Buona la terza Aprile 2012
-
Upload
molecola-atomo -
Category
Documents
-
view
223 -
download
0
description
Transcript of Buona la terza Aprile 2012
Periodico locale di informazione e cultura edito da Pro Loco di Molinella (BO) Distribuz ione gratuita. Reg. trib. di Bologna n.8164 - Marzo 2011
Direttore Res pons abi le Maur izio Rizzi
Stampa: Grafiche Bime Srl, Molinel la (BO)
Comitato di redazione: Patrizia Berardo, Alfonso Maini, Matteo Montanari, Mauriz io Rizz i
Redaz ione: Via A. Costa, Moline lla (BO)
Tel. cell. 366-594.84.97 e-mail [email protected] Sito web www.prolocomolinella.it
ELVA IN JAZZ ED ALTRI EVENTI
Si avv icina l'estate e a Selva ci stiamo
preparando per una nuova e più ricca
edizione di SELVA IN JAZZ.
La tradizione jazzistica di Selv a viene dai
lontani anni 70'.
In quegli anni già div erse iniziative veniv a-
no sv olte in collaborazione con il Teatro
Comunale di Bologna dentro il Palazzo
Comitale di proprietà della famiglia Sca-
gliarini. Queste manif estazioni erano di
importanza internazionale in quanto si esi-
biv ano Artisti di grido tipo Giorgio Gaslini,
Johnny Griffin, Lou Bennet, nomi che oggi
f anno parte della storia della musica Jazz .
Questa tradizione subì un rallentamento e
v enne un po’ trascurata per essere ripresa
oltre v enti anni f a dall’Amministrazione
Comunale di Molinella di allora. Lo sv olgi-
mento dell’evento venne trasferito nella
piazza antistante il Palazzo del Governa-
tore ma per div ersi anni ebbe
un’importanza relativa e scarsa affluenza.
Quando io presi la gestione della Locanda
Pincelli, oltre all’aspetto culinario, comin-
ciai ad organizzare delle serate musicali.
Venni così contattato dall’’Amministrazione
Comunale di allora con la proposta, sup-
portata da un contributo, di prendere in
gestione anche l’intera organizzazione del-
le serate estiv e. Iniziai piano piano f inché,
ebbi l'intuizione di affidare l’organizzazione
artistica a Jimmy Villotti, noto chitarrista
bolognese di musica Jazz..
E' iniziata cosi una ricca e prof icua collabo-
razione che ha portato a Selva artisti di
f ama internazionale con un sempre mag-
giore successo di pubblico.
Sono ormai molti anni che nel mese di
Luglio, nei quattro o cinque mercoledì, av -
viene l’ev ento “SELVA IN JAZZ” con un
grande afflusso di gente, spettatori, artisti
del mondo jazzistico, cultori: tanto che ab-
biamo a volte difficoltà ad ospitarli tutti.
Il motiv o di così tanto successo, oltre
all’ottima organizzazione, è dov uto
all’intrecciarsi di combinazioni che sono
indiv isibili l’una dall’altra.
moltissima gente. Oggi è molto ridotto e
lasciato al suo destino nonostante io abbia
più v olte contattato le Autorità competenti
per trovare il modo di riportarlo agli antichi
splendori, sia come numero di Ambulanti,
che affluenze di pubblico.
Il problema è che questo mercatino
dell’antiquariato non ha una cadenza men-
sile fissa. Ora si sv olge ogni quinta dome-
nica del mese oppure in date che pare
v engono scelte “a caso” non si sa
bene da chi.
Basterebbe un minimo di impegno facen-
dolo div entare un appuntamento mensile
f isso e cercando la collaborazione dei pri-
v ati per dare nuovo impulso all'iniziativa.
Basterebbe solo un po' di buona volontà
senza il minimo impegno f inanziario.
Già basterebbe......
Selva Malvezzi Aprile 2012
Foto con momenti dell’evento “SELVA IN JAZZ”
L’elev ata qualità dell’ev ento, grazie agli
artisti italiani ed internazionali che si esibi-
scono, la stupenda ed unica cornice archi-
tettonica del complesso feudale di Selva
Malv ezzi, e la possibilità di mangiare cibi
genuini presso la Locanda Pincelli.
Tutti gli spettacoli sono gratuiti per cui, si
p u ò s t a r e
all’aperto sotto gli
alberi centenari
del parco di Selva
Malv ezzi dav anti
ad un f resco bic-
chiere di birra
oppure, si può
cenare sotto il
portico del Palaz-
zo ascoltando
ottima musica.
Io e Jimmy per
l’ev ento di “SELVA IN JAZZ” abbiamo
sempre lavorato al f ine di dare vita a serate
per tutti i “palati” musicali. Ci sono quindi
serate di Jazz leggero molto swingato, con
musica alla portata di tutti e serate di Jazz
puro per cultori.
Nel 2011 chiesi a Jimmy Villotti, che è stato
uno degli orchestrali di Paolo Conte negli
anni 80, di contattare gli altri musicisti che
f acev ano parte della Band al fine di orga-
nizzare una serata speciale dedicata a
Paolo Conte.
Nel Luglio del 2011 abbiamo così realizzato
una serata di “SELVA IN JAZZ“ dedicata al
noto cantautore con tutti i musicisti della
sua Band che ha riscosso un enorme suc-
cesso.
Oggi posso affermare che l’ev ento estivo di
“SELVA IN JAZZ”, grazie al contributo
dell'Amministrazione Comunale ed agli
Sponsor, è diventato un appuntamento
musicale di grande rilev anza a livello regio-
nale.
A Selv a Malv ezzi si v olge inoltre un
MERCATINO DELL’ANTIQUARIATO che
purtroppo negli ultimi anni ha subito un
leggero declino. Questo mercatino, anni f a,
riempiv a la zona centrale del paese con
tante bancarelle ed Ambulanti e richiamava
DI DANILO DRAGHETTI
Aprile 2012
“Tra il fascino soporifero
del decadimento
e la modernità
degli eventi estivi”
ELVA ALVEZZI “LUOGO DEL CUORE”
Accade sovente, nella valutazione turisti-ca, di concentrare l 'attenzione su località che, o per la particolare ricchezza delle attrattive o per il concorso di circostanze più o meno fortuite, assurgono al rango di elementi rappresentativi della regione. Altre località che, pur presentando risor-se non indifferenti, restano ingiustamen-te trascurate e richiederebbero, per la loro conoscenza, non itinerari canonici ma una passeggiata ideale attraverso i luoghi ingiustamente dimenticati. Un iti-nerario per veder quello che abbiamo sotto gli occhi, un itinerario fatto di
“Particolari semplici, ma magnifici”.
Non è molto lontano il tempo in cui
Selva Malvezzi era tutta compresa nel breve giro del Palazzo del Governa-tore, dove tutta la vita delle anime si stringeva attorno ad esso, dai momenti più belli a quelli più tristi e dove tutto av-veniva e veniva regolato, amministrato, decretato in completa autonomia da una unica famiglia dominante, i Conti Malvez-zi. Il quieto volto di un tempo oggi è finito ma ne restano le vestigia importanti, an-cora cariche di energia della vita appena
trascorsa.
Volgendo le spalle alla serena chiostra dei monti dall 'impalpabile visione, la stra-da corre snodandosi tranquilla tra campi alberati, che brillano al sole per le lucenti ferite del vomero oppure verdeggiano del respiro primaverile dei coltivi, oppure abbagliano con l 'oro compatto delle mes-si o nel giallo arido delle stoppie. Il paese si discopre tra la foschia che a volte lo avvolge anche nei mattini estivi, come un'ombra sfumata che emerge nella lon-
tananza.
Questo paese un po’ "fuori mano" è di secolare nobile impronta e costituisce una rivelazione deliziosa per quanti ab-biano un po' di sensibilità e ne compren-dano il volto pittoresco, caratteristico, incuneato in un territorio agricolo che conserva ancora la sua nobiltà antica. Un decoro artistico in un paese che non ebbe grandi ricchezze di commerci o domini: la chiave di questo "mistero" si può trovare solo ricordando che l 'Italia fu veramente in ogni sua parte la patria
della bellezza urbanistica.
Arriviamo dalla via principale, via Selva, percorrendola verso est e, all 'inizio dell 'abitato, incontriamo a destra il primo gigante mutilato. Il castello detto il "Palazzaccio", sventrato, che si sfascia
e si sgretola poco a poco lasciando cadere giù le sue centenarie membra. Ne sorvolano le sue mura i gufi e ne rab-brividiscono le rondini che corrono a in-trecciar ghirlande sulle vette dei pioppi. La mutabile vicenda dei tempi, l 'incuria degli uomini che governarono hanno trasformato il volto di questo maestoso gioiello e le pareti di rossi mattoni getta-no sull 'incolto circostante l 'ombra fredda dei secoli. Così le stagioni si rincorrono e, ritornando la primavera, rinverdisce l 'erborato cerchio delle mura ferrigne dove l 'occhio spazia sulla pianura irrigua, laggiù fino ai colli che si profilano azzurri
nel cielo dorato.
Ora il "castello" è affidato alla custodia del tempo: guardia né avveduta, né dili-gente. Scomparse quasi tutte le vestigia dei passati splendori anche i muri stanno consumandosi nell 'abbandono. Nessuno pensa a praticarvi opere di consolida-mento e gli avanzi si sgretolano, come ormai indistinti nella memoria degli abi-
tanti locali finiscono i ricordi del luogo.
L'incontro porta alla riflessione sulla na-tura effimera della vita umana, sulla cicli-cità degli imperi e la barbarie delle guer-re, ma anche sulla possibilità di sopravvi-vere, attraverso l 'arte e la cultura al nau-
fragio del tempo.
L'anima nostra, che non sa essere nuova senza sentirsi un po' sempre antica, ria-derisce ai luoghi dove indugia i l passato, agli stili , alle costruzioni, agli scorci di quando la vita era più raccolta, più lenta
e bisognosa di convivenze più strette.
Tra le valli emiliane, Selva Malvezzi ob-bedì a tal legge, e lungo una unica via diramantesi poi in due branchie e in po-che viuzze laterali, allineò le proprie case l 'una all 'altra, raccolte come in un nido di
rondine.
In questa borgata sembra che ogni pie-tra, ogni ombra, serbino gelosi lontani ricordi; e l 'anima è trascinata a ritroso nel tempo a rivestire di trascorse bellezze queste cose, che dal passato hanno il fior di nostalgia e sono cariche di
DI PATRIZIA BERARDO un profumo antico.
Qui entriamo nel regno della storia, e apriamo lo spirito a questa piana solenne, dove una nera selva si dispiegava occul-tando l 'abitato dal mondo esterno. Qui sorgeva l’antica Silva Litana temuta dai viandanti e dagli armigeri: ora, al di sopra dei campi arati, spuntano le cime dei pioppi e per l 'aria è l'alito afoso della val-
lata.
Oggi non c'è più il folto della selva dove
"hai di pensare che non sai se uscirai".
La strada si incunea nel cuore pulsante di questa tranquilla borgata e, alla sinistra di un ideale lento viandante, si staglia l 'im-ponente complesso feudale del XV sec. chiamato "Il Palazzo del Governatore"
che fu un tempo centro vitale del paese e sede dell 'amministrazione del feudo. Complesso imponente, articolato, compo-sto da una parte centrale con ampio porti-cato sotto i l quale si aprivano, in tempi non lontani, le botteghe di cui oggi, svuo-tate degli arredi e della componente uma-na, restano a memoria i portoni originali. I tocchi della campana del grande orologio posto sul palazzo scandivano la vita di Selva, i solenni riposi delle stagioni, le mattine allagate di sole, le vampe
di fuoco sui campi.
Oggi tutto è intristito come una pianta in cui manchino i succhi vitali, tutto è silen-zio, abbandono. Poche le botteghe rima-ste, ma c'è chi ha la chiave di stanze che custodiscono alcune briciole di memoria del tempo antico e della grandezza ed
importanza di questo luogo.
Nell 'ala a sud del Palazzo del Governato-re si trovava l 'Ospedale che, fondato nel lontano 1699, continuò la sua attività cari-tatevole fino al 1945. Oggi nell ' unica stanza dove pare il tempo si sia fermato, dove polvere ed incuria regnano sovrane, fanno bella mostra di sé gli scheletri ar-rugginiti di qualche letto, materassi am-muffiti e rosicchiati dagli unici impertinenti abitanti di questo luogo, piccoli armadietti, una vecchia vasca da bagno in ferro do-tata di rotelline, alcune suppellettili : il tutto nel completo disinteresse dell 'essere umano. A fianco una piccola cappella ormai priva-ta di ogni valore religioso conserva alcuni inginocchiatoi, un piccolo confessionale e un altare sopra al quale una vuota corni-ce in gesso testimonia che al suo interno c'era un dipinto. La luce del giorno filtra dalle imposte leggermente aperte, dove fasci di pulviscolo ondeggiano come echi vaganti di lontane orazioni e suppliche
ripetute senza sosta.
IL “PALAZZACCIO” COSTRUITO NEL 1491
A GUARDIA DEL CONFINE CON BUDRIO.
DIAMO INIZIO AD UNA NUOVA RUBRICA INTITOLATA I LUOGHI DEL CUORE DEL TERRITORIO DI MOLINELLA PER SVILUPPARE IL TEMA DEL PAESAGGIO ARTISTICO-CULTURALE DANDO VOCE AL RICORDO CON IL LINGUAGGIO PITTORICO TRADIZIONALE DOVE LA MEMORIA DEL PASSATO ED IL PRESENTE SI ANNODANO A CREARE VEDUTE ORA DI STRUGGENTE RAFFINATEZZA ORA DI MERAVIGLIOSA SOLARITÀ. I L RIGORE DEL CONTESTO STORICO
LO DEMANDIAMO ALLE PUBBLICAZIONI REPERIBILI PRESSO LA BIBLIOTECA COMUNALE DI MOLINELLA.
Il ritorno all 'esterno è vivificante, l 'aria tiepida si porta via l 'angoscia sorta nei locali appena visti e, grazie alla disponi-bilità del "Pad" , personaggio tipico del luogo e nel suo passato grande atleta di podismo, si passa a visitare il luogo più assurdo, formidabile per quanto contie-ne, inimmaginabile, dove "collezionare" è stato l 'imperativo di tutta una vita. C'è di tutto, dal tappo al mobile più strambo, dall 'etichetta, ai dischi in vinile di chissà quali vecchie canzoni, alle bot-tiglie vuote ma anche tante piene: c'è tutto l 'inimmaginabile e questo locale si chiama "La tana del Lupo". Ritrovo conviviale tra amici con buon vino, buoni salumi, buona cucina ed il "Pad" padrone assoluto della "tana". Un punto di riferi-mento durante le sere estive dove tavoli-ni e sedie vengono messe all 'aperto e il vociare umano rianima la corte. Anche nel retrostante spiazzo erboso appaiono ombrelloni, sdraia e, perché no, lo scia-bordio delle onde marine: suggestione
dovuta alla calura estiva!
Il nostro immaginario lento viandante non sosta e dirimpetto al complesso del Palazzo del Gove rnato re ecco "Il Palazzo Comitale", la villa dei Conti che vi risiedevano in obliosa quiete nei periodi estivi. Oggi la villa è di proprietà della famiglia di Alessandro Scagliarini che negli ultimi cent'anni ne ha curato con amore un attento restauro. Il cancel-lo d'entrata si apre ed in fondo al velluta-to arboreo del prato appare su un largo spiazzo la villa con torre centrale e ali laterali. Tutto si colora di quiete e di ripo-so in questo silenzio, dove pur si sente vibrare la vita in mille sussurri ed armo-nie: eco leggero di voci vaganti; rondini che stridono in coro volando a cerchio, cadenzato canto del cuculo, che a inter-valli risuona dal bosco che si allunga nei
campi.
L'occhio viene attratto dalla rampa d'ac-cesso con le particolari scale affiancate: una per piede umano mentre l 'altra per gli zoccoli dei cavalli. In tal maniera, lo stalliere poteva accompagnare i Conti fino alla porta d’ingresso senza farli
scendere da cavallo.
L'architettura della villa è semplice, linea-re, con ballestriere ai lati ed una grande loggia arcata nella facciata posteriore dove un lato è incompiuto e dona al complesso un aspetto di "rudere antico". Fresche ombre gettano geometrie sui muri e sul pavimento del colonnato dove è dolce indugiare durante le calure
estive.
Alessandro Scagliarini apre le porte della sua villa ed eccoci nel grande salo-ne dove affreschi con scene mitologiche rappresentano le fatiche, gli svaghi, i piaceri di alcune figure mitologiche: ci sono Vulcano ed Argo e poi Era ed Io trasformata in giovenca, Europa e poi Mercurio e Venere. Anche se di fattura
LAPIDE POSTA SOPRA ALLA PORTA
DELL’INGRESSO PRINCIPALE DELL’OSPEDALE
DI SELVA.
L’ANEMOGRAFO CON LA FRECCIA METALLICA
CENTRALE CHE SEGNALAVA LA DIREZIONE DEL
VENTO E ALTRE INFORMAZIONI.
IL “TAMBURO” AL CUI INTERNO VI SONO LE
SCALE DOPPIE DI ACCESSO AL PIANO NOBILE
DELLA VILLA .
LA LOCANDA IN ESERCIZIO AL PALAZZO DEL
GOVERNATORE.
non molto pregevole l ’impatto visivo
è notevole.
Si susseguono i saloni, sempre imponen-ti con i bei pavimenti di cotto ed i grandi finestroni per aerare le stanze durante le giornate estive. Alle pareti altre tempere con soggetti biblici o tratti dal Vangelo, con storie di Santi o architetture fantasio-se oppure momenti di vita campestre dei
Conti.
Si apre la porta del salone dell 'Anemografo, di lontana derivazione mitelliana (nota presa dal libro “Una casa, una famiglia, un po’ di storia” di Alessandro Scagliari-
ni). Si tratta di un grande affresco sul soffitto del salone con una freccia di me-tallo al centro che, tramite un meccani-smo, segnava sia quale vento stava sof-fiando come tante altre informazioni su di esso. Il meccanismo è andato distrutto durante l 'ultima guerra mondiale ed oggi la freccia è muta, immobile come se nep-pure una bava di vento lambisse il tetto della villa, ma è intenzione del proprieta-rio rimettere in funzione questo dispositi-vo che pare essere uno dei pochi super-
stiti ancora visibili.
La vil la, come è degno di ogni luogo così vetusto, ha il suo buon fantasma che si aggira per le soffitte. E’ un frate che real-mente qui vi soggiornò e che venne ucci-so da un servo per poche monete. Egli ancor oggi si aggira per le stanze della villa e Scagliarini ne è certo, aven-
done percepito i passi.
Tutta la villa è pervasa da echi di storia che si racconta in così tanti secoli passa-ti e di voci umane prima gioiose poi con-citate, spaventate. Infatti, durante la se-conda guerra mondiale, la villa divenne Ospedale Militare, servì da rifugio per la popolazione e venne purtroppo danneg-
giata da cannonate.
Il calpestio della ghiaia ci riporta verso il grande cancello di ferro battuto. Prima di uscire l 'occhio si posa sul muro perimetrale della chiesa adiacente la villa dove, dicono, una volta c’era una porta che consentiva ai Conti di entrarvi per le
funzioni.
E’ giunto il momento di rimetterci in cam-mino verso est senza lasciare la strada principale. Appena usciti dal borgo il retti-lineo tratto di strada, via Barabana, corre tra bei campi a sinistra mentre a destra una lunga siepe di carpini si distende
quasi a perdita d'occhio.
Ormai è notte. Tra le chiome degli alberi, gli uccelli hanno cessato "d'operare ogni lor arte". Solo i grilli dispiegano la loro tremula sinfonia tra l 'erba rugiadosa, e al margine dei fossati il rospo, nunzio uffi-ciale della primavera, lancia il suo gorgoglio sonoro alle stelle.
La nostra passeggiata è finita.
BUONA LA TERZA 3
NELLE PAGINE A SEGUIRE ALCUNE FOTOGRAFIE E
INDICAZIONI PER APPROFONDIMENTI.
Selva Malvezzi Aprile 2012
RINGRAZIAMENTI SI RINGRAZIA IL SIG. ALESSANDRO SCAGLIARINI ED IL SIG. FRANCO PADERNI DETTO IL "PAD" PER AVERCI ACCOLTO, RACCONTATO E PERMESSO DI VISITARE QUANTO RIPORTATO NEL BREVE TESTO DELLE PAGINE PRECEDENTI.
SI CONSIGLIA LA LETTURA DEI SEGUENTI LIBRI PER INFORMAZIONI ESAUSTIVE SUI CONTESTI STORICI ED ARCHITETTONICI DELLA VILLA E DI TUTTI I PALAZZI COMPONENTI IL COMPLESSO FEUDALE DI SELVA MALVEZZI. LIBRI REPERIBILI PRESSO LA BIBLIOTECA COMUNALE DI MOLINELLA (BO)
- "UNA CASA, UNA FAMIGLIA, UN PO' DI STORIA" DI ALESSANDRO SCAGLIARINI - “MOLINELLA IN SAECULA SAECULORUM “ DI DON GARDINI
- “STUDI E PUBBLICAZIONI” DEL DOTT. TULLIO CALORI.
SELVA MALVEZZI
IL PALAZZO DEL
GOVERNATORE E
L’OSPEDALE
VEDUTA AEREA DEL COMPLESSO
FEUDALE DI SELVA MALVEZZI.
SELVA MALVEZZI
IN UNA STAMPA
DEL 1840.
L’OPEDALE DI
SELVA MALVEZZI
IN UNA FOTO DI
INIZIO ‘800.
QUANTO RIMANE DEGLI AMBIENTI DELL’ OPEDALE DI SELVA MALVEZZI.
NELL’ARMADIETTO SI TROVANO ANCORA BOTTIGLIE
CON UNGUENTI E VETTOVAGLIE ORIGINALI DELL’ OSPEDALE.
ALCUNI AFFRESCHI
NEL SALONE DELLA MITOLOGIA.
IL PALAZZO COMITALE O
LA VILLA DI CAMPAGNA
LA TANA DEL LUPO
TRA LE TANTE TABELLE QUESTE DEL 1935 SONO
PIUTTOSTO ESPLICITE.
QUI SI MANGIA, SI BEVE, TRA CIMELI E TANTI RICORDI
DI OGNI GENERE E DI OGNI DOVE.
IL BOSCO CHE SI ESTENDE SUL
RETRO DEL PALAZZO COMITALE.
BUONA LA TERZA 5
Pal azzo del
Gover nator e
Sel va Mal vezzi
Glori e sporti ve
passate
e
quando il ritmo
dell a vi ta er a
ancor a
regol ato da
due r uote.
Vecchia stampa di come er a
il Pal azzaccio.
Il complesso feudale di Sel va Mal vezzi in una
fotografia di fine ‘800.
Ser ate d’ estate al fresco degli al beri e sotto il porticato
del Pal azzo del Governator e alla Locanda Pi ncelli.
GNOCCHI BOLOGNESI Ingredienti: - 2 chili di patate farinose - 400 grammi circa di farina - ragù bolognese o pomodoro passato, secondo i gus ti
- burro, se si condiscono col pomodoro - formaggio parmigiano r eggiano
- sale
Preparazione:
Lessate le patate con l a buccia. Pelatele e schiacci atel e cal de nello schiacciapatate come se doveste fare il purè. Impastate le patate con la farina, cercando di ottenere un
impas to abbastanza morbido. Quando, lavorandolo, l'impas to sarà uniforme, modellate dei l un-ghi cilindri grossi quanto un pollice che taglierete a pezzetti di 2 o 3
centimetri. Passateli nella farina per evitare che si attacchino e fateli ruotare uno a uno premendoli col pollice nella parte pos teriore di una grattugia, o in una forchetta.
Fateli bollire in abbondante acqua salata e levateli con una schiuma-rola, man mano che vengono a galla. Se li condite col ragù, potete farli
anche al pas ticcio. In ques to caso imburrate una teglia o una pirofila, metteteci gli gnocchi già conditi,
cospargete di grana e mettete in forno ben cal do fino ad ottenere una crosta in superficie, ma senza
sbruciacchiarla.
FRIGGIONE Ingredienti: La ricetta del Friggione, datata
1886, prevede come ingredi enti:
- 4Kg di cipolle bianche, - 300 gr. di pomodori pelati freschi, - 1 cucchi aino di zucchero,
- 1 cucchi aino di sal e grosso - 2 cucchi aini di s trutto. Preparazione: Affet tare molto fi nemente la cipolla
e lasciarla almeno due ore a mace-rare con il sale e con lo zucchero. In un tegame rigorosamente di allumini o versare la cipolla con l'acqua che avrà fatto, lo strutto ed
a fuoco l entissimo cuocere girando con un mes tolo di legno fino a che avr à un col or nocci ola, facendo sì non si attacchi mai, ci vorranno due ore circa. Aggiungere alla cipolla i
pomodori tagliati a pezzetti ni e seguitare a girare ancora per un ora un ora e mezzo onde terminare la cottura. Quando lo strutto farà delle bollici-
ne rosate e la cipolla con il pomo-
IN TAVOLA CON LE RICETTE DI CUCINA TRADIZIONALE DI ALFONSO MAINI
doro sarà una crema, il Friggione
sarà pronto.
COTOLETTE ALLA BOLOGNESE Ingredienti:
- 6 cotolette di vitello - un uovo sbattuto - fette di prosciutto crudo - parmigiano reggiano in abbondanza
- tartufo bianco affettato - sale e pepe - pangrattato
Preparazione:
Battete a dovere le cotolette che passerete poi nel pangrattato. Fate attenzione che il pane si attacchi alla carne in modo uniforme. Dove-te poi passare l e fette di carne
nell'uovo sbattuto salato e pepato e, dopo averle levate, ripassatele nel pangrattato per una impanatura consistente. Adesso le fette così condite sono
da friggere nello strutto fino ad ottenere un bel colore dorato. Dopo averle fritte mettetele in una teglia unta, cospargetele di parmi-giano, copritele con una fetta di
prosciutto e un'altr a abbondante spol verata di parmigiano. Mettete la teglia coperta in forno, fino a che il parmigiano non sia
fuso e ser vite le cotol ette calde col contorno preferito. Cospargere il tartufo affet tato sopra le cotolet te
già in tavol a.
CROSTINI DI FEGATINI Ingredienti:
- 400 gr di fegatini di pollo - olio extravergine d'oli va - 3 acciughe salate, lavate e diliscate - 1 cipolla tagliata a fettine sottili
- 1 cucchi aio di capperi sott’aceto prezzemolo, vino bianco e cognac pane casareccio r affermo tagliato a fettine, sale e pepe
Preparazione: Soffriggete la ci polla nell'olio senza farla colorire, aggiungete i fegatini e fate rosolare il tutto. Bagnate con un dito di vino ed uno di cognac e,
quando sono completamente eva-porati a fuoco vivo, unite le acciu-ghe che devono disfarsi del tutto. Aggiungete poi i capperi sgocciolati e tritati insi eme al prezzemolo, una
tazza d’acqua, sale e pepe. Lasciate cuocere a fuoco lento per un quarto d'or a circa, rimestando spesso fino ad avere una crema densa e profumata da spalmare
tiepida sulle fet tine di pane legger-mente tostato o bagnato di br odo
(rapidamente e da una parte sola)
Selva Malvezzi e ciò che rimane della Selva Litana.
Una fitta foresta che ricopriva buona parte della Pianura Padana e
si estendev a anche nelle terre dov e poi sorse il f eudo di Selva
Malv ezzi. Questo bosco,
per la sua ricca, folta e
cupa v egetazione, incutev a
terrore e i pochi che avev a-
no l’ardire di inoltrarv ici,
erano banditi e persone
emarginate dalla società.
La Silva Litana era inoltre
il bosco sacro ai Galli Boi e, per onor di
storia, in essa v enne combattuta una
furiosa battaglia dov e i Galli sconfisse-
ro i romani, ma il luogo
esatto è ancora molto
discusso dagli studiosi. A
Selv a Malvezzi basta
inoltrarsi v erso via Boscosa per av ere, seppur palli-
damente, un’idea di come poteva presentarsi la
Selva Litana prima dei disboscamenti e delle grandi
opere di bonif ica.
La Fontana dell’Acqua Ferr uginosa di
Sel va Mal vezzi. L’ acqua pr oviene da
una falda freatica a 250mt di profondità.
S iamo andati a Selva in una limpida
mattina del maggio odoroso.
Non appena lasciate dietro di noi le ultime
case, il cammino si rallegra alla f ioritura dei
primi fiori che macchiano i margini della
strada, stendono vasti tappeti, e sommergo-
no il v erde tenero del f rumento.
Oltre il grigio nastro dell’asfalto balza il rigo-
glio dei campi. Tutto v erde e isolato, tanto
isolato che ben si comprende come essi
appaiano creati dalla natura per i grandi
silenzi e per essere rifugio a quegli spiriti
che nel silenzio cercano la voce della verità
e un riposo all’affannarsi della v ita.
La strada si snoda tra fitte siepi di bianco-
spino poi, dopo un f olto di cespugli di carpi-
no, curv a per la boscosa: quanto resta della
cupa Selva Litana.
La mancanza di piogge ha reso asciutte e
dure come cemento le cav edagne che, a
destra e a manca, si inf ilano nei coltiv i. Ed
ecco ci ritroviamo sotto una fresca galleria
di acacie che lasciano penzolare sui nostri
capi la profumata lievità dai loro grappoli
bianchi.
C’è silenzio intorno, un silenzio rotto solo da
un canto confuso di uccelli che sembrano i
soli abitanti di questa grande quiete, i soli
padroni di giardinetti spontanei in cui si
arruff ano le selvatiche fioriture di maggio.
Giriamo per le cav edagne seguendo un
prof umo o un colore. Nessuno. Dav anti a
noi c’è ora un piccolo prato tagliato a metà
da una boschetto di bambù. Nel mezzo,
uno spazio recintato da trav i di v ecchio
legno ed una piccola fontanella stilla una
sottile lacrima di acqua ferruginosa.
Così, sospesi in questo terrapieno, che
sembra la tolda di una nave affiorante da
un mare di verde, si respira un’aria stupe-
fatta e assorta.
Qui siamo testimoni di un passato importan-
te della storia di Selva: cose ancor oggi viv e
che però f urono e che comunque saranno.
Di quel tempo, oggi ci narra un cartello e
dice che l’Acqua della Fonte di Selv a Mal-
vezzi, f erruginosa, alcalina, jodica, bromica,
av esse virtù terapeutiche e che aiutasse a
curare molte malattie come l’anemia assai
diff usa. La copia dell’opuscolo porta la data
del 1889 e consiglia di non indugiare
nell’utilizzarla quale primo ricostituente.
E ci immaginiamo pellegrinaggi di tanta
gente che qui alla fonte, bevev ano
quest’acqua dal sapore non tanto
gradev ole, con la speranza di allev iare
alcune pene del corpo.
I f antasmi si dileguano e riappaiono i con-
torni v ioletti dei campi, il baluginare dei rag-
gi del sole sui piccoli specchi d’acqua dov e
ninf ee stanno appassendo ed un guizzo ci
fa intendere che qualcuno, a pelo d’acqua,
ci stav a osserv ando: f orse una carpa o una
tinca, gli abitanti abituali di queste acque.
Ci v engono incontro basse siepi tagliate
dov e fioriscono bianche campanelle, anima-
te dal ronzio dei mosconi e delle api.
Alcuni cartelli indicano il percorso ottimale
da f are, ma noi ci lasciamo trasportare e
vaghiamo da una cav edagna all’altra, sco-
prendo piccoli ristagni d’acqua, un terrapie-
no dov e l’erba arriv a alla caviglia, filari di
pioppi maestosi, una piccola colonia di f ola-
ghe e un f rullar d’ali di airone cenerino.
Poi, davanti a noi, in lontananza, si staglia il
prof ilo del complesso feudale del Palazzo
del Governatore che si adagia in una cali-
gine dorata e si conf onde con
l ’ immens a dist es a de lla pianura.
La passeggi ata descritta è sol o una parte
del l ungo iti ner ario nei terreni dell’Agriturismo
“Il Bor go del riso” dell a C .A .L .C .
di Selva Malvezzi. Primavera al Palazzo del Governatore.
La str ada affi ancata dall a lung a
siepe di car pi no.
Campi e colti vi at tor no
all’abitato di Sel va Mal vezzi.
UUUU NA PASSEGGIATA NELLA
CAMPAGNA DI SELVA MALVEZZI
BUONA LA TERZA 7
DI PATRIZIA BERARDO