Buone prassi di lezioni con metodologia CLIL

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Intervento del prof. Andrea Gilardoni, Liceo Cremona di Milano. 5.11.2011

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Incontro di lavoro – 5 novembre 2010 Sessione dedicata al Clil Buone prassi di lezioni con metodologia CLIL intervento di Andrea Gilardoni, docente Liceo Cremona di Milano ricercatore Area Innovazione e Riforma Se con il metodo Content and Language Integrated Learning ci troviamo di fronte a due obiettivi, e cioè l’apprendimento di una lingua e di competenze disciplinari, possiamo chiederci se esistono alcuni esempi di insegnamento almeno bilingue che fanno al caso nostro, e potremmo essere desiderosi di sapere se funzionano. La poliglottìa non è certo una novità, tanto che ci sono riferiti casi nel mondo antico e medioevale, e ancora gli umanisti, con il loro trilinguismo (latino, greco, ebraico) ci potrebbero insegnare qualcosa al riguardo. Più vicine a noi nel tempo e nello spazio, la scuola tedesca e la scuola svizzera di Milano, o le scuole europee, come per esempio in Italia quella di Varese, adottano una prassi ormai consolidata di insegnamento plurilingue basato su di una integrazione di lingua straniera e disciplina non linguistica. Peccato che si tratti di scuole d’élite. Non si tratta degli unici casi. Per non citarne che uno famoso, a Neve Shalom Waad al-Salaam, termine che in ebraico e in arabo significa «oasi di pace», famiglie di ebrei e di arabi israeliani convivono pacificamente (senza risolvere i loro problemi con le armi), forse anche perché a scuola l’insegnamento è bilingue, secondo il principio che i docenti insegnano la disciplina di specializzazione nella loro lingua materna. Sembra funzionare, così come sembra funzionare, in Italia e altrove, il principio dell’insegnamento plurilingue nelle regioni dove convivono una lingua di maggioranza e una di minoranza, per esempio in Val d’Aosta, in Sud Tirolo, in Friuli. Insomma, ormai il metodo CLIL è entrato nella pratica didattica. Il doppio diploma franco-italiano Esame di Stato/Baccalaureat (ESABAC), che ha un predecessore nel doppio diploma francotedesco ABIBAC (Abitur/Baccalaureat), è l’ultimissima forma di questo insegnamento/apprendimento integrato. In alcune delle nostre scuole si insegna storia in francese per tutto il triennio, e alcuni dei nostri studenti già quest’anno sosterranno una prova di francese e una di storia in sede di esame finale, vedendosi riconoscere, in caso di votazione sufficiente in entrambe le prove scritte, anche il diploma francese. Discuteremo qui della portata e delle potenzialità di questo progetto, accennando anche ai problemi che restano aperti. Per finire, forniremo tre esempi che ci saranno utili a chiarire alcune questioni di metodo, visto che la lezione di storia, con il metodo CLIL e almeno in ambito ESABAC si fa con i documenti: 1) come si legge un documento storico sulla Shoah; 2) l’analisi argomentativa del testo della Dichiarazione di indipendenza americana; 3) l’interpretazione storica di un quadro centrale del Rinascimento: La flagellazione di Cristo di Piero della Francesca. Ovviamente, i documenti sono stati usati durante le lezioni di storia, in tedesco e in francese, presentano difficoltà eterogenee e richiedono il possesso di competenze diversificate, con cui i discenti, e i docenti, si devono confrontare a lezione.