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Capitolo 13
BUS DI CAMPO PER BUILDING AUTOMATION
13.1 Premesse
Con la dizione di building automation si intende riferirsi all’automazione mediante sistemi a BDC
di impianti tecnologici in edifici ad uso civile (abitativo) e/o terziario (1); i sistemi a BDC vengono
installati negli edifici per aumentare le prestazioni di tali impianti senza complicarne il cablaggio.
Negli edifici in questione, che prendono il nome di edifici intelligenti, spesso non esiste un unico
sistema che sovrintende a tutte le funzioni, ma coesistono invece diversi sottosistemi elettronici che
sono in grado di assolvere funzioni complesse e che devono essere integrate fra loro; con una
soluzione a BDC, gli apparecchi dell’impianto divengono in grado di dialogare tra loro: un pulsante
potrà “dire” ad una lampadina di accendersi e la lampadina comunicherà l’avvenuta accensione (o
meno) al dispositivo di comando.
Con il cablaggio tradizionale, del tipo “punto a punto”, è necessario un numero molto elevato di
linee, tutte di potenza (basti pensare alle “complicazioni” di un impianto di deviata o di invertita per
l’accensione di luci da più punti di comando); inoltre, ogni comando richiede una linea delicata che
arriva all’oggetto da comandare e qualsiasi modifica, anche banale, comporta il rifacimento del
cablaggio stesso. Con la tecnologia a BDC, invece, la separazione fra linea di potenza e linea di
comando è netta: la linea potenza (a 230 V) arriva solamente alle utenze, mentre il cavo BUS
(realizzato in SELV) collega tutti i dispositivi intelligenti (cfr. Fig.13.1).
Dal punto di vista della tipologia, i componenti di un impianto intelligente sono molto meno
numerosi di quelli di un impianto tradizionale in quanto lo stesso componente può svolgere diverse
funzioni. Per fare ciò occorre programmare il componente rispondendo ai seguenti tre quesiti:
1. “Come si chiama?”: è necessario fornire al dispositivo un indirizzo fisico unico in tutto il
sistema;
2. “Cosa deve fare e come?”: quale funzione il componente deve realizzare e secondo quali
modalità. Ad esempio, ad un “pulsante” bisogna “dire” che deve accendere una luce e che si
deve comportare, a seconda dell’occorrenza, come un interruttore, un deviatore, un invertitore o
un pulsante vero e proprio;
3. “Con chi lo deve fare?”: con quale componente deve realizzare la funzione specifica. Il
“pulsante” dell’esempio precedente deve sapere che per accendere una determinata luce deve
comandare uno specifico relè di uscita.
13.2 Normalizzazione della progettazione a bus di campo per Building Automation
Nel corso del 1998 le associazioni facenti capo ai tre sistemi europei batiBUS, EIB ed EHS hanno
intrapreso un cammino convergente con lo scopo di normalizzare la progettazione, l’installazione e
l’utilizzazione di impianti misti a BUS basati sulle tre tecnologie. In particolare sono state
individuate tre diverse classi di impianti dipendenti dalle modalità progettuali, di installazione e di
utilizzazione:
1 Le immagini e gli schemi presentati in questo capitolo sono, per la maggior parte dei casi, ricavati dalle guide tecniche
e dai cataloghi del BDC per building automation denominato “My Home” della casa costruttrice bTicino, reperibili
gratuitamente sul sito http://www.btscuola.it.
Francesco Della Torre - Azionamenti elettrici
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∗ Grandi impianti: tipici del terziario avanzato e dell’industria, richiedono una progettazione di
sistema basata sull’impiego di tecniche informatiche;
∗ Medi impianti: caratteristici del settore terziario e domestico, consentono una progettazione
semplice, non necessariamente mediante mezzi informatici;
∗ Piccoli impianti: vi appartengono gli impianti ad uso domestico; non richiedono progettazione
e sono realizzati con semplici applicazioni “fai-da-te”, mediante apparecchi che possono essere
installati e fatti funzionare direttamente dall’utente finale.
Fig.13.1: Confronto fra la realizzazione di un impianto con cablaggio tradizionale (a) e con BDC (b);1=
combinatore telefonico, 2= centralina tecnologica (antifurto e rilevazione fughe di gas), 3=rilevatore di gas,
4= sirena, 5= punti di comando, 6= porter, 7= ronzatore, 8= videocitofono, 9= personal computer,
10= centralina di gestione del BDC, 11= BDC
I tre sistemi europei sono basati su supporti fisici diversi ed inoltre presentano altre differenze,
riassunte in Tab.13.1; le sigle riportate in tale tabella e riguardanti i supporti fisici significano:
∗ TPn= “Twisted pair” (doppino) di classe n;
∗ PLm= “Power line” (onde convogliate) alla frequenza di m Hz.
7
1
2
3
4
5
6
7
8
10
3
4 5
6
8
11
9 (b)
(a)
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EIB BatiBUS EHS
Mezzo fisico TP1/PL TP0 PL/TP
Alimentazione SELV, 24 V-DC SELV 13.8V-DC 230V, 50/60 Hz /
SELV 15V-DC
Codifica del segnale NRZ NRZ NRZ
Velocità trasmessa 9.6 kBps/1.3 kBps 4.8 kBps 2.4 kBps PL
48 kbps TP
Tipo di accesso CSMA/CA CSMA/CA CSMA/ack (PL)
Architettura Mista Libera Gerarchica
Topologia Lineare, a stella, ad albero Libera Rete distribuzione
Livelli OSI Fisico, Colleg. Dati, Rete,
Trasport, Appl.
Fisico, Colleg. Dati,
Applicazione
Fisico, Colleg. Dati,
Rete, Applicazione
Numeri massimo di
punti interconnessi
>14x103
Cavo da 0.8 mm
Con doppino tipo
telefonico 75; 1000 con
avo da 0.8 mm2
256 per linea
Tab.13.1: Parametri caratteristici dei tre tipi principali di BDC per building automation
L’obiettivo tecnico fondamentale della convergenza tra i vari sistemi è quello di unificare il livello
applicativo in modo che l’utente finale possa usufruire dei servizi avanzati offerti dai vari sistemi
come conviventi in un unico impianto, senza preoccuparsi, com’è auspicabile, della tecnologia sulla
quale è basato il singolo BDC: il complesso residenziale o commerciale “europeo” potrà così essere
progettato e realizzato, ad esempio, con montante e controllo centrale basato su EIB, impianto
d’appartamento (o di piano) basato su batiBUS, mentre le applicazioni semplici e circoscritte
potranno essere realizzate direttamente dall’utente finale con le onde convogliate di EHS.
In corrispondenza ai servizi offerti si svilupperanno tre figure professionali:
∗ Progettista di sistemi: capace di integrare le risorse informatiche dei tre sistemi;
∗ Progettista di impianti: capace di stendere le specifiche, di scegliere i componenti e di fornire
al progettista di sistemi il flusso di dati in ingesso ed in uscita all’impianto progettato;
∗ Installatore evoluto: capace di installare sistemi ed impianti nel rispetto delle norme di
sicurezza e compatibilità elettromagnetica.
13.3 Il sistema batiBUS
L’architettura di base del sistema batiBUS, rappresentata schematicamente in Fig.13.2, è composta
da:
∗ Trasmettitori (TX): fungono da interfaccia tra i normali sensori dotati di uscita a contatto e la
linea del BDC;
∗ Ricevitori (RX): hanno il compito di eccitare i relè attuatori sulla base dei messaggi ricevuti
dalla linea del BDC;
∗ Alimentatore batiBUS, dedicato alla comunicazione;
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∗ Alimentatore ausiliario per i relè attuatori collegati alle uscite dei ricevitori e per i sensori attivi
che non possono assorbire energia dal supporto di comunicazione del BDC.
Fig.13.2: Architettura di base del sistema batiBUS
L’alimentatore batiBUS, funzionante a 14,5V- 300mA, permette di alimentare una linea con
resistenza e capacità massime di, rispettivamente, 12Ω e 400nF, mantenendo la distorsione del
segnale (valore massimo della media dei tempi di BIT misurati a 8 V, con durata nominale di un
BIT pari a 208 µs) entro il limite massimo del 30%. L’alimentatore ausiliario deve avere
caratteristiche di sicurezza equivalenti a quelle richieste per il sistema batiBUS (tensione SELV e
rispondenza alle Norme sugli alimentatori di sicurezza CEI-EN 60742 ed EN 60950).
La linea batiBUS può alimentare la parte ricetrasmittente dei trasmettitori e dei ricevitori, ma
non i dispositivi esterni ad essi collegati. Un sensore attivo, cioè dotato di elettronica di bordo,
collegato in ingresso ad un trasmettitore o ad un relè pilotato da un ricevitore non deve assorbire
corrente dalla linea batiBUS, perciò deve essere alimentato mediante l’alimentatore ausiliario. Per
alimentare due relè può essere utilizzato un trasformatore con un secondario a 12V collegato ai
morsetti appositi di un ricevitore; il comando dei relè d’uscita può essere realizzato anche in
corrente alternata perché la particolare struttura dei piloti d’uscita lo consente.
Il supporto fisico è costituito da un doppino telefonico intrecciato (minimo 5 spire al metro) ed
eventualmente schermato; può avere interfacce verso altri mezzi (infrarosso, onde radio, onde
convogliate). L’intreccio del cavo protegge dagli accoppiamenti induttivi indesiderati con campi
magnetici vicini, compito svolto anche dallo schermo, il quale inoltre protegge dagli accoppiamenti
capacitivi con i conduttori adiacenti. Esso deve essere collegato, insieme al conduttore a potenziale
negativo della linea bus, al terminale negativo di ogni punto batiBUS. L’isolamento del cavo deve
garantire la sicurezza prevista per il sistema SELV, perciò, quando installato nelle stesse condutture
dei cavi di potenza, il cavo del bus deve avere almeno l’isolamento richiesto per la tensione più
elevata presente oppure avere lo stesso isolamento del cavo di potenza (come da Norma CEI 64-8).
Altre caratteristiche peculiari del supporto fisico del sistema batiBUS sono:
Alimentatore batiBUS
TX1 TX2
Sensore
attivo
RX1 RX2
Alimentatore ausiliario
Attuatore1
Attuatore 2
Linea batiBUS
Capitolo 13: Bus di campo per Building Automation
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∗ Topologia dell’interconnessione: lineare, a stella, anello o loro combinazioni. Non vi è
limitazione elettrica al tipo di configurazione topologica;
∗ Massima lunghezza dell’interconnessione: imposta dai valori di resistenza e capacità massime
ammissibili per il cavo e dalle capacità totale dei punti connessi alla linea;
∗ Massima resistenza della linea tra alimentatore batiBUS e punto più lontano: 12 Ω;
∗ Massima capacità della linea: 250 nF;
∗ Massima capacità di un punto qualsiasi connesso alla linea: 50 pF;
∗ Massima capacità totale dei punti connessi alla linea: 150 nF;
∗ Distanze massime dall’alimentatore batiBUS di due punti in comunicazione, con alimentatore
in centro: vedasi Tab.13.2 e Fig.13.3.
Sezione cavo del
bus
[mm2]
Lunghezza massima
(Lmax)
[m]
0,5
100
0,75
200
1,5
400
2,5
600
Tab.13.2
Fig.13.3: distanze massime per il sistema batiBUS
L’indirizzamento prevede l’identificazione di ogni terminale (punto) con tre codici definiti
“indirizzo”, “tipo” ed “estensione”. Sono disponibili 240 indirizzi per ogni tipo di punto terminale e
sono realizzabili 32 tipi di punto; ad esempio:
∗ 00: centrale;
∗ 05: ingresso binario;
∗ 04: uscita binaria;
∗ 0E: comando manuale;
∗ 01: trasmettitore telefonico;
∗ …
Ogni punto può avere un indirizzo senza estensione (codice di estensione “00”) oppure con
estensione (codice di estensione “04”); nel secondo caso dispone di altri byte che ampliano
l’insieme dei punti indirizzato. Esistono poi varie modalità di indirizzamento:
∗ Diretto (point to point): da un punto ad un altro punto avente indirizzo, tipo ed estensione
specificati nel messaggio in linea;
D=2⋅Lmax
Alimentatore
RX RX
D<2⋅Lmax
L1< Lmax
RX RX
Alimentatore
L2= Lmax
L1= Lmax L2= Lmax
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∗ Di gruppo (multicast): da un punto a più punti (definiti “gruppo”) aventi la prima cifra di
indirizzo, tipo ed estensione specificati nel messaggio in linea. Ogni gruppo è costituito da 16
punti ed in totale sono realizzabili 15 gruppi;
∗ Generale (broadcast): da un punto a tutti i punti della rete aventi codice ed estensione
specificati nel messaggio; l’indirizzo generale di rete è FF;
∗ Esteso (extended): da un punto con codice avente estensione 04 ad un altro punto con
estensione 04. Le informazioni riguardanti l’indirizzo sono contenute nei byte denominati TAE
(tipo di indirizzo esteso), EADR (estensione dell’indirizzo) ed altri opzionali che definiscono
gruppo, zona e lista indirizzi.
L’alimentatore standard batiBUS prevede una limitazione a gradino a 300mA e tipicamente è
usato a 150 mA. I punti direttamente alimentabili sono all’incirca 75, supponendo che ogni punto
assorba dalla linea circa 2mA in stato di ricezione (risveglio del processore ed ascolto del
messaggio in linea). Con alimentazione ausiliaria indipendente dei punti terminali possono essere
interconnessi 1000 punti.
I segnali sul BDC sono in bassissima tensione di sicurezza (SELV); la velocità di trasmissione è
4800 BAUD. Si ha un segnale di tipo NRZ in banda base, cioè corto-circuito o apertura della linea
bus per la completa durata di ogni bit (208 µs). La linea è di tipo polarizzato, dunque richiede la
corretta connessione dei potenziali positivo e negativo.
La trasmissione è di tipo asincrono a caratteri composti da 8 bit + bit di start + bit di parità
dispari, cioè 11 bit in totale. Ogni punto può incominciare spontaneamente la trasmissione; il
messaggio può essere al massimo di 32 caratteri, di cui 26 per i dati e 6 per il controllo degli errori.
L’accesso al mezzo è di tipo CSMA/CA (Carrier Sense Multiple Access with Collision Avoidance);
la risoluzione delle possibili collisioni avviene BIT per BIT in modo tale che tra due o più possibili
BIT presenti in linea rimanga valido quello che ha la preponderanza fisica (cioè quello che chiude la
linea bus nell’istante considerato). Quest’ultimo rimane in stato di trasmissione fino al termine del
messaggio, mentre gli altri punti che hanno rilevato la collisione arrestano la trasmissione e si
pongono in ricezione; essi trasmetteranno in tempi successivi, con un massimo di tre tentativi
incluso il primo. La comunicazione può essere bidirezionale, Half Duplex oppure distribuita (senza
necessità di centrali di controllo). I tempi di risposta della rete sono:
∗ Minimo: 50 ms con rete libera;
∗ Tipico: 200 ms con traffico normale;
∗ Nel 99% dei casi: inferiore a 1 s.
Il progetto e la successiva installazione del sistema batiBUS avvengono seguendo le seguenti fasi:
1. Disegno dello schema dell’impianto similmente a quello riportato in Fig.13.2; traccimento
dei collegamenti dai punti agli utilizzatori e ai comandi; inserzione dell’alimentatore
batiBUS e dell’alimentatore ausiliario per i carichi dei punti;
2. Annotazione, accanto ad ogni punto, della sua funzione nell’applicazione. Ciò risulta utile,
oltre che in fase di progettazione, anche per futuri interventi di manutenzione e/o
ampliamento del sistema;
3. Dimensionamento del cavo del BDC in base alle indicazioni della Tab 13.2 verifica delle
caratteristiche di isolamento previste dalla Norma EN 50090-2-2, soprattutto se il cavo deve
essere steso nelle stesse canalizzazioni della rete di potenza;
4. Verifica che nei punti in cui il cavo è scoperto (ad es. nelle scatole di derivazione) siano
rispettate distanze in aria e superficiali con il cavo della rete di potenza di almeno 10 mm
5. Nella fase di installazione, predisposizione su ogni punto installato dell’indirizzo e del modo
di funzionamento scelto e collegamento dei sensori ai punti TX e dei relè ai punti RX.
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13.4 Il sistema EIB
Il sistema EIB presenta una struttura gerarchica nella quale il componente più elementare è
costituito dalla linea BUS (cfr. Fig.13.4); impiegando degli accoppiatori di linea (LC) possono
essere gestite fino a 12 linee per la costituzione di una zona; impiegando degli accoppiatori di zona
(BC) vi è poi la possibilità di gestire sino a 15 zone contemporaneamente. Il sistema EIB può essere
collegato ad altri sistemi di gestione mediante opportune interfacce; ogni linea è completa di un
alimentatore EIB ed è elettricamente isolata dalle altre.
Fig.13.4: Architettura di base del sistema EIB; DEV indica i dispositivi EIB
La velocità di trasmissione e le tecniche di generazione e ricezione di impulso impiegate per essa
sono designate in modo che non si renda necessario l’impiego di una resistenza terminale per ogni
linea bus e venga resa possibile qualsiasi topologia di rete. La trasmissione dei dati sulla linea bus è
simmetrica; in tal modo le informazioni sono costituite dalla differenza di potenziale fra i due cavi
del bus piuttosto che dalla differenza di potenziale verso terra.
La trasmissione dei dati è basata su telegrammi; un telegramma consiste in una sequenza di
caratteri, di cui quelli contenenti informazioni analoghe vengono raggruppati in campi. I dati
compresi nel campo di sicurezza e nel campo di controllo sono necessari a garantire un traffico
scorrevole del telegramma e vengono valutati dai dispositivi a cui sono indirizzati.; il campo di
indirizzamento comprende gli indirizzi di sorgente e di destinazione, ossia l’indirizzo fisico (2) che
indica la zona e la linea in cui è ubicato il dispositivo di trasmissione e le informazioni riguardanti
le parti con le quali deve essere stabilita la comunicazione. Queste possono essere costituite da un
singolo dispositivo, da un gruppo di dispositivi collegati alla stessa linea, da un gruppo di
dispositivi collegati ad una linea differente oppure da un gruppo di dispositivi distribuiti su diverse
linee (un dispositivo può anche appartenere a diversi gruppi). Vi è infine l’indirizzo di gruppo, il
quale specifica il legame delle comunicazioni nel sistema. Inoltre è previsto un campo dati, che
2 Per indirizzo fisico si intende un indirizzo fisso che viene assegnato al dispositivo bus durante la fase di
inizializzazione e che viene unicamente impiegato per la messa in funzione e la manutenzione.
Alimentatore
DEV
Linea 1
DEV
DEV
DEV
DEV
DEV
Linea 2
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viene impiegato per la trasmissione dei dati correnti (comandi, messaggi, impostazioni, valori
misurati,…)
I dispositivi bus EIB sono composti da un’unità di accoppiamento bus (BCU) e da un modulo di
applicazione (AM/terminale); il dato da elaborare viene inizialmente inviato tramite il bus collegato
alla BCU, la quale trasmette e riceve i vari tipi di dato, garantisce l’alimentazione in tensione dei
circuiti elettronici, memorizza importanti informazioni quali l’indirizzo fisico, uno o più indirizzi di
gruppo ed il programma di applicazione (compresi i relativi parametri).
L’installazione del sistema EIB può essere progettata a linea, a stella o ad albero; in un impianto
ampiamente ramificato è importante assicurare che non si verifichino anelli (cioè che diverse linee
non siano collegate ad anello). I dispositivi possono essere installati nei quadri di distribuzione (e
montati su normali barre DIN), in scatole da incasso (portafrutti) o ancora direttamente nelle utenze
finali (ad esempio in una lampada). Lungo il percorso dei cavi è permessa l’installazione di ogni
tipo di dispositivo bus.
La linea dati incorporata nelle barre DIN stabilisce la connessione far i dispositivi montati sulla
stessa ed il sistema bus EIB; il contatto avviene mediante il semplice aggancio del dispositivo alla
barra. Tutti i dispositivi bus e le strisce dati vengono collegati col relativo cavo bus mediante uno
specifico connettore, mentre il cavo bus è collegato ai componenti mediante dei morsetti di
connessione. La linea dei dati è costituita da un cavo rivestito in plastica comprendente due doppini
telefonici in classe 1, uno schermo ed un conduttore di schermo.
13.5 Impianti di illuminazione realizzati mediante sistemi a bus di campo
La gestione dell’illuminazione mediate un sistema a BDC presenta maggiore semplicità installativa,
flessibilità, affidabilità, migliore economia d’esercizio e facilità di gestione. Questi ultimi due pregi
si esplicano nei seguenti aspetti:
∗ Condivisione, fra tutti i componenti, del cavo di collegamento su cui sono trasmesse le
informazioni;
∗ Cavi di potenza utilizzati soltanto per collegare gli attuatori ed i carichi; in tal modo, al crescere
della complessità dell’impianto, il vantaggio dei sistemi a BDC diviene sempre più evidente;
∗ Associazione dei comandi agli attuatori in maniera logica, cioè mediante un’opportuna
programmazione dei componenti.
Tradizionalmente si controlla una lampada da un interruttore oppure, da più punti, con deviatori e/o
invertitori; il cablaggio del sistema determina, in maniera vincolata dalla topologia dei
collegamenti, quali comandi controllano i punti luce. La struttura a BDC, invece, consente di
realizzare funzioni evolute raggruppando gli attuatori su più livelli: si possono realizzare comandi
di gruppo, di ambiente e generali.
Due o più lampade in una stanza possono essere comandate dallo stesso interruttore ed ognuna
di esse dal proprio interruttore separato. Si può associare un comando alle luci di un intero ambiente
oppure si può installare un interruttore di accensione/spegnimento generale dell’illuminazione
dell’intero edificio. Oltre che mediante i rispettivi interruttori, tutte le luci possono essere
comandate automaticamente in base alle diverse situazioni che si possono verificare; combinando
temporizzatori e sensori di presenza si può realizzare facilmente una sofisticata gestione
dell’illuminazione, impensabile con i sistemi tradizionali.
All’esigenza di comandare e controllare le lampade si aggiunge, sempre più spesso, la necessità
di visualizzarne lo stato, in un unico punto oppure in più punti dell’impianto. La realizzazione di
display o quadri sinottici è molto semplice perché, attraverso il bus, tali dispositivi interrogano
direttamente gli attuatori ed i sensori per poi mostrarne lo stato mediante accensione di opportune
Capitolo 13: Bus di campo per Building Automation
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spie e/o aggiornamento di un immagine video. Le informazioni visualizzate per ogni singolo
dispositivo possono essere di tre tipi:
∗ Binaria, per la sola informazione di tipo “acceso/spento”;
∗ Numerica, per i segnali dei sensori analogici;
∗ Scalare, per i valori in percentuale (ad esempio, per i regolatori di luminosità).
Il sistema a BDC per building automation permette inoltre di gestire l’impianto basandosi su
scenari pre-impostati; uno scenario è una particolare condivisione di illuminazione, descritta dalla
regolazione della luminosità di ciascuna lampada dell’ambiente, associata ad un particolare evento
(scenari possibili, ad esempio per un salone, potrebbero essere denominati come “cena”, “cocktail”,
“lettura”, “conversazione”, “ballo”). Il sistema consente di memorizzare gli scenari e di richiamarli
con la semplice pressione di un tasto.
Impiegando fotosensori si può realizzare una regolazione automatica dei livelli di luminosità per
coniugare comfort e risparmio energetico. Una semplice soluzione consiste nell’usare un sensore
all’esterno dell’edificio per comandare automaticamente l’accensione e lo spegnimento delle luci
interne a seconda del livello di illuminazione esterna; il dispositivo impiegato è in grado di
controllare l’impianto di illuminazione rilevando la luminosità ambientale attraverso una sonda ed
inviando opportune segnalazioni di comando agli attuatori collegati alle lampade. Il valore di
luminosità rilevato è confrontato con una soglia impostata nel dispositivo ed è possibile attivare o
disattivare un’utenza, un valore predefinito di luminosità oppure aumentare o diminuire la
luminosità delle lampade di un valore percentuale prestabilito. E’ inoltre possibile rendere
insensibile l’apparecchio a rapide variazioni di luminosità non dovute ad un reale oscuramento
ambientale. Una soluzione ancor più evoluta consiste nell’uso di numerosi fotosensori distribuiti
all’interno dell’ambiente, con l’obiettivo di mantenere la luminosità a livelli ottimali nei punti
chiave.
Esiste inoltre la possibilità di avere una temporizzazione (ad esempio in locali adibiti ad ufficio)
per accendere e spegnere automaticamente le luci (ad esempio secondo il calendario delle festività e
degli orari aziendali).
Fig.13.5: Illuminazione di una chiesa realizzata mediante sistema a BDC per building automation
Un altro ambito in cui i sistemi a BDC stanno divenendo fondamentali è quello del recupero
edilizio: l’introduzione di nuove normative riguardanti la sicurezza degli impianti elettrici rende
Francesco Della Torre - Azionamenti elettrici
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sempre più frequente la necessità di adeguare vecchi impianti, e questo coinvolge anche edifici di
rilevante interesse storico ed artistico, nei quali non si ha piena libertà d’azione in quanto i lavori di
muratura devono essere ridotti al minimo per non danneggiare le linee architettoniche o le opere
artistiche. Di fatto, molto spesso, i cavi del nuovo impianto devono passare nei vecchi condotti,
normalmente di dimensioni molto ridotte. La soluzione a bus diventa in molti casi l’unica
applicabile grazie alla semplicità dei suoi cablaggi; in Fig.13.5 è riportato, ad esempio, il progetto
per l’illuminazione mediante sistema a BDC di una chiesa.
L’uso del sistema a BDC rende infine possibile l’integrazione fra diversi impianti tecnologici:
diviene infatti molto semplice realizzare funzioni che coinvolgono contemporaneamente diversi
sistemi integrati fra loro, in modo da poter controllare l’illuminazione secondo lo stato di altri
sistemi. Un esempio di questa applicazione è l’antifurto: quando ci si allontana da casa e lo si
inserisce è possibile comandare il sistema di illuminazione in modo da simulare la presenza di
persone in casa; a determinate ore (o in funzione della luminosità esterna) vengono accese le luci
dell’abitazione lungo determinati percorsi, ad esempio dal garage al salotto o dalla cucina alla
stanza da letto.
13.6 Impianti di termoregolazione realizzati mediante sistemi a bus di campo
Il controllo del sistema di riscaldamento è diventato al giorno d’oggi sempre più accurato ed
efficiente grazie ad un generale processo di ottimizzazione dei vari elementi coinvolti, quali la
centrale termica, i gruppi radianti e la rete di trasporto del calore; grazie alla sempre maggiore
diffusione dei termoprogrammatori si è inoltre riusciti a permettere un più razionale sfruttamento
delle risorse energetiche con ovvi benefici economici. Nella sua forma classica il sistema di
termoregolazione ha tipicamente lo scopo di mantenere automaticamente nel tempo il valore di
temperatura dell’ambiente; la temperatura viene misurata mediante un sensore opportunamente
collocato nell’ambiente stesso e viene confrontata con i valori prefissati; se viene rilevato uno
scostamento superiore ad una certa soglia di sensibilità, il termoprogrammatore agisce
sull’elemento di regolazione dell’impianto così da ripristinare il valore desiderato. Nel sistema di
riscaldamento classico il termoprogrammatore svolge così le funzioni di misura della temperatura e
di regolazione in base alle impostazioni previste dall’utente.
Tali sistemi presentano scarsa adattabilità ai mutamenti del ritmo di vita dell’utente e della
situazione dell’edificio, che si traducono in variazioni di tipo tecnologico (manutenzioni,
ristrutturazioni,…) e/o topologico (diverso utilizzo dei locali, variazione delle dimensioni,…). In
entrambi i casi è necessario agire direttamente sull’impostazione del termoregolatore, quasi sempre
perdendo la configurazione precedente; tutto ciò obbliga l’utente a dover continuamente pianificare
la sua presenza nell’edificio riducendo così sensibilmente l’efficacia del termoregolatore stesso, la
cui funzione fondamentale dovrebbe essere quella di lavorare in modo automatico, cioè senza
l’intervento umano. Inoltre molto spesso risulta insufficiente misurare il solo livello della
temperatura nell’ambiente da riscaldare; utilizzando ulteriori sensori che tengono conto anche della
temperatura esterna dell’aria, del fattore di irraggiamento e di altri parametri climatici (come ad
esempio l’umidità) è possibile realizzare un ben più efficiente sistema di controllo dell’impianto di
riscaldamento con ovvi benefici in termini di comfort e di risparmio energetico.
Svariate apparecchiature di tipo assai diverso debbono coesistere per poter offrire all’utente un
effettivo livello di comfort, servizi e, non da ultimo, una riduzione dei consumi e, di conseguenza,
dei costi. E’ perciò necessario poter accedere a diversi dispositivi che in generale devono acquisire
dati (temperatura, umidità, fattore di irraggiamento,ecc.), inviare e/o ricevere informazioni con altri
elementi del sistema, elaborare e quindi inviare i comandi ai relativi attuatori. Ogni dispositivo
presente in un sistema di termoregolazione ad intelligenza distribuita è detto nodo ed è tipicamente
costituito da:
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∗ Un sensore e/o attuatore;
∗ Un microcontrollore;
∗ Un’interfaccia al mezzo fisico di comunicazione.
La parte sensore/attuatore è quella più classica, legata esclusivamente al tipo di sensore-attuatore
che costituisce la fonte di informazioni o l’attuazione finale dei vari comandi generati. Il
microcontrollore contiene il software dedicato all’applicazione specifica, gestisce tutte le operazioni
di comunicazione ed identifica univocamente il dispositivo.
Il sistema intelligente di termoregolazione è in generale costituito da sensori di temperatura,
termoprogrammatori ed attuatori (pompe, termoventilconnettori, valvole,ecc.), il cui funzionamento
non è più legato ad una particolare connessione fisica ma ai dati che scambiati tra i vari dispositivi
presenti nella rete, senza alcuna unità centrale di controllo; in tal modo, anche apparecchiature non
strettamente legate al sistema di termoregolazione possono fornire informazioni al
termoprogrammatore che potrà eventualmente utilizzarle per modificare il suo funzionamento. Il
sistema così concepito è intrinsecamente pronto ad eventuali modifiche delle condizioni
tecnologiche dell’edificio, ovvero per supportare una nuova situazione è sufficiente una
riconfigurazione dei parametri di funzionamento senza alcuna modifica dei cablaggi esistenti.
Fig.13.6: Esempio di impianto di termoregolazione intelligente realizzato mediante sistema a BDC per
building automation
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Dal punto di vista dell’utente vengono mantenute inalterate tutte le modalità di funzionamento
tipiche di un buon termoregolatore, alle quali si aggiungono però le seguenti:
∗ La possibilità di regolazione della temperatura di zona in modo autonomo o in dipendenza da
altre centraline di controllo, adibite ad esempio alla gestione globale dell’edificio;
∗ Il controllo di attuatori ad intelligenza distribuita, indipendente dal costruttore;
∗ La presenza di un relè per il comando diretto degli attuatori;
∗ La rilevazione della temperatura di zona tramite la sonda a bordo o con una esterna ad
intelligenza distribuita.
In generale, tramite lo scambio delle informazioni, è possibile ricevere dalla centralina di gestione e
da altre apparecchiature i seguenti comandi ed impostazioni:
∗ Impostazione della temperatura di regolazione;
∗ Tipo di regolazione (riscaldamento/raffrescamento);
∗ Disattivazione/attivazione della regolazione;
∗ Impostazione dell’orologio.
Analogamente, possono essere forniti alla centralina globale o ad altri dispositivi dell’impianto i
seguenti dati:
∗ Temperatura rilevata nella zona del sensore utilizzato (interno o esterno);
∗ Temperatura di regolazione;
∗ Differenziale termico;
∗ Tipo di regolazione (riscaldamento/raffrescamento);
∗ Stato della regolazione (attiva/disattiva);
∗ Stato della tastiera (attiva/disattiva);
∗ Dati dell’orologio.
In Fig.13.6 viene riportato un progetto di termoregolazione tipico realizzato mediante sistema a
BDC.
13.7 Impianti di videocitofonia realizzati mediante sistemi a bus di campo
Con il sistema a BDC non è più necessario implementare, nella realizzazione di impianti citofonici
e videocitofonici, complicati schemi di collegamento, ma è sufficiente far giungere ai vari
appartamenti/uffici presenti in un edificio:
∗ 6 conduttori per impianto citofonico (il doppino per il bus, due fili per l’alimentazione e due fili
per la trasmissione del segnale fonico);
∗ 8 conduttori + un cavo coassiale per impianti videocitofonici (gli stessi sopra elencati + due fili
per l’alimentazione video + il cavo coassiale per il segnale video).
La personalizzazione dell’impianto avviene esclusivamente collegando nuovi dispositivi ai
conduttori già predisposti e realizzando semplici derivazioni dalla colonna montante. Il sistema di
cablaggio è in genere progettato per gestire le seguenti funzioni:
∗ Identificazione dei posti interni (postazioni citofoniche e/o videocitofoniche);
Capitolo 13: Bus di campo per Building Automation
-239-
∗ Attivazione/disattivazione di servizi speciali, come accensione delle luci scale, chiamata a
centralino, attivazione sistema anti-intrusione, ecc.;
∗ Apertura serrature elettroniche.
Caratteristica peculiare del sistema a BDC è la possibilità di integrare il servizio citofonico o
videocitofonico con quello telefonico, in modo da poter utilizzare il terminale telefonico anche per
espletare le funzioni citofoniche; l’integrazione è possibile tramite dispositivi d’interfaccia
telefonica o centralini telefonici (tipo PABX).
Possono essere sviluppate due tipologie principali d’impianto:
∗ Impianti monocolonna: ottimizzazione del numero di posti interni, con uno o più posti di
chiamate principali;
∗ Impianti pluricolonna: ottimizzazione del numero di posti interni di ciascuna colonna, con uno
o più posti di chiamata principali e un posto di chiamata secondario per ciascuna colonna.
Per quanto riguarda l’installazione dell’impianto, è necessario, soprattutto per evitare disturbi
esterni, seguire le seguenti regole:
∗ I conduttori della colonna montante e quelli delle derivazioni citofoniche devono essere posati
ad una distanza minima di 3 cm dalle linee di potenza presenti nell’edificio aventi sezione di
2,5 mm2;
∗ Per conduttori di potenza con sezione maggiore di 4 mm2, i conduttori del sistema bus-
citofonico devono essere posti in condutture separate;
∗ Vanno comunque rispettate le massime distanze imposte dal tipo di sistema bus adottato.
Negli impianti citofonici i dispositivi di sistema sono strutturalmente interconnessi per mezzo di
cablaggio a 6 conduttori, due dei quali “twistati”. Gli impianti videocitofonici necessitano inoltre,
come già detto, di due fili e di un cavo coassiale aggiuntivi. La sezione dei conduttori di
alimentazione e dei due conduttori del canale fonico deve essere tale da garantire su ognuno di essi
una resistenza totale inferiore a 5 Ω ; in Tab.13.3 viene indicata la massima distanza tra il modulo di
chiamata ed il dispositivo di decodifica più distante.
Sezione [mm2] Lunghezza massima [m]
0,5 100
0,75 200
1,5 400
2,5 600
4 1200
Tab.13.3
L’alimentatore con sezionamento ha il compito di fornire energia ai vari dispositivi
dell’impianto; ogni alimentatore provvede a fornire energia ad un determinato numero di dispositivi
(ossia ad un gruppo) e l’impianto risulta così facilmente sezionabile con lo scopo di facilitarne la
manutenzione. L’alimentatore bus ha invece il compito di fornire energia alla linea dati del bus; in
ogni impianto è presente un solo alimentatore bus per la linea dati dell’impianto citofonico, dunque
in un sistema integrato si devono considerare i limiti dimensionali in funzione degli altri impianti.
E’ presente inoltre un dispositivo di blocco radiofrequenza che provvede alla soppressione dei
disturbi radio presenti sulle linee di alimentazione.
Francesco Della Torre - Azionamenti elettrici
-240-
In Fig.13.7 è riportato un esempio di impianto videocitofonico con chiamata via telefono su linea
urbana realizzato mediante sistema a BDC.
Fig.13.7: Esempio di impianto videocitofonico con chiamata via telefono su linea urbana realizzato
mediante sistema a BDC
13.8 Impianti per il controllo degli accessi realizzati mediante sistemi a bus di campo
Un impianto per il controllo degli accessi può essere applicato a qualunque tipologia di edificio
(industriale, residenziale o del settore terziario); l’edificio intelligente, grazie alla sua rete di
comunicazione a BDC, si presta ad attuare una strategia di sicurezza che consiste nel permettere
l’ingresso ai soli individui appartenenti al gruppo delle persone autorizzate. Impianti di questo
genere trovano comune impiego, ad esempio, nelle seguenti realtà:
∗ Ospedali, per il controllo accessi in particolari reparti;
∗ Alberghi, in cui si predispone la gestione di servizi specifici come lo stato delle camere (libera,
occupata, da riordinare,…), le funzioni di chiamata/presenza del personale, l’apertura delle
Capitolo 13: Bus di campo per Building Automation
-241-
stanze mediante tessere magnetiche che vengono generate al momento del “check-in” del
cliente e disabilitate al momento del “check-out, ecc.
La vera funzione di controllo accessi viene svolta attraverso lettori di tessere magnetiche (lettori
badge) disponibili in due versioni, con o senza tastiera numerica per l’immissione di un codice
personale di identificazione. Ciascun lettore è in grado di gestire n livelli di priorità d’accesso
mediante un database di password e per ciascun livello sono programmabili delle fasce temporali di
accettazione delle tessere. La verifica di abilitazione dell’accesso viene effettuata anche su un
codice d’impianto per prevenire lo scambio di tessere fra impianti differenti.
Ulteriore applicazione del controllo accessi è, come mostrato in Fig.13.8, quella che si attua per
vigilare su ingressi non sempre presidiati (negozi, centri commerciali, banche, ecc.).
Fig.13.8: Controllo accessi realizzato con BDC per la sorveglianza dell’ingresso di un negozio che non è
possibile presidiare con continuità
13.9 Impianti per il controllo remoto realizzati mediante sistemi a bus di campo
Francesco Della Torre - Azionamenti elettrici
-242-
Grazie ai sistemi a BDC è possibile l’intervento sul sistema intelligente a scopo di manutenzione
e/o supervisione da una postazione remota. Per “controllo remoto di un sistema bus preposto alla
supervisione di impianti tecnologici” si intende un sistema che fornisce le seguenti funzioni:
∗ Segnalazioni remote d’allarme o di eventi generici per i quali l’utente o un addetto alla
sorveglianza e manutenzione necessiti di rimanere sempre aggiornato ( “monitoraggio” del
sistema);
∗ Capacità di interfacciare, tramite un mezzo di comunicazione veloce, sistemi bus di due edifici
o zone poste ad una certa distanza;
∗ Disponibilità di una postazione di monitoraggio dell’impianto dislocata in una posizione
remota rispetto all’impianto stesso.
Tali sistemi vengono tipicamente impiegati per installazioni in ampie aree composte da diversi
edifici distanziati fra loro, per i quali si richiede un monitoraggio centralizzato in un punto oppure
una comunicazione fra i diversi impianti per la presenza di relazioni funzionali o aree comuni tra un
edificio e l’altro. In genere tali requisiti nascono dalla necessità di coprire con il sistema bus aree
molto estese (ad es. aeroporti) oppure di collegare edifici distinti appartenenti ad uno stesso
complesso abitativo (palazzine o complessi residenziali multiproprietà) o terziario (catene
commerciali, capannoni industriali, edifici commerciali all’interno di una stessa area di proprietà).
13.10 Impianti per il telecontrollo realizzati mediante sistemi a bus di campo
La segnalazione degli allarmi o degli eventi critici per i quali si richiede un intervento immediato di
riparazione o intervento diventa un’esigenza sempre più presente negli impianti tecnologici degli
edifici; si possono prevedere messaggi o segnalazioni da inviare sul bus mediante opportune
interfacce con sensori (sia analogici che digitali), con contatti magnetici o generici dispositivi
tradizionali in grado di rilevare malfunzionamenti o guasti. I dispositivi di segnalazione possono
essere semplici spie luminose, avvisatori, display alfanumerici, pannelli sinottici oppure dispositivi
dedicati al telecontrollo qualora si desideri inoltrare la segnalazione tramite messaggio vocale sulla
rete telefonica . Sono disponibili combinatori telefonici dotati di ingressi per contatti generici di
segnalazione, che possono inviare sul bus messaggi specifici per la segnalazione di allarme locale o
remota tramite rete telefonica pubblica. La situazione di allarme può essere anche segnalata con
dispositivi tradizionali ottico-acustici o tramite messaggio vocale.
E’ infine possibile comandare le utenze collegate al sistema bus dalla rete telefonica: con la
tastiera di un comune telefono si può attivare un carico o un gruppo di utenze collegate al bus ed un
eventuale messaggio vocale avvisa dell’effettivo cambiamento di stato del dispositivo controllato;
si ricorda che attualmente le stesse funzionalità sono possibili anche via Internet.
L’impianto sorvegliato dal sistema di controllo remoto a bus deve rispondere alle normative
vigenti in merito allo specifico sistema di sicurezza. Nel caso in cui la soluzione impiantistica con
tecnica a bus non risponda a qualche Norma specifica dedicata a sistemi di sorveglianza e sicurezza,
l’utilizzo dei dispositivi a tecnica bus deve comunque rispettare le Norme preposte all’ambito
specifico (ad es. settore antincendio).
13.11 Gestione dell’energia realizzata mediante sistemi a bus di campo
Il progresso tecnologico ha aumentato la sicurezza ed il comfort nelle abitazioni, negli uffici, nei
negozi e sui posti di lavoro, con aumento dei consumi energetici e della potenza elettrica impegnata
e dei relativi costi. Una gestione mirata ed intelligente può ridurre i consumi ed il valore della
potenza impegnata; nel terziario e nell’industria può essere molto utile la gestione dei costi
energetici in funzione del reale consumo se la conduzione dell’ufficio, del centro commerciale o
Capitolo 13: Bus di campo per Building Automation
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dell’industria è fatta con il sistema del “full cost” e dei centri di costo, ma può anche risultare utile
in un condominio, in un campeggio, in un porto,…
La possibilità di allocare i consumi in questo modo consente anche, per esempio, di stipulare un
unico contratto in MT con l’ente erogatore e di ripartire poi il costo dell’energia tra i vari utenti con
notevoli risparmi, dovuti ai seguenti aspetti:
∗ La potenza impegnata in MT, grazie alla gestione, può esser molto inferiore alla somma delle
potenze impegnate con singoli contratti in BT;
∗ Il sistema di contabilizzazione della bolletta per l’utente MT determina costi energetici specifici
inferiori rispetto alla bolletta per utenti in BT.
I sistemi bus semplificano la gestione energetica: è sufficiente installare un contatore di energia che
possa dialogare con il bus e dispositivi per inserire e disinserire i carichi, anch’essi dotati di
interfaccia bus; in tal modo, tramite software di controllo, si può ottenere un’efficiente gestione
dell’energia. Il programma software esegue la memorizzazione dei consumi di ogni utente, controlla
che nessuno di loro esca dai parametri di fornitura che gli sono stati assegnati, legge tutti i contatori
automaticamente ogni 15 minuti e memorizza il tutto su un apposito file che può essere analizzato
come normale foglio di calcolo (ad esempio come file Excell).
13.12 Gestione degli elettrodomestici realizzata mediante sistemi a bus di campo
Tale gestione permette di:
∗ Configurare ed interagire con gli apparati installati nell’abitazione tramite una postazione
centralizzata;
∗ Registrare, interpretare e visualizzare in modo chiaro e possibilmente con un linguaggio grafico
personalizzabile eventuali messaggi di malfunzionamento delle apparecchiature e soprattutto di
allarme provenienti dai sensori collegati all’impianto;
∗ Visualizzare in una postazione centralizzata eventuali messaggi di allarme legati a
malfunzionamenti o ad eventi critici provenienti dagli elettrodomestici (ad esempio,
scongelamento o sovracongelamento del frigorifero, perdite d’acqua dalla lavatrice, fughe di
gas, ecc.) con eventuale inoltro del messaggio a società di assistenza o pronto intervento
esterne;
∗ Segnalare eventuali messaggi di allarme non critici ma ugualmente importanti per il corretto
funzionamento degli apparati (ad esempio, mancanza di detersivo nella lavatrice, livello di sale
insufficiente nella lavastoviglie, ecc.);
∗ Impostare i vari programmi di funzionamento degli apparati ed eventuali parametri dalla stessa
postazione centralizzata;
∗ Fornire la possibilità di avere segnalazioni remote di allarme critico via telefono o modem
oppure comandare e programmare gli elettrodomestici da una postazione remota;
∗ Creare un interfaccia utente basata su touchscreen con pulsanti grafici personalizzabili che
consentano un accesso diretto ad aree specifiche della casa (ad esempio, cucina, soggiorno,
ecc.), ad aree funzionali (illuminazione, forza motrice) oppure al controllo delle singole utenze.
L’utente deve essere messo in condizione di poter in ogni istante aggiungere nuovi dispositivi o
rimuoverne alcuni completando la configurazione di questi con la messaggistica desiderata. Gli
elettrodomestici sono dotati di un’apposita scheda elettronica di comunicazione che consente il
trasferimento dei dati e delle informazioni da e verso il sistema e che costituisce l’interfaccia tra la
centralina di controllo dell’apparato ed il sistema bus. Il collegamento tra l’elettrodomestico ed il
sistema bus viene realizzato collegando l’uscita della scheda di interfaccia, configurata con
Francesco Della Torre - Azionamenti elettrici
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un’apposita applicazione dedicata all’elettrodomestico utilizzato, con una linea seriale ed un
connettore bus.
Applicazioni tipiche sono:
Frigorifero
∗ Istruzioni circa il giusto caricamento dei vari piani presenti nella cella e della disposizione del
cibo all’interno;
∗ Allarmi relativi ad eventuali situazioni anomale, quali l’innalzamento imprevisto di
temperatura (se, ad esempio, lo sportello viene lasciato inavvertitamente aperto) oppure
sovracongelamento, ecc.
Forno e piano di cottura
∗ Programmazione della cottura (tempo ed intensità) in funzione dei cibi;
∗ Controllo del forno basato sui tempi di cottura e sulle temperature previste; delle animazioni
video aiutano l’utente domestico durante la preparazione dei cibi.
Lavastoviglie
∗ Segnalazione dell’istante di avvio della lavastoviglie, del livello del sale e del detersivo, della
fase di risciacquo del cestello superiore;
∗ Impostazione dei programmi di lavaggio in funzione del tipo di stoviglie, piatti o bicchieri.
Lavatrice
∗ Impostazione del programma di lavaggio e dell’istante di avvio mediante touchscreen;
∗ Visualizzazione di eventuali anomalie che possono verificarsi durante il lavaggio (ad esempio,
mancanza d’acqua), ma anche segnalazioni preventive che possono bloccare l’avvio di un
programma (ad esempio, carenza di detersivo).
Scaldabagno
∗ Lo scaldabagno elettrico intelligente, in quanto elemento ad alto consumo d’energia, include il
controllo del carico elettrico assorbito durante il suo funzionamento;
∗ Impostazione della temperatura di riscaldamento dell’acqua;
∗ Selezione della temperatura desiderata per ciascun rubinetto tramite apposite elettrovalvole
collegate all’impianto.
Televisore
∗ Visualizzazione in una finestra video (o anche a pieno schermo) delle informazioni relative al
sistema bus.
In Fig.13.9 viene presentato un sistema a BDC atto alla rilevazione di fughe di gas e conseguente
tele-segnalazione di allarme.
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Fig.13.9: Sistema a BDC atto alla rilevazione di fughe di gas e conseguente tele-segnalazione di allarme.