistra del torrente Posina, scaturisce sulle prossime sommità del Majo nei pressi di cima Grama a monte di contrà Griso. La zona, abbastanza impervia per la sua morfo­logia, offre spunti di rifles­sione per il suo passato storico recente. Boscaioli, carbonai, soldati, recupe­ranti, e cavatori hanno lasciato un segno indele­bile che con semplicità cercheremo di descrivere. La zona attraversata ora, è composta da un impianto boschivo di pregevole qualità: faggi, e carpini ovunque con incredibile arditezza hanno avuto il

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venimento di frammenti di granate o di altro materiale bellico, scovato dai recupe­ranti in anni più recenti alle ostilità. Ancora oggi appas­sionati "ricercatori" armati di metal-detector battono que-sto versante alla ricerca di quel poco che rimane da quel triste lontano periodo. Anche il sottosuolo fu una fonte di risorsa, infatti anche in Valgrande sorse una cava di marmo che non ebbe però una lunga prosecuzio­ne, ed assieme ad altre real­tà estrattive non servì ad arrestare il fenomeno già in atto dell'emigrazione. Oggi è tornato il silenzio in Valgrande, interrotto breve­mente dal battito del pic­chio, o dal canto del cuculo in primavera. Altri alberi scheletriti giacciono esanimi abbattuti dall'ultima valanga precipitata a valle.

Roberto Lorenzato [email protected]

Palestra inaugurata dai bimbi L'opera è per le scuole, ma sarà aperta al pubblico

di Giovanni Matteo Filosofo

Può anche accadere che siano i bambini a provvedere direttamen­te al taglio del nastro di un'opera pubblica a lungo attesa, e alla fine realizzata, a beneficio soprattutto degli alunni della scuola materna e dell'elementare, ma fruibile in modo polifunzionale pure dalla cit­tadinanza. L'opera in questione è la palestra costruita in aderenza al cortile scolastico, per una spesa totale di 280 mila euro, 150 mila dei quali finanziati dalla Fondazione Cariverona, 70 arrivati dalla Regione, e i rimanenti 50 con un mutuo a carico del Comune. La struttura è stata bene inserita nel contesto ambientale locale, anche tramite l'accorgimento della mascheratura della facciata con una griglia di pannelli in legno trattato. Una palestra che si configu­ra come un ampliamento del vicino edificio scolastico, dove da tempo le attività motorie si svolgevano in un locale che, fungeva anche da... sala mensa, e come un luogo di ritrovo per le attività sociali. A sottolinearlo, dopo che proprio i bambini avevano provve­duto al taglio inaugurale, è stato il sindaco Andrea Cecchellero, che ha ringraziato per il sostegno ricevuto nel progetto di sviluppo del paese dell'alta valle, le autorità presenti, fra cui il presidente del Consiglio regionale Marino Finozzi, il sen. Paolo Franco, il presiden­te della "Comunità Montana" Francesco Munarini. «Vivere qui - ha detto - è, oggi, una scelta di vita, non facile, per la lontananza da tanti servizi, ma segno di orgoglio per la nostra iden­tità, che vogliamo mantenere e difendere, cercando di vivere in

modo decoroso, anche tramite la realizzazione di strutture di pubblica utilità. La palestra è una di queste». Parole, a cui si sono associate anche le altre autorità presenti, mentre don Stefano provvedeva a benedire il luogo del gioco e dello sport "per diventare grandi e citta­dini".

Momento dell'inaugurazione dell' aula-palestra con i bambini delle elementari e le autorità

Foto: Roberto Lorenzato

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Posina. È costata 280 mila euro, in parte finanziati da Cariverona

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Pro Loco Posina Questa volta ci siamo riusciti!

Sopra: Gita alle Tre Cime di Lavaredo, pochi ma felici

Sotto: Una delle tante manifestazioni svoltesi a Posina nel 2006: la partenza della "SuperPippo - Sorapache"

Foto: Roberto Lorenzato

Dopo qualche anno di incertezza finalmente anche Posina ha la sua Pro Loco. Nel febbraio 2006 siamo riusciti ad istituire un Consiglio e un gruppo di lavoro atti a formare l'Associazione. La sua creazione non è stata una delle più semplici, ma lo spirito di collaborazione portato da tutti i componen­ti ha fatto sì, che una delle organizzazioni nate per ani­mare vari momenti dell'anno nella nostra valle, ripren­desse la sua attività. Dopo un anno abbondante di "rodaggio" si può tran­quillamente confermare che il gruppo è ben consolida­to e i frutti di quanto seminato nell'anno passato sono stati raccolti in gran quantità. Le manifestazioni organizzate l'anno scorso hanno avuto nel complesso un gran successo, sì è vero il tempo meteorologico è stato dalla nostra parte ma questo non ha fatto altro che rafforzare il nostro entu­siasmo. Anche il programma di quest'anno è piuttosto ambizio­so, ci sono volute ben due riunioni per definirlo... ma come sempre siamo ottimisti. Ecco in sintesi le princi­pali ricorrenze: a metà giugno ci aspetta il Torneo di Calcio dei 5 Comuni del Pasubio, a luglio la Festa dei cavalli e l'ormai storica Commemorazione italo-austria-ca dei caduti della guerra 1915-18 presso la contrada Cervi; ad agosto il Pranzo comunitario e la tradizionale

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Festa della Consacrazione; a settembre "Posina ricorda la Grande Guerra"; ottobre ospiterà la famosa marcia Super Pippo, la Camminata delle Contrade e l'ultima domenica del mese la celeber­rima Mostra mercato dei nostri prodotti tipici; a dicembre la conclusione con la Vigilia di Natale e, in allegria, il Cenone di S. Silvestro. In sintesi questo è il programma per l'anno 2007, volto a valorizzare le tradizioni e la storia del paese, i percorsi immersi nella nostra bella valle, i prodotti locali tipici, il tutto colorato da momenti di intrattenimento e divertimento per grandi e picci­ni. È d'obbligo infine qualche riga per i ringraziamen­ti, doverosi per il buon esito delle manifestazioni dello scorso anno. Un grazie all'Amministrazione Comunale per il supporto e la disponibilità, un gra­zie a coloro che hanno contribuito alla realizzazio­ne della casetta presso gli impianti sportivi, costruita in tempo record e di cui abbiamo usufrui­to immediatamente, un grazie a tutte le persone che hanno anche in minima parte portato il loro aiuto e in ultima un "In bocca al lupo" a tutto il direttivo della Pro Loco Posina. Inutile dire che le porte sono sempre aperte per tutti, a coloro che vorranno darci il loro prezioso aiuto diciamo che c'è sì da lavorare ma possiamo assicurare che riusciamo anche a divertirci.

Patrizia Vigna

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Un bilancio In occasione dell'uscita di Campane di Posina Fusine Castana e Laghi, colgo l'occasione per fare un po' di bilancio e alcune considerazioni. Il bilancio del restauro della nostra chiesa è iniziato a fine estate 2006 riportando i due affreschi laterali dell'altare maggiore come erano circa 40 anni fa. Uno raffigura la cro­cifissione di S. Pietro a Roma e l'altro la consegna delle chiavi del regno dei cieli a Pietro. Non siamo riusciti a recuperare gli angeli laterali all'altare perché sono stati cancellati prima di essere ricoperti con pittura a tempera. Sotto questi dipinti sono state trovate tracce di altri dipinti eseguiti pro­babilmente subito dopo la costruzione della chiesa nel 1884. Gli attuali dipinti risalgono al 1937 e sono opera di un certo Caporin. A Luglio riprenderà il restauro della parte superiore dell'altare. È stata siste­mata anche la porta d'entrata con due pannelli in legno di castagno trattati con idrorepellente, e que­sto grazie alla generosa offerta della signora Comparin Gilda, che ha coperto tutta la spesa. Il Consiglio Pastorale Parrocchiale e il Consiglio Affari Economici, e i fedeli ringraziano di cuore la Gilda per tale generosa offerta e per i suoi preziosi servizi in chiesa come quello della raccolta delle offerte dome­nicali. Ringraziamo i volontari dell'Eco Discarica e associazione Culturale di Castana, per il generoso con­tributo per il restauro di Euro 5.000,00. Ringraziamo le famiglie che attraverso la raccolta delle buste hanno offerto Euro 1000,00. Infine ringraziamo le ditte che hanno contribuito con il loro lavoro al restauro: Caprin Severino, Cervo Giuseppe, Serman ENI, Marchiare Ivonne, e soprattutto coloro che

Resoconto delle spese pagate:

Restauro dipinti

Converse e varie

Concessioni edilizie

Imbianchini, e varie

Acconto Architetto

Trave chiesa

Guaina Campanile

Materiale edilizio vario

Lucidatura porta tabernacolo

Spese varie

Totale

6.550,00

1.750,00

78,62

15.701,00

600,00

163,94

40,00

1.270,00

25,00

140,00

26.318,56

Di cui:

dalla parrocchia € 2.158,94

dall'Eco Discarica € 5.000,00 dal mercatino parrocchiale che da sempre contribuisce alle spese per le pulizie, per i fiori

e per gli addobbi della chiesa € 9.159,62

Abito in un paese di fondo valle, che non è pianura ma nemmeno montagna, diciamo un via di mezzo e siccome sono nata qui, desidero passarvi anche il resto della mia vita. Ci sono però non pochi disagi che anno dopo anno hanno spopolato le nostre valli. I servizi sono portati nei centri più grossi, basti pensare alla scuola, i ragazzi delle superiori devono alzarsi prima delle 6 del mattino. Da ultimo hanno traslocato l'Ufficio Postale ad Arsiero che dista 5,5 km da Castana, creando così agli anziani non pochi

hanno prestato la loro opera gratuitamente.

Desidero ora esprimere alcuni miei disagi.

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disagi e anche a chi non è anziano, poiché si deve prendere la macchina e non si trova posto per il parcheggio. Meraviglia delle meraviglie, qualche giorno fa abbiamo trovato un avviso in cui si dice che per qualche mese l'orario di apertura dell'ufficio di Castana dalle 11.30 è spostato alle ore 14.00. Orario che crea molti disagi in quanto non c'è alcun mezzo di trasporto pubblico in quell'orario. Abbiamo più volte segnalato questo disagio, senza tuttavia ottenere alcuna risposta.

Comparin Giuliana

Il 18 maggio scorso il Consiglio Comunale di Laghi, convocato per discutere e approvare vari argomenti istituzionali, ha ospi­tato il Consiglio Parrocchiale di Laghi. Alla presenza di don Stefano e don Roberto e di numerosi con­siglieri (molti nel doppio ruolo), è stato presentato il progetto di "Recupero del centro storico del Capoluogo". Con tale opera l'Amministrazione del Comune di Laghi intende ridare dignità e decoro alla piazza del Capoluogo e ai percorsi viabili attorno e tra la Chiesa Parrocchiale e il Municipio. Il progetto, redatto dal dr. ing. Enrico Visentin di Dueville, ammonta complessivamente a Euro 300.000,00 finanziato par­zialmente dalla Regione del Veneto con Deliberazione Giunta Regionale n. 4085 del 19 dicembre 2006. Le opere previste consisteran­no principalmente nella pavi­mentazione con cubetti in por­fido, posato a coda di pavone, previa preventiva sistemazione del sottofondo (per permettere il passaggio del traffico pesan­te) e sostituzione delle reti tec­nologiche sottostanti, nelle aree pubbliche ubicate nei

pressi della Chiesa e del Municipio. I due Consigli hanno discusso la proposta progettuale di siste­mazione del sagrato e valutato e approvato il disegno proposto dal professionista incaricato per la realizzazione definitiva del­l'area antistante alla porta prin­cipale di accesso alla parroc­chiale dedicata a San Barnaba. A seguito dell'esame congiun­to, l'Amministrazione Comu­nale ha commissionato il pro­getto esecutivo, che verrà uti­lizzato per la gara d'appalto, che sarà effettuata presumibil­mente nel mese di settembre 2007, per rispettare i termini temporali imposti dalla Regione del Veneto (inizio lavori entro il 30 aprile 2008 e ultimazione entro il 30 aprile 2009).

Il progetto esecutivo dovrà pre­vedere la realizzazione del cor­tile davanti al Municipio con materiale idoneo a permettere lo svolgimento delle manife­stazioni ricreativo-culturali organizzate dalla Pro-Loco, con al centro il disegno dello stem­ma comunale. Sarà inoltre consolidata la muratura di confine tra la pro­prietà pubblica e quella parroc­

chiale, qualora non pervenga un'autorizzazione da parte dell'Ente Sostentamento Clero (Diocesi), con le indicazioni sul futuro assetto dell'ex "brolo" della Canonica. Il Sindaco e la Giunta Comunale sperano che le riunioni con­giunte dei Consigli Pastorale e Comunale, ora che è stato "rotto il ghiaccio", avvengano più frequentemente, magari per discutere argomenti di poca importanza, ma creando un clima di collaborazione e sinergia tra la popolazione locale. Sembra superfluo ricor­dare che la Parrocchia di Laghi comprende anche la Val di Ferro appartenente politica­mente al Comune di Arsiero. Questa mostruosità geografica (i cittadini di parecchie contra­de del Comune di Arsiero devo­no obbligatoriamente passare per Laghi prima di raggiungere il Municipio di Arsiero) è sicura­mente dovuta a una delle tante prepotenze che avveni­vano nel passato e che pur­troppo avvengono anche al giorno d'oggi.

Il più forte ha sempre ragione sul più debole!

Oliviero Giovanni

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Danza lenta Hai mai guardato i bambini in un girotondo?! O ascoltato il rumore della pioggia quando cade a terra? O seguito mai lo svolazzare irregolare di una farfalla? O osservato il sole allo svanire della notte? Faresti meglio a rallentare. Non danzare così veloce. Il tempo è breve. La musica non durerà. Percorri ogni giorno in volo? Quando dici "Come stai?" ascolti la risposta? Quando la giornata è finita ti stendi sul tuo letto con centinaia di questioni successive che ti passano per la testa? Faresti meglio a rallentare. Non danzare così veloce il tempo è breve. La musica non durerà. Hai mai detto a tuo figlio, "Lo faremo domani?" senza notare nella fretta, il suo dispiacere? Mai perso il contatto, con una buona amicizia che poi è finita perchè tu non avevi mai avuto tempo di chiamare e dire "Ciao"? Faresti meglio a rallentare. Non danzare così veloce il tempo è breve. La musica non durerà. Quando corri così veloce per giungere da qualche parte ti perdi la metà del piacere di andarci. Quando ti preoccupi e corri tutto il giorno, come un regalo mai aperto... gettato via. La vita non è una corsa. Prendila piano. Ascolta la musica.

Scritta da una adolescente malata terminale di cancro

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POSINA

TAPPE DELLA VITA (01/07/06-15/07/07)

Battesimi 27/05/07 Giroli Nicola di Mirco e Piovini Romina 24/06/07 Casalini Gianluca di Gianluigi e Costabeber Monica

Defunti 19/08/06 Rader Anna Maria di anni 77 12/10/06 Losco Palma di anni 80 09/12/06 Dal Maso Livia di anni 84 10/03/07 Cervo Ilario di anni 75 04/07/07 Stedile Alfonso di anni 94

FUSINE Battesimi 02/10/06 Losco Giorgia di Fabio e Maraschin Sonia

Defunti 05/08/06 Lighezzolo Cesarina di anni 90 01/03/07 Bagattin Natalina di anni 79

CASTANA Battesimi 01/10/06 Cornolò Giacomo di Giordano e Dal Molin Sonia

29/10/06 Calgaro Thomas di Flavio e Gaspari Cristina 13/01/07 Cornolò Letizia di Carlo e Rader Barbara 11/03/07 Comparin Alberto di Villi e Cervo Michela 27/05/07 Lighezzolo Daniele di Denis e Res Elisa

Matrimoni 23/06/07 Dal Cero Davide e Comparin Serena

Defunti 01/11/06 Comparin Conforto di anni 95 05/12/06 Comparin Giuseppe di anni 71 15/04/07 Calgaro Maria di anni 78 05/07/07 Brunello Maria Angela di anni 66

LAGHI Battesimi 10/12/06 Borgo Nicola di Michele e Crestanello Sonia

14/01/07 Lorenzato Sara di Walter e Lorenzini Alessandra 22/04/07 Lorenzato Daniela Maria di Danilo e Riascos Jenny Rosario

Matrimoni 29/07/06 Cervo Michele e Vigna Patrizia 26/05/07 Zanandrea Giulio e Cornolò Elisabetta 02/06/07 Dal Bianco Giovanni e Menara Ambra

Defunti 24/08/06 Mogentale Antonio di anni 84 05/05/07 Dal Molin Maria di anni 89

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