Bollettino Diocesano Marzo-Aprile 2014

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Anno XC n. 2 Marzo - Aprile 2014 Registrazione Tribunale di Bari n. 1272 del 26/03/1996 Spedizione in abbonamento postale comma 20/c art. 2 L. 662/96 Filiale di Bari

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Atti ufficiali e attività pastorali dell'Arcidiocesi di Bari-Bitonto

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Registrazione Tribunale di Barin. 1272 del 26/03/1996Spedizione in abbonamento postalecomma 20/c art. 2 L. 662/96Filiale di Bari

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BOLLETTINO DIOCESANO

l´OdegitriaAtti ufficiali e attività pastoralidell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto

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BOLLETTINO DIOCESANO

l´OdegitriaAtti ufficiali e attività pastoralidell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto

Registrazione Tribunale di Bari n. 1272 del 26/03/1996

ANNO XC - N. 2 - Marzo - Aprile 2014

Redazione e amministrazione:Curia Arcivescovile Bari-BitontoP.zza Odegitria - 70122 Bari - Tel. 080/5288211 - Fax 080/5244450www.arcidiocesibaribitonto.it - e.mail: [email protected]

Direttore responsabile:Giuseppe Sferra

Direttore:Gabriella Roncali

Redazione:Beppe Di Cagno, Luigi Di Nardi, Angelo Latrofa, Paola Loria, Franco Mastrandrea,Bernardino Simone, Francesco Sportelli

Gestione editoriale e stampa:Ecumenica Editrice scrl - 70123 Bari - Tel. 080.5797843 - Fax 080.2170009

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DOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE

MAGISTERO PONTIFICIOOmelia del Giovedì Santo 167

Omelia nella S. Messa per la canonizzazionedei beati Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II 173Nomina di S.E. Mons. Francesco Cacucci

a membro della Congregazione per gli Istituti di vita consacratae le Società di vita apostolica 177

DOCUMENTI DELLA CHIESA ITALIANACONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Consiglio PermanenteComunicato finale dei lavori (Roma, 24-26 marzo 2014) 179

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI BITONTOMAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO

La lavanda dei piedi (Gv 13, 1-17): meditazione tenutaal clero della diocesi lunedì santo 14 aprile 2014

presso l’Oasi S. Maria in Cassano Murge 187

CURIA METROPOLITANA

CancelleriaSacre ordinazioni e decreti 195

Settore Laicato. Ufficio Laicato-Consulta diocesana per le aggregazioni laicaliLe sfide per il laicato oggi...: relazione tenuta da S.Em. il card. Stanislaw Rylko,

presidente del Pontificio Consiglio per i laici, all’incontro con leaggregazioni laicali e le comunità parrocchiali (Bari, 21 marzo 2014) 199

Settore Laicato. Ufficio FamigliaAccanto ai separati e ai divorziati 221

Settore Vita consacrata. Monastero S. Giuseppe (Bari)Appunti su quanto si è realizzato in onore della Beata Elia

di S. Clemente sino ad oggi 225

SOMMARIO

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Settore Evangelizzazione. Ufficio MissionarioDare la vita per Gesù senza far rumore

(XXII Giornata in memoria dei Missionari Martiri, 24 marzo 2014) 235

Settore Evangelizzazione. Ufficio MissionarioXIII edizione del Concorso Missionario “Don Franco Ricci”:

Africa: Forza e fragilità di un Continente.Quale solidarietà? Quale responsabilità?” 238

CONSIGLI DIOCESANI

Consiglio Presbiterale Diocesano-Consiglio Pastorale DiocesanoVerbale della riunione congiunta del 18 febbraio 2014 241

NELLA PACE DEL SIGNOREdiac. Matteo Dellerba 251

DIARIO DELL’ARCIVESCOVOMarzo 2014 253Aprile 2014 255

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Cari fratelli nel sacerdozio!

Nell’Oggi del Giovedì Santo, in cui Cristo ci amò fino all’estremo(cfr Gv 13,1), facciamo memoria del giorno felice dell’istituzione delsacerdozio e di quello della nostra ordinazione sacerdotale. IlSignore ci ha unto in Cristo con olio di gioia e questa unzione ciinvita a ricevere e a farci carico di questo grande dono: la gioia, laletizia sacerdotale. La gioia del sacerdote è un bene prezioso nonsolo per lui ma anche per tutto il popolo fedele di Dio: quel popo-lo fedele in mezzo al quale è chiamato il sacerdote per essere unto eal quale è inviato per ungere.Unti con olio di gioia per ungere con olio di gioia. La gioia sacer-dotale ha la sua fonte nell’Amore del Padre, e il Signore desidera chela gioia di questo Amore «sia in noi» e «sia piena» (Gv 15,11). A mepiace pensare la gioia contemplando la Madonna: Maria, la «madredel Vangelo vivente, è sorgente di gioia per i piccoli» (Esort. ap.Evangelii gaudium, 288), e credo che non esageriamo se diciamo cheil sacerdote è una persona molto piccola: l’incommensurabile gran-dezza del dono che ci è dato per il ministero ci relega tra i più pic-coli degli uomini. Il sacerdote è il più povero degli uomini se Gesùnon lo arricchisce con la sua povertà, è il più inutile servo se Gesùnon lo chiama amico, il più stolto degli uomini se Gesù non lo

Omelia nella S. Messa crismale

Unti con l’olio della gioia

MAGISTERO PONTIFICIODOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE

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istruisce pazientemente come Pietro, il più indifeso dei cristiani seil Buon Pastore non lo fortifica in mezzo al gregge. Nessuno è piùpiccolo di un sacerdote lasciato alle sue sole forze; perciò la nostrapreghiera di difesa contro ogni insidia del Maligno è la preghiera dinostra Madre: sono sacerdote perché Lui ha guardato con bontà lamia piccolezza (cfr Lc 1,48). E a partire da tale piccolezza accoglia-mo la nostra gioia. Gioia nella nostra piccolezza!Trovo tre caratteristiche significative nella nostra gioia sacerdotale:è una gioia che ci unge (non che ci rende untuosi, sontuosi e presun-tuosi), è una gioia incorruttibile ed è una gioia missionaria che si irra-dia a tutti e attira tutti, cominciando alla rovescia: dai più lontani.Una gioia che ci unge. Vale a dire: è penetrata nell’intimo del nostrocuore, lo ha configurato e fortificato sacramentalmente. I segnidella liturgia dell’ordinazione ci parlano del desiderio materno cheha la Chiesa di trasmettere e comunicare tutto ciò che il Signore ciha dato: l’imposizione delle mani, l’unzione con il santo Crisma, ilrivestire con i paramenti sacri, la partecipazione immediata allaprima consacrazione… La grazia ci colma e si effonde integra,abbondante e piena in ciascun sacerdote. Unti fino alle ossa… e lanostra gioia, che sgorga da dentro, è l’eco di questa unzione.Una gioia incorruttibile. L’integrità del dono, alla quale nessuno puòtogliere né aggiungere nulla, è fonte incessante di gioia: una gioiaincorruttibile, che il Signore ha promesso che nessuno potràtoglierci (cfr Gv 16,22). Può essere addormentata o soffocata dalpeccato o dalle preoccupazioni della vita ma, nel profondo, rimaneintatta come la brace di un ceppo bruciato sotto le ceneri, e semprepuò essere rinnovata. La raccomandazione di Paolo a Timoteo rima-ne sempre attuale: «Ti ricordo di ravvivare il fuoco del dono di Dioche è in te per l’imposizione delle mie mani» (cfr 2 Tm 1,6).Una gioia missionaria. Questa terza caratteristica la voglio condivide-re e sottolineare in modo speciale: la gioia del sacerdote è posta inintima relazione con il santo popolo fedele di Dio perché si tratta diuna gioia eminentemente missionaria. L’unzione è in ordine a unge-re il santo popolo fedele di Dio: per battezzare e confermare, percurare e consacrare, per benedire, per consolare ed evangelizzare.E poiché è una gioia che fluisce solo quando il pastore sta in mezzoal suo gregge (anche nel silenzio della preghiera, il pastore cheadora il Padre è in mezzo alle sue pecorelle), per questo è una “gioia

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MAGISTERO PONTIFICIO

custodita” da questo stesso gregge. Anche nei momenti di tristezza,in cui tutto sembra oscurarsi e la vertigine dell’isolamento ci sedu-ce, quei momenti apatici e noiosi che a volte ci colgono nella vitasacerdotale (e attraverso i quali anch’io sono passato), persino inquesti momenti il popolo di Dio è capace di custodire la gioia, ècapace di proteggerti, di abbracciarti, di aiutarti ad aprire il cuore eritrovare una gioia rinnovata.“Gioia custodita” dal gregge e custodita anche da tre sorelle che lacircondano, la proteggono, la difendono: sorella povertà, sorellafedeltà e sorella obbedienza.La gioia del sacerdote è una gioia che ha come sorella la povertà. Il sacerdo-te è povero di gioia meramente umana: ha rinunciato a tanto! Epoiché è povero, lui, che dà tante cose agli altri, la sua gioia devechiederla al Signore e al popolo fedele di Dio. Non deve procurar-sela da sé. Sappiamo che il nostro popolo è generosissimo nel rin-graziare i sacerdoti per i minimi gesti di benedizione e in modo spe-ciale per i sacramenti. Molti, parlando della crisi di identità sacer-dotale, non tengono conto che l’identità presuppone appartenenza.Non c’è identità – e pertanto gioia di vivere – senza appartenenzaattiva e impegnata al popolo fedele di Dio (cfr Esort. ap. Evangeliigaudium, 268). Il sacerdote che pretende di trovare l’identità sacer-dotale indagando introspettivamente nella propria interiorità forsenon trova altro che segnali che dicono “uscita”: esci da te stesso, esciin cerca di Dio nell’adorazione, esci e dai al tuo popolo ciò che ti èstato affidato, e il tuo popolo avrà cura di farti sentire e gustare chisei, come ti chiami, qual è la tua identità e ti farà gioire con il centoper uno che il Signore ha promesso ai suoi servi. Se non esci da testesso, l’olio diventa rancido e l’unzione non può essere feconda.Uscire da se stessi richiede spogliarsi di sé, comporta povertà.La gioia sacerdotale è una gioia che ha come sorella la fedeltà. Non tantonel senso che saremmo tutti “immacolati” (magari con la grazia diDio lo fossimo!) perché siamo peccatori, ma piuttosto nel senso diuna sempre nuova fedeltà all’unica Sposa, la Chiesa. Qui è la chia-ve della fecondità. I figli spirituali che il Signore dà ad ogni sacer-dote, quelli che ha battezzato, le famiglie che ha benedetto e aiuta-

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to a camminare, i malati che sostiene, i giovani con cui condivide lacatechesi e la formazione, i poveri che soccorre… sono questa“Sposa” che egli è felice di trattare come prediletta e unica amata edi esserle sempre nuovamente fedele. È la Chiesa viva, con nome ecognome, di cui il sacerdote si prende cura nella sua parrocchia onella missione affidatagli, è essa che gli dà gioia quando le è fedele,quando fa tutto ciò che deve fare e lascia tutto ciò che deve lasciarepur di rimanere in mezzo alle pecore che il Signore gli ha affidato:«Pasci le mie pecore» (Gv 21,16.17).La gioia sacerdotale è una gioia che ha come sorella l’obbedienza. Ob-bedienza alla Chiesa nella gerarchia che ci dà, per così dire, non solol’ambito più esterno dell’obbedienza: la parrocchia alla quale sonoinviato, le facoltà del ministero, quell’incarico particolare… bensìanche l’unione con Dio Padre, dal quale deriva ogni paternità. Maanche l’obbedienza alla Chiesa nel servizio: disponibilità e prontez-za per servire tutti, sempre e nel modo migliore, a immagine di“Nostra Signora della prontezza” (cfr Lc 1,39: metà spoudès), cheaccorre a servire sua cugina e sta attenta alla cucina di Cana, dovemanca il vino. La disponibilità del sacerdote fa della Chiesa la casadalle porte aperte, rifugio per i peccatori, focolare per quanti vivo-no per strada, casa di cura per i malati, campeggio per i giovani,aula di catechesi per i piccoli della prima Comunione… Dove ilpopolo di Dio ha un desiderio o una necessità, là c’è il sacerdote chesa ascoltare (ob-audire) e sente un mandato amoroso di Cristo che lomanda a soccorrere con misericordia quella necessità o a sostenerequei buoni desideri con carità creativa.Colui che è chiamato sappia che esiste in questo mondo una gioiagenuina e piena: quella di essere preso dal popolo che uno ama peressere inviato ad esso come dispensatore dei doni e delle consola-zioni di Gesù, l’unico Buon Pastore che, pieno di profonda com-passione per tutti i piccoli e gli esclusi di questa terra, affaticati eoppressi come pecore senza pastore, ha voluto associare molti alsuo ministero per rimanere e operare Lui stesso, nella persona deisuoi sacerdoti, per il bene del suo popolo.In questo Giovedì Santo chiedo al Signore Gesù che faccia scoprire amolti giovani quell’ardore del cuore che fa ardere la gioia appena unoha la felice audacia di rispondere con prontezza alla sua chiamata.In questo Giovedì Santo chiedo al Signore Gesù che conservi il bril-

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MAGISTERO PONTIFICIO

lare gioioso negli occhi dei nuovi ordinati, che partono per “man-giarsi” il mondo, per consumarsi in mezzo al popolo fedele di Dio,che gioiscono preparando la prima omelia, la prima Messa, il primoBattesimo, la prima Confessione… È la gioia di poter condividere –meravigliati – per la prima volta come unti, il tesoro del Vangelo esentire che il popolo fedele ti torna ad ungere in un’altra maniera:con le loro richieste, porgendoti il capo perché tu li benedica, strin-gendoti le mani, avvicinandoti ai loro figli, chiedendo per i loro mala-ti… Conserva Signore nei tuoi giovani sacerdoti la gioia della parten-za, di fare ogni cosa come nuova, la gioia di consumare la vita per te.In questo Giovedì sacerdotale chiedo al Signore Gesù di conferma-re la gioia sacerdotale di quelli che hanno parecchi anni di ministe-ro. Quella gioia che, senza scomparire dagli occhi, si posa sulle spal-le di quanti sopportano il peso del ministero, quei preti che giàhanno tastato il polso al lavoro, raccolgono le loro forze e si riar-mano: “cambiano aria”, come dicono gli sportivi. Conserva Signorela profondità e la saggia maturità della gioia dei preti adulti.Sappiano pregare come Neemia: la gioia del Signore è la mia forza(cfr Ne 8,10).Infine, in questo Giovedì sacerdotale, chiedo al Signore Gesù cherisplenda la gioia dei sacerdoti anziani, sani o malati. È la gioia dellaCroce, che promana dalla consapevolezza di avere un tesoro incor-ruttibile in un vaso di creta che si va disfacendo. Sappiano stare benein qualunque posto, sentendo nella fugacità del tempo il gusto del-l’eterno (Guardini). Sentano, Signore, la gioia di passare la fiaccola, lagioia di veder crescere i figli dei figli e di salutare, sorridendo e conmitezza, le promesse, in quella speranza che non delude.

FrancescoBasilica Vaticana, Giovedì Santo, 17 aprile 2014

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Al centro di questa domenica che conclude l’Ottava di Pasqua, e chesan Giovanni Paolo II ha voluto intitolare alla Divina Misericordia,ci sono le piaghe gloriose di Gesù risorto.Egli le mostrò già la prima volta in cui apparve agli apostoli, la serastessa del giorno dopo il sabato, il giorno della Risurrezione. Maquella sera, come abbiamo sentito, non c’era Tommaso; e quando glialtri gli dissero che avevano visto il Signore, lui rispose che se nonavesse visto e toccato quelle ferite, non avrebbe creduto. Otto gior-ni dopo, Gesù apparve di nuovo nel cenacolo, in mezzo ai discepo-li: c’era anche Tommaso; si rivolse a lui e lo invitò a toccare le suepiaghe. E allora quell’uomo sincero, quell’uomo abituato a verifica-re di persona, si inginocchiò davanti a Gesù e disse: «Mio Signore emio Dio!» (Gv 20,28).Le piaghe di Gesù sono scandalo per la fede, ma sono anche la verificadella fede. Per questo nel corpo di Cristo risorto le piaghe non scom-paiono, rimangono, perché quelle piaghe sono il segno permanen-te dell’amore di Dio per noi, e sono indispensabili per credere in Dio.Non per credere che Dio esiste, ma per credere che Dio è amore, mise-ricordia, fedeltà. San Pietro, riprendendo Isaia, scrive ai cristiani:«Dalle sue piaghe siete stati guariti» (1 Pt 2,24; cfr Is 53,5).San Giovanni XXIII e san Giovanni Paolo II hanno avuto il coraggio diguardare le ferite di Gesù, di toccare le sue mani piagate e il suo costato tra-

Omelia nella S. Messa per la canonizzazionedei beati Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II

MAGISTERO PONTIFICIODOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE

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fitto. Non hanno avuto vergogna della carne di Cristo, non si sonoscandalizzati di Lui, della sua croce; non hanno avuto vergognadella carne del fratello (cfr Is 58,7), perché in ogni persona soffe-rente vedevano Gesù. Sono stati due uomini coraggiosi, pienidella parresia dello Spirito Santo, e hanno dato testimonianza allaChiesa e al mondo della bontà di Dio, della sua misericordia.Sono stati sacerdoti, e vescovi e papi del XX secolo. Ne hanno cono-sciuto le tragedie, ma non ne sono stati sopraffatti. Più forte, inloro, era Dio; più forte era la fede in Gesù Cristo Redentore del-l’uomo e Signore della storia; più forte in loro era la misericordia diDio che si manifesta in queste cinque piaghe; più forte era la vici-nanza materna di Maria.In questi due uomini contemplativi delle piaghe di Cristo e testi-moni della sua misericordia dimorava «una speranza viva», insiemecon una «gioia indicibile e gloriosa» (1 Pt 1,3.8). La speranza e la gioiache Cristo risorto dà ai suoi discepoli, e delle quali nulla e nessunopuò privarli. La speranza e la gioia pasquali, passate attraverso il cro-giolo della spogliazione, dello svuotamento, della vicinanza ai pec-catori fino all’estremo, fino alla nausea per l’amarezza di quel cali-ce. Queste sono la speranza e la gioia che i due santi Papi hannoricevuto in dono dal Signore risorto e a loro volta hanno donato inabbondanza al Popolo di Dio, ricevendone eterna riconoscenza.Questa speranza e questa gioia si respiravano nella prima comunitàdei credenti, a Gerusalemme, di cui parlano gli Atti degli Apostoli (cfr2,42-47), che abbiamo ascoltato nella seconda lettura. È una comu-nità in cui si vive l’essenziale del Vangelo, vale a dire l’amore, la miseri-cordia, in semplicità e fraternità.E questa è l’immagine di Chiesa che il Concilio Vaticano II ha tenu-to davanti a sé. Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II hanno collabo-rato con lo Spirito Santo per ripristinare e aggiornare la Chiesa secondola sua fisionomia originaria, la fisionomia che le hanno dato i santi nelcorso dei secoli. Non dimentichiamo che sono proprio i santi chemandano avanti e fanno crescere la Chiesa. Nella convocazione delConcilio san Giovanni XXIII ha dimostrato una delicata docilità alloSpirito Santo, si è lasciato condurre ed è stato per la Chiesa un pasto-re, una guida-guidata, guidata dallo Spirito. Questo è stato il suogrande servizio alla Chiesa; per questo a me piace pensarlo comeil Papa della docilità allo Spirito Santo.

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MAGISTERO PONTIFICIO

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In questo servizio al Popolo di Dio, san Giovanni Paolo II è stato ilPapa della famiglia. Così lui stesso, una volta, disse che avrebbe volu-to essere ricordato, come il Papa della famiglia. Mi piace sottoli-nearlo mentre stiamo vivendo un cammino sinodale sulla famiglia e conle famiglie, un cammino che sicuramente dal Cielo lui accompagna esostiene.Che entrambi questi nuovi santi Pastori del Popolo di Dio interce-dano per la Chiesa affinché, durante questi due anni di camminosinodale, sia docile allo Spirito Santo nel servizio pastorale allafamiglia. Che entrambi ci insegnino a non scandalizzarci delle pia-ghe di Cristo, ad addentrarci nel mistero della misericordia divinache sempre spera, sempre perdona, perché sempre ama.

Francesco

Piazza San Pietro, 27 aprile 2014, Domenica della Divina Misericordia

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Il Santo Padre Francesco ha nominato S. Ecc. Mons. Francesco Ca-cucci,Arcivescovo di Bari-Bitonto, membro della Congregazione per gli Istituti divita consacrata e le Società di vita apostolica.

(“L’Osservatore Romano”, 30 marzo 2014)

Secretaria Status

Summus Pontifex

FRANCISCUS

Membris Congregationis pro Institutis vitae consecratae etSocietatibus vitae apostolicae ad quinquennium ascripsitReverendissimun Dominum

FRANCISCUM CACUCCI

Id in notitiam ipsius Reverendissimi Domini Cacucci perfertur, utea de re opportune certior fiat ad eiusdemque normam se gerat.

Ex Aedibus Vaticanis, die XXV mensis Februarii, anno MMXIV

Petrus card. ParolinSecretarius Status

Nomina di S.E. Mons. Francesco Cacucci a membro della Congregazione per gli Istituti

di vita consacrata e le Società di vita apostolica

MAGISTERO PONTIFICIODOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE

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Sarà Papa Francesco ad aprire l’Assemblea generale della ConferenzaEpiscopale Italiana il prossimo maggio. L’invito del card. AngeloBagnasco ha incontrato la pronta disponibilità del Santo Padre, che avevain animo la medesima intenzione. Il Presidente della CEI ha comunicatola notizia ai membri del Consiglio Episcopale Permanente – riunito aRoma da lunedì 24 a mercoledì 26 marzo – i cui lavori per molti versi sonostati orientati proprio alla preparazione dell’Assemblea.Martedì 25 marzo il Papa, dopo aver accolto la proposta della Presidenza,condivisa in Consiglio Permanente, ha nominato Segretario generaledella CEI ad quinquennium S.E. mons. Nunzio Galantino, vescovo diCassano allo Jonio, confermando così l’indicazione data a fine dicembre.A questo proposito il Consiglio Permanente ha rilasciato una dichiara-zione nella quale esprime riconoscenza al Papa («la Sua scelta qualifica laSegreteria Generale con la conferma di un Vescovo del quale in questimesi abbiamo apprezzato dedizione, passione e impegno») e «cordialestima e accoglienza» al Segretario, nella fiducia che saprà continuare «apromuovere la fraternità e la partecipazione con disponibilità all’ascoltoe dialogo costante».Nella prolusione il card. Bagnasco ha richiamato il messaggio del Papaper la Quaresima, soffermandosi sulla miseria materiale – che «si riversacome una tempesta» su chi è escluso dal mondo del lavoro, come su quan-ti sono alle prese con le conseguenze della «rottura dei rapporti coniuga-li» – e sulla miseria morale e spirituale, che porta a illudersi di poter basta-re a se stessi.

Consiglio Permanente

Comunicato finale dei lavori(Roma, 24-26 marzo 2014)

CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANADOCUMENTI DELLA CHIESA ITALIANA

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I membri del Consiglio Permanente hanno ampiamente ripreso, appro-fondito e rilanciato gli appelli del Presidente della CEI a reagire all’ero-sione e alla corruzione dell’impianto culturale umanistico – fra tutti, «lalettura ideologica del “genere”» – a superare gli ostacoli sul fronte dellafamiglia e della libertà educativa, a riaffermare il primato della persona, apartire da quanti sono rimasti «feriti sulla via di Gerico» da «un indivi-dualismo scellerato».Nel corso dei lavori il Consiglio Permanente ha approvato due Notepastorali: la prima, dedicata alla scuola cattolica, ne ribadisce la finalitàeducativa e il suo essere risorsa per l’intera collettività, invitando a supe-rare pregiudizi ideologici che ne compromettono l’effettiva parità; laseconda si concentra su una particolare forma di vita consacrata – l’Ordovirginum -, ne coglie i tratti distintivi e offre alle Chiese indicazioni per cri-teri comuni e prassi condivise.I vescovi hanno esaminato il documento conclusivo della 47a Settimanasociale dei cattolici italiani e valutato positivamente gli Orientamenti perl’annuncio e la catechesi, testo che verrà discusso nell’Assemblea generaledi maggio. Il Consiglio Permanente è stato occasione anche per fare il punto sul cam-mino di preparazione al Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze. Am-pio spazio è stato dato pure all’esame delle proposte di emendamentodello statuto e del regolamento della CEI, che saranno portati in discus-sione all’Assemblea generale.Nel clima di condivisione fraterna che ha caratterizzato i lavori, è stataaccolta la richiesta di riconoscimento canonico di un’associazione; si èdato il nulla osta per l’avvio dell’iter per la traduzione del MessaleRomano in lingua friulana; infine, sono stati presi in esame una serie diadempimenti in vista della prossima Assemblea generale.

1. L’ideologia del “genere”

«La lettura ideologica del “genere” è una vera dittatura che vuoleappiattire le diversità, omologare tutto fino a trattare l’identità diuomo e donna come pure astrazioni».L’analisi, contenuta nella prolusione, prende spunto dall’iniziativadi tre opuscoli – destinati rispettivamente alla scuola primaria, allascuola secondaria di primo grado e a quella di secondo grado – inti-tolati Educare alla diversità a scuola e recanti Linee-guida per un insegna-mento più accogliente e rispettoso delle differenze. Il confronto all’interno

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CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

del Consiglio Permanente ha messo in risalto la preoccupazione deivescovi per forzature che rischiano di colpire pesantemente la fami-glia, di associare in maniera indebita religione e omofobia, di pre-sentare come pacifico l’assunto circa l’indifferenza della diversitàsessuale dei genitori per la crescita del figlio e di spingere verso ilmatrimonio tra soggetti dello stesso sesso.I vescovi avvertono la necessità di investire con generosità e rinno-vato impegno nella formazione, risvegliando le coscienze di genito-ri, educatori, associazioni, consulte di aggregazioni laicali e istitu-zioni di ispirazione cristiana in merito a quella che si rivela unaquestione antropologica di rilevante urgenza.

2. Scuola cattolica, risorsa sociale

Una preziosa risorsa per la società, al cui servizio intende porsicome espressione della comunità ecclesiale: è l’orizzonte della scuo-la cattolica, che con la sua finalità educativa è al servizio del Paese,ma ancora si scontra con disattenzioni, incomprensioni e chiusuredi natura ideologica. Per questo il Consiglio Permanente ha appro-vato una Nota pastorale – curata dalla Commissione episcopale perl’educazione cattolica, la scuola e l’università – dal titolo La scuolacattolica, risorsa educativa della Chiesa locale per la società.Il testo vede la luce in un contesto gravido di preoccupazioni sulfuturo stesso di molte scuole cattoliche: pesano i tagli dei finanzia-menti e la mancanza di un autentico sostegno nella linea della sus-sidiarietà; pesano le riduzioni di personale religioso e le difficoltà apromuovere una proposta più unitaria tra le diverse realtà; soprat-tutto – hanno evidenziato i vescovi – pesano pregiudizi e resistenzeche riducono a enunciato puramente nominale il riconoscimentodella parità scolastica.Queste difficoltà – hanno rilevato – permangono, nonostante lafunzione assicurata dalle scuole cattoliche rappresenti per l’ammi-nistrazione statale un significativo risparmio anche sul piano eco-nomico: le sovvenzioni pubbliche di cui esse sono destinatarie

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rimangono lontane da quelle di cui beneficiano gli altri istituti;paradossalmente, in Paesi più «laici» – quali, ad esempio, la Francia– il sostegno è significativamente maggiore. A partire dall’esperienza concreta, il confronto tra i vescovi ha fattoemergere i valori della scuola cattolica: l’originalità di una propostaculturale che muove da un progetto educativo, raccoglie conresponsabilità le sfide del tempo presente e forma le giovani gene-razioni alla vita futura. Lo fa con una proposta di qualità che è avantaggio di tutta la collettività e che si esprime nell’attenzione allapersona (significativa, al riguardo, la cura dei soggetti più deboli,come pure il fatto che le paritarie non conoscano dispersione sco-lastica); nella preparazione di programmi rispondenti al bisognoculturale e professionale, che agevola significativamente anche glisbocchi occupazionali; nelle motivazioni e nelle competenze delsuo personale.Per queste ragioni il Consiglio Permanente, oltre ad approvare laNota pastorale, rilancia con forza al Governo la richiesta di politi-che coerenti, che garantiscano finanziamenti certi e in prospettivapluriennale, recuperando da subito l’intero fondo destinato alleparitarie e poi in parte reso indisponibile dal patto di stabilità.

3. Con Cristo vergine, povero e obbediente

Una particolare espressione di vita consacrata, dalle radici antiche erifiorita con tratti inediti nella stagione post-conciliare, è costituitadall’Ordo virginum, presente oggi in Italia in 113 diocesi: alle circa500 consacrate se ne affiancano quasi altrettante in fase di discer-nimento e di formazione. Tra i tratti distintivi che concorrono adescrivere tale carisma vi sono la sequela di Cristo vergine, povero eobbediente, la dedizione alla Chiesa particolare e la vita nel mondo,nonché un rapporto specifico con il vescovo, responsabile deldiscernimento, dell’ammissione alla consacrazione – e della suacelebrazione –, della formazione e dell’accompagnamento.A fronte della significatività di questa vocazione, da tempo i vesco-vi chiedevano orientamenti e indicazioni per elaborare critericomuni e attivare prassi condivise. In questa prospettiva laCommissione episcopale per il clero e la vita consacrata ha presen-

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CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

tato al Consiglio Permanente – ottenendone l’approvazione – laNota pastorale L’Ordo virginum nella Chiesa in Italia. Mentre offrepunti di riferimento per orientare scelte concordi nelle Chiese par-ticolari, essa esprime un’attenzione incoraggiante nei confrontidelle vergini consacrate, insieme all’aspettativa che con il tempoquesta esperienza evangelica consenta di portarne a più compiutamaturità i percorsi formativi, il loro stile di presenza nella Chiesa,le forme della loro missione e i tratti della loro spiritualità.

4. Annuncio e catechesi

Il Consiglio Permanente ha ampiamente condiviso una positivavalutazione del testo Incontriamo Gesù. Orientamenti per l’annuncio ela catechesi – presentato dalla Commissione episcopale per la dottri-na della fede, l’annuncio e la catechesi – che verrà portato alla di-scussione della prossima Assemblea generale. Sul solco del Docu-mento Base Il Rinnovamento della catechesi (1970), che rimane lamagna charta, i vescovi hanno sottolineato il valore della catechesiper gli adulti come punto fondamentale dell’impegno pastoraledelle parrocchie e l’importanza della pastorale di primo annuncio edella formazione di sacerdoti, diaconi e catechisti nell’ambito dellacatechesi; hanno, inoltre, evidenziato il valore del mandato delvescovo ai catechisti. In sintonia con la Evangelii gaudium, il testo intende mostrare l’inti-mo e organico rapporto tra annuncio e catechesi nell’orizzonte del-l’azione evangelizzatrice della Chiesa. Frutto di un’ampia e artico-lata consultazione, legge l’attuale contesto ecclesiale alla luce delcammino delle Chiese che sono in Italia, del magistero del Papa edelle linee pastorali espresse dall’episcopato. In particolare, dedicaun intero capitolo alla catechesi per l’iniziazione cristiana di bam-bini e ragazzi tenendo conto anche dei nuovi itinerari espressi innumerose diocesi italiane.

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5. Da Torino a Firenze

Il tema della famiglia è tornato all’attenzione dei membri delConsiglio Permanente con la presentazione della bozza del docu-mento conclusivo della 47a Settimana sociale dei cattolici italiani(Torino, 12-15 settembre 2013), dedicata a La famiglia, speranza efuturo della società italiana.Il testo, intitolato La famiglia fa differenza, si articola in quattro parti:la prima richiama l’attuale contesto di crisi che in molti casi ha ridi-mensionato in modo drastico non solo il reddito, ma anche la liber-tà e la dignità di famiglie già impoverite dalla crisi demografica; laseconda parte affronta questa situazione con uno sguardo di fede e,quindi, di speranza, rilanciando il progetto di famiglia che scaturi-sce dal sacramento del matrimonio. In continuità con la preceden-te Settimana sociale di Reggio Calabria, la terza parte del docu-mento focalizza alcune priorità urgenti per una ragionevole agendadella famiglia. La quarta e ultima parte è dedicata all’impegno par-ticolare dei laici, sia quali protagonisti principali dell’esperienzafamiliare sia in quanto portatori di una missione propria nell’am-bito politico.I vescovi hanno evidenziato come si tratti di contenuti preziosi pureper il cammino di preparazione al 5° Convegno Ecclesiale Nazio-nale, che si svolgerà a Firenze nel 2015 sul tema dell’umanesimoincentrato in Gesù Cristo e che avrà il suo momento più alto nel-l’incontro con il Santo Padre. Una comunicazione specifica, relati-va a tale appuntamento, ha sottolineato l’importanza che in questafase le diocesi, le facoltà teologiche e le aggregazioni laicali lavorinoper individuare esperienze particolarmente significative circa iltema del Convegno: costituiranno la materia principale del docu-mento base dell’incontro, che sarà predisposto per il prossimoautunno. Nel frattempo, si sta approntando un apposito sito inter-net che sarà pubblicato entro Pasqua.

6. Statuto e regolamento

Nei suoi lavori in vista dell’Assemblea generale del prossimo mag-gio il Consiglio Permanente ha esaminato le proposte di emenda-

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CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

mento dello statuto e del regolamento della CEI, formulate sullabase del confronto maturato nelle Conferenze Episcopali Regionaliin seguito alle indicazioni del Papa. Gli ambiti riguardano la nomina del Presidente, per la quale si pre-vede una consultazione dei vescovi, riservando comunque la deci-sione al Santo Padre; le modalità di contribuzione alla relazione delPresidente, quale momento espressivo forte della CEI sulla vitadella Chiesa e della società civile; la natura, i compiti e la composi-zione delle Commissione episcopali, nel loro riferimento all’Assem-blea generale, al Consiglio Episcopale Permanente e alla Presidenzae nei loro rapporti con la Segreteria generale; infine, la valorizza-zione delle Conferenze episcopali regionali.

7. Varie

Nel corso di questa sessione primaverile il Consiglio Permanente haapprovato il tema principale (Educazione cristiana e missionarietà allaluce dell’Esortazione apostolica “Evangelii gaudium”) e l’ordine del gior-no dell’Assemblea generale, che si svolgerà in Vaticano, nell’aula delSinodo, da lunedì 19 a giovedì 22 maggio prossimi: su invito delcardinale Presidente, sarà aperta dall’intervento del Santo Padre,che ha confidato di aver avuto in animo la medesima intenzione.Il Consiglio Permanente ha accolto la richiesta di riconoscimentocanonico dell’Associazione Fede e Luce, approvandone lo statuto anorma del can. 299 § 3 del Codice di Diritto Canonico. Ha quindiapprovato la proposta di ripartizione dei fondi otto per mille dapresentare all’Assemblea generale e la determinazione del contribu-to da assegnare ai Tribunali ecclesiastici regionali per l’anno incorso; ha dato il nulla osta per l’avvio dell’iter per la traduzione delMessale Romano in lingua friulana. Infine, ha approvato il calen-dario delle attività della CEI per l’anno pastorale 2014-2015.

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8. Nomine

Nel corso dei lavori, il Consiglio Permanente ha proceduto alle seguen-ti nomine:– Consulente ecclesiastico nazionale della Unione Cristiana Impren-ditori e Dirigenti (UCID): S.Em. card. Salvatore DE GIORGI (arcivescovoemerito di Palermo).– Membri del Collegio dei revisori dei conti della Fondazione Migran-tes: dott. Diego BARBATO; don Rocco PENNACCHIO, economo della CEI;ing. Fabio PORFIRI.– Consulente ecclesiastico nazionale dell’Associazione ItalianaAscoltatori Radio e Televisione (AIART): don Ivan MAFFEIS, vice diret-tore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della CEI.

Roma, 28 marzo 2014

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L’evangelista Giovanni, a differenza dei Vangeli sinottici, pone lavita pubblica di Gesù in tre anni. Ciò significa che incontriamo trevolte la Pasqua: nel cap. 2, dove Gesù purifica il Tempio e annunciail Tempio nuovo che sarà il suo Corpo risorto; nel cap. 6 («era vici-na la Pasqua, festa dei giudei», v. 4), quando Gesù moltiplica i panie nella sinagoga di Cafarnao fa lo splendido discorso sul pane euca-ristico; la terza volta è quella che precede la sua morte.Giovanni non pone l’istituzione dell’Eucaristia prima della Passio-ne, come avviene nei sinottici; invece dell’istituzione del-l’Eucaristiamette il «segno» della lavanda dei piedi. Tutti i Padri della Chiesane hanno evidenziato l’importanza. Giovanni indica il significatoprofondo dell’Eucaristia: chi partecipa al banchetto eucaristico hacome missione di lavare i piedi ai fratelli.A Gerusalemme, sulla porta di una bellissima chiesa degli anglica-ni, si legge questa iscrizione: «Il Signore ti ha invitato alla Sua cena,ti ha dato da mangiare il Suo Corpo e il Suo Sangue. Adesso chetorni a casa ricordati che la missione tua è di lavare i piedi ai fratel-li». Ecco il significato dell’Eucaristia! Non è facile lavare i piedi. Civuole molto coraggio e molta umiltà.

La lavanda dei piedi(Gv 13,1-17)*

MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVODOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

*Meditazione tenuta al clero della diocesi lunedì santo 14 aprile 2014 presso l’Oasi S.Maria in Cassano Murge.

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Dall’Antico Testamento al Nuovo Testamento

1. Per un ebreo cosa ricordava la lavanda dei piedi? La lavanda deipiedi ricordava il gesto di Abramo, raccontato inGen. 18. Riprendevaun costume risalente alla più alta antichità. Ricordiamo l’episodio:Abramo siede all’ingresso della tenda e vede tre ospiti che passano.Come tutti i beduini, per i quali l’ospitalità è sacra, invita i tre uomi-ni sotto la tenda e, prima di far preparare rapidamente delle focacceda Sara e far cuocere un animale, dice: «si vada a prendere un po’d’acqua, lavatevi i piedi….» (v. 4).Vale la pena far riferimento alla lettura sinagogale, perché Gesùandava alla sinagoga, come si formavano nella sinagoga gli aposto-li, gli evangelisti, e quindi conoscevano le tradizioni orali cheaccompagnano il testo scritto. D’altro canto i Padri della Chiesaleggevano la Scrittura facendo riferimento continuamente alle radi-ci giudaiche. Girolamo e Origene in particolare consultavano con-tinuamente i rabbini. C’è stata una lunghissima tradizione di con-tatto con gli ebrei. Ad un certo momento, nel Medioevo questo dia-logo si è interrotto.Forse la nostra generazione è stata segnata dalla visione diBultmann che ha legato il mondo di Gesù all’ellenismo. Per questotalvolta si ritiene che l’esegesi dei Padri sia spiritualistica, allegori-ca, con una connotazione negativa. Però oggi anche il mondo pro-testante prende le distanze da Bultmann, che prescinde dalle radicigiudaiche.

a. Riprendiamo la versione sinagogale della Bibbia, al cap. 18 dellaGenesi, che nel primo dettaglio aggiunge: i tre ospiti sono venuti asalutare Abramo prima della Pasqua. Per questo Abramo ordina aSara di preparare il pane azzimo, di pulire la casa eliminando tuttociò che è fermentato. San Paolo riprenderà questa interpretazionesimbolica: «Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! Celebriamodunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di maliziae di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità» (1Cor 5,7-8).

b. Un secondo dettaglio. Nel nostro testo Gen. 18 Abramo dà l’ordinedi portare l’acqua perché gli ospiti possano lavarsi i piedi. La ver-sione sinagogale invece dice: «Io personalmente vado a prendere

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MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO

l’acqua e voglio lavare, io, i piedi di questi ospiti». L’ospite è sacro,perché dietro di lui c’è Dio che si manifesta. Per questo Abramovuole umiliarsi e compiere il gesto degli schiavi.La tradizione giudaica aggiunge altri elementi. Per questo gesto diAbramo, Dio assicurerà una ricompensa speciale ai figli di Abramo,quando saranno nel deserto; darà loro un pozzo d’acqua. Nel cap.21 del libro dei Numeri, in pieno deserto, a Beìr, gli ebrei trovano unpozzo d’acqua e cominciano a cantare e a ballare1. Ecco la ricom-pensa data ai figli di Abramo per il suo gesto di lavare i piedi agliospiti. Ma c’è di più. I figli di Abramo avranno la ricompensa anchequando entreranno nella terra promessa, che viene definita come«terra di torrenti, di fonti e di acque sotterranee» (Dt. 8,7). Anchenel mondo futuro Dio darà l’acqua, perché, dice il profeta Zaccaria,«acque vive sgorgheranno da Gerusalemme» (14,8). Sotto il tempioci sarà un fiume più grande; accanto ad esso cresceranno alberi inpieno deserto, i cui fiori saranno medicinali. Questo fiume va nelmar Morto, dove non c’è vita, e permetterà che piccoli pesci possa-no moltiplicarsi.Tutto questo perché Abramo ha detto che egli stesso laverà i piedidegli ospiti a Mamre. Ogni gesto che fa l’uomo avrà la sua ricom-pensa. Abramo non ha visto la ricompensa personalmente. Sarannoi suoi figli, sarà Gesù: «Abramo, nostro padre, esultò nella speranzadi vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia» (Gv 8,56).Il testo di Zc 14,8, che leggiamo anche dopo Pasqua, dice che dasotto il tempio esce un fiume d’acqua. Giovanni, nel suo Vangelo,l’ha applicato a Cristo, perché Cristo in croce è il Tempio nuovo.Quando il soldato con la lancia trafigge il costato ed esce sangue edacqua, ecco il fiume che esce dal Tempio nuovo che ci porta la medi-cina vera: i sacramenti, che sono medicinali, guariscono l’uomo.San Giovanni Crisostomo nell’Ufficio delle letture del venerdìsanto l’applica al Battesimo e all’Eucaristia, rileggendo il testo diGiovanni alla luce di Zc 14,8.

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1 Origene nell’Omelia 12 sui Numeri sottolineerà la portata simbolica dell’evento.

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Ritornando al gesto di Abramo, sant’Agostino, commentando lascena dei tre ospiti, dice: «Ne ha visti tre, ne ha adorato uno solo».È la prefigurazione dell’Amore Trinitario.Tutto parte da questo piccolo gesto di ospitalità: Abramo accoglie lostraniero e gli lava i piedi. È superfluo richiamare la grandissimaattualità di questo gesto. Chi ha il coraggio di accogliere lo straniero,accoglie Dio. «Ero straniero e mi avete accolto» (Mt 25,35), dirà Gesùnel giudizio finale. Ritengo che questa pagina biblica debba sempreessere richiamata nella liturgia della lavanda dei piedi in coena Domini.Sara riceverà la ricompensa: «fra un anno… Sara, tua moglie, avràun figlio» (Gen 18,10). E, attraverso i secoli, la nuova ricompensa:Maria, la nuova Sara (secondo il parallelismo presentato da sanGiovanni Paolo II nell’omelia tenuta a Nazareth), sarà madre, per-ché «nulla è impossibile a Dio» (Lc 1,37; cfr Gen 18,14).

2. Per gli ebrei il riferimento alla lavanda dei piedi richiamava unaltro testo della Bibbia: Gen 43,24. È la storia di Giuseppe, vendutodai fratelli, umiliato, esaltato da Dio. Conosciamo il racconto: i fratelli scendono in Egitto la prima voltae non lo riconoscono, mentre la seconda volta Giuseppe si manife-sta, facendo precedere un gesto: «Quell’uomo fece entrare gli uomi-ni nella casa di Giuseppe, diede loro dell’acqua, perché si lavasseroi piedi». E durante il pasto, Giuseppe si fa riconoscere. I Padri dellaChiesa, commentando il testo annotano: quando Gesù è venutonella carne, i suoi fratelli ebrei non l’hanno riconosciuto comeMessia. Quando ritornerà la seconda volta, allora si farà riconosce-re: «Io sono Giuseppe, il vostro fratello» (Gen 45,4).Ho richiamato il dettaglio della lavanda dei piedi dei fratelli diGiuseppe. Il gesto di Gesù, quindi, alla luce dei Padri che ben cono-scevano le tradizioni giudaiche, va posto in un contesto biblico piùampio, nella storia di Abramo, di Giuseppe. Non si può compren-dere il Nuovo Testamento, senza richiamare continuamentel’Antico. Si taglierebbero le radici del testo. Questo avevano com-preso i Padri2.

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2 Si potrebbe continuare con il riferimento al testo del Levitico (1,9), che pone la lavandadei piedi in riferimento ai sacrifici animali, e al gesto di cingersi i reni che, dagli ebrei checelebrano la Pasqua, giunge fino a Gesù (cfr Gv 13,4).

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MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO

Un gesto evangelico

Dio Creatore venendo sulla terra nella persona del «Verbo incarnato», ilCristo, assume la condizione di servo prima di morire in croce, per riscat-tare gli uomini: tutto ciò viene raccolto nel gesto della lavanda dei piedi.È il segno di umiltà del servo sofferente annunciato da Isaia, richia-mato da Paolo nel cap. 2 della Lettera ai Filippesi, che nella domenicadelle Palme è stato proclamato, preannunziando i misteri che cele-briamo il giovedì e il venerdì santo.C’è nell’episodio un piccolo dettaglio che vorrei sottolineare e che hatrovato una conferma archeologica. Gesù dice ai discepoli, special-mente a Pietro, che rifiuta che il Maestro gli lavi i piedi: «chi ha fattoil bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro» (Gv13,10). Gli scavi compiuti dagli ebrei nel 1967 nel quartiere erodianodi Gerusalemme, normalmente abitato dai sacerdoti, hanno messoin rilievo che in ogni casa c’era un bagno rituale. Questo prevedevauna piccola scala, che, in caso di impurità, serviva per scendere nel-l’acqua. Si risaliva purificati, e dopo sette gradini si trovava una concaper sciacquarsi i piedi. Queste conche per pediluvi sono state ritrova-te anche nel 1970. Alcuni esegeti, nel passato, ritenevano che il ver-setto 10 di Giovanni fosse un’aggiunta. Le conferme archeologiche,anche per altri passi, ci dicono che il Vangelo di Giovanni è il più sto-rico e nello stesso tempo il più teologico.La lavanda dei piedi era compito dello schiavetto e delle donne.Perciò Pietro, che aveva anch’egli una mentalità semitica, un po’maschilista, resta scandalizzato nel vedere il Signore fare questogesto. Semmai, nel gruppo dei discepoli, a compiere questo gestosarebbe stato il più giovane, Giovanni appunto.Tutta questa logica umana viene totalmente rovesciata. Pensiamoalla dialettica padrone-servo, di memoria hegeliana e marxista, do-ve il servo si deve ribellare per prendere il posto del padrone. Qui èGesù, il Maestro, che prende il posto dello schiavo e dice: «un servonon è più grande del suo padrone» (v. 16). Quindi tutti devonosapere che se il Maestro ha preso il posto del servo, anche i discepolidevono comportarsi allo stesso modo.

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È interessante notare che Gesù corregge un detto dei farisei, secon-do i quali è il discepolo che dev’essere più grande del maestro, per-ché il maestro ha la sua scuola (yeshivah) in cui insegna tutto quelloche sa ai suoi discepoli. E il giovane discepolo cosa deve fare? Unpasso in più, perché sia più grande del maestro. Invece Gesù ci diceche saremo discepoli per tutta la vita. E quando, nella lavanda deipiedi, Gesù aggiunge: «io conosco quelli che ho scelto» (v. 18), sipresenta come un rabbino diverso dagli altri. Nella tradizione rab-binica era il discepolo che sceglieva il maestro; ma per Gesù non ècosì: «Io ho scelto voi».Il contesto è giudaico, ma la novità evangelica di Gesù è radicale.Infine, questo gesto simbolizza l’amore reciproco che i discepolidevono vivere. È il comandamento nuovo che contiene quest’altravariazione: «Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece siesalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato» (Mt 23,11-12).Dirà san Giovanni Crisostomo, in un’epoca in cui si praticava laschiavitù: «fra noi ogni differenza tra il libero e lo schiavo è solo nelnome, ma di fronte a Gesù Cristo, essa è reale e vera. Egli è per natu-ra il Signore, e noi, per natura, siamo servi e schiavi, eppure coluiche è il vero Signore non ha disdegnato di compiere un’azione cosìbassa e umiliante». La podonipsia fu chiamata mandatum, cioè comandamento nuovo,nel Medioevo. E divenne, sia in Europa che in Oriente, una tradi-zione rituale del giovedì santo, assumendo tale importanza dall’es-sere paragonata a un sacramento della Chiesa, come attestanosant’Agostino e san Bernardo, collegata al battesimo, alla confes-sione e alla comunione. Anche Origene, citato da san Tommasod’Aquino, afferma che sono molti coloro che, dopo il battesimo,sono coperti dai piedi alla testa dalla polvere dei loro crimini; «macoloro che sono veri discepoli non hanno bisogno d’altro che diavere i piedi lavati». San Macario stabilisce una relazione strettissi-ma tra il significato della lavanda dei piedi e l’eucaristia. È unica laliturgia che celebriamo nella messa in coena Domini. Fino al puntoche i Padri del Concilio di Toledo (696) imposero la pena della pri-vazione della comunione per due mesi a tutti i preti che avesserovolontariamente omesso il rito. In alcuni luoghi il gesto evangelicofaceva parte dei riti battesimali (Tertulliano). In altri luoghi, comea Milano secondo l’attestazione di sant’Ambrogio, il vescovo in

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MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO

segno di ulteriore umiltà, oltre a lavare e baciare i piedi, posava, atre riprese, i talloni del catecumeno sulla sua testa. È tutta la vita diCristo che è qui consegnata.Il 18 luglio 2008, nella cripta della Cattedrale di Sydney, durante unincontro interreligioso, Benedetto XVI stabilisce magistralmenteun legame tra l’unità della Chiesa, la lavanda dei piedi e la comu-nione. E nell’omelia della messa in coena Domini, del 13 aprile 2006,riprende il significato simbolico del gesto evangelico: «ma c’è anco-ra una dimensione più profonda – egli aggiunge –. Il Signore togliela nostra sporcizia con la forza purificatrice della sua bontà. Lavarcii piedi gli uni gli altri significa soprattutto perdonarci instancabil-mente gli uni gli altri, sempre di nuovo ricominciare insieme perquanto possa anche sembrare inutile. Significa purificarci gli unigli altri donandoci a vicenda la forza santificante della Parola diDio e introducendoci nel Sacramento dell’amore divino».È l’invito più bello e intenso rivolto a noi per celebrare più degna-mente e in piena comunione e perdono reciproco la messa in coenaDomini del Giovedì Santo, dopo l’intenso incontro che viviamo contutta la Chiesa locale nella Messa crismale del mattino.

+ Francesco CacucciArcivescovo

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

CURIA METROPOLITANA

Cancelleria

1. Sacre ordinazioni, ammissioni, ministeri istituiti

- La sera dell’11 aprile 2014, nella chiesa parrocchiale di Maria SS. delCarmine in Sannicandro di Bari, S.Ecc. mons. Francesco Cacucci,Arcivescovo di Bari-Bitonto, durante una concelebrazione eucaristicada lui presieduta, ha ordinato diacono il seminarista diocesanoAndrea Magistrale, incardinandolo nel clero dell’Arcidiocesi;- la sera del 14 aprile 2014, lunedì santo, nella cappella maggiore delSeminario Arcivescovile di Bari, S.Ecc. mons. Francesco Cacucci,Arcivescovo di Bari-Bitonto, durante una concelebrazione eucari-stica da lui presieduta, ha ammesso tra i candidati al diaconato per-manente i signori Antonio Memmi e Pietro Martino Tenerelli.

2. Decreti arcivescovili

S. Ecc. l’Arcivescovo, con decreto arcivescovile del- 15 marzo 2014 (Prot. n. 12/14/D.A.G.), ha approvato alcune mo-difiche allo Statuto dell’Istituto diocesano per il sostentamento delclero;- 18 aprile 2014 (Prot. n. 20/14/D.A.G.), ha istituito il nuovo Consigliodiocesano per gli Affari economici per il prossimo quinquennio, com-posto dai seguenti membri: ing. Giuseppe Paradies, notaio RobertoDe Michele, dott. Michele Giura, avv. Egidio Sarno, dott. RoccoCaramia, sac. Candeloro Angelillo, sac. Giovanni Caporusso.

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3. Nomine e decreti singolari

A) S. Ecc. l’Arcivescovo ha nominato, in data:- 12 marzo 2014 (Prot. 11/14/D.A.S.-N.), la sig.ra Michela BoezioCentrone, confermandola per un ulteriore triennio, presidente dio-cesano dell’Azione Cattolica Italiana;- 8 aprile 2014 (Prot. n. 15/14/D.A.S.-N.), il diacono permanenteLorenzo Petrera, confermandolo per altri cinque anni, all’ufficio disegretario della Sezione Confraternite dell’Ufficio diocesano Laicato;- 15 aprile 2014 (Prot. n. 19/14/D.A.S.-N.), il diacono permanenteFrancesco Saverio Riccardi all’ufficio di provveditore della CuriaArcivescovile di Bari-Bitonto per i prossimi cinque anni.

B) S. Ecc. l’Arcivescovo ha istituito, in data:- 1 marzo 2014 (Prot. n. 10/14/D.A.S.-I.), il sacerdote combonianop. Palmiri Mileto, M.C.C.J., all’ufficio di collaboratore della parroc-chia S. Maria del Fonte in Bari-Carbonara.

C) S. Ecc. l’Arcivescovo ha trasferito, in data:- 2 aprile 2014 (Prot. n. 14/14/D.A.S.-T.), il diacono permanenteRaffaele De Pasquale dall’ufficio di collaboratore della parrocchiaTrasfigurazione in Bitritto a quello di collaboratore del direttoredella Caritas diocesana.

D) S. Ecc. l’Arcivescovo, in data:- 19 marzo 2014 (Prot. n. 13/14/L.A.), ha concesso licenza a S.Ecc.za mons. Domenico Padovano, vescovo di Conversano-Mono-poli, per il conferimento del ministero istituito del Lettorato, nellacappella maggiore del Seminario di Molfetta, ai seminaristi dioce-sani Francesco Spierto e Giuseppe Tunzi.

Errata corrige:Per errore nello scorso numero del bollettino alla voce CancelleriaArcivescovile è stata riportata una nomina inesatta per sbaglio attri-buita a p. Domenico Parlavecchia, parroco del Preziosissimo Sanguein S. Rocco in Bari. Inoltre, è stata omessa la seguente nomina:– S. Ecc. l’Arcivescovo ha nominato, in data 1 novembre 2013 (Prot.n. 69/13/D.A.S.-I), padre Reyjie Penicios, A.J.C., all’ufficio di vicarioparrocchiale della parrocchia S. Rocco in Valenzano.

Il Cancelliere, Mons. Paolo Bux

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

CURIA METROPOLITANA

Ufficio Laicato. Consulta per le aggregazioni laicali

Card. Stanislaw RylkoLe sfide per il laicato oggi...

le periferie esistenziali dei martiri*

1. Uno dei frutti più preziosi del Concilio Vaticano II è stata lariscoperta dell’importanza e della bellezza della vocazione e dellamissione dei fedeli laici nella Chiesa e nel mondo. Infatti dalla rin-novata ecclesiologia conciliare è scaturita una teologia del laicatoche ha dischiuso una stagione assai feconda nella vita di tanti laicicattolici. Per i laici si sono aperte prospettive nuove e affascinanti.Ovunque si parlava dell’ “ora del laicato nella Chiesa” e ovunque sirespirava un clima di rinnovata Pentecoste. Nella vita del laicatocattolico il Concilio ha portato una svolta veramente storica. Nelpost-Concilio poi il fenomeno dell’aggregarsi dei laici tra loro haassunto un carattere di straordinaria varietà e vivacità. Il beatoGiovanni Paolo II ha parlato, addirittura, di una “nuova stagioneaggregativa”. Questa “novità” consisteva nel fatto che «accantoall’associazionismo tradizionale, e talvolta alle sue stesse radici.sono germogliati movimenti e sodalizi nuovi, con fisionomia efinalità specifiche ... »1. E Papa Wojtyla diceva: «Tanta è la ricchezzae la versatilità delle risorse che lo Spirito alimenta nel tessuto eccle-

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* Incontro con le aggregazioni laicali e le comunità parrocchiali (Bari, 21 marzo 2014).1 Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica Christifideles laici, n. 29.

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siale, e tanta è pure la capacità d’iniziativa e la generosità del nostrolaicato»2. Nonostante il trascorrere degli anni (l’11 ottobre 2012abbiamo vissuto una solenne commemorazione del 50° anniversa-rio di apertura del Vaticano II!), gli insegnamenti conciliari sul lai-cato conservano una freschezza e un’attualità davvero sorprenden-ti. Vanno perciò studiati, meditati e soprattutto messi in pratica. Nella nostra riflessione sulla vocazione e missione del laicato oggi(con un particolare riferimento alle sfide che i laici oggi devonoaffrontare), vogliamo lasciarci guidare da Papa Francesco, elettoPontefice appena un anno fa. Nella Chiesa, stiamo vivendo real-mente un kairòs particolare, stiamo assistendo ad uno straordinariorisveglio dell’entusiasmo missionario. Sin dall’inizio del suo ponti-ficato, Papa Bergoglio ha incoraggiato la Chiesa ad entrare in un“dinamismo di uscita”: «Tutti siamo chiamati a questa nuova “usci-ta” missionaria. Ogni cristiano e ogni comunità credente discerne-rà quale sia il cammino che il Signore chiede, però tutti siamo invi-tati ad accettare questa chiamata: uscire dalla propria comodità eavere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisognodella luce del Vangelo”3. E più avanti, nella stessa Esortazione apo-stolica Evangelii gaudium, il Santo Padre scrive: «La Chiesa “in usci-ta” è la comunità di discepoli missionari che prendono l’iniziativa,che si coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano […] Lacomunità evangelizzatrice sperimenta che il Signore ha preso l’ini-ziativa, l’ha preceduta nell’amore (cfr 1Gv 4,10), e per questo essa safare il primo passo, sa prendere l’iniziativa senza paura, andareincontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade perinvitare gli esclusi. Vive un desiderio inesauribile di offrire miseri-cordia, frutto dell’aver sperimentato l’infinita misericordia delPadre e la sua forza diffusiva»4. Per Papa Bergoglio, la Chiesa deinostri giorni assomiglia a un “ospedale da campo” e tutti noi bat-tezzati dobbiamo diventare dei “buoni samaritani” pronti a fascia-re le numerose ferite della gente che vive intorno a noi. Un impe-gno, dunque, a favore dei poveri e degli esclusi, un fermo “no” alla“cultura dello scarto” e un deciso “sì” alla “cultura dell’incontro”.

2 Ibidem. 3 Evangelii gaudium, n. 20.4 Ivi, n. 24.

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Secondo Papa Francesco, il rischio più grande che minaccia la Chiesain ogni tempo è l’autoreferenzialità, il ripiegamento su se stessa, ilnon voler camminare, lo stare fermi. Questa è una vera e propriamalattia delle nostre comunità cristiane contro la quale bisognacombattere. Per questo - secondo il Papa - nella Chiesa dei nostri gior-ni occorre una vera e propria «conversione pastorale e missionaria,che non può lasciare le cose come stanno». Tale conversione riguar-da tutti noi: pastori e fedeli laici. Papa Francesco infatti chiama cia-scuno di noi a riscoprire «la dolce e confortante gioia di evangelizza-re anche quando occorre seminare nelle lacrime»5. È questa la verasfida con la quale dobbiamo misurarci oggi come Chiesa e come sin-goli battezzati. Il Santo Padre ci incoraggia: «La gioia del Vangeloriempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù.Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dallatristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sem-pre nasce e rinasce la gioia. In questa Esortazione - scrive il Papa -desidero indirizzarmi ai fedeli cristiani, per invitarli a una nuovatappa evangelizzatrice marcata da questa gioia e indicare le vie per ilcammino della Chiesa nei prossimi anni»6.

2. Seguendo la pista tracciata da Papa Francesco, la prima grandequestione che vorrei sottoporre alla vostra riflessione riguarda l’i-dentità dei cristiani laici oggi. Cosa vuoi dire essere fedeli laici? Lacultura post-moderna, che domina la scena del mondo, cerca dineutralizzare la presenza cristiana nella società, imponendo model-li di vita che provocano confusione e smarrimento anche tra i disce-poli di Cristo. La “modernità liquida” (Z. Bauman), il “pensierodebole” (G. Vattimo) e la “dittatura del relativismo” (BenedettoXVI) generano personalità fragili, frammentate, incoerenti, “liqui-de” e “deboli” anche tra i cristiani ... La cultura dominante preten-de che la fede sia rigorosamente relegata nella sfera del privato e chei cristiani risultino invisibili. In tale contesto, la chiarezza, la solidi-

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5 Ivi, n. 10.6 Ivi, n. 1.

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tà e la coerenza dell’identità cristiana vengono messe sempre più inquestione. Occorre dunque ritornare continuamente a una doman-da di fondo: “Chi è il cristiano?”. Una domanda questa che PapaFrancesco riprende con insistenza nei suoi discorsi. Il Santo Padreparla di vari tipi di pseudocristiani che oggi esistono nella Chiesa:“cristiani da salotto”, “cristiani di buone maniere ma cattivi”, “cri-stiani a parole”, “cristiani satelliti”, “cristiani telecomandati”, “cri-stiani da pasticceria”, “cristiani rigidi”, “cristiani con facce da fune-rale”, “cristiani truccati”, per arrivare ai “cristiani senza Cristo”·... Sitratta di tipologie interessanti, che dovrebbero aiutarci ogni giornoa fare il nostro esame di coscienza. La questione dell’identità dei battezzati è quindi fondamentale ed èstata particolarmente a cuore ai Padri della Chiesa. Ricordiamoalcune testimonianze significative in proposito. San Leone Magnoesortava così i propri fedeli: «Riconosci, cristiano, la tua dignità!»7;a sua volta sant’Ignazio di Antiochia ribadiva: «Non basta esserechiamati cristiani, ma bisogna esserlo davvero ... »8; e infine sanGregorio di Nissa insisteva: «La bontà del Signore nostro Dio, dun-que, ci ha resi partecipi di questo nome che è il primo e più grandee più divino fra tutti, e noi, fregiati del nome di Cristo, ci diciamo“cristiani”. Ne consegue necessariamente che tutti i concetti, com-presi in questo vocabolo, si possono ugualmente vedere espressi inqualche modo nel nome che portiamo noi. E perché allora nonsembri che ci chiamiamo falsamente “cristiani” è necessario che lanostra vita ne offra conferma e testimonianza»9. Ecco dunque checome cristiani portiamo un nome estremamente impegnativo, checostituisce per ogni battezzato una sfida permanente. Il mondo di oggi ha bisogno di cristiani autentici, il che vale a dire,ha bisogno di santi. Uno dei grandi insegnamenti che il Vaticano Ilci ha lasciato è appunto quello della chiamata universale alla santi-tà: «Tutti i fedeli cristiani, di qualsiasi stato o ordine, sono chiama-ti alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità»10. Ela santità altro non è che la «misura alta della vita cristiana ordina-

7 Cfr S. LEONE MAGNO, Dal primo discorso per il Natale, 3.8 Cfr S. IGNAZIO DI ANTIOCHIA, Dalla lettera ai cristiani di Magnesia, IV, l. 9 Cfr S. GREGORIO DI NISSA, dal trattato L’ideale perfetto del cristiano, PG 46, 255. 10 CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen gentium, n. 40.

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ria». All’inizio del nuovo millennio il beato Giovanni Paolo II scri-veva a riguardo: «Se il Battesimo è un vero ingresso nella santità diDio attraverso l’inserimento in Cristo e l’inabitazione del suoSpirito, sarebbe un controsenso accontentarsi di una vita mediocre,vissuta all’insegna di una etica minimalistica e di una religiositàsuperficiale. Chiedere a un catecumeno: “Vuoi ricevere il Battesimo?”significa al tempo stesso chiedergli: “Vuoi diventare santo?”.Significa porre sulla sua strada il radicalismo del discorso dellaMontagna: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt5, 48)»11. Rafforzare l’identità cristiana dei fedeli laici vuoi dire dun-que accendere in loro la fiamma del desiderio di santità.

3. Accenniamo ora brevemente ai tre elementi costitutivi dell’iden-tità più profonda del cristiano.

a) La persona di Cristo. Questo è il cuore stesso della nostra identità cri-stiana. Papa Benedetto XVI ha scritto nella sua prima Enciclica:«All’inizio delI’essere cristiano non c’è una decisione etica o unagrande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona,che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva»12.E ha aggiunto: «La novità del Nuovo Testamento non sta in nuoveidee, ma nella figura stessa di Cristo, che dà carne e sangue ai concet-ti un realismo inaudito»13. Essere cristiani laici è una vocazione verae propria. Il Maestro chiama ciascuno per nome: “Seguimi”.Innestato in Cristo come il tralcio nella vite, per mezzo del sacra-mento del Battesimo, il laico cristiano riceve in dono la “novità divita”, l’essere “creatura nuova” - diventa cioè un vero discepolo diCristo-Maestro, entrando in profonda comunione di vita con Lui. Uncambiamento stupefacente, che gli permette di dire con l’Apostolo:«Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me) (Gal 2,20)».Secondo Papa Francesco «il discepolo missionario è un “decentra-

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11 GIOVANNI PAOLO II, Lettera apostolica Novo millennio ineunte, n. 31.12 BENEDETTO XVI, Lettera enciclica Deus caritas est, n.1.13 Ivi, n. 12.

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to”: il centro è Gesù Cristo, che convoca e invia»14. Egli è quindichiamato a scoprire sempre di nuovo e a testimoniare al mondoproprio questa “novità di vita”, che deve suscitare in lui un perma-nente stupore nella fede. Ecco dunque una grande sfida da acco-gliere: instaurare un rapporto intimo e profondo con Cristo,Maestro e Signore, e fare in modo che il Cristo diventi veramente ilcentro della nostra vita.

b) La Chiesa. Il cristiano non è mai solo, isolato, ma nasce e vive inuna comunità, nella grande famiglia dei figli di Dio di dimensioniplanetarie che è la Chiesa cattolica (universale!). Si tratta di unacomunità non riconducibile a un dato puramente umano, sociolo-gico, perché per origine ed essenza è soprannaturale. La Chiesa èuna “comunione organica”, nella quale coesistono e si integranodiversità e complementarità di vocazioni, ministeri, servizi, incari-chi, carismi e responsabilità. Non contrapposizioni, ma reciprocitàe coordinamento15. La Chiesa si configura perciò come icona dellacomunione trinitaria, pertanto in essa nessun fedele laico puòrimanere passivo, disimpegnato, semplice osservatore. A ciascuno èstata affidata da Cristo una missione da compiere. Il ConcilioVaticano II ribadisce con forza in proposito: «L’apostolato dei laici[...] derivando dalla loro stessa vocazione cristiana, non può venirmai meno nella Chiesa»16. Da qui la necessità di una partecipazio-ne attiva e responsabile dei laici alla vita delle loro comunità eccle-siali, parrocchie, diocesi. Devono saper assumere in modo concretole proprie responsabilità nei confronti della Chiesa e della sua mis-sione nel mondo (ad intra e ad extra!). A questo punto emerge lo scottante problema del continuo affie-volimento del senso di appartenenza alla Chiesa in tanti fedeli.Nella nostra cultura estremamente individualista e soggettivista,ogni tipo di appartenenza viene spesso interpretato come un limitee una minaccia alla libertà individuale, qualcosa da rifiutare.Un’appartenenza vissuta dunque non come qualcosa che arricchi-

14 FRANCESCO, Discorso ai vescovi responsabili del C.E.L.A.M. in occasione della riunione gene-rale di coordinamento a Rio de Janeiro, in L‘Osservatore Romano, 29-30 luglio 2013, p. 10. 15 Cfr GIOVANNI PAOLO II, Esortazione apostolica Christifìdeles laici, nn. 20-21. 16 CONCILIO VATICANO II, Decreto sull’apostolato dei laici Apostolicam actuositatem, n. l.

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17 FRANCESCO, Evangelii gaudium, n. 268. 18 Costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen gentium, n. 31.

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sce, che fa crescere. Il Papa Francesco invece sottolinea la necessitàdi far crescere in noi il “‘piacere spirituale di essere popolo” e lospiega: «Per essere evangelizzatori autentici occorre anche svilup-pare il gusto spirituale di rimanere vicini alla vita della gente, finoal punto di scoprire che ciò diventa fonte di una gioia superiore. Lamissione è una passione per Gesù ma, al tempo stesso, è una pas-sione per il suo popolo»17. Ecco, dunque, un’altra sfida: il senso diappartenenza alla Chiesa (il gusto di essere popolo!), e la partecipa-zione attiva alla vita e alla missione della Chiesa, capace di plasma-re lo stile di vita e le scelte fondamentali dei fedeli laici. Si tratta inconcreto di far scoprire ai laici l’importanza della comunità parroc-chiale, delle varie aggregazioni laicali, dei movimenti ecclesiali.

c) Il mondo. Il Magistero del Concilio Vaticano II indica con chia-rezza ciò che distingue i fedeli laici dagli altri stati di vita dellaChiesa: si tratta del loro particolare rapporto con il mondo, dellacosiddetta “indole secolare”. «È proprio dei laici cercare il regno diDio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio. Essivivono nel secolo, cioè in mezzo agli impegni e alle occupazioni delmondo e dentro le condizioni ordinarie della vita famigliare e socia-le di cui è intessuta la loro esistenza. Lì sono chiamati da Dio a con-tribuire, come dall’interno a modo di fermento, alla santificazionedel mondo, mediante l’esercizio della loro specifica funzione e gui-dati dallo spirito evangelico. In tal modo rendono Cristo visibileagli altri, soprattutto con la testimonianza di una vita che splendedi fede, di speranza e di carità»18. Questo “carattere secolare” dàun’impronta specifica non solo all’apostolato dei fedeli laici, maanche alla loro spiritualità e al loro cammino di santità. Il fedelelaico è chiamato a santificarsi vivendo nel cuore del mondo.Emerge in questo contesto un’altra importante sfida per i fedelilaici: come difendere la loro identità di ‘“cristiani immersi nel

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mondo” di fronte alla tentazione della “clericalizzazione”, oppuredi fronte alla possibilità di fuggire dal mondo (ad esempio: la ten-tazione di rifugiarsi comodamente nell’intimismo, in una spiritua-lità astratta, disincarnata, oppure la completa chiusura negli affariintra-ecclesiali, dimenticando che la loro vocazione li proietta versoil mondo in cui vivono per trasformarlo). E proprio a propositodella tentazione della “clericalizzazione” dei laici, Papa Francescoribadisce con forza: «Curiosamente, nella maggioranza dei casi, sitratta di una complicità peccatrice: il parroco clericalizza e il laicogli chiede per favore che lo clericalizzi, perché in fondo gli risultapiù comodo. Il fenomeno del clericalismo spiega, in gran parte, lamancanza di maturità e di libertà cristiana in buona parte del lai-cato»19. Occorre dunque che i fedeli laici imparino a vivere nelmondo, senza diventare mondani, come ci insegna Papa Francesco.Nell’antica Lettera a Diogneto ci sono in proposito alcune espres-sioni altamente significative: «I cristiani vivono nella carne, ma nonsecondo la carne. Trascorrono la vita sulla terra, ma la loro cittadi-nanza è quella del cielo [… ] In una parola. i cristiani sono nelmondo quello che l’anima è nel corpo. L’anima si trova in tutte lemembra del corpo e anche i cristiani sono sparsi nelle città delmondo. L’anima abita nel corpo, ma non è del corpo. Anche i cri-stiani abitano in questo mondo, ma non sono del mondo». E l’au-tore conclude: «Dio li ha messi in un luogo così nobile, che non èloro lecito abbandonarlo»20.

4. Esiste un legame strettissimo, inscindibile, tra la vocazione e lamissione dei fedeli laici. La vocazione cristiana è per sua naturavocazione missionaria21.

. Proprio nella missione si rende visibile la

grandezza e la bellezza della vocazione cristiana. Il mandato mis-sionario: “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo” (Mc16,15) è stato affidato da Cristo a tutta la Chiesa. E il ConcilioVaticano II ci ricorda che «nella Chiesa c’è diversità di ministero maunità di missione»22. Specialmente ai giorni nostri, l’evangelizza-

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19 FRANCESCO, Discorso ai vescovi responsabili del C.E.L.A.M. in occasione della riunionegenerale di coordinamento a Rio de Janeiro, cit, p. 10. 20 Lettera a Diogneto, capp. 5-6; Funk, pp. 397-401. 21 Cfr CONCILIO VATICANO II, Decreto sull’apostolato dei laici Apostolìcam actuositatem, n. 2.22 Ibidem.

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zione (la nuova evangelizzazione!) sarebbe impensabile senza un’at-tiva cooperazione dei fedeli laici. Nella Christifideles laici GiovanniPaolo II ribadiva con chiarezza che «situazioni nuove, sia ecclesialiche sociali, economiche, politiche, culturali, reclamano oggi, conuna forza del tutto particolare, l’azione dei fedeli laici. Sc il disim-pegno è sempre stato inaccettabile, il tempo presente lo rende anco-ra più colpevole. Non è lecito a nessuno di rimanere in ozio» (n. 3). Ci soffermiamo ora brevemente su alcune questioni di importanza“strategica” per la missione dei fedeli laici nel mondo di oggi e nellaChiesa. Va notato che qui non si tratterà di un’analisi completa, madi una semplice segnalazione di alcuni problemi e di un invito allostudio e alla riflessione.

a) L’impegno dei fedeli laici nel sociale, nella politica e nella cultura. Si trat-ta di una sfida pastorale attualissima, che implica la domanda:come suscitare nei fedeli laici l’audacia di una presenza visibile eincisiva nella società, l’audacia cioè di diventare veramente “lievitoevangelico”, “sale e luce del mondo”? Come costruire quella forte esolida unità tra fede e vita che possa generare una presenza coeren-te e persuasiva dei laici cattolici in tanti areopaghi della cultura deinostri giorni? Che fare perché i laici cattolici impegnati - ad esem-pio - in politica siano veramente coerenti nelle loro scelte, senzacompromettere la loro fede e la loro coscienza morale? Vale certa-mente la pena consultare a riguardo l’ampia e precisa Nota dottri-nale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comporta-mento dei cattolici nella vita politica, pubblicata dalla Congre-gazione per la Dottrina della Fede il 24 novembre 2002. Vi si legge,tra l’altro, che i christifideles laici attivi in politica sono chiamati a«dissentire da una concezione del pluralismo in chiave di relativi-smo morale, nociva per la stessa vita democratica, la quale ha biso-gno di fondamenti veri e solidi, vale a dire, di principi etici»23. Si

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23 Congregazione per la dottrina della fede, Nota dottrinale circa alcune questioni riguardantil’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica, n. 3.

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tratta, in particolare, della difesa della vita dal concepimento finoalla morte naturale e dell’istituzione del matrimonio e della fami-glia, gravemente minacciate dalle legislazioni di molti Paesi. In que-sti casi non siamo davanti a un’imposizione di opzioni confessio-nali da parte di politici o parlamentari cattolici, ma si pone un sem-plice richiamo alla legge naturale uguale per tutti. Nei nostri tempi la giusta laicità dello Stato viene soppiantata spes-so da un laicismo militante che tenta di eliminare ogni riferimentoa Dio dalla vita sociale. Per i cristiani, in modo particolare per i cat-tolici, c’è sempre meno spazio, nonostante le tante dichiarazioni dipluralismo e di tolleranza. Tuttavia, nonostante le difficoltà, i fede-li laici, ispirati dalla fede e forti della Dottrina sociale della Chiesa -come dice la Christifideles laici - «non possono affatto abdicare allapartecipazione alla “politica”, ossia alla molteplice e varia azioneeconomica, sociale, legislativa, amministrativa e culturale, destina-ta a promuovere organicamente e istituzionalmente il bene comu-ne»24. Questo è loro diritto e dovere. Non di rado un tale impegnorichiede non poco coraggio di andare contro-corrente, contrastan-do la cultura laicista e la “dittatura del relativismo etico”, senza esi-tare di diventare in questo mondo ostile alla fede in Gesù Cristo,“segno di contraddizione” come il Maestro. In questo ambito così difficile e complesso, Papa Francesco ci mettein guardia in particolare da due pericoli: il primo è quello di caderein un’“accidia paralizzante”. Il Santo Padre spiega: «Il problemanon è sempre l’eccesso di attività, ma soprattutto sono le attivitàvissute male, senza motivazioni adeguate, senza una spiritualitàche permei l’azione e la renda desiderabile. Da qui deriva che i dove-ri stanchino più di quanto sia ragionevole, e a volte facciano amma-lare»25. Il secondo pericolo invece consiste nel “pessimismo sterile”,che il Papa descrive in questi termini: «Una delle tentazioni piùserie che soffocano il fervore e l’audacia è il senso di sconfitta, checi trasforma in pessimisti scontenti e disincantati dalla faccia scura.Nessuno può intraprendere una battaglia se in anticipo non confi-da pienamente nel trionfo. Chi comincia senza fiducia ha perso inanticipo metà della battaglia e sotterra i propri talenti … Il trionfo

24 GIOVANNI PAOLO II, Esortazione apostolìca Christifìdeles laici, n. 42. 25 FRANCESCO, Esortazione apostolica Evangelii gaudium, n. 82.

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cristiano - chiarisce Papa Francesco - è sempre una croce, ma unacroce che al tempo stesso è vessillo di vittoria, che si porta con unatenerezza combattiva contro gli assalti del male»26. Occorre perciòsfuggire da quelle visioni apocalittiche e catastrofiche della storia.E Papa Francesco spiega ancora: «Questa concezione pessimisticadella libertà umana e dei processi storici porta ad una sorta di para-lisi dell’intelligenza e della volontà … Dobbiamo fuggire dalla real-tà? Dobbiamo “lavarci le mani”...? - si chiede il Santo Padre, masubito precisa: «Penso non solo che ci sia una strada da percorrere,ma che proprio il momento storico che viviamo ci spinga a cercaree trovare le vie della speranza, che aprano orizzonti nuovi allanostra società»27.Come dunque i cristiani laici possono contribuire alla soluzionedegli urgenti problemi sociali e politici e rispondere alla grandesfida della povertà e della miseria?28 Per indicare la via maestra checonduce alle vere soluzioni del problema, Papa Benedetto XVI avevaaffermato che oggi è urgente non solo eliminare le “strutture del-l’ingiustizia”, ma è diventato impellente creare un forte consensointorno ai valori morali fondamentali. E proprio qui si apre ungrande campo di lavoro per i cristiani laici. Papa Ratzinger hadichiarato che il «lavoro politico non è competenza immediata dellaChiesa. Il rispetto di una sana laicità compresa la pluralità delleposizioni politiche - è essenziale nella tradizione cristiana. [ ... ] LaChiesa è avvocata della giustizia e dei poveri, precisamente perchénon si identifica coi politici, né con gli interessi di partito. Soloessendo indipendente può insegnare i grandi criteri ed i valori inde-rogabili, orientare le coscienze ed offrire un’opzione di vita che vaoltre l’ambito politico. Formare le coscienze, essere avvocata della

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26 Ibidem, n. 85. 27 FRANCESCO, Incontro con il mondo della cultura durante la visita pastorale a Cagliari, inL’Osservatore Romano, 23-24 settembre 2013, p. 7. 28 Cfr BENEDETTO XVI, Discorso di apertura della V Conferenza dell’Episcopato Latino-ame-ricano e dei Caraibi ad Aparecida, in L’Osservatore Romano, 14-15 maggio 2007, pp. 9-10.

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giustizia e della verità, educare alle virtù individuali e politiche, è lavocazione fondamentale della Chiesa in questo settore. Ed i laicicattolici devono essere coscienti delle loro responsabilità nella vitapubblica; devono essere presenti nella formazione dei consensinecessari e nell’opposizione contro le ingiustizie»29. La crisi che sconvolge il nostro mondo non è solo e non è tanto unacrisi economica e finanziaria, ma è una crisi morale - una crisi del-l’uomo (crisi antropologica!). Tale crisi però nasce dalla “crisi diDio” nell’ambito dell’odierna cultura post-moderna. Nel suo di-scorso ad Aparecida nel 2007 Papa Benedetto XVI spiegava: «Chiesclude Dio dal suo orizzonte falsifica il concetto della “realtà” e, inconseguenza, può finire solo in strade sbagliate e con ricettedistruttive»30. E in un’altra occasione aveva affermato: «Viviamo inun tempo in cui i criteri di essere uomini sono diventati incerti.L’etica viene sostituita con il calcolo delle conseguenze. Di fronte aciò noi come cristiani dobbiamo difendere la dignità inviolabiledell’uomo, dal concepimento fino alla morte [ ...] “Solo chi conosceDio, conosce l’uomo” ha detto una volta Romano Guardini. Senzala conoscenza di Dio, l’uomo diventa manipolabile. La fede in Diodeve concretizzarsi nel nostro comune impegno per l’uomo»31.Dinanzi a queste numerosi e gravi sfide, Papa Benedetto XVI haofferto, dunque, ai pastori della Chiesa delle indicazioni molto con-crete e precise: «In particolar modo, ribadisco la necessità e l’urgen-za della formazione evangelica e dell’accompagnamento pastoraledi una nuova generazione di cattolici impegnati in politica, chesiano coerenti con la fede professata, che abbiano rigore morale,capacità di giudizio culturale, competenza professionale e passionedi servizio per il bene comune»32.

b) La questione dei ministeri non-ordinati e la collaborazione tra i ministriordinati e i fedeli laici. Passiamo adesso a una breve presentazionedella missione dei fedeli laici in seno alla comunità ecclesiale (ad

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29 Ibidem. 30 Ibidem. 31 BENEDETTO XVI, Discorso durante la celebrazione ecumenica nella chiesa dell’ex-Conven-to degli Agostiniani di Erfurt, in L’Osservatore Romano, 25 settembre 2011, p. 9.32 BENEDETTO XVI, Discorso ai partecipanti alla Plenaria del Pontificio Consiglio per i Laici, in Inse-gnamenti di Benedetto XVI , IV, 2 (2008), p. 673.

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intra), questione di grande rilievo, perché esprime la loro fattiva cor-responsabilità nella vita della comunità ecclesiale (parrocchia, dio-cesi). La Christifideles laici raccomanda: «I pastori, pertanto, devonoriconoscere e promuovere i ministeri, gli uffici e le funzioni deifedeli laici, che hanno il loro fondamento sacramentale nel Batte-simo e nella Confermazione, nonché, per molti di loro, nel Matri-monio» (n. 23). Infatti, per motivi di necessità o di utilità, i pastoripossono affidare ai fedeli laici, secondo le norme del diritto univer-sale della Chiesa, alcuni compiti di per sé connessi al ministero pro-prio dei pastori, che però non esigano l’esercizio del carattere sacra-mentale dell’Ordine, il che può avvenire in vari settori: nella cate-chesi, nella liturgia, nella gestione della parrocchia, nelle opere dicarità. Va ribadito però che «l’esercizio di questi compiti non fa delfedele laico un pastore»33. La questione dei cosiddetti “ministeri laicali” ha suscitato neglianni ottanta e novanta un ampio dibattito nella Chiesa. Il Sinododei Vescovi del 1987 aveva raccomandato la costituzione di un’ap-posita commissione per studiare gli aspetti teologici, liturgici, giu-ridici e pastorali del problema. Poiché la commissione non è riusci-ta a concludere i suoi lavori, la questione dei ministeri è ancora indiscussione ed è quindi lasciata una certa libertà alle ConferenzeEpiscopali e alle singole Chiese locali. Si è comunque aperta una viache ha portato abbondanti frutti di generoso impegno laicale all’ inter-no delle comunità ecclesiali. Purtroppo non mancano alcune ombre: inparticolare, in non pochi casi si è arrivati a un pericoloso offuscamen-to della differenza tra il sacerdozio comune dei battezzati e il sacer-dozio ministeriale, nonché a una clericalizzazione dei laici, con laloro inopportuna trasformazione in “funzionari della pastorale” atempo pieno34. In risposta alle non poche irregolarità verificatesi inquesto ambito, la Santa Sede ha pubblicato un’istruzione interdi-

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33 GIOVANNI PAOLO II, Esortazione apostolica Christifideles laici, n. 23. 34 Cfr A. CATTANEO, I ministeri non ordinati nel rinnovamento della parrocchia, in Pontificio Con-siglio per i laici, La parrocchia ritrovata. Percorsi di rinnovamento, LEV, Città del Vaticano2007, p. 103.

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casteriale su alcune questioni circa la collaborazione dei fedeli laicial ministero dei sacerdoti, Ecclesiae de mysterio (1997). In essa, ricor-dando le norme vigenti, si richiama a «una particolare diligenzaperché siano ben salvaguardate, sia la natura e la missione del sacroministero, sia la vocazione e l’indole secolare dei fedeli laici.Collaborare non significa infatti sostituire» (p. 7). In questo conte-sto va anche confermata l’importanza della partecipazione dei laiciai diversi organismi collegiali, come i consigli pastorali parrocchia-li e diocesani. I pastori devono valorizzare tali istituzioni, avendocura però di ribadirne sempre il carattere consultivo e non delibe-rativo, la qual cosa naturalmente nulla toglie all’importanza delloro contributo alla vita e alla missione della Chiesa35 all’interno ditali organismi. Infine, è necessario fare almeno un accenno alla questione, da piùparti dibattuta, del ruolo della donna nella vita della Chiesa e nellasocietà. Si apre oggi, davanti alle donne cattoliche e davanti al loro“genio femminile”36, un vasto e importante campo di impegno, pernulla compromesso dal fatto che esse non possano ricevere il sacra-mento dell’Ordine. Pertanto, per rispondere ad alcune tendenzeche vogliono trasferire all’interno della Chiesa il dibattito forte-mente ideologizzato circa il rapporto tra i sessi, interpretato inchiave di rivalità e di lotta di potere, la Congregazione per laDottrina della Fede ha pubblicato nel 2004 un documento di gran-de utilità pastorale, in cui ha voluto ricordare i fondamenti antro-pologici della differenza e della reciprocità dell’umanità maschile efemminile: la Lettera ai Vescovi della Chiesa cattolica sulla collaborazionedell’uomo e della donna nella Chiesa e nel mondo. E lo stesso PapaFrancesco, seguendo le orme dei suoi predecessori, più volte si èespresso sul ruolo della donna nella Chiesa e nel mondo, manife-stando quanto tale questione gli stia particolarmente a cuore: «C’èancora bisogno di allargare gli spazi per una presenza femminilepiù incisiva nella Chiesa - ha scritto il Santo Padre - perché “il geniofemminile è necessario in tutte le espressioni della vita sociale; pertale motivo si deve garantire la presenza delle donne anche nell’am-

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35 Cfr G. FELICIANI, Il Consiglio pastorale parrocchiale, in La parrocchia ritrovata cit., pp. 97-98. 36 Cfr GIOVANNI PAOLO II, Lettera apostolica Mulieris dignitatem, n. 31.

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bito lavorativo” e nei diversi luoghi dove vengono prese le decisioniimportanti, tanto nella Chiesa come nelle strutture sociali»37.

c) La nuova stagione aggregativa dei fedeli laici. Si tratta dell’importantequestione dell’“apostolato organizzato” dei fedeli laici. Comeabbiamo detto all’inizio, il beato Giovanni Paolo II parlava, ariguardo, di una “nuova stagione aggregativa” nella Chiesa. E incosa consiste questa novità? Papa Wojtyla spiegava: «Accanto all’ asso-ciazionismo tradizionale, e talvolta alle sue stesse radici, sono germogliatimovimenti e sodalizi nuovi, con fisionomia e finalità specifiche: tanta è la ric-chezza e la versatilità delle risorse che lo Spirito alimenta nel tessuto ecclesia-le, e tanta è pure la capacità d’iniziativa e la generosità del nostro laica-to»38. Il Pontificio Consiglio per i Laici dedica a questo fenomenocostante attenzione e sollecitudine pastorale, promuovendo sia leassociazioni tradizionali, come l’Azione Cattolica, a cui la Chiesadeve tanto, sia le realtà ecclesiali nuove, i movimenti e le nuovecomunità, frutto del Concilio Vaticano II

39.

Negli ultimi decenni, i Pontefici hanno dedicato particolare atten-zione a questa “novità”, riconoscendo in essa un «dono delloSpirito e un segno di speranza per la Chiesa e per l’umanità»(Giovanni Paolo II). I movimenti ecclesiali vanno considerati unarisposta tempestiva dello Spirito Santo alle sfide che, nei nostritempi, il mondo lancia al processo di evangelizzazione (nuovi espesso inediti scenari socio-culturali s’impongono oggi all’operadella nuova evangelizzazione!). Questi nuovi carismi generano per-corsi pedagogici di straordinaria efficacia educativa e riescono aliberare sorprendenti potenzialità missionarie nella vita di tantilaici del nostro tempo.Benedetto XVI ha seguito con attenzione la vita e lo sviluppo deimovimenti ecclesiali, e una delle sue prime decisioni da Pontefice è

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37 FRANCESCO, Esortazione apostolica Evangelii gaudium, n. 103.38 GIOVANNI PAOLO II, Esortazione apostolica Christifìdeles laici, n. 29.39 Cfr PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI, Associazioni internazionali di fedeli. Repertorio, LEV, Cittàdel Vaticano 2004.

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stata la convocazione dei movimenti, il 3 giugno 2006, su un temamolto significativo: “La bellezza di essere cristiani e la gioia dicomunicarlo”. Papa Ratzinger ha affermato con chiarezza a riguar-do: «La Chiesa deve valorizzare queste realtà e al contempo deveguidarle con saggezza pastorale, affinché contribuiscano nel modomigliore, con i loro diversi doni, all’edificazione della comunità». Eha ribadito: «La Chiesa locale e i movimenti non sono in contrastofra loro, ma costituiscono una struttura viva della Chiesa»40. Inun’altra occasione, rivolgendosi ai vescovi, ha spiegato: «Dopo ilConcilio lo Spirito Santo ci ha donato i ‘“movimenti”. Talvolta essipossono apparire al parroco o al vescovo un po’ strani, ma sonoluoghi di fede in cui giovani e adulti sperimentano un modello divita nella fede come opportunità per la vita di oggi. Per questo vichiedo di andare incontro ai movimenti con molto amore. Qua e làdevono essere corretti, inseriti nell’insieme della parrocchia o delladiocesi. Dobbiamo però rispettare lo specifico carattere dei lorocarismi ed essere lieti che nascano forme comunitarie di fede in cuila parola di Dio diventi vita»41. E Papa Francesco, durante il granderaduno delle aggregazioni laicali e dei movimenti ecclesiali in occa-sione della Pentecoste del 2013, ha detto: «Vorrei ringraziare tutti imovimenti, le associazioni, le comunità, le aggregazioni ecclesiali.Siete un dono e una ricchezza nella Chiesa! Questo siete voi! …Portate sempre la forza del Vangelo! Non abbiate paura! Abbiatesempre la gioia e la passione per la comunione nella Chiesa!»42. Riguardo alle aggregazioni laicali e movimenti ecclesiali la regolapastorale fondamentale rimane comunque sempre quella dettatada san Paolo: «Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie,esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono» (l Ts 5,19-20). Di fron-te alla novità portata dai movimenti, dobbiamo guardarci soprat-tutto dai pregiudizi negativi, purtroppo ancora oggi molto diffusi.È vero che a volte i movimenti diventano una specie di provocazio-ne per una pastorale “ordinaria” orientata esclusivamente alla con-

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40 BENEDETTO XVI, Incontro con i vescovi della Germania a Colonia in occasione della XXGiornata mondiale della Gioventù, L’ Osservatore Romano, 24 agosto 2005, pp. 4-5. 41 BENEDETTO XVI, Discorso ai vescovi tedeschi ad limina, L’Osservatore Romano, 19 novembre2006, p. 5. 42 FRANCESCO, Regina caeli, in L’Osservatore Romano, 20-21 maggio 2013, p. 5.

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servazione, priva dello slancio missionario, ma proprio per questosi tratta di una provocazione salutare, di cui la Chiesa ha bisogno.Aprono la nostra pastorale verso nuove frontiere e dimostrano una“fantasia missionaria” estremamente creativa ed efficace. Natural-mente, l’integrazione dei movimenti nella pastorale diocesana deveessere sempre rispettosa dei loro specifici carismi, ricordando che lavera natura della comunione ecclesiale non consiste in una forzatauniformità, un’omologazione di tutti, ma implica, anzi richiede ladiversità. Papa Ratzinger, rivolgendosi ai movimenti, diceva che loSpirito Santo «vuole la vostra multiformità, e vi vuole per l’unicocorpo»43. Allo stesso modo si pronuncia anche Papa Francesco: «Ledifferenze tra le persone e le comunità a volte sono fastidiose, ma loSpirito Santo, che suscita questa diversità, può trarre da tutto qual-cosa di buono e trasformarlo in dinamismo evangelizzatore che agi-sce per attrazione. La diversità - sottolinea il Santo Padre - dev’esse-re sempre riconciliata con l’aiuto dello Spirito Santo; solo Lui puòsuscitare la diversità, la pluralità, la molteplicità e, al tempo stesso,realizzare l’unità. Invece, quando siamo noi che pretendiamo ladiversità e ci rinchiudiamo nei nostri particolarismi, nei nostriesclusivismi, provochiamo la divisione e, d’altra parte, quandosiamo noi che vogliamo costruire l’unità con i nostri piani umani,finiamo per imporre l’uniformità, l’omologazione. Questo nonaiuta la missione della Chiesa»44. I movimenti e le altre aggregazioni laicali, inoltre, non vanno consi-derati come un problema, ma come un dono dello Spirito Santo perla Chiesa dei nostri tempi, anche se si tratta di un dono esigente eimpegnativo. Nella pastorale non dovrebbe mai mancare lo spazioper questi nuovi carismi. I “piani pastorali” dovrebbero essere sempreaperti a ciò che lo Spirito dice alla Chiesa nei nostri tempi (cfr Ap 2,7).5. La domanda che più frequentemente ci pongono i vescovi ditutto il mondo in visita ad limina riguarda la formazione del laica-

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43 BENEDETTO XVI, Omelia della Veglia di Pentecoste, L ‘Osservatore Romano, 5-6 giugno2006, pp. 8-9.44 FRANCESCO, Esortazione apostolica Evangelii gaudium, n. 131.

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to: come educare il nostro laicato a una fede adulta e coerente?Come formarlo a una presenza “visibile” e incisiva nella società, nellapolitica, nella cultura? Non ho ovviamente la pretesa di fornire a que-sto proposito delle ricette miracolose e pronte per l’uso. Mi limiterò aoffrire alcune considerazioni di natura piuttosto generale, ma comun-que utili per impostare correttamente eventuali programmi pastoraliper la formazione del laicato. Anche in questo caso ci troviamo indub-biamente di fronte a una delle grandi sfide del momento presente. IPadri del Sinodo sui laici (1987) hanno raccomandato con forza che«la formazione dei fedeli laici venga posta tra le priorità della diocesie venga collocata nei programmi di azione pastorale in modo che tuttigli sforzi della comunità (sacerdoti, laici e religiosi) convergano a que-sto fine» (Propositio 40). La formazione costituisce, infatti, un dovere eal tempo stesso un diritto dei fedeli laici45 e ha l’obiettivo di condurlialla costante verifica del proprio impegno cristiano, a un’attiva parte-cipazione alla vita ecclesiale e al continuo approfondimento del signi-ficato della loro corresponsabilità nella missione della Chiesa. La basefondamentale del processo di formazione è l’insegnamento delConcilio Vaticano Il, tracciato sia nelle grandi Costituzioni Lumen gen-tium e Gaudium et spes sia nel Decreto Apostolicam actuositatem. Va altre-sì particolarmente studiata l’Esortazione apostolica Christifìdeles laici(1989) che, vent’anni dopo il Concilio, ne sintetizza il Magistero suilaici nel contesto delle nuove problematiche caratteristiche dellaChiesa post-conciliare. Questo documento è veramente la magna char-ta del laicato cattolico contemporaneo, una guida indispensabile perla formazione di laici maturi. Infine va tenuto nel dovuto conto, comesicuro supporto dottrinale, il Catechismo della Chiesa Cattolica, non-ché il Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, inesauribileminiera di orientamenti efficaci per guidare il loro impegno sociale. Atutti questi importanti documenti del Magistero pontificio, PapaFrancesco ha aggiunto la sua Esortazione apostolica Evangelii gaudium- una guida e un vademecum prezioso per ogni discepolo-missionariodi Cristo nei nostri tempi. Nell’ambito dunque della formazione dei fedeli laici possiamo indi-viduare alcune importanti priorità irrinunciabili per ogni itinerarioeducativo del nostro laicato.

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45 Cfr GIOVANNI PAOLO II, Esortazione apostolica Christifideles laici, n. 63.

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a) La centralità di Dio nella vita dell’uomo. Nella Lettera apostolicaPorta fìdei, con la quale Papa Benedetto XVI ha indetto nella Chiesal’Anno della Fede, leggiamo: «Capita ormai non di rado che i cri-stiani si diano maggior preoccupazione per le conseguenze sociali,culturali e politiche del loro impegno, continuando a pensare allafede come un presupposto ovvio del vivere comune. In effetti, que-sto presupposto non solo non è più tale, ma spesso viene perfinonegato» (n. 2). Papa Ratzinger ricordava di frequente che il proble-ma fondamentale dell’uomo dei nostri tempi è proprio il problemadi Dio: «Questo, oggi, è importante. Ci sono tanti problemi che sipossono elencare, che devono essere risolti, ma che - tutti - non ven-gono risolti se Dio non viene messo al centro, se Dio non diventanuovamente visibile nel mondo, se non diventa determinante nellanostra vita e se non entra anche attraverso di noi in modo determi-nante nel mondo»46. La questione di Dio e quella della fede neinostri tempi non vanno mai date per scontate, in particolare nellaformazione dei fedeli laici. Altrimenti si rischia che nella vita delnostro laicato «l’impegno sostituisce la fede, ma poi si svuota dal-l’interno»47. E Papa Francesco insiste che ogni discepolo-missiona-rio è una persona “decentrata”, perché - come abbiamo già detto -il suo centro di gravità è la persona di Gesù Cristo.

b) La conversione missionaria. Papa Bergoglio vuole introdurre laChiesa in un “dinamismo di uscita” verso le periferie esistenziali egeografiche del mondo, desidera una Chiesa in cammino, unaChiesa povera e per i poveri. Più volte nei suoi discorsi il SantoPadre ha detto: «Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporcaper essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata perla chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze. Nonvoglio una Chiesa preoccupata di essere il centro e che finisce rin-

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46 Benedetto XVI, Discorso ai Vescovi svizzeri in visita ad limina, L’Osservatore Romano, 10novembre 2006, p. 4.47 Ibidem.

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chiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti»48. Si tratta diun progetto molto impegnativo che chiede a tutti noi -pastori efedeli laici -una permanente conversione del cuore, una conversio-ne missionaria.

c) Altro punto-cardine per la formazione dei fedeli laici è la perce-zione della bellezza di essere cristiani. Troppo spesso il cristianesimoviene identificato con un cumulo di fastidiosi divieti, con una gab-bia che mortifica la libertà e il desiderio di felicità che ogni essereumano porta dentro di sé. Di frequente si dimentica che il Vangeloè un affascinante progetto di vita del tutto positivo, che corrispon-de agli aneliti più profondi del cuore umano. Già al momento dellaapertura solenne del Pontificato, Papa Benedetto XVI aveva affer-mato: «Non vi è niente di più bello che essere raggiunti, sorpresi dalVangelo, da Cristo. Non vi è niente di più bello che conoscere Lui ecomunicare agli altri l’amicizia con Lui»49. E in un’altra occasioneaveva spiegato: «In realtà, scoprire la bellezza e la gioia della fede èun cammino che ogni nuova generazione deve percorrere in pro-prio, perché nella fede viene messo in gioco quanto abbiamo di piùnostro e di più intimo, il nostro cuore, la nostra intelligenza, lanostra libertà, in un rapporto profondamente personale con ilSignore che opera dentro di noi»50.

d) Infine, la gioia missionaria quale fattore distintivo di quella nuovatappa evangelizzatrice che Papa Francesco vuole promuovere nellaChiesa. «La gioia del Vangelo che riempie la vita della comunità deidiscepoli è una gioia missionaria […] Questa gioia è un segno che ilVangelo è stato annunciato e sta dando frutto. Ma ha sempre ladinamica dell’esodo e del dono, dell’uscire da sé, del camminare edel seminare sempre di nuovo, sempre oltre»51. Un cristiano nonpuò essere mai triste. Il Santo Padre continuamente ci ammonisce

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48 FRANCESCO, Esortazione apostolica Evangelii gaudium, n. 49.49 BENEDETTO XVI, Omelia durante la solenne concelebrazione per l’assunzione del ministero petrino,in Insegnamenti di Benedetto XVI (2005), p. 25. 50 BENEDETTO XVI, Discorso ai partecipanti al Convegno ecclesiale della Diocesi dì Roma, in Insegna-menti dì Benedetto XVI (2006), p. 774. 51 FRANCESCO, Esortazione apostolica Evangelii gaudium, n. 21. 52 Ivi, n. 83.

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a riguardo: «Non lasciamoci rubare la gioia dell’evangelizzazio-ne!»52 ed esprime un auspicio: «Possa il mondo del nostro tempo[...] ricevere la Buona Novella non da evangelizzatori tristi e scorag-giati, impazienti e ansiosi, ma ministri del Vangelo la cui vita irradifervore, che abbiano per primi ricevuto in loro la gioia del Cristo»53. Ecco, dunque, alcuni pilastri portanti per edificare i programmi diformazione dei fedeli laici. E quale dovrebbe essere il metodo-basedella formazione? L’Esortazione apostolica Christifideles laici è moltochiara in proposito: «Non è esagerato dire che l’intera esistenza delfedele laico ha lo scopo di portarlo a conoscere la radicale novitàcristiana che deriva dal Battesimo, sacramento della fede, perchépossa viverne gli impegni secondo la vocazione ricevuta da Dio» (n.l0). L’iniziazione cristiana post-battesimale costituisce dunque ilmetodo fondamentale della formazione dei fedeli laici, accompa-gnata poi dalla parola forte del kerygma, che introduce il battezzatoin una relazione profonda e intima con la Persona del Maestro: unincontro che cambia la vita54. È giunto inoltre il momento di risco-prire il ruolo centrale della catechesi mistagogica, secondo i grandiinsegnamenti dei Padri della Chiesa, tra cui eccelle sant’Am-bro-gio55. Evidentemente si tratta di realizzare una vera “conversionepastorale e missionaria”, per recuperare la forza del “primo annun-cio” insieme a tutte le sue ricchissime implicazioni56.

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53 Ivi, n. 10. 54 Lo scorso anno, il Pontificio Consiglio per i Laici ha raccolto in un unico volume alcu-ne sue pubblicazioni sui sacramenti dell’iniziazione cristiana: State saldi nella fede ... Allariscoperta dell’iniziazione cristiana, LEV, Roma 2013. 55 Cfr l’importante studio J. DANIÉLOU-R. DU CHARLAT, La catechesi nei primi secoli, Elledici,Torino 1982.56 Cfr FRANCESCO, Esortazione apostolica Evangelii gaudium, nn. 160-168. In proposito, vor-rei anche segnalare un documento di grande utilità della Conferenza Episcopale Italiana:Commissione Episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi, Questa è lanostra fede. Nota pastorale sul primo annuncio del Vangelo, Ed. Paoline, Milano 2005.z

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Il Direttorio di Pastorale Familiare della Chiesa italiana (DPF 96) affer-ma che «ogni famiglia e tutte le famiglie hanno diritto alla cura amo-revole e materna della Chiesa. Per questo motivo, la sollecitudinedella Chiesa non si limiterà soltanto alle famiglie cristiane più vicine,ma - allargando i propri orizzonti sulla misura del cuore di Cristo –si mostrerà ancora più vicina all’insieme delle famiglie e a quelle inparticolare che si trovano in situazione difficile o irregolare».L’Ufficio per la famiglia della diocesi di Bari-Bitonto, chiamato a dif-fondere il messaggio di Cristo sul matrimonio e la famiglia, negliultimi due anni pastorali ha organizzato con la guida di don FrancoLanzolla, coadiuvato dai direttori dell’Ufficio Michele e Cinzia Vurroe dagli operatori pastorali Gioacchino e Nica Garofalo, Mario e AnnaSalva-ti, Luciano e Maria Grazia Palombella, incontri mensili pressola chiesa di S. Chiara, indirizzati a quelle famiglie «che si trovano insituazione difficile o irregolare».In situazione difficile si trovano i coniugi che hanno visto fallire illoro matrimonio e sono separati o divorziati, ma senza aver con-tratto una nuova unione.La situazione irregolare è la condizione di quanti, dopo essersi sepa-rati o aver divorziato, si sono risposati o riaccompagnati e vivonoquindi in una nuova unione (FC 83-84; DPF 208-230).Le due situazioni hanno determinato un approccio pastorale diver-so nei contenuti, in quanto oggettivamente diverse tra loro.

Settore Laicato. Ufficio Famiglia

Accanto ai separati e ai divorziati

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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Nel primo caso, infatti, non esiste per sé un problema di partecipa-zione ai sacramenti della riconciliazione e dell’eucaristia; i separatine hanno anzi bisogno per poter accettare il loro vissuto di solitu-dine e assolvere ai propri doveri genitoriali.Nel secondo caso, pur non potendo accedere ai sacramenti, non perquesto essi sono esclusi dalla vita della Chiesa o non vi hanno dirit-to di cittadinanza. Essi rimangono dei battezzati e fanno parte dellacomunità cristiana, sia pure in una dimensione di comunione im-perfetta. I separati, dunque, non sono da mettersi tutti in unamassa indistinta e da considerare sempre ed in ogni caso consospetto o intransigenza, ma, come hanno confidato i partecipantialle riunioni, sono bisognosi di una pastorale che li sappia acco-gliere e sostenere.Gli incontri hanno chiarito la posizione della Chiesa sulla proble-matica della separazione e del divorzio, problematica fondata sul-l’identità specifica del matrimonio che è sacramento nuziale, indis-solubile, permanente.Con i separati o divorziati non-risposati e non ri-accompagnati,segno della fedeltà della Chiesa-Sposa al Cristo-Sposo, gli operato-ri si sono messi in cammino, aiutandoli a ritrovare un senso allapropria vita e aprendoli alla speranza che nasce dalla fede in Dio. Le riflessioni hanno mirato all’elaborazione del lutto per la separa-zione subita o provocata, stimolandoli:– ad accettare il fallimento del loro matrimonio senza negarlo nérimuoverlo o lasciarsi distruggere dalla sofferenza o dal senso dicolpa che ne può seguire;– a pacificarsi con se stessi, abbandonandosi a Dio-Amore e affi-dando a Lui le paure e le preoccupazioni del futuro;– ad avere pazienza e tolleranza, perché il processo di guarigionerichiede tempo;– a curare l’amicizia con persone con le quali confidarsi e farsi aiu-tare nel nuovo tratto di strada;.– a sentire il Risorto come un compagno di strada e invocare il suoSpirito per ottenere il coraggio di non rassegnarsi all’idea di unafine senza rimedio, mettendosi ai piedi della croce e offrendo a Diola propria situazione di vita, i figli, l’altro coniuge, la sofferenza, lepaure e le ansie del futuro.Particolare cura è stata rivolta per aiutare questi separati a perdo-

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nare, perché non rimangano intrappolati nel circolo mortale delrancore/risentimento. La Familiaris Consortio invita, in proposito, le comunità ecclesiali adaiutare questi fratelli e sorelle a «coltivare l’esigenza del perdono,propria dell’amore cristiano, e la disponibilità all’eventuale ripresadella vita coniugale anteriore» (FC 22).In quanto separati fedeli essi sono un segno vivente della fedeltà delCristo-Sposo alla Chiesa-sua-Sposa (2Cor 11,2; Ef 5,25-27) e testi-moniano in atto il significato nuziale del sacramento delle nozze edell’indissolubilità: «La loro condizione rimane una proclamazionedel valore dell’indissolubilità matrimoniale» (DPF 209).Con i fedeli separati ri-sposati o ri-accompagnati il discorso è stato diverso.Essi, infatti, non sono soli come i primi. Hanno incontrato unnuovo compagno/a e talvolta anche dei figli derivanti dalla nuovaunione o accolti in relazione al precedente matrimonio del partner.Il loro dramma, più che nel sentirsi soli, consiste nel non poter esse-re ammessi all’assoluzione e alla comunione eucaristica a motivodel precedente vincolo.Si è cercato di far comprendere che la loro “irregolarità” non è l’ef-fetto di un giudizio su di loro e sulla loro coscienza, ma l’indicazio-ne di uno stato di vita, oggettivamente in contrasto con il vincolopermanente del sacramento delle nozze, ma che non indica unasorta di esclusione totale dal vissuto della comunità cristiana, comedel resto si legge nel Direttorio (DPF 215): «Ogni comunità cristia-na eviti qualsiasi forma di disinteresse o di abbandono e non riducala sua azione pastorale verso i divorziati risposati alla sola questionedella loro ammissione o meno ai sacramenti […] Nella certezza che idivorziati ri-sposati sono e rimangono cristiani e membri del popo-lo di Dio e come tali non sono del tutto esclusi dalla comunione conla Chiesa, anche se non sono nella ‘pienezza’ della stessa comunioneecclesiale, si mettano in atto forme di attenzione e di vicinanzapastorale. Ogni comunità ecclesiale, di conseguenza, li consideriancora come suoi figli e li tratti con amore di madre, preghi per loro,li incoraggi e li sostenga nella fede e nella speranza».È stata stimolata la comprensione che il fallimento di un matrimo-

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nio non esclude dalla infinita bontà e tenerezza di Dio e che ilnuovo legame non cancella la fede né annulla la comunione batte-simale con la Chiesa.Fede e comunione che si alimentano con il dono della parola di Dio,della preghiera come dialogo col Signore, forza e cuore permanentedel vissuto credente, con il dono della fraternità come apertura confi-dente con quanti ci sono a fianco, con il dono della carità, come gioiadi dare e di fare della propria vita un’oblazione vivente, sul model-lo di quella di Cristo sulla croce, non dimenticando mai che tuttisaremo giudicati sull’amore.Doni e grazie che i divorziati ri-sposati o ri-accompagnati sono in gradodi coltivare mediante un sincero rapporto con Dio, abbandonandosi alsuo infinito amore e vivendo una propria storia di salvezza.Il cammino con i separati è stato un’esperienza che ha comportatoun arricchimento reciproco di grazia, facendo comprendere comela storia della salvezza possa passare anche attraverso la croce dellaseparazione, in quanto, come ebbe a dire a Milano papa BenedettoXVI, la sofferenza dei separati e divorziati è la sofferenza dellaChiesa che è sacramento di salvezza e anche quell’ospedale dacampo chiamato a curare le ferite dell’umanità, come recentementeha sottolineato papa Francesco.

Maria Grazia e Luciano PalombellaCollaboratori Ufficio Famiglia

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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Settore Vita consacrata. Monastero S. Giuseppe (Bari)Appunti su quanto si è realizzato

in onore della beata Elia di S. Clemente fino ad oggi

C’è un profondo legame che unisce la beata Elia di San Clemente allasua e nostra città di Bari. Un legame che ora, in prossimità dellamemoria liturgica del 29 maggio, vogliamo brevemente ripercorrere. Lei stessa, in una pagina autobiografica, ci informa che il giorno stes-so della sua nascita (17 gennaio 1901) venne sgominata una bandacriminale cittadina che da tempo opprimeva la popolazione con vio-lenze e soprusi. È un primo debito di riconoscenza che abbiamo versodi lei, oltre che un invito ad affidarci alla sua intercessione anche perquesto tipo di problemi, oggi più attuali che mai. Dopo quell’episodio, la sua storia registra anni di nascondimentosilenzioso, una vita ordinaria e dall’apparenza “inutile” tra la casa,la chiesa, il monastero: istruzione molto limitata, semplici occupa-zioni domestiche, nessuna occasione per imporsi all’attenzionealtrui (le fuggiva come la peste!), ma tanta passione per l’apostola-to e un immenso amore per Gesù e la Madonna. Infine, una preco-cissima morte “inutile” all’età di 26 anni, nel giorno di Natale 1927:una malattia la portò via in fretta, quando già le sue qualità faceva-no intravvedere alle consorelle un avvenire promettente o almeno“utile” per la comunità.Ma la vera attività di suor Elia cominciò proprio in quel momento:passati pochi giorni, una sua conoscente, in pericolo di vita per una

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grave malattia, recuperò improvvisamente la salute dopo averlasognata. Questa è solo la sorgente di un ininterrotto ruscello di pic-coli e grandi favori elargiti a quanti si sono rivolti a lei. Molto spes-so si è trattato di casi semplici, qualche problema di salute, preoc-cupazioni di lavoro o di famiglia, disagi spirituali, anche qualchestudente in difficoltà con gli esami: lei era stata istitutrice in edu-candato e conosceva queste ansie. Ma non mancano vicende piùimpegnative. Molti devoti, in tutti questi anni, si sono recati allacappella del Cimitero dove è stata sepolta fino al 1954 (anno in cuile sue ossa vennero traslate nella cappella del monastero) e dovetutt’ora è presente una sua fotografia: ancora oggi - sia pure moltopiù raramente di prima - vengono deposti fiori e lumi. La causa di beatificazione fu ufficialmente introdotta presso laSanta Sede il 20 giugno 1980, dopo le procedure diocesane di rito;ma poi passò ancora altro tempo prima del riconoscimento dellesue virtù eroiche da parte della Congregazione per le cause deisanti, che si muove con la doverosa prudenza. L’11 dicembre 1987venne finalmente pubblicato il sospirato decreto che la dichiaravaVenerabile, mentre si pregava intensamente per ottenere la grazia diun miracolo: infatti le relazioni di guarigione pervenute, inclusa laprima del 1928, apparivano tutte insufficienti quanto a documen-tazione medica.Finalmente, nel 2002 la piccola suora barese ottenne da Dio la tota-le guarigione di un ammalato che “secondo logica” avrebbe sì potu-to sopravvivere grazie alle tempestive cure mediche, ma solo conlimitazioni permanenti, fisiche o mentali. E così il 19 dicembre2005 Benedetto XVI firmò il decreto di riconoscimento del miraco-lo e di approvazione della beatificazione: il primo di questo genere,per lui, a pochi mesi dall’elezione.Tutti ricordiamo la solenne liturgia che, il 18 marzo 2006, ha intro-dotto Teodora Fracasso/suor Elia nel novero dei beati, affidandolaal culto pubblico della nostra chiesa locale. Forse sono in minornumero quanti ricordano un particolare in sé piccolo ma significa-tivo, una di quelle “coincidenze” di cui il Signore ama disseminarela nostra storia quotidiana. Pochi giorni prima, il 7 marzo 2006,erano stati traslati nella cripta della Cattedrale di Bari i resti del-l’arcivescovo Mariano Magrassi, che aveva molto amato suor Elia emolto si era adoperato per la sua causa, conquistato dalla bellezza

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della sua anima limpida e dalla profondità dei suoi scritti. Avevaanche pubblicato un suo profilo biografico (Un piede sulla terra e unoin cielo), oggi purtroppo esaurito. E la beata Elia, capace di ricono-scenza come tutti i veri santi, ha voluto ringraziarlo così, chiaman-dolo vicino a sé in occasione di quella grande festa, che non era suapersonale ma di tutta la diocesi, anzi di tutta la popolazione. E ricordiamo tutti anche la commozione con cui accogliemmo quellasera la notizia che il giorno dedicato al culto liturgico della beata veni-va fissato al 29 maggio, per commemorare un evento straordinarioche la Provvidenza aveva voluto regalarci esattamente un anno prima:la visita a Bari del neo-eletto Papa Benedetto XVI per la celebrazioneeucaristica in occasione del Congresso Eucaristico Nazionale, il 29maggio del 2005.In mattinata nella chiesa di S. Croce, nel cui territorio è ubicato il nostromonastero, il card. Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione per lecause dei santi, aveva benedetto una cappella in onore della beata Elia,in cui è stata esposta alla venerazione dei fedeli l’urna che il 6 novembre1954, in occasione della prima ricognizione delle ossa, accolse i restimortali di suor Elia e li custodì fino all’ultima ricognizione del 2005. Una bellissima icona, opera di Maria Teresita Ferrari Donadei,rende gradevole la sosta orante innanzi all’urna e alla composizio-ne artistica che sintetizza sia i vari momenti della vita familiare emonastica della beata, sia la persona e i riferimenti più significatividella vita carmelitana.Un’altra icona, qualche tempo dopo, è stata realizzata all’ingressodella chiesa di Maria SS. del Rosario in Piazza Garibaldi.

* * *

E dopo di allora? La sua gente ha continuato a manifestarle in millemaniere gratitudine e venerazione. Vogliamo riassumere qui, breve-mente, le tappe salienti di questa seconda parte del cammino. Ricordiamo innanzitutto la consuetudine delle Adorazioni eucari-stiche che si susseguono ininterrottamente (con la sola pausa esti-va) su proposta e iniziativa del Vice Postulatore dal settembre 2006

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ad oggi, il 29 di ogni mese o nei giorni contigui, nella cappella delMonastero S. Giuseppe dove la beata è vissuta. L’animazione è affi-data a parrocchie della diocesi o ad altre realtà ecclesiali locali, conpreghiere, canti, meditazioni su testi di suor Elia e spazi di silenzioadorante: e per chi, come noi, ha il privilegio di essere ogni voltapresente, è motivo di grande gioia e gratitudine constatare la viva-cità e la varietà delle proposte, delle iniziative, degli stili. La Chiesaè viva e noi possiamo testimoniarlo: tutti danno il massimo peronorare il SS.mo Sacramento dell’altare ispirati dagli scritti dell’a-matissima beata.Ogni anno, poi, si celebrano in Monastero S. Messe cantate in occa-sione di particolari ricorrenze: la sua nascita (17 gennaio), la morte(spostando la celebrazione, per ovvie ragioni liturgiche, al giorno 26dicembre), l’anniversario della beatificazione (18 marzo); e natural-mente la memoria liturgica del 29 maggio, nella cui ricorrenzal’Arcivescovo mons. Cacucci presiede la S. Messa solenne.Altre iniziative di culto sono sorte qua e là: ricordiamo ad es. un’al-tra consuetudine più recente, quella di riservare a suor Elia ognianno un appuntamento nell’ambito della manifestazione cittadinaNotti Sacre, che coinvolge la popolazione nelle vie del Borgo Anticocon eventi di vario genere a sfondo culturale, musicale, artistico. Apartire dal 2010 una serata viene sempre dedicata alla recita pub-blica del S. Rosario: le meditazioni dei Misteri e le Litanie sono rica-vate dagli scritti della beata. Ricordiamo anche che il 22 giugno 2011 la sezione locale dell’U-nione Apostolica del Clero (UAC) organizzò un incontro di pre-ghiera e adorazione nella nostra chiesa. Pochi mesi dopo, il 10 set-tembre, in preparazione alla ricorrenza del 50° di sacerdozio delVice-Postulatore, mons. Alberto D’Urso, la comunità parrocchialedi S. Croce si raccolse attorno alla beata Elia per una veglia di pre-ghiera e di ringraziamento al Signore.Altra iniziativa: nel 2001, nel centenario della nascita di suor Elia, lasua comunità carmelitana aveva fatto affiggere una targa comme-morativa sulla facciata della sua casa natale, in Piazzetta San Marconel borgo antico: qualche anno dopo, per ispirazione spontaneadella pietà popolare, qualcuno volle allestire lì accanto un piccolo“altarino” pensile, con il suo ritratto e qualche fiore. La beata Elia,dunque, è entrata a buon diritto fra i “santi di strada” tanto amati

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dai residenti del quartiere antico: e se lo merita, per l’impegno cheda laica ha sempre dedicato alla sua gente sul piano sia materialeche spirituale. Anni dopo un’altra lapide è stata collocata in Cattedrale, su inizia-tiva personale dell’Arcivescovo, per ricordare la solenne beatifica-zione che fu - per singolare “coincidenza” - una delle poche, se nonl’unica, presieduta direttamente dall’Ordinario locale alla presenzadel Prefetto della Congregazione per le cause dei santi, card. SaraivaMartins. La benedizione della lapide ha avuto luogo il 29 maggio2009, nell’ambito di una celebrazione eucaristica presiedutadall’Arcivescovo stesso, alla presenza dello stesso cardinale.Dall’aprile 2009, poi, un quadro raffigurante la beata Elia è presen-te nella cappella dell’Ateneo barese, dono del prof. FrancescoSaponaro, oggi defunto, docente di criminologia nella Facoltà diGiurisprudenza, grande devoto della beata e amico della comunitàmonastica: anche alcune parrocchie baresi hanno ricevuto unacopia di questo dipinto, grazie alla generosità del donatore.Perfino a Lourdes, nella Basilica S. Pio X, per un periodo di tempoè stata esposta per alcuni anni una grande effige della beata: l’8novembre 2007 mons. Zambelli, allora rettore dei Santuari diLourdes, ospite a Bari del Vice-Postulatore, visitando anche i luoghidi suor Elia e la comunità monastica, entusiasta prese questa ini-ziativa. L’immagine saltuariamente ancora oggi viene ripropostaalla venerazione dei pellegrini.

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Non sono mancate, poi, le iniziative strettamente “laiche”. Il 3novembre 2007 il tratto di strada prospiciente il Monastero S.Giuseppe venne ufficialmente intitolato alla “Beata Elia di SanClemente”, con una breve e suggestiva cerimonia alla quale parteci-parono le Autorità locali.Il 29 maggio 2009 venne rappresentata in Cattedrale, alla presenzadel nostro Arcivescovo, l’opera lirica Elia, con testi del giornalistaEnzo Quarto, ampie citazioni dagli scritti della beata e musica di

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Giovanni Tamborrino. Nella splendida cornice romanica, la moder-nità delle armonie, dei balletti e dello stile recitativo crearono un con-trasto di indubbio effetto, valorizzato dalle luci e da alcune trovatesceniche di notevole impatto, come quella di affidare il personaggiodi suor Elia a due distinte artiste: una voce recitante (e cantante) fuoriscena, con il difficile compito di esprimere il suo animo, e una dan-zatrice in erba che impersona in scena Teodora e che, al termine dellospettacolo, si allontanò con una commovente coreografia mentre uncalice disseminava “piccole ostie” al suo passaggio. Il pubblico - comeabbiamo potuto vedere nel DVD successivamente divulgato - hamolto apprezzato, tanto che l’opera è stata successivamente replica-ta. In contemporanea era stata allestita nella sacrestia dellaCattedrale una mostra di dipinti della pittrice Teodora Carone, cheaveva come titolo un pensiero tratto dagli scritti della Beata Elia:“Bisogna saper fiorire dove Dio ci ha seminati”.Tra le produzioni artistiche, ricordiamo anche la composizione tea-trale del giornalista Vittorio Stagnani (Quello strano reportage sullaBeata Elia), che ha riscosso un buon successo nelle diverse rappre-sentazioni nel teatro della parrocchia S. Croce in Bari. Lo stessoArcivescovo ha voluto essere presente alla replica del 9 gennaio2010. Non abbiamo potuto vederne alcuna registrazione filmata,ma ci sono stati riferiti giudizi positivi da parte di chi era presente:il ricavato del botteghino venne devoluto in beneficenza.

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Per passare ad altro settore, segnaliamo che la produzione letterariasu suor Elia sta registrando un incremento graduale ma costante.Oltre all’edizione critica completa degli Scritti e delle Lettere a curadel prof. Giuseppe Micunco, vi sono diversi libri che parlano di lei,a partire dalla prima biografia scritta nel 1938 da una consorella,amica ed estimatrice: la Madre Anna di Gesù, che nel 1920 la videentrare in monastero come giovanissima postulante e che poi, inqualità di priora, avviò e seguì con saggezza la procedura di beatifi-cazione nelle prime difficili fasi. Questo libro è prezioso perché nasce dal cuore di chi l’ha conosciu-ta in profondità e l’ha amata: purtroppo anch’esso è esaurito.Dopo questa, altre pubblicazioni piccole e grandi hanno continua-

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to ad accompagnare suor Elia negli anni, dalle mini-antologie discritti dei primi tempi, ad alcuni preziosi libretti biografici che nepresentano brevemente ma efficacemente la storia e l’anima (p.Domenico Mondrone, don Sabino Palumbieri...); dalle prime biogra-fie complete (madre Anna, mons. Mariano Magrassi, p. AlessandroPaolini, suor Nicla Spezzati, prof. Giuseppe Micunco, p. ClaudioTruzzi, Cristiana Dobner) ai volumetti biografici agili di sapore pastoraledi mons. Alberto D’Urso, autore anche di raccolte di pensieri comeCorde d’Arpa o come il recente libretto di meditazioni La gioia di pre-gare (che contiene tra l’altro anche il già citato Rosario). L’ultimafatica, in ordine di tempo, è il saggio storico-biografico del prof.Giuseppe Micunco Il seme e il fiore, molto curato sul piano delladocumentazione, che il 15 maggio 2013 è stato presentato al pub-blico nella cappella del Monastero da mons. Salvatore Palese, diret-tore del Centro Studi Storici della diocesi, e dall’apprezzata relatri-ce suor Grazia Loparco, F.M.A, docente di Storia della Chiesaall’Università Auxilium di Roma.E perché non aggiungere in questa sede anche una tesina sulla beataElia, compilata da una studentessa della Facoltà Teologica Pugliese,Maria Michela Sasso, nell’anno accademico 2009-2010?

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Ininterrotto, poi, è l’afflusso di persone che si rivolgono alla comunità -di persona ma anche per telefono o per lettera - chiedendo soprat-tutto preghiere, ma anche immaginette, piccole pubblicazioni,medagliette, copia dei testi liturgici: impossibile dire quante sianostate, dal 1928 ad oggi. L’archivio del Monastero custodisce oltre 1300 lettere che riguardano laBeata Elia: questo conteggio non comprende le relazioni di graziemandate per lettera (ne parleremo fra poco), le testimonianze scrit-te pubblicate nella Positio della causa di beatificazione, le Letterepostulatorie per l’introduzione della causa stessa e tutto il nutritocarteggio con la Postulazione e con altri protagonisti delle varie fasidel processo.

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In gran parte si tratta di persone semplici che hanno sentito parla-re di lei e chiedono informazioni, materiale devozionale, preghiere.Di queste, più di 900 si riferiscono al periodo che va dalla sua mortealla beatificazione (una media di circa 10 lettere all’anno, natural-mente distribuite in maniera molto irregolare nell’intero periodo):di esse un centinaio provengono da persone vicine alla comunitàmonastica o alla famiglia Fracasso, in occasione di ricorrenze, anni-versari, celebrazioni ecc.; 24 lettere sono state inviate da personaggisignificativi, per motivi diversi (ad es. la sorella di Teresa di Lisieux,cioè madre Agnese, e poi la Priora che le è subentrata; Jean Lafranceche con un umile bigliettino chiede materiale illustrativo su suorElia; il carmelitano fra Immacolato Brienza, del quale è in corso diaccertamento la fama di santità; alcuni vescovi; un piccolo numerodi amiche intime o ex-allieve); 23 lettere inviate alla comunità o aifamiliari dal p. Elia di S. Ambrogio, direttore spirituale della beata,dopo la morte di lei; le rimanenti (approssimativamente 750) pro-vengono da gente comune.Nei nove anni tra la beatificazione e la data odierna, poi, sono giun-te in monastero altre 455 lettere che, rispetto alle precedenti, copro-no un’area geografica più vasta (figurano anche sporadici messag-gi da Singapore, Arabia Saudita, Australia): in media, circa 50 lette-re annue, con un afflusso più regolare nel tempo.Siamo naturalmente consapevoli che i raggruppamenti numericidistorcono sempre un po’ la realtà, che è fatta non di numeri ma dicasi singoli, le cui caratteristiche sfuggono ad ogni catalogazione.Ad esempio, anche nel carteggio “ufficiale” relativo agli adempi-menti burocratici dei processi, talvolta si ritrovano inattese postillesull’influsso della beata nella vita personale dello scrivente: come ilsimpatico caso di quel sacerdote che, oppresso da un intenso mal ditesta dopo una giornata di lavoro per suor Elia, le chiese soccorso e,non avendo a disposizione alcuna immaginetta di lei, poggiò sulcuscino una biografia che la raffigurava in copertina: in tal modo -scrive - poté dormire tranquillamente, senza alcun dolore.Le telefonate, poi, nessuno le ha mai contate: sono quasi quotidiane.

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Le grazie ricevute: quelle riferite per lettera e chiaramente definitecome tali dagli scriventi sono 161, dalla sua morte fino alla beatifi-cazione: per il periodo successivo, il conteggio non è stato fatto,però nessuna lettera in arrivo ha colpito per l’eccezionalità del con-tenuto, nel qual caso sarebbe stata subito isolata dalle altre e custo-dita a parte. Vi sono anche diverse recenti grazie segnalate a voce (ènoto che ormai si ricorre sempre meno alle Poste), oltre alle letteregeneriche di apprezzamento e stima per la beata Elia nelle quali siaccenna anche a qualche non precisato sostegno da lei ricevuto. Frale relazioni posteriori alla beatificazione, qualcuna (orale) potrebbeanche essere importante e - qualora gli interessati fossero d’accordo- farebbe forse sperare in un proseguimento della causa verso lacanonizzazione. Ma ci affidiamo, in questo, ai tempi di Dio, che sameglio di noi quando e come intervenire. Nello scorso mese di marzo, il nuovo Postulatore generale deiCarmelitani Scalzi, p. Romano Gambalunga, è venuto a Bari ospitedel Vice Postulatore, mons. Alberto D’Urso, tra l’altro per conosce-re mons. Vito Bitetto, Postulatore generale della diocesi, il prof.Giuseppe Micunco e la comunità carmelitana.

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Suor Elia riceve tante visite di persone che frequentano la nostrachiesa più o meno assiduamente, partecipano alla S. Messa e passa-no a “salutarla” prima di uscire. Qualche devoto lascia anche brevimessaggi o fotografie di persone care accanto all’urna dei suoi resti.Oltre a queste, segnaliamo anche qualche visita “singolare”: il 18ottobre 2006 la beata ha potuto incontrare “di persona” la suagrande amica e maestra santa Teresa di Gesù Bambino, nel giorno in cuile sue reliquie vennero offerte alla venerazione della popolazionebarese presso la parrocchia S. Maria del Monte Carmelo e - per qual-che ora - anche nella nostra chiesa, proprio davanti all’urna di suorElia. Il 19 dicembre 2009 furono invece le reliquie dei genitori disanta Teresina, i beati Luigi e Zelia Martin, ad essere accolte nellanostra chiesa per una brevissima sosta nel loro pellegrinaggio.

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Particolare gioia, poi, ci ha dato la visita del Postulatore e della VicePostulatrice della beata Chiara-Luce Badano (il vescovo emerito S.E.mons. Livio Maritano e la sig. Maria Grazia Magrini, nell’aprile2012). Ricordiamo infine una numerosa e vivace comitiva di tede-schi che, nel corso di un pellegrinaggio ad alcuni santuari italiani(maggio 2010), inserì nell’itinerario anche una visita alla tombadella beata Elia, conosciuta tramite brevi note biografiche pubblica-te in Germania: il loro sacerdote volle anche celebrare la S. Messa, inlatino data l’impossibilità di reperire a Bari un messale in tedesco! Nessuno ha mai contato, infine, i singoli fedeli, sacerdoti, religiosi,comunità parrocchiali, gruppi di aggregazione che chiedono dipoter trascorrere qualche ora di raccoglimento nella nostra cappel-la, o di entrare un attimo per una preghiera sulla sua tomba, o di farcelebrare S. Messe per affidare le loro intenzioni particolari all’in-tercessione della beata. Da qualche anno, poi, molti devoti la pos-sono incontrare sul sito internet che un laico, Antonio D’Amore, haideato, costruito e continuamente aggiorna con informazioni ediniziative: l’ultima, poche settimane fa, è stata la convocazione diun piccolo gruppo sulla tomba della beata, per uno spazio di pre-ghiera e di adorazione.

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Prima di concludere, non possiamo dimenticare la compiantaMadre Assunta del Divino Amore, che ha instancabilmente opera-to per lunghi anni per suor Elia, ne ha raccolto la documentazione,ha contribuito a diffondere e mantenere viva la memoria, ed hasupportato il lavoro del Vice Postulatore - in perfetta sintonia divedute e piena collaborazione - nel delicato incarico di seguirepasso passo il Processo di beatificazione che, come è normale, si èprotratto a lungo con alti e bassi. Il 29 agosto 2013 Madre Assuntaè andata a raggiungere la sua amatissima sorellina in cielo: proprioil giorno 29... è un’altra “coincidenza”?

Le Monache Carmelitane Scalze del Monastero S. Giuseppe

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In comunione con Papa Francesco «siamo vicini a tutti i missiona-ri e le missionarie, che lavorano tanto senza far rumore, e danno lavita» (Angelus 20 ottobre 2013, Giornata Missionaria Mondiale).Il 24 marzo 2014, abbiamo celebrato anche nella nostra diocesi diBari-Bitonto la 22ma Giornata di preghiera e di digiuno in memoriadei missionari martiri. Alle ore 20.00 siamo in tanti - provenientidalla città e da numerosi paesi della diocesi - all’ingresso delSeminario, attorno alla croce illuminata che ricorda il sacrificio diamore di tanti sacerdoti, religiosi/e, fedeli laici e laiche. Quantinomi e quante storie! A volte sconosciute, spesso nascoste voluta-mente a noi.Questa sera facciamo memoria viva della passione di Cristo, dellapassione di ogni uomo, seguendo la croce “fiorita”, addobbata afesta, corona dei santi Martiri, attorniata da cinque lumi colorati,segno dei cinque continenti: il verde per l’Africa, il rosso per leAmeriche, il bianco per l’Europa, l’azzurro per l’Oceania, il gialloper l’Asia. Brilla in primo piano la lampada rossa dell’AmericaLatina, poiché in questa terra, per il quinto anno consecutivo, siregistra il numero più elevato di operatori pastorali martiri per ilVangelo. Ogni fedele convenuto per la preghiera reca con sé un pic-colo cero acceso, simbolo di amore e di quotidiana testimonianzasolidale, mentre la processione si snoda verso la chiesa del Buon

Settore Evangelizzazione. Ufficio Missionario

Dare la vita per Gesù senza far rumoreXXII Giornata in memoria dei Missionari Martiri

(24 marzo 2014)

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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Pastore, ove il Coro ecumenico diocesano sostiene il canto corale diingresso “Spirito del Dio vivente”. Alla preghiera per i martiri abbiamo dato la connotazione ecume-nica anche nella preparazione, in stretta collaborazione tra UfficiMissionario e Caritas, Fondazione Migrantes, Segretariato perl’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso.La parola si fa immediatamente preghiera attraverso il cantico trattodal Libro della Sapienza (3, 1-9): «Le anime dei giusti sono al sicu-ro nelle mani di Dio (...). Agli occhi degli stolti la loro morte parveuno sfacelo, ma essi sono nella pace (...). Dio li ha messi alla provae li ha trovati degni di vivere con lui», intervallato dal ritornello del-l’assemblea: «Nada te turbe, nada te espante, quien à Dios tiene,nada le falta. Solo Dios basta!».Dalla preghiera all’ascolto: «Non siete voi a parlare, ma è lo Spiritodel Padre vostro che parla in voi» (Matteo 10, 16-25), cui segue ladanza etnica “Signore, pietà!”, animata da ragazze di diverse comu-nità linguistiche, guidate da suor Inocência Maria Gregis.Infine la Parola si traduce in testimonianza: la preziosa puntualizza-zione tratta dagli scritti di sant’ Agostino «Il prezzo di queste mortiè la morte di uno solo, il Cristo che, se non fosse morto, avrebbelasciato il chicco di grano nell’impossibilità di moltiplicarsi» (Disc.329), dà l’input alla breve ed incisiva riflessione di un missionariocomboniano: «Per noi cristiani il martirio è la testimonianza di unincontro che ci ha afferrato, coinvolto e che non possiamo abban-donare, né dimenticare».Prima di far memoria di alcuni testimoni che hanno segnato la sto-ria dei recenti secoli sino ai nostri giorni - da Teresa di Lisieux aCharles De Foucauld, da Dietrich Bonhoeffer ad Annalena Tonelli,da Dorothy Stang al nostro condiocesano don Franco Ricci - ilsacerdote presidente ha invitato ad esprimere gratitudine al Padredi ogni dono perfetto, per aver consentito a tanti nostri fratelli esorelle di fede di essere germe di nuovi cristiani. Quindi ha invitatoi presenti ad invocare la loro fraterna intercessione come sprone peruna nostra testimonianza decisa, umile e feconda, poiché «la nostradebolezza è molto aiutata dalla loro fraterna sollecitudine»(Concilio Vaticano II, Lumen gentium, n. 49). Infine il presbitero hasollecitato un ricordo di affetto e di preghiera per don Franco Ricci,nella certezza che «l’unione di coloro che sono in cammino [sulla

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terra] coi fratelli morti nella pace di Cristo non è minimamentespezzata, anzi, secondo la perenne fede della Chiesa, è consolidatadalla comunicazione dei beni spirituali» (ib.)Con il Padre nostro composto dal card. Sou-Hwan Kim (1922-2009),seguito dal fraterno segno di pace, abbiamo concluso questo inten-so momento di preghiera, mentre il Coro ecumenico ha eseguito ilcanto finale Hava Nagila (“Rallegriamoci”), che l’assemblea ha con-diviso festosamente.

don Ambrogio AvellutoDirettore Ufficio/Centro Missionario

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Settore Evangelizzazione. Ufficio/Centro Missionario

XIII edizione del Concorso Missionario “Don Franco Ricci”Africa: forza e fragilità di un continente.Quale solidarietà? Quale responsabilità?”

«Una spinta che fa aprire le porte alle proprie capacità di amoreverso gli altri». Quest’affermazione,, pronunciata dall’ex Presidentedella Repubblica Oscar Luigi Scalfaro in occasione di una premia-zione promossa dalla Fondazione Italiana del Volontariato il 5dicembre 1992, espresse bene il contenuto e la finalità della 1a edi-zione del Concorso missionario “Don Franco Ricci”, banditodall’Ufficio/Centro Missionario di Bari-Bitonto, a conclusione del2001, dichiarato “Anno del Volontariato” dall’Organizzazione delleNazioni Unite.Il concorso, in origine destinato alle scuole secondarie di I gradostatali e non statali dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto, negli anni suc-cessivi è stato esteso anche alle scuole primarie e secondarie di IIgrado ed ai gruppi, movimenti e associazioni operanti anche oltre ilterritorio diocesano. “Africa: forza e fragilità di un continente. Quale solidarietà? Qualeresponsabilità?” è stato il tema della XIII edizione del concorso,bandito dall’Ufficio/Centro Missionario Diocesano per l’anno2013-2014. Due le novità introdotte nel bando di quest’anno. Laprima, l’estensione della partecipazione agli studenti universitari e,la seconda, la possibilità per i vincitori di optare fra buoni-libro ebrevi soggiorni missionari presso la Missione diocesana in Albania,ove opera con zelo il sacerdote barese Fidei donum don CarmineLeuzzi dal lontano 1996.La cerimonia di premiazione si è svolta il 17 maggio 2014, nell’au-la magna “Attilio Alto” del Politecnico di Bari. Inoltre, il 31 maggio,

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successivi riconoscimenti sono stati consegnati ai concorrentiprimi classificati nell’ambito della “Festa dei Popoli” (parco Perotti31 maggio, 1 e 2 giugno 2104), dedicata a Nelson Mandela, DanieleComboni e Franco Ricci.Sedici le scuole partecipanti, di cui 3 scuole primarie, 8 scuolesecondarie di I grado e 5 scuole secondarie di II grado. Vi hannopartecipato anche 3 gruppi parrocchiali. Circa 500 i partecipanti alconcorso, grazie anche all’impegno profuso dagli insegnanti, daglieducatori e, in particolare, dai dirigenti scolastici che hanno aderi-to all’iniziativa. Lodevole il lavoro svolto da alcuni docenti chehanno saputo coinvolgere gli studenti nel riflettere su tematiche diimportanza etica, storica e sociale in un’epoca così difficile. Questii riconoscimenti assegnati.

Scuole primarie. 1° premio: Classe V C, 27° C. D. “Duca D’Aosta” Bari-Palese; 2° premio: Classe IV e V “Pietro Alberotanza” Bari; 3° premio:Classe III A, “Pietro Alberotanza” Bari. Segnalazione della giuria:Dominga Milella, Classe III D, II C. D. “P. Giovanni XXIII” Triggiano.

Scuole medie inferiori. 1° premio: Fabrizio Di Terlizzi, Classe II A,“Michelangelo” Bari; 2° premio: Valentina Malerba – Gaia Perrulli,Classe III I, “Dante Alighieri” Modugno; 3° premio: GiadaCaricola – Barbara Fusco – Alessandra Loiudice – Gaia Loiudice -Martina Squicciarini, Classe II B, “Amedeo D’Aosta” Bari.Menzione speciale della giuria: Guido Giaquinto, Classe III B, “D.Cirillo” Bari; Katia Dellino – Marialaura Fusillo– MariantoniettaScardillo, Classe III A, “Dante Alighieri” Sammichele di Bari; MariaGrazia D’Aquino –Eugenia Paolillo – Roberta Guerrieri– MirellaPapapicco, IIII A - I.C.S. “A. Gabelli” S.S.I. “A. Moro” Bari-S.Spirito;Marianna Degennaro, Classe III D, “Anna De Renzio” Bitonto.Segnalazione della giuria: Anna Busto – Mariagrazia Pugliese –Mary Squicciarini, Classe IIII B, “Dante Alighieri” Sammichele diBari; Walter Bonfantino – Isan Myshketa, Classe IIII A, “DomenicoCirillo” Bari; Aurora Ragone, Classe IIII C, “Domenico Cirillo” Bari;

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Silvia Lorusso, Classe III C, “Domenico Cirillo” Bari; Dario Lagioia,Classe II E, “Capozzi Galilei” Valenzano.

Scuole medie superiori: 1° premio: Marco Greco - Classe III A - L. G.“P. V. Marone” – Gioia del Colle; 2° premio: Versilio Martinelli,Classe V– Am Itc “ Vivante-Pitagora” Bari; 3° premio: Classe IV B- L.S. “E. Amaldi” Bitetto. Menzione speciale della giuria: FedericaLisco – Francesca Basile – Winta Andebrhan, Classe III A S.I.A. –I.I.S.S. “Vivante Pitagora” Bari.

Gruppi, Movimenti, Associazioni. Menzione speciale della giuria: AgnesePastoressa Murgolo, Parrocchia “S. Silvestro-Crocifisso” Bitonto.Segnalazione della giuria: Classe I - Catechismo, Parrocchia “SanPasquale” Bari; Saverio Misceo, Classe III – Catechismo, Parrocchia“S. Ottavio” Modugno.

Novità di quest’edizione del concorso. In luogo del buono premio“Feltrinelli”, sei classificati hanno optato per un breve soggiornomissionario presso la Missione diocesana in Albania (28-31 luglio2014) e, precisamente: Alessandra Iuso, Valentina Malerba, GaiaPerrulli, Rosanna Regina, Marco Greco e Versilio Martinelli.

dott. Mario ConfortiUfficio/Centro Missionario Diocesano

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Il giorno 18 febbraio 2014, alle ore 19.00, presso l’aula sinodale“Mons. Mariano Magrassi”, si sono riuniti, in forma congiunta, ilConsiglio Presbiterale e il Consiglio Pastorale diocesano, convocatie presieduti dall’arcivescovo mons. Francesco Cacucci.Sono presenti: il vicario generale mons. Domenico Ciavarella e ivicari episcopali: don Ubaldo Aruanno, mons. Vito Bitetto, mons.Francesco Colucci, mons. Domenico Falco, p. Luigi Gaetani,O.C.D., mons. Angelo Latrofa.

All’ordine del giorno:– Verso il V Convegno Ecclesiale Nazionale a Firenze 2015: InGesù Cristo il nuovo umanesimo.– Varie ed eventuali.

Dopo la preghiera iniziale, tratta da Fil 2,6-11 e Gaudium et spes n.22,introduce don Alessandro Tanzi, il quale spiega che questa riunio-ne congiunta tra i due Consigli è a motivo dell’Invito che il comita-to preparatorio del Convegno ecclesiale di Firenze del 2015 ha este-so a tutte le diocesi di Italia, per chiedere un contributo alla prepa-razione di tale convegno il cui tema è “In Gesù Cristo il nuovo uma-

Consiglio Presbiterale DiocesanoConsiglio Pastorale Diocesano

Verbale della riunione congiuntadel 18 febbraio 2014

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nesimo”. L’incontro deve essere un confronto in ascolto reciproco apartire da quella che il comitato preparatorio ha voluto indicarecome traccia da approfondire.Per una preparazione adeguata è necessario far tesoro delle espe-rienze fatte in ciascuna diocesi a cominciare dall’ultimo ConvegnoEcclesiale di Verona. Siamo invitati ad una riflessione attorno aqueste aree tematiche:Le forme e i percorsi di incontro con Cristo nella pastorale ordina-ria dell’iniziazione cristiana come in altre forme di esperienze diannuncio e di evangelizzazione con attenzione ai nuovi contesti ealle nuove periferie esistenziali.Le difficoltà di credere e di educare a credere che oggi si sperimen-tano tenendo presente il confronto con il pluralismo culturale ereligioso che condiziona le scelte di fede personali e comunitarie.La mappa dei luoghi in cui avviene l’esperienza della fede.La domanda che sintetizza è: come la fede in Gesù Cristo illumina l’u-mano e aiuta a crescere in umanità?Le domande per la riflessione sono: come accogliere questa sfida?Come affrontare queste periferie del nostro tempo? Quale in parti-colare l’impegno dei laici, anche alla luce del recente convegno diSan Giovanni Rotondo? Quale luce può venire dal CongressoEucaristico Nazionale di Bari sulla domenica giorno del Risortodella Chiesa e dell’uomo?Prima della presentazione del tema si procede all’approvazione deiverbali dei precedenti incontri sia del Consiglio Presbiterale sia delConsiglio Pastorale.

Il tema dell’incontro è presentato dal prof. Giuseppe Micunco, ilquale specifica che la lettera del comitato non è un documento pre-paratorio al Convegno, ma un invito a intraprendere insieme uncammino. Un cammino che viene dai quattro convegni dei quattrodecenni precedenti:1976 Roma: Evangelizzazione e promozione umana;1985 Loreto: Riconciliazione cristiana e comunità degli uomini;1995 Palermo: Il vangelo della carità per una nuova società in Italia;2006 Verona: Testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo.Questi convegni si sono intrecciati con i programmi che decennioper decennio la CEI ha proposto a tutte le Chiese d’Italia. Al centro,

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il filo conduttore, è sempre l’evangelizzazione. Sempre desta è stataanche l’attenzione all’humanum. «Il Vangelo – dice la lettera delcomitato preparatorio – annunciato dalla Chiesa, illumina di sensoil volto dell’uomo e permette di intuire le risposte meno scontate aisuoi interrogativi più profondi». Il convegno si terrà a Firenze nellasplendida cornice della città che è simbolo della grandezza dell’uo-mo quando si lascia illuminare da Dio.La spinta a trattare questo tema viene dal Concilio Ecumenico inprimis e poi anche dai pontefici e dal magistero della Chiesa ingenere. Tutti i Papi, dal Concilio in poi, hanno nei loro testi richia-mato come urgente l’esigenza di fondare e rifondare un nuovoumanesimo, un umanesimo integrale, in un contesto di crisi innan-zitutto antropologica e quindi di identità dell’uomo.Benedetto XVI sottolineò nell’ambito del Convegno di Verona chela risurrezione di Cristo è un fatto avvenuto nella storia di cui gliapostoli sono stati testimoni e non certo creatori. Nello stessotempo essa non è affatto un semplice ritorno alla vita terrena: èinvece la più grande “mutazione” mai accaduta, il “salto” decisivoverso una dimensione di vita profondamente nuova, l’ingresso inun ordine decisamente diverso che riguarda anzitutto Gesù diNazareth, ma con Lui anche noi, tutta la famiglia umana, la storiae l’intero universo. Per questo la risurrezione di Cristo è il centrodella predicazione e della testimonianza cristiana dall’inizio allafine dei tempi. La sua resurrezione è stata dunque come un’esplo-sione di luce, un’esplosione d’amore che scioglie le catene del pec-cato e della morte. Essa ha inaugurato una nuova dimensione dellavita e della realtà, dalla quale emerge un nuovo mondo che penetracontinuamente nel nostro mondo, lo trasforma e lo attira a sé.Tutto ciò avviene concretamente attraverso la vita e la testimonian-za della Chiesa, anzi la Chiesa stessa costituisce la primizia di que-sta trasformazione che è opera di Dio e non nostra. Essa giunge anoi mediante la fede e mediante il sacramento del Battesimo, che èrealmente rinascita, trasformazione in una vita nuova. È ciò cherileva san Paolo nella Lettera ai Galati: «Non sono più io che vivoma Cristo vive in me» (Gal 2,20). È stata cambiata così l’identità

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essenziale tramite il Battesimo e io continuo ad esistere soltanto inquesto cambiamento. La fede cristiana compie, quindi, questonuovo umanesimo.Siamo invitati anche a tener conto della storia dell’umanesimo cri-stiano a partire dalla paideia greca e dall’humanitas latina, recepite earricchite dai padri della Chiesa nell’incontro con il messaggio cri-stiano, e poi dell’umanesimo medievale, inaugurato da sanFrancesco d’Assisi, e dell’umanesimo rinascimentale.Oggi l’umanesimo cristiano sembra essere soltanto una variabileminoritaria dei numerosi e differenti umanesimi che preferiscononon richiamarsi ad alcuna ispirazione evangelica. Scopo del conve-gno è quello di proporre alla libertà dell’uomo contemporaneo lapersona di Gesù Cristo e l’esperienza cristiana quali fattori decisividi un nuovo umanesimo. L’annuncio di Cristo è capace di interagi-re con chiese e confessioni cristiane, con le religioni e con le diversevisioni del mondo valorizzando tutti gli elementi positivi che lamodernità può offrire in abbondanza.Umanesimo non è solo visione dell’uomo in senso teologico-filoso-fico o teorico, ma è analizzare i problemi della cultura, della fami-glia, della politica, della convivenza sociale, della custodia del crea-to, della pace. Un umanesimo integrale, che riguardi cioè tutto l’uo-mo e tutti gli uomini.Il convegno deve avere un propositivo orizzonte di speranza. Nonsiamo chiamati ad un’analisi dettagliata e omnicomprensiva, bensìalla presentazione di un’esperienza, di un dono che si desidera con-dividere per un cammino di crescita comune.Guardando alle esperienze della nostra diocesi negli ultimi diecianni si può proporre, come esperienza propositiva, il CongressoEucaristico Nazionale del 2005, con particolare riguardo alladomenica come Dies hominis. In secondo luogo il Convegno regio-nale di San Giovanni Rotondo sia per l’aspetto della corresponsa-bilità dei laici quanto all’essere e all’agire della Chiesa sia per lo spe-cifico che l’impegno dei laici nelle realtà terrestri rappresenta inordine ad un umanesimo illuminato da una fede in Gesù Cristo.Per le vie attivate per il superamento delle difficoltà viene indicatala proposta pastorale per l’anno 2013-2014 dell’arcivescovo Mons.Cacucci: Verso le periferie della storia. Lo splendore della speranza, che daun lato si inserisce nella linea da anni avviata della pastorale mista-

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gogica e dall’altra privilegia un’attenzione alle periferie umane edesistenziali.– La lettera propositiva privilegia questi soggetti per la consultazione:– Consiglio presbiterale diocesano– Consiglio pastorale diocesano– Facoltà teologica pugliese e l’Istituto Superiore di Scienze Religiose– La Consulta e l’apostolato dei laici– Consigli pastorali vicariali– Consigli superiori dei religiosi e delle religiose.Le elaborazioni di questi soggetti devono pervenire entro fine apri-le perché entro fine maggio bisogna far pervenire al comitato unlavoro complessivo che tenga conto di tutti i contributi.

Dopo l’introduzione del prof. Micunco si lascia spazio agli inter-venti liberi dei presenti.Vengono condivise le seguenti notizie emerse dai lavori del comita-to preparatorio:Sarà approntata una scheda preparatoria per le diocesi in vista delConvegno.È stato fatto un invito alla concretezza. Occorre lavorare per indivi-duare/indicare un’esperienza significativa vissuta in diocesi. Occorrefare una mappatura di queste esperienze, di questi doni. Il criteriocon cui scegliere è quello comunicativo. Si sta preparando un sitonazionale in cui confluiranno le esperienze più significative di ognidiocesi. Tutto quello che non andrà sul sito nazionale dovrà conflui-re in un sito diocesano creato sul modello di quello nazionale.Saranno coinvolti anche l’Ufficio scuola (sarà proposto un concor-so) e l’Ufficio per la pastorale giovanile. Si richiede in modo esplici-to la partecipazione di una nutrita rappresentanza di giovani perogni diocesi.Viene avanzata la proposta di una “cattedra delle periferie”, permettersi realmente in ascolto di queste realtà.Si sottolinea come il desiderio del comitato preparatorio è che ilconvegno sia un convenire delle Chiese che sono in Italia, che nonsia funzionale a se stesso, ma che sia un evento ecclesiale capace di

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coinvolgere la base e interessi innanzitutto i giovani. Che non siaquindi un convegno accademico, ma che si lasci spazio alla narra-zione delle esperienze e al confronto delle esperienze. Un umanesi-mo pratico e non teorico.Una categoria che è ritornata nella riunione del comitato è stataquella della “profezia”. Un’altra categoria utilizzata è quella della“bellezza”. Non c’è umanesimo vero che non produca bellezza. Si èsottolineata, inoltre, l’importanza che sia un convegno aperto,capace di fare una riflessione non solo ad intra, rispetto alle espe-rienze della Chiesa, ma un convegno capace di dialogare, perchénon c’è un solo umanesimo, ma ci sono esperienze diverse di uma-nesimo. Un convegno che non finisca nella celebrazione stessa, mache rappresenti poi il cammino delle chiese che sono in Italia.Riprendendo gli Atti del convegno di San Giovanni Rotondo, vieneevidenziato l’impegno proposto ai nostri laici di «amare la nostraterra, coltivarla e custodirla con un amore intelligente, solidale,operoso e riconoscente». In questo si trovano molti aspetti dell’u-manesimo. Si propone, inoltre, di riprendere due relazioni delCongresso Eucaristico di Bari: quella di Paola Bignardi e quella dimons. Giuseppe Betori.Ci si chiede se lo scopo è individuare delle esperienze o riprendereuna serie di documenti, che è giusto conoscere, e se si sta effettiva-mente intercettando la richiesta fatta dal comitato.In Educare alla vita buona del Vangelo si sottolinea la necessità di parla-re del bisogno di significato e di felicità nelle persone. Questi sono itemi di cui la gente vuole parlare. Il Papa sottolinea anche l’assenzadella donna, anche all’interno della Chiesa. E poi, il tema del linguag-gio: se uno non legge mai un romanzo, non vede mai un film, non siinteressa di arte, che tipo di cambiamento può avere la sua vita?Si evidenzia una perplessità sull’impegno, il tempo e le risorse speseper la preparazione di un convegno. Il convegno è si un laboratorio,ma è pur sempre e solo un convegno. La preoccupazione primaria èinvece quella di domandarci, come diocesi, che accentuazionevogliamo dare proprio grazie al convegno. Certo dobbiamo aspet-tare le riflessioni e gli Atti del convegno, ma i problemi ci sono giànoti. La vita delle comunità deve concentrarsi su alcune urgenzeche sono scoppiate. Oggi – riprendendo le parole del Papa – una èla pecora rimasta nell’ovile e novantanove sono quelle da ricercare;

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e allora il problema è la vita concreta delle comunità. Dobbiamospostare l’attenzione sulla vita della nostra diocesi.Si propone di puntare l’attenzione su quanto il CongressoEucaristico di Bari ha aiutato a crescere in umanità il nostro popo-lo. Quanto la celebrazione eucaristica aiuta a non considerare nes-suno come “straniero”, perché vi è un’unica mensa; oppure quantonutrirci del corpo di Cristo porta al rispetto del corpo anche quan-do per esempio è in fin di vita. Occorre rileggere l’esperienza delCongresso a partire dalla ricaduta che ha avuto nella vita concretadella nostra gente, verificando se c’è stata questa ricaduta.Viene condivisa la riflessione vissuta in un vicariato in sede di pre-parazione alla presente riunione, che ha fatto emergere l’attenzioneall’incarnazione e quindi all’importanza della testimonianza deicristiani in questo mondo. “Testimonianza” nel senso di incarnarei valori cristiani senza mettersi etichette, ma anche senza “nascon-dersi nelle catacombe”.Si sottolinea come quello di Firenze potrebbe essere un convegnorilevante, perché noi stiamo vivendo una svolta ecclesiologica sullalinea data da Papa Francesco. Il rapporto tra Chiesa universale eChiese particolari esige una rilettura e il Papa sta evidenziando ilvalore e la centralità della Chiesa locale. Per questo il Comitato pre-paratorio dice di tener in grande considerazione l’insegnamento delPapa e l’Evangelii Gaudium in particolare.Si chiede se non sia vero che quando viviamo le periferie geograficheo esistenziali noi sperimentiamo come l’incontro con Cristo puòdare senso a ciò che non sembra avere senso. Non sono le periferieche possono generare un nuovo umanesimo? Bisogna vivere la “chie-sa in uscita” di cui parla il Papa. Viene proposta la rilettura di undocumento del 1976 di p. Mariano Magrassi, Liturgia e promozioneumana. Anche la liturgia può diventare strumento di promozioneumana. Un suggerimento viene anche dal cap. 4 della EvangeliiGaudium, dove si parla della «dimensione sociale» della evangelizza-zione: la questione sociale è dimensione costitutiva del kerygma.Si propone come modello quello dei Magi, che si muovono verso l’in-certo, vanno verso Cristo, partendo dagli ultimi per arrivare a Gesù.

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Si invita ad agganciare l’esperienza del convegno al lavoro fatto pre-cedentemente nella nostra diocesi. Il passaggio è quello dall’eccle-siocentrismo alla dimensione antropologica. Dalla dimensionedella Chiesa che ruota tutta attorno ai sacramenti ad una Chiesache ci fa toccare con mano le problematiche umane. Non si trattadi scegliere una strada o un’altra, una testimonianza o l’altra, mabisogna approfondire anche i contenuti. Il Congresso Eucaristicodi Bari ci aveva portati ad interrogarci sulla centralità della dome-nica; ora dobbiamo dire qual è la traduzione pratica di questa rifles-sione. Dobbiamo passare da una Chiesa “dei sacramenti” ad unaChiesa “dai sacramenti” e capire dove dobbiamo essere presenti,dove dobbiamo andare. Si propone un approfondimento dei nn.26,27,28,29,44,46 di Evangelii Gaudium.L’Arcivescovo sottolinea che l’esperienza che si richiede alla diocesideve evidenziare la dimensione di “Cristo uomo nuovo” (cfr GS 10).A questo proposito, ha ripercorso a grandi linee la storia che haportato a questo convegno, soffermandosi in particolare sui temiproposti dalla CEI negli ultimi quattro decenni: Evangelizzazione esacramenti (‘70), Comunione e comunità (‘80), Annunciare il vangelo dellacarità (‘90), Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia (2000) edEducare alla vita buona del Vangelo (attuale decennio). L’Arcivescovoha ripercorso poi brevemente la storia dei precedenti convegni.Per questo convegno – ha sottolineato l’Arcivescovo – non si puònon tenere conto dello stile e delle sottolineature proposte dall’at-tuale pontefice, Papa Francesco, non strettamente legato allanostra cultura europea, e che ci aiuta quindi a focalizzare la dimen-sione dell’uomo al di là della concezione eurocentrica. EvangeliiGaudium diventa quindi un confronto necessario.Da una parte, quindi, va considerato lo schema che dagli anni ‘70 ciaccompagna, lo schema Chiesa-mondo, e dall’altro c’è un invito adaprire alle varie dimensioni dell’umanesimo, tenendo presente glistimoli che vengono dal magistero di Papa Francesco, guardandoquindi alla cattolicità, all’intreccio tra Chiesa e storia, tra Chiesa esocietà, ripartendo dal mistero teandrico di Gesù Cristo.La figura di Papa Francesco scompone l’impostazione iniziale di que-sto convegno. Più che di evangelizzazione il Papa parla di annunciokerygmatico: annunciare l’essenziale del Vangelo. L’Arcivescovo pro-pone di pensare a questo convegno partendo da una lettura

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dell’Evangelii Gaudium e dal riprendere quella ricchezza immensa cheè venuta dalla nostra diocesi con il Congresso Eucaristico Nazionaledel 2005.Ricorda, inoltre, alcuni esempi concreti, a partire dalle sue visitepastorali. Di come, ad esempio, la parrocchia incida fortemente neltessuto sociale del nostro territorio: si pensi alla zona di Loseto. Nelborgo antico di Bari – e questo è forse frutto del CongressoEucaristico – in diverse chiese la domenica celebrano i georgiani, glietiopi, i rumeni, i luterani e i greco-ortodossi. Questo è un modo divivere la domenica ed è l’affermazione di un giorno che diventa pertutti giorno del Signore ed esprime le realtà di un’umanità nuova,di un dialogo nuovo, di ecumenismo. Accanto a questi aspetti posi-tivi possono poi emergere delle difficoltà da mettere in rilievo.

A conclusione l’Arcivescovo evidenzia come questo incontro sia ser-vito ad arricchirsi reciprocamente e come questo sia già un cammi-no giusto verso il convegno. Se questo si facesse anche in un consi-glio pastorale parrocchiale o vicariale vorrebbe dire saper già legge-re i segni dei tempi.

Terminata la discussione, l’assemblea si è conclusa alle ore 21.00con la recita del salmo 8.

I segretari

don Alessandro TanziConsiglio Presbiterale Diocesano

Antonio ColagrandeConsiglio Pastorale Diocesano

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NELLA PACE DEL SIGNOREDOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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Giovedì 6 marzo 2014, dopo un periodo di malattia vissuto con gran-de sofferenza fisica e con altrettanta accettazione cristiana, ha cessa-to di battere il cuore generoso di Matteo Dellerba. Nato a Rutiglianoil 10 ottobre del 1946, era stato ordinato diacono il 24 giugno del2001, insieme ad altri nove amici di cammino di formazione, per lemani di S.E. Mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto.Uomo di provata fede, ha fatto parte della Santa Famiglia di Nazareth,gruppo di Bari, con la moglie, Mimma, sin dal 1986. Rimasto vedovodell’amata Mimma, dopo circa un anno, aiutato da un sacerdote, haintrapreso il cammino di servizio, quale è quello diaconale, e dopo lasua ordinazione, gli è stata affidata la missione di collaboratore pres-so la parrocchia S. Maria La Porta in Palo del Colle. Dopo qualchetempo, venuto a mancare il Provveditore di Curia, nella persona delcompianto diacono Oronzo De Santis, ha ricevuto anche la missionepresso la Curia di Bari-Bitonto: non poteva essere trovato un piùdegno sostituto per detto incarico. Ha svolto, sino alla fine dei suoigiorni concessigli dal Signore, la missione di servo buono e fedele affi-datagli come padre e diacono, con responsabilità, umana competen-za e generosa umiltà: – come padre, il suo servizio amoroso è testimoniato dal vuoto e

grande dolore nei cuori dei suoi figli e nipoti;– come diacono in parrocchia, il suo servizio caritatevole, discre-

diac. Matteo Dellerba

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to e nascosto, è testimoniato dal grande dono della gioia dell’ami-cizia lasciato tra i giovani e i giovanissimi, e non soltanto, dellacomunità in cui viveva la divina liturgia, la catechesi e l’attenzionesmisurata per i poveri e i deboli;– come diacono in Curia, il suo servizio, amoroso ed inappunta-

bile, è testimoniato non solo dalla commozione dei tantissimi pre-sbiteri, diaconi, amici e collaboratori di Curia accorsi a vivere insie-me la preghiera nella celebrazione di commiato, ma anche dal ricor-do del suo sorriso e della sua costante amabilità che ha lasciato intutti come eredità.

Carissimo Matteo (rifuggivi il don per la tua umiltà, anche se ticompeteva), sei stato in questa vita “l’Angelo tutelare”, come ti hadefinito il nostro Arcivescovo (lo ha ricordato don Giosy che così glifu definito Matteo, al momento del suo ingresso di parroco in quel-la comunità); ora anche noi diaconi, tuoi confratelli, siamo sicuriche da Lassù continuerai ad esserlo per tutti coloro che ti ricorde-ranno: grazie Signore, grazie Matteo.

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DIARIO DELL’ARCIVESCOVODOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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1 - Alla sera, presso la parrocchia S. Gabriele dell’Addolorata inBari, celebra la S. Messa per la festa del Titolare.

2 - Al mattino, presso la parrocchia S. Maria Assunta in GrumoAppula, celebra la S. Messa.

- Alla sera, presso la parrocchia S. Maria di Monteverde inGrumo Appula, celebra la S. Messa.

3 - Alla sera, presso la parrocchia Cuore Immacolato di Mariain Bari, benedice ed inaugura la Via Crucis.

4 - Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa nella solennità diMaria SS. di Costantinopoli con la partecipazione dei vica-riati I, II, III e IV.

5 - Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa del Mercoledìdelle Ceneri.

6 - Al mattino, in Episcopio, presiede la riunione della Presidenzadella CEP.

- Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa con la partecipa-zione dei vicariati VII, VIII e IX.

7 - Al pomeriggio, presso la parrocchia S. Maria Assunta inPalo del Colle, celebra la S. Messa per le esequie del diaconoMatteo Dellerba.

8 - Alla sera, presso la parrocchia S. Antonio da Padova in Bari-Carbonara, benedice ed inaugura il nuovo campo sportivo.

9 - Al mattino, presso l’Oasi S. Maria in Cassano Murge, tieneil ritiro per i fidanzati.

Marzo 2014

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- Alla sera, presso la parrocchia SS. Redentore in Bari, celebrala S. Messa in occasione dell’inizio della peregrinatio del qua-dro della Madonna del Rosaio di Pompei.

10 - Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa con la partecipa-zione dei vicariati Bitonto-Palo del Colle, V e XII.

11- Al mattino, presso la Curia arcivescovile, presiede l’incontrodei direttori degli Uffici di curia con i vicari zonali.

- Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa con la partecipa-zione dei vicariati VI, X e XI.

12 - Alla sera, presso l’Hotel Sheraton Nicolaus in Bari, parteci-pa al convegno di studi organizzato dalla Facoltà TeologicaPugliese sul Concilio Vaticano II.

13-16 - Visita pastorale alla parrocchia S. Maria del Fonte in Bari-Carbonara.

15 - Al mattino, presso il Liceo Scientifico “G. Galilei” in Bitonto,incontra il mondo della scuola.

17 - Al pomeriggio, presso la basilica di S. Martino in MartinaFranca, partecipa alla cerimonia di attribuzione del Premio“Margiotta-Nicodemo”.

18 - Al pomeriggio, presso il Pontificio Seminario Regionale PioXI in Molfetta, incontra i seminaristi teologi. Successi-vamente tiene un incontro su “Il prete nel cinema italiano”.

19 - Alla sera, presso la parrocchia S. Leucio in Bitonto, celebra laS. Messa e inaugura il salone parrocchiale e il campo sportivo.

20 - Al mattino, in Episcopio, incontra il Collegio dei Consultori.- Al pomeriggio, in Episcopio, incontra il Consiglio per gli

affari economici della diocesi.- Alla sera, presso la parrocchia S. Nicola in Bari-Catino,

guida il cineforum sul film La strada di Federico Fellini.21 - Alla sera, presso il Politecnico di Bari, partecipa all’incontro

del card. Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglioper i laici, con le Aggregazioni laicali della diocesi.

22 - Alla sera, presso la parrocchia S. Giuseppe in Palo del Colle,celebra la S. Messa e benedice il nuovo confessionale.

23 - Al mattino, presso la parrocchia S. Gabriele dell’Addolorata inBari, celebra la S. Messa per il Rinnovamento nello Spirito.

24-27 - A Roma partecipa ai lavori del Consiglio Permanente dellaCEI.

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DIARIO DELL’ARCIVESCOVO

28 - Alla sera, presso la parrocchia SS. Sacramento in Bitonto,guida la catechesi comunitaria.

29 - Al mattino, presso l’Hotel Executive in Bari, partecipa alconvegno dell’Ordine dei Medici e dell’AMCI.

- Alla sera, presso l’Istituto Sacro Cuore in Bitonto, celebra la S.Messa nell’anniversario della morte di don Cosimo Stellacci.

30 - Al mattino, presso la Biblioteca “G. Ricchetti” in Bari, par-tecipa alla presentazione del volume Donne d’Italia di MariaChiaia, già Presidente del CIF Nazionale.

- Alla sera, presso la parrocchia SS. Crocifisso in Triggiano,celebra la S. Messa a conclusione della missione popolareparrocchiale per il 25° anniversario della parrocchia.

31 - Alla sera, presso la parrocchia S. Caterina d’Alessandria inBitonto, partecipa alla presentazione del volume sull’A.C.I.

Aprile 2014

1 - Al mattino, presso la Casa del clero in Bari, presiede lariunione del Consiglio Presbiterale diocesano.

- Alla sera, presso la parrocchia S. Maria del Carmine inSammichele di Bari, celebra la S. Messa e presiede un incon-tro sulla “Via Pacis”.

2 - Al mattino, presso la sede della Facoltà Teologica Pugliese, par-tecipa all’incontro dell’Agenzia della Santa Sede per laValutazione e la Promozione della Qualità delle Università eFacoltà Ecclesiastiche.

- Al pomeriggio, presso la cappella del Seminario arcivescovi-le, celebra la S. Messa nel quinto anniversario della morte didon Vito Marotta. Successivamente partecipa all’incontrocon mons. Dario E. Viganò, direttore del Centro TelevisivoVaticano, sul Messaggio del Papa per la Giornata mondialedelle Comunicazioni sociali 2014.

3 - Al mattino, presso il Pontificio Seminario Regionale Pio XI in

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Molfetta, presiede la riunione della Conferenza EpiscopalePugliese.

3-6 - Visita pastorale alla parrocchia S Antonio da Padova in Bari-Carbonara.

7 - Al pomeriggio, nella chiesa Madre di Tricase, partecipa allaconcelebrazione eucaristica in occasione del 90° genetliacodi S.E. mons. Carmelo Cassati, arcivescovo emerito di Trani-Barletta-Bisceglie.

8 - Al mattino, in Episcopio, presiede la riunione del Consigliodi amministrazione della biblioteca “G. Ricchetti”.

- Al pomeriggio, presso il Santuario della Madonna del Pozzoin Capurso, celebra la S. Messa per le esequie di p. Inno-cenzo Maiorano, O.F.M.

- Alla sera, in Cattedrale, guida la catechesi comunitaria.9 - Al mattino, presso la Clinica S. Maria in Bari, celebra la S.

Messa.- Alla sera, presso la parrocchia S. Agostino in Modugno,

guida la catechesi comunitaria su “La famiglia come educaoggi?”.

10 - Alla sera, presso la parrocchia Buon Pastore in Bari, presie-de l’Adorazione eucaristica vocazionale.

11 - Alla sera, presso la parrocchia Maria SS. Carmine inSannnicandro di Bari, celebra la S. Messa per l’ordinazionediaconale di Andrea Magistrale.

12 - Alla sera, lungo le mura del carcere della Casa Circondarialedi Bari, presiede la celebrazione della Via Crucis animatadall’Ufficio diocesano per la Pastorale giovanile, con laCaritas diocesana e l’Ufficio Liturgico diocesano.

13 - Al mattino, sul sagrato della chiesa della SS. Trinità e dei SS.Medici in Bari, benedice i rami di ulivo, quindi si reca pro-cessionalmente in Cattedrale, dove celebra la S. Messa dellaDomenica delle Palme.

14 - Al mattino, presso l’Oasi S. Maria in Cassano Murge, dettala meditazione al clero della diocesi.

- Alla sera, nella cappella maggiore del Seminario arcivescovi-le, celebra la S. Messa per l’ammissione al diaconato perma-nente di Antonio Memmi e Pietro Martino Tenerelli.

15 - Alla sera, presso la chiesa di S. Scolastica al Porto in Bari,

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celebra la S. Messa per il 25° anniversario dell’ordinazionesacerdotale di don Lino Larocca.

16 - Al mattino, presso il C.A.R.A. in Bari-Palese, celebra la S.Messa. Successivamente, presso il Policlinico di Bari, visita ilreparto di fibrosi cistica.

- Al pomeriggio, in Episcopio, incontra i giornalisti e i pro-motori del Forum “Bambini e mass media”, nell’ambito deltradizionale appuntamento per la Pasqua promossodall’UCSI Puglia, presieduta da Enzo Quarto.

17 - Al mattino, in Cattedrale, celebra la Messa crismale.- Alla sera, in Cattedrale, celebra la Messa vespertina “in

Coena Domini” e successivamente partecipa all’adorazionedel SS. Sacramento.

18 - Al mattino, in Cattedrale, presiede la celebrazione dell’Ufficiodelle Letture.

- Al pomeriggio, in Cattedrale, presiede l’Azione liturgica “inPassione et Morte Domini”.

19 - Al mattino, in Cattedrale, presiede la celebrazione dell’Uf-ficio delle Letture.

- Alla sera, in Cattedrale, presiede la Veglia Pasquale.20 - Al mattino, nella Concattedrale di Bitonto, celebra la S.

Messa nella Domenica di Pasqua. 23 - Alla sera, presso la parrocchia Maria SS. del Carmine in

Sannicandro di Bari, tiene una conferenza sull’educazione“Generare il futuro”, in occasione del 50° anniversario dellaScuola materna.

27 - A Roma, in Piazza S. Pietro, partecipa alla canonizzazionedei Santi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II.

28-29 - A Subiaco, visita l’Abbazia benedettina con i collaboratoridella Biblioteca “G. Ricchetti”.

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DIARIO DELL’ARCIVESCOVO

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Bollettino DiocesanoArcidiocesi di Bari - Bitonto • Largo S. Sabino, 7 • 70122 BariArcivescovado: Tel.: 080 5214166Curia Metropolitana: Tel.: 080 5288111

Fax: 080 5244450 • 080 5288250www.arcidiocesibaribitonto.it • e-mail: [email protected]

Anno XC n. 2 Marzo - Aprile 2014

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Registrazione Tribunale di Barin. 1272 del 26/03/1996Spedizione in abbonamento postalecomma 20/c art. 2 L. 662/96Filiale di Bari